A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Catechesi del Papa su La Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2014 12:50
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 vi ricordiamo i clicli chetechetici del Papa in precedenza:

- qui quella sui Sette Doni dello Spirito Santo;

- e qui il primo ciclo sul CREDO iniziato da Benedetto XVI e finito con Papa Francesco;



UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 giugno 2014

http://d1.yimg.com/sr/img/1/64d35be8-58c8-317c-9675-70321d086750

 

La Chiesa: 1. Dio forma un Popolo

Cari fratelli e sorelle, complimenti a voi perché siete stati bravi, con questo tempo che non si sa se viene l’acqua, se non viene l’acqua… Bravi! Speriamo di finire l’udienza senza acqua, che il Signore abbia pietà di noi.

Oggi incomincio un ciclo di catechesi sulla Chiesa. E’ un po’ come un figlio che parla della propria madre, della propria famiglia. Parlare della Chiesa è parlare della nostra madre, della nostra famiglia. La Chiesa infatti non è un’istituzione finalizzata a se stessa o un’associazione privata, una ONG, né tanto meno si deve restringere lo sguardo al clero o al Vaticano…
“La Chiesa pensa…”. Ma la Chiesa siamo tutti! “Di chi parli tu?” “No, dei preti…”. Ah, i preti sono parte della Chiesa, ma la Chiesa siamo tutti! Non restringerla ai sacerdoti, ai vescovi, al Vaticano... Queste sono parti della Chiesa, ma la Chiesa siamo tutti, tutti famiglia, tutti della madre. E la Chiesa è una realtà molto più ampia, che si apre a tutta l’umanità e che non nasce in un laboratorio, la Chiesa non è nata in laboratorio, non è nata improvvisamente. E’ fondata da Gesù ma è un popolo con una storia lunga alle spalle e una preparazione che ha inizio molto prima di Cristo stesso.

1. Questa storia, o “preistoria”, della Chiesa si trova già nelle pagine dell’Antico Testamento. Abbiamo sentito il Libro della Genesi: Dio scelse Abramo, nostro padre nella fede, e gli chiese di partire, di lasciare la sua patria terrena e andare verso un’altra terra, che Lui gli avrebbe indicato (cfr Gen 12,1-9). E in questa vocazione Dio non chiama Abramo da solo, come individuo, ma coinvolge fin dall’inizio la sua famiglia, la sua parentela e tutti coloro che sono a servizio della sua casa. Una volta in cammino, - sì, così incomincia a camminare la Chiesa - poi, Dio allargherà ancora l’orizzonte e ricolmerà Abramo della sua benedizione, promettendogli una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia sulla riva del mare. Il primo dato importante è proprio questo: cominciando da Abramo Dio forma un popolo perché porti la sua benedizione a tutte le famiglie della terra. E all’interno di questo popolo nasce Gesù. E’ Dio che fa questo popolo, questa storia, la Chiesa in cammino, e lì nasce Gesù, in questo popolo.

2. Un secondo elemento: non è Abramo a costituire attorno a sé un popolo, ma è Dio a dare vita a questo popolo. Di solito era l’uomo a rivolgersi alla divinità, cercando di colmare la distanza e invocando sostegno e protezione. La gente pregava gli dei, le divinità. In questo caso, invece, si assiste a qualcosa di inaudito: è Dio stesso a prendere l’iniziativa. Ascoltiamo questo: è Dio stesso che bussa alla porta di Abramo e gli dice: vai avanti, vattene dalla tua terra, incomincia a camminare e io farò di te un grande popolo. E questo è l’inizio della Chiesa e in questo popolo nasce Gesù. Dio prende l’iniziativa e rivolge la sua parola all’uomo, creando un legame e una relazione nuova con lui. “Ma, padre, com’è questo? Dio ci parla?” “Sì”. “E noi possiamo parlare a Dio?” “Sì”. “Ma noi possiamo avere una conversazione con Dio?” “Sì”.
Questo si chiama preghiera, ma è Dio che ha fatto questo dall’inizio. Così Dio forma un popolo con tutti coloro che ascoltano la sua Parola e che si mettono in cammino, fidandosi di Lui. Questa è l’unica condizione: fidarsi di Dio. Se tu ti fidi di Dio, lo ascolti e ti metti in cammino, questo è fare Chiesa. L’amore di Dio precede tutto. Dio sempre è primo, arriva prima di noi, Lui ci precede. Il profeta Isaia, o Geremia, non ricordo bene, diceva che Dio è come il fiore del mandorlo, perché è il primo albero che fiorisce in primavera. Per dire che Dio sempre fiorisce prima di noi. Quando noi arriviamo Lui ci aspetta, Lui ci chiama, Lui ci fa camminare. Sempre è in anticipo rispetto a noi. E questo si chiama amore, perché Dio ci aspetta sempre. “Ma, padre, io non credo questo, perché se lei sapesse, padre, la mia vita, è stata tanto brutta, come posso pensare che Dio mi aspetta?” “Dio ti aspetta. E se sei stato un grande peccatore ti aspetta di più e ti aspetta con tanto amore, perché Lui è primo. E’ questa la bellezza della Chiesa, che ci porta a questo Dio che ci aspetta! Precede Abramo, precede anche Adamo.

3. Abramo e i suoi ascoltano la chiamata di Dio e si mettono in cammino, nonostante non sappiano bene chi sia questo Dio e dove li voglia condurre. E’ vero, perché Abramo si mette in cammino fidandosi di questo Dio che gli ha parlato, ma non aveva un libro di teologia per studiare cosa fosse questo Dio. Si fida, si fida dell’amore. Dio gli fa sentire l’amore e lui si fida. Questo però non significa che questa gente sia sempre convinta e fedele. Anzi, fin dall’inizio ci sono le resistenze, il ripiegamento su sé stessi e sui propri interessi e la tentazione di mercanteggiare con Dio e risolvere le cose a modo proprio. E questi sono i tradimenti e i peccati che segnano il cammino del popolo lungo tutta la storia della salvezza, che è la storia della fedeltà di Dio e dell’infedeltà del popolo. Dio, però, non si stanca, Dio ha pazienza, ha tanta pazienza, e nel tempo continua a educare e a formare il suo popolo, come un padre con il proprio figlio.
Dio cammina con noi. Dice il profeta Osea: “Io ho camminato con te e ti ho insegnato a camminare come un papà insegna a camminare al bambino”. Bella questa immagine di Dio! E così è con noi: ci insegna a camminare. Ed è lo stesso atteggiamento che mantiene nei confronti della Chiesa. Anche noi infatti, pur nel nostro proposito di seguire il Signore Gesù, facciamo esperienza ogni giorno dell’egoismo e della durezza del nostro cuore. Quando però ci riconosciamo peccatori, Dio ci riempie della sua misericordia e del suo amore. E ci perdona, ci perdona sempre. Ed è proprio questo che ci fa crescere come popolo di Dio, come Chiesa: non è la nostra bravura, non sono i nostri meriti - noi siamo poca cosa, non è quello -, ma è l’esperienza quotidiana di quanto il Signore ci vuole bene e si prende cura di noi. È questo che ci fa sentire davvero suoi, nelle sue mani, e ci fa crescere nella comunione con Lui e tra di noi. Essere Chiesa è sentirsi nelle mani di Dio, che è padre e ci ama, ci accarezza, ci aspetta, ci fa sentire la sua tenerezza. E questo è molto bello!

Cari amici, questo è il progetto di Dio; quando ha chiamato Abramo, Dio pensava a questo: formare un popolo benedetto dal suo amore e che porti la sua benedizione a tutti i popoli della terra. Questo progetto non muta, è sempre in atto. In Cristo ha avuto il suo compimento e ancora oggi Dio continua a realizzarlo nella Chiesa. Chiediamo allora la grazia di rimanere fedeli alla sequela del Signore Gesù e all’ascolto della sua Parola, pronti a partire ogni giorno, come Abramo, verso la terra di Dio e dell’uomo, la nostra vera patria, e così diventare benedizione, segno dell’amore di Dio per tutti i suoi figli. A me piace pensare che un sinonimo, un altro nome che possiamo avere noi cristiani sarebbe questo: siamo uomini e donne, siamo gente che benedice. Il cristiano con la sua vita deve benedire sempre, benedire Dio e benedire tutti. Noi cristiani siamo gente che benedice, che sa benedire. E’ una bella vocazione questa!


Saluti:

 

Witam polskich pielgrzymów. Drodzy przyjaciele, przybyliście do Rzymu w pielgrzymce wiary do apostolskich korzeni Kościoła. Kościół – lud pobłogosławiony miłością Boga – jest wezwany, aby nieść to błogosławieństwo wszystkim narodom. Idźcie więc i nieście je waszym rodzinom i wszystkim bliskim i dalekim ludziom, którzy oczekują waszego świadectwa. Bądźcie znakiem miłości Boga wobec wszystkich Jego dzieci. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

Od srca pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a osobito mlade i njihove roditelje iz katedralne župe Svetoga Jakova iz Šibenika. Neka vaše obitelji prati Božji blagoslov, kako bi vaša uzajamna ljubav i vjernost bile živa slika odnosa između Krista i njegove Crkve. Hvaljen Isus i Marija!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Cari amici, siete venuti a Roma in un pellegrinaggio di fede, alle radici apostoliche della Chiesa. La Chiesa – il popolo benedetto dall’amore di Dio – è chiamata a portare questa benedizione a tutti i popoli. Andate dunque e portatela alle vostre famiglie, e a tutti gli uomini vicini e lontani, che aspettano la vostra testimonianza. Siate segno dell’amore di Dio per tutti i suoi figli. Sia lodato Gesù Cristo!]

[Di cuore saluto tutti i pellegrini croati, particolarmente i giovani della parrocchia di San Giacobbe di Šibenik, con i loro genitori. La benedizione di Dio accompagni le vostre famiglie, affinché il vostro amore e la vostra fedeltà reciproci siano immagine viva del rapporto tra Cristo e la sua Chiesa. Siano lodati Gesù e Maria!]

* * *

APPELLO

Dopodomani, 20 giugno, ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato, che la comunità internazionale dedica a chi è costretto a lasciare la propria terra per fuggire dai conflitti e dalle persecuzioni. Il numero di questi fratelli rifugiati sta crescendo e, in questi ultimi giorni, altre migliaia di persone sono state indotte a lasciare le loro case per salvarsi. Milioni di famiglie, milioni, rifugiate di tanti Paesi e di ogni fede religiosa vivono nelle loro storie drammi e ferite che difficilmente potranno essere sanate. Facciamoci loro vicini, condividendo le loro paure e la loro incertezza per il futuro e alleviando concretamente le loro sofferenze. Il Signore sostenga le persone e le istituzioni che lavorano con generosità per assicurare ai rifugiati accoglienza e dignità, e dare loro motivi di speranza. Pensiamo che Gesù è stato un rifugiato, è dovuto fuggire per salvare la vita, con san Giuseppe e la Madonna, è dovuto andarsene in Egitto. Lui è stato un rifugiato. Preghiamo la Madonna, che conosce i dolori dei rifugiati, che stia vicino a questi nostri fratelli e sorelle. Preghiamo insieme la Madonna per i fratelli e le sorelle rifugiati. [Ave Maria] Maria, madre dei rifugiati, prega per noi.

* * *

Porgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto i fedeli della Diocesi di Oristano, con il loro Vescovo Mons. Ignazio Sanna; i Missionari Comboniani; le Suore Missionarie del Catechismo e i partecipanti al Congresso della Federazione Italiana delle Scuole Materne. Saluto i Superiori italiani degli Ordini Francescani e dell’Ordine dei Frati predicatori nell’anniversario della proclamazione di San Francesco d’Assisi e di Santa Caterina da Siena come Patroni d’Italia e i numerosi gruppi parrocchiali, in particolare i pellegrini di Lusciano: la visita alle Tombe degli Apostoli accresca in tutti il senso di appartenenza alla Chiesa.

Mi rivolgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Siamo alla vigilia del Corpus Domini. Cari giovani, l’Eucaristia sia il nutrimento principale della vostra fede; cari ammalati, specialmente i piccoli pazienti del Policlinico San Matteo di Pavia, non stancatevi di adorare il Signore anche nella prova; e voi cari sposi novelli, imparate ad amare sull’esempio di colui che, per amore, si è fatto vittima per la nostra salvezza.

 


[Modificato da Caterina63 12/11/2014 12:42]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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25/06/2014 16:08
 
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UDIENZA GENERALE


Piazza San Pietro
Mercoledì, 25 giugno 2014


 

La Chiesa: 2. L'appartenenza al popolo di Dio

Cari fratelli e sorelle.

Oggi c’è un altro gruppo di pellegrini collegati con noi nell’Aula Paolo VI, sono i pellegrini ammalati. Perché con questo tempo, fra il caldo e la possibilità di pioggia, era più prudente che loro rimanessero là. Ma loro sono collegati con noi tramite il maxischermo. E così siamo uniti nella stessa udienza. E tutti noi oggi pregheremo specialmente per loro, per le loro malattie. Grazie.

Nella prima catechesi sulla Chiesa, mercoledì scorso, siamo partiti dall’iniziativa di Dio che vuole formare un popolo che porti la sua benedizione a tutti i popoli della terra. Incomincia con Abramo e poi, con tanta pazienza - e Dio ne ha, ne ha tanta! -, prepara questo popolo nell’Antica Alleanza finché, in Gesù Cristo, lo costituisce come segno e strumento dell’unione degli uomini con Dio e tra di loro (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1). Oggi vogliamo soffermarci sull’importanza, per il cristiano, di appartenerea questo popolo. Parleremo sulla appartenenza alla Chiesa.

1. Non siamo isolati e non siamo cristiani a titolo individuale, ognuno per conto proprio, no, la nostra identità cristiana è appartenenza! Siamo cristiani perché apparteniamo alla Chiesa. È come un cognome: se il nome è “sono cristiano”, il cognome è “appartengo alla Chiesa”. È molto bello notare come questa appartenenza venga espressa anche nel nome che Dio attribuisce a sé stesso. Rispondendo a Mosè, nell’episodio stupendo del “roveto ardente” (cfr Es 3,15), si definisce infatti come il Dio dei padri.Non dice: Io sono l’Onnipotente…, no: Io sono il Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. In questo modo Egli si manifesta come il Dio che ha stretto un’alleanza con i nostri padri e rimane sempre fedele al suo patto, e ci chiama ad entrare in questa relazione che ci precede. Questa relazione di Dio con il suo popolo ci precede tutti, viene da quel tempo.

2. In questo senso, il pensiero va in primo luogo, con gratitudine, a coloro che ci hanno preceduto e che ci hanno accolto nella Chiesa. Nessuno diventa cristiano da sé! E’ chiaro questo? Nessuno diventa cristiano da sé. Non si fanno cristiani in laboratorio. Il cristiano è parte di un popolo che viene da lontano. Il cristiano appartiene a un popolo che si chiama Chiesa e questa Chiesa lo fa cristiano, nel giorno del Battesimo, e poi nel percorso della catechesi, e così via. Ma nessuno, nessuno diventa cristiano da sé. Se noi crediamo, se sappiamo pregare, se conosciamo il Signore e possiamo ascoltare la sua Parola, se lo sentiamo vicino e lo riconosciamo nei fratelli, è perché altri, prima di noi, hanno vissuto la fede e poi ce l’hanno trasmessa.
La fede l’abbiamo ricevuta dai nostri padri, dai nostri antenati, e loro ce l’hanno insegnata. Se ci pensiamo bene, chissà quanti volti cari ci passano davanti agli occhi, in questo momento: può essere il volto dei nostri genitori che hanno chiesto per noi il Battesimo; quello dei nostri nonni o di qualche familiare che ci ha insegnato a fare il segno della croce e a recitare le prime preghiere. Io ricordo sempre il volto della suora che mi ha insegnato il catechismo, sempre mi viene in mente – lei è in Cielo di sicuro, perché è una santa donna - ma io la ricordo sempre e rendo grazie a Dio per questa suora. Oppure il volto del parroco, di un altro prete, o di una suora, di un catechista, che ci ha trasmesso il contenuto della fede e ci ha fatto crescere come cristiani… Ecco, questa è la Chiesa: una grande famiglia, nella quale si viene accolti e si impara a vivere da credenti e da discepoli del Signore Gesù.

3. Questo cammino lo possiamo vivere non soltanto grazie ad altre persone, ma insieme ad altre persone.

Nella Chiesa non esiste il “fai da te”, non esistono “battitori liberi”. Quante volte Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un “noi” ecclesiale! Talvolta capita di sentire qualcuno dire: “Io credo in Dio, credo in Gesù, ma la Chiesa non m’interessa…”. Quante volte abbiamo sentito questo?
E questo non va.
 

C’è chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto, immediato con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. Sono tentazioni pericolose e dannose. Sono, come diceva il grande Paolo VI, dicotomie assurde. È vero che camminare insieme è impegnativo, e a volte può risultare faticoso: può succedere che qualche fratello o qualche sorella ci faccia problema, o ci dia scandalo… Ma il Signore ha affidato il suo messaggio di salvezza a delle persone umane, a tutti noi, a dei testimoni; ed è nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, con i loro doni e i loro limiti, che ci viene incontro e si fa riconoscere. E questo significa appartenere alla Chiesa. Ricordatevi bene: essere cristiano significa appartenenza alla Chiesa. Il nome è “cristiano”, il cognome è “appartenenza alla Chiesa”.

Cari amici, chiediamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, la grazia di non cadere mai nella tentazione di pensare di poter fare a meno degli altri, di poter fare a meno della Chiesa, di poterci salvare da soli, di essere cristiani di laboratorio. Al contrario, non si può amare Dio senza amare i fratelli, non si può amare Dio fuori della Chiesa; non si può essere in comunione con Dio senza esserlo nella Chiesa, e non possiamo essere buoni cristiani se non insieme a tutti coloro che cercano di seguire il Signore Gesù, come un unico popolo, un unico corpo, e questo è la Chiesa.
Grazie.


Saluti:

 

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. È ancora viva l’eco della solennità del Corpo e del Sangue di Cristo, che abbiamo recentemente celebrato. Cari giovani, trovate sempre nell’Eucaristia il nutrimento della vostra vita spirituale. Voi, cari malati - specialmente voi che siete collegati con noi dall’Aula Paolo VI offrite la vostra sofferenza e la vostra preghiera al Signore, perché continui ad estendere il suo amore nel cuore degli uomini. E voi, cari sposi novelli, accostatevi all’Eucaristia con fede rinnovata, perché nutriti di Cristo siate famiglie animate da concreta testimonianza cristiana.

 

 


[Modificato da Caterina63 26/11/2014 13:05]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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06/08/2014 22:15
 
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UDIENZA GENERALE


Aula Paolo VI
Mercoledì, 6 agosto 2014

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La Chiesa: 3. Nuova alleanza e nuovo popolo

Cari fratelli e sorelle,buongiorno!

Nelle precedenti catechesi abbiamo visto come la Chiesa costituisce un popolo, un popolo preparato con pazienza e amore da Dio e al quale siamo tutti chiamati ad appartenere. Oggi vorrei mettere in evidenza la novità che caratterizza questo popolo: si tratta davvero di un nuovo popolo, che si fonda sulla nuova alleanza, stabilita dal Signore Gesù con il dono della sua vita. Questa novità non nega il cammino precedente né si contrappone ad esso, ma anzi lo porta avanti, lo porta a compimento.

1. C’è una figura molto significativa, che fa da cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento: quella di Giovanni Battista. Per i Vangeli Sinottici egli è il «precursore», colui che prepara la venuta del Signore, predisponendo il popolo alla conversione del cuore e all’accoglienza della consolazione di Dio ormai vicina. Per il Vangelo di Giovanni è il «testimone», in quanto ci fa riconoscere in Gesù Colui che viene dall’alto, per perdonare i nostri peccati e per fare del suo popolo la sua sposa, primizia dell’umanità nuova. Come «precursore» e «testimone», Giovanni Battista ricopre un ruolo centrale all’interno di tutta la Scrittura, in quanto fa da ponte tra la promessa dell’Antico Testamento e il suo compimento, tra le profezie e la loro realizzazione in Gesù Cristo. Con la sua testimonianza Giovanni ci indica Gesù, ci invita a seguirlo, e ci dice senza mezzi termini che questo richiede umiltà, pentimento e conversione: è un invito che fa all’umiltà, al pentimento e alla conversione.

2. Come Mosè aveva stipulato l’alleanza con Dio in forza della legge ricevuta sul Sinai, così Gesù, da una collina in riva al lago di Galilea, consegna ai suoi discepoli e alla folla un insegnamento nuovo che comincia con le Beatitudini. Mosè dà la Legge sul Sinai e Gesù, il nuovo Mosè, dà la Legge su quel monte, sulla riva del lago di Galilea. Le Beatitudini sono la strada che Dio indica come risposta al desiderio di felicità insito nell’uomo, e perfezionano i comandamenti dell’Antica Alleanza. Noi siamo abituati a imparare i dieci comandamenti – certo, tutti voi li sapete, li avete imparati nella catechesi - ma non siamo abituati a ripetere le Beatitudini. Proviamo invece a ricordarle e a imprimerle nel nostro cuore. Facciamo una cosa: io le dirò una dopo l’altra e voi farete la ripetizione. D’accordo?

