A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Meditazioni quotidiane: Luglio Agosto e Settembre

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2014 10:26
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02/07/2014 23:15
 
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Dopo aver seguito le Meditazione dei mesi passati: Meditazioni quotidiane: Maggio - Giugno


qui potrete trovare i mesi precedenti: Meditazioni quotidiane: Gennaio - Febbraio - Marzo e Aprile


  LUGLIO

 



PREGHIERA DI S. MARGHERITA M. ALACOQUE

da recitarsi durante tulio il mese di Luglio.

 

Eterno Padre, gradite ch'io vi offra il Cuore di Gesù vostro amato Figlio, come Egli offre se stesso in sacrificio. Ricevete quest'offerta per me, come anche tutti i desideri, tutti i sentimenti, tutti gli affetti, tutti gl'impulsi, tutti gli atti di questo Cuore santissimo. Essi sono tutti miei, poiché Egli si sacrifica per me; e io non voglio più altri desideri che i suoi. Riceveteli in espiazione dei miei peccati e in ringraziamento di tutti i Vostri benefizi. Riceveteli per accordarmi, per i suoi meriti, tutte le grazie che mi sono necessarie, particolarmente la grazia della perseveranza finale. Riceveteli come tanti atti d'amore, d'adorazione, di lode che offro alla vostra Divina Maestà in unione del Cuore di Gesù, da cui siete degnamente onorato e glorificato. Così sia.

 

Santo protettore.

S. Camillo de Leillis, o S. Vincenzo de' Paoli, o S. Maria Maddalena, o S. Anna.

 

Sia lodato e ringraziato ogni momento, il santissimo e divinissimo Sacramento.

 

Virtù da praticarsi.

La mortificazione, specialmente nel bere.

 

1° Luglio   

 

IL NON LICET DEL BATTISTA

1. Diciamolo a noi stessi. Quanto giova un buon pensiero, ricordato a tempo! li Battista, a un re peccatore, dalla vita corrotta e viziosa, ricordò severamente: non licei libi: Non ti è permesso. Era una grande, una santa massima... Quanti vantaggi ne avrebbe tratti Erode se l'avesse ascoltata! - Nell'ardore della passione, nel momento del peccato, sul punto di cedere alla disobbedienza, alla malignità, Gesù ripete; Non licet. Pensaci mentre sei in tempo.

 

2. Diciamolo al demonio. Intento sempre ai nostri danni, il demonio per rubarci il consenso, riveste la pelle d'agnello, e travisa il male del peccato con gli speciosi pretesti, che è poca cosa, che poi te ne confesserai, che Dio è buono... Allora, è tempo di dire: Non licet. Allorché il demonio ti suggerisce che, peccato più o peccato meno, fa lo stesso, guardatene: Non licet. Quando ti viene in mente che, commesso il peccato, Dio ti darà tempo, che ne farai penitenza, ripeti: Non licet. Hai fatto così finora?

 

3. Diciamolo agli altri. Se un falso amico t'istigasse al male, fosse anche un re, gettagli in faccia: Non licet. Se il rispetto umano ti volesse persuadere d'adattarti agli altri, se una vile paura di perdere un bene temporale ti volesse trascinare al male, ripeti franco : Non licet. Anzi, fa come il Battista, sappi dire: Non licet all'amico, all'inferiore, a chi pecca o vorrebbe far male in tua presenza; farai così l'apostolo, guadagnerai qualche anima.

 

PRATICA. — Nelle circostanze di far male di' a te stesso: Non licet; fa una mortificazione di gola.

 

2 Luglio

LA VISITAZIONE

 

1. Viaggio sollecito di Maria. Non appena la Vergine intende dall'Angelo lo stato della cugina Elisabetta e pensa il bene che le può recare una sua visita, subito si decide, e parte. Ma il viaggio è lungo assai : non importa; ma il cammino per montagne e per balze rende difficile l'andare... Maria con le ali ai piedi divora la via: Abiit cum festinatione. Così opera chi lavora per Dio: con fervore, con diligenza, alacrità. O Maria, quanto arrossisco della mia pigrizia!

 

2. Incontro con Elisabetta. Appena s'abbracciano, Elisabetta leggendo in fronte alla giovine Sposa, la elezione di Lei a Madre di Gesù, si confonde, si ritrae ed esclama: O te benedetta, e donde mai a me tanta grazia, di venirmi a casa la Madre del mio Signore? Fra tanti elogi e tali stimoli di vanagloria, Maria china il capo e si umilia; ogni gloria attribuisce a Dio, che volle innalzare una povera ancella. Che bell'esempio a vincere la vanagloria e a umiliarti negli elogi!

 

3. Benedizioni di Maria. Appena Maria entra in casa di Elisabetta, tosto il bambinello Giovanni viene santificato in seno alla madre; Elisabetta riceve lo spirito di profezia; e la presenza di Maria colma la famiglia di grazie e di benedizioni celesti. Se Maria si degnasse di visitare il povero nostro cuore, che non potremmo sperare da Lei? Preghiamola a visitarci oggi, recando con sé l'umiltà, la pazienza, la carità verso il prossimo, e l'amor di Dio.

 

PRATICA.

Visita un altare di Maria, recita il Magnificat.

 

3 Luglio          

PREZIOSITÀ DEL SANGUE DI GESÙ

 

1. È il mezzo di riscattarci da qualunque peccato. Siccome, nella sua Passione, Gesù, con la minima goccia del suo Sangue, riscattò il mondo; così anche ora, siano pur gravi e innumerevoli i peccati, una stilla sola è tal tesoro infinito che basta a cancellarli. È un nume d'oro, avvalorato dall'Amore divino per lavare tutti i peccati. Dunque non disperarti dopo avere commesso peccato; cerca di pentirtene; appena assolto, già sei mondo e purificato in virtù del Sangue di Gesù. E tu non tè ne curi?

 

2. È il mezzo di riscattarci dalle pene del peccato. Medita come a ogni colpa tiene dietro la pena: punizione eterna per il peccato mortale; gravissima anche pel veniale. Rimessa la colpa, chi ci libera dalla pena eterna e infinita nella sua durata? Gesù, col suo Sangue, coi suoi meriti, paga per noi; coi dolori sofferti supplisce a quelli che sono meritati da noi. Chi può estinguere le fiamme del Purgatorio? il Sangue di Gesù, con la S. Messa. Che grande tesoro! In Purgatorio capirai il pregio del Sangue prezioso...

 

3. E il tesoro d'ogni grazia. Gesù è la fonte di ogni ricchezza spirituale. Ma dove mai ripose Gesù il tesoro delle sue ricchezze? Nel Sacramento del Corpo e Sangue suo. Chi vi partecipa devotamente, viene ricolmato d'ogni grazia e benedizione. Sull'altare adunque, abbiamo la fonte d'ogni grazia; nell'Eucaristia sta il tesoro per ottenere qualunque aiuto, e il mezzo per comprare il Cielo. O Sangue di Gesù Cristo, santificami.

 

PRATICA. — Diciamo sette Gloria Patri in onore del Preziosissimo Sangue-

 

4 Luglio

DOLCEZZE PROCURATE DAL SANGUE DI GESÙ

 

1. Dolce come rugiada. Quanto bene produce la rugiada nell'aperta campagna! Nella fornace di Babilonia, una rugiada miracolosa mutò le fiamme in dolce zefiro, pei tre giovanetti. Quando il cuore è freddo, quando ti senti incapace di fare un'opera buona, negli ardori della concupiscenza, nel ribollimento delle passioni, prega Gesù che applichi a te i meriti del suo Sangue prezioso. Questa manna celeste non ti germogliò mai in cuore calma, vigore, coraggio, nuova vita?

 

2. Confortevole come il balsamo. Il balsamo è simbolo di misericordia; e Gesù, scrive S. Clemente, è un balsamo prezioso di celeste misericordia, che guarisce le nostre piaghe ed è rimedio alle nostre miserie. Sei peccatore? Spera nel Sangue di Gesù: Tu sei mio, e per Te e con Te solo spero di salvarmi, diceva morendo S. Francesco Caracciolo. - Ti conosci freddo? Sangue di Cristo inebriami. - Ti senti misero? La mia ricchezza è il tuo Sangue, o Gesù. - Temi di dannarti? Il Tuo Sangue è la mia speranza.

 

3. Soave come il latte materno. Gesù ci nutre, non solo come le madri, per pochi mesi, del proprio latte, ma per tutta la vita, del proprio Sangue; né solo nutre i corpi, ma ben più le anime nostre: Venite, gustate come è dolce e soave il Signore. S. Filippo non poteva staccare le labbra dal calice consacrato. S. Teresa sì sentiva commossa al solo vedere un'immagine di Gesù grondante Sangue. E noi siamo sempre insensibili, perché dissipati!

 

PRATICA. — Recita sette Pater o sette Gloria in onore delle sette effusioni di Sangue di Gesù.

 

5 Luglio                

LA VOCE DEL SANGUE DI GESÙ

 

1. Voce di bontà. Il Sangue di Gesù, dice S. Bernardo, grida misericordia. Già sulla Croce parlò con più efficacia che non la voce di Abele, impetrando pace e .riconciliazione tra Dio e noi; e tuttora dal santo Altare e dal nostro cuore non grida vendetta, ma pietà. Questo Sangue lega le mani alla mia giustizia, diceva Iddio a S. Maddalena de' Pazzi. Spera il Paradiso, come il buon ladrone, per la virtù di tanto Sangue.

 

2. Voce d'amore. Amore, non terrore, grida al Padre eterno. A noi, suoi fedeli, parla di amore a Dio. Carità, perdono ai nemici e alle offese, ripete a noi, suoi fratelli. “ Pietà coi miserabili, coi bisognosi, come io ebbi con voi, a costo di tutto il mio Sangue. Abbi misericordia dei centotrentamila poveri agonizzanti d'ogni giorno: abbi compassione dell'immenso numero di Anime purganti: amore, preghiera, zelo per i peccatori ”. Quante voci tenere di questo Sangue! Non le senti?

 

3. Voce di terrore. La stessa voce di amore si muterà in terrore pei dannati nell'estremo Giudizio, pensando che, per propria colpa, frustrarono i meriti di tanto Sangue. Ma all'udire la sentenza di maledizione di Gesù: “.Partitevi... la potenza del mio Sangue sia sopra di voi! ”, che schianto per gl'infelici, troppo tardi ricredutisi dei loro peccati! Temiamo ora, affinché possiamo gioire nel giorno estremo.

 

PRATICA. — Recita le sette offerte al Sangue prezioso, od almeno sette Gloria in onore di Gesù.

 

6 Luglio

DIVOZIONE ALLO SPIRITO SANTO

 

1. Lo Spirito santificatore. A Dio Padre si attribuisce la potenza, al Figlio la sapienza, allo Spirito Santo, procedente per amore, s'attribuiscono le opere d'amore, di santità. Da Lui discende la grazia santificante: da Lui la fede, la speranza, la carità; da Lui i doni, le virtù infuse, i lumi, le ispirazioni, Lo stesso nominare Gesù non ha merito se non aiutati dallo Spirito Santo (I Cor. XII, 3). Da Lui viene il volere e il fare il bene. Tu, ti raccomandi spesso allo Spirito Santo?

 

2. Nomi dello Spirito Santo. Si chiama Spirito retto, buono, principale, perché è Dio. Si dice dito di Dio, per l'ufficio di distribuire le grazie del Signore. È il Paraclito, cioè il Consolatore dei cuori; è l'avvocato che prega per noi; è il padre dei poveri, il datore dei doni celesti dei cuori; è il fonte vivo del perdono e della grazia; e il fuoco della carità. Adoriamolo, confidiamo in Lui.

 

3. Simboli dello Spirito Santo. Prese la figura di colomba, nel battesimo di Gesù, per raffigurare la innocenza, la fecondità della grazia, la purità che produce nelle anime. Sul Tabor, comparve in figura di nuvola splendente, perché da Lui discende una pioggia salutare di grazie, di virtù celesti. Gesù lo conferì agli Apostoli con un soffio, quasi alito di nuova vita spirituale e santa. Nella Pentecoste fu fuoco che illumina, purifica, infiamma. Qual divozione porti tu allo Spirito Santo?

 

PRATICA. — Di' spesso: Vieni, o Santo Spirito: riempi i cuori dei tuoi fedeli, e accendi in essi il fuoco del tuo Amore (300 g. o. v.).

 

7 Luglio (1) 

COME ONORARE LO SPIRITO SANTO

 

1. Col divenire spirituali. Lo Spirito di Dio discese nei nostri cuori nel santo Battesimo, recandoci la forza per combattere contro la carne, il demonio e il mondo, affinché sprezzata la terra, cercassimo il Cielo. E noi, sempre terreni, cerchiamo le ricchezze, gli onori, il fango, le vanità!... Ridiscese in noi nella Cresima nella sua pienezza per formarci perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo, tesi a raggiungere il cielo. Come vi corrispondiamo? Per chi fatichiamo?

 

2. Col farci santi. Questo è il desiderio dello Spirito Santo venendo in noi : infonderci la sua santità, abbellire delle più elette virtù le anime nostre, e innalzarci santi con Lui al Paradiso. Tale dovrebbe essere il nostro pensiero, il sospiro, il nostro più ardente desiderio, rivolgendo tutte le nostre forze a farci santi. Quanto onore e quanta consolazione procureremmo allo Spirito Santo!

 

3. Crescendo nell'amore. È spirito di fuoco, di ardore, di Amore divino; comparve come lingua ardente, infiammò il cuore degli Apostoli. Anche in noi portò la scintilla del fuoco celeste: perché dunque rispondiamo con la freddezza, con la tiepidezza, con un nauseante languore alle opere di Dio e al lavoro di Dio in noi? Imploriamo con insistenza il fuoco d'amore dallo Spirito Santo: Accende, infunde; ma anche noi amiamo, consumiamoci di Amor di Dio.

 

PRATICA. — Di' qualche volta: Signore, quando sarò santo? Tre volte il Veni Creator.

 

(1)           Novena della Madonna del Carmine.

 

8 Luglio

DONO DEL TIMORE DI DIO

 

1. Timore eccessivo. Ogni timore viene da Dio: anche i demoni credono e tremano innanzi alla Maestà Divina! Dopo il peccato, temere come Giuda per disperazione, è inganno diabolico; temere i giudizi divini sino a perdere la. confidenza nel Giudice che non lascia d'essere padre, è tentazione grave, vivere sempre tra gli affanni, trepidando continuamente per paura di Dio, è timore sregolato, che non viene da Dio. Ma tu non hai forse la presunzione di salvarti senza merito?

 

2. Timore santo. È dono del Divino Spirito il timore filiale, per cui l'anima, conoscendo Dio, quanto amabile per la sua bontà, altrettanto terribile per la sua giustizia, fugge il peccato, non solo per la pena che ne consegue, ma ben più per l'offesa che cagiona al più amabile dei padri. Con questo non solo si odia e si fugge il peccato mortale, ma anche il veniale deliberata. E tu, con tanti peccati, hai il timor di Dio?

 

3. Mezzi per acquistarlo. 1° Ricorda i novissimi in ogni tua opera, e, temendo Dio, non peccherai (Eccli. VII, 40). 2° Considera il tuo nulla, la debolezza nei pericoli, e l'aiuto che altra volta ti venne dal Cielo; allora il timore e la confidenza si tenderanno la mano. 3° Rammenta la presenza di Dio; un figlio, amando il padre, oserebbe offenderlo in sua presenza? 4° Domanda a Dio il timore che è principio di sapienza.

 

PRATICA. — Signore, prima morire che peccare; sette Gloria Patri allo Spirito Santo per avere i suoi doni,

 

9 Luglio  

IL DONO DELLA PIETÀ

 

1. Pietà apparente. Non chiunque dice: Signore, Signore, entrerà nei Cieli; non tutte le vergini che portavano la lampada accesa furono ammesse alla sala delle nozze: così disse Gesù. Chi accomuna peccato e preghiere, chi serve a Dio e al mondo, chi tralascia il dovere per la chiesa, chi serve a Dio per motivi d'interesse, per fini di vanagloria, ha pietà apparente; alla morte che gli resterà?... Sei tu uno di questi? Opera il bene per amor di Dio!

 

2. Dono della Pietà. Il timor di Dio rattiene l'anima dal peccato; la pietà la rende disposta e pronta a operare il bene. La pietà e l'amor filiale verso Dio, Cui si cerca di piacere sia coll'affetto interno di amore, di aspirazioni, di perfezionamento nella virtù, sia col culto esterno degli atti di religione (S. Tomm., 2-2, q. 121). Quanto bene fa a sé ed agli altri l'anima devota! Accumula continuamente tesori pel Cielo... La cerchi tu la vera pietà? La pratichi di cuore per crescere nei meriti?

 

3. Come ottenerla. La pietà è utile in ogni circostanza, dice S. Paolo; utile a noi, perché ci santifica: utile agli altri perché il vero devoto è tutto a tutti; utile nella pratica della religione perché la raddolcisce; utile nelle tribolazioni perché consola coll’amor di Dio. Cerchiamola con la preghiera, con la frequenza dei Sacramenti, con una grande stima delle cose di religione, col crescere nell'Amore di Dio.

 

PRATICA. — Compi le tue pratiche di pietà quotidiane, settimanali e mensili con ogni impegno. Una Ave Maria.

 

10 Luglio (1)

IL DONO DELLA SCIENZA

 

1. I pericoli della scienza profana. Adamo, tratto dalla curiosità di sapere di più, cadde nella fatale disobbedienza. La scienza gonfia, scrive S. Paolo: la carità edifica. Quanti umili trovi fra gli scienziati del mondo? Ben pochi! E che vale sapere le definizioni, le divisioni, le sottigliezze scientifiche, se ti manca la fede e la carità per salvare tè stesso? (De imit. Chrìstì, lib. 1, 2). Vale più il contadino umile, servo di Dio, che non il filosofo superbo. Pensaci!

 

2. La vera Scienza. Lo Spirito Santo, col dono della Scienza, c'insegna ad avere di noi e delle creature un'idea giusta (S. Tomm., 2-2, q. 9); ci insegna a disprezzare la vanità delle cose mondane; ci da la conoscenza del bene e del male, dei nostri obblighi, dei pericoli di perdere l'anima, e dei mezzi per salvarla (S. Bonaventura), Conoscere noi e il nostro fine, ecco la vera scienza, la scienza della salute eterna e dei Santi. Noi che cosa e con qual fine studiarne?

 

3. Dove imparare la vera scienza? I libri potranno certo aiutarci; ma il Maestro di tale scienza è lo Spirito Santo, che è spirito di verità; Egli la insegna nella preghiera, nella meditazione, a chi desidera impararla. Il grande libro in cui tutta essa è contenuta, è Gesù Crocifisso. Paolo si gloriava di sapere solo Gesù, e Gesù Crocifisso. Quanti ignoranti, ai piedi di

Gesù, divennero sapienti! Quanti impararono lì il nulla della terra! Medita e prega!

 

PRATICA. — Signore, parlate: il vostro servo vi ascolta; recita il Veni Creator e tre Angele Dei.

 

(1) Novena di S. Vincenzo de' Paoli.

 

11 Luglio          

 

DONO DELLA FORTEZZA

1. Debolezza umana. La superbia c'inorgoglisce, ci spinge a sopravalutarci, a vantarci, a preferirci agli altri; ma, realmente, non siamo noi fragili come canne, deboli come foglie in balìa del vento? La minima cosa ci abbatte, un piccolissimo microbo ci riduce in polvere, una contraddizione ci sgomenta, una leggera difficoltà ci arresta; un po' di danaro, uno sguardo, un assalto della passione, bastano per farci cadere! Quanti motivi d'umiliazione!

 

2. Fortezza divina. L'uomo, da se stesso, è un bambino; con Dio è un eroe che può sfidare l'Inferno. Egli, come S. Paolo, tutto può in Lui che lo conforta. Resiste a tutte le prove come gli Apostoli, nel nome del Signore. I tormenti e la morte non lo rimuovono d'un dito dal retto sentiero; le passioni vengono domate ad essere ancelle obbedienti alla volontà e a Dio. La fortezza divina aiuta 3 superare gli ostacoli, che si oppongono alla nostra salvezza. Qual bisogno senti di questa fortezza?

 

3. Pratica della Fortezza. Pensando che caddero tante colonne della Chiesa, come un Pietro, un Davide, un Salomone; e facendo tesoro della tua stessa esperienza, quante cadute devi piangere! Prega con istanza il Divino Spirito ad accrescerti la fortezza per l'avvenire: Salva nos. perimus: salvateci. Cerca, nelle circostanze di mostrarti vero cristiano, di praticare la virtù, senza rossore; senza rispetto umano professati vero soldato di Cristo.

 

PRATICA. — Vinci ogni umano rispetto, fa un'opera buona; recita sette Gloria Patri allo Spirito Santo.

 

 12 Luglio

DONO DEL CONSIGLIO

 

1. Astuzie di perdizione. Il cuore dell'uomo è un mistero; in quante maniere può perdersi! Per quante vie si può assalire! Quante volte un'occasione, una tentazione, una parola, cento volte innocente, un brutto giorno ci fece cadere! Il demonio, astuto, striscia inosservato, nasconde il capo e assale spietatamente. Simula l'angelo di luce, piglia il manto della pietà, indossa il vello dell'agnello... Guardati : sono astuzie di perdizione.

 

2. Dono del Consiglio. Con la Fortezza si resiste alle aperte battaglie del nemico, col Consiglio si deludono le insidie e le trame occulte del demonio (S. Bern.). Esso, ottenendoci una luce dall'alto ci fa vedere il tempo, il luogo, le circostanze di ciascuna cosa; ci scopre i pericoli, gl'inganni; e, come la colonna degli ebrei nel deserto, c'illumina nelle tenebre di questo mondo e non ci lascia smarrire la via del paradiso. Quanto, dunque, è utile, anzi necessario, il dono del Consiglio! Senza di esso quante volte hai sbagliato!

 

3. Poca stima di questo dono. Nei dubbi, nei pericoli, nelle incertezze, ti volgi tu al Divino Spirito, o non ti affidi piuttosto ai mezzi umani, al tuo ingegno, alla tua capacità? Nell'elezione d'uno stato, nell'oscurità della coscienza, nella direzione della vita, preghi tu per avere il dono del Consiglio? Ti affidi ai rappresentanti di Dio, che sono luce del mondo, o ti fidi di te stesso, della tua superbia? Non essere presuntuoso!

 

PRATICA. — Proponi di non fare nulla d'importante senza preghiera e senza consultare il direttore spirituale; recita il Veni Creator.

