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"Francesco! Và e ripara la mia Chiesa" Le croci di un Papa (2)

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2015 21:24
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03/12/2014 19:34
 
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   di Marco Tosatti 3 dic 2014





C’è una bella storia – anzi, più storie – su papa Francesco e santa Teresa di Lisieux al confine fra naturale e soprannaturale, raccontate da Austen Ivereigh nel suo libro “Tempo di misericordia” e che hanno per protagonista sempre una rosa bianca.  

Di questa santa papa Bergoglio è devoto (nella famosa borsa che portò in viaggio c’era oltre al breviario e al diario, un libro su Teresa); quando divenne arcivescovo a Buenos Aires pose sulla scrivania insieme a immagini di San Giuseppe e della Vergine, una della santa. Scrive Ivereigh: “Bergoglio aveva un’intensa devozione per la santa carmelitana Teresa, ed era intimo delle suore carmelitane di Buenos Aires, nel potere della cui preghiera aveva grande fiducia”.  

Nei suoi viaggi a Roma l’arcivescovo si fermava spesso a pregare in una chiesetta francescana vicino al Vaticano, chiamata “la Nunziatina” davanti alla statua di santa Teresa. “Quando ho un problema – Ivereigh cita la biografia di Rubin e Ambrogetti – chiedo alla santa non di risolverlo, ma di prenderlo in mano e di aiutarmi ad accettarlo, ec ome segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca”. Racconta Ivereigh che una volta sulla soglia della sacrestia una donna sconosciuta gli aveva consegnato tre rose bianche, dopo che aveva affidato un problema alla santa.  

“I suoi collaboratori dicono che questo accadeva spesso. Bergoglio trovava sovente una rosa bianca sulla scrivania, che era stata lasciata sulla porta per lui da una persona sconosciuta, e diceva: <Ah, vedo che santa Teresita è stata qui>”. Un giorno, in cui doveva compiere qualche cosa di molto faticoso fisicamente, alla festa di San Cayetano, e non riusciva quasi a camminare, a un certo punto del percorso stava per cedere, quando apparve davanti a lui un uomo molto alto, che teneva la mano nell’impermeabile come Napoleone. Poi con mossa rapidissima estrasse la mano e offrì una rosa bianca a Bergoglio, che lo benedisse. “Stavo per accompagnare Bergoglio all’auto – racconta il suo collaboratore – quando mi disse: >no, no, non capisci? Questo è il messaggio che aspettavo. Adesso andrà tutto bene>. Mi diede la rosa e in quel momento alzai gli occhi a guardare l’omone, ma era sparito”. Il cardinale aggiunse: >E’ la presenza di santa Teresita. Di’ alla nostra macchina di aspettare al campo di calcio del Vélez. Ce la faremo>.  

Una presenza che secondo Ivereigh è continuata a Santa Marta, il “residence” dei cardinali riuniti in Conclave. Il 12 marzo 2013, quando tutti gli elettori presero possesso nelle loro stanze, il cardinale Bergoglio entrò nella sua, la 207, e trovò sul letto una rosa bianca. Ivereigh afferma che “Francesco parlò della rosa a un amico argentino”. 



Diritti individuali e bene comune nei discorsi di Francesco

 

Papa Francesco con una coppia di sposi - OSS_ROM

 

04/12/2014 

Nell’ultimo mese Papa Francesco ha pronunciato importanti discorsi. Tra le tante tematiche affrontate una in particolare ritorna in 5 interventi tenuti in meno di 10 giorni: la questione dei diritti individuali. Ripercorriamo alcune riflessioni in questo servizio di Sergio Centofanti:

Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium (24 novembre 2013), Papa Francesco sottolinea con forza che “deplorevolmente persino i diritti umani possono essere utilizzati come giustificazione di una difesa esacerbata dei diritti individuali” che si trasformano in legge del più forte laddove sono calpestati i diritti dei più deboli, siano essi persone, famiglie, popoli o Stati. La Chiesa fa propria “l’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via”.