Prima: “Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli”.[Aula ripete]

“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”. [Aula ripete]

“Beati i miti,perché avranno in eredità la terra”. [Aula ripete]

“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”.[Aula ripete]

“Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia”.[Aula ripete]

“Beati i puri di cuore,perché vedranno Dio”.[Aula ripete]

“Beati gli operatori di pace,perché saranno chiamati figli di Dio”.[Aula ripete]

“Beati i perseguitati per la giustizia,perché di essi è il regno dei cieli”.[Aula ripete]

“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”. Vi aiuto: [ripete con la gente] “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”.

“Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.[Aula ripete]

Bravi! Ma facciamo una cosa: vi do un compito a casa, un compito da fare a casa. Prendete il Vangelo, quello che portate con voi… Ricordate che dovete sempre portare un piccolo Vangelo con voi, in tasca, nella borsa, sempre; quello che avete a casa. Portare il Vangelo, e nei primi capitoli di Matteo - credo nel 5 - ci sono le Beatitudini. E oggi, domani a casa leggetele. Lo farete?  Per non dimenticarle, perché è la Legge che ci dà Gesù! Lo farete? Grazie.

In queste parole c’è tutta la novità portata da Cristo, e tutta la novità di Cristo è in queste parole. In effetti, le Beatitudini sono il ritratto di Gesù, la sua forma di vita; e sono la via della vera felicità, che anche noi possiamo percorrere con la grazia che Gesù ci dona.

3. Oltre alla nuova Legge, Gesù ci consegna anche il “protocollo” sul quale saremo giudicati. Alla fine del mondo noi saremo giudicati. E quali saranno le domande che ci faranno là? Quali saranno queste domande? Qual è il protocollo sul quale il giudice ci giudicherà? E’ quello che troviamo nel venticinquesimo capitolo del Vangelo di Matteo.
Oggi il compito è leggere il quinto capitolo del Vangelo di Matteo dove ci sono le Beatitudini; e leggere il 25.mo, dove c’è il protocollo, le domande che ci faranno il giorno del giudizio. Non avremo titoli, crediti o privilegi da accampare. Il Signore ci riconoscerà se a nostra volta lo avremo riconosciuto nel povero, nell’affamato, in chi è indigente ed emarginato, in chi è sofferente e solo… È questo uno dei criteri fondamentali di verifica della nostra vita cristiana, sul quale Gesù ci invita a misurarci ogni giorno.Leggo le Beatitudini e penso come deve essere al mia vita cristiana, e poi faccio l’esame di coscienza con questo capitolo 25 di Matteo. Ogni giorno: ho fatto questo, ho fatto questo, ho fatto questo… Ci farà bene! Sono cose semplici ma concrete.

Cari amici, la nuova alleanza consiste proprio in questo: nel riconoscersi, in Cristo, avvolti dalla misericordia e dalla compassione di Dio. È questo che riempie il nostro cuore di gioia, ed è questo che fa della nostra vita una testimonianza bella e credibile dell’amore di Dio per tutti i fratelli che incontriamo ogni giorno. Ricordatevi i compiti! Capitolo quinto di Matteo e capitolo 25 di Matteo. Grazie!






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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27/08/2014 15:07
 
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PAPA FRANCESCO

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 27 agosto 2014

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La Chiesa: 4. Una e Santa

Cari fratelli e sorelle, 

Ogni volta che rinnoviamo la nostra professione di fede recitando il “Credo”, noi affermiamo che la Chiesa è «una» e «santa». È una, perché ha la sua origine in Dio Trinità, mistero di unità e di comunione piena. La Chiesa poi è santa, in quanto è fondata su Gesù Cristo, animata dal suo Santo Spirito, ricolmata del suo amore e della sua salvezza. Allo stesso tempo, però, è santa e composta di peccatori, tutti noi, peccatori, che facciamo esperienza ogni giorno delle nostre fragilità e delle nostre miserie. Allora, questa fede che professiamo ci spinge alla conversione, ad avere il coraggio di vivere quotidianamente l’unità e la santità, e se noi non siamo uniti, se non siamo santi, è perché non siamo fedeli a Gesù. Ma Lui, Gesù, non ci lascia soli, non abbandona la sua Chiesa! Lui cammina con noi, Lui ci capisce. Capisce le nostre debolezze, i nostri peccati, ci perdona, sempre che noi ci lasciamo perdonare. Lui è sempre con noi, aiutandoci a diventare meno peccatori, più santi, più uniti.

1. Il primo conforto ci viene dal fatto che Gesù ha pregato tanto per l’unità dei discepoli. È la preghiera dell’Ultima Cena, Gesù ha chiesto tanto: «Padre, che siano una cosa sola». Ha pregato per l’unità, e lo ha fatto proprio nell’imminenza della Passione, quando stava per offrire tutta la sua vita per noi. È quello che siamo invitati continuamente a rileggere e meditare, in una delle pagine più intense e commoventi del Vangelo di Giovanni, il capitolo diciassette (cfr vv. 11.21-23). Com’è bello sapere che il Signore, appena prima di morire, non si è preoccupato di sé stesso, ma ha pensato a noi! E nel suo dialogo accorato col Padre, ha pregato proprio perché possiamo essere una cosa sola con Lui e tra di noi. Ecco: con queste parole, Gesù si è fatto nostro intercessore presso il Padre, perché possiamo entrare anche noi nella piena comunione d’amore con Lui; allo stesso tempo, le affida a noi come suo testamento spirituale, perché l’unità possa diventare sempre di più la nota distintiva delle nostre comunità cristiane e la risposta più bella a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi, (cfr 1 Pt 3,15).

2. «Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21). La Chiesa ha cercato fin dall’inizio di realizzare questo proposito che sta tanto a cuore a Gesù. Gli Atti degli Apostoli ci ricordano che i primi cristiani si distinguevano per il fatto di avere «un cuore solo e un’anima sola» (At 4,32); l’apostolo Paolo, poi, esortava le sue comunità a non dimenticare che sono «un solo corpo» (1 Cor 12,13).
L’esperienza, però, ci dice che sono tanti i peccati contro l’unità. E non pensiamo solo agli scismi, pensiamo a mancanze molto comuni nelle nostre comunità, a peccati “parrocchiali”, a quei peccati nelle parrocchie. A volte, infatti, le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie… E le chiacchiere sono alla portata di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie! Questo non è buono.
Ad esempio quando uno viene eletto presidente di quella associazione, si chiacchiera contro di lui. E se quell’altra viene eletta presidente della catechesi, le altre chiacchierano contro di lei. Ma, questa non è la Chiesa. Questo non si deve fare, non dobbiamo farlo! Bisogna chiedere al Signore la grazia di non farlo. Questo succede quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna…

Una volta, nell’altra Diocesi che avevo prima, ho sentito un commento interessante e bello. Si parlava di un’anziana che per tutta la vita aveva lavorato in parrocchia, e una persona che la conosceva bene, ha detto: «Questa donna non ha mai sparlato, mai ha chiacchierato, sempre era un sorriso». Una donna così può essere canonizzata domani! Questo è un bell’esempio. E se guardiamo alla storia della Chiesa, quante divisioni fra noi cristiani. Anche adesso siamo divisi. Anche nella storia noi cristiani abbiamo fatto la guerra fra di noi per divisioni teologiche. Pensiamo a quella dei 30 anni. Ma, questo non è cristiano. Dobbiamo lavorare anche per l’unità di tutti i cristiani, andare sulla strada dell’unità che è quella che Gesù vuole e per cui ha pregato.

3. Di fronte a tutto questo, dobbiamo fare seriamente un esame di coscienza. In una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, perché la rende segno non dell’opera di Dio, ma dell’opera del diavolo, il quale è per definizione colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi… La divisione in una comunità cristiana, sia essa una scuola, una parrocchia, o un’associazione, è un peccato gravissimo, perché è opera del Diavolo. Dio, invece, vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci e di volerci bene, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore. In questo sta la santità della Chiesa: nel riconoscersi ad immagine di Dio, ricolmata della sua misericordia e della sua grazia.

Cari amici, facciamo risuonare nel nostro cuore queste parole di Gesù: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). Chiediamo sinceramente perdono per tutte le volte in cui siamo stati occasione di divisione o di incomprensione all’interno delle nostre comunità, ben sapendo che non si giunge alla comunione se non attraverso una continua conversione. Che cos’è la conversione? È chiedere al Signore la grazia di non sparlare, di non criticare, di non chiacchierare, di volere bene a tutti. È una grazia che il Signore ci dà. Questo è convertire il cuore. E chiediamo che il tessuto quotidiano delle nostre relazioni possa diventare un riflesso sempre più bello e gioioso del rapporto tra Gesù e il Padre.


Saluti:

 

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Saluto le Suore di Sant’Anna, che celebrano il Capitolo Generale; il “Comitato Nobile Quartiere Monte” di Piazza Armerina con il Vescovo Mons. Gisana; i ciclisti “pellegrini della pace” della Toscana, accompagnati dal Vescovo di San Miniato, Mons. Tardelli. Saluto le Associazioni e i gruppi parrocchiali, in particolare quelli di Campocavallo, con il Vescovo di Ancona- Osimo, Mons. Menichelli. La visita alle Tombe degli Apostoli accresca in tutti il senso di appartenenza alla Chiesa.

Mi rivolgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria di Santa Monica, madre di Sant’Agostino. Il suo amore per il Signore indichi a voi, cari giovani, la centralità di Dio nella vostra vita; incoraggi voi, cari ammalati, ad affrontare con fede i momenti di sofferenza e stimoli voi, cari sposi novelli, a educare cristianamente i figli che il Signore vorrà donarvi. Grazie.




[Modificato da Caterina63 27/08/2014 15:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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03/09/2014 13:58
 
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Mercoledì, 3 settembre 2014


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La Chiesa è Madre

Cari fratelli e sorelle.

Nelle precedenti catechesi abbiamo avuto modo di rimarcare più volte che non si diventa cristiani da sé, cioè con le proprie forze, in modo autonomo, neppure si diventa cristiani in laboratorio, ma si viene generati e fatti crescere nella fede all’interno di quel grande corpo che è la Chiesa. In questo senso la Chiesa è davvero madre, la nostra madre Chiesa - è bello dirlo così: la nostra madre Chiesa - una madre che ci dà vita in Cristo e che ci fa vivere con tutti gli altri fratelli nella comunione dello Spirito Santo.

1. In questa sua maternità, la Chiesa ha come modello la Vergine Maria, il modello più bello e più alto che ci possa essere. È quanto già le prime comunità cristiane hanno messo in luce e il Concilio Vaticano II ha espresso in modo mirabile (cfr Cost. Lumen gentium, 63-64). La maternità di Maria è certamente unica, singolare, e si è compiuta nella pienezza dei tempi, quando la Vergine diede alla luce il Figlio di Dio, concepito per opera dello Spirito Santo. E tuttavia, la maternità della Chiesa si pone proprio in continuità con quella di Maria, come un suo prolungamento nella storia. La Chiesa, nella fecondità dello Spirito, continua a generare nuovi figli in Cristo, sempre nell’ascolto della Parola di Dio e nella docilità al suo disegno d’amore. La Chiesa è madre. La nascita di Gesù nel grembo di Maria, infatti, è preludio della nascita di ogni cristiano nel grembo della Chiesa, dal momento che Cristo è il primogenito di una moltitudine di fratelli (cfr Rm 8,29) e il nostro primo fratello Gesù è nato da Maria, è il modello, e tutti noi siamo nati nella Chiesa. Comprendiamo, allora, come la relazione che unisce Maria e la Chiesa sia quanto mai profonda: guardando a Maria, scopriamo il volto più bello e più tenero della Chiesa; e guardando alla Chiesa, riconosciamo i lineamenti sublimi di Maria. Noi cristiani, non siamo orfani, abbiamo una mamma, abbiamo una madre, e questo è grande! Non siamo orfani! La Chiesa è madre, Maria è madre.

2. La Chiesa è nostra madre perché ci ha partoriti nel Battesimo. Ogni volta che battezziamo un bambino, diventa figlio della Chiesa, entra nella Chiesa. E da quel giorno, come mamma premurosa, ci fa crescere nella fede e ci indica, con la forza della Parola di Dio, il cammino di salvezza, difendendoci dal male.

La Chiesa ha ricevuto da Gesù il tesoro prezioso del Vangelo non per trattenerlo per sé, ma per donarlo generosamente agli altri, come fa una mamma. In questo servizio di evangelizzazione si manifesta in modo peculiare la maternità della Chiesa, impegnata, come una madre, ad offrire ai suoi figli il nutrimento spirituale che alimenta e fa fruttificare la vita cristiana. Tutti, pertanto, siamo chiamati ad accogliere con mente e cuore aperti la Parola di Dio che la Chiesa ogni giorno dispensa, perché questa Parola ha la capacità di cambiarci dal di dentro. Solo la Parola di Dio ha questa capacità di cambiarci ben dal di dentro, dalle nostre radici più profonde. Ha questo potere la Parola di Dio.

E chi ci dà la Parola di Dio? La madre Chiesa.

Lei ci allatta da bambini con questa parola, ci alleva durante tutta la vita con questa Parola, e questo è grande! È proprio la madre Chiesa che con la Parola di Dio ci cambia da dentro. La Parola di Dio che ci dà la madre Chiesa ci trasforma, rende la nostra umanità non palpitante secondo la mondanità della carne, ma secondo lo Spirito.

Nella sua sollecitudine materna, la Chiesa si sforza di mostrare ai credenti la strada da percorrere per vivere un’esistenza feconda di gioia e di pace. Illuminati dalla luce del Vangelo e sostenuti dalla grazia dei Sacramenti, specialmente l’Eucaristia, noi possiamo orientare le nostre scelte al bene e attraversare con coraggio e speranza i momenti di oscurità e i sentieri più tortuosi. Il cammino di salvezza, attraverso il quale la Chiesa ci guida e ci accompagna con la forza del Vangelo e il sostegno dei Sacramenti, ci dà la capacità di difenderci dal male. La Chiesa ha il coraggio di una madre che sa di dover difendere i propri figli dai pericoli che derivano dalla presenza di satana nel mondo, per portarli all’incontro con Gesù. Una madre sempre difende i figli. Questa difesa consiste anche nell’esortare alla vigilanza: vigilare contro l’inganno e la seduzione del maligno. Perché se anche Dio ha vinto satana, questi torna sempre con le sue tentazioni; noi lo sappiamo, tutti noi siamo tentati, siamo stati tentati e siamo tentati. Satana viene «come leone ruggente» (1Pt 5,8), dice l’apostolo Pietro, e sta a noi non essere ingenui, ma vigilare e resistere saldi nella fede. Resistere con i consigli della madre Chiesa, resistere con l’aiuto della madre Chiesa, che come una buona mamma sempre accompagna i suoi figli nei momenti difficili.

3. Cari amici, questa è la Chiesa, questa è la Chiesa che tutti amiamo, questa è la Chiesa che amo io: una madre che ha a cuore il bene dei propri figli e che è capace di dare la vita per loro. Non dobbiamo dimenticarci però che la Chiesa non sono solo i preti, o noi vescovi, no, siamo tutti! La Chiesa siamo tutti! D’accordo? E anche noi siamo figli, ma anche madri di altri cristiani. Tutti i battezzati, uomini e donne, insieme siamo la Chiesa. Quante volte nella nostra vita non diamo testimonianza di questa maternità della Chiesa, di questo coraggio materno della Chiesa! Quante volte siamo codardi! Affidiamoci allora a Maria, perché Lei come madre del nostro fratello primogenito, Gesù, ci insegni ad avere il suo stesso spirito materno nei confronti dei nostri fratelli, con la capacità sincera di accogliere, di perdonare, di dare forza e di infondere fiducia e speranza. È questo quello che fa una mamma.


Saluti:

(..)

أتوجه بتحية قلبية للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة للقادمين من العراق. إن الكنيسة هي أم وهي، كجميع الأمهات، تعرف أن تصاحب الابن المحتاج، وتقيم الساقط، وتعالج المرض، وتبحث عن الضال، وتوقظ النائم، وتدافع أيضًا عن الابناء العاجزين والمضطهدين. وأود اليوم أن أتوجه خاصة لهؤلاء الأبناء، أي العاجزين والمضطهدين، مؤكدا لهم قرب الكنيسة منهم؛ أنتم في قلب الكنيسة؛ والكنيسة تتألم معكم، وهي فخورة بكم، فخورة بأن يكون لها أبناء مثلكم، أنتم قوة الكنيسة؛ وأنتم الشهادة الملموسة والأصيلة على رسالتها: رسالة الخلاص، والغفران والمحبة. أعانقكم جميعا! ليبارككم الرب يحرسكم دائما!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq. La chiesa è Madre e, come tutte le madri, sa accompagnare il figlio bisognoso, sollevare il figlio caduto, curare il malato, cercare il perduto e scuotere quello addormentato e anche difendere i figli indifesi e perseguitati. Oggi vorrei assicurare, specialmente a questi ultimi, cioè gli indifesi e perseguitati, la vicinanza: siete nel cuore della Chiesa; la Chiesa soffre con voi ed è fiera di voi, fiera di avere figli come voi; siete la sua forza e la testimonianza concreta e autentica del suo messaggio di salvezza, di perdono e di amore. Vi abbraccio tutti, tutti! Il Signore vi benedica e vi protegga sempre!]

 

* * *

Desidero unirmi ai recenti interventi del Vescovo di Terni-Narni-Amelia, ed esprimo la mia profonda preoccupazione per la grave situazione che stanno vivendo tante famiglie di Terni a motivo dei progetti della ditta Thyssenkrupp. Ancora una volta rivolgo un accorato appello, affinché non prevalga la logica del profitto, ma quella della solidarietà e della giustizia. Al centro di ogni questione, anche di quella lavorativa, va sempre posta la persona e la sua dignità! Col lavoro non si gioca! E chi, per motivi di denaro, di affari, di guadagnare di più, toglie il lavoro, sappia che toglie la dignità alle persone.

 

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani, specialmente voi cresimandi di Lucca accompagnati dal vostro Arcivescovo, tornando dopo le vacanze alle consuete attività quotidiane, riprendete anche il ritmo regolare del vostro intimo dialogo con Dio, diffondendo la sua luce attorno a voi. Voi, cari malati, trovate sostegno nel Signore Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo. E voi, cari sposi novelli, - voi siete i coraggiosi, vi dico, perché bisogna avere coraggio per sposarsi oggi; questi sono i coraggiosi - sforzatevi di mantenere un contatto vivo con Dio, affinché il vostro amore sia sempre più vero e duraturo.

 



Fraternamente CaterinaLD

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Mercoledì, 10 settembre 2014


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Saluti ai malati prima dell'Udienza Generale

Vi ringrazio della vostra visita, grazie tante. Vi chiedo di pregare per me, non dimenticare, eh!, perché possa andare avanti col mio lavoro. Io pregherò per tutti voi e per i bambini. E adesso, tutti insieme, preghiamo la Madonna e vi do la benedizione. [Ave Maria] Buona giornata, e avanti, eh! Grazie a voi! Grazie.

 

La Chiesa
6. La Chiesa è Madre (II): insegna le opere di misericordia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Nel nostro itinerario di catechesi sulla Chiesa, ci stiamo soffermando a considerare che la Chiesa è madre. La volta scorsa abbiamo sottolineato come la Chiesa ci fa crescere e, con la luce e la forza della Parola di Dio, ci indica la strada della salvezza, e ci difende dal male. Oggi vorrei sottolineare un aspetto particolare di questa azione educativa della nostra madre Chiesa, cioè come essa ci insegna le opere di misericordia.

Un buon educatore punta all’essenziale. Non si perde nei dettagli, ma vuole trasmettere ciò che veramente conta perché il figlio o l’allievo trovi il senso e la gioia di vivere. E’ la verità. E l’essenziale, secondo il Vangelo, è la misericordia. L’essenziale del Vangelo è la misericordia. Dio ha inviato suo Figlio, Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darci la sua misericordia. Lo dice chiaramente Gesù, riassumendo il suo insegnamento per i discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Può esistere un cristiano che non sia misericordioso? No. Il cristiano necessariamente deve essere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo. E fedele a questo insegnamento, la Chiesa non può che ripetere la stessa cosa ai suoi figli: «Siate misericordiosi», come lo è il Padre, e come lo è stato Gesù. Misericordia.

E allora la Chiesa si comporta come Gesù. Non fa lezioni teoriche sull’amore, sulla misericordia. Non diffonde nel mondo una filosofia, una via di saggezza…. Certo, il Cristianesimo è anche tutto questo, ma per conseguenza, di riflesso. La madre Chiesa, come Gesù, insegna con l’esempio, e le parole servono ad illuminare il significato dei suoi gesti.