 

13 Luglio                 

DONO DELL'INTELLETTO

 

1. La conoscenza del mondo. Iddio non condanna né lo studio né la scienza; ogni cosa è santa innanzi a Lui, anzi è un dono di Lui: Omne donum perfectum. Studia pure, per dovere di stato o per inclinazione d'animo; ma se dalla scienza non sali al supremo Autore, a conoscerlo, ad adorarlo, a servirlo, ad amarlo, che ti giova? Il nome di scienziato ti può colmare di soddisfazione, ma è inutile dinanzi a Dio, se guadagnato per fini puramente terreni o per vanagloria! Perché leggi? Perché studi?

 

2. I misteri celesti. Ogni foglia rivela Dio; ogni frutto dice la potenza, l'amore di lui; la terra, il sole, le stelle: il nostro stesso organismo nella sua mirabile costituzione cellulare: ogni più piccolo atomo che rivela nella sua struttura un ordine e un'energia stupenda; tutto nel mondo parla della sapienza e potenza di Dio. È il dono dell'Intelletto che dirada questi misteri. Lo possiedi tu? Quante volte al giorno ti sollevi a Dio con la mente e col cuore?

 

3. Come si ottiene tale dono. S. Felice cappuccino e altri Santi, sebbene digiuni di scienza umana, parlavano di Dio, di Gesù, dell'anima, meglio dei filosofi. Dove l'impararono? Non bastano né l'ingegno né lo studio; che, tale intuizione è dono soprannaturale. Esso si impetra, ai piedi di Dio, 1° con la preghiera: Dammi l'intelletto, e capirò i tuoi comandi, diceva Davide, (Ps. cxvm); ai piedi di Gesù, l'ebbero S. Rosa da Lima, S. Francesco d'Assisi; 2° con l'umiltà: Dio si rivela ai piccoli, cioè agli umili.

 

PRATICA. — Da ogni cosa creata, sollevati col cuore a Dio; cecità il Veni Creator.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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09/07/2014 11:27
 
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  IL PREZIOSISSIMO SANGUE CONFERMA LA FEDE

 
 
Nel santo Battesimo il Signore ha infuso nell'anima nostra il prezioso dono della fede e dalle tenebre ci ha chiamati alla sua ammirabile luce. Dono prezioso che ha dato a noi, a preferenza di tante altre anime che brancolano lontane dalla fede, fuori da quell'arca di salvezza che è la Chiesa.
 
II Battesimo è il dono che ci fa figli di Dio e ci otterrà il paradiso, se sapremo tradurlo in opere buone. E' per meritarci questo dono e per suggellare le cose che aveva insegnato con la parola e con l'esempio che Gesù ha sparso il suo Sangue.
 

La devozione a questo Sangue divino conserverà nel nostro cuore la fede ricevuta nel Battesimo, la alimenterà e la renderà sempre più salda.

I martiri trovarono la forza di dare la loro vita, in difesa della fede, perché sorretti dal pensiero che anche Gesù aveva dato la sua vita per testimoniare fino in fondo le verità che aveva insegnato. Quanti cristiani, uomini e donne, bambini e adulti, vergini e sposati, hanno sacrificato la vita animati dalla fede in quel Sangue divino!
 
E noi, come imitiamo questi esempi? Nelle nostre opere siamo coerenti con la fede che professiamo? O invece ci accontentiamo di una fede debole e moribonda perché non nutrita dalle opere buone?
 
Non facciamo forse, almeno qualche volta, come le vergini stolte di cui parla il vangelo, che tennero la lampada della fede senza l'olio della carità?
 
Fioretto: Recita adagio e attentamente il "Credo".
 
ESEMPIO S. Eleazaro, conte di Ariano (Avellino) fu provato da Dio con grandi tribolazioni. spogliato dei suoi beni, perseguitato da calunnie infami, trovò la forza di sopportare tutto con eroica pazienza.

Interpellato dalla moglie che gli chiedeva quale fosse il segreto di tanta forza, rispose: "Quando mi si presenta qualcosa di disgustoso mi na­scondo nelle piaghe di Gesù, penso a quanto egli ha sofferto per me e non mi allontano da questi pensieri finché in quelle ferite e in quel Sangue non sento alleggerita e confortata ogni mia pena".

Nato in Provenza, morì a soli quarant'anni nel 1323 e fu sepolto ad Apt, accanto alla sua sposa, la beata Delfina.

CREDO Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di la verrà a giudicare i vivi e i morti.
 
Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.



 

“IL SANGUE DI CRISTO E’ LA CHIAVE DEL PARADISO.”

 (S. Tommaso d’Aquíno )

 

luglio.

LA FESTA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE

Proprio all’inizio di questo mese, dedicato a celebrare le glorie e i benefici del Preziosissimo Sangue di Gesù, la Chiesa ci ha fatto cele­brare fino a qualche tempo fa, in onore di questo Sangue, una festa solenne, quasi a coronamento del mese del S. Cuore.

L’origine di questa festa non è antica: risale a Pio IX, il cui pontifi­cato fu una delle epoche più gloriose per lo sviluppo di questa devozione. Già si celebrava in qualche luogo una festa del Preziosissi­mo Sangue nel venerdì della quarta settimana di quaresima, ma fu Pio IX a voler istituire una festa universale alla prima domenica di luglio, come un monumento alle vicissitudini della S. Sede e come un “Te Deum” perpetuo di ringraziamento per l’ottenuta liberazione dall’esilio di Gaeta. La festa fu poi fissata da S. Pio X al primo luglio.

II significato di questa solennità che si celebrava è del tutto affine a quello del S. Cuore, con cui aveva in comune il Vangelo della Messa. C’è un’intima relazione tra il Cuore e il Sangue, non solo perché dal Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia, sgorgò acqua e Sangue: ma anche perché il primo calice nel quale quel Sangue divino fu consacrato e vivificato, fu proprio il Cuore dei Verbo incarnato. La S. Messa esalta l’efficacia redentrice del Preziosissimo Sangue e ci invita a dissetarci alle fonti divine delle piaghe di Gesù, affinché il suo Sangue sia pegno per noi di vita eterna.

Fioretto: Esperimenta l’efficacia purificatrice dei Preziosissimo Sangue in una buona Confessione e tieni sotto controllo le disordinate passioni ricevendo spesso a larghi sorsi, nella santa Comunione, quel Sangue che fa germogliare la verginità nei cuori.

ORIGINE DELLA CONFRATERNITA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE.  Fin dal 1600 in più luoghi della Spagna esistevano già confraternite dei Preziosissimo Sangue. Ce n’era una anche a Ravenna e un’altra fu eretta a Roma sotto Gregorio XIII. Ma il pontificato di Pio VII fu la grande epoca della storia di questa devozione. Albertini, Vescovo di Terracina, Bonanni, Vescovo di Norcia e S. Gaspare del Bufalo eressero in Roma, nella chiesa di S. Nicola in Carcere, un’arciconfraternita a cui ne furono in seguito aggregate altre sparse in tutto il mondo.

2 luglio.

STORIA DELLA DEVOZIONE AL PREZIOSISSIMO SANGUE

“In un certo senso – scrive P. Faber – tutta la storia della Chiesa è la storia della devozione al Preziosissimo Sangue”, perché è la storia della predicazione del Vangelo e dell’amministrazione dei sacramenti. Come devozione speciale e separata è certamente esistita nella mente e nel cuore dell’apostolo Paolo; lo si può vedere dall’insistenza con cui ne parla nelle sue lettere. S. Paolo si può chiamare a ragione il “dottore del Preziosissimo Sangue” e può essere considerato come l’iniziatore della sua speciale devozione. La forza della sua missione apostolica scaturiva proprio da questa devozione.

Fra i santi Padri della Chiesa abbiamo S. Giovanni Crisostomo in Oriente e S. Agostino in Occidente, che possono essere considerati come tra i più notevoli esempi di una speciale devozione al Preziosissimo Sangue. II grande zelo che ardeva nel Crisostomo e l’entusiasmo divenuto in S. Agostino una vera passione, per il Sangue di Gesù che operò la nostra redenzione, spiegano la preminenza di questa devozione nei loro scritti.

Le rivelazioni di S. Geltrude sono piene delle più soavi e profonde espressioni riguardo al Preziosissimo Sangue di Gesù. Ma questa devozione pare aver preso la sua forma moderna e la sua consistenza in S. Caterina da Siena, che può essere giustamente chiamata la ‘profetessa del Preziosissimo Sangue’ (P. Faber).

Fioretto: Recita adagio le litanie del Preziosissimo Sangue, in cui sono raccolte le sue principali glorie e i suoi preziosi benefici.

ESEMPIO In S. Lubgarda e in S. Angela da Foligno, che pure ebbero la grazia di essere invitate da Gesù stesso a posare le loro labbra sul suo costato aperto, il ricordo del Preziosissimo Sangue è intermitten­te. In S. Caterina sarà invece un pensiero costante, l’ansia di ogni ora, un’idea fissa, un bisogno irrinunciabile. Fino a un certo punto le sue lettere cominceranno così: “lo vi scrivo nel prezioso Sangue…”. Al suo confessore, Raimondo da Capua, raccomanda: “Immergetevi nel San­gue di Gesù Crocifisso, bagnatevi in quel Sangue, inebriatevi con quel Sangue, crescete e fortificatevi in quel Sangue”. “In mezzo ai miei lavori – scriveva ancora – voglio essere accompagnata da quel Sangue”.

3 luglio.

L’OGGETTO DEL CULTO DEL PREZIOSISSIMO SANGUE

L’oggetto primario del culto al Preziosissimo Sangue è la persona adorabile di Gesù, l’oggetto secondario è il suo Sangue.II motivo generale è come per il S. Cuore: la dignità divina di Cristo, a cui quel Sangue appartiene; mentre il motivo speciale del culto al Preziosissimo Sangue sta nel fatto che Dio ha voluto che quel Sangue fosse il prezzo della nostra redenzione.

Dio poteva redimere l’umanità anche senza l’Incarnazione. Ma anche dopo aver deciso l’Incarnazione Dio poteva far sì che fossero sufficienti le prime lacrime del Bambino Gesù, oppure le poche gocce di Sangue versate nel momento della circoncisione.

L’infinita Giustizia, Sapienza e Bontà che è Dio ha invece voluto che la nostra redenzione fosse condizionata ai versamento di tutto il Sangue dell’Uomo-Dio. Ed era quel Preziosissimo Sangue che rende­va gradito a Dio il sangue delle vittime dell’Antica Alleanza, le quali vittime erano delle figure anticipatrici del vero Agnello che avrebbe tolto i peccati dei mondo.

Guai a noi se Gesù non fosse venuto sulla terra a redimerci!

Il Sangue di Cristo non solo ci ha riscattati, ma è anche la sorgente di ogni grazia, il prezzo di ogni favore che ci viene da Dio.

Quale profonda gratitudine e quale grande amore dovremmo sentire per questo prezioso tesoro da cui ci è venuto e da cui possiamo aspet­tarci ogni bene!

Fioretto: Rifletti sul fatto che sei stato comprato da Cristo e che, quindi, sei cosa sua e a lui solo devi servire. Stai vivendo per Gesù Cristo, o per il mondo, per le creature e per le tue passioni?

ESEMPIO Francesca della Madre di Dio, suora carmelitana, un giorno, prima di ricevere la Santa Comunione, fu profondamente colpita da queste parole contenute nel libro dell’Apocalisse: “Egli ci ha amato e ha lavato i nostri peccati col suo Sangue”. Subito dopo il Signore le disse internamente. “Io ho versato il mio Sangue per i vostri peccati e ora vengo nella S. Comunione a lavare le altre macchie che vi sono rimaste”. E ricevuta la Comunione vide la sua anima tutta ricoperta del Sangue di Gesù.

LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE

Signore, pietà Signore, pie­tà

Cristo, pietà Cristo, pietà

Signore, pietà Signore, pietà

Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci

Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici

Padre dei cielo, che sei Dio abbi pietà di noi

Figlio redentore del mondo, che sei Dio abbi pietà di noi

Spirito Santo, che sei Dio abbi pietà di noi

Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi

Sangue di Cristo, Unigenito dell’eterno Padre salvaci

Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato salvaci

Sangue di Cristo, Nuovo ed Eterno Testamento salvaci

Sangue di Cristo, disceso fino a terra nell’agonia salvaci

Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione salvaci

Sangue di Cristo, che emani nella coronazione di spine salvaci

Sangue di Cristo, versato sulla croce salvaci

Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza salvaci

Sangue di Cristo, senza il quale non c’è perdono salvaci

Sangue di Cristo, presente nell’Eucaristia salvaci

Sangue di Cristo, fiume di misericordia salvaci

Sangue di Cristo, vincitore dei demoni salvaci

Sangue di Cristo, fortezza dei martiri salvaci

Sangue di Cristo, vigore dei confessori salvaci

Sangue di Cristo, che generi i vergini    salvaci

Sangue di Cristo, sostegno nei pericoli salvaci

Sangue di Cristo, aiuto degli oppressi   salvaci

Sangue di Cristo, conforto nel pianto salvaci

Sangue di Cristo, speranza dei penitenti salvaci

Sangue di Cristo, sollievo dei moribondi salvaci

Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori salvaci

Sangue di Cristo, pegno di vita eterna salvaci

Sangue di Cristo, che liberi le anime del purgatorio salvaci

Sangue di Cristo, degnissimo di ogni onore e gloria salvaci

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo esaudiscici, Signore

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

4 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE E’ IL PREZZO DELLE ANIME

II pregio di una perla preziosa si valuta dal prezzo che si è disposti a pagare per averla; e quanto più alto è il prezzo, tanto più quella perla è considerata preziosa.

Ora, la nostra anima non è stata comprata con l’oro o con l’argento, ma con un prezzo inestimabile, infinitamente più alto, cioè col Sangue Preziosissimo che il Figlio di Dio ha sparso per noi in alcuni momenti della sua vita e soprattutto sulla croce alla fine della sua esistenza terrena. Quanto è grande dunque la dignità della nostra anima!

Già tanto preziosa perché creata a immagine e somiglianza di Dio, è resa ancora più preziosa dalla sua redenzione, perché riscattata da Gesù a prezzo del suo Sangue e della sua vita.

Quanto siamo costati al Signore!

A nulla ci serviranno gli onori, le ricchezze, i piaceri se poi perdiamo l’anima. Ecco l’affare più importante di cui dobbiamo occuparci in questa vita: salvare la nostra anima, per redimere la quale Gesù ha tanto sofferto.

Anche noi dobbiamo saper soffrire con coraggio e, se ci è possibile, volentieri, per amore suo e per salvarci, altrimenti a nulla ci servirà il suo Sangue.

“Quel Dio che ti ha creato senza di te – ci dice S. Agostino – non può salvarti senza di te”.

Fioretto: Recita la terza parte del Rosario meditando i misteri dolorosi.

ESEMPIO Il Ven. Buonsignore Caccinguerra, amico e compa­gno di S. Filippo Neri, era entusiasta di questa devozione. Un giorno, mentre si lamentava al pensiero che i pagani, gli ebrei e i musulmani non potessero approfittare del Sangue del Salvatore, nostro Signore gli apparve col Sangue sgorgante dal suo costato e gli disse: “E’ per tutti e per chiunque ne vuole”.

Quando lo stesso S. Filippo Neri istituì a Roma la visita alle sette chiese, intendeva offrire al fedeli la possibilità di una devozione alle sette principali effusioni del Sangue di Gesù e assegnò una effusione speciale di quel Sangue a ognuna di quelle sette chiese.

MISTERI DOLOROSI

Primo mistero:

 L’agonia del Getsemani “Gesù andò con i suoi discepoli in un luogo chiamato Getsemani e cominciò a provare tristezza e angoscia” (Mt 26, 36-37). “Ed entrato in agonia, pregava più intensamente e il suo sudore di­venne come gocce di sangue che scor­revano fino a terra” (Lc 22,43-44).  Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria, Gesù mio.

Secondo Mistero:

La flagellazione “Quelli ancor più gridavano: Crocifig­gilo! Allora Pilato, volendo tare il popolo, liberò Barabba e, do­po aver fatto flagellare Gesù, lo con­segnò perché fosse crocifisso” (Mt 15,13-15). Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria, Gesù mio.

Terzo Mistero:

L’incoronazione di spine “I soldati lo condussero nell’atrio del Pretorio. Lo rivestirono di porpora e, intrecciata una corona di spine, gliela conficcarono sul capo. Si misero poi a salutarlo: Salve, o Re dei Giudei!” (Mc 15,16-18). Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria, Gesù mio.

Quarto Mistero:

La “Via Crucis” “Presero dunque Gesù e lo condussero via. Ed egli, portando la croce, uscì verso il luogo chiamato Calvario, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero” (Gv 19, 16-17). Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria, Gesù mio.

Quinto Mistero:

Crocifissione e morte di Gesù “Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle quindici” (Mc 15,33). “Gesù gridando a gran voce disse: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. Detto questo, spirò” (Lc 23,46).  Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria, Gesù mio. Salve Regina.  

Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia.

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria

5 luglio.

IL IL PREZIOSISSIMO SANGUE E IL PECCATO

“Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8, 34), cioè cade sotto il dominio tirannico del demonio, in balìa del potere malvagio di colui che “li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà” (2 Tm 2, 26).

Questo dominio del diavolo si è attuato nel trionfo del paganesimo, nel quale egli, sotto nomi diversi, era adorato come un dio. Si è rivelato anche nei molti casi di possessione diabolica, in cui, non contento di possedere le anime, si impadroniva anche dei corpi e li tormentava. Ma è venuto Gesù a vincerlo. E’ venuto a lavare le nostre colpe, che sono l’unica cosa che può dare al demonio un vero potere su di noi.

II Preziosissimo Sangue di Gesù non solo cancella le nostre colpe, ma rimedia anche agli orribili mali causati dal peccato. Per il peccato sono entrate nel mondo la morte temporale, la morte spirituale e la morte eterna.

II peccato spoglia l’anima della grazia santificante e la rende ripugnante agli occhi purissimi di Dio, la rende deforme e schiava dei demonio. E oltre a ciò offende la maestà del Signore e provoca la sua divina giustizia. Ora, chi può rimediare a tanti mali se non il Sangue di Cristo, balsamo salutare che sana ogni ferita dell’anima? Solo il Sangue di Gesù calma lo sdegno di Dio, ci riconcilia con la divina giustizia, ci purifica da ogni colpa e ci ridona i meriti perduti. Quanto è grande la bontà di Gesù che ci dona, col suo Sangue, così tanti e così grandi rimedi! Quanto devo turbarmi se considero il numero, la gravità e la malizia dei miei peccati! Ma se rivolgo uno sguardo alle piaghe dei Crocifisso che gronda Sangue… quanto diventa facile confidare nella sua misericordia e nel suo perdono!

Fioretto: Fa devotamente il pio esercizio della “Via Crucis”.

ESEMPIO Si legge di Osanna da Mantova che aveva una devozione così grande al Preziosissimo Sangue che ogni volta che vedeva sangue umano veniva rapita in estasi.

S. Maria Francesca delle Cinque Piaghe (Napoli) fu comunicata dall’arcangelo Raffaele con il calice, che per un po’ venne a mancare al sacerdote sull’altare. E’ stata, questa, una risposta al vivissimo desiderio che ella aveva di quel Sangue e un premio per questa sua devozione.

VIA CRUCIS

Il Venerdì Santo, 30 Marzo 1923, Ge­sù dettò a Josefa le preghiere dette alla Via Crucis

“Vieni a contemplarmi durante il do­loroso cammino del Calvario, dove sto per spargere il mio Sangue, adoralo ed offrilo al mio Padre celeste affinché serva per la salvezza delle anime”.

1° STAZIONE

 - Ascolta come pro­nunciano contro di Me la sentenza di morte. Considera con quale silenzio, con quale pazienza e con quale man­suetudine la riceve il mio Cuore.

Anime che cercate d’imitare la mia condotta, imparate a mantenere il si­lenzio e la serenità di fronte a ciò che vi mortifica e contraria.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime». 

2° STAZIONE

 - Guarda la Croce che mettono sulle mie spalle. II suo pe­so è grande, ma l’amore che sento verso le anime è molto più grande. Anime che mi amate, confrontate la vostra sofferenza con l’amore che mi portate, e non permettete che l’abbattimento spenga la fiamma di questo amore.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

3° STAZIONE

- Il peso della Croce mi fa cadere a terra, ma lo zelo per la salvezza delle anime mi fa risollevare, prendere nuovamente animo e prose­guire il cammino.

Anime che ho invitato a dividere il peso della mia Croce, vedete un po’ se il vostro zelo per le anime vi infonde nuova energia per andare avanti nel cammino dell’abnegazione e della ri­nuncia di voi stesse, oppure se l’ecces­sivo amor proprio atterra le vostre for­ze e non vi lascia sopportare il peso della Croce.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

4° STAZIONE

- Qui incontro la mia Santissima e diletta Madre. Considera il martirio che soffrono i nostri due Cuori! Tuttavia il dolore dell’uno e del­l’altro si uniscono vicendevolmente, e l’amore per quanto doloroso, trionfa.

Anime che camminate per lo stesso sentiero e che avete di mira gli stessi intenti, la vista delle vostre sofferenze vicendevoli vi animi e vi fortifichi af­finché l’amore trionfi. L’unione nel do­lore vi sostenga, e vi faccia abbracciare generosamente le spine del cammino.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

5° STAZIONE

- Considera come Si­mone di Cirene accetta questo peso crudele e penoso per un meschino inte­resse e come il mio Corpo va perdendo le forze.

O anime se vi vengono meno le forze alla vista della lotta continua contro la propria natura, considerate che portate la mia Croce, non già per un piccolo premio o per un godimento terreno e passeggero, ma per acquistare la vita eterna e per procurare la stessa felicità ad altre anime.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime». 

6° STAZIONE

- Considera la carità con cui questa donna (la Veronica) vie­ne a tergere il mio volto, e come per amore vince ogni rispetto umano.

Ah! non permettete che un futile ti­more di perdere la reputazione o la fama vi impedisca ora di tergere il mio volto con atti di generosità e di amore. Vedete come il sangue lo inonda!

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

7° STAZIONE

 - La Croce va esau­rendo le mie forze. Il cammino è lungo e penoso; nessuno si avvicina per por­germi aiuto: e il mio affanno è tale che cado una seconda volta.

Anime che camminate alla mia se­quela, non perdetevi di coraggio se nel­la vostra vita senza consolazioni umane e piena di aridità vi vedete private di ogni consolazione spirituale. Prendete animo alla vista del vostro Modello sul cammino del Calvario. Vedete, è la se­conda volta che cade, ma si rialza e prosegue il cammino fino al termine. Se volete attingere un po’ di forza, ve­nite e baciategli i piedi!

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime». 

8° STAZIONE

 - Vedendomi in tale stato di ignominia le donne di Gerusa­lemme piangono.