Sull’argomento, il Papa è tornato alcuni giorni fa più volte: il 25 novembre scorso, intervenendo al Parlamento europeo, ha invitato a “non cadere in alcuni equivoci che possono nascere da un fraintendimento del concetto di diritti umani e da un loro paradossale abuso. Vi è infatti  - ha affermato - la tendenza verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali, sono tentato di dire individualistici” – ha aggiunto a braccio – che sono staccati dai doveri e dal bene comune. Infatti – spiega – “al concetto di diritto non sembra più associato quello altrettanto essenziale e complementare di dovere, così che si finisce per affermare i diritti del singolo senza tenere conto che ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diritti e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa”. Così – conclude - “se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di violenze”.

Intervenendo lo stesso giorno al Consiglio d’Europa, Papa Francesco ha ricordato che quando “ciascuno diventa misura di sé stesso e del proprio agire”, slegato dagli altri, apre “la strada dell'affermazione soggettivistica dei diritti, così che al concetto di diritto umano, che ha di per sé valenza universale, si sostituisce l'idea di diritto individualista. Ciò porta ad essere sostanzialmente incuranti degli altri e a favorire quella globalizzazione dell'indifferenza che nasce dall'egoismo”. “Un tale individualismo rende umanamente poveri e culturalmente sterili”. “Dall'individualismo indifferente nasce il culto dell'opulenza, cui corrisponde la cultura dello scarto nella quale siamo immersi”.

E infatti, parlando alla Fao il 20 novembre, ha affermato: “Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri; forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame”. E così, “mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, chiede di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina”.

Nei Paesi occidentali, la rivendicazione dei diritti individuali rischia di attaccare il diritto all’obiezione di coscienza sui temi etici fondamentali. E Papa Francesco, ampliando il discorso nell’incontro con i Medici cattolici, il 15 novembre, ha ricordato che “il pensiero dominante propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre”.  Ed esorta i medici a “scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza”.

I diritti individuali mettono in pericolo i diritti dei bambini, di quanti non hanno voce perché sono piccoli: di questo si è parlato il 17 novembre scorso in Vaticano durante l’importante Convegno sulla complementarietà uomo-donna. Francesco ha sottolineato che la “rivoluzione nei costumi e nella morale ha spesso sventolato la bandiera della libertà – fra virgolette – ma in realtà ha portato devastazione spirituale e materiale a innumerevoli esseri umani, specialmente ai più vulnerabili”. In particolare, ha ribadito che “i bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva”. “La famiglia – spiega - è un fatto antropologico … non possiamo qualificarla con concetti di natura ideologica che soltanto hanno forza in un momento della storia, e poi cadono. Non si può parlare oggi di famiglia conservatrice o famiglia progressista: la famiglia è famiglia”.

Al di là di questi 5 discorsi tenuti in poco più di una settimana, di famiglia Francesco aveva parlato in modo molto intenso anche al movimento diSchoenstatt, il 25 ottobre: la famiglia e il matrimonio – aveva detto – non sono stati mai “tanto attaccati” come al giorno d’oggi. La famiglia non è una forma di “associazione”. “C’è una crisi della famiglia, crisi perché la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita!".

Di fronte ai diritti individuali, a rischio sono anche i diritti dei genitori, in particolare nel settore delicatissimo dell’educazione. Uno dei discorsi più forti su questo argomento, Papa Francesco lo ha rivolto l’11 aprile scorso al Bice, l’Ufficio internazionale cattolico dell’infanzia: occorre “sostenere – ha detto - il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del ‘pensiero unico’. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: ‘A volte, non si sa se con questi progetti - riferendosi a progetti concreti di educazione - si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione’”.

Infine, di diritti e “dittatura del relativismo” Francesco aveva parlato al Corpo Diplomatico il 22 marzo 2013, sottolineando come oggi possa essere messa “in pericolo la convivenza tra gli uomini”. “Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti”.





[Modificato da Caterina63 04/12/2014 19:10]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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