La madre Chiesa ci insegna a dare da mangiare e da bere a chi ha fame e sete, a vestire chi è nudo. E come lo fa? Lo fa con l’esempio di tanti santi e sante che hanno fatto questo in modo esemplare; ma lo fa anche con l’esempio di tantissimi papà e mamme, che insegnano ai loro figli che ciò che avanza a noi è per chi manca del necessario. E’ importante sapere questo. Nelle famiglie cristiane più semplici è sempre stata sacra la regola dell’ospitalità: non manca mai un piatto e un letto per chi ne ha bisogno. Una volta una mamma mi raccontava - nell’altra diocesi - che voleva insegnare questo ai suoi figli e diceva loro di aiutare e dare da mangiare a chi ha fame; ne aveva tre. E un giorno a pranzo - il papà era fuori al lavoro, c’era lei con i tre figli, piccolini, 7, 5, 4 anni più o meno - e bussano alla porta: c’era un signore che chiedeva da mangiare. E la mamma gli ha detto: “Aspetta un attimo”. E’ rientrata e ha detto ai figli: “C’è un signore lì che chiede da mangiare, cosa facciamo?” “Gliene diamo, mamma, gliene diamo!”. Ognuno aveva sul piatto una bistecca con le patate fritte. “Benissimo – dice la mamma -, prendiamo la metà di ciascuno di voi, e gli diamo la metà della bistecca di ognuno di voi”. “Ah no, mamma, così non va bene!”. “E’ così, tu devi dare del tuo”. E così questa mamma ha insegnato ai figli a dare da mangiare del proprio. Questo è un bell’esempio che mi ha aiutato tanto. “Ma non mi avanza niente…”. “Da’ del tuo!”. Così ci insegna la madre Chiesa. E voi, tante mamme che siete qui, sapete cosa dovete fare per insegnare ai vostri figli perché condividano le loro cose con chi ha bisogno.

La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è malato. Quanti santi e sante hanno servito Gesù in questo modo! E quanti semplici uomini e donne, ogni giorno, mettono in pratica quest’opera di misericordia in una stanza di ospedale, o di una casa di riposo, o nella propria casa, assistendo una persona malata.

La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è in carcere. “Ma Padre no, è pericoloso questo, è gente cattiva”. Ma ognuno di noi è capace… Sentite bene questo: ognuno di noi è capace di fare lo stesso che ha fatto quell’uomo o quella donna che è in carcere. Tutti abbiamo la capacità di peccare e di fare lo stesso, di sbagliare nella vita. Non è più cattivo di te e di me! La misericordia supera ogni muro, ogni barriera, e ti porta a cercare sempre il volto dell’uomo, della persona. Ed è la misericordia che cambia il cuore e la vita, che può rigenerare una persona e permetterle di inserirsi in modo nuovo nella società.

La madre Chiesa insegna a stare vicino a chi è abbandonato e muore solo. E’ ciò che ha fatto la beata Teresa per le strade di Calcutta; è ciò che hanno fatto e fanno tanti cristiani che non hanno paura di stringere la mano a chi sta per lasciare questo mondo. E anche qui, la misericordia dona la pace a chi parte e a chi resta, facendoci sentire che Dio è più grande della morte, e che rimanendo in Lui anche l’ultimo distacco è un “arrivederci”… Lo aveva capito bene la beata Teresa questo! Le dicevano: “Madre, questo è perdere tempo!”. Trovava gente moribonda sulla strada, gente alla quale incominciavano a mangiare il corpo i topi della strada, e lei li portava a casa perché morissero puliti, tranquilli, carezzati, in pace. Lei dava loro l’”arrivederci”, a tutti questi… E tanti uomini e donne come lei hanno fatto questo. E loro li aspettano, lì [indica il cielo], alla porta, per aprire loro la porta del Cielo. Aiutare a morire la gente bene, in pace.

Cari fratelli e sorelle, così la Chiesa è madre, insegnando ai suoi figli le opere di misericordia. Lei ha imparato da Gesù questa via, ha imparato che questo è l’essenziale per la salvezza. Non basta amare chi ci ama. Gesù dice che questo lo fanno i pagani. Non basta fare il bene a chi ci fa del bene. Per cambiare il mondo in meglio bisogna fare del bene a chi non è in grado di ricambiarci, come ha fatto il Padre con noi, donandoci Gesù. Quanto abbiamo pagato noi per la nostra redenzione? Niente, tutto gratuito! Fare il bene senza aspettare qualcos’altro in cambio. Così ha fatto il Padre con noi e noi dobbiamo fare lo stesso. Fa’ il bene e vai avanti!

Che bello è vivere nella Chiesa, nella nostra madre Chiesa che ci insegna queste cose che ci ha insegnato Gesù. Ringraziamo il Signore, che ci dà la grazia di avere come madre la Chiesa, lei che ci insegna la via della misericordia, che è la via della vita. Ringraziamo il Signore.

Saluti:

Je suis heureux de vous saluer, chers amis de langue française, en particulier les pèlerins venus de France, de Suisse, de Belgique et du Sénégal.

Je vous invite à remercier le Seigneur de nous avoir fait la grâce d’avoir l’Église pour mère, elle qui nous enseigne le chemin de la miséricorde et de la vie ! Bon pèlerinage et bon séjour à Rome !

[Sono lieto di salutare i cari amici di lingua francese, specialmente i fedeli venuti dalla Francia, dalla Svizzera, dal Belgio e dal Senegal. Invito tutti a ringraziare il Signore che ci ha dato la grazia di avere come madre la Chiesa, che ci insegna la via della misericordia e la via della vita. Buon pellegrinaggio e buon soggiorno a Roma!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Wales, Scotland, Finland, Sweden, the Czech Republic, South Africa, the Philippines, Canada and the United States. Upon all of you, I invoke the mercy and peace of the Lord, praying that you may share these gifts with all whom you will encounter. May God bless you!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Galles, Scozia, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca, Sud Africa, Filippine, Canada e Stati Uniti. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la misericordia e la pace del Signore, pregando che condividiate questi doni con tutti quelli che incontrerete. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Liebe Freunde, danken wir dem Herrn für die Gnade, die Kirche als Mutter zu haben. Sie lehrt uns den Weg der Barmherzigkeit und den Weg des Lebens. Gott segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Cari amici, ringraziamo il Signore, che ci dà la grazia di avere come madre la Chiesa, la quale ci insegna la via della misericordia e la via della vita. Dio vi benedica tutti.]

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos venidos de España, México, Colombia, Perú, Chile, Argentina y otros países latinoamericanos. Les animo a agradecer al Señor que nos haya dado a la Iglesia como madre, y a recorrer con generosidad el camino de la misericordia. Muchas gracias y que Dios los bendiga.

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, em particular aos tripulantes do Navio-escola Brasil e a todos os fiéis brasileiros e de Portugal. Queridos amigos, as obras de misericórdia são essenciais para a nossa vida cristã. Olhai ao vosso redor, há sempre alguém que precisa de uma mão estendida, de um sorriso, de um gesto de amor. Quando somos generosos, nunca nos faltam as bênçãos de Deus. Obrigado!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare all’equipaggio della Nave-scuola “Brasil” e a tutti i fedeli brasiliani e del Portogallo. Cari amici, le opere di misericordia sono essenziali nella nostra vita cristiana. Guardatevi intorno: c’è sempre qualcuno che ha bisogno di una mano tesa, di un sorriso, di un gesto d’amore. Quando siamo generosi, non mancano mai le benedizioni di Dio. Grazie!]

أتوجه بتحية قلبية للحجاج الناطقين باللغة العربية، وخاصة للقادمين من سوريا ومن الشرق الأوسط. الكنيسة، على مثال معلمها، هي معلمة الرحمة: تقابل الكراهية بالمحبة؛ وتهزم العنف بالغفران، وترد على الأسلحة بقوة الصلاة! الرب يعوض امانتكم، ويمنحكم شجاعة مجابهة قوى الشرير، ويفتح اعين أولئك الذين اعمى الشر قلوبهم وعيونهم ليروا سريعا بهاء الحقيقة ويتوبوا عن الشر الذي ارتكبته أيديهم! ليبارككم الرب يحرسكم دائما!

[Rivolgo un cordiale benvenuto alle persone di lingua araba, in particolare a quelle provenienti dalla Siria e dal Medio Oriente. La Chiesa, sull’esempio del suo Maestro, è maestra di misericordia: affronta l’odio con l’amore; sconfigge la violenza con il perdono; risponde alle armi con la preghiera! Il Signore ricompensi la vostra fedeltà, vi infonda coraggio nella lotta contro le forze del maligno e apra gli occhi di coloro che sono accecati dal male, affinché presto vedano la luce della verità e si pentano degli errori commessi. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre.]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Moi drodzy, „bądźcie miłosierni, jak Ojciec wasz jest miłosierny” – oto nauczanie Chrystusa, które Kościół przekazuje jako wciąż aktualne. Niech wasze serca będą otwarte na wszystkich potrzebujących, a ręce gotowe do niesienia im pomocy. Niech was wspiera łaska i błogosławieństwo Boże.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Carissimi, “siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” – questo è l’insegnamento di Cristo che la Chiesa trasmette come sempre attuale. I vostri cuori siano aperti a tutti i bisognosi e le vostre mani pronte ad aiutarli. Vi sostenga la grazia e la benedizione di Dio.]

S láskou pozdravujem pútnikov zo Slovenska, osobitne účastníkov Púte Ordinariátu ozbrojených síl a zborov, vedených pánom biskupom Rábekom.

Bratia a sestry, Panna Mária nech sa matersky prihovára za nás a nech nás sprevádza na našej ceste za Kristom. Zo srdca žehnám všetkých vás i vašich drahých.

[Saluto con affetto i pellegrini provenienti dalla Slovacchia, particolarmente i partecipanti al Pellegrinaggio dell’Ordinariato militare, guidati dal loro Vescovo Mons. Rábek.

Fratelli e sorelle la Vergine Maria interceda maternamente per noi e ci accompagni nel nostro cammino alla sequela di Cristo. Benedico di cuore tutti voi ed i vostri cari.]

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Saluto le Suore Missionarie della Fede che celebrano il Capitolo Generale e i fedeli provenienti da varie diocesi italiane, accompagnati dai loro Pastori. In particolare sono lieto di accogliere i pellegrinaggi delle Diocesi di Treviso, nel centenario della morte di San Pio X, Pontefice animato da grande zelo pastorale; Acireale, a 170 anni dalla sua costituzione; Modena e Reggio Emilia, in ringraziamento per la Beatificazione del seminarista Rolando Rivi, eroico testimone di fedeltà a Cristo e al Vangelo; Bergamo e Adria-Rovigo. Saluto inoltre il Gruppo Donatori di sangue della Presidenza del Consiglio dei Ministri; come pure gli Ufficiali e Marinai della Squadra Navale impegnati nell’operazione “Mare Nostrum”, e vi ringrazio per l’ammirevole opera in favore di tanti fratelli in cerca di speranza. Grazie tante, grazie. La visita alle Tombe degli Apostoli alimenti in voi tutti la fede che si manifesta in concrete opere di carità.

Un particolare pensiero rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Venerdì prossimo celebreremo la memoria del Santissimo Nome di Maria. Invocatela, cari giovani, specialmente i cresimati della Diocesi di Chiavari, per sentire la dolcezza dell’amore della Madre di Dio; pregatela, cari ammalati, soprattutto nel momento della croce e della sofferenza; guardate a Lei, cari sposi novelli, come al modello del vostro cammino coniugale di dedizione e fedeltà.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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17/09/2014 14:49
 
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Mercoledì, 17 settembre 2014


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La Chiesa: 6. Cattolica e Apostolica

Cari fratelli e sorelle.

In questa settimana continuiamo a parlare sulla Chiesa. Quando professiamo la nostra fede, noi affermiamo che la Chiesa è “cattolica” e “apostolica”. Ma qual è effettivamente il significato di queste due parole, di queste due note caratteristiche della Chiesa? E che valore hanno per le comunità cristiane e per ciascuno di noi?

1. Cattolica significa universale. Una definizione completa e chiara ci è offerta da uno dei Padri della Chiesa dei primi secoli, san Cirillo di Gerusalemme, quando afferma: «La Chiesa senza dubbio è detta cattolica, cioè universale, per il fatto che è diffusa ovunque dall’uno all’altro dei confini della terra; e perché universalmente e senza defezione insegna tutte le verità che devono giungere a conoscenza degli uomini, sia riguardo alle cose celesti, che alle terrestri» (Catechesi XVIII, 23).

Segno evidente della cattolicità della Chiesa è che essa parla tutte le lingue. E questo non è altro che l’effetto della Pentecoste (cfrAt 2,1-13): è lo Spirito Santo, infatti, che ha messo in grado gli Apostoli e la Chiesa intera di far risuonare a tutti, fino ai confini della terra, la Bella Notizia della salvezza e dell’amore di Dio. Così la Chiesa è nata cattolica, cioè “sinfonica” fin dalle origini, e non può che essere cattolica, proiettata all’evangelizzazione e all’incontro con tutti. La Parola di Dio oggi si legge in tutte le lingue, tutti hanno il Vangelo nella propria lingua, per leggerlo. E torno sullo stesso concetto: è sempre buono prendere con noi un Vangelo piccolo, per portarlo in tasca, nella borsa e durante la giornata leggerne un passo. Questo ci fa bene. Il Vangelo è diffuso in tutte le lingue perché la Chiesa, l’annuncio di Gesù Cristo Redentore, è in tutto il mondo. E per questo si dice la Chiesa è cattolica, perché è universale.

2. Se la Chiesa è nata cattolica, vuol dire che è nata «in uscita», che è nata missionaria. Se gli Apostoli fossero rimasti lì nel cenacolo, senza uscire a portare il Vangelo, la Chiesa sarebbe soltanto la Chiesa di quel popolo, di quella città, di quel cenacolo. Ma tutti sono usciti per il mondo, dal momento della nascita della Chiesa, dal momento che è disceso su di loro lo Spirito Santo. E per questo la Chiesa è nata “in uscita”, cioè missionaria.

È quello che esprimiamo qualificandola apostolica, perché l’apostolo è quello che porta la buona notizia della Risurrezione di Gesù. Questo termine ci ricorda che la Chiesa, sul fondamento degli Apostoli e in continuità con essi - sono gli Apostoli che sono andati e hanno fondato nuove chiese, hanno costituito nuovi vescovi e così in tutto il mondo, in continuità. Oggi tutti noi siamo in continuità con quel gruppo di Apostoli che ha ricevuto lo Spirito Santo e poi è andato in “uscita”, a predicare -, è inviato a portare a tutti gli uomini questo annuncio del Vangelo, accompagnandolo con i segni della tenerezza e della potenza di Dio. Anche questo deriva dall’evento della Pentecoste: è lo Spirito Santo, infatti, a superare ogni resistenza, a vincere la tentazione di chiudersi in sé stessi, tra pochi eletti, e di considerarsi gli unici destinatari della benedizione di Dio. Se ad esempio alcuni cristiani fanno questo e dicono: “Noi siamo gli eletti, solo noi”, alla fine muoiono. Muoiono prima nell’anima, poi moriranno nel corpo, perché non hanno vita, non sono capaci di generare vita, altra gente, altri popoli: non sono apostolici. Ed è proprio lo Spirito a condurci incontro ai fratelli, anche a quelli più distanti in ogni senso, perché possano condividere con noi l’amore, la pace, la gioia che il Signore Risorto ci ha lasciato in dono.

3. Che cosa comporta, per le nostre comunità e per ciascuno di noi, far parte di una Chiesa che è cattolica e apostolica? Anzitutto, significa prendersi a cuore la salvezza di tutta l’umanità, non sentirsi indifferenti o estranei di fronte alla sorte di tanti nostri fratelli, ma aperti e solidali verso di loro. Significa inoltre avere il senso della pienezza, della completezza, dell’armonia della vita cristiana, respingendo sempre le posizioni parziali, unilaterali, che ci chiudono in noi stessi.

Far parte della Chiesa apostolica vuol dire essere consapevoli che la nostra fede è ancorata all’annuncio e alla testimonianza degli stessi Apostoli di Gesù – è ancorata là, è una lunga catena che viene di là –; e perciò sentirsi sempre inviati, sentirsi mandati, in comunione con i successori degli Apostoli, ad annunciare, con il cuore pieno di gioia, Cristo e il suo amore a tutta l’umanità.

E qui vorrei ricordare la vita eroica di tanti, tanti missionari e missionarie che hanno lasciato la loro patria per andare ad annunciare il Vangelo in altri Paesi, in altri Continenti. Mi diceva un Cardinale brasiliano che lavora abbastanza in Amazzonia, che quando lui va in un posto, in un paese o in una città dell’Amazzonia, va sempre al cimitero e lì vede le tombe di questi missionari, sacerdoti, fratelli, suore che sono andati a predicare il Vangelo: apostoli. E lui pensa: tutti questi possono essere canonizzati adesso, hanno lasciato tutto per annunciare Gesù Cristo. Rendiamo grazie al Signore perché la nostra Chiesa ha tanti missionari, ha avuto tante missionarie e ne ha bisogno di più ancora! Ringraziamo il Signore di questo. Forse fra tanti giovani, ragazzi e ragazze che sono qui, qualcuno ha voglia di diventare missionario: vada avanti! E’ bello questo, portare il Vangelo di Gesù. Che sia coraggioso e coraggiosa!

Chiediamo allora al Signore di rinnovare in noi il dono del suo Spirito, perché ogni comunità cristiana e ogni battezzato sia espressione della santa madre Chiesa cattolica e apostolica.


Saluti:

Je salue les pèlerins de langue française, en particulier la paroisse francophone de Berlin et les personnes venant de France et du Canada.

Demandons au Seigneur de renouveler en nous le don de son Esprit, pour que chacune de nos communautés, et chaque baptisé, soient une authentique expression de notre Mère l’Église, qui est catholique et apostolique. Que Dieu vous bénisse!

[Saluto i pellegrini di lingua francese, in particolare la parrocchia francofona di Berlino e i fedeli venuti da Francia e Canada. Chiediamo al Signore di rinnovare in noi il dono del suo Spirito, affinché ogni nostra comunità, e ciascun battezzato, siano una espressone autentica della nostra Madre Chiesa, che è cattolica ed apostolica. Che Dio vi benedica!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Scotland, South Africa, Denmark, Norway, China, Japan, Sri Lanka, Australia, Canada and the United States. May your stay in the Eternal City deepen your love for Christ and renew the grace of Pentecost in your lives. May God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Sud Africa, Danimarca, Norvegia, Cina, Giappone, Sri Lanka, Australia, Canada e Stati Uniti. Il vostro soggiorno nella Città eterna accresca il vostro amore per Cristo e rinnovi la grazia di Pentecoste nelle vostre vite. Dio vi benedica tutti!]

Pozdrawiam serdecznie przybyłych na audiencję Polaków. Jutro w Polsce obchodzi się liturgiczne Wspomnienie Świętego Stanisława Kostki – jezuity, Patrona Młodzieży. Jego zdecydowane pójście w młodym wieku za głosem powołania, pragnienie świętości i wierność ideałom są wymownym znakiem także dla młodych naszego czasu. Niech będzie on dla was wszystkich a zwłaszcza dla młodzieży szczególnym wzorem, byście w swoim życiu z odwagą bronili najwyższych wartości. Wam tu obecnym i waszym Bliskim z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i polacchi venuti a quest’udienza. Domani, in Polonia si celebra la memoria liturgica di San Stanislao Kostka, gesuita e Patrono della gioventù. Nell’età giovanile il suo seguire la chiamata vocazionale, il desiderio della santità e la fedeltà agli ideali sono un esempio anche per i giovani di oggi. Sia per tutti noi e in particolare per la gioventù un richiamo alla difesa dei valori. Benedico di cuore tutti voi presenti e i vostri cari.]

Gerne grüße ich die Gläubigen deutscher Sprache, die zu dieser Audienz gekommen sind. Einen besonderen Gruß richte ich an die Pilger des „Haus Franziskus“ in Salzkotten. Bitten wir den Herrn, dass wir Getaufte die heilige Mutter Kirche als katholische und apostolische stets sichtbar machen. Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom. Gott segne euch alle.

[Sono lieto di accogliere i fedeli di lingua tedesca presenti a quest’Udienza. In particolare saluto i pellegrini dell’Istituto “Haus Franziskus” di Salzkotten. Chiediamo al Signore che noi battezzati siamo sempre espressione della santa madre Chiesa cattolica e apostolica. Vi auguro un buon soggiorno a Roma. Dio vi benedica tutti.]

Saludo a los peregrinos de lengua española venidos de España, México, Panamá, Nicaragua, Argentina, Perú, Chile y otros países latinoamericanos. Pido al Señor que su visita a Roma, y en concreto a la tumba de los apóstoles Pedro y Pablo, los ayude a anunciar a Cristo, que ama a todos los hombres.

Com grande estima, saúdo os peregrinos de língua portuguesa, em particular os grupos paroquiais vindos de Faro, Campo Limpo Paulista, Paraná e Passo Fundo, invocando sobre vós e sobre as vossas famílias a abundância dos dons do Espírito Santo para que tenhais o sentido da plenitude e da harmonia da vida cristã, rejeitando as posições parciais e unilaterais que nos fecham em nós mesmos. O Senhor vos abençoe, para serdes sempre e em toda a parte fiel expressão da santa Mãe Igreja católica e apostólica.

[Con grande affetto saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i gruppi parrocchiali venuti da Faro, Campo Limpo Paulista, Paraná e Passo Fundo, invocando su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo affinché abbiate il senso della pienezza e dell’armonia della vita cristiana, respingendo le posizioni parziali e unilaterali che ci chiudono in noi stessi. Il Signore vi benedica, per essere sempre e dovunque fedele espressione della santa madre Chiesa cattolica e apostolica.]