Il mondo piange dinanzi alla soffe­renza: ma Io vi dico, o anime che mi seguite per il cammino stretto, che un giorno, il mondo vi vedrà camminare per ampie e fiorite praterie, mentre lui e i suoi seguaci cammineranno sopra il fuoco che essi stessi si preparano coi lo­ro godimenti.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

9° STAZIONE

 - Considera che qua­si sono prossimo al Calvario e cado per la terza volta. Così darò forza a quelle povere anime che, in pericolo di morte eterna, si rammolliranno col Sangue delle ferite che produce questa terza caduta: otterrò loro grazia per rialzarsi e giungere ad ottenere la vita eterna.

Anime che desiderate imitarmi, non ricusate mai il più piccolo atto, anche se vi produce nuove ferite. Non impor­ta! Questo sangue darà la vita ad un’a­nima! Imitate il vostro Gesù che avanza verso il Calvario!

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime». 

10° STAZIONE -

Considera con quanta crudeltà mi spogliano delle ve­sti! Contempla come Io rimango in si­lenzio e in un totale abbandono!

Lasciatevi spogliare di quanto posse­dete, sia dei beni che della propria vo­lontà. In cambio lo vi rivestirò con la tunica della purezza e coi tesori del mio Cuore.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

11° STAZIONE

- Già sono giunto sulla cima dove mi daranno la morte. Già mi stendono e mi inchiodano sulla Croce! Non ho più nulla… Neppure la libertà di muovere una mano… un pie­de… Non sono i chiodi che mi tratten­gono, ma l’amore! Perciò dalle mie lab­bra non cade né un lamento né un so­spiro.

Voi siete inchiodate sulla croce e siete trattenute dai chiodi. Non lagna­tevi, non mormorate quando questi chiodi benedetti vi lacerano le mani e i piedi.

Venite e baciate i Miei: qui troverete la forza.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

12° STAZIONE

 - La Croce è la mia compagna sul cammino del Calvario, sulla Croce esalo l’ultimo respiro.

Anime che avete avuto la croce per compagna inseparabile durante la vo­stra vita, siate certe che su di essa esa­lerete il vostro ultimo respiro: ma è pe­rò anche certo che essa sarà la porta per cui entrerete alla vita.

Baciate costantemente questo pegno sacro e benedetto: abbracciatelo con tenerezza ed amatelo come il più gran­de dei vostri tesori.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime». 

13° STAZIONE

 - Considera la cari­tà con cui Giuseppe d’Arimatea si inca­rica di calare il mio corpo dalla Croce. Lo depone fra le braccia di mia Madre. Essa lo adora e lo bacia; lascia cadere le sue lacrime sul mio volto e su tutte le mie membra. Poi lo consegna a quel­li che dovranno imbalsamarlo e depor­lo nel sepolcro.

O anime tutte venite. Prendete il mio corpo, imbalsamatelo con gli aromi del­le vostre virtù! Adorate le sue piaghe! Baciatele e lasciate che le vostre lacri­me cadano sul mio volto! E poi mette­temi nel sepolcro del vostro cuore.

E dite anche una parola di conforto alla cara Madre mia e vostra.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».

14° STAZIONE

- Considera con quanta delicatezza mi mettono nel se­polcro. È nuovo e quindi puro senza la più leggera macchia.

Anime che mi siete unite cercate tut­te le delicatezze che vi suggerirà l’amo­re, affinché il vostro cuore sia puro e ben adorno per seppellirmi nell’amore tenero, forte, costante e generoso. Ora bacia e adora le mie Piaghe, e recita il “Miserere”.

«Eterno Padre, ricevi il sangue Divi­no che Gesù Cristo Figlio tuo ha sparso nella sua Passione. Per le sue Piaghe, per il suo Capo trapassato di spine, per il suo Cuore, per tutti i suoi Meriti per­dona alle anime e salvale».

Baciando la terra:

«Sangue Divino del mio Redentore, io Ti adoro con profondo rispetto e grande amore, per riparare gli oltraggi che ricevi dalle anime».


[Modificato da Caterina63 12/07/2014 11:37]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/07/2014 11:39
 
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  6 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE ANIMA DEL SACRIFICIO



Non c’è nulla di più necessario dello spirito di sacrificio per chi tende, com’è dovere di tutti, al proprio perfezionamento. “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24).


Se la vita cristiana consistesse soltanto in preghiere e pratiche di pietà, sarebbe abbastanza facile e piacevole; ma la santità si nutre anche di spirito di sacrificio ed è proprio da questo che l’uomo maggiormente rifugge.


Ebbene, la devozione che più di ogni altra ci suggerisce lo spirito di sacrificio, ci incoraggia a portare la croce e a rassegnarci perfettamente alla volontà di Dio è la devozione al Preziosissimo Sangue.


Se guardiamo devotamente Gesù Crocifisso che gronda Sangue dalle sue piaghe, se pensiamo al suo capo coronato di spine, al suo corpo torturato da tremendi flagelli, al suo costato aperto, con quale coraggio rifiuteremo la sofferenza?


Sentiremo il cuore così riscaldato e riconoscente fino a saper gioire nelle nostre sofferenze e ci sarà facile bere a quel calice un po’ delle amarezze che Gesù ha bevuto prima di noi, molto più di noi e per noi.


“Se la tentazione di ribellarci farà tumulto dentro di noi, il Sangue di Gesù – dice S. Giovanni Crisostomo – sarà la medicina celeste che ci donerà la pace”. E quale sollievo interiore sentiremo considerando che nel suo Sangue ha trasformato in fonte di meriti le nostre sofferen­ze, dando loro un valore infinito, così che un breve soffrire ci frutta un eterno godere!


Fioretto: Contempla almeno per cinque minuti un Crocifisso.


ESEMPIO Nella vita della Ven. Anna di Gesù, compagna di S. Teresa, si legge che una volta nella Comunione si sentì la bocca piena di dolcissimo Sangue sgorgato dall’Ostia. Un’altra volta ebbe una visione della gioia che un numero incalcolabile di anime beate del cielo hanno trovato grazie a quel Sangue.


Portentoso è pure il caso della sete misteriosa di S. Clara da Rimini, una sete che veniva soddisfatta solo dal Sangue di Gesù ricevuto nella S. Comunione.


7 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE ARRICCHISCE L’ANIMA



S. Geltrude nelle sue ammirabili estasi vide scorrere, dalle santissi­me piaghe di Gesù, come un fiume larghissimo, il Sangue divino che feconda la Chiesa. Tutte le virtù che adornano le anime, per essere meritevoli di vita eterna devono trarre splendore da questo Sangue. Come infatti potrebbe un’anima meritare qualcosa se Gesù non avesse sparso il suo Sangue? Le nostre preghiere non salirebbero al cielo e le nostre penitenze non sarebbero gradite a Dio, se non fossero avvalorate da questo Sangue sparso per noi. E come il sole dà luce a tutta la terra e tutto vivifica, e senza di esso non vi sarebbero che tenebre, così le anime, senza questa sorgente di luce e di vita eterna sarebbero nelle tenebre e nell’impossibilità di meritare anche il più piccolo dono dal Signore.


L’umiltà sarà esaltata grazie al Sangue che Gesù ha sparso in mezzo a mille umiliazioni. La pazienza verrà coronata in cielo grazie ai patimenti che Gesù ha sopportato versando il suo Sangue per noi.


La purezza risplende grazie a questo Sangue e l’anima che la possiede è simile, già in questa vita, agli angeli dei cielo grazie all’Agnello immacolato che si è sacrificato sulla croce. La carità, poi, grazie a questo Sangue si infiamma e rende l’anima gradita a Dio per quell’amore ardentissimo di Gesù che nel suo Sangue ci ha redenti.


Oh Sangue benedetto, fa che tutti conoscano quale tesoro incompa­rabile si racchiude in te!


Fioretto: Recita cinque volte il “Padre nostro” in onore delle cinque piaghe di Gesù.


ESEMPIO Nella vita della carmelitana Margherita da Beaume, l’apostola della devozione a Gesù Bambino, si legge che spesso vedeva il Sangue di Gesù nelle anime. Queste anime ne erano così abbellite e nobilitate che Margherita non tollerava che qualcuno ricevesse dei rimproveri, anche giusti, tanta era la riverenza che nutriva verso ogni anima, anche se colpevole, per il Sangue di Gesù che in essa scorgeva.


Suor Benedetta d’Egershelm dopo la Comunione sentiva spesso il Sangue di Gesù scorrere nella sua gola. Questo Sangue bruciava in lei ogni residuo di peccato fino a renderla un purissimo vaso di santità.


PADRE NOSTRO:

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

8 luglio


IL PREZIOSISSIMO SANGUE FONTE DI PACE



II potere salvifico del Preziosissimo Sangue di Gesù è stato intravisto e preannunciato dai profeti.


Sette secoli prima della venuta di Gesù, il profeta Isaia aveva predetto che, nella pienezza dei tempi, con la venuta del Messia, le anime avreb­bero attinto nella gioia interiore alle acque di soavità che sarebbero scaturite dalle fonti del Salvatore.


Queste acque sono le celesti consolazioni che si ricavano dal Sangue Preziosissimo di Gesù, Sangue che scaturisce da tante fonti quante sono le sue santissime piaghe.


Quale anticipo di paradiso pregustano le anime che coltivano una sincera e costante devozione al Sangue divino di Gesù!


Queste anime possiedono il tesoro della grazia santificante attinta nella partecipazione ai santi Sacramenti, esperimentano la pace dell’a­nima e gli angeli e la loro Regina, Maria Santissima, le ammirano con sguardo di amore.


Gustano poi una gioia ancora più grande: la speranza del paradiso che sanno di poter un giorno godere grazie ai meriti guadagnati dal Sangue di Gesù.


Non priviamoci delle gioie celesti che questo balsamo salutare dona ai nostri cuori!


Fioretto: Durante il giorno ripeti più volte la seguente giacula­toria: “Mio Dio, tutte le Messe che si celebrano oggi nel mondo te le offro per i peccatori che sono in agonia e che moriranno in questo giorno. II Sangue Preziosissimo di Gesù Redentore ottenga loro misericordia e salvezza” .


ESEMPIO Singolare fu la devozione di S. Filippo Neri al Prezio­sissimo Sangue di Gesù.


Celebrando la S. Messa era solito mettere molto vino nel calice perché le sacre Specie durassero in lui più a lungo, e fu osservato che molte volte dopo la consacrazione il calice appariva pieno di vero Sangue. Per cui non desta meraviglia che nel comunicarsi bevesse quel Vino consacrato con tale affetto da versare abbondanti lacrime di com­mozione e di consolazione.


9 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE CONFERMA LA FEDE



Nel santo Battesimo il Signore ha infuso nell’anima nostra il prezioso dono della fede e dalle tenebre ci ha chiamati alla sua ammirabile luce. Dono prezioso che ha dato a noi, a preferenza di tante altre anime che brancolano lontane dalla fede, fuori da quell’arca di salvezza che è la Chiesa.


II Battesimo è il dono che ci fa figli di Dio e ci otterrà il paradiso, se sapremo tradurlo in opere buone. E’ per meritarci questo dono e per suggellare le cose che aveva insegnato con la parola e con l’esempio che Gesù ha sparso il suo Sangue.


La devozione a questo Sangue divino conserverà nel nostro cuore la fede ricevuta nel Battesimo, la alimenterà e la renderà sempre più salda. I martiri trovarono la forza di dare la loro vita, in difesa della fede, perché sorretti dal pensiero che anche Gesù aveva dato la sua vita per testimoniare fino in fondo le verità che aveva insegnato.


Quanti cristiani, uomini e donne, bambini e adulti, vergini e sposati, hanno sacrificato la vita animati dalla fede in quel Sangue divino!


E noi, come imitiamo questi esempi? Nelle nostre opere siamo coerenti con la fede che professiamo? O invece ci accontentiamo di una fede debole e moribonda perché non nutrita dalle opere buone?


Non facciamo forse, almeno qualche volta, come le vergini stolte di cui parla il vangelo, che tennero la lampada della fede senza l’olio della carità?


Fioretto: Recita adagio e attentamente il “Credo”.


ESEMPIO S. Eleazaro, conte di Ariano (Avellino) fu provato da Dio con grandi tribolazioni. spogliato dei suoi beni, perseguitato da calunnie infami, trovò la forza di sopportare tutto con eroica pazienza. Interpellato dalla moglie che gli chiedeva quale fosse il segreto di tanta forza, rispose: “Quando mi si presenta qualcosa di disgustoso mi na­scondo nelle piaghe di Gesù, penso a quanto egli ha sofferto per me e non mi allontano da questi pensieri finché in quelle ferite e in quel Sangue non sento alleggerita e confortata ogni mia pena”. Nato in Provenza, morì a soli quarant’anni nel 1323 e fu sepolto ad Apt, accanto alla sua sposa, la beata Delfina.


CREDO:


 Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di la verrà a giudicare i vivi e i morti.Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen. 

10 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE FORTIFICA LA SPERANZA



“Mentre viviamo in questo esilio – dice S. Bernardo – la nostra anima è come in un mare tempestoso”.


Il ricordo delle colpe passate, il timore del severo giudizio di Dio e la nostra debolezza ci molestano e possono spingerci fino allo scoraggiamento.


Ma se pensiamo spesso e con tanto amore al Sangue divino che l’Agnello immacolato presenta al Padre suo per ottenerci la salvezza, allora ci sentiremo rasserenati e confortati. Offriamolo pertanto all’eterno Padre questo Sangue, riceviamolo spesso nei sacramenti, invochiamolo nei momenti difficili, usiamolo come scudo inespugnabile contro tutte le tentazioni e correremo spedi­tamente sulle vie del Signore, confidando vivamente che chi ci ha dato il suo Sangue ci darà anche la forza di non cadere e ogni aiuto necessario per rimediare ai nostri difetti.


Allora, pur vedendo le nostre imperfezioni e continuando a odiare il peccato, avremo la pace nel cuore, saremo nell’umiltà e grazie al Sangue di Gesù vinceremo ogni tentazione e salveremo la nostra anima.


Fioretto: Recita con devozione “Atto di speranza”.


ESEMPIO Nel sec. Xlll viveva nel convento di Bevagna (Perugia) un vecchio religioso di nome Giacomo, di grande umiltà. Sinceramente si credeva il più miserabile degli uomini e cadeva spesso in una grande angoscia per il timore dell’inferno. Passava i giorni e le notti ai piedi di un grande Crocifisso, unico ornamento della sua cella, tremando al pensiero dei suoi peccati. Quel Crocifisso gli era caro perché dono di sua madre. Un giorno, mentre era prostrato a terra, gravato dalla solita angoscia per i suoi peccati, vide sgorgare dal petto trafitto di Gesù uno zampillo di Sangue che gli coprì il volto e le mani e sentì una voce che diceva: “Giacomo, questo Sangue sia per te pegno sicuro di vita eterna”. In un istante scomparve la sua angoscia e una grande pace gli inondò l’anima. Quando, perì numerosi miracoli che avvenivano alla sua tomba, si volle collocare il suo corpo in un luogo più onorevole, fu trovato intatto e con ancora visibili le tracce lasciate dal Sangue miracoloso.


Come il Beato Giacomo da Bevagno, operiamo per la nostra salvezza con timore e tremore, ma conservando anche una grande fiducia nel potere infinito del Sangue di Gesù.


ATTO DI SPERANZA


Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i meriti di Gesù  Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno.


11 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE INFIAMMA LA CARITA’



Per salvarci, il Figlio di Dio è sceso dagli splendori di gloria che aveva in cielo con il Padre e con lo Spirito Santo, è venuto sulla terra e si è fatto simile a noi.


Con noi ha condiviso gioie e dolori. Non basta, col suo Sangue ci ha redenti.


Un giorno disse: “Io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso” (Gv 10, 17-18).


Dunque, la vita non l’hanno tolta a Gesù contro la sua volontà, ma l’ha donata lui liberamente, per amore.


Come potremo, davanti a questa certezza di fede, non sentire un grande amore per il Figlio di Dio che si è fatto Figlio dell’uomo e fratello nostro?


Saremo più ingrati degli animali che sentono e dimostrano riconoscenza per i loro benefattori?


Se non ci sentiamo animati da un forte amore per il Signore Gesù è perché non riflettiamo abbastanza alle tante meraviglie operate dal suo amore a vantaggio nostro e pagate con il suo sacrificio.


Domandiamoci spesso: Perché tanto Sangue? Perché Gesù ha vo­luto accettare tanto dolore? La risposta della fede è semplice e conso­lante: Gesù ha voluto soffrire e morire per liberarci dal potere di Satana e donarci il paradiso.


E anche se ora Gesù è asceso al cielo ed è alla destra del Padre, a godere la gioia e la gloria che ha meritato per sé, ha lasciato alla Chiesa l’inestimabile dono del suo Sangue perché noi possiamo attingervi a nostro vantaggio e raggiungerlo in paradiso.


Fioretto: Recita attentamente l’Atto di carità”.


ESEMPIO Trovandosi S Francesco Caracciolo vicino alla morte, dopo aver fatto con profonda umiltà la confessione generale e dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti, preso in mano il Crocifisso ripeteva: “Sangue di Gesù che sei stato sparso per me, tu sei mio; lo voglio, Signore, dammelo, che è mio, non negarmelo”. E baciando le sante piaghe di Gesù continuava: “Sangue Preziosissimo del mio Gesù, tu sei mio e solo per te e con te io spero di salvarmi”. Econ questi sentimenti serenamente spirò.


ATTO DI CARITA’:


Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; e per amor tuo amo il prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre più.


12 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE SOLLEVA LE ANIME PURGANTI


Dio, giusto giudice, trattiene nel purgatorio quelle anime che partirono da questo mondo non perfettamente purificate; solo quando si sono liberate dalle scorie dei loro peccati le ammette alla gioia eterna del paradiso. Ma, da Padre pieno di amore qual’è, desideroso di vederle presto liberate da tante pene, mette nelle nostre mani il prezzo della loro liberazione. Quale conforto, quale refrigerio, quale sollievo offre a quelle anime il Sangue Preziosissimo di Gesù!


In molti modi si può applicare alle anime del purgatorio il Sangue di Gesù, ma quanto è più efficace se si applica per mezzo del sacrificio della Messa! Quante anime si possono liberare da quel carcere di dolore con una sola Messa! Com’è possibile dunque non sentire il dovere di aiutarle? Quante volte il Signore ha fatto vedere, ad anime privilegiate, altre anime che festanti salivano al cielo dal purgato­rio, proprio mentre durante la Messa si offriva il Sangue divino per loro!


Dobbiamo prenderci a cuore la liberazione delle anime che soffrono in purgatorio. La carità non va esercitata solo verso i fratelli dell’al di qua, ma anche verso i fratelli bisognosi dell’aldilà. Se grazie a noi arriveranno in paradiso prima del tempo prefissato, certo non si dimenticheranno di chiedere a Dio misericordia e ogni altra grazia a nostro vantaggio.


Fioretto: Fa celebrare una S. Messa per tutte le anime del purgatorio.


ESEMPIO Quando era ancora studente a Colonia, il Beato Enrico Susone fece con un altro frate il patto che, morendo uno dei due, l’altro avrebbe celebrato la Messa, potendolo, ogni lunedì in suffragio dell’ani­ma dell’amico, e questo per un anno.


Morto l’amico, il Beato Enrico fece per lui molte preghiere, ma non celebrò le Messe. Un giorno l’amico defunto gli apparve lamentandosi per l’infedeltà alla promessa. Al Beato Enrico che lo rassicurava dicen­dogli di aver sempre pregato per lui, l’altro rispose: “Sangue, Sangue, Sangue domando! Perché non hai celebrato le Messe che mi avevi promesso e che sono tanto preziose per noi?”.


Il Beato Enrico allora comprese e si scusò. Provvide poi a celebrare regolarmente le Messe che liberarono l’amico dalle pene del purgatorio.


13 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE NELLA CIRCONCISIONE



Gesù sparse le prime gocce del suo Sangue otto giorni dopo la sua nascita, quando, secondo la legge degli Ebrei, fu circonciso e gli fu imposto il nome Gesù, che significa Salvatore. Poche gocce, ma quanto eloquenti e preziose!


Gesù è impaziente di versare il suo Sangue per noi e così si assoggetta al rito imposto da Dio ai figli di Abramo come segno di alleanza.


Quel primo Sangue versato ci dice che Gesù ha voluto unirsi stretta­mente a noi e stringere con noi un patto di amore per la nostra eterna salvezza.


Quelle prime gocce di Sangue furono sparse in obbedienza a quel rito che era sacro per tutti gli Ebrei. Come insegna la Bibbia, il primo peccato compiuto dall’uomo nel paradiso terrestre fu un peccato di disobbedienza; le prime gocce di Sangue furono sparse da Gesù in obbedienza alla legge di Dio, per riparare la colpa di ribellione compiuta dai nostri progenitori.


Ammirabile riparazione e quale lezione per noi che siamo spesso ribelli a Dio! Impariamo ad apprezzare l’obbedienza a Dio come condi­zione indispensabile perché i meriti di Gesù siano applicati alle nostre anime.


Fioretto: Recita il “Dio sia benedetto”.


ESEMPIO S. Maria Maddalena de’ Pazzi in un’estasi vide pre­sentarsi davanti a Dio i santi protettori della città di Firenze con molti altri santi. Ognuno di questi supplicò il Signore di concedere ai fiorentini il perdono delle loro colpe, ma Dio sembrava non ascoltare le loro preghie­re. Con lo stesso rifiuto il Signore rispose alla supplica degli angeli custodi.


Vide allora presentarsi a Dio le anime buone che erano sulla terra e unire alle loro preghiere l’offerta del Preziosissimo Sangue versato da Gesù per gli uomini. Contemporaneamente sentì riecheggiare le parole di Cristo. “Chiedete e vi sarà dato”.


Solo allora Dio si mosse a pietà e concesse quanto le preghiere del cielo e della terra da sole non avrebbero potuto ottenere.


DIO SIA BENEDETTO:

Dio sia benedetto. Benedetto il suo Santo Nome. Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. Benedetto il Nome di Gesù. Benedetto il suo Sacratissimo Cuore. Benedetto il suo Preziosissimo Sangue. Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima. Benedetta la sua Santa e Immacolata Concezione. Benedetta la sua gloriosa Assunzione. Benedetto il Nome di Maria Vergine e Madre. Benedetto San Giuseppe, suo castissimo sposo. Benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.

14 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE NELL’ORTO DEL GETSEMANI



Si avvicinava l’ora in cui il Figlio di Dio si sarebbe sacrificato per noi peccatori tra le più atroci sofferenze. Gesù esce dal cenacolo e si reca al Getsemani e là, tutto solo, abbandonato anche dai suoi discepoli, prostrato a terra prega e offre se stesso in sacrificio di espiazione per i nostri peccati. Una tempesta di tristezza e di paura invade il suo cuore alla vista dei peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi e alla vista dei tormenti che avrebbe dovuto sopportare per espiarli. L’angelo gli presenta il calice colmo delle amarezze che dovrà bere per placare la giustizia divina. Gesù esclama: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!”. Ma subito aggiunge: “Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.


II pensiero dei tormenti lo spaventa, ma non lo ferma: andrà fino in fondo.


Poco dopo, quasi impaziente di pagare il prezzo della nostra salvez­za, per la forte tensione in cui si trova comincia a sudare Sangue: le gocce gli sgorgano dalla fronte, scendono sul volto, scorrono sulla veste e vanno fino a terra.


Quale grande insegnamento ci dà Gesù grondante Sangue nel buio, nel silenzio, nella solitudine di quella notte! Ci insegna a trovare la forza di dire a Dio, soprattutto nei giorni dei dolore: “Sia fatta sempre e fino in fondo, Signore, la tua volontà”.


Fioretto: “Non lamentarti quando qualcosa ti fa soffrire.


ESEMPIO “Prima di inviare l’ultimo castigo agli Egiziani, Dio ordinò agli Ebrei che mangiassero l’agnello e col suo sangue segnassero le porte delle loro abitazioni, così che l’angelo sterminatore, passando, risparmiasse le loro case.


Se quel sangue, solo per il fatto che era il simbolo del Sangue del vero Agnello che toglie i peccati del mondo, bastò a salvare gli Ebrei, quanto più il Sangue di Cristo sarà in grado di salvarci dalla rovina eterna!


Nei paesi delle vicinanze di Roma, dove predicò l’instancabile apo­stolo della devozione al Preziosissimo Sangue, S. Gaspare del Bufalo, non era raro trovar scritto sulle porte delle case. “Viva il Sangue di Gesù Cristo”.

 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/07/2014 11:41
 
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  15 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE NELLA FLAGELLAZIONE

Gesù è tra le mani dei suoi carnefici. Spogliato delle sue vesti è legato a una colonna e quei disgraziati, armati di flagelli, si danno il cambio nel percuotere il suo Corpo divino. In poco tempo è tutta una piaga, non ha più l’aspetto di un uomo.

Ecco avverate le parole del profeta Isaia: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia” (Is 53, 3).

E come non sentirci colpevoli se si ascoltano le altre parole di Isaia: “Per l’iniquità del mio popolo fu messo a morte” (Is 53, 8)? Dunque, anche per i miei peccati e per i tuoi peccati Gesù è morto!

Ognuno può dire: “Anch’io ho ucciso Gesù”!. I peccati non uccidono meno delle armi e delle mani.

Ma quali sono le colpe che il Signore ha voluto più espressamente espiare con la barbara flagellazione che ha subìto?

Sono i peccati che nascono da una disordinata sensualità. Con un diluvio di acqua Dio ha purificato il mondo da tante sozzure; così ora, con un diluvio di Sangue, il Sangue Preziosissimo di suo Figlio, oltre a riparare l’enormità delle colpe, ci mostra anche il rimedio pronto ed efficace per guarire dai nostri mali.

Quanto sono costati a Gesù i piaceri peccaminosi con cui noi ci siamo macchiati! Impariamo a mortificare la carne e a custodire i sensi. E laviamo le nostre colpe col Sangue di Cristo nella Confessione sacra­mentale.

Fioretto: Scegli liberamente una qualche mortificazione.

ESEMPIO La vista del Crocifisso è un grande incitamento a perdonare le offese. S. Filippo Neri, non riuscendo a convincere un giovane a perdonare una grave offesa che aveva ricevuto, prese un Crocifisso e, rivolto al penitente, gli disse: “Guarda e pensa quanto Sangue ha sparso il Signore per te e con quanta prontezza e generosità ha perdonato ai suoi crocifissori”. Toccato da quell’immagine di dolore del suo Salvatore e dalle convincenti parole di S. Filippo, quel giovane non oppose più alcuna resistenza e con animo sinceramente pentito disse al confessore: “Padre, sono pronto a perdonare qualunque torto subìto”.

16 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE NELLA CORONAZIONE DI SPINE

Quei perfidi carnefici che straziarono il corpo di Gesù non furono contenti finché non ebbero esaurito tutti i mezzi per rendere il più dolorosa possibile la passione del Signore.

Gesù aveva detto che era re e che era venuto in questo mondo per impiantare il suo regno. “Orrenda bestemmia! – gridarono – Noi non abbiamo altro re che Cesare. Questo falso re va punito come merita”.

Intrecciarono perciò una corona di acutissime spine e tra bestemmie e derisioni si avvicinarono a Gesù e a viva forza gliela calarono sul capo premendola con violenza.

Altre ferite, altro dolore, altro Sangue, oltre a quello già versato. Gesù è scosso dalla testa ai piedi per la dolorosa agonia.

Ecco che cosa hanno fruttato al Signore Gesù i nostri pensieri peccaminosi!

Umiliamo la nostra superbia e purifichiamo la nostra mente da qualunque cattivo pensiero.

E sia per noi motivo di gioia se talvolta possiamo partecipare alle sue umiliazioni.

Rinunciamo al mondo. E come Gesù dal mondo fu odiato e deriso, così accettiamo anche noi le contraddizioni, le incomprensioni e il disprezzo che il mondo ci regala.

Fioretto: Ripeti più volte, oggi, questa giaculatoria: “Signore, donami l’umiltà del cuore e la serenità nelle umiliazioni”.

ESEMPIO S. Camillo de’ Lellis, il grande apostolo degli ammalati, per poter trovare conforto nella sua ultima agonia e affrontare serena­mente il giudizio di Dio, volle avere davanti agli occhi il ricordo della passione di Gesù e dei dolori di Maria. Fece perciò dipingere per tempo un Crocifisso dalle cui piaghe colava abbondante Sangue e ai piedi del quale stava la Vergine Madre che intercedeva a suo vantaggio. In quel quadro volle essere dipinto anche lui, prostrato a terra. Dalla sua bocca ha voluto che uscissero queste parole: “Signore, perdona al tuo servo che hai redento col tuo Preziosissimo Sangue”. E fu proprio contem­plando quel Sangue, versato per lui, e fonte di consolante fiducia, che rese l’anima a Dio.

17 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE SULLA VIA DEL CALVARIO

Fin qui Gesù ha sparso il suo Sangue in alcuni luoghi precisi: l’orto del Getsemani, ai piedi della colonna dove è stato flagellato e nel pretorio dove fu coronato di spine.

Ora il Signore vuole estendere la presenza di quel Sangue a tutti i luoghi, perché tutti gli uomini possano godere dei mirabili benefici del suo contatto.

La strada percorsa da Gesù è tutta insanguinata.

I suoi santi piedi nudi inciampano e lasciano tracce di Sangue sulla terra: ne è intrisa la polvere e ne sono macchiate le pietre sulle quali passa.

La Veronica, mossa a compassione per tanto dolore, asciuga il volto di Gesù dal sudore e dal Sangue.

Gesù cade per ben tre volte e le ferite si riaprono.

Vedendo sua Madre, Gesù prova una stretta al cuore e il suo Sangue scorre più abbondante.

Tracce di Sangue vanno a finire sui soldati, sulla folla, sulle vie di Gerusalemme, sul sentiero del Calvario, sulla veste che indossa e sulla croce che porta.

Pensiamo alla generosità di quel Dio che versa il suo Sangue per salvare le anime e lo versa anche per quelle anime che non vogliono salvarsi! Gesù ha sparso il suo Sangue per la conversione dei peccatori, ma noi ne godremo il beneficio solo se sapremo corrispon­dere al suo amore col nostro impegno.

Fioretto: Fa la “Via Crucis” (anche in casa, se non ti è possibile in chiesa).

ESEMPIO La Beata Chiara di Montefalco ebbe fin da piccola una devozione così grande al Crocifisso e un grande desiderio di soffrire per amore suo, che a soli sei anni già si flagellava. La passione di Gesù era l’argomento su cui più frequentemente e più volentieri meditava. Spesso diceva: “Quando si è visto Gesù sulla croce, com’è possibile pensare ad altro?”. Ottenne dal Signore di partecipare alle amarezze della sua passione e che nel suo cuore si imprimessero sensibilmente tutti gli strumenti della passione, come fu possibile constatare dopo la sua morte.

LA VIA CRUCIS CON LA BEATA ALEXANDRINA DA BALASAR

PRIMA STAZIONE:

Gesù è condannato a morte. “Pilato lo diede nelle loro mani perché fosse crocifisso; presero dunque Gesù e lo condussero via” (Gv 19,16).

Vedo e odo la grande moltitudine che a una voce senza pietà per me grida chiedendo la mia crocifissione. Le mie orecchie odono scandire: Muoia! Muoia! Sia crocifisso! Muoia! Sia crocifisso! Quali urla, quelle della folla! Ricevo la sentenza di morte. Gloria al Padre.

SECONDA STAZIONE:

Gesù è caricato della croce. “Ed egli, portando su di sé la croce, uscì verso il luogo detto Cranio, in ebraico Golgota” (Gv 19,17).

E’ tale il peso che mi sento sprofondare sotto terra. Non porto solo la croce, ma il mondo intero: pochi amici, quasi solo nemici, quasi solo nemici! Gloria al Padre.

TERZA STAZIONE:

Gesù cade per la prima volta. “Guardai attorno e nessuno che mi aiutasse; attesi ansioso e nessuno che mi sostenesse” (Is 63,5).

Cado sotto il peso della croce. Mi sembra di perdere la vita. Perderla per dare la vita a tutti mi dà tanta forza: riprendo a camminare. Gloria al Padre.

QUARTA STAZIONE:

Gesù incontra sua Madre. “Gesù vide la Madre lì presente” (GV 19,26).

Mi viene incontro la mamma, ci guardiamo intensamente. Io cammino sempre. Con me ella pure cammina, guidata dal mio sguardo che le ha ferito il cuore e l’anima… Non trascino solo la croce, ma anche il dolore di lei. Gloria al Padre.

QUINTA STAZIONE:

Gesù è aiutato dal Cireneo. “Or mentre lo conducevano al patibolo, presero un certo Simone di Cirene e gli posero addosso la Croce” (LC 23,26).

Ad ogni passo mi sembra di spirare. Vogliono qualcuno che porti la Croce. C’è chi la porta, non per amore, ma forzato. Ma io gli dispenso tanto amore. Mi viene tolta la Croce, ma io sento come se ne portassi il peso. Gloria al Padre.

SESTA STAZIONE:

La Veronica asciuga il Volto di Cristo. “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno dei più piccoli, l’avete fatta a me” (Mt 25,40).

Mi viene incontro una donna che ha compassione del mio dolore. Con quale delicatezza e amore mi pulisce il volto intriso di sudore, di sangue, di polvere! Il mio volto e l’amore del mio cuore restano impressi nella tela. Gloria al Padre.

SETTIMA STAZIONE:

Gesù cade per la seconda volta. “Consegnò la sua vita alla morte, e fu annoverato tra i malfattori” (Is 52,12).

A metà del cammino grave è la caduta. Le labbra mi si aprono sanguinanti e baciano la terra che, ingrata, mi ferisce. Gli sguardi dell’anima mia si estendono sull’umanità. Gloria al Padre.

OTTAVA STAZIONE:

Gesù parla alle donne piangenti. “Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli” (Lc 23,28).

Mi seguono alcune donne. Piangono amaramente. Le guardo con compassione e mormoro loro: “Non piangete per me, ma per voi. Le vostre colpe sono la causa dei miei dolori”. Gloria al Padre.

NONA STAZIONE:

Gesù cade per la terza volta. “Quasi esanime a terra mi ha ridotto; già mi vanno accerchiando i cani in frotta” (Sal 22,17).

E’ il mondo, è il cielo contro di me: cado. Di nuovo il furore degli aguzzini mi strascina con forza. Ma dal mio cuore, sgorga solo amore e solo compassione per loro. Gloria al Padre.

DECIMA STAZIONE:

Gesù viene spogliato delle vesti. “Divisero le sue vesti, tirarono a sorte la sua veste per sapere a chi di loro dovesse toccare” (Mt 15,24).

Mi spogliano con tanta furia da strapparmi brandelli di carne: quali dolori violenti! Esser spogliato in pubblico! Sono molte le risate di scherno! La mamma vuole coprirmi col suo manto. Gloria al Padre.

UNDICESIMA STAZIONE:

Gesù viene crocifisso. “Fu crocifisso insieme ai malfattori, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra” (Lc 23,33).

Mi distendono sulla Croce. Porgo io mani e piedi per essere crocifisso. E’ un abbraccio eterno alla Croce, all’opera della redenzione. Gloria al Padrte.

DODICESIMA STAZIONE:

Gesù muore sulla Croce. “Quando Gesù ebbe preso l’aceto esclamò: Tutto è compiuto! Poi, chinato il capo, rese lo spirito” (Gv 19,30).

Si fa buio sul Calvario. “Padre, pedona loro, che non sanno ciò che fanno”. “Padre, Padre mio, persino Tu mi hai abbandonato? !” “Figli miei, ho sete di voi!””Madre mia, accetta il mondo, è tuo: è figlio del mio sangue, è figlio del tuo dolore”. “Tutto è compiuto” “Padre, a te consegno il mio spirito, è per te il mio ultimo sospiro”. Gloria al Padre.

TREDICESIMA STAZIONE:

Gesù viene deposto dalla Croce. “E Giuseppe d’Arimatea prese io corpoe lo avvolse in un bianco lenzuolo” (Mt 27,59).

La Madre, con Gesù morto tra le braccia! L’amore portò Gesù a dare la vita. La Mamma continua la missione, la stessa missione d’amore: amare noi come Gesù. Gloria al Padre.

QUATTORDICESIMA STAZIONE:

Gesù viene deposto nel sepolcro. “Giuseppe lo mise in un sepolcro scavato nella pietra, dove nessuno ancora era stato messo” (Lc 23,53).

L’amore unito alla grazia, unito alla vita divina, trionfò sul dolore e sulla morte. Fu un essere umano che soffrì, una vita divina che vinse. Gloria al Padre.

Preghiamo: sopra il popolo che ha commemorato la morte di Cristo tuo Figlio, nella speranza di risorgere con lui, scenda, Signore, l’abbondanza dei tuoi doni: venga il perdono e la consolazione, si accresca la fede e l’intima certezza della redenzione eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiamo anche per le intenzioni del Papa: Pater, Ave, Gloria.

18 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE NELLA CROCIFISSIONE

Gesù è giunto sul Calvario dopo un viaggio penoso col duro tronco della croce sulle spalle. Lo spogliano con sua grande umiliazione e dolore e lo inchiodano senza pietà su quel legno, squarciando le sue mani. Quindi innalzano quel palo a cui è fissato dai chiodi e lo posano sul paio verticale già piantato a terra in precedenza.

Per Gesù è una scossa violenta che moltiplica il dolore.

E’ poi la volta dei piedi, inchiodati come le mani con pochi colpi, senza pietà.

Le ferite si allargano, il Sangue scorre e bagna, per redimerla, questa terra di peccato.

Lì, ai piedi di quella croce, sta la Vergine Madre, straziata da un tormento troppo grande, eppure composta nel suo dolore. Piange in silenzio. Piange anche per colpa mia e tua. Soffre e offre il suo dolore, unito a quello del Figlio, perché il Padre perdoni le nostre colpe.

Lì, sotto quella croce, c’è anche Giovanni: non comprende fino in fondo il perché di quella morte, ma non si ribella. Soffre e adora. Il sole si oscura e Gesù, in un mare di dolore, offre il suo Sangue all’eterno Padre per la nostra salvezza.

Prostriamoci e adoriamo. Chiediamo a Gesù che il suo Sangue scenda sul nostro capo, non a nostra condanna, come sul capo degli Ebrei, ma a nostra salvezza.

Fioretto: Leggi su uno dei vangeli il racconto della crocifissione di Gesù.

ESEMPIO La Beata Cristina di Spoleto meditava un giorno sui dolori di Gesù. Giunta col pensiero alle orribili piaghe fatte dai chiodi nei piedi dei Signore, disse a se stessa: “Oh, ingrata! Ecco quanto soffre Gesù per te e quanto Sangue versa per amore tuo! E tu che cosa fai per amore suo e per ricambiare tanta bontà?” Detto questo, prese un grosso chiodo e si trafisse un piede da parte a parte, felice di poter rendere a Gesù sangue per Sangue.

Certo il Signore non vuole questo da noi, ma un po’ di mortificazione la chiede a tutti, in modo che senza causare danni al nostro corpo, possiamo trame vantaggi per l’anima..

Dal Vangelo secondo Giovanni Capitolo 19

L’«Hecce Homo».

Allora Pilato prese Gesù e lo flagellò.

Gesù viene flagellato

E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e lo avvolsero in una veste di porpora;

La corona di spine

poi, si avvicinavano a lui e dicevano: «Salute, o re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

Pilato uscì di nuovo e disse a loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, affinchè sappiate che io non trovo in lui nessuna colpa».

Uscì dunque Gesù, portando la corona di spine e il vestito di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

Quando i pontefici e le guardie lo videro, gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Pilato soggiunse: «Prendetelo voi e crocifiggetelo, perchè io non trovo in lui nessuna colpa».

Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo essa costui deve morire, perchè si è fatto Figliuol di Dio».

Udite queste parole Pilato s’impaurì maggiormente

e rientrato nel pretorio domandò a Gesù: «Donde sei tu?». Ma Gesù  non gli diede risposta.

Pilato gli disse: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di farti crocifiggere e il potere di liberarti?».

Gesù gli rispose: «Tu non avresti nessun potere su di me se non ti fosse dato dall’alto. Per questo colui che mi ha consegnato a te ha un peccato più grave».

Da quel momento Pilato cercava di liberarlo. Ma i Giudei gridavano dicendo: «Se lo liberi non sei amico di Cesare! Chi si fa re, si dichiara contrario a Cesare».

Pilato, inteso ciò, fece condurre fuori Gesù e si sedette in tribunale, nel luogo chiamato «Litostroto», e in ebraico «Gabbata».

Era [il giorno della] Parasceve della Pasqua e verso all’ora sesta. E disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».

Ma essi gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Pilato domandò loro: «Debbo crocifiggere il vostro re?». I pontefici risposero: «Noi non abbiamo altro re che Cesare».

Cristo presentato alla folla

Allora lo consegnò a loro, perchè fosse crocifisso.

L’arrivo al Calvario

Gesù al Calvario.

Presero dunque Gesù e lo menarono via.

E portando egli la sua croce, si avviò verso il luogo detto «del Teschio», ma in ebraico «Golgota»;

dove lo crocifissero insieme con due altri, di qua e di là, e Gesù nel mezzo.

Cristo viene inchiodato alla croce

Pilato scrisse pure una tabella, e la mise sulla croce. E c’era scritto: «GESÙ IL NAZARENO RE DEI GIUDEI».

Ora, molti Giudei lessero questa tabella, perchè il luogo ove Gesù era stato crocifisso era vicino alla città, e l’iscrizione era in ebraico, in greco e in latino.

Ora i pontefici dei Giudei dissero a Pilato: «Non scrivere: “Re dei Giudei”, ma che egli ha detto: “Io sono il re dei Giudei”».

Pilato rispose: «Ciò che ho scritto, ho scritto».

I soldati poi, dopo aver crocifisso Gesù, ne presero le vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato; presero pure la tunica. Ora la tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo.

Perciò dissero tra loro: «Non la stracciamo, ma tiriamo a sorte a chi tocca». E ciò perchè si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno diviso tra loro le mie vesti, e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». Questo dunque fecero i soldati.

Maria e Giovanni sotto la croce.

Presso la croce di Gesù stavano la madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena.

Gesù, vedendo la madre e vicino a lei il discepolo ch’egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio».

Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quel momento il discepolo la prese con sè.

Agonia e morte di Gesù.

Dopo ciò, Gesù sapendo che tutto era compiuto, affinchè si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete».

C’era quivi un vaso pieno di aceto. Quelli, messa una spugna piena d’aceto su un issopo, gliel’accostarono alla bocca.

E Gesù quando ebbe preso l’aceto disse: «È finito». E chinato il capo, rese lo spirito.

Il colpo di lancia.

Allora i Giudei, perchè i corpi non restassero in croce durante il sabato, perchè era la Parasceve, e quel sabato era giorno solenne, chiesero a Pilato che si spezzassero loro le gambe e fossero rimossi.

I soldati perciò vennero, e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro dei crocifissi con lui.

33  Ma venuti a Gesù, siccome videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe;

ma uno dei soldati gli aperse il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua.

Chi vide ha attestato; la sua testimonianza è vera: ed egli sa di dire la verità, affinchè crediate anche voi.

Queste cose, infatti, avvennero affinchè si adempisse la Scrittura: «Nessun osso gli sarà spezzato»;

ed anche un’altra Scrittura che dice: «Vedranno chi hanno trafitto».

La sepoltura di Gesù.

Dopo ciò Giuseppe d’Arimatea, discepolo di Gesù, benchè occulto, per timore dei Giudei, pregò Pilato di prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne a prendere il corpo di Gesù.

Nicodemo che era venuto la prima volta a Gesù di notte, venne anch’egli portando circa cento libbre d’una mistura di mirra e d’aloe.

Presero dunque il corpo di Gesù, e lo avvolsero in lenzuoli con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei.

Il corpo di Gesù

Ora nel luogo ove egli era stato crocifisso, era un orto e nell’orto un sepolcro nuovo dove nessuno era stato ancora deposto.

La sepoltura di Cristo

Ivi deposero Gesù a causa della Parasceve dei Giudei, perchè il sepolcro era vicino.

19 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE NELL’APERTUTA DEL COSTATO

Morto Gesù sulla croce, uno dei soldati romani che stavano sul Calvario impugna una lancia e scaglia un colpo spietato e violento contro il Costato dei Salvatore: lo squarcia, apre il Cuore e da quella ferita, come ci assicura l’apostolo ed evangelista S. Giovanni che era presente sotto la croce, scaturisce acqua e Sangue, simbolo, secondo l’interpretazione di S. Agostino, dei sacramenti che ci purificano e ci alimentano spiritual­mente.

Questo Cuore aperto è il riparo in cui sono chiamati a rifugiarsi sia i giusti che i peccatori; nel suo Cuore Gesù ci invita a nascon­derci per evitare il castigo meritato con le nostre colpe e per lavarci dai nostri peccati.

Accogliamo il suo invito, rifugiamoci nella piaga di quel Cuore che tanto ci ha amato.

Gesù ci assicura: “Io vi offro il mio Cuore, basta solo che voi mi doniate una lacrima, un atto di dolore per avermi offeso. Non è molto quello che vi chiedo: soltanto un po’ di amore in cambio dell’amore infinito che io vi ho donato e continuo a donarvi”.

Quanto poco basta per avere il perdono del Signore! Eppure, troppi negano al loro Dio anche questo poco. Tutto vogliono, tutto pretendono, ma non sanno dar nulla in cambio al loro Signore.