أحيي جميع المؤمنين الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من الأراضي المقدسة ومن الشرق الأوسط. الكنيسة هي جامعة ورسولية لأنها تفتح أحضانها للجميع البشر؛ وتقدم البشارة السارة بثبات وبمجانية ، دون إجبار أو قسر؛ وتدعو الجميع للأيمان بابن الله الذي صار بشرا، بمحبة وبلطف وبطول أناة. فيا أبناء تلك الأراضي المقدسة، والتي منها خرج نور البشارة حتى أقاصي الأرض، كونوا دائما، وبرغم الصعاب، حاملين، شجعان وفرحين، لبشارة الخلاص والحقيقة والبركة. ليبارككم الرب يحرسكم دائما!

[Rivolgo un benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Terra Santa e dal Medio Oriente. La Chiesa è cattolica e apostolica perché apre le sue braccia a tutti gli uomini; annuncia fermamente e gratuitamente la Buona Novella, senza coercizione o costrizione; e chiama tutti alla fede nel Figlio di Dio fattosi uomo, con carità, con tenerezza e con pazienza! O figli di quelle Terre Sante, donde la luce dell'annuncio uscì fino ai confini della terra, siate sempre, nonostante le difficoltà, portatori coraggiosi e gioiosi del Messaggio della salvezza, della verità e della benedizione. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre!]

Pozdrawiam serdecznie przybyłych na audiencję Polaków. Jutro w Polsce obchodzi się liturgiczne Wspomnienie Świętego Stanisława Kostki – jezuity, Patrona Młodzieży. Jego zdecydowane pójście w młodym wieku za głosem powołania, pragnienie świętości i wierność ideałom są wymownym znakiem także dla młodych naszego czasu. Niech będzie on dla was wszystkich a zwłaszcza dla młodzieży szczególnym wzorem, byście w swoim życiu z odwagą bronili najwyższych wartości. Wam tu obecnym i waszym Bliskim z serca błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i polacchi venuti a quest’udienza. Domani, in Polonia si celebra la memoria liturgica di San Stanislao Kostka, gesuita e Patrono della gioventù. Nell’età giovanile il suo seguire la chiamata vocazionale, il desiderio della santità e la fedeltà agli ideali sono un esempio anche per i giovani di oggi. Sia per tutti noi e in particolare per la gioventù un richiamo alla difesa dei valori. Benedico di cuore tutti voi presenti e i vostri cari.]

* * *

PAROLE SUL VIAGGIO IN ALBANIA

Domenica prossima, con l’aiuto di Dio, mi recherò in Albania. Ho deciso di visitare questo Paese perché ha tanto sofferto a causa di un terribile regime ateo e ora sta realizzando una pacifica convivenza tra le sue diverse componenti religiose. Fin da ora saluto con affetto il popolo albanese e ringrazio per la preparazione di questa visita. Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera, per intercessione della Madonna del Buon Consiglio. Grazie.

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Saluto i sacerdoti e le religiose presenti, in particolare le Suore Ospedaliere della Misericordia, le Missionarie della Consolata e le Oblate di San Giuseppe, in occasione dei rispettivi Capitoli Generali. Saluto i partecipanti al Seminario promosso da Caritas Internationalis e l’Osservatorio internazionale per la dottrina sociale della Chiesa, con il Vescovo di Trieste Mons. Crepaldi. La visita alle Tombe degli Apostoli accresca in tutti il senso di appartenenza a Cristo e alla Chiesa.

Mi rivolgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria di San Roberto Bellarmino, dottore della Chiesa. La sua adesione al Signore indichi a voi, cari giovani, che Egli è la via, la verità e la vita; incoraggi voi, cari ammalati, in particolare l’Unitalsi di Pescara e il gruppo “Alzheimer uniti”, ad affrontare nella fede i momenti bui della croce; e stimoli voi, cari sposi novelli, a fondare su Cristo la vostra casa coniugale.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/10/2014 14:37
 
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UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 1° ottobre 2014


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La Chiesa - 7. Carismi: diversità e unità

Cari fratelli e sorelle

Fin dall’inizio, il Signore ha ricolmato la Chiesa dei doni del suo Spirito, rendendola così sempre viva e feconda con i doni dello Spirito Santo. Tra questi doni, se ne distinguono alcuni che risultano particolarmente preziosi per l’edificazione e il cammino della comunità cristiana: si tratta dei carismi. In questa catechesi vogliamo chiederci: che cos’è esattamente un carisma? Come possiamo riconoscerlo e accoglierlo? E soprattutto: il fatto che nella Chiesa ci sia una diversità e una molteplicità di carismi, va visto in senso positivo, come una cosa bella, oppure come un problema?

Nel linguaggio comune, quando si parla di “carisma”, si intende spesso un talento, un’abilità naturale. Si dice: “Questa persona ha uno speciale carisma per insegnare. E' un talento che ha”. Così, di fronte a una persona particolarmente brillante e coinvolgente, si usa dire: “È una persona carismatica”. “Che cosa significa?”. “Non so, ma è carismatica”. E diciamo così. Non sappiamo quello che diciamo, ma diciamo: “E' carismatica”. Nella prospettiva cristiana, però, il carisma è ben più di una qualità personale, di una predisposizione di cui si può essere dotati: il carisma è una graziaun dono elargito da Dio Padre, attraverso l’azione dello Spirito Santo. Ed è un dono che viene dato a qualcuno non perché sia più bravo degli altri o perché se lo sia meritato: è un regalo che Dio gli fa, perché con la stessa gratuità e lo stesso amore lo possa mettere a servizio dell’intera comunità, per il bene di tutti. Parlando in modo un po' umano, si dice così: “Dio dà questa qualità, questo carisma a questa persona, ma non per sé, perché sia al servizio di tutta la comunità”. Oggi prima di arrivare in piazza ho ricevuto tanti bambini disabili nell'aula Paolo VI. Ce n'erano tanti con un'Associazione che si dedica alla cura di questi bambini. Che cosa è? Quest'Associazione, queste persone, questi uomini e queste donne, hanno il carisma di curare i bambini disabili. Questo è un carisma!

Una cosa importante che va subito sottolineata è il fatto che uno non può capire da solo se ha un carismae quale. Tante volte noi abbiamo sentito persone che dicono: “Io ho questa qualità, io so cantare benissimo”. E nessuno ha il coraggio di dire: “È meglio che stai zitto, perché ci tormenti tutti quando canti!”. Nessuno può dire: “Io ho questo carisma”. È all’interno della comunità che sbocciano e fioriscono i doni di cui ci ricolma il Padre; ed è in seno alla comunità che si impara a riconoscerli come un segno del suo amore per tutti i suoi figli. Ognuno di noi, allora, è bene che si domandi: “C’è qualche carisma che il Signore ha fatto sorgere in me, nella grazia del suo Spirito, e che i miei fratelli, nella comunità cristiana, hanno riconosciuto e incoraggiato? E come mi comporto io riguardo a questo dono: lo vivo con generosità, mettendolo a servizio di tutti, oppure lo trascuro e finisco per dimenticarmene? O magari diventa in me motivo di orgoglio, tanto da lamentarmi sempre degli altri e da pretendere che nella comunità si faccia a modo mio?”. Sono domande che noi dobbiamo porci: se c'è un carisma in me, se questo carisma è riconosciuto dalla Chiesa, se sono contento con questo carisma o ho un po' di gelosia dei carismi degli altri, se volevo, voglio avere quel carisma. Il carisma è un dono: soltanto Dio lo dà!

L’esperienza più bella, però, è scoprire di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la sua Chiesa! Questo non deve essere visto come un motivo di confusione, di disagio: sono tutti regali che Dio fa alla comunità cristiana, perché possa crescere armoniosa, nella fede e nel suo amore, come un corpo solo, il corpo di Cristo. Lo stesso Spirito che dà questa differenza di carismi, fa l'unità della Chiesa. È sempre lo stesso Spirito. Di fronte a questa molteplicità di carismi, quindi, il nostro cuore si deve aprire alla gioia e dobbiamo pensare: “Che bella cosa! Tanti doni diversi, perché siamo tutti figli di Dio, e tutti amati in modo unico”. Guai, allora, se questi doni diventano motivo di invidia, di divisione, di gelosia! Come ricorda l’apostolo Paolo nella sua Prima Lettera ai Corinzi, al capitolo 12, tutti i carismi sono importanti agli occhi di Dio e, allo stesso tempo, nessuno è insostituibile. Questo vuol dire che nella comunità cristiana abbiamo bisogno l’uno dell’altro, e ogni dono ricevuto si attua pienamente quando viene condiviso con i fratelli, per il bene di tutti. Questa è la Chiesa! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita.

Oggi la Chiesa festeggia la ricorrenza di Santa Teresa di Gesù Bambino. Questa santa, che è morta a 24 anni  e amava tanto la Chiesa, voleva essere missionaria, ma voleva avere tutti i carismi, e diceva: “Io vorrei fare questo, questo e questo”, tutti i carismi voleva. E' andata in preghiera, ha sentito che il suo carisma era l'amore. E ha detto questa bella frase: “Nel cuore della Chiesa io sarò l'amore”. E questo carisma lo abbiamo tutti: la capacità di amare. Chiediamo oggi a Santa Teresa di Gesù Bambino questa capacità di amare tanto la Chiesa, di amarla tanto, e accettare tutti quei carismi con questo amore di figli della Chiesa, della nostra santa madre Chiesa gerarchica.


Saluti:

Soyez les bienvenus, chers pèlerins de langue française, en particulier les personnes venues de France, de Belgique, du Cameroun et de Côte d’Ivoire.

Je demande à Dieu que vous puissiez reconnaître tous les charismes que le Saint Esprit suscite dans vos communautés, et que vous sachiez les accueillir mutuellement et les faire grandir dans l’amour fraternel.

Bon pèlerinage, et que Dieu vous bénisse !

[Un cordiale benvenuto ai cari pellegrini di lingua francese, in particolare ai fedeli venuti dalla Francia, dal Belgio, dal Cameroun e dalla Costa d’Avorio. Chiedo a Dio che possiate riconoscere tutti i carismi che lo Spirito Santo suscita nelle vostre comunità, e che sappiate accoglierli mutuamente e farli crescere nell’amore fraterno.

Buon pellegrinaggio e che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from Australia, South Africa, Namibia, Japan, Taiwan, India, Malaysia, the Philippines, Sri Lanka, Denmark, Sweden, Norway, Ireland, England, Scotland and the United States. In a particular way I greet the deacon ordinands of the Pontifical North American College, together with their families and friends. Upon all of you I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Australia, Sud Africa, Namibia, Giappone, Taiwan, India, Malaysia, Filippine, Sri Lanka, Danimarca, Svezia, Norvegia, Irlanda, Inghilterra, Scozia e Stati Uniti. Rivolgo un saluto particolare ai candidati al Diaconato del Pontificio Collegio Americano del Nord, insieme ai loro familiari e amici. Su tutti voi invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Mit Freude heiße ich die Gläubigen deutscher Sprache willkommen, die zu dieser Audienz gekommen sind. Besonders grüße ich die Mitglieder des Domkapitels aus dem Bistum Augsburg in Begleitung von Bischof Konrad Zdarsa sowie die Mitarbeiter des Bischöflichen Generalvikariats aus dem Bistum Osnabrück mit Bischof Franz-Josef Bode. Am Beginn des Rosenkranzmonats Oktober lade ich euch ein, mit den Augen Marias den Weg und das Wirken Christi zu betrachten. Betet den Rosenkranz und begleitet so die Arbeit der Synode für die Familie. Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom. Gott segne euch alle.

[Sono lieto di accogliere i fedeli di lingua tedesca presenti a quest’Udienza. In particolare saluto il Capitolo della Cattedrale di Augsburg con il Vescovo Mons. Konrad Zdarsa e i collaboratori della Curia di Osnabrück con il Vescovo Mons. Franz-Josef Bode. All’inizio del mese ottobre, che è il mese del Santo Rosario, vi invito a meditare la via e l’opera di Cristo con gli occhi di Maria. Pregate il Rosario e accompagnate così il lavoro del Sinodo dei Vescovi per la famiglia. Vi auguro un buon soggiorno a Roma. Dio vi benedica tutti.]  

Saludo a los peregrinos de lengua española, venidos de tantos países. Saludo asimismo a Monseñor Javier Echevarría, Prelado delOpus Dei, así como a los fieles de la Prelatura aquí presentes para dar gracias a Dios por la beatificación de Monseñor Álvaro del Portillo. Que la intercesión y el ejemplo del nuevo beato les ayude a responder con generosidad al llamado de Dios a la santidad y al apostolado en la vida ordinaria, al servicio de la Iglesia y de la humanidad entera. Muchas gracias y que Dios los bendiga.

Amados peregrinos de língua portuguesa, saúdo-vos cordialmente a todos, com menção especial para os brasileiros presentes e para os membros da Associação Cristã de Empresários e Gestores, de Portugal. Agradeço a vossa presença e convido-vos a continuar a dar o vosso fiel testemunho cristão na sociedade. Deixai-vos guiar pelo Espírito Santo, para entenderdes o verdadeiro sentido da história. De bom grado abençoo a vós e aos vossos entes queridos, encorajando-vos na reza do terço ao anoitecer de cada dia!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con menzione speciale per i brasiliani presenti e per i membri dell’Associação Cristã de Empresários e Gestores, di Portogallo. Nel ringraziarvi per la presenza, v’invito a proseguire la vostra fedele testimonianza cristiana nella società. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo,per capire il vero senso della storia.Volentieri benedico voi e i vostri cari, incoraggiandovi nella recita del rosario al tramonto di ogni dì!]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. أيها الإخوةُ والأخواتُ الأعزاء، لنَعش بسخاءٍ المواهبَ التي يمنحُنا الله إيَّاها واضعينَ أنفُسَنا في خدمةِ بعضِنا البعض بحَسبِ الخدماتِ والأعمالِ التي دُعينا إليها. ليبارككُم الرب!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, viviamo con generosità i doni che Dio fa sorgere in noi, mettendoci in gioco gli uni per gli altri secondo i ministeri e i servizi a cui siamo stati chiamati. Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam wszystkich polskich pielgrzymów, a szczególnie członków wspólnoty „Betania” z Jaworzna. Na początku tego miesiąca, poświęconego rozważaniu życia Maryi i Jej Syna w tajemnicach różańca, zapraszam was wszystkich do modlitwy w intencjach Kościoła, zwłaszcza w intencjach Synodu Biskupów poświęconego rodzinie. Módlcie się także za mnie! Matka Najświętsza niech was strzeże i wyprasza łaski Pana. Niech Bóg wam błogosławi!

[Saluto cordialmente tutti i pellegrini polacchi qui presenti, in particolare i membri della Comunità “Betania”. All’inizio di questo mese, dedicato alla meditazione della vita di Maria e del suo Figlio nei misteri del rosario, invito tutti voi a pregare secondo le intenzioni della Chiesa, soprattutto per il Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia. Pregate anche per me! La Madre Santissima vi protegga e ottenga per voi le grazie del Signore. Dio vi benedica!]

Ód srca pózdravljam i blagóslivljam sve hrvatske hodočásnike, a ósobito vjérnike žūpe svétoga Márka iz Mákarske u Hrvatskoj te článove Hrvatske kátoličke zájednice Main-Taunus/Hochtaunus iz Kelkheima. Drági príjatelji, čúvajte žívim plámen vjére, úpaljen na dánu vášega kršténja i podŕžavan prímjerima svétih múčenika, káko bi i drúgi vídjeli rádost vášega živóta u Krístu. Hváljen Ísus i Márija!

[Di cuore saluto e benedico tutti i pellegrini croati, particolarmente i fedeli dalla Parrocchia di San Marco a Makàrska in Croazia, e i membri della Comunità cattolica croata di Main-Taunus/Hòchtaunus a Kelkheim. Cari amici, custodite viva la fiamma della fede, accesa nel giorno del vostro battesimo e sostenuta dagli esempi dei santi martiri, affinché gli altri possano vedere la gioia della vostra vita in Cristo. Siano lodati Gesù e Maria!]

* * *

Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Sono lieto di accogliere i numerosi pellegrini dell’Opus Dei, accompagnati dal Prelato Mons. Javier Echevarría, qui convenuti in occasione della Beatificazione di Mons. Álvaro Del Portillo, e li esorto, sull’esempio del nuovo Beato, a perseguire sempre la meta della santità nel proprio stato di vita, con fedeltà a Cristo e al Vangelo. Saluto i fedeli di Aosta, con il loro Pastore, Mons. Franco Lovignana e quelli di Belluno-Feltre, con il Vescovo Mons. Giuseppe Andrich. Saluto i sacerdoti dei Pontifici Collegi Internazionali San Paolo e Mater Ecclesiae, invitandoli a vivere sempre il loro apostolato in comunione con la Chiesa e con atteggiamento missionario.

Un pensiero speciale rivolgo infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi è la memoria liturgica di Santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni. Cari giovani, il suo amore per la Chiesa sia un insegnamento per la vostra vita spirituale; cari ammalati, la preghiera sia lo strumento per affrontare i momenti più difficili, come è stata la preghiera per questa Santa; e voi, cari sposi novelli, fondate sul rispetto e sulla fedeltà reciproca la vostra casa coniugale.

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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08/10/2014 13:46
 
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 8 ottobre 2014


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La Chiesa - 8. I cristiani non cattolici

Cari fratelli e sorelle

Nelle ultime catechesi, abbiamo cercato di mettere in luce la natura e la bellezza della Chiesa, e ci siamo chiesti che cosa comporta per ciascuno di noi far parte di questo popolo, popolo di Dio che è la Chiesa. Non dobbiamo, però, dimenticare che ci sono tanti fratelli che condividono con noi la fede in Cristo, ma che appartengono ad altre confessioni o a tradizioni differenti dalla nostra. Molti si sono rassegnati a questa divisione - anche dentro alla nostra Chiesa cattolica si sono rassegnati - che nel corso della storia è stata spesso causa di conflitti e di sofferenze, anche di guerre e questo è una vergogna! Anche oggi i rapporti non sono sempre improntati al rispetto e alla cordialità… Ma, mi domando: noi, come ci poniamo di fronte a tutto questo? Siamo anche noi rassegnati, se non addirittura indifferenti a questa divisione? Oppure crediamo fermamente che si possa e si debba camminare nella direzione della riconciliazione e della piena comunione? La piena comunione, cioè poter partecipare tutti insieme al corpo e al sangue di Cristo.

Le divisioni tra i cristiani, mentre feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi provochiamo una ferita a Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo. Sappiamo bene quanto stesse a cuore a Gesù che i suoi discepoli rimanessero uniti nel suo amore. Basta pensare alle sue parole riportate nel capitolo diciassettesimo del Vangelo di Giovanni, la preghiera rivolta al Padre nell’imminenza della passione: «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi» (Gv 17,11). Questa unità era già minacciata mentre Gesù era ancora tra i suoi: nel Vangelo, infatti, si ricorda che gli apostoli discutevano tra loro su chi fosse il più grande, il più importante (cfr Lc 9,46). Il Signore, però, ha insistito tanto sull’unità nel nome del Padre, facendoci intendere che il nostro annuncio e la nostra testimonianza saranno tanto più credibili quanto più noi per primi saremo capaci di vivere in comunione e di volerci bene. È quello che i suoi apostoli, con la grazia dello Spirito Santo, poi compresero profondamente e si presero a cuore, tanto che san Paolo arriverà a implorare la comunità di Corinto con queste parole: «Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire» (1 Cor 1,10).

Durante il suo cammino nella storia, la Chiesa è tentata dal maligno, che cerca di dividerla, e purtroppo è stata segnata da separazioni gravi e dolorose. Sono divisioni che a volte si sono protratte a lungo nel tempo, fino ad oggi, per cui risulta ormai difficile ricostruirne tutte le motivazioni e soprattutto trovare delle possibili soluzioni. Le ragioni che hanno portato alle fratture e alle separazioni possono essere le più diverse: dalle divergenze su principi dogmatici e morali e su concezioni teologiche e pastorali differenti, ai motivi politici e di convenienza, fino agli scontri dovuti ad antipatie e ambizioni personali… Quello che è certo è che, in un modo o nell’altro, dietro queste lacerazioni ci sono sempre la superbia e l’egoismo, che sono causa di ogni disaccordo e che ci rendono intolleranti, incapaci di ascoltare e di accettare chi ha una visione o una posizione diversa dalla nostra.

Ora, di fronte a tutto questo, c’è qualcosa che ognuno di noi, come membri della santa madre Chiesa, possiamo e dobbiamo fare? Senz’altro non deve mancare la preghiera, in continuità e in comunione con quella di Gesù, la preghiera per l’unità dei cristiani. E insieme con la preghiera, il Signore ci chiede una rinnovata apertura: ci chiede di non chiuderci al dialogo e all’incontro, ma di cogliere tutto ciò che di valido e di positivo ci viene offerto anche da chi la pensa diversamente da noi o si pone su posizioni differenti. Ci chiede di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma piuttosto su quello che ci unisce, cercando di meglio conoscere e amare Gesù e condividere la ricchezza del suo amore. E questo comporta concretamente l’adesione alla verità, insieme con la capacità di perdonarsi, di sentirsi parte della stessa famiglia cristiana, di considerarsi l’uno un dono per l’altro e fare insieme tante cose buone, e opere di carità.

È un dolore ma ci sono divisioni, ci sono cristiani divisi, ci siamo divisi fra di noi. Ma tutti abbiamo qualcosa in comune: tutti crediamo in Gesù Cristo, il Signore. Tutti crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e tutti camminiamo insieme, siamo in cammino. Aiutiamoci l’un l’altro!
Ma tu la pensi così, tu la pensi così … In tutte le comunità ci sono bravi teologi: che loro discutano, che loro cerchino la verità teologica perché è un dovere, ma noi camminiamo insieme, pregando l’uno per l’altro e facendo opere di carità. E così facciamo la comunione in cammino. Questo si chiama ecumenismo spirituale: camminare il cammino della vita tutti insieme nella nostra fede, in Gesù Cristo il Signore.
Si dice che non si deve parlare di cose personali, ma non resisto alla tentazione. Stiamo parlando di comunione … comunione tra noi. Ed oggi, io sono tanto grato al Signore perché oggi sono 70 anni che ho fatto la Prima Comunione.
Ma fare la Prima Comunione tutti noi dobbiamo sapere che significa entrare in comunione con gli altri, in comunione con i fratelli della nostra Chiesa, ma anche in comunione con tutti quelli che appartengono a comunità diverse ma credono in Gesù. Ringraziamo il Signore per il nostro Battesimo, ringraziamo il Signore per la nostra comunione, e perché questa comunione finisca per essere di tutti, insieme.

Cari amici, andiamo avanti allora verso la piena unità! La storia ci ha separato, ma siamo in cammino verso la riconciliazione e la comunione! E questo è vero! E questo dobbiamo difenderlo! Tutti siamo in cammino verso la comunione. E quando la meta ci può sembrare troppo distante, quasi irraggiungibile, e ci sentiamo presi dallo sconforto, ci rincuori l’idea che Dio non può chiudere l’orecchio alla voce del proprio Figlio Gesù e non esaudire la sua e la nostra preghiera, affinché tutti i cristiani siano davvero una cosa sola.


Saluti:

Je vous salue bien cordialement, chers pèlerins de langue française, en particulier les personnes venant de France, de Suisse et du Canada.
Je vous invite à porter dans votre prière les travaux du Synode sur la famille qui s’est ouvert dimanche. C’est un moment important de la vie de l’Église, ainsi que pour le soutien de nos familles souvent blessées et éprouvées de multiples manières.
Que Dieu vous bénisse, et qu’il bénisse vos familles !

[Saluto cordialmente i cari pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli venuti dalla Francia, dalla Svizzera e dal Canada. Vi invito a far entrare nella vostra preghiera i lavori del Sinodo sulla famiglia che si è aperto domenica scorsa. È un momento importante della vita della Chiesa, come anche per il sostegno alle nostre famiglie spesso ferite e provate in molti modi. Che Dio vi benedica e che benedica le vostre famiglie!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from England, Wales, Scotland, Ireland, Australia, Slovenia, Norway, Finland, Nigeria, Saudi Arablia, Taiwan, the Phillipines, Malaysia and the United States of America. In a particular way, my greeting goes to the ecumenical and interreligious delegation from Taiwan and the group from the Institutum Romanum Finlandiae. Upon you and your families, I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda, Australia, Slovenia, Norvegia, Finlandia, Nigeria, Arabia Saudita, Taiwan, Filippine, Malaysia e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare alla delegazione ecumenica e interreligiosa di Taiwan, e al gruppo dell’Institutum Romanum Finlandiae. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Herzlich heiße ich die Pilger deutscher Sprache willkommen. Besonders grüße ich die Teilnehmer am internationalen Fackellauf zum 100. Gründungstag der Schönstatt­bewegung, ferner die jungen Schweizer, die an der Informationswoche der Päpstlichen Schweizergarde teilnehmen, sowie die zahlreichen Schulgruppen, vor allem die Schüler und Schülerinnen des Liebfrauengymnasiums in Büren und des Evangelischen Gymnasiums in Lippstadt. Jesus ruft euch, eine Welt aufzubauen, wo alle in Frieden und Freundschaft miteinander leben. Eure Wallfahrt nach Rom stärke euch, dem Ruf des Herrn großherzig zu antworten.

[Un caloroso benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. In particolare saluto i partecipanti alla staffetta internazionale per il centenario del movimento di Schönstatt, i giovani svizzeri venuti per la settimana di informazione della Guardia Svizzera Pontificia, nonché le numerose scolaresche, soprattutto gli allievi del Liebfrauen­gymnasium di Büren e dell’Evangelisches Gymnasium di Lippstadt. Gesù vi chiama per costruire un mondo in cui tutti vivono insieme in pace ed amicizia. Il vostro pellegrinaggio a Roma vi confermi nel rispondere generosamente alla chiamata del Signore.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Panamá, Argentina, Puerto Rico, México y otros países. Los invito a rogar al Señor para que todos lleguemos a ser en verdad una sola familia. Muchas gracias.

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos fiéis de Amarante e Viana do Castelo, aos membros da Federação Portuguesa de Folclore e Etnografia e da ACEGE, e a todos os brasileiros presentes nesta Audiência! Peço vossa oração para que cresçam a solidariedade e a colaboração entre os cristãos, dando ao mundo um testemunho comum de Jesus Cristo morto e ressuscitado por todos! Que Deus vos abençoe! Obrigado!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli di Amarante e Viana do Castelo, ai membri della Federação Portuguesa de Folclóre e Etnografía e dell’ACÉGE, e a tutti i brasiliani presenti in quest’Udienza. Vi chiedo di pregare affinché la solidarietà e la collaborazione crescano fra i cristiani, offrendo al mondo una comune testimonianza di Gesù Cristo morto e risorto per tutti. Dio vi benedica. Grazie!]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. أيها الإخوةُ والأخواتُ الأعزاء، تذكّروا دائمًا أن بشارتنا وشهادتنا ستكونان أكثر صدقًا بقدر ما نصبح نحن أولاً قادرين على أن نعيش بشركة ونحب بعضنا البعض، ليبارككُم الرب!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, ricordatevi sempre che il nostro annuncio e la nostra testimonianza saranno tanto più credibili quanto più noi per primi saremo capaci di vivere in comunione e di volerci bene. Il Signore vi benedica!]

Witam polskich pielgrzymów. Moi drodzy, Matce Bożej Królowej Różańca świętego zawierzamy razem wszystkie rodziny świata, prosząc o dar miłości przezwyciężającej każdą trudność i słabość, aby były zawsze zjednoczone i szczęśliwe. Módlmy się za Synod Biskupów, aby jego refleksja na temat rodziny oświecała i umacniała w drodze każdy „domowy Kościół”. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Carissimi, alla Madre di Dio, Regina del Rosario, affidiamo insieme tutte le famiglie del mondo, chiedendo il dono dell’amore che è più grande di ogni difficoltà e ogni debolezza, affinché siano sempre unite e felici. Preghiamo per il Sinodo dei Vescovi, perché la riflessione sulla famiglia illumini e sostenga il cammino di ogni “Chiesa domestica”. Sia lodato Gesù Cristo!]

Szeretettel köszöntöm a magyar zarándokat, akik Veres András szombathelyi megyéspüspök atya kíséretében Szatmár egyházmegyéből érkeztek a Pápai Germanicum és Hungaricum Kollégium ünnepére. Isten éltessen! Ma a keresztények egységéről szóltam, amelyre annyira vágyunk. Itt jelenlévő papjaitok az új diákonusokkal együtt hirdessék Krisztus szándékát, hogy minden keresztény valóban egy legyen.
Ma üljük Magyarok Nagyasszonya ünnepét. Az Ő közbenjárását kérve szívből adom Kedves Mindannyiotokra apostoli áldásomat.

[Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi della Diocesi di Satu Mare, accompagnati dal Vescovo Mons. András Veres di Szombathely, in occasione della festa del Pontificio Collegio Germanico e Ungarico. Isten éltessen!
I sacerdoti qui presenti assieme ai nuovi diaconi possano annunciare la volontà di Cristo, perché tutti i cristiani siano davvero una cosa sola. 
Oggi ricorre la festa della Magna Domina Hungarorum. Invocando la Sua intercessione, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.]

* * *


 

Rivolgo infine un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Il mese di ottobre è dedicato alla preghiera del Rosario. Cari giovani, invocate sempre l’intercessione della Vergine Maria, perché vi illumini in ogni necessità; cari ammalati, specialmente voi della Cooperativa Cura e Riabilitazione, il conforto dalla preghiera mariana sia quotidianamente presente nella vostra vita; e voi, cari sposi novelli, rinsaldate con la preghiera il vostro vincolo coniugale.

   




 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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15/10/2014 13:36
 
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Mercoledì, 15 ottobre 2014

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La Chiesa - 9. La Chiesa sposa aspetta il suo sposo

Cari fratelli e sorelle

Durante questo tempo abbiamo parlato della Chiesa, della nostra santa madre Chiesa gerarchica, il popolo di Dio in cammino. Oggi vogliamo domandarci: alla fine, che cosa sarà del popolo di Dio? Che cosa sarà di ciascuno di noi? Che cosa dobbiamo attenderci?

L’apostolo Paolo rincuorava i cristiani della comunità di Tessalonica, che si ponevano queste stesse domande, e dopo la sua argomentazione dicevano queste parole che sono tra le più belle del Nuovo Testamento: «E così per sempre saremo con il Signore!» (1Ts 4,17).
Sono parole semplici, ma con una densità di speranza tanto grande! È emblematico come nel libro dell’Apocalisse Giovanni, riprendendo l’intuizione dei Profeti, descriva la dimensione ultima, definitiva, nei termini della «Gerusalemme nuova, che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21,2).

Ecco quello che ci attende! Ed ecco, allora, chi è la Chiesa: è il popolo di Dio che segue il Signore Gesù e che si prepara giorno dopo giorno all’incontro con lui, come una sposa con il suo sposo. E non è solo un modo di dire: saranno delle vere e proprie nozze! Sì, perché Cristo, facendosi uomo come noi e facendo di tutti noi una cosa sola con lui, con la sua morte e la sua risurrezione, ci ha davvero sposato e ha fatto di noi come popolo la sua sposa. E questo non è altro che il compimento del disegno di comunione e di amore tessuto da Dio nel corso di tutta la storia, la storia del popolo di Dio e anche la storia propria di ognuno di noi. E’ il Signore che porta avanti questo.

C’è un altro elemento, però, che ci conforta ulteriormente e che ci apre il cuore: Giovanni ci dice che nella Chiesa, sposa di Cristo, si rende visibile la «Gerusalemme nuova». Questo significa che la Chiesa, oltre che sposa, è chiamata a diventare città, simbolo per eccellenza della convivenza e della relazionalità umana. Che bello, allora, poter già contemplare, secondo un’altra immagine quanto mai suggestiva dell’Apocalisse, tutte le genti e tutti i popoli radunati insieme in questa città, come in una tenda, «la tenda di Dio» (cfr Ap 21,3)! E in questa cornice gloriosa non ci saranno più isolamenti, prevaricazioni e distinzioni di alcun genere — di natura sociale, etnica o religiosa — ma saremo tutti una cosa sola in Cristo.

Al cospetto di questo scenario inaudito e meraviglioso, il nostro cuore non può non sentirsi confermato in modo forte nella speranza. Vedete, la speranza cristiana non è semplicemente un desiderio, un auspicio, non è ottimismo: per un cristiano, la speranza è attesa, attesa fervente, appassionata del compimento ultimo e definitivo di un mistero, il mistero dell’amore di Dio, nel quale siamo rinati e già viviamo. Ed è attesa di qualcuno che sta per arrivare: è il Cristo Signore che si fa sempre più vicino a noi, giorno dopo giorno, e che viene a introdurci finalmente nella pienezza della sua comunione e della sua pace.

La Chiesa ha allora il compito di mantenere accesa e ben visibile la lampada della speranza, perché possa continuare a risplendere come segno sicuro di salvezza e possa illuminare a tutta l’umanità il sentiero che porta all’incontro con il volto misericordioso di Dio.

Cari fratelli e sorelle, ecco allora che cosa aspettiamo: che Gesù ritorni! La Chiesa sposa aspetta il suo sposo! Dobbiamo chiederci però, con molta sincerità: siamo davvero testimoni luminosi e credibili di questa attesa, di questa speranza? Le nostre comunità vivono ancora nel segno della presenza del Signore Gesù e nell’attesa calorosa della sua venuta, oppure appaiono stanche, intorpidìte, sotto il peso della fatica e della rassegnazione? Corriamo anche noi il rischio di esaurire l’olio della fede, e l’olio della gioia? Stiamo attenti!

Invochiamo la Vergine Maria, madre della speranza e regina del cielo, perché ci mantenga sempre in un atteggiamento di ascolto e di attesa, così da poter essere già ora permeati dell’amore di Cristo e aver parte un giorno alla gioia senza fine, nella piena comunione di Dio e non dimenticatevi, mai dimenticare: «E così per sempre saremo con il Signore!» (1Ts 4,17).

 

 

 

 


Saluti:

 

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from England, Scotland, Ireland, Norway, Denmark, Ghana, India, Japan, Thailand, Australia and the United States of America. In a particular way, my greeting goes to the Irish National Pilgrimage commemorating the fourteenth centenary of the death of Saint Columban. Upon all of you, and your families, I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Norvegia, Danimarca, Ghana, India, Giappone, Thailandia, Australia e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare al Pellegrinaggio Nazionale Irlandese in occasione del quattordicesimo centenario della morte di san Colombano. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Herzlich grüße ich die zahlreichen Pilger und Besucher deutscher Sprache, besonders die Delegation des Österreichischen Gemeindebundes und die Gläubigen der Pfarrei Sankt Laurentius aus Essen-Steele. Ich lade euch ein, euch aufzumachen und Jesus Christus schon heute im Hören auf sein Evangelium und durch gute Taten zugunsten der Bedürftigen zu begegnen. Der Heilige Geist begleite euch auf allen euren Wegen.

[Saluto con affetto i numerosi pellegrini di lingua tedesca, in particolare la delegazione dell’Österreichischer Gemeindebund e i fedeli della Parrocchia Sankt Laurentius di Essen-Steele. Vi invito ad andare incontro a Gesù Cristo già oggi con l’ascolto del suo Vangelo e con le buone opere a favore dei bisognosi. Lo Spirito Santo vi accompagni sul vostro cammino.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México, Costa Rica, Argentina y otros países latinoamericanos. Que María Santísima, Madre de la esperanza, nos enseñe a gustar ya desde ahora del amor de Cristo que un día se nos manifestará en plenitud. Muchas gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa e em particular os fiéis das paróquias e associações do Brasil, sede bem-vindos! De coração vos saúdo a todos, confiando ao bom Deus a vossa vida e a dos vossos familiares. Rezai também vós por mim! Que as vossas famílias se reúnam diariamente para a reza do terço sob o olhar da Virgem Mãe, para que nelas não se acabe jamais o óleo da fé e da alegria, que brota da vida dos seus membros em comunhão com Deus!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese e in particolare i fedeli delle parrocchie e associazioni del Brasile, benvenuti! Di cuore vi saluto tutti e affido al buon Dio la vostra vita e quella dei vostri familiari. Pregate anche voi per me! Le vostre famiglie si radunino quotidianamente per la recita del rosario sotto lo sguardo della Vergine Madre, affinché in esse non si esaurisca mai l’olio della fede e della gioia, che sgorga dalla vita dei loro membri in comunione con Dio.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربيّة، وخاصةً بالقادمينَ منالشّرق الأوسط. أيُّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، عيشوا دائمًا في حضورِ الربِّ يسوعَ وانتظارِ مجيئه، وكونوا شُهودًا مُشرِقين وصادقين لهذا الرجاء. ليبارككُم الربّ!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, vivete sempre nel segno della presenza del Signore Gesù e nell’attesa calorosa della sua venuta, e siate testimoni luminosi e credibili di questa speranza. Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów polskich. Dzisiaj obchodzimy wspomnienie św. Teresy od Jezusa, karmelitanki, dziewicy i doktora Kościoła. Jutro natomiast przypada rocznica wyboru na Stolicę Piotrową świętego Jana Pawła II. Tych dwoje świętych łączy zawierzenie wszystkiego Bogu, oddanie Kościołowi i duch mistycyzmu. Uczmy się od nich ewangelicznego radykalizmu i dorastania do życia w pełnej komunii z Bogiem. Z serca błogosławię wam tu obecnym i waszym bliskim.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi ricordiamo santa Teresa di Gesù, carmelitana scalza, vergine e dottore della Chiesa. Domani invece ricorre l’anniversario dell’elezione alla Sede di Pietro di san Giovanni Paolo II. Questi due santi sono uniti dall’affidamento di se stessi a Dio, dalla dedizione alla Chiesa e dalla vita mistica. Impariamo da loro la radicalità evangelica e la crescita nella piena comunione con Dio. Benedico di cuore tutti voi presenti e i vostri cari.]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto in particolare i partecipanti al IV° Convegno della Fondazione Ratzinger-Benedetto XVI che avrà luogo a Medellín, esortandoli a studiare percorsi che costruiscano la pace e promuovano la dignità della persona umana.
Saluto gli studenti dell’Istituto Caboto, nell’anniversario di fondazione, accompagnati dall’Arcivescovo di Gaeta Mons. Fabio D’Onorio; l’Unione delle Pro loco d’Italia; la Società italiana di chirurgia; la Fondazione FIRMO di Firenze. Saluto inoltre l’Associazione “Centri Sociali - Comitati Anziani” di Bologna, quella delle “mogli dei medici italiani” e “Genitori Sempre”, come pure i partecipanti al Festival Internazionale del Circo di Latina. La visita alle tombe degli Apostoli favorisca in tutti una crescita nella fede e un servizio più intenso a favore delle persone più deboli, ammalate, anziane o indifese.

Rivolgo infine un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Continuiamo ad invocare l’intercessione della Vergine Maria sul Sinodo per la Famiglia. Cari giovani, specialmente voi dell’Istituto Cicerone, San Nilo e San Giuseppe al Trionfale, ringraziate sempre il Signore per il dono della famiglia; cari ammalati, unite l’offerta della vostra sofferenza all’intenzione di preghiera per la pace nelle famiglie; e voi, cari sposi novelli, fondate la vostra casa coniugale sulla roccia della Parola di Dio.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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22/10/2014 12:50
 
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Mercoledì, 22 ottobre 2014


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Chiesa, corpo di Cristo

Cari fratelli e sorelle,

Quando si vuole evidenziare come gli elementi che compongono una realtà siano strettamente uniti l’uno all’altro e formino insieme una cosa sola, si usa spesso l’immagine del corpo. A partire dall’apostolo Paolo, questa espressione è stata applicata alla Chiesa ed è stata riconosciuta come il suo tratto distintivo più profondo e più bello. Oggi, allora, vogliamo chiederci: in che senso la Chiesa forma un corpo? E perché viene definita «corpo di Cristo»?

Nel Libro di Ezechiele viene descritta una visione un po’ particolare, impressionante, ma capace di infondere fiducia e speranza nei nostri cuori. Dio mostra al profeta una distesa di ossa, distaccate l’una dall’altra e inaridite. Uno scenario desolante… Immaginatevi tutta una pianura piena di ossa. Dio gli chiede, allora, di invocare su di loro lo Spirito. A quel punto, le ossa si muovono, cominciano ad avvicinarsi e ad unirsi, su di loro crescono prima i nervi e poi la carne e si forma così un corpo, completo e pieno di vita (cfr Ez37,1-14). Ecco, questa è la Chiesa! Mi raccomando oggi a casa prendete la Bibbia, al capitolo 37 del profeta Ezechiele, non dimenticate, e leggere questo, è bellissimo.
Questa è la Chiesa, è un capolavoro, il capolavoro dello Spirito, il quale infonde in ciascuno la vita nuova del Risorto e ci pone l’uno accanto all’altro, l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo così di tutti noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore.

La Chiesa, però, non è solamente un corpo edificato nello Spirito: la Chiesa è il corpo di Cristo! E non si tratta semplicemente di un modo di dire: ma lo siamo davvero! È il grande dono che riceviamo il giorno del nostro Battesimo! Nel sacramento del Battesimo, infatti, Cristo ci fa suoi, accogliendoci nel cuore del mistero della croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con lui, come nuove creature. Ecco: così nasce la Chiesa, e così la Chiesa si riconosce corpo di Cristo! Il Battesimo costituisce una vera rinascita, che ci rigenera in Cristo, ci rende parte di lui, e ci unisce intimamente tra di noi, come membra dello stesso corpo, di cui lui è il capo (cfr Rm 12,5; 1 Cor 12,12-13).

Quella che ne scaturisce, allora, è una profonda comunione d’amore. In questo senso, è illuminante come Paolo, esortando i mariti ad «amare le mogli come il proprio corpo», affermi: «Come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo» (Ef5,28-30). Che bello se ci ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù: siamo il suo corpo, quel corpo che niente e nessuno può più strappare da lui e che egli ricopre di tutta la sua passione e di tutto il suo amore, proprio come uno sposo con la sua sposa.

Questo pensiero, però, deve fare sorgere in noi il desiderio di corrispondere al Signore Gesù e di condividere il suo amore tra di noi, come membra vive del suo stesso corpo. Al tempo di Paolo, la comunità di Corinto trovava molte difficoltà in tal senso, vivendo, come spesso anche noi, l’esperienza delle divisioni, delle invidie, delle incomprensioni e dell’emarginazione. Tutte queste cose non vanno bene, perché, invece che edificare e far crescere la Chiesa come corpo di Cristo, la frantumano in tante parti, la smembrano. E questo succede anche ai nostri giorni.