Cerchiamo di non far parte anche noi di questa folta schiera di approfittatori.

Fioretto: Recita cinque volte il “Padre nostro” in onore delle cinque piaghe di Gesù.

ESEMPIO La Beata Osanna da Cattaro, colpita un giorno da fortissima febbre, ha cominciato a lamentarsi per il brutto stato di salute in cui si trovava. Le apparve allora Gesù, tutto piagato e grondante Sangue e le disse. “Figlia mia, perché ti lamenti tanto per questo tuo piccolo male e non piuttosto per i grandi dolori che io ho sofferto per te?”.

La beata Osanna ne fu così colpita che da quel momento, a chi le esprimeva sentimenti di compassione, vedendola molto soffrire, rispon­deva: “Quanto ha sofferto Gesù! Come possiamo noi lamentarci per i nostri dolori?”.

PADRE NOSTRO:
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

20 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE E IL BATTESIMO

Dal costato aperto di Gesù sgorgano le ultime gocce di Sangue miste ad acqua; è la porta della vita divina che si apre: da qui ricevono la loro efficacia i sacramenti. In quell’acqua è significato il sacramento dei Battesimo, che è quella fonte che ci lava dal peccato e ci genera alla vita della grazia.

Ma da dove l’acqua attinse e ottenne tanta potenza per la purificazio­ne delle nostre anime?

Risponde l’abate Ruperto: “Dal Sangue Preziosissimo che Gesù ha versato per noi”.

Dall’unione dell’acqua col Sangue del Redentore derivano gli effetti prodotti nell’anima dal Battesimo.

E questi sono gli effetti che il Battesimo produce in noi: ci genera alla vita di grazia, ci fa diventare figli adottivi di Dio, ci rende fratelli di Gesù, ci inserisce come membra vive nella Chiesa e ci fa eredi del paradiso.

Quanto è grande la bontà di Gesù! Quanto è efficace il suo Sangue divino!

Ma noi sappiamo mantenere quella vita di grazia che ci è stata donata nei Battesimo? O col peccato contaminiamo la nostra anima lavata dal Sangue di Gesù?

Ci ricordiamo in ogni situazione della grande dignità che abbiamo acquistato diventando figli di Dio?

Se siamo fratelli di Gesù, se siamo membra della sua Chiesa, se siamo eredi del paradiso… che cosa possiamo desiderare di più grande in questa vita?

Non attacchiamo perciò il nostro cuore alle povere cose di questo mondo, che tanto promettono e ben poco danno!

Fioretto: Rinnova le tue promesse battesimali.

ESEMPIO Il Beato Serafino da Ascoli, cappuccino, non contento di passare notti intere a meditare sulla passione di Gesù e intere setti­mane senza cibo per amore di Cristo, aggiungeva anche il sacrificio del proprio sangue. Per assomigliare di più al suo Signore, spesso si flagellava così duramente da rendere il suo corpo tutto una piaga.

21 luglio.

IL PREZIOSISSIMO SANGUE E LA CRESIMA

La vita dell’uomo sulla terra è una continua lotta e dobbiamo combat­tere con molta fortezza per ottenere la corona di gloria che il Signore ci ha promesso. Combattere contro il mondo ingannatore che con le sue molte vanità ci tende lacci da ogni parte, contro le passioni disordinate che ci portiamo dentro a causa del peccato originale, contro il demonio che – come dice S. Pietro – “come un leone ruggente va in giro cercando chi divorare” (1 Pt 5, 8).

Inoltre è necessario un continuo esercizio delle virtù per crescere nella perfezione.

Prevedendo il Signore tutti questi pericoli e conoscendo tutti i nostri bisogni, ha voluto fortificarci col sacramento della Cresima che ci dà le armi per combattere e vincere.

Questo sacramento riceve la sua efficacia dal Sangue potentissimo di Gesù ed è per questo che il vescovo, nell’amministrarlo, segna la fronte del cresimando con il segno della santa croce, già consacrata dal Sangue di Cristo.

Ma perchè talvolta siamo così deboli nella lotta?

E’ perchè ci dimentichiamo troppo spesso che anche Gesù ha combattuto contro le tentazioni del demonio e non ricorriamo più alle armi spirituali che il Signore ci ha consegnato col sacramento della Cresima.

Soprattutto non ricorriamo al Sangue di Gesù in cui è racchiusa la sorgente di ogni forza.

Fioretto: Testimonia la tua fede con semplicità, con spontaneità, ma anche con fermezza, in ogni situazione.

ESEMPIO La Beata Giovanna di Dio parve avere fin dalla prima infanzia la devozione alla passione di Gesù, tanto che al venerdì si asteneva dal prendere il latte dalla madre. Un giorno, contemplando il Sangue che scendeva dalle piaghe di Gesù, si lamentava perché non le era concesso di spargere almeno una parte del suo sangue per Colui che lo aveva sparso tutto per lei. Le apparve allora un angelo a consolarla dicendo: “Gesù accetta come fossero sangue le lacrime che si versano meditando sulla sua passione”.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/07/2014 11:44
 
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  22 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E LA CONFESSIONE



C’era a Gerusalemme una piscina detta “Probatica” che aveva cinque portici sotto i quali c’erano infermi di ogni genere. Questi infermi aspet­tavano la venuta dell’angelo del Signore. Al movimento dell’acqua, provocato dall’angelo, il primo che si immergeva veniva guarito.


Questa piscina era il simbolo dei sacramento della Confessione, che attinge la sua efficacia dal Sangue che Gesù ha versato per noi. Con la differenza che alla piscina veniva guarito un solo infermo, mentre nella Confessione tutti i cristiani possono guarire dalle loro infermità spirituali.


Come già il buon ladrone, ogni volta che noi riceviamo l’assoluzione dal sacerdote beneficiamo della morte di Gesù.


Non sette volte sette, ma settanta volte sette il Signore ci perdona le offese che gli abbiamo fatto. Dunque, quando siamo in peccato non stiamo lontani da lui, ma cerchiamo con umiltà e con tanta fiducia il suo perdono.


Fioretto: Confessati al più presto, anche se non hai colpe gravi e preparati alla Confessione nel migliore dei modi.


ESEMPIO Le reliquie del Sangue di Gesù hanno contribuito più di ogni altra causa al diffondersi di questa devozione. La tradizione ci racconta che Longino, il soldato che colpì il costato di Gesù, fu ricam­biato con grande misericordia da parte del Signore. Alcune gocce di quel Sangue divino, cadutegli negli occhi, lo guarirono da una penosa infer­mità e gli aprirono gli occhi dell’anima alla fede. Riconoscente, raccolse un po’ di quel Sangue e lo conservò gelosamente in una ampolla. Nell’anno 35, perseguitato dagli Ebrei, si rifugiò nell’Isauria, poi ad Antiochia, quindi a Roma e infine a Mantova, dove predicò il vangelo e morì martire il 2 dicembre del 38, dopo aver nascosto il prezioso tesoro in un orto ove ora si erge la magnifica chiesa di S. Andrea.


Nell’804, su indicazione venuta dal cielo, la preziosa reliquia fu ritro­vata accanto al corpo del martire. Sulla cassetta di piombo contenente l’ampolla era scritto: “Sangue di Gesù Cristo”. Saputa la cosa, Carlo Magno, pregò il Papa Leone III di far verificare la cosa, perché era desideroso di venir ad adorare la preziosa reliquia, come poi fece con grande seguito di principi e cavalieri. L’esempio di Carlo Magno fu imitato da papi, da principi e da re.


23 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E L’EUCARISTIA



L’Eucaristia è per eccellenza il sacramento del Preziosissimo San­gue: in essa riceviamo il Sangue dei Redentore non misticamente come negli altri sacramenti, ma realmente. Come già una volta moltiplicò il pane nel deserto per sfamare migliaia di persone, così in questo sacra­mento Gesù moltiplica se stesso in modo che ogni fedele possa nutrirsi del suo Corpo, dissetarsi del suo Sangue e fare con lui una cosa sola. A Gesù non è bastato morire per noi, perdere il suo Sangue: quel Sangue ha voluto donarcelo. La S. Comunione col Corpo e Sangue di Gesù ci purifica dai peccati veniali e dalle nostre mancanze quotidiane, ma anche ci preserva da quelle colpe in cui potremo cadere. Se meditassimo più a fondo su queste verità, riceveremmo più spesso la S. Comunione. E soprattutto, con quale rispetto, con quale adorazione, con quanto amore ci accosteremmo a Gesù Eucaristia!


Fioretto: Per una volta almeno accostati all’Eucaristia facendo prima un digiuno un po’ più lungo di quello minimo voluto dalla Chiesa.


ESEMPIO Nel 925 Mantova era assediata da truppe straniere. Per evitare profanazioni la reliquia del Sangue di Gesù fu divisa in due parti, una presso S. Andrea e l’altra nella chiesa di S. Paolo. Col passare degli anni però si perse il ricordo di questi luoghi. Dopo molte preghiere nel 1049 lo stesso S. Andrea lo svelò al beato Adalberto di Mantova. La cristianità fu in festa e avvennero vari miracoli. Papa Leone IX con molti vescovi venne a Mantova per venerare la reliquia. Avrebbe voluto portarla a Roma, ma impedito dal popolo, ne riportò una piccola parte che collocò a S. Giovanni in Laterano e che Pio IX pose in un artistico reliquiario.


Il 1479 fu ritrovata l’altra parte della reliquia, quella nascosta nella chiesa di S. Paolo e che ora si conserva nella cattedrale. Nel 1562 una parte fu data alla chiesa di S. Barbara in Mantova. Nel 1848 i soldati austriaci che alloggiavano in S. Andrea profanarono e asportarono la reliquia conservata in quella chiesa. Nel 1876, per compensare la perdita subita dalla chiesa di S. Andrea, si prese una parte dalla reliquia della cattedrale e un’altra da quella conservata in S. Barbara e si costituì di nuovo il prezioso tesoro che in processione fu portato in S. Andrea.


24 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E IL MATRIMONIO



L’apostolo Paolo parlando di questo sacramento lo definisce “grande” in rapporto a Cristo e alla Chiesa, della cui stretta unione è un’immagine viva. Ma quando Gesù fece sua sposa la Chiesa? Gesù è il nuovo Adamo e come il primo Adamo ebbe da Dio la sua sposa, che fu tratta dal suo Costato mentre era immerso in un sonno profondo, così Gesù ebbe in dono dal Padre la sua sposa, la Chiesa, che fu tratta dal suo costato mentre era immerso nel sonno della morte sulla croce.


Questo sposalizio di Gesù con la sua Chiesa è reso visibile dal Matrimonio che l’uomo celebra con la sua sposa. Gesù benedice l’offerta che l’uomo e la donna fanno di sé l’uno all’altro e l’offerta del loro amore a lui. Nel sacrificio della Messa il Signore sparge il suo Sangue sugli sposi perché da questo Sangue possano attingere la capacità di amarsi e di amare insieme Dio e il prossimo come lui ci ha amati.


Se viviamo nella verginità, uniamoci a lui più strettamente. Se siamo sposati santifichiamo la nostra unione per essere immagine vivente dell’unione di Gesù con la Chiesa, sua sposa.


Fioretto: Recita tre volte il “Padre nostro” per le famiglie.


ESEMPIO In Spagna si venera un Crocifisso che ha il braccio destro schiodato e abbassato. Ai piedi di questa immagine di Gesù un giorno un peccatore ha confessato le sue colpe, ma il confessore esitava ad assolverlo. Lo ha poi perdonato ed ha aggiunto. “Ma bada di non ricadere”. Il penitente promise, ma era debole e ricadde. Tornò allora dal sacerdote che lo accolse con severità: “Questa volta non ti assolvo”. Il penitente replicò. “Quando ho promesso ero sincero, ma sono debole. Padre, mi dia il perdono del Signore”. Anche stavolta il confessore lo perdonò, ma disse. “E’ l’ultima volta!”. Qualche tempo dopo il penitente ritornò, ma il sacerdote gli disse seccamente. “Tu ricadi sempre, il tuo proposito non è sincero”. “E’ vero, padre, io ricado spesso, ma è perché sono debole. Sono un malato, ma il mio pentimento è sincero”. “No, non c’è perdono per te!”. Dal Crocifisso si è sentito allora un singhiozzo. Il Cristo ha schiodato la mano destra e, alzandola, ha tracciato sul capo di quel peccatore il segno dell’assoluzione. Contemporaneamente una voce disse al sacerdote: “Tu non hai versato il tuo sangue per lui!”.


PADRE NOSTRO:

 Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

25 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E IL SACERDOZIO



Col sacramento dell’Ordine sono creati i sacerdoti il cui compito è quello di consacrare, di offrire l’Ostia immacolata, di istruire il popolo sulla dottrina di Gesù, in una parola: di far rivivere nella Chiesa lo stesso Gesù e il suo ministero di salvezza. Il sacerdote, per i poteri che ha, può essere collocato più in alto degli angeli.


Gesù ha fondato il Sacerdozio ministeriale nell’ultima cena, quando, istituita l’Eucaristia, ordinò agli apostoli di fare altrettanto.


In quell’occa­sione Gesù comunicò per la prima volta a dei semplici uomini il suo Sacerdozio. Da allora non ha mai lasciato mancare sacerdoti alla sua Chiesa, perchè offrissero a tutti i meriti e la grazia che ci ha guadagnato col suo Sangue. Ministro dunque del Sangue di Cristo!… questo è ogni sacerdote. Quale grandezza si nasconde in un povero uomo!


Nel sacrificio della Messa il Signore Gesù continua a offrire, per le mani dei sacerdote, il suo Preziosissimo Sangue con gli stessi scopi per cui lo ha versato sulla croce e cioè: a) – per dare a Dio degna adorazione (fine latreutico); b) – per ringraziarlo dei suoi benefici (fine eucaristico); c) – per placare la giustizia divina (fine espiatorio); d) – per ottenere le grazie di cui abbiamo bisogno (fine impetratorio).


Fioretto: Recita tre volte l”Ave Maria” alla Regina degli apostoli per tutti i sacerdoti.


ESEMPIO Il Beato Francesco Lippi da Siena, rimasto orfano in giovane età, si diede a una vita libertina. Dio, che lo voleva salvo, lo colpì con la cecità, ma gli ha aperto gli occhi dell’anima. Francesco fece un pellegrinaggio a S. Giacomo di Compostella in Spagna e là ottenne la guarigione. Datosi a una vita di penitenza, fu invitato dalla Madonna a entrare come laico fra i Carmelitani.


Un venerdì, mentre meditava la passione del Signore, gli apparve Gesù trafitto in croce con le piaghe grondanti Sangue che gli disse: “Guarda, Francesco, quanto ho sofferto per gli uomini e pensa a quanto è grande la loro ingratitudine!”. A queste parole il beato si sentì venir meno. Prese i flagelli e si percosse a sangue per scontare i peccati suoi e degli uomini e da quel giorno portò con sé il Crocifisso per aver sempre presenti i dolori del suo Salvatore.


Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e be­nedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. San­ta Maria, Madre di Dio, prega per noi pec­catori, adesso e nell’ora della nostra mor­te. Amen.


 26 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E L’UNZIONE DEI MALATI



Anche nel tempo della malattia e soprattutto negli ultimi momenti della nostra vita il Sangue di Gesù ci offre salvezza. Gesù agonizzante nel Getseman! ci dà un’immagine di quel supremo momento in cui la nostra anima si separerà dal corpo. Dolori per il corpo e per l’anima: le ultime decisive tentazioni.


Anche per Gesù fu dura lotta, tanto che pregò il Padre suo di allonta­nare da lui quel calice colmo di amarezza. Pur essendo Dio non cessava di essere uomo e di soffrire come uomo.


Per noi sarà più dura, perché ai dolori si aggiungerà il timore del giudizio di Dio. Dove troveremo la forza di cui avremo bisogno in quei momenti? La troveremo nel Sangue di Gesù, nostra unica difesa nell’ultima prova.


II sacerdote pregherà su di noi e ci ungerà con l’Olio di salvezza, perché la potenza del demonio non vinca sulla nostra debolezza e gli angeli ci portino tra le braccia del Padre.


Per ottenerci perdono e salvezza il sacerdote non farà appello ai nostri meriti, ma ai meriti guadagnatici dal Sangue di Gesù.


Quanta gioia, pur nel dolore, al pensiero che, grazie a quel Sangue, potrà aprirsi anche per noi la porta del cielo!


Fioretto: Pensa spesso alla morte e prega perché ti sia conces­sa la grazia di una morte santa.


ESEMPIO Nella vita di S. Francesco Borgia si legge questo terribile fatto. Il santo stava assistendo un moribondo e, prostrato a terra accanto al letto con un Crocifisso, con calde parole esortava il povero peccatore a non rendere inutile per sé la morte di Gesù. Ad un tratto il Crocifisso cominciò a grondare Sangue vivo dalle piaghe: un miracolo voluto da Dio per invitare il peccatore ostinato a chiedere perdono di tutte le sue colpe. Tutto fu inutile. Allora il Crocifisso staccò una mano dalla croce e, dopo averla riempita del suo Sangue, l’avvicinò a quel peccatore, ma ancora una volta l’ostinazione di quell’uomo fu più grande della misericordia del Signore. Quell’uomo morì col cuore indurito nei suoi peccati, rifiutando anche quel dono estremo che Gesù aveva fatto del suo Sangue per salvarlo dall’inferno.


27 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E IL GIUDIZIO DI DIO



Quanto tremendo, o Signore, sarà il tuo giudizio! Tu che hai trovato macchie anche negli angeli e davanti al quale nemmeno i cieli sono puri! “Povero me! Che farò -diceva il santo Giobbe – quando tu, o Signore, verrai a giudicarmi?”.


E io, Signore, che farò? Come mi insegna S. Maria Maddalena de’ Pazzi, mi coprirò col tuo Sangue, Signore.


Quando sarò davanti a te, ti pregherò di non guardare i miei peccati, ma i meriti di questo Sangue santissimo. Sarà questo Sangue a disto­gliere i tuoi occhi dai miei peccati, questo Sangue invocherà il perdono per me peccatore.


Beata l’anima che, nel momento dei giudizio, comparirà davanti a Dio rivestita di questo Sangue! Attenderà la sentenza con fiducia, certa che vedrà cancellate dal Sangue di Gesù tutte le sue colpe.


Presenterà davanti al trono di Dio i meriti di questo Sangue e in virtù di questi meriti sentirà risuonare una sentenza di vita eterna.


Ma guai a quell’anima che disprezza o ignora questo Sangue! In nient’altro potrà sperare salvezza. Quale sentenza potrà aspettarsi se non quella dell’eterna condanna? Tremenda, ma certa, certissima verità, questa!


Fin che ancora siamo in tempo, in questa vita, purifichiamoci immer­gendoci in questo mare del Sangue Preziosissimo di Gesù, col più sincero dolore, con fermo proposito, per evitare la terribile sentenza della condanna eterna.


Fioretto: Ripeti spesso: “O buon Gesù, il tuo Sangue mi salvi nel giorno dei giudizio”.


ESEMPIO S. Domenico vide una volta la Beata Vergine Maria aspergere col Sangue di Cristo i fedeli che erano accorsi per ascoltare le sue prediche.


Un’altra volta vide un fedele che nella vita fu devoto di Maria al tribunale di Dio: la bilancia pesava dalla parte della condanna. La Madonna versò allora una goccia del Sangue di suo Figlio sul piatto della misericordia. E’ bastato questo perchè la bilancia cambiasse posizione: quell’anima fu salva.


28 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E LA PERSEVERANZA



Considera come il gran dono della perseveranza finale, dono che non possiamo meritare, si può ottenere solo chiedendolo incessantemente a Dio in virtù del Preziosissimo Sangue di Gesù. Come potrà perdersi un’anima che sta già nelle mani dei Salvatore?


Chi potrà strapparmi dal Cuore del mio Gesù, se sinceramente ho cercato di vivere in lui tutta la mia vita, con grande devozione al suo Preziosissimo Sangue?


Gesù sembra dirmi: “Tu sei opera delle mie manie lo sei doppiamente perché ti ho creato e poi ti ho redento col mio Sangue. Non voglio perderti, perché mi sei costato troppo!’:


Solo attraverso il Preziosissimo Sangue di Gesù raggiungeremo sicuramente il porto della vita eterna, perché, come dice S. Paolo: “In Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al Sangue di Cristo” (Ef 2, 13).


Approfittiamo dunque, fin che siamo in tempo, di questo Sangue prezioso e per la sua potente intercessione chiediamo a Dio quanto ci è necessario.


E con profondo timore ricordiamo che se il Sangue di Cristo non ci frutterà redenzione, sarà causa, dopo averne abusato, di una peggiore dannazione.


Fioretto: Offri al Signore una mortificazione e recita la “Salve Regina” per chiedere la grazia della perseveranza finale.


ESEMPIO Un giorno, mentre S. Matilde meditava e pregava in onore delle innumerevoli piaghe di cui è stato ricoperto nostro Signore, Gesù, apparendole con le braccia stese e tutte le piaghe aperte, le disse: “Quando ero sulla croce tutte le mie piaghe erano aperte e ognuna di esse era una voce che intercedeva presso il Padre per la salvezza degli uomini. Queste piaghe continuano anche ora a supplicare Dio per placare la sua collera verso i peccatori. Sappi che non c’è mendicante che provi tanta gioia nel ricevere l’elemosina quanta ne provo io quando sento una preghiera che mi viene indirizzata in onore delle mie sante piaghe. E ti assicuro che una tale preghiera, se detta con fervore e devozione, mette l’anima in stato di salvezza”.


Salve, o Regina, madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esi­lio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.


29 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E LA MADONNA



“La devozione al Preziosissimo Sangue – dice il Padre Faber – ha questo di proprio: che lungi dall’usurpare il posto alle altre devozioni, col suo crescere procura maggior spazio a tutte le altre e le ravviva. Questa devozione si associa nel modo più naturale alla devozione a Maria Santissima e fa entrare i misteri di Maria nei misteri di Gesù. In particolare ha un nesso specialissimo con l’Immacolata Concezione di Maria, quale fonte del Preziosissimo Sangue. Non a caso queste due devozioni ebbero un grande sviluppo simultaneo per opera del Papa Pio IX, che definì il dogma dell’Immacolata e stabilì la festa del Preziosissimo Sangue.


L’Immacolata Concezione è la prima e la più grande vittoria della Redenzione operata da Cristo, è la più antica e la più sublime conquista del Preziosissimo Sangue di Gesù.”


D’altra parte, se il Preziosissimo Sangue è causa dell’immacolata Concezione, perché Maria fu preservata dal peccato originale e da ogni altro peccato in vista dei meriti di Cristo, ne è anche effetto.