Pensiamo nelle comunità cristiane, in alcune parrocchie, pensiamo nei nostri quartieri quante divisioni, quante invidie, come si sparla, quanta incomprensione ed emarginazione. E questo cosa comporta? Ci smembra fra di noi. E’ l’inizio della guerra. La guerra non incomincia nel campo di battaglia: la guerra, le guerre incominciano nel cuore, con incomprensioni, divisioni, invidie, con questa lotta con gli altri. La comunità di Corinto era così, erano campioni in questo!

L’Apostolo Paolo ha dato ai Corinti alcuni consigli concreti che valgono anche per noi: non essere gelosi, ma apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità dei nostri fratelli. Le gelosie: “Quello ha comprato una macchina”, e io sento qui una gelosia; “Questo ha vinto il lotto”, e un’altra gelosia; “E quest’altro sta andando bene bene in questo”, e un’altra gelosia. Tutto ciò smembra, fa male, non si deve fare! Perché così le gelosie crescono e riempiono il cuore. E un cuore geloso è un cuore acido, un cuore che invece del sangue sembra avere l’aceto; è un cuore che non è mai felice, è un cuore che smembra la comunità.

Ma cosa devo fare allora? Apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità degli altri, dei nostri fratelli. E quando mi viene la gelosia - perché viene a tutti, tutti siamo peccatori -, devo dire al Signore: “Grazie, Signore, perché hai dato questo a quella persona”. Apprezzare le qualità, farsi vicini e partecipare alla sofferenza degli ultimi e dei più bisognosi; esprimere la propria gratitudine a tutti. Il cuore che sa dire grazie è un cuore buono, è un cuore nobile, è un cuore che è contento.

Vi domando: tutti noi sappiamo dire grazie, sempre? Non sempre perché l’invidia, la gelosia ci frena un po’. E, in ultimo, il consiglio che l’apostolo Paolo dà ai Corinzi e anche noi dobbiamo darci l’un l’altro: non reputare nessuno superiore agli altri. Quanta gente si sente superiore agli altri! Anche noi, tante volte diciamo come quel fariseo della parabola: “Ti ringrazio Signore perché non sono come quello, sono superiore”. Ma questo è brutto, non bisogna mai farlo! E quando stai per farlo, ricordati dei tuoi peccati, di quelli che nessuno conosce, vergognati davanti a Dio e dì: “Ma tu Signore, tu sai chi è superiore, io chiudo la bocca”. E questo fa bene. E sempre nella carità considerarsi membra gli uni degli altri, che vivono e si donano a beneficio di tutti (cfr 1Cor 12–14).

Cari fratelli e sorelle, come il profeta Ezechiele e come l’apostolo Paolo, invochiamo anche noi lo Spirito Santo, perché la sua grazia e l’abbondanza dei suoi doni ci aiutino a vivere davvero come corpo di Cristo, uniti, come famiglia, ma una famiglia che è il corpo di Cristo, e come segno visibile e bello dell’amore di Cristo.

 

 

 


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, notamment les jeunes confirmés du diocèse de Bayeux-Lisieux, ainsi que les personnes en situation de précarité du diocèse de Lyon. Elles sont particulièrement les bienvenues et je les assure de ma prière.
Invoquons le Saint Esprit pour que sa grâce et l’abondance de ses dons nous aident à vivre vraiment comme Corps du Christ, signe visible de son amour.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, specialmente i giovani cresimati della diocesi di Bayeux-Lisieux e le persone della diocesi di Lione, che si trovano in situazione precaria: esse sono particolarmente benvenute e assicuro loro la mia preghiera. Invochiamo lo Spirito Santo, perché la sua grazia e l’abbondanza dei suoi doni ci aiutino a vivere davvero come corpo di Cristo, segno visibile del suo amore.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from England, Ireland, Denmark, Lithuania, Nigeria, Vietnam, China, Japan, Qatar and the United States of America. In a particular way, my greeting goes to the Irish pilgrims from the Diocese of Limerick, accompanied by their Bishop. Upon all of you, and your families, I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Irlanda, Danimarca, Lituania, Nigeria, Vietnam, Cina, Giappone, Qatar e Stati Uniti d’America. Rivolgo un saluto particolare ai pellegrini irlandesi provenienti dalla Diocesi di Límerick, accompagnati dal loro Vescovo. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Mit Freude heiße ich die Gläubigen deutscher Sprache willkommen, die zu dieser Audienz gekommen sind. Besonders grüße ich die Schüler der Don Bosco Schule und die Schüler des Hildegard von Bingen Gymnasium. Ferner richte ich einen herzlichen Gruß an die zahlreichen Pilger aus dem Erzbistum Utrecht. Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom. Gott segne euch alle.

[Sono lieto di accogliere i fedeli di lingua tedesca e neerlandese presenti a quest’Udienza. In particolare saluto gli studenti della Don Bosco Schule e gli studenti dell’Hildegard von Bingen Gymnasium. Inoltre rivolgo un cordiale saluto ai numerosi pellegrini dall’Arcidiocesi di Utrecht. Invochiamo anche noi lo Spirito Santo, perché la sua grazia ci aiuti a vivere davvero come corpo di Cristo. Vi auguro un buon soggiorno a Roma. Dio vi benedica tutti.]

Saludo a los peregrinos venidos de España, México, Panamá, Costa Rica, Argentina, Perú, Chile y otros países latinoamericanos. Queridos hermanos, invoquemos también nosotros al Espíritu Santo para que su gracia y la abundancia de sus dones nos ayuden a vivir de verdad como Cuerpo de Cristo y como signo visible y hermoso de su amor. Muchas gracias.

Dirijo uma saudação cordial a todos os peregrinos de língua portuguesa, particularmente os fiéis das várias paróquias do Brasil. Queridos amigos, somos verdadeiramente o Corpo de Cristo! Não deixemos de nos fazer solidários com os mais necessitados, lembrando as palavras de São Paulo: «se um membro sofre, todos os membros sofrem com ele; se um membro é honrado, todos os membros se regozijam com ele»! Assim Deus vos abençoe! Obrigado.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli delle varie parrocchie del Brasile. Cari amici, siamo veramente il Corpo di Cristo! Non dimentichiamo di farci vicini ai più bisognosi, ricordando le parole di San Paolo: «se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui»! Così Dio vi benedica! Grazie.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. أيّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، لنتوسّل دائمًا إلى الروح القدس الذي يفيضُ على كلِّ واحدٍ منا الحياةَ الجديدةَ، عطيّة القائم من الموت، ويضعُنا في خدمةِ الآخرِ ولمساعدتِه، جاعلاً منّا جميعًا جسدًا واحدًا مبنيًّا على الشّركةِ والمحبة! ليبارككُم الرب!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, Invochiamo sempre lo Spirito Santo. Egli infonde in ciascuno la vita nuova del Risorto e ci pone l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo cosi di noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore. Il Signore vi benedica!]

Pozdrawiam serdecznie przybyłych na audiencję pielgrzymów polskich. Dzisiaj obchodzimy liturgiczne wspomnienie świętego Jana Pawła II. Zachęcał wszystkich, by otworzyli drzwi Chrystusowi; podczas pierwszej wizyty w waszej Ojczyźnie prosił Ducha Świętego, by zstąpił i odnowił oblicze polskiej ziemi; przypomniał całemu światu tajemnicę Bożego Miłosierdzia. Niech Jego duchowe dziedzictwo nie pójdzie w zapomnienie, lecz inspiruje nas do przemyśleń i konkretnych działań dla dobra Kościoła, rodziny, społeczności. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi venuti a quest’udienza. Oggi celebriamo la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II, il quale ha invitato tutti ad aprire le porte a Cristo; nella Sua prima visita nella vostra Patria ha invocato lo Spirito Santo perché scendesse a rinnovare la terra della Polonia; a tutto il mondo ha ricordato il mistero della Divina misericordia. La Sua eredità spirituale non sia dimenticata, ma ci spinga alla riflessione e al concreto agire per il bene della Chiesa, della famiglia e della società. Sia lodato Gesù Cristo!]

 

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto i fedeli delle Diocesi della Romagna, con i loro Vescovi, e li esorto a saper ricavare dal Vangelo i criteri ispiratori per la vita personale e comunitaria. Saluto i pellegrini di Gela, che ricordano significativi eventi giubilari e quelli di Agromonte, accompagnati dai rispettivi Pastori; saluto le Serve di Maria Ministre degli infermi, che celebrano il loro Capitolo generale. Sono lieto di accogliere l’Associazione “Arance di Natale” di Camisano Vicentino, l’AVIS di Montegranaro e della Provincia di Brindisi, e il “Movimento Fraternità Apostolica”, incoraggiando il servizio che ciascuno svolge per il prossimo.

Desidero unirmi alla Comunità diocesana di Tempio-Ampurias nell’esprimere profonda vicinanza e solidarietà ai dipendenti della Compagnia aerea “Meridiana”, che stanno vivendo ore di apprensione per il loro futuro lavorativo. Auspico vivamente che si possa trovare un’equa soluzione, che tenga conto anzitutto della dignità della persona umana e delle imprescindibili necessità di tante famiglie. Per favore, faccio un appello a tutti i responsabili: nessuna famiglia senza lavoro!

Rivolgo, infine, il mio pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Il mese di ottobre ci invita a rinnovare la nostra attiva cooperazione alla missione della Chiesa. Con le fresche energie della giovinezza, con la forza della preghiera e del sacrificio e con le potenzialità della vita coniugale, sappiate essere missionari del Vangelo, offrendo il vostro concreto sostegno a quanti faticano per portarlo a chi ancora non lo conosce.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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29/10/2014 19:39
 
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UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro


Mercoledì, 29 ottobre 2014
  

La Chiesa realtà visibile e spirituale

Cari fratelli e sorelle, buongiorno

nelle catechesi precedenti abbiamo avuto modo di evidenziare come la Chiesa abbia una natura spirituale: è il corpo di Cristo, edificato nello Spirito Santo. Quando ci riferiamo alla Chiesa, però, immediatamente il pensiero va alle nostre comunità, alle nostre parrocchie, alle nostre diocesi, alle strutture nelle quali siamo soliti riunirci e, ovviamente, anche alla componente e alle figure più istituzionali che la reggono, che la governano. È questa la realtà visibile della Chiesa. Dobbiamo chiederci, allora: si tratta di due cose diverse o dell’unica Chiesa? E, se è sempre l’unica Chiesa, come possiamo intendere il rapporto tra la sua realtà visibile e quella spirituale?

1. Innanzitutto, quando parliamo della realtà visibile della Chiesa, non dobbiamo pensare solamente al Papa, ai Vescovi, ai preti, alle suore e a tutte le persone consacrate. La realtà visibile della Chiesa è costituita dai tanti fratelli e sorelle battezzati che nel mondo credono, sperano e amano. Ma tante volte sentiamo dire: “Ma, la Chiesa non fa questo, la Chiesa non fa qualcos’altro…” – “Ma, dimmi, chi è la Chiesa?” – “Sono i preti, i vescovi, il Papa…” – La Chiesa siamo tutti, noi! Tutti i battezzati siamo la Chiesa, la Chiesa di Gesù.
Da tutti coloro che seguono il Signore Gesù e che, nel suo nome, si fanno vicini agli ultimi e ai sofferenti, cercando di offrire un po’ di sollievo, di conforto e di pace. Tutti coloro che fanno ciò che il Signore ci ha comandato sono la Chiesa. Comprendiamo, allora, che anche la realtà visibile della Chiesa non è misurabile, non è conoscibile in tutta la sua pienezza: come si fa a conoscere tutto il bene che viene fatto? Tante opere di amore, tante fedeltà nelle famiglie, tanto lavoro per educare i figli, per trasmettere la fede, tanta sofferenza nei malati che offrono le loro sofferenze al Signore… Ma questo non si può misurare ed è tanto grande! Come si fa a conoscere tutte le meraviglie che, attraverso di noi, Cristo riesce ad operare nel cuore e nella vita di ogni persona? Vedete: anche la realtà visibile della Chiesa va oltre il nostro controllo, va oltre le nostre forze, ed è una realtà misteriosa, perché viene da Dio.  

2. Per comprendere il rapporto, nella Chiesa, il rapporto tra la sua realtà visibile e quella spirituale, non c’è altra via che guardare a Cristo, del quale la Chiesa costituisce il corpo e dal quale essa viene generata, in un atto di infinito amore. Anche in Cristo infatti, in forza del mistero dell’Incarnazione, riconosciamo una natura umana e una natura divina, unite nella stessa persona in modo mirabile e indissolubile. Ciò vale in modo analogo anche per la Chiesa. E come in Cristo la natura umana asseconda pienamente quella divina e si pone al suo servizio, in funzione del compimento della salvezza, così avviene, nella Chiesa, per la sua realtà visibile, nei confronti di quella spirituale. Anche la Chiesa, quindi, è un mistero, nel quale ciò che non si vede è più importante di ciò che si vede, e può essere riconosciuto solo con gli occhi della fede (cfr Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 8).

3. Nel caso della Chiesa, però, dobbiamo chiederci: come la realtà visibile può porsi a servizio di quella spirituale? Ancora una volta, possiamo comprenderlo guardando a Cristo. Cristo è il modello della Chiesa, perché la Chiesa è il suo corpo. E’ il modello di tutti i cristiani, di tutti noi. Quando si guarda Cristo non si sbaglia. Nel Vangelo di Luca si racconta come Gesù, tornato a Nazaret , dove era cresciuto, entrò nella sinagoga e lesse, riferendolo a se stesso, il passo del profeta Isaia dove sta scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (4,18-19). Ecco: come Cristo si è servito della sua umanità - perché era anche uomo - per annunciare e realizzare il disegno divino di redenzione e di salvezza - perché era Dio -, così deve essere anche per la Chiesa. Attraverso la sua realtà visibile, di tutto quello che si vede, i sacramenti e la testimonianza di tutti noi cristiani,  la Chiesa è chiamata ogni giorno a farsi vicina ad ogni uomo, a cominciare da chi è povero, da chi soffre e da chi è emarginato, in modo da continuare a far sentire su tutti lo sguardo compassionevole e misericordioso di Gesù.

Cari fratelli e sorelle, spesso come Chiesa facciamo esperienza della nostra fragilità e dei nostri limiti. Tutti ne abbiamo. Tutti siamo peccatori. Nessuno di tutti noi può dire: “Io non sono peccatore”. Ma se qualcuno di noi si sente che non è peccatore, alzi la mano. Tutti lo siamo. E questa fragilità, questi limiti, questi nostri peccati, è giusto che procurino in noi un profondo dispiacere, soprattutto quando diamo cattivo esempio e ci accorgiamo di diventare motivo di scandalo.

Quante volte abbiamo sentito, nel quartiere: “Ma, quella persona di là, va sempre in Chiesa ma sparla di tutti…”. Questo non è cristiano, è un cattivo esempio: è un peccato.
E così noi diamo un cattivo esempio: “E, insomma, se questo o questa è cristiano, io mi faccio ateo”.  La nostra testimonianza è quella di far capire cosa significa essere cristiano. Chiediamo di non essere motivo di scandalo. Chiediamo il dono della fede, perché possiamo comprendere come, nonostante la nostra pochezza e la nostra povertà, il Signore ci ha reso davvero strumento di grazia e segno visibile del suo amore per tutta l’umanità. Possiamo diventare motivo di scandalo, sì. Ma possiamo anche diventare motivo di testimonianza, dicendo con la nostra vita quello che Gesù vuole da noi.

Saluti:

 

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Zbliżamy się do uroczystości Wszystkich Świętych. Dziękujemy Panu za wszystkich mężczyzn i kobiety, którzy w różnych okolicznościach historycznych umieli współpracować z Bożą łaską i mieli odwagę dawać świadectwo wiary, nadziei i miłości w codziennym życiu. Uczmy się od nich jak stawać się świętymi w naszych czasach! Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Ci stiamo avvicinando alla solennità di Tutti i Santi. Ringraziamo il Signore per tutti gli uomini e le donne che nelle diverse circostanze storiche hanno saputo collaborare con la grazia divina e hanno avuto il coraggio di dare testimonianza della fede, della speranza e della carità nella vita quotidiana. Impariamo da loro come diventare santi nel nostro tempo! Sia lodato Gesù Cristo!]

Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne Detský spevokol Vinimini z Bardejova. 
Milé deti, spievajte Pánovi novú pieseň ústami, ale predovšetkým svojim kresťanským životom. S láskou žehnám vás i vaše rodiny vo vlasti. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi, particolarmente il Coro dei bambini Vinimini da Bardejov. 
Cari ragazzi, cantate al Signore un canto nuovo con la bocca e soprattutto con la vita cristiana. Volentieri benedico voi e le vostre famiglie in Patria. Sia lodato Gesù Cristo!]

APPELLO

Di fronte all’aggravarsi dell’epidemia di ebola, desidero esprimere la mia viva preoccupazione per questa implacabile malattia che si sta diffondendo specialmente nel Continente africano, soprattutto tra le popolazioni più disagiate. Sono vicino con l’affetto e la preghiera alle persone colpite, come pure ai medici, agli infermieri, ai volontari, agli istituti religiosi e alle associazioni, che si prodigano eroicamente per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle ammalati. Rinnovo il mio appello, affinché la Comunità Internazionale metta in atto ogni necessario sforzo per debellare questo virus, alleviando concretamente i disagi e le sofferenze di quanti sono così duramente provati.

Vi invito a pregare per loro e per quanti hanno perso la vita.

* * *

 

Rivolgo infine un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ci avviciniamo alla Solennità di tutti i Santi. Cari giovani, guardate ai Santi come a modelli di vita; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza per quanti hanno bisogno di conversione; e voi, cari sposi novelli, curate la crescita nella fede della vostra casa coniugale.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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05/11/2014 12:30
 
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Mercoledì, 5 novembre 2014


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La Chiesa - 12. Santa Madre Chiesa Gerarchica

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Abbiamo sentito le cose che l’apostolo Paolo dice al vescovo Tito. Ma quante virtù dobbiamo avere, noi vescovi? Abbiamo sentito tutti, no? Non è facile, non è facile, perché noi siamo peccatori. Ma ci affidiamo alla vostra preghiera, perché almeno ci avviciniamo a queste cose che l’apostolo Paolo consiglia a tutti i vescovi. D’accordo? Pregherete per noi?

Abbiamo già avuto modo di sottolineare, nelle catechesi precedenti, come lo Spirito Santo ricolmi sempre la Chiesa dei suoi doni, con abbondanza. Ora, nella potenza e nella grazia del suo Spirito, Cristo non manca di suscitare dei ministeri, al fine di edificare le comunità cristiane come suo corpo. Tra questi ministeri, si distingue quello episcopale. Nel Vescovo, coadiuvato dai Presbiteri e dai Diaconi, è Cristo stesso che si rende presente e che continua a prendersi cura della sua Chiesa, assicurando la sua protezione e la sua guida.

1. Nella presenza e nel ministero dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi possiamo riconoscere il vero volto della Chiesa: è la Santa Madre Chiesa Gerarchica. E davvero, attraverso questi fratelli scelti dal Signore e consacrati con il sacramento dell’Ordine, la Chiesa esercita la sua maternità: ci genera nel Battesimo come cristiani, facendoci rinascere in Cristo; veglia sulla nostra crescita nella fede; ci accompagna fra le braccia del Padre, per ricevere il suo perdono; prepara per noi la mensa eucaristica, dove ci nutre con la Parola di Dio e il Corpo e il Sangue di Gesù; invoca su di noi la benedizione di Dio e la forza del suo Spirito, sostenendoci per tutto il corso della nostra vita e avvolgendoci della sua tenerezza e del suo calore, soprattutto nei momenti più delicati della prova, della sofferenza e della morte.

2. Questa maternità della Chiesa si esprime in particolare nella persona del Vescovo e nel suo ministero. Infatti, come Gesù ha scelto gli Apostoli e li ha inviati ad annunciare il Vangelo e a pascere il suo gregge, così i Vescovi, loro successori, sono posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro.
Comprendiamo, quindi, che non si tratta di una posizione di prestigio, di una carica onorifica. L’episcopato non è un’onorificenza, è un servizio. Gesù l’ha voluto così. Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana.

La mentalità mondana dice: “Quest’uomo ha fatto la carriera ecclesiastica, è diventato vescovo”. No, no, nella Chiesa non deve esserci posto per questa mentalità. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi. Essere Vescovi vuol dire tenere sempre davanti agli occhi l’esempio di Gesù che, come Buon Pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire (cfr Mt 20,28; Mc 10,45) e per dare la sua vita per le sue pecore (cfr Gv 10,11). I santi Vescovi – e sono tanti nella storia della Chiesa, tanti vescovi santi – ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). E’ triste quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità.