E’ infatti dal corpo purissimo di Maria che è scaturito il Preziosissimo Sangue di Gesù. Perciò la devozione a Maria e specialmente quella della sua Immacolata Concezione è parte integrante della devozione al Preziosis­simo Sangue.


Maria dunque è un dono del Preziosissimo Sangue e questo, a sua volta, è dono di Maria. II Sangue di Cristo è il Sangue di Maria. Gesù è stato la vittima generata, nutrita, preparata da Maria in vista del grande sacrificio. Vista sotto questa luce, quanto ci diventa più amabile la Madonna e come ci sembra ancora più prezioso il Sangue di Gesù!


Fioretto: Recita le litanie del Preziosissimo Sangue.


ESEMPIO Si legge nella vita della Serva di Dio Suor Maria Minima di Gesù Nazareno che, postasi un giorno a mensa, vide entrare nel refettorio un agnellino che, correndo, le si avvicinò e si accovacciò sul suo grembo. Questo episodio portò la sua mente a Gesù, Agnello immacolato, che, datosi senza lamento in mano ai carnefici, versò per noi tutto il suo Sangue innocente. A questo ricordo fu tale la sua commozione che si sciolse in lacrime di gioia e di riconoscenza e per quel giorno non prese cibo.


LITANIE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE


Signore, pietà Signore, pie­tà


Cristo, pietà Cristo, pietà


Signore, pietà Signore, pietà


Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci


Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici


Padre dei cielo, che sei Dio abbi pietà di noi


Figlio redentore del mondo, che sei Dio abbi pietà di noi


Spirito Santo, che sei Dio abbi pietà di noi


Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi


Sangue di Cristo, Unigenito dell’eterno Padre salvaci


Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato salvaci


Sangue di Cristo, Nuovo ed Eterno Testamento salvaci


Sangue di Cristo, disceso fino a terra nell’agonia salvaci


Sangue di Cristo, profuso nella flagellazione salvaci


Sangue di Cristo, che emani nella coronazione di spine salvaci


Sangue di Cristo, versato sulla croce salvaci


Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza salvaci


Sangue di Cristo, senza il quale non c’è perdono salvaci


Sangue di Cristo, presente nell’Eucaristia salvaci


Sangue di Cristo, fiume di misericordia salvaci


Sangue di Cristo, vincitore dei demoni salvaci


Sangue di Cristo, fortezza dei martiri salvaci


Sangue di Cristo, vigore dei confessori salvaci


Sangue di Cristo, che generi i vergini    salvaci


Sangue di Cristo, sostegno nei pericoli salvaci


Sangue di Cristo, aiuto degli oppressi   salvaci


Sangue di Cristo, conforto nel pianto salvaci


Sangue di Cristo, speranza dei penitenti salvaci


Sangue di Cristo, sollievo dei moribondi salvaci


Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori salvaci


Sangue di Cristo, pegno di vita eterna salvaci


Sangue di Cristo, che liberi le anime del purgatorio salvaci


Sangue di Cristo, degnissimo di ogni onore e gloria salvaci


Agnello di Dio che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore


Agnello di Dio che togli i peccati del mondo esaudiscici, Signore


Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi


30 luglio.


IL PREZIOSISSIMO SANGUE E LA MADONNA



“La devozione al Preziosissimo Sangue – dice ancora Padre Faber – rende la devozione a Maria parte integrante della nostra devozione a Gesù e fonde insieme le due devozioni. Pone Maria così intimamente sul piano della Redenzione e allo stesso tempo ne esalta talmente il suo singolare splendore che il più sublime linguaggio dei santi, riguardo a Maria, ci appare scontato e facilmente comprensibile.”


“La devozione al Preziosissimo Sangue veste Maria di nuova gloria: in questa devozione Maria esalta Gesù e Gesù esalta Maria. Chi trova un nuovo punto di vista dal quale Maria possa ricevere nuova gloria, ha trovato un nuovo mezzo di santificazione e una nuova forza per amare.”


Guardiamo dunque a Maria più frequentemente da questo punto di vista, sotto questa nuova luce: Maria “frutto” e nello stesso tempo “fonte” del Preziosissimo Sangue.


Ricordiamoci più spesso che questo Sangue, che è scaturito dal suo sangue, è stato posto da Dio nelle sue mani, affinché continui, come già faceva sulla terra e specialmente sul Calvario, a offrirlo all’eterno Padre per implorare misericordia e perdono per tutti i suoi figli bisognosi di salvezza.


Offriamolo anche noi al Padre quel Sangue, e offriamolo facendolo prima passare dalle mani santissime di Maria, perché lei ottenga mise­ricordia per tutti i peccatori e purificazione per tutte le anime del purga­torio.


Fioretto: Recita il santo Rosario.


ESEMPIO Un giorno S. Paolo della Croce, mentre era in chiesa a pregare, rimase ferito ad un piede per un banco sfuggito di mano ad alcuni ragazzi che stavano aiutando il sacrista. Il santo, senza scompor­si, alzò il banco, lo baciò e continuò a pregare. Appena uscito di chiesa uno dei suoi religiosi, che lo ha visto zoppicare, lo pregò di fasciarsi la ferita sanguinante, ma il santo rispose. “Queste sono rose! Gesù ha sofferto molto di più e io merito molto di peggio per i miei peccati”. E, continuando nelle sue occupazioni quotidiane, non volle degnare nep­pure di uno sguardo la sua ferita.


IL SANTO ROSARIO


Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.


Io credo in Dio, Padre onnipotente, crea­tore del cielo e della terra; e in Gesù Cri­sto, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nac­que da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; di­scese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comu­nione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.


Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.


Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia.

31 luglio.

 

LA MADONNA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE

 

 

Le relazioni fra il Sangue di Gesù e Maria Santissima sono meravi­gliosamente espresse dalla statua della Vergine di Batz (Francia) e dal titolo con cui è venerata: “Madonna del Preziosissimo Sangue”.

 

Eletto parroco, chiesi al vicario generale se in quella parrocchia vi fosse qualche Madonna venerata con speciale devozione. – “C’è nel portico della chiesa – mi rispose – un’antica statua di legno del XVI secolo. Le affido questa Madonna: la faccia amare dai suoi parrocchiani’:

 

Appena preso possesso della mia parrocchia ho rimesso nelle mani della Vergine i miei poteri, mettendo al collo della statua di Maria, che si trova nel mio ufficio, la stola pastorale e dichiarando­mi suo viceparroco.

 

Organizzai una novena e consacrai la parrocchia alla Madonna.

 

Qui tutti sanno che il parroco non è che il viceparroco della Vergine Maria. Proposi a tutti l’idea di mettere in maggior onore la statua che è nell’atrio della chiesa e tutti si sono meravigliati che in precedenza nessuno ci abbia mai pensato. La statua raffigura la Madonna seduta con il Figlio sulle ginocchia. II Bambino Gesù tiene nella sinistra un calice in cui zampilla a larghi fiotti il Sangue che esce dalla piaga aperta in anticipo nel suo costato. La mano sinistra della Vergine preme sui margini della piaga quasi per far zampillare più abbondantemente il Sangue. Gesù guarda chi passa e con la mano destra indica a tutti la ferita del suo costato. Sembra che dica: “Ecco il calice del mio Sangue che viene sparso per voi, in remissione dei vostri peccati. Chi berrà di questo Sangue avrà la vita eterna”.

 

La Vergine con la mano destra benedice chi entra e sembra dire: “Ecco il Sangue in cui troverete salvezza”.

 

Non avendo l’autorizzazione a cambiare di posto alla statua e d’altra parte non essendo quello il luogo migliore per favorirne la devozione, ho fatto dipingere un quadro che la riproducesse artisticamente. Questo quadro in breve tempo è diventato oggetto di culto e di grande venera­zione da parte dei fedeli ed è già stato sorgente di grazie e di prodigi.

 

Gli afflitti vengono a chiedere conforto, le anime buone a domandare un maggior amore alla passione di Gesù e alla S. Eucaristia, i più zelanti le confidano il desiderio che a nessuna Messa si partecipi senza il dovuto rispetto al Sangue di Cristo, i sacerdoti pregano per implorare più fervore nella celebrazione del Santo Sacrificio, una maggior osservanza del precetto della Messa festiva e una più alta frequenza alla Comunione per i loro fedeli. E infine tutti chiedono che il Sangue redentore di Gesù, per intercessione della Vergine Maria, impedisca lo spargimento di sangue a causa di guerre o di violenze.

 

Lo devo alla Madonna del Preziosissimo Sangue un forte rinno­vamento nella vita eucaristica dei miei fedeli.

 

Fioretto: Tieni in maggior considerazione l’acqua benedetta, simbolo del Sangue di Gesù, conservala in casa e con essa fa spesso con devozione il segno della croce.







[Modificato da Caterina63 12/07/2014 11:45]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Benedetto XVI, Omelia, Celebrazione dei Vespri della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, 19 giugno 2009

Nell'Antico Testamento si parla 26 volte del cuore di Dio, considerato come l'organo della sua volontà: rispetto al cuore di Dio l'uomo viene giudicato. [...]

C'è poi un passo veterotestamentario nel quale il tema del cuore di Dio si trova espresso in modo assolutamente chiaro: è nel capitolo 11 del libro del profeta Osea, dove i primi versetti descrivono la dimensione dell'amore con cui il Signore si è rivolto ad Israele all'alba della sua storia: "Quando Israele era fanciullo, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio" (v. 1). In verità, all'instancabile predilezione divina, Israele risponde con indifferenza e addirittura con ingratitudine. "Più li chiamavo - è costretto a constatare il Signore -, più si allontanavano da me" (v. 2). Tuttavia Egli mai abbandona Israele nelle mani dei nemici, perché "il mio cuore - osserva il Creatore dell'universo - si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione" (v. 8).

Il cuore di Dio freme di compassione! Nell'odierna solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Chiesa offre alla nostra contemplazione questo mistero, il mistero del cuore di un Dio che si commuove e riversa tutto il suo amore sull'umanità. Un amore misterioso, che nei testi del Nuovo Testamento ci viene rivelato come incommensurabile passione di Dio per l'uomo. Egli non si arrende dinanzi all'ingratitudine e nemmeno davanti al rifiuto del popolo che si è scelto; anzi, con infinita misericordia, invia nel mondo l'Unigenito suo Figlio perché prenda su di sé il destino dell'amore distrutto; perché, sconfiggendo il potere del male e della morte, possa restituire dignità di figli agli esseri umani resi schiavi dal peccato. Tutto questo a caro prezzo: il Figlio Unigenito del Padre si immola sulla croce: "Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine" (cfr. Gv 13, 1). Simbolo di tale amore che va oltre la morte è il suo fianco squarciato da una lancia. A tale riguardo, il testimone oculare, l'apostolo Giovanni, afferma: "Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue ed acqua" (cfr. Gv 19, 34). [...]

Essere in Cristo Gesù è già sedere nei cieli. Nel Cuore di Gesù è espresso il nucleo essenziale del cristianesimo; in Cristo ci è stata rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l'Amore che ci salva e ci fa vivere già nell'eternità di Dio.

 



Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
«Mio Signore e mio Dio»

«Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù» (Gv 20, 24). […] Che cosa, fratelli, intravedere in tutto questo? Attribuite forse a un puro caso che quel discepolo scelto dal Signore sia stato assente, e venendo poi abbia udito il fatto, e udendo abbia dubitato, e dubitando abbia toccato, e toccando abbia creduto?

No, questo non avvenne a caso, ma per divina disposizione. La clemenza del Signore ha agito in modo meraviglioso, poiché quel discepolo, con i suoi dubbi, mentre nel suo maestro toccava le ferite del corpo, guariva in noi le ferite dell'incredulità. L'incredulità di Tommaso ha giovato a noi molto più, riguardo alla fede, che non la fede degli altri discepoli. Mentre infatti quello viene ricondotto alla fede col toccare, la nostra mente viene consolidata nella fede con il superamento di ogni dubbio. Così il discepolo, che ha dubitato e toccato, è divenuto testimone della verità della risurrezione. Toccò ed esclamò: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto» (Gv 20, 28-29). […]

Ci reca grande gioia quello che segue: «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv 20, 28). Con queste parole senza dubbio veniamo indicati specialmente noi, che crediamo in colui che non abbiamo veduto con i nostri sensi. Siamo stati designati noi, se però alla nostra fede facciamo seguire le opere. Crede infatti davvero colui che mette in pratica con la vita la verità in cui crede. Dice invece san Paolo di coloro che hanno la fede soltanto a parole: «Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti» (Tt 1, 16). E Giacomo scrive: «La fede senza le opere è morta» (Gc 2, 26).



Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa

«O prezioso e meraviglioso convito!»

L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, dèi.

Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.

O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! … per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.

L'Eucaristia è il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.



Benedetto XVI, Omelia, Santa Messa nella Solennità del Corpus Domini, 23 Giugno 2011
«Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo»

Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui.

Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo.

Non c’è nulla di magico nel Cristianesimo. Non ci sono scorciatoie, ma tutto passa attraverso la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare vita, la logica della fede che sposta le montagne con la forza mite di Dio. Per questo Dio vuole continuare a rinnovare l’umanità, la storia ed il cosmo attraverso questa catena di trasformazioni, di cui l’Eucaristia è il sacramento.

Senza illusioni, senza utopie ideologiche, noi camminiamo per le strade del mondo, portando dentro di noi il Corpo del Signore, come la Vergine Maria nel mistero della Visitazione. Con l’umiltà di saperci semplici chicchi di grano, custodiamo la ferma certezza che l’amore di Dio, incarnato in Cristo, è più forte del male, della violenza e della morte. Sappiamo che Dio prepara per tutti gli uomini cieli nuovi e terra nuova, in cui regnano la pace e la giustizia – e nella fede intravediamo il mondo nuovo, che è la nostra vera patria.



Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo
«La missione dello Spirito Santo»

Il Signore concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).

È questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve... Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio, operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall'uomo vecchio alla novità di Cristo.

Luca narra che questo Spirito, dopo l'ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l'inno di lode a Dio in perfetto accordo, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformato il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.

Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paràclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un'unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l'acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un'unica Chiesa in Cristo Gesù senza l'«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l'acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall'alto.

Il lavacro battesimale con l'azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell'anima e nel corpo in quell'unità che preserva dalla morte.



Dalle «Omelie sull’Ecclesiaste» di san Gregorio di Nissa, vescovo
«Il saggio ha gli occhi in fronte»

Il grande apostolo Paolo, e altri grandi come lui, avevano «gli occhi in fronte» e così pure tutti coloro che vivono, che si muovono e sono in Cristo… Con l’espressione «occhi in fronte» intendiamo la mira puntata sul principio di tutto, su Cristo… e quindi sulla verità, sulla giustizia, sull’integrità; su ogni forma di bene. […]

Chi non pone la lucerna sul candelabro, ma sotto il letto, fa sì che per lui la luce divenga tenebra. Quanti si dilettano di realtà perenni e di valori autentici sono ritenuti sciocchi da chi non ha la vera sapienza. È in questo senso che Paolo si diceva stolto per Cristo. Egli nella sua santità e sapienza non si occupava di nessuna di quelle vanità, da cui noi spesso siamo posseduti interamente. Dice infatti: Noi stolti a causa di Cristo (1 Cor 4, 10) come per dire: Noi siamo ciechi di fronte a tutte quelle cose che riguardano la caducità della vita, perché fissiamo l’occhio verso le cose di lassù. Per questo egli era un senza tetto, non aveva una sua mensa, era povero, errabondo, nudo, provato dalla fame e dalla sete.

Chi non lo avrebbe ritenuto un miserabile, vedendolo in catene, percosso e oltraggiato? Egli era un naufrago trascinato dai flutti in alto mare e portato da un luogo all’altro, incatenato. Però, benché apparisse tale agli uomini, non distolse mai i suoi occhi da Cristo, ma li tenne sempre rivolti al capo dicendo: Chi ci separerà dalla carità che è in Cristo Gesù? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (cfr. Rm 8, 35). Vale a dire: Chi mi strapperà gli occhi dalla testa? Chi mi costringerà a guardare ciò che è vile e spregevole?
Anche a noi comanda di fare altrettanto quando prescrive di gustare le cose di lassù (cfr. Col 3, 1-2) cioè di tenere gli occhi sul capo, vale a dire su Cristo.



Dai Trattati su Giovanni di sant'Agostino, vescovo
«Le due vite»

La Chiesa conosce due vite che le sono state divinamente predicate ed affidate: una è nella fede l'altra nella visione; una nel tempo del pellegrinaggio, l'altra nell'eternità della dimora; una nella fatica, l'altra nel riposo; una lungo la via, l'altra nella patria; una nell'attività, l'altra nel premio della contemplazione. La prima vita è stata rappresentata dall'apostolo Pietro, la seconda da Giovanni. […] Perciò il Signore dice a Pietro: «Seguimi» (Gv 21, 19); mentre di Giovanni dice: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi» (Gv 21, 22).

Il significato della risposta di Gesù è il seguente: Tu seguimi nel tollerare i mali temporali. Lui rimanga in attesa fino a quando non ritornerò per concedere i beni eterni. O più chiaramente: Mi segua l'opera che, sul modello della mia passione, è già terminata. Rimanga in attesa, fino a quando non verrò a renderla totale, la contemplazione appena iniziata. Effettivamente chi accetta tutto santamente perseverando fino alla morte, segue Cristo. Invece la conoscenza di Cristo, prima di arrivare al suo culmine, deve attendere la sua venuta. […]

Ciò che il Signore dice: «Voglio che rimanga finché io venga» (Gv 21, 23), non significa fermarsi, arrestarsi, ma rimanere in attesa, perché la condizione significata da Giovanni non raggiungerà la sua pienezza adesso, bensì alla venuta di Cristo. Quello poi che è significato da Pietro, che ha ricevuto l'invito: «Tu seguimi» (Gv 21, 22), è qualcosa che va compiuto ora, altrimenti non si arriverà a ciò che si attende. Tuttavia nessuno osi dissociare questi due grandi apostoli. Tutti e due facevano ciò che significava Pietro. Tutti e due avrebbero conseguito quanto significava Giovanni. Sul piano del simbolo, Pietro seguiva, Giovanni restava in attesa. Sul piano della fede vissuta, tutti e due sopportavano le sofferenze presenti di questo misero mondo, tutti e due attendevano i beni futuri della beatitudine eterna.



Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo
«Sii sacrificio e sacerdote di Dio»

Ascolta il Signore che chiede: vedete in me il vostro corpo… il vostro sangue. […] Non abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più profondamente in me l'amore verso di voi. Queste ferite non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. […] Venite, dunque, ritornate. Sperimentate almeno la mia tenerezza paterna, che ricambia il male col bene, le ingiurie con l'amore, ferite tanto grandi con una carità così immensa.

Ma ascoltiamo adesso l'Apostolo: «Vi esorto», dice, «ad offrire i vostri corpi» (Rm 12, 1). L'Apostolo così vede tutti gli uomini innalzati alla dignità sacerdotale per offrire i propri corpi come sacrificio vivente. O immensa dignità del sacerdozio cristiano! L'uomo è divenuto vittima e sacerdote per se stesso. L'uomo non cerca fuori di sé ciò che deve immolare a Dio, ma porta con sé e in sé ciò che sacrifica a Dio per sé. […] «Vi esorto per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente». […] Davvero Cristo fece il suo corpo ostia viva perché, ucciso, esso vive. In questa vittima, dunque, è corrisposto alla morte il suo prezzo. Ma la vittima rimane, la vittima vive e la morte è punita. […]

Questo è quanto il profeta ha predetto: «Non hai voluto sacrificio né offerta, ma mi hai dato un corpo» (cfr. Sal 39, 7 volg.). Sii, o uomo, sii sacrificio e sacerdote di Dio… La croce permanga a difesa della tua fronte. Accosta al tuo petto il sacramento della scienza divina. Fa' salire sempre l'incenso della preghiera come odore soave. Afferra la spada dello spirito, fa' del tuo cuore un altare, e così presenta con ferma fiducia il tuo corpo quale vittima a Dio. Dio cerca la fede, non la morte. Ha sete della tua preghiera, non del tuo sangue. Viene placato dalla volontà, non dalla morte.


 





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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29/07/2014 08:31
 
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  AGOSTO


 
RICORDIAMO CHE ANCHE SE E' ESTATE - a parte il tempo - IL SIGNORE GESU' NON VA IN VACANZA.... è sempre nel Tabernacolo che ci attende.....



PREGHIERA

da recitarsi durante tutto il mese di Agosto. 

 

ATTO DI AFFIDAMENTO E FIDUCIA

 

Anima mia, pazienza anche oggi, domani sarà ciò che Dio vorrà: intanto facciamo ora la volontà del Signore. Ieri è passato, e di ciò che ho sofferto ieri non mi resta che il ricordo; mi resterebbe il merito se il mio patire l'avessi offerto a Dio. Oggi voglio patire con merito; in fin dei conti oggi è un solo giorno; oggi è poca cosa. Mio Dio, che posso fare di meno che offrirvi le pene, i travagli, le fatiche di un giorno solo? Quelle d'oggi, mio Dio, le soffrirò per Vostro amore. — Consolatrix afflictorum, ora pro nobis. — Angelo mio Custode, S. Giuseppe, santi e sante tutte di Dio, intercedete per me.

 

Santi protettori.

Santo Curato d'Ars, San Domenico, San Pio X, San Gaetano, Sant'Agostino, Santa Rosa da Lima, Maria Assunta in Cielo e Regina degli Angeli e dei Santi.

 

Vergine Maria, Madre di Dio, fateci santi.

 

Virtù da praticarsi.

Carità con il prossimo, specialmente nel parlare.

 

1° Agosto                

 

IL MONDO È SCALA A DIO

 

1. Il firmamento parla di Dio. Contempla la volta stellata del cielo, conta lo sterminato numero di stelle, mirane la bellezza, lo scintillio, la luce diversa; considera la regolarità della luna nelle sue fasi; osserva la maestà del sole... In cielo tutto cammina né, dopo tanti secoli, il sole si scostò d'un solo millimetro dal tracciato segnategli. Tale spettacolo non ti solleva la mente a Dio? Non leggi nel ciclo l'onnipotenza di Dio?

 

2. La terra dice la bontà di Dio. Volgi lo sguardo ovunque, mira il più semplice fiorellino com'è mirabile nel suo complesso! Osserva come ogni stagione, ogni paese, ogni clima mostra le sue frutta, varie tutte nel gusto, nella soavità, nelle virtù. Mira il regno degli ammali nelle tante specie: uno ti ricrea, l'altro ti ciba, l'altro ti serve docilmente. Non vedi su tutte le cose della terra l'orma di Dio, buono, provvidente, amante? Perché non ci pensi?