3. C’è un altro elemento prezioso, che merita di essere messo in evidenza. Quando Gesù ha scelto e chiamato gli Apostoli, li ha pensati non separati l’uno dall’altro, ognuno per conto proprio, ma insieme, perché stessero con Lui, uniti, come una sola famiglia. Anche i Vescovi costituiscono un unico collegio, raccolto attorno al Papa, il quale è custode e garante di questa profonda comunione, che stava tanto a cuore a Gesù e ai suoi stessi Apostoli. Com’è bello, allora, quando i Vescovi, con il Papa, esprimono questa collegialità e cercano di essere sempre più e meglio servitori dei fedeli, più servitori nella Chiesa! Lo abbiamo sperimentato recentemente nell’Assemblea del Sinodo sulla famiglia. Ma pensiamo a tutti i Vescovi sparsi nel mondo che, pur vivendo in località, culture, sensibilità e tradizioni differenti e lontane tra loro, da una parte all’altra – un vescovo mi diceva l’altro giorno che per arrivare a Roma erano necessarie, da dove lui era, più di 30 ore di aereo –  si sentono parte l’uno dell’altro e diventano espressione del legame intimo, in Cristo, tra le loro comunità. E nella comune preghiera ecclesiale tutti i Vescovi si pongono insieme in ascolto del Signore e dello Spirito, potendo così porre attenzione in profondità all’uomo e ai segni dei tempi (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 4).

Cari amici, tutto questo ci fa comprendere perché le comunità cristiane riconoscono nel Vescovo un dono grande, e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comunione con lui, a partire dai presbiteri e dai diaconi. Non c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. Questa Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata. Gesù ha voluto questa unione di tutti i fedeli col vescovo, anche dei diaconi e dei presbiteri. E questo lo fanno nella consapevolezza che è proprio nel Vescovo che si rende visibile il legame di ciascuna Chiesa con gli Apostoli e con tutte le altre comunità, unite con i loro Vescovi e il Papa nell’unica Chiesa del Signore Gesù, che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica. Grazie.

 


Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les prêtres de Namur avec leur Évêque Monseigneur Vancottem, et les jeunes du collège Fénelon-Sainte-Marie de Paris.
Je vous invite, chacun, à vivre une sincère et profonde communion avec l’Évêque que le Seigneur vous donne comme pasteur, pour recevoir de lui tous les biens que l’Eglise, comme une mère, vous transmet.
Bon pèlerinage !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i sacerdoti di Namur con il loro Vescovo Monsignor Vancottem, e i giovani del collegio Fénelon-Sainte-Marie di Parigi. Invito ciascuno a vivere una sincera e profonda comunione con il Vescovo che il Signore vi dona come pastori, per ricevere da lui tutti i beni, che la Chiesa, come una madre, vi trasmette. 
Buon pellegrinaggio!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from England, Malta, Denmark, Japan and the United States of America. Upon all of you, and your families, I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Malta, Danimarca, Giappone e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Brüder und Schwestern deutscher Sprache, insbesondere die zahlreichen Pilger aus dem Emsland und die Schüler der Realschule Maria Stern aus Nördlingen. Der Heilige Geist stärke eure Gemeinschaft, er lehre euch, Gott mit eurem Leben zu loben und den Mitmenschen Gutes zu tun. Gott segne euch!

[Rivolgo un cordiale saluto ai fratelli e sorelle di lingua tedesca, in particolare ai numerosi pellegrini dell’Emsland e agli alunni della scuola Maria Stern di Nördlingen. Lo Spirito Santo rafforzi le vostre comunità, vi insegni a lodare il Signore con la vita e a fare del bene al prossimo. Dio vi benedica!]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, México, Puerto Rico, Venezuela, Chile y otros países latinoamericanos. Invito a todos a agradecer al Señor el servicio de los obispos en la Iglesia, acompañándolos con el afecto, la cercanía y la oración. Muchas gracias y que Dios los bendiga.

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos presbíteros da diocese de Jundiaí com o seu bispo e os grupos de fiéis de Aracaju, Brotas e Bom Fim. Queridos irmãos, rezai pelos vossos Bispos, que são garantes da verdadeira fé e sinal vivo da presença do Senhor no meio de vós. Rezai também por mim. Agradeço-vos de coração. Que Deus vos abençoe!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai presbiteri della diocesi di Jundiaí con il loro Vescovo e ai diversi gruppi di fedeli di Aracajú, Brótas e Bom Fim. Cari fratelli, pregate per i vostri Vescovi, che sono garanti della vera fede e segno vivo della presenza del Signore in mezzo a voi. Pregate anche per me. Vi ringrazio di cuore. Dio vi benedica!]

 

أحيي جميع المؤمنين الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من لبنان ومن سوريا. ليست الأسقفية وظيفة للتباهي أو التسلط بل هي رسالة للخدمة وللتفاني، على مثال الراعي الصالح يسوع المسيح. فأحبوا أساقفتكم والكهنة والشمامسة وصلوا من أجلهم كي يكونوا دائما علامة منظورة لحضور المسيح بين شعبه وأداة للشركة وللوحدة وسيلة للبركة والخلاص. ليبارككم الرب ويحرسكم دائما من الشرير!

[Rivolgo un caro benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Libano e dalla Siria. L’episcopato non è una carica di prestigio o di onore ma è una missione di servizio e di dedizione, sull’esempio del Buon Pastore Gesù Cristo. Amate i vostri Vescovi, i presbiteri e i diaconi e pregate per loro, affinché siano sempre un segno visibile di Cristo tra il Suo popolo, uno strumento di comunione e di unità e un mezzo di benedizione e di salvezza. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre dal maligno!]

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Moi drodzy, w najbliższą niedzielę Kościół w Polsce będzie obchodził szósty Dzień Solidarności z Kościołem Prześladowanym, który w tym roku jest poświęcony Syrii. Bądźcie bliscy braciom, którzy w tym kraju i w innych częściach świata cierpią z powodu bratobójczych wojen i przemocy. Niech dzięki waszej jedności w modlitwie i konkretnym gestom pomocy materialnej odczuwają troskliwą obecność i miłość Chrystusa. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Carissimi, domenica prossima la Chiesa in Polonia celebrerà la VI Giornata di Solidarietà con la Chiesa Perseguitata, che quest’anno è dedicata alla Siria. Siate vicini ai fratelli che in quel Paese e in altre parti del mondo soffrono a causa delle guerre fratricide e della violenza. Grazie alla vostra unione nelle preghiere ed ai gesti concreti di aiuto materiale sentano la premurosa presenza e l’amore di Cristo. Dio vi benedica!]

* * *

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! In questa udienza siamo collegati con i nostri fratelli ammalati, perché siccome c’era pericolo di pioggia, loro stanno nell’Aula Paolo VI, collegati con noi con il maxischermo.
Sono lieto di annunciare che, a Dio piacendo, il 21 giugno prossimo, mi recherò in pellegrinaggio a Torino per venerare la Sacra Sindone e onorare San Giovanni Bosco, nella ricorrenza bicentenaria della sua nascita.

Rivolgo un particolare pensiero a tutti gli ammalati di SLA e, mentre assicuro la mia vicinanza e la preghiera, auspico che tutta la società civile sostenga le loro famiglie ad affrontare tale grave condizione di sofferenza.

Rivolgo infine un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Carlo Borromeo, intrepido pastore di Milano. Il suo vigore spirituale stimoli voi, cari giovani, a prendere sul serio la fede nella vostra vita; la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore difficoltà; e la sua dedizione apostolica ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dell’educazione cristiana nella vostra casa coniugale.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/11/2014 12:39
 
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Mercoledì, 12 novembre 2014

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La Chiesa - 13. Vescovi - Presbiteri - Diaconi

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Abbiamo evidenziato nella catechesi precedente come il Signore continui a pascere il suo gregge attraverso il ministero dei vescovi, coadiuvati dai presbiteri e dai diaconi. È in loro che Gesù si rende presente, nella potenza del suo Spirito, e continua a servire la Chiesa, alimentando in essa la fede, la speranza e la testimonianza della carità. Questi ministeri costituiscono, quindi, un dono grande del Signore per ogni comunità cristiana e per la Chiesa intera, in quanto sono un segno vivo della sua presenza e del suo amore.

Oggi vogliamo domandarci: che cosa viene richiesto a questi ministri della Chiesa, perché possano vivere in modo autentico e fecondo il proprio servizio?

1. Nelle “Lettere pastorali” inviate ai suoi discepoli Timoteo e Tito, l’apostolo Paolo si sofferma con cura sulla figura dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi, - anche sulla figura dei fedeli, degli anziani, dei giovani. Si sofferma in una descrizione di ogni cristiano nella Chiesa, delineando per i vescovi, i presbiteri e i diaconi, ciò a cui essi sono chiamati e le prerogative che devono essere riconosciute in coloro che vengono scelti e investiti di questi ministeri.
Ora, è emblematico come, insieme alle doti inerenti la fede e la vita spirituale - che non possono essere trascurate, perché sono la vita stessa -, vengano elencate alcune qualità squisitamente umane: l’accoglienza, la sobrietà, la pazienza, la mitezza, l’affidabilità, la bontà di cuore.
E’ questo l’alfabeto, la grammatica di base di ogni ministero! Deve essere la grammatica di base di ogni vescovo, di ogni prete, di ogni diacono. Sì, perché senza questa predisposizione bella e genuina a incontrare, a conoscere, a dialogare, ad apprezzare e a relazionarsi con i fratelli in modo rispettoso e sincero, non è possibile offrire un servizio e una testimonianza davvero gioiosi e credibili.

2. C’è poi un atteggiamento di fondo che Paolo raccomanda ai suoi discepoli e, di conseguenza, a tutti coloro che vengono investiti del ministero pastorale, siano essi vescovi, sacerdoti, presbiteri o diaconi. L’apostolo esorta a ravvivare continuamente il dono che è stato ricevuto (cfr 1 Tm 4,14; 2 Tm 1,6). Questo significa che deve essere sempre viva la consapevolezza che non si è vescovi, sacerdoti o diaconi perché si è più intelligenti, più bravi e migliori degli altri, ma solo in forza di un dono, un dono d’amore elargito da Dio, nella potenza del suo Spirito, per il bene del suo popolo. Questa consapevolezza è davvero importante e costituisce una grazia da chiedere ogni giorno! Infatti, un Pastore che è cosciente che il proprio ministero scaturisce unicamente dalla misericordia e dal cuore di Dio non potrà mai assumere un atteggiamento autoritario, come se tutti fossero ai suoi piedi e la comunità fosse la sua proprietà, il suo regno personale.

3. La consapevolezza che tutto è dono, tutto è grazia, aiuta un Pastore anche a non cadere nella tentazione di porsi al centro dell’attenzione e di confidare soltanto in se stesso. Sono le tentazioni della vanità, dell’orgoglio, della sufficienza, della superbia. Guai se un vescovo, un sacerdote o un diacono pensassero di sapere tutto, di avere sempre la risposta giusta per ogni cosa e di non avere bisogno di nessuno. Al contrario, la coscienza di essere lui per primo oggetto della misericordia e della compassione di Dio deve portare un ministro della Chiesa ad essere sempre umile e comprensivo nei confronti degli altri. Pur nella consapevolezza di essere chiamato a custodire con coraggio il deposito della fede (cfr 1 Tm 6,20), egli si metterà in ascolto della gente. E’ cosciente, infatti, di avere sempre qualcosa da imparare, anche da coloro che possono essere ancora lontani dalla fede e dalla Chiesa. Con i propri confratelli, poi, tutto questo deve portare ad assumere un atteggiamento nuovo, improntato alla condivisione, alla corresponsabilità e alla comunione.

Cari amici, dobbiamo essere sempre grati al Signore, perché nella persona e nel ministero dei vescovi, dei sacerdoti e dei diaconi continua a guidare e a formare la sua Chiesa, facendola crescere lungo la via della santità. Allo stesso tempo, dobbiamo continuare a pregare, perché i Pastori delle nostre comunità possano essere immagine viva della comunione e dell’amore di Dio.


Saluti:

Je suis heureux de vous accueillir, chers pèlerins de langue française, en particulier les groupes venant de France. Je vous invite à prier le Seigneur pour que les Pasteurs de vos communautés soient toujours des images vivantes de la communion et de l’amour de Dieu pour tous. Que Dieu vous bénisse !

[Sono lieto di accogliere i cari pellegrini di lingua francese, in particolare i gruppi provenienti dalla Francia. Vi invito a pregare il Signore perché i Pastori delle vostre comunità siano sempre immagini viventi della comunione e dell’amore di Dio per tutti. Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from England, Denmark, South Africa, Indonesia, Japan and the United States of America. I thanks the choirs for their praise of God in song. Upon all of you, and your families, I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Danimarca, Sud Africa, Indonesia, Giappone e Stati Uniti d’America. Ringrazio i cori per la loro lode a Dio attraverso il canto. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Sehr herzlich heiße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache willkommen. Insbesondere grüße ich die Gruppe von Patienten des Palliativzentrums Landshut. Danken wir dem Herrn, dass er durch den Dienst der Bischöfe, Priester und Diakonen seine Kirche leitet und formt, und beten wir für die Hirten, dass sie immer mehr lebendiges Abbild der Gemeinschaft und der Liebe Gottes sind. Der Herr behüte euch allezeit.

[Un caloroso benvenuto ai pellegrini e visitatori provenienti dai Paesi di lingua tedesca. Saluto in particolare il gruppo di pazienti del Centro di cure palliative di Landshut. Grati al Signore che nel ministero dei vescovi, dei sacerdoti e dei diaconi continua a guidare e formare la sua Chiesa, vogliamo pregare per i pastori affinché possano essere sempre di più immagine viva della comunione e dell’amore di Dio. Il Signore vi protegga sempre.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, México, y quiero de alguna manera expresar a los mexicanos, a los aquí presentes y a los que están en la patria, mi cercanía en este momento doloroso de legal desaparición, pero, sabemos, de asesinato de los estudiantes. Se hace visible la realidad dramática de toda la criminalidad que está detrás del comercio y tráfico de drogas. Estoy cerca de ustedes y de sus familias. De Guatemala, y Chile. Me agradó ver el grupo de militares chilenos en estos días en que estamos conmemorando el trigésimo aniversario de la firma del tratado de paz entre Argentina y Chile. Los límites ya están claros, no nos vamos a seguir peleando por los límites; nos vamos a pelear por otras cosas, pero no por eso. Pero hay una cosa que quiero hacer notar: esto se dio gracias a la voluntad de diálogo. Solamente cuando hay voluntad de diálogo se solucionan las cosas. Y quiero también elevar un pensamiento de gratitud a san Juan Pablo II y al Cardenal Samorè, que tanto hicieron para lograr esta paz entre nosotros. Ojalá todos los pueblos que tengan conflictos de cualquier índole, sean limítrofes o culturales, se animen a solucionarlos en la mesa del diálogo y no en la crueldad de una guerra. Saludo a todos los ciudadanos de los demás países latinoamericanos presentes. Invito a todos a dar gracias a Dios por las personas que ejercen un ministerio de guía en la Iglesia y la hacen crecer en santidad. Recemos para que sean siempre imagen viva del amor de Dios. Muchas gracias.

Amados peregrinos de língua portugesa, saúdo-vos cordialmente a todos, com menção especial para os paroquianos de Nossa Senhora de Guadalupe de Curitiba e os diocesanos de Tubarão, os fiéis da Capela Militar Nossa Senhora da Conceição e da paróquia Jardim da Imaculada. Não nos cansemos de vigiar sobre os nossos pensamentos e atitudes para saborear desde já o calor e o esplendor do rosto de Deus, que havemos de contemplar em toda a sua beleza na vida eterna. Desça, generosa, a sua Bênção sobre vós e vossas famílias!

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, con una menzione speciale per i parrocchiani di “Nossa Senhora de Guadalupe” di Curitiba e i diocesani di Tubarão, i fedeli della Cappella Militare “Nossa Senhora da Conceição” e della parrocchia “Jardim da Imaculada”. Non stanchiamoci di vigilare sui nostri pensieri e atteggiamenti per pregustare fin d’ora il calore e lo splendore del volto di Dio, che contempleremo in tutta la sua bellezza nella vita eterna. Scenda, generosa, la sua Benedizione su di voi e sulle vostre famiglie!]

أتوجه بتحية مودة إلى جميع المؤمنين الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من المملكة الأردنية الهاشمية. يؤكد القديس بولس أن الله قد "اختار جهال العالم ليخزي الحكماء واختار الله ضعفاء العالم ليخزي الأقوياء واختار الله أدنياء العالم... لكي لا يفتخر كل ذي جسد أمامه" (1 كو 1، 28-29). فدعوة الله هي دائما ثمرة لسخائه ولعطفه ولرحمته. فصلوا من أجل رعاتكم ليعيشوا تكريسهم بروح التواضع والخدمة والإصغاء، كي يصيروا صورة حية لشركة ولمحبة الله. ليبارككم الرب ويحرسكم دائما من الشرير!

[Rivolgo un caro benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania. Afferma San Paolo che Dio «ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla […] perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1Cor 1,28-29). La chiamata di Dio è sempre frutto della Sua generosità, compassione e misericordia. Pregate dunque per i vostri Pastori affinché vivano il loro ministero con uno spirito di umiltà, di servizio e di ascolto e diventino immagine viva della comunione e dell’amore di Dio. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre dal maligno!]

Pozdrawiam pielgrzymów polskich. Dzisiaj przypada 25-lecie kanonizacji Brata Alberta – Adama Chmielowskiego. Święty Jan Paweł II nazwał go „Patronem trudnego przełomu w waszej Ojczyźnie i w Europie”. Uczmy się od niego wdrażania w życie miłości miłosiernej wobec najbardziej potrzebujących, niesienia pomocy tym, którzy noszą w sobie Obraz Chrystusa – „Ecce Homo”. Niech dewiza życiowa Brata Alberta „Być dobrym jak chleb” owocuje w naszym codziennym życiu, w naszej trosce o braci. Z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi ricorre il 25° della canonizzazione di Fra’ Alberto – Adam Chmielowski. Papa San Giovanni Paolo II l’aveva chiamato “Patrono della difficile svolta nella vostra patria e nell’Europa”. Impariamo da lui a mettere in pratica l’amore misericordioso verso i più bisognosi, che sono l’immagine viva di Cristo – “Ecce Homo”. Il motto di Fra’ Alberto “Essere buono come il pane” fruttifichi in noi con la sollecitudine per i fratelli. Vi benedico di cuore.]

Radosno pozdravljam sve hrvatske hodočasnike, a na poseban način Delegaciju Ministarstava obrane, unutarnjih poslova i branitelja, te djelatnike Vojnog ordinarijata zajedno s njihovim biskupom, monsinjorom Jurjem Jezerincom. Dragi prijatelji, neka Božji blagoslov bude uvijek nad vama i nad vašim obiteljima te vas čuva u radosti i miru. Hvaljen Isus i Marija!

[Saluto con gioia i pellegrini croati, in modo speciale la Delegazione delle Autorità del Ministero della Difesa, degli Affari interni, dei Veterani e gli ufficiali dell’Ordinariato Militare accompagnati dal loro Vescovo, Mons. Juraj Jezerinac. 
Cari amici, la Benedizione di Dio sia sempre su di voi e sulle vostre famiglie e vi custodisca nella gioia e nella pace. Siano lodati Gesù e Maria!]

 


APPELLO

Con grande trepidazione seguo le drammatiche vicende dei cristiani che in varie parti del mondo sono perseguitati e uccisi a motivo del loro credo religioso. Sento il bisogno di esprimere la mia profonda vicinanza spirituale alle comunità cristiane duramente colpite da un’assurda violenza che non accenna a fermarsi, mentre incoraggio i Pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Ancora una volta, rivolgo un accorato appello a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale, come pure a tutte le persone di buona volontà, affinché si intraprenda una vasta mobilitazione di coscienze in favore dei cristiani perseguitati. Essi hanno il diritto di ritrovare nei propri Paesi sicurezza e serenità, professando liberamente la nostra fede. E adesso per tutti i cristiani, perseguitati perché cristiani, vi invito a pregare il Padre Nostro.

* * *

 

Rivolgo un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Martino, Vescovo di Tours. La sua grande carità sia di esempio a voi, cari giovani, per vivere la vita come una donazione; il suo abbandono in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti bui della sofferenza; e il suo vigore spirituale ricordi a voi, cari sposi novelli, la centralità della fede nel cammino coniugale.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Mercoledì, 19 novembre 2014

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La Chiesa - 14. Universale vocazione alla Santità

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Un grande dono del Concilio Vaticano II è stato quello di aver recuperato una visione di Chiesa fondata sulla comunione, e di aver ricompreso anche il principio dell’autorità e della gerarchia in tale prospettiva. Questo ci ha aiutato a capire meglio che tutti i cristiani, in quanto battezzati, hanno uguale dignità davanti al Signore e sono accomunati dalla stessa vocazione, che è quella alla santità (cfr Cost. Lumen gentium, 39-42). Ora ci domandiamo: in che cosa consiste questa vocazione universale ad essere santi? E come possiamo realizzarla?

1. Innanzitutto dobbiamo avere ben presente che la santità non è qualcosa che ci procuriamo noi, che otteniamo noi con le nostre qualità e le nostre capacità. La santità è un dono, è il dono che ci fa il Signore Gesù, quando ci prende con sé e ci riveste di se stesso, ci rende come Lui. Nella Lettera agli Efesini, l’apostolo Paolo afferma che «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa» (Ef 5,25-26). Ecco, davvero la santità è il volto più bello della Chiesa, il volto più bello: è riscoprirsi in comunione con Dio, nella pienezza della sua vita e del suo amore. Si capisce, allora, che la santità non è una prerogativa soltanto di alcuni: la santità è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano.