 

3. L'uomo annunzio la potenza di Dio. L'uomo fu detto un piccolo mondo, assommando in sé le migliori bellezze sparse nella natura. Il solo occhio umano rapisce il naturalista che ne considera la struttura; che dire di tutto il meccanismo, così preciso, così elastico, così rispondente a ogni bisogno del corpo umano? Che dire poi dell'anima che gli da la forma, che lo nobilita? Chi riflette, in ogni cosa legge, vede, ama Dio. E tu, dal mondo, sai sollevarti a Dio?

 

PRATICA. — Impara oggi da ogni cosa a sollevarti a Dio. Ripeti con S. Teresa: Per me tante cose; ed io non l'amo!

 

2 Agosto

MARIA REGINA DEGLI ANGELI

 

1. A qual prezzo ebbe tale titolo. Contempla Maria sublime sul suo trono in Cielo. A miriadi gli Angeli le fan corona, pronti ai suoi cenni, rapiti in estasi d'amore per le meraviglie che Dio depose nel suo cuore. Che bella gloria, che nobile premio! Però la Vergine non divenne Regina degli Angeli, senza prima divenire regina dei Dolori. Quale lezione per noi, che vorremmo il Paradiso senza che ci costasse fatica alcuna!

 

2. Imita la purezza angelica di Maria. Che gioia se fossi già in Cielo per unirti agli ossequi degli Angeli nell'onorare Maria! Offrile almeno i loro affetti, i loro ossequi, i loro voti. Gesù nel Vangelo dice che in Cielo saremo tutti simili agli Angeli, attorno al trono di Dio e di Maria. Che gaudio in quel giorno! Fin d'ora, ricopia da Maria la purità nei pensieri, negli sguardi, nelle parole, per riuscire angelo nei costumi.

 

3. Il perdono dì Assisi. È l'Indulgenza Plenaria concessa a S. Francesco nella Chiesetta della Porziuncola, e poi estesa a tutte le Chiese dei Francescani, ed ora ad ogni Chiesa od Oratorio designato dai Vescovi, anzi alle cappelle di Comunità ove conservasi il SS. Sacramento, dal mezzogiorno di ieri alla mezzanotte di oggi. Acquista tale tesoro con l'accostarti ai Sacramenti, visitare la chiesa, e pregare secondo l'intenzione del Papa. Al pensiero di tanti peccati commessi e di tante pene da scontare nel Purgatorio, come non essere premuroso di acquistare indulgenze? Non perdere oggi una occasione così facile di liberare le Anime Purganti.

 

PRATICA. — Recita nove “ Angele Dei ” ai nove Cori degli Angeli, perché onorino per te Maria.

 

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LE PRIME ORE DELLA GIORNATA

 

1. Dare il cuore a Dio. Medita la bontà di Dio che ti volle trarre dal nulla, al solo fine che tu lo amassi, lo servissi e lo godessi poi in Ciclo. Ogni mattina nello svegliarti, nell'aprire gli occhi alla luce del sole, è come una nuova creazione; Iddio ti ripete: Alzati, vivi, amami. L'anima coscienziosa non deve accettare con riconoscenza la vita? Sapendo che Iddio la creò per lei, non deve dire subito : Signore, vi dono il mio cuore? — Conservi tu questa bella pratica?

 

2. Offrire la giornata a Dio. Un servo per opera di chi vive? Un figlio a chi deve piacere? Tu sei servo di Dio; Egli ti mantiene con i frutti della terra, ti dona il mondo per abitazione, ti promette per mercede il possesso del Paradiso, purché tu lo serva con fedeltà e faccia ogni cosa per lui. Di' dunque: Tutto per Te, o mio Dio. Tu, figlio di Dio, non devi cercare di piacere a lui, tuo Padre? Sappi dire: Signore, Ti offro la mia giornata, passi tutta per Te!

 

3. Le preghiere del mattino. Tutta la natura loda Dio, al mattino, nel suo linguaggio : gli uccelli, i fiori, la soave brezza che spira: è l'inno universale di lode, di ringraziamento al Creatore! Solo tu sei freddo, con tanti obblighi di gratitudine, con tanti pericoli che ti circondano, con tanti bisogni del corpo e dell'anima, a cui Dio solo può provvedere. Se tu non preghi. Dio t'abbandona, e allora, che sarà di te?

 

PRATICA. — Prendi l'abitudine al mattino di dare il cuore a Dio; nel giorno, ripeti: Tutto per Te, mio Dio

 

4 Agosto

UNA NORMA DI VITA

 

1. Necessità d'una norma di vita. La norma è l'ordine; e quanto più le cose sono ordinate, tanto più sono perfette, dice S. Agostino. Se guardi il ciclo, tutto è ordine costante, e il sole non si scostò mai dal suo percorso. Che regolarità, perfetta nel succedersi delle stagioni! Tutta la natura obbedisce a una regola che Dio impresse nell'universo. Per noi, avere una regola nella giornata, è vivere con ordine, con la gioia in cuore; è vivere non a caso, ma bene. Se tu tenessi questa massima! Invece, che disordine in te!

 

2. Norma per le cose spirituali. Che vale, nella preghiera, nelle mortificazioni, nel combattere le passioni, fare troppo un giorno, e il giorno dopo più nulla? Creati una norma adatta, dice il Sales, dopo avere consultato il tuo direttore spirituale, e seguila; così, come i religiosi, sarai sicuro di fare la volontà di Dio, eviterai la confusione, la noia cagionata dall'incertezza nell'operare. Ogni sera, di quanti meriti sarai sicuro! Ma costa poi tanto avere una tal regola? Perché non te la stabilisci?

 

3. Costanza nel seguire la norma. Quando non puoi osservarla, non preoccupartene, dice il Sales, ma riprendi ad osservarla il giorno dopo, e seguila con perseveranza; il frutto lo troverai alla fine della vita. Non tralasciarla per infedeltà. Iddio è costante con le; non per leggerezza, che si tratta dell'anima tua; non per il disgusto di fare sempre lo stesso; solo chi persevererà, sarà salvo. Qual è la tua regola? come la segui?

 

PRATICA. — Fissati una norma di vita, almeno per le pratiche di pietà e per le azioni più importanti del tuo stato.

 

5 Agosto

I DOVERI DELLO STATO

 

1. Ogni stato ha i suoi doveri. Tutti lo sanno e lo dicono, ma come vi si attende? È facile la critica sugli altri, sul figlio disobbediente, sulla donna oziosa, sul domestico inoperoso, su chi non fa quanto deve; ma tu pensa a te stesso: lo fai tu il tuo dovere? Nello stato che ti diede la Provvidenza, di figlio, di donna, di allieva, di madre, di superiore, di operaio, di impiegato, da mattina a sera compi ogni tuo obbligo? Puoi dire un Sì francamente? Vi attendi con costanza?

 

2. Regole per attendervi bene. Sarebbe disordine fare il dovere per capriccio, per vanagloria, macchinalmente. Perciò: 1° disimpegniamo il nostro dovere volentieri; 2° preferiamo ciò che è di obbligo a quello che è libero, benché più perfetto; 3° non intraprendiamo affari incompatibili con l'eterna salute, o di troppo impedimento; 4° non trasgrediamo nessun dovere, sebbene sembri piccola cosa. Le usi tu queste norme?

 

3. Santificazione del proprio dovere. Altro è operare bene umanamente, altro è operare santamente. Anche un Turco; un Ebreo, un Cinese può compiere bene il proprio dovere, ma che giova per l'anima sua? Ogni minima cosa vale per la santità, per l'eternità, se: 1° è fatta in grazia di Dio; 2° se è fatta per la gloria di Dio. Adoperando questi due mezzi quanto è facile divenire santi, senza una vita straordinaria! Pensaci...

 

PRATICA. — Vinci ogni pigrizia nel tuo dovere. Nelle difficoltà di': Sia per amor di Dio.

 

6 Agosto (1)

L'OZIO

 

1. Le noie dell'ozio. Ogni vizio è castigo a se stesso; l'orgoglioso si dispera per le sue umiliazioni, l'invidioso intristisce per rabbia, il disonesto intisichisce per la sua passione, l'ozioso muore di noia! Quanto è lieta la vita di chi lavora, quantunque viva in povertà! Sul volto dell'ozioso, sebbene guazzi nell'oro, vedi lo sbadiglio, la noia e la malinconia : castighi dell'ozio. Perché trovi lungo il tempo? Non è forse perché sei ozioso?

 

2. La malizia dell'ozio. Lo Spirito Santo dice che l'ozio è il padre dei vizi; sono sufficienti a provarlo Davide e Salomone, Nelle ore d'ozio, quante cattive idee ci vennero in mente! Quanti peccati abbiamo commessi! Medita sopra te stesso: nei momenti d'ozio, di giorno, di. notte, solo o in compagnia, hai nulla da rimproverarti? Lo stare in ozio non è sprecare un tempo prezioso di cui dovremo rendere stretto conto al Signore?

 

3. L'ozio, condannato da Dio. La legge del lavoro fu scritta da Dio nel terzo comandamento. Lavorerai sei giorni, nel settimo ti riposerai. Legge universale, divina, che abbraccia tutti gli stati e tutte le condizioni; chi la infrange, senza giusto motivo, ne renderà conto a Dio. Mangerai il pane bagnato col sudore della fronte, diceva Iddio ad Adamo; chi non lavora, non mangi, diceva san Paolo. Pensaci tu che passi tante ore in ozio...

 

PRATICA. — Oggi non perdere tempo; lavora in modo da raccogliere per l'Eternità molti meriti.

 

(1) Novena dell'Assunzione di M. V.

 

7 Agosto      

LA PROVVIDENZA

 

1. La Provvidenza c'è. Non v'è effetto senza causa. Nel mondo vedi una legge costante che regola ogni cosa: l'albero ripete ogni anno il suo frutto; l'uccelletto ritrova sempre il suo granellino; gli organi e gli apparati del corpo umano rispondono perfettamente alla funzione a cui sono destinati: Chi ha fissato le leggi che regolano il movimento del sole e di tutti gli astri? Chi manda dal cielo le piogge e le rugiade fecondatrici? La tua Provvidenza, o Padre, governa ogni cosa (Sap., XIV). Tu lo credi, e poi non speri? Anzi

ti lamenti di Dio?

 

2. I disordini e le ingiustizie. Le opere di Dio sono misteri profondi per la nostra mente limitata; non si capisce sempre perché talvolta l'empio trionfi e il giusto abbia la peggio! Questo è permesso da Dio per provare i buoni e raddoppiare i loro meriti; per rispettare la libertà dell'uomo, che solo così può guadagnarsi il premio o la pena eterna. Non scoraggiarti dunque, se vedi tante ingiustizie nel mondo.

 

3. Affidiamoci " tanta Provvidenza. Non hai in mano cento prove della sua bontà? Non ti scampò da mille pericoli? Non lamentarti di Dio se non sempre seconda i tuoi disegni: non è Dio, sei tu che t'inganni. Fidati della Provvidenza per ogni tuo bisogno, per il corpo, per l'anima, per la vita spirituale, per l'eternità. Nessuno sperò in Lui, e restò ingannato (Eccli. II, 11). S. Gaetano ti ottenga la sua fiducia nella Provvidenza.

 

PRATICA. — Fa un atto di sottomissione e di confidenza in Dio; recita cinque Pater a S. Gaetano da Tiene, di cui oggi celebriamo la festa.

 

8 Agosto

IL SACRIFICIO DELLA MESSA

 

1. Valore della santa Messa. Essendo essa la mistica rinnovazione del Sacrifizio di Gesù sulla Croce, ove Egli s'immola e offre nuovamente il prezioso suo Sangue all'Eterno Padre per i nostri peccati, ne segue che la santa Messa è un bene d'un valore infinito, immenso. Tutte le virtù, i meriti, i martirii, gli ossequi d'un milione di mondi, non racchiudono in sé lode, onore e piacere a Dio, come una sola Messa, celebrata da un sacerdote. Ci pensi tu, che vi assisti così male?

 

2. Stima dei Santi per la santa Messa. S. Tommaso d'Aquino godeva nel sentirla e ancor più nel servirla. Ascoltare la Messa era la delizia di S. Luigi Gonzaga, di S. Stanislao Kostka, di Giovanni Berchmans, del B. Valfrè, del Liguori, che erano avidi di udirne più che potevano. Il Crisostomo ammirava gli Angeli attorno all'Altare; alla santa Messa, dicono i Santi Padri, i cieli s'aprono, gli Angeli stupiscono, l'inferno geme, il Purgatorio s'apre, sulla Chiesa cade una rugiada di grazie. E per te forse la Messa è una noia...

 

3. Perché non si assiste alla santa Messa? È la preghiera più bella, più efficace; con essa si conquista il Cuore del Padre, e si fa nostra la sua misericordia, dice il Sales. L'anima, nel giorno in cui ascolta la santa Messa, non può perdersi, dicono gli autori. Chi non vi assiste quando può, dice il Bona, è ingrato a Dio, dimentico della salute eterna e languido nella pietà. Esamina se è per noncuranza o per tiepidezza che non intervieni a Messa; e rimediaci.

 

PRATICA. Ascolta, se puoi, ogni giorno e bene, la S. Messa.

 

9 Agosto

FINI DELLA SANTA MESSA

 

1. Da lode a Dio: fine latreutico. Ogni spirito loda il Signore. Ciclo e terra, giorno e notte, folgori e tempeste, tutto benedice il suo Creatore. L'anima dell'uomo, pregando, si congiunge alla natura e adora Dio; ma le adorazioni delle creature sono tutte limitate. Solo nella Messa la SS. Trinità è onorata quanto merita, da Gesù, da Dio stesso, in qualità di Vittima; con la S. Messa, noi diamo a Dio un onore infinito. Nell'udire la Messa, pensi tu che questa è la prima delle preghiere?

 

2. Soddisfa alla giustizia di Dio: fine propiziatorio. Coi peccati l'uomo può commettere un'ingiuria infinita, perché fa oltraggio alla Maestà infinita di Dio; ma come compensarlo se ogni bene che può offrirgli, è finito? Supplisce Gesù con il suo Sangue Prezioso, e, nella Messa, offrendolo al Padre, scioglie il nostro debito, ci ottiene il perdono della colpa e della pena dovuta al peccato; e nel Purgatorio paga per le anime e le libera dalle fiamme. Rifletti a tanta bontà di Dio.

 

3. Ringrazia Dio, e impetra nuove grazie: fine eucaristico e impetratorio. Come potremo ringraziare Dio per tutti i doni che ci elargisce? Con la santa Messa; con essa offriamo a Dio un dono degno di Lui, il suo Figlio stesso in ringraziamento. Inoltre ad ottenere nuove grazie, che può negarci il Padre, se le chiediamo per i meriti di Gesù che ci sono applicati dalla S. Messa? Nell'udire la Messa offriamola anche noi per questi quattro fini. E tu forse nemmeno sai perché ascolti la Messa.

 

PRATICA. — Offri a Dio tutte le Messe che si celebrano.

 

10 Agosto

MODO DI ASCOLTARE LA SANTA MESSA

 

1. Vari metodi. Lo Spirito spira dove vuole, dice Gesù, e non c'è un metodo migliore dell'altro; ognuno segua l'impulso di Dio. Ottimo metodo è, durante la Messa, la meditazione della Passione di Gesù, rappresentata nel S. Sacrifizio. E’ pure santa cosa accompagnare gli atti del sacerdote con preghiere adatte a penetrarci della santità del Sacrifizio, per esempio con l'uso del Messalino. Ma ogni altra preghiera o meditazione è pure cosa buona, congiungendoci con il celebrante. Adotta il metodo a cui ti senti più portato.

 

2. Ascoltarla con divozione. La fede ci dipinge l'Altare come se fosse il Calvario: il Sangue di Gesù si offre al Padre per amor nostro : tanti frutti possiamo sperare dalla S. Messa: gli Angeli vi assistono tremanti, e noi oseremo assistervi senz'anima, senz'amore? Il Cielo esulta, il Purgatorio aspetta il frutto della Messa, i peccatori impetrano grazia di conversione, i giusti di santificazione e noi vi assistiamo freddi!

 

3. Assistervi con attenzione. Nel tempo della Messa, dobbiamo a Dio i! corpo in atteggiamento umile e composto, lo spirito penetrato degli alti misteri e in fervorosa preghiera, il cuore caldo di riconoscenza e d'amore. Ma quanti vi assistono come i giudei sul Calvario, praetereuntes, con indifferenza, come ad un'azione qualunque: illudentes, quasi per giuoco d'abitudine, ridendo ; blasphemantes, peccando per vanità, per immodestia, per secondi fini! Non essere tu pure uno di questi.

 

PRATICA. — Ascolta la S. Messa con ogni attenzione; offrila in suffragio delle Anime Purganti.

 

11 Agosto               

LE CONTRARIETÀ D'OGNI GIORNO

 

1. È necessario starvi preparato. La vita umana quaggiù non è riposo, ma battaglia continua, militia. Come per il fiore del campo che sboccia sull'aurora, ma non sa cosa l'attende nella giornata, così è per noi. Quanti imprevisti c'incolgono ora per ora, quanti disinganni, quante spine, quanti urti, quante afflizioni e mortificazioni! L'anima prudente si prepara al mattino, si pone nelle mani di Dio e lo prega che l'aiuti. Fallo anche tu mentre preghi, e pregherai più di cuore.

 

2. Ci vuole coraggio nel sopportare. Il cuore sensibile sente vivamente la contrarietà, ed è cosa naturale; anche Gesù nel vedersi innanzi il calice amaro patì dolore d'agonia, e pregò il Padre a risparmiarglielo se fosse possibile; ma lasciarsi avvilire, affannarsi, mormorare contro Dio e gli uomini che ci contraddicono, è perfettamente inutile, anzi nocivo. È stoltezza secondo la ragione, ma di più è diffidenza secondo la Fede! Coraggio e preghiera.

 

3. Intrecciamo con esse una corona. Le contrarietà sono uno stimolo continuo alla pratica della pazienza. In esse abbiamo un mezzo continuo per vincere l'amor proprio e il nostro gusto; nella loro molteplicità abbiamo mille occasioni di attestare la nostra fedeltà a Dio; sopportandole tutte per amore suo, divengono tante rose per il cielo. Non ti sgomenti la difficoltà, la grazia è con tè per aiutarti. Pensaci seriamente...

 

PRATICA. — Oggi sopporta tutto con calma per amore di Dio; tre Salve Regina a Maria.

 

12 Agosto

LE CADUTE

 

1. Ogni giorno nuovi peccati. Chi afferma d'essere senza peccati, mente, dice l'Apostolo; lo stesso giusto cade sette volte. Puoi gloriarti di passare un sol giorno senza il rimprovero della coscienza? Nei pensieri, nelle parole, nelle opere, nelle intenzioni, nella pazienza, nel fervore, quante cose viziose e imperfette devi constatare! E quante colpe disprezzi, come inezie! O Dio mio, quanti peccati!

 

2. Donde vengono tante cadute. Alcune sono di sorpresa: ma non potremmo essere anche più attenti su queste? Altre sono di leggerezza: ma Gesù ha detto: vigilate; il Regno di Dio patisce violenza. Altre sono di debolezza; ma se hanno potuto sostenersi a divenire forti molte anime sante, perché non lo possiamo noi? Altre sono di malizia tutta volontaria, e queste sono le più colpevoli; perché commesse contro un Dio così buono e tremendo!... E noi le replichiamo con tanta facilità!

 

3. Come evitare le cadute. I peccati quotidiani debbono portarci all'umiliazione, al pentimento: mai alla disperazione! Questa non giova all'emendazione, anzi allontana da Dio confidando nel quale le Maddalene, le adultere, i buoni ladroni trovarono salvezza. La preghiera, i proponimenti forti, la vigilanza continua, la frequenza ai Sacramenti, le assidue meditazioni ben fatte, sono mezzi atti a diminuire e ad impedire le cadute. Come adoperi questi mezzi?

 

PRATICA. — Cerca di far passare la giornata senza peccato; recita nove Ave Maria alla Vergine.

 

13 Agosto               

LA PENITENZA DEI PECCATI

 

1. Quale penitenza facciamo. I peccati sono continui in noi, si moltiplicano senza misura. Dalla prima infanzia all'età presente, invano cercheremmo di enumerarli; come un fardello enorme, schiacciano le nostre spalle! La fede ci dice che d'ogni peccato Iddio pretende una conveniente soddisfazione, minaccia tremendi castighi nel Purgatorio per i minimi peccati veniali; ed io che penitenza faccio? Perché la fuggo tanto?

 

2. Non ritardare la penitenza. Tu aspetti a far penitenza quando siano sbolliti i furori giovanili, diminuiti i capricci;... ma se ti mancherà il tempo, ti procuri l'Inferno o secoli di Purgatorio. Tu aspetti la vecchiaia, ma in così poco tempo, come pagare per tanti anni? Tu aspetti la stagione delle malinconie, delle infermità; allora ti adatterai per forza... Ma di che valore sarà una penitenza forzata, tra impazienze, lamenti e nuovi peccati? Chi ha tempo, non aspetti tempo. Fida sull'incerto, chi fida sul futuro.

 

3. Non fidarti per la penitenza fatta. Per un solo pensiero di superbia, Iddio condannò gli Angeli alle fiamme eterne; Adamo per nove secoli fece penitenza d'una sola disobbedienza; una sola colpa grave viene punita con l'Inferno, luogo d'indicibili tormenti; e tu per una lieve penitenza dopo la Confessione, o per alcune piccolissime mortificazioni fatte, credi aver pagato tutto? I Santi temevano sempre su questo punto, e tu non temi? Avrai forse a piangerne un giorno...

 

PRATICA. — Fa qualche penitenza per i tuoi peccati; recita le sette allegrezze della Madonna.

 

14 Agosto

MEZZI FACILI DI PENITENZA

 

1. La mortificazione. Questa virtù così facile e cara ai Santi, che non perdevano alcuna occasione di esercitarla, virtù tanto difficile ai mondani, dimenticata da essi, perché opposta alla volontà di godere, ci offre un facile mezzo di penitenza quotidiana pei peccati d'ogni giorno. Dovresti ogni dì fare almeno tante mortificazioni quanti sono i peccati che commetti. Ma non basta, avvezziamoci ad esse, e pratichiamole per far penitenza dei nostri peccati. Esamina e numera quelle che fai.

 

2. Le Indulgenze. I meriti di Gesù, della Vergine, dei Santi, formano un tesoro spirituale che Iddio e la Chiesa applicano alle anime nostre, per arricchire la nostra povertà e soddisfare ai nostri debiti. Mediante le Indulgenze, Gesù paga per noi; e, con la penitenza e con i dolori da Lui sofferti, compensa la pena che dobbiamo scontare. Eppure, con tanta facilità di guadagnare Indulgenze plenarie e parziali, come me ne curo?

 

3. Le opere buone. Ogni azione virtuosa, richiedendo una qualche fatica o violenza alla corrotta natura, è una specie di penitenza e ha una virtù espiatoria; anzi, ogni opera santa, incontrando il gusto di Dio, è un compenso per i disgusti e per le offese, a Luì fatte con i peccati. I Santi non dicevano mai basta nel bene; e a te pare già di aver fatto troppo... Preghiere, elemosine, opere di carità, non risparmiare nulla a compenso dei debiti con Dio; ricordati; un giorno sarai ripagato con gioie ineffabili.

 

PRATICA. — Passa una giornata di mortificazione; recita le Litanie della Madonna.

 

15 Agosto                 

L'ASSUNZIONE DI MARIA VERGINE

 

1. Morte di Maria. Immagina di trovarti accanto al letto di Maria insieme con gli Apostoli; contempla le dolci, modeste, tranquille sembianze di Maria che agonizza. Ascolta i sospiri di Lei di poter giungere in seno al suo Dio, i desideri di riabbracciare il suo Gesù. Non è il dolore che l'uccide, bensì l'Amore che la consuma. I giusti morirono nell'amore, i martiri per amore, Maria muore d'amor di Dio. Ed io come morirò?

 

2. Gloria di Maria. Contempla Maria tra le braccia degli Angeli levarsi al Cielo; le vengono incontro i Santi e la salutano Santissima, gli Angeli la proclamano loro Regina, Gesù la benedice Madre sua, la SS. Trinità la incorona Regina del Cielo e dell'universo. Se sono ineffabili la gloria ed i godimenti dei Santi, che sarà di Maria? Se la dignità di Madre di Dio rasenta l'infinito, il premio deve essere corrispondente. Com'è grande Maria in Cielo! Non ci apre il cuore a confidare in Lei?

 

3. Virtù di Maria. Medita qual confidenza devi mettere in Maria, sapendola tanto vicina a Dio e così disposta ad adoperare a tuo vantaggio i tesori del Cuor di Dio di cui può disporre. Ancor più: medita che anche per Maria la via al trionfo ed alla gloria fu quella dell'umiliazione, dei patimenti e della virtù perseverante. Prega Maria, confida in Lei, ma dì più imitala nell'umiltà che è il fondamento della esaltazione in ciclo. Pregala oggi ad ottenerli il Paradiso.

 

PRATICA. — Vivi nell'amore di Dio, per morire nell'amore di Dio, come Maria SS.

 

16 Agosto

IL VALORE DI UN'ORA

 

1. Quante ore si perdono. Le ventiquattro ore della giornata e le quasi nove mila ore d'ogni anno, sono tutte bene impiegate da tè? Sono ore perdute quelle che non si spendono in vista e in guadagno d'una felice Eternità. Quante ne perdi in un sonno troppo prolungato! Quante in passatempi smoderati! Quante in cicalecci inutili! Quante in un brutto e vizioso far nulla! Quante in peccati! Quante in scherzi e inezie!... Ma non pensi che è tempo perduto di cui renderai conto?

 

2. In un'ora puoi dannarti. Sono tanti quelli che camminarono santamente lunghi anni; bastò un'ora di tentazione, e ne andarono perduti! In una sola ora si gioca non un regno, ma un'eternità. Basta un istante di consenso, e tutta la virtù, i meriti, le penitenze di lunghi anni sono perduti! Paolo tremava per timore di divenire un dì un reprobo. E tu, presuntuoso, non te ne curi, sfidi i pericoli e sprechi le ore quasi fossero un nulla!

 

3. Il bene di un'ora. La salvezza del mondo fu compiuta da Gesù in un'ora, l'ultima di sua vita. Nell'estrema ora di vita, si salvò il buon Ladrone: in un'ora si compirono le conversioni della Maddalena, di S. Ignazio, da un'ora dipese la santificazione di Saverio, di S. Teresa. In un'ora quanto bene, quante virtù, quante indulgenze, quanti gradi di gloria si possono guadagnare! Se avessi più fede, saresti avaro delle tue ore, e solo prodigo per il Cielo. Siilo almeno nell'avvenire...

 

PRATICA. — Non perdere tempo: offri ogni ora alla santissima Trinità.

 

17 Agosto

VISITA AL SS. SACRAMENTO

 

1. Gesù prigioniero d'amore. Picchia alla porta del Tabernacolo con viva fede, porgi attento l'orecchio: chi sta là dentro? Sono io, risponde Gesù, tuo amico, tuo Padre, tuo Dio : sono qui per te. Quantunque beato in Cielo, mi nascondo sotto i veli eucaristici, entro in questo carcere, mi riduco qui prigioniero d'amore. Ma, dietro la porticina, aspetto, guardo... Perché tu non vieni a me?

 

2. Desiderii di Gesù in sacramento. Un sospiro manda Gesù dalla prigione: Silfo. Ho sete di adorazioni, d'amore, di cuori; ehi mi disseta? Sono ridotto come il passero solitario: che deserto attorno a me! Sono io il fonte di vita : venite a me quanti lavorate e siete stanchi, io vi ristorerò. Venite e provate se è dolce e soave il vostro Signore... Chi ascolta queste voci? Si corre ai piaceri, ai divertimenti! Quanti vengono a Gesù? Anche tu vai dietro al mondo, e dimentichi Gesù!...

 

3. Visite quotidiane. Com'è bella, santa, profittevole l'abitudine di visitare, ogni sera, il Sacramento! Dopo le distrazioni, i travagli della giornata, quanto deve essere caro a Gesù e dolce per noi pigliare qualche istante di riposo in seno a Gesù! Il Saverio, l'Alacoque, S. Filippo vi pernottavano. Alcuni Santi, dalle loro case almeno, si volgevano verso la chiesa, e da lungi adoravano il SS. Sacramento. S. Stanislao Kostka, nel parure di chiesa pregava l'Angelo Custode ad adorare Gesù per lui. Tu non hai tempo... O piuttosto ti manca la volontà!...

 

PRATICA. — Visita il SS. Sacramento; recita il Pange lingua o almeno il Tantum ergo.



     



[Modificato da Caterina63 29/07/2014 08:35]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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30/07/2014 10:18
 
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vengo a completare la frase del testo della foto... mantenendo il linguaggio dell'epoca, 1922 :

"Le passioni sono il fumo, e la impurità è quella nube che ci impedisce di vedere il sole che è Dio. Dio è spirito perfettissimo; ma l'uomo nella sua animalità non conosce e non intende ciò che è spirito. Ora quale altra passione rende l'uomo animale come la passione adulterata e la concupiscenza frutto dell'amore deviato?
Voi siete increduli: mantenetevi puri un solo anno e vedrete risplendere di nuovo la luce della Fede.

Operaio - Ma che tutti quelli che non credono sieno impuri?

Maestro - Ammetto che certi sieno increduli per altre cause non dipendenti da una loro volontà perversa, ma la principale, credimi, è l'attaccamento alla passione, anche fosse una passione di apparente bellezza e spuria da una volontà perversa. Se la passione comanda l'uomo, l'uomo ha la volontà per porvi rimedio. Ma poi bisogna dire che ci sono di quelli che non vogliono credere perchè vogliono vivere secondo quello che credono e perchè certe verità quali l'inferno, la giustizia di Dio e la Sua legge, turbano troppo i loro sonni e non vollono essere svegliati, gli piace di vivere così. E del resto è più facile non credere che vivere di Fede.
Tanti prima credevano ed oggi non più, ma perchè questo? Perchè la concupiscenza viene legittimata ogni giorno di più e l'uomo ritiene che ciò gli è dovuto e che può vivere benissimo concupiscente, mentre non si importa più che va verso il baratro della perdizione eterna. Ma tolli da loro quella vernice superficiale di felicità, e troverai fango, inquietudine, persino la disperazione, l'amara solitudine di chi è fallito.
L'impurità fa perdere la fede, non la dottrina del santo Vangelo; l'impurità tolle la fede a chi la possiede perchè essa è incompatibile con la purezza del cuore, la purità al contrario la fa brillare a chi ne era privo perchè un cuore puro trova la Fede...."





il week-and per noi cattolici NON esiste..... la Domenica nostra Pasqua è il PRIMO GIORNO DELLA SETTIMANA  e non il "fine-settimana"....  







 

TESTI E MASSIME DI GREGORIO MAGNO PAPA

 
"<Andò a sedersi sul letamaio> (Gb 2,8). Sedersi sul letamaio significa avere di sé un sentimento vile e spregevole (In sterquilinio quippe sedere est vilia de se quempiam et abiecta sentire). Per noi, sedere sul letamaio significa riportare gli occhi dello spirito a ciò che di male abbiamo commesso, pentendoci (in sterquilinio nobis sedere est ad ea quae illicite gessimus mentis oculis paenitendo reducere), affinché, mentre vediamo davanti a noi lo sterco dei peccati, abbassiamo ogni moto di superbia che sorge nell'animo. Giace sul letamaio colui che prontamente vede la propria debolezza e non si inorgoglisce dei beni che per grazia ha ricevuto (et sese de bonis quae per gratiam perceperit, non extollit)"
 
Commento morale a Giobbe, I, III, 60. Città Nuova Editrice/1, Roma 1992, p. 295.



"Coloro che intendono raggiungere sinceramente la vetta di una vita virtuosa, quando sentono parlare delle colpe degli altri, pensano subito alle proprie e giudicano quelle degli altri tanto più rettamente quanto più deplorano sinceramente  le proprie. E, dal momento che ogni eletto si concentra sulla considerazione della propria debolezza, è giusto dire che un santo siede sempre dolente sul letamaio (dicatur recte quod vir sanctus in sterquilinio dolens sedet) come il beato Giobbe".
 
Commento morale a Giobbe, I, III, 61. Città Nuova Editrice/1, Roma 1992, p. 297.


"Giobbe significa <il Sofferente>. Egli è figura autentica del Servo sofferente descritto dal profeta (Iob...dolens veraciter per figuram dicitur), di Colui cioè che si è caricato dei nostri dolori (qui portare dolores nostros propheta attestante perhibetur)....Egli è giustamente chiamato Servo, perché non disdegnò di assumere la condizione di schiavo. E, assumendo l'umiltà della carne, non sminuì la propria maestà, perché assumendo ciò che voleva salvare e conservando ciò che era, l'umanità non sminuì la divinità né la divinità assorbì l'umanità (nec divina humanitate minuit, nec humana divinitate consupsit)". 




 

[Modificato da Caterina63 01/08/2014 10:49]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  P. Toniolo: "Quindicina dell'Assunta" preghiera mariana ecumenica


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2014-08-01 Radio Vaticana



Una liturgia presa e adattata da quella bizantina per vivere, in unità con le Chiese Orientali, la preparazione alla solennità mariana del 15 agosto. È quello che dal primo al 14 agosto, ogni sera dalle 21.30 alle 22.30, si vivrà nella Basilica di Via Lata, nel centro di Roma, con la cosiddetta “Quindicina dell’Assunta”.

Al microfono diMonia Parente, il religioso dei Servi di Maria, padre Emanno Toniolo, spiega l’antica tradizione orientale per quella che viene definita “la piccola Quaresima della Madre di Dio”:

 

R. – Il mese di agosto per le Chiese Orientali, specialmente per la Chiesa bizantina, è il mese mariano per antonomasia: ha nel cuore la Pasqua della Madre di Dio, il 15 agosto. Quindi, questa festa è in simmetria con la grande Quaresima che ci prepara alla Pasqua del Signore, nel Sabato Santo e nella Domenica di Pasqua. E poi, fino a fine mese, continuano le celebrazioni sempre ispirate alla Madre del Signore assunta nei cieli. Quindi, tutto il mese di agosto è un mese mariano nella ecumene bizantina, ma anche nelle altre Chiese, molte delle quali ora toccate dalla guerra: la Siria, l’Egitto e quindi i copti, i maroniti, i caldei nell’Iraq, gli armeni, gli etiopi… Quindici giorni di preparazione alla festa delle feste, che chiamano della Madre del Signore.

D. – E’ un modo per cantare a Maria con ambedue i polmoni, l’Oriente e l’Occidente…

R – Sì, e non solo, con le loro parole. E’ implorare insieme l’unica Madre. È implorarla per lo stesso scopo: è una implorazione fiduciosa dei figli che guardano alla Madre glorificata, ma che la sentono sempre vicina e accanto per i grandi problemi personali, familiari e soprattutto quelli nazionali ed internazionali. La pace della terra, Lei che è la Regina della Pace.

D. – Davvero bello immaginare che in questi 14 giorni che precedono la Solennità dell’Assunta si pregherà all’unisono…

R. – All’unisono! Pensavo specialmente ad Atene, a Nea Smyrni, dove sono stato nella parrocchia: lì è un assieparsi di fedeli, una compartecipazione inimmaginabile tanto è profonda e tanto perciò è sentita da tutto il popolo.

D. – E’ una celebrazione bizantina che verrà adattata al nostro stile liturgico…

R. – Noi abbiamo aggiunto qualcosa, perché noi siamo più abituati agli inni, più abituati ad una prolungata - chiamiamola - salmodia durante la celebrazione liturgica e soprattutto siamo abituati alle letture, una prolungata lettura. Ora qui, in questa Quindicina, abbiamo alternato - per così dire allargando - tanti pericopi evangeliche, brani della Sacra Scrittura di San Paolo e di altri Apostoli e poi soprattutto alcune letture splendide dei più grandi Padri che hanno parlato dell’Assunta, a partire dal VI secolo, e che hanno composto, per così dire, la nostra stessa dottrina sull’Assunzione della Madre di Dio.

D. – E poi la Quindicina, quest’anno, si concluderà a San Marcello al Corso, con la Veglia dell’Assunta, presieduta dal vescovo del Settore Centro di Roma, mons. Matteo Zuppi…

R. – Questa veglia ha una particolarità interessante anche dal punto di vista ecumenico: introduce cioè alcuni tra i 180 “tropari” stupendi della liturgia russa, non quella greca perciò ma del Patriarcato russo. Quindi, siamo in comunione con il Patriarca russo e con tutta la Chiesa della Russia

(Tratto dall'archivio della Radio Vaticana)


  per l'occasione ricordiamo a tutti: INNO AKATHISTOS cliccate qui









PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 3 agosto 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, 

In questa domenica, il Vangelo ci presenta il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mt 14,13-21). Gesù lo compì lungo il lago di Galilea, in un luogo isolato dove si era ritirato con i suoi discepoli dopo aver saputo della morte di Giovanni Battista. Ma tante persone li seguirono e li raggiunsero; e Gesù, vedendole, ne sentì compassione e guarì i malati fino alla sera. Allora i discepoli, preoccupati per l’ora tarda, gli suggerirono di congedare la folla perché potessero andare nei villaggi a comperarsi da mangiare. Ma Gesù, tranquillamente, rispose: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mt 14,16); e fattosi portare cinque pani e due pesci, li benedisse, e cominciò a spezzarli e a darli ai discepoli, che li distribuivano alla gente. Tutti mangiarono a sazietà e addirittura ne avanzò!

In questo avvenimento possiamo cogliere tre messaggi. Il primo è la compassione. Di fronte alla folla che lo rincorre e – per così dire – “non lo lascia in pace”, Gesù non reagisce con irritazione, non dice: “Questa gente mi dà fastidio”. No, no. Ma reagisce con un sentimento di compassione, perché sa che non lo cercano per curiosità, ma per bisogno. Ma stiamo attenti: compassione – quello che sente Gesù – non è semplicemente sentire pietà; è di più! Significa con-patire, cioè immedesimarsi nella sofferenza altrui, al punto di prenderla su di sé. Così è Gesù: soffre insieme a noi, soffre con noi, soffre per noi. E il segno di questa compassione sono le numerose guarigioni da lui operate. Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre. Le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri, che non hanno il necessario per vivere. Noi parliamo spesso dei poveri. Ma quando parliamo dei poveri, sentiamo che quell’uomo, quella donna, quei bambini non hanno il necessario per vivere? Che non hanno da mangiare, non hanno da vestirsi, non hanno la possibilità di medicine… Anche che i bambini non hanno la possibilità di andare a scuola. E per questo, le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri che non hanno il necessario per vivere.

Il secondo messaggio è la condivisione. Il primo è la compassione, quello che sentiva Gesù, il secondo la condivisione. È utile confrontare la reazione dei discepoli, di fronte alla gente stanca e affamata, con quella di Gesù. Sono diverse. I discepoli pensano che sia meglio congedarla, perché possa andare a procurarsi il cibo. Gesù invece dice: date loro voi stessi da mangiare. Due reazioni diverse, che riflettono due logiche opposte: i discepoli ragionano secondo il mondo, per cui ciascuno deve pensare a sé stesso; ragionano come se dicessero: “Arrangiatevi da soli”. Gesù ragiona secondo la logica di Dio, che è quella della condivisione. Quante volte noi ci voltiamo da un’altra parte pur di non vedere i fratelli bisognosi! E questo guardare da un’altra parte è un modo educato per dire, in guanti bianchi, “arrangiatevi da soli”. E questo non è di Gesù: questo è egoismo. Se avesse congedato le folle, tante persone sarebbero rimaste senza mangiare. Invece quei pochi pani e pesci, condivisi e benedetti da Dio, bastarono per tutti. E attenzione! Non è una magia, è un “segno”: un segno che invita ad avere fede in Dio, Padre provvidente, il quale non ci fa mancare il “nostro pane quotidiano”, se noi sappiamo condividerlo come fratelli.

Compassione, condivisione. E il terzo messaggio: il prodigio dei pani preannuncia l’Eucaristia. Lo si vede nel gesto di Gesù che «recitò la benedizione» (v. 19) prima di spezzare i pani e distribuirli alla gente . E’ lo stesso gesto che Gesù farà nell’Ultima Cena, quando istituirà il memoriale perpetuo del suo Sacrificio redentore. Nell’Eucaristia Gesù non dona un pane, ma il pane di vita eterna, dona Sé stesso, offrendosi al Padre per amore nostro. Ma noi dobbiamo andare all’Eucaristia con quei sentimenti di Gesù, cioè la compassione e quella volontà di condividere. Chi va all’Eucaristia senza avere compassione dei bisognosi e senza condividere, non si trova bene con Gesù.

Compassione, condivisione, Eucaristia. Questo è il cammino che Gesù ci indica in questo Vangelo. Un cammino che ci porta ad affrontare con fraternità i bisogni di questo mondo, ma che ci conduce oltre questo mondo, perché parte da Dio Padre e ritorna a Lui. La Vergine Maria, Madre della divina Provvidenza, ci accompagni in questo cammino.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

rivolgo il mio saluto a tutti voi – coraggiosi, sotto la pioggia! – fedeli di Roma e pellegrini di diversi Paesi.

Saluto la staffetta della Parrocchia Stella Maris al Lido di Latina, in collaborazione con la Gendarmeria Vaticana e la Guardia Svizzera, e benedico la fiaccola che rimarrà accesa durante il mese di agosto in segno di devozione alla Madonna.

Saluto i giovani della Parrocchia del Sacro Cuore in Pontedera, diocesi di Pisa, che sono venuti a Roma percorrendo a piedi la Via Francigena.

E saluto gli scout dell’AGESCI presenti oggi, con una benedizione per le migliaia di scout italiani in cammino verso il grande raduno nazionale a San Rossore.

Ricordatevi: compassione, condivisione, Eucaristia.

A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me! Buon pranzo e arrivederci!













[Modificato da Caterina63 03/08/2014 20:16]
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05/08/2014 22:22
 
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Conosciamo fin troppo bene l'immagine di Madre Teresa di Calcutta, ma noi vogliamo offrirvi una immagine "diversa" quella degli anni in cui decise di lasciare tutto per fidarsi di Dio  Non le mancava nulla, neppure la bellezza.... e a quel Gesù che mai l'ha lasciata, ha donato tutto e tutta se stessa, fin dalla giovinezza.....











ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 10 agosto 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di oggi ci presenta l’episodio di Gesù che cammina sulle acque del lago (cfr Mt 14,22-33). Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Egli invita i discepoli a salire sulla barca e a precederlo all’altra riva, mentre Lui congeda la folla, e poi si ritira tutto solo a pregare sul monte fino a tarda notte. E intanto sul lago si leva una forte tempesta, e proprio in mezzo alla tempesta Gesù raggiunge la barca dei discepoli, camminando sulle acque del lago. Quando lo vedono, i discepoli si spaventano, pensano a un fantasma, ma Lui li tranquillizza: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27). Pietro, col suo tipico slancio, gli chiede quasi una prova: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque»; e Gesù gli dice «Vieni!» (vv. 28-29). Pietro scende dalla barca e si mette a camminare sulle acque; ma il vento forte lo investe e lui comincia ad affondare. Allora grida: «Signore, salvami!» (v. 30), e Gesù gli tende la mano e lo solleva.

Questo racconto è una bella icona della fede dell’apostolo Pietro. Nella voce di Gesù che gli dice: «Vieni!», lui riconosce l’eco del primo incontro sulla riva di quello stesso lago, e subito, ancora una volta, lascia la barca e va verso il Maestro. E cammina sulle acque! La risposta fiduciosa e pronta alla chiamata del Signore fa compiere sempre cose straordinarie. Ma Gesù stesso ci ha detto che noi siamo capaci di fare miracoli con la nostra fede, la fede in Lui, la fede nella sua parola, la fede nella sua voce. Invece Pietro comincia ad affondare nel momento in cui distoglie lo sguardo da Gesù e si lascia travolgere dalle avversità che lo circondano. Ma il Signore è sempre lì, e quando Pietro lo invoca, Gesù lo salva dal pericolo. Nel personaggio di Pietro, con i suoi slanci e le sue debolezze, viene descritta la nostra fede: sempre fragile e povera, inquieta e tuttavia vittoriosa, la fede del cristiano cammina incontro al Signore risorto, in mezzo alle tempeste e ai pericoli del mondo.

È molto importante anche la scena finale. «Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a Lui, dicendo: “Davvero tu sei Figlio di Dio”!» (vv. 32-33). Sulla barca ci sono tutti i discepoli, accomunati dall’esperienza della debolezza, del dubbio, della paura, della «poca fede». Ma quando su quella barca risale Gesù, il clima subito cambia: tutti si sentono uniti nella fede in Lui. Tutti piccoli e impauriti, diventano grandi nel momento in cui si buttano in ginocchio e riconoscono nel loro maestro il Figlio di Dio. Quante volte anche a noi accade lo stesso! Senza Gesù, lontani da Gesù, ci sentiamo impauriti e inadeguati al punto tale da pensare di non potercela fare. Manca la fede! Ma Gesù è sempre con noi, nascosto forse, ma presente e pronto a sostenerci.

Questa è una immagine efficace della Chiesa: una barca che deve affrontare le tempeste e talvolta sembra sul punto di essere travolta. Quello che la salva non sono le qualità e il coraggio dei suoi uomini, ma la fede, che permette di camminare anche nel buio, in mezzo alle difficoltà. La fede ci dà la sicurezza