2. Tutto questo ci fa comprendere che, per essere santi, non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi: no, tutti siamo chiamati a diventare santi! Tante volte, poi, siamo tentati di pensare che la santità sia riservata soltanto a coloro che hanno la possibilità di staccarsi dalle faccende ordinarie, per dedicarsi esclusivamente alla preghiera. Ma non è così! Qualcuno pensa che la santità è chiudere gli occhi e fare la faccia da immaginetta. No! Non è questo la santità! La santità è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi.

E ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova. Ma tu sei consacrato, sei consacrata? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli.


“Ma, padre, io lavoro in una fabbrica; io lavoro come ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo…” – “Sì, si può! Lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te”.

Sempre in ogni posto si può diventare santo, cioè ci si può aprire a questa grazia che ci lavora dentro e ci porta alla santità. Sei genitore o nonno? Sii santo insegnando con passione ai figli o ai nipoti a conoscere e a seguire Gesù. E ci vuole tanta pazienza per questo, per essere un buon genitore, un buon nonno, una buona madre, una buona nonna, ci vuole tanta pazienza e in questa pazienza viene la santità: esercitando la pazienza. Sei catechista, educatore o volontario? Sii santo diventando segno visibile dell’amore di Dio e della sua presenza accanto a noi. Ecco: ogni stato di vita porta alla santità, sempre! A casa tua, sulla strada, al lavoro, in Chiesa, in quel momento e nel tuo stato di vita è stata aperta la strada verso la santità. Non scoraggiatevi di andare su questa strada. E’ proprio Dio che ci dà la grazia. Solo questo chiede il Signore: che noi siamo in comunione con Lui e al servizio dei fratelli.

3. A questo punto, ciascuno di noi può fare un po’ di esame di coscienza, adesso possiamo farlo, ognuno risponde a se stesso, dentro, in silenzio: come abbiamo risposto finora alla chiamata del Signore alla santità? Ho voglia di diventare un po’ migliore, di essere più cristiano, più cristiana? Questa è la strada della santità. Quando il Signore ci invita a diventare santi, non ci chiama a qualcosa di pesante, di triste… Tutt’altro!
È l’invito a condividere la sua gioia, a vivere e a offrire con gioia ogni momento della nostra vita, facendolo diventare allo stesso tempo un dono d’amore per le persone che ci stanno accanto. Se comprendiamo questo, tutto cambia e acquista un significato nuovo, un significato bello, un significato a cominciare dalle piccole cose di ogni giorno.

Un esempio. Una signora va al mercato a fare la spesa e trova una vicina e incominciano a parlare e poi vengono le chiacchiere e questa signora dice: “No, no, no io non sparlerò di nessuno.” Questo è un passo verso la santità, ti aiuta a diventare più santo. Poi, a casa tua, il figlio ti chiede di parlare un po’ delle sue cose fantasiose: “Oh, sono tanto stanco, ho lavorato tanto oggi…” – “Ma tu accomodati e ascolta tuo figlio, che ha bisogno!”.
E tu ti accomodi, lo ascolti con pazienza: questo è un passo verso la santità. Poi finisce la giornata, siamo tutti stanchi, ma c’è la preghiera. Facciamo la preghiera: anche questo è un passo verso la santità. Poi arriva la domenica e andiamo a Messa, facciamo la comunione, a volte preceduta da una bella confessione che ci pulisca un po’. Questo è un passo verso la santità. Poi pensiamo alla Madonna, tanto buona, tanto bella, e prendiamo il rosario e la preghiamo. Questo è un passo verso la santità. Poi vado per strada, vedo un povero un bisognoso, mi fermo gli domando, gli do qualcosa: è un passo alla santità. Sono piccole cose, ma tanti piccoli passi verso la santità. Ogni passo verso la santità ci renderà delle persone migliori, libere dall’egoismo e dalla chiusura in se stesse, e aperte ai fratelli e alle loro necessità.

Cari amici, nella Prima Lettera di san Pietro ci viene rivolta questa esortazione: «Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo» (4,10-11). Ecco l’invito alla santità! Accogliamolo con gioia, e sosteniamoci gli uni gli altri, perché il cammino verso la santità non si percorre da soli, ognuno per conto proprio, ma si percorre insieme, in quell’unico corpo che è la Chiesa, amata e resa santa dal Signore Gesù Cristo. Andiamo avanti con coraggio, in questa strada della santità.


Saluti:

Je salue bien cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les personnes venant de France et du Cameroun.
J’invite chacun d’entre vous à s’interroger sur la manière dont il a déjà répondu à l’appel du Seigneur à la sainteté. Accueillons-le avec joie et soutenons-nous les uns les autres sur ce chemin.
Bon pèlerinage !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli venuti da Francia e Cameroun. 
Invito ciascuno di voi a interrogarsi sul modo in cui ha già risposto alla chiamata del Signore alla santità. Accogliamolo con gioia e sosteniamoci gli uni gli altri su questo cammino. Buon pellegrinaggio!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from England, Denmark, Japan and the United States of America. I thanks the choirs for their praise of God in song. Upon all of you, and your families, I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Danimarca, Giappone e Stati Uniti d’America. Ringrazio i cori per la loro lode a Dio attraverso il canto. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Willkommensgruß sage ich den Pilgern und Besuchern deutscher Sprache. Ich wünsche euch einen schönen und anregenden Aufenthalt in Rom, wie auch die Erfahrung einer lebendigen und solidarischen Gemeinschaft unter den Mitreisenden. Der Heilige Geist helfe euch, heilig zu werden, und geleite euch auf all euren Wegen.

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Vi auguro un soggiorno bello e stimolante a Roma, come pure l’esperienza di una comunione viva e solidale con i compagni di viaggio. Lo Spirito Santo vi aiuti a diventare santi e vi conduca sul vostro cammino.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, México, Costa Rica y República Dominicana, así como a los venidos de otros países latinoamericanos. Acojamos con alegría la invitación a la santidad y sostengámonos los unos a los otros en este camino que no se recorre solo, sino en comunión con aquel único cuerpo que es la Iglesia. Nuestra santa Madre la Iglesia jerárquica. Muchas gracias y que el Señor les bendiga.

Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos fiéis das paróquias «Nossa Senhora Stella Maris» e «Santa Rita de Cássia». Queridos amigos, recordem que nunca estamos sozinhos, mas caminhamos juntos, ajudando-nos uns aos outros a viver segundo o Evangelho de Jesus para nos tornarmos santos, fazendo da própria vida um dom de amor para as pessoas que nos rodeiam. Que Deus vos abençoe a vós e a vossos entes queridos!

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai fedeli delle parrocchie «Nossa Senhora Stella Maris» e «Santa Rita de Cássia». Cari amici, ricordate che non siamo mai soli, ma camminiamo insieme, aiutandoci vicendevolmente a vivere secondo il Vangelo di Gesù per diventare santi, facendo della propria vita un dono d’amore alle persone che ci stanno accanto. Dio benedica voi e quanti vi sono cari!]

أتوجه بتحية مودة إلى جميع المؤمنين الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من مصر ومن الشرق الأوسط. إن القداسة هي أن يعيش كل مسيحي حياته اليومية الاعتيادية بمحبة وبإيمان وبإخلاص وبتوبة وبشركة مع الله ومع الإخوة؛ هي ليست أن يقوم بأمور استثنائية، بل أن يقوم بالأمور الاعتيادية بمحبة استثنائية، فيحيا على الأرض حياته البشرية بطريقة إيجابية ونافعة لنفسه وللآخرين! ليحفظكم الرب ويقودكم على درب القداسة بشفاعة أمنا العذراء مريم كلية القداسة!

[Rivolgo un caro benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Egitto e dal Medio Oriente. La santità per ogni cristiano significa vivere la vita ordinaria e quotidiana con amore, fede, onestà e pentimento e in comunione con Dio e con i fratelli; essa non sta nel fare cose straordinarie ma nel compiere le cose ordinarie con un amore straordinario, vivendo la propria vita sulla terra in maniera positiva e utile per sé e per gli altri. Il Signore vi protegga e vi guidi sulla via della santità per intercessione della nostra Madre, la Santissima Vergine Maria!]

Serdeczne pozdrowienie kieruję do polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, wczoraj obchodziliśmy wspomnienie błogosławione Karoliny Kózki, dziewicy i męczennicy, w setną rocznicę jej śmierci. Ta młoda dziewczyna realizowała swoje powołanie do świętości przez służbę bliźnim, przez troskę o czystość serca i wierność Chrystusowi aż do poświęcenia życia. Niech jej przykład zachęca wszystkich, szczególnie młodych, do poszukiwania dróg świętości, nawet idąc po prąd współczesnych tendencji łatwego życia, skoncentrowanego na egoistycznej przyjemności. Opiece błogosławionej Patronki powierzam członków „Ruchu Czystych Serc”. Niech Bóg wam wszystkim błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, ieri abbiamo celebrato la memoria della beata Karolina Kózka, vergine e martire, nel centenario della sua morte. Questa giovane ragazza ha realizzato la sua vocazione alla santità dedicandosi al servizio del prossimo, attraverso la cura per la purezza del cuore e la fedeltà a Cristo fino a dare la vita. Il suo esempio incoraggi tutti, particolarmente i giovani, a cercare le vie della santità, anche andando controcorrente alle odierne tendenze di vita facile, concentrata sul piacere egoistico. Alla protezione della beata Patrona affido i membri del “Movimento dei Cuori Puri”. Dio benedica tutti voi!]


APPELLI

Seguo con preoccupazione l’allarmante aumento della tensione a Gerusalemme e in altre zone della Terra Santa, con episodi inaccettabili di violenza che non risparmiano neanche i luoghi di culto. Assicuro una particolare preghiera per tutte le vittime di tale drammatica situazione e per quanti più ne soffrono le conseguenze. Dal profondo del cuore, rivolgo alle parti implicate un appello affinché si ponga fine alla spirale di odio e di violenza e si prendano decisioni coraggiose per la riconciliazione e la pace. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento!

Venerdì 21 novembre, memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro Orantibus, dedicata alle comunità religiose di clausura. È un’occasione opportuna per ringraziare il Signore del dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano a Dio nella preghiera e nel silenzio operoso, riconoscendogli quel primato che solo a Lui spetta. Ringraziamo il Signore per le testimonianze di vita claustrale e non facciamo mancare loro il nostro sostegno spirituale e materiale, per compiere tale importante missione.

* * *

 

Porgo uno speciale pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i defunti. Non dimentichiamo i nostri cari, i benefattori e tutti coloro che ci hanno preceduto nella fede: la Celebrazione eucaristica è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo offrire alle loro anime. Ricordiamo anche le vittime della recente alluvione in Liguria e nel Nord Italia: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali con quanti hanno subito dei danni.

 
   

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Mercoledì, 26 novembre 2014

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La Chiesa - 15. Pellegrina verso il Regno

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Un po’ bruttina la giornata, ma voi siete coraggiosi, complimenti! Speriamo di pregare insieme oggi.

Nel presentare la Chiesa agli uomini del nostro tempo, il Concilio Vaticano II aveva ben presente una verità fondamentale, che non bisogna mai dimenticare: la Chiesa non è una realtà statica, ferma, fine a se stessa, ma è continuamente in cammino nella storia, verso la meta ultima e meravigliosa che è il Regno dei cieli, di cui la Chiesa in terra è il germe e l’inizio (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 5).
Quando ci rivolgiamo verso questo orizzonte, ci accorgiamo che la nostra immaginazione si arresta, rivelandosi capace appena di intuire lo splendore del mistero che sovrasta i nostri sensi. E sorgono spontanee in noi alcune domande: quando avverrà questo passaggio finale? Come sarà la nuova dimensione nella quale la Chiesa entrerà? Che cosa sarà allora dell’umanità? E del creato che ci circonda? Ma queste domande  non sono nuove, le avevano già fatte i discepoli a Gesù in quel tempo: “Ma quando avverrà questo? Quando sarà il trionfo dello Spirito sulla creazione, sul creato, su tutto…”. Sono domande umane, domande antiche. Anche noi facciamo queste domande.

1. La Costituzione conciliare Gaudium et spes, di fronte a questi interrogativi che risuonano da sempre nel cuore dell’uomo, afferma: «Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità, e non sappiamo il modo in cui sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini» (n. 39).
Ecco la meta a cui tende la Chiesa: è, come dice la Bibbia, la «Gerusalemme nuova», il «Paradiso». Più che di un luogo, si tratta di uno “stato” dell’anima in cui le nostre attese più profonde saranno compiute in modo sovrabbondante e il nostro essere, come creature e come figli di Dio, giungerà alla piena maturazione. Saremo finalmente rivestiti della gioia, della pace e dell’amore di Dio in modo completo, senza più alcun limite, e saremo faccia a faccia con Lui! (cfr 1Cor13,12). E’ bello pensare questo, pensare al Cielo. Tutti noi ci troveremo lassù, tutti. E’ bello, dà forza all’anima.

2. In questa prospettiva, è bello percepire come ci sia una continuità e una comunione di fondo tra la Chiesa che è nel Cielo e quella ancora in cammino sulla terra. Coloro che già vivono al cospetto di Dio possono infatti sostenerci e intercedere per noi, pregare per noi. D’altro canto, anche noi siamo sempre invitati ad offrire opere buone, preghiere e la stessa Eucaristia per alleviare la tribolazione delle anime che sono ancora in attesa della beatitudine senza fine. Sì, perché nella prospettiva cristiana la distinzione non è più tra chi è già morto e chi non lo è ancora, ma tra chi è in Cristo e chi non lo è! Questo è l’elemento determinante, veramente decisivo per la nostra salvezza e per la nostra felicità.

3. Nello stesso tempo, la Sacra Scrittura ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio. L’apostolo Paolo lo afferma in modo esplicito, quando dice che «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). Altri testi utilizzano l’immagine del «cielo nuovo» e della «terra nuova» (cfr 2 Pt 3,13; Ap 21,1), nel senso che tutto l’universo sarà rinnovato e verrà liberato una volta per sempre da ogni traccia di male e dalla stessa morte. Quella che si prospetta, come compimento di una trasformazione che in realtà è già in atto a partire dalla morte e risurrezione di Cristo, è quindi una nuova creazione; non dunque un annientamento del cosmo e di tutto ciò che ci circonda, ma un portare ogni cosa alla sua pienezza di essere, di verità, di bellezza. Questo è il disegno che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, da sempre vuole realizzare e sta realizzando.

Cari amici, quando pensiamo a queste stupende realtà che ci attendono, ci rendiamo conto di quanto appartenere alla Chiesa sia davvero un dono meraviglioso, che porta iscritta una vocazione altissima! Chiediamo allora alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, di vegliare sempre sul nostro cammino e di aiutarci ad essere, come lei, segno gioioso di fiducia e di speranza in mezzo ai nostri fratelli.


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française.
Alors que s’achève l’année liturgique, je vous invite à méditer sur la stupéfiante réalité de la vie éternelle à laquelle nous sommes appelés, et à demander le secours de la Vierge Marie pour qu’elle nous aide à y parvenir. Je vous souhaite une sainte entrée dans le temps de l’Avent. 
Que Dieu vous bénisse !

 

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese. Mentre si conclude l’anno liturgico, vi invito a meditare sulla stupefacente realtà della vita eterna alla quale noi siamo chiamati, e a chiedere il soccorso della Vergine Maria perché ci aiuti ad entrarci. Vi auguro un santo ingresso nel tempo d’Avvento. Che Dio vi benedica!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Kenya, Nigeria, Canada and the United States. May your stay in the Eternal City confirm you in love for our Lord and his Church. May God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Kenya, Nigeria, Canada e Stati Uniti.  Il vostro soggiorno nella Città eterna vi confermi nell’amore di Cristo e della Chiesa.  Dio vi benedica tutti!]

Von Herzen grüße ich die deutschsprachigen Pilger und Besucher wie auch die Gruppe von Hörern des katholischen RadiosendersKatholieke Radio Omroep in den Niederlanden. Angesichts des göttlichen Heilsplans werden wir uns bewusst, welch wunderbares Geschenk es ist, zur Kirche zu gehören. Die heilige Gottesmutter Maria wache über uns auf unserem Pilgerweg und führe uns zu ihrem Sohn. Der Herr segne euch alle.

[Con affetto saluto i pellegrini e visitatori di lingua tedesca, come pure il gruppo di ascoltatori dell’emittente della radio cattolica KRO nei Paesi Bassi. Davanti al piano salvifico di Dio ci rendiamo conto del meraviglioso dono di appartenere alla Chiesa. La Santa Madre di Dio vegli sempre sul nostro cammino e ci guidi al suo Figlio. Il Signore vi benedica tutti.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, México, así como a los venidos de otros países latinoamericanos. Conscientes del don maravilloso de pertenecer a la Iglesia, pidamos a la Virgen María, nuestra Madre del cielo, que nos acompañe siempre y nos ayude a ser, como ella, signo gozoso de esperanza para nuestros hermanos. Muchas gracias.

Com grande afecto, saúdo os peregrinos de língua portuguesa, com votos de que possais vós todos dar-vos sempre conta do dom maravilhoso que é pertencer à Igreja. Vele sobre o vosso caminho a Virgem Maria e vos ajude a ser sinal de confiança e esperança no meio dos vossos irmãos. Sobre vós e vossas famílias desça a Bênção de Deus.

[Con grande affetto saluto i pellegrini di lingua portoghese, augurando a voi tutti di rendervi sempre conto di quanto l’appartenenza alla Chiesa sia davvero un dono meraviglioso. Vegli sul vostro cammino la Vergine Maria e vi aiuti ad essere segno di fiducia e di speranza in mezzo ai vostri fratelli. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione di Dio.]

توجه بتحية مودة إلى جميع المؤمنين الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من العراق ومن الشرق الأوسط. كثيرا ما يدفعنا العنف والألم وبشاعة الخطيئة إلى التفكير في عدالة الله التي ستكافئ كل إنسان بحسب أعماله. لهذا تشددوا وتشبثوا بالكنيسة وبإيمانكم، فتطهروا هكذا العالم بثقتكم، وتحولوه برجائكم، وتعالجوه بغفرانكم، وبشهادة محبتكم وصبركم! ليبارككم الرب ويعضدكم!

[Rivolgo un caro benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dal Medio Oriente. La violenza, la sofferenza e la gravità del peccato ci devono indurre a riporre il tutto nella giustizia di Dio che giudicherà ciascuno secondo le proprie opere. Siate forti e aggrappatevi alla Chiesa e alla vostra fede così da purificare il mondo con la vostra fiducia; trasformate con la vostra speranza e curate con il vostro perdono, con l’amore e la pazienza della vostra testimonianza! Il Signore vi protegga e vi sostenga!]

Drodzy Polacy, bracia i siostry, Uroczystość Jezusa Chrystusa Króla Wszechświata przypomniała nam, że wraz z całą wspólnotą Kościoła zdążamy do „nowego nieba” i „nowej ziemi”. Nich nasze życie będzie świadectwem, że w perspektywie tych rzeczywistości, już tu na ziemi, w naszych sercach wzrasta Królestwo prawdy, sprawiedliwości, miłości i pokoju. Niech wszystkich buduje nasza ufność pokładana w Bogu i nadzieja. Z serca wam błogosławię.

[Cari fratelli e sorelle polacchi, la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo ci ha ricordato che con tutta la Chiesa camminiamo verso “un cielo nuovo” e “una terra nuova”. La nostra vita sia la testimonianza che, in vista di queste realtà, già qui sulla terra, costruiamo nei nostri cuori il Regno di verità, di giustizia, di amore e di pace. La nostra fiducia e la nostra speranza in Dio ci edifichi tutti. Vi benedico di cuore.]

* * *

Come sapete, da venerdì prossimo a domenica mi recherò in Turchia in Viaggio Apostolico. Invito tutti a pregare perché questa visita di Pietro al fratello Andrea porti frutti di pace, sincero dialogo tra le religioni e concordia nella nazione turca.

 

Rivolgo uno speciale pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domenica prossima inizierà il Tempo liturgico dell’Avvento. Cari giovani, l’attesa del Salvatore riempia il vostro cuore di gioia; cari ammalati, non stancatevi di adorare il Signore che viene anche nella prova; e voi cari sposi novelli, imparate ad amare, sull’esempio di colui che per amore si è fatto uomo per la nostra salvezza.






ATTENZIONE, TERMINA QUI QUESTO CICLO, COME HA DETTO IL PAPA


Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

abbiamo concluso un ciclo di catechesi sulla Chiesa (cliccare qui). Ringraziamo il Signore che ci ha fatto fare questo cammino riscoprendo la bellezza e la responsabilità di appartenere alla Chiesa, di essere Chiesa, tutti noi.

Adesso iniziamo una nuova tappa, un nuovo ciclo, e il tema sarà la famiglia (cliccare qui); un tema che si inserisce in questo tempo intermedio tra due Assemblee del Sinodo dedicate a questa realtà così importante. Perciò, prima di entrare nel percorso sui diversi aspetti della vita familiare, oggi desidero ripartire proprio dall’Assemblea sinodale dello scorso mese di ottobre, che aveva questo tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione”. E’ importante ricordare come si è svolta e che cosa ha prodotto, come è andata e che cosa ha prodotto.



[Modificato da Caterina63 10/12/2014 12:50]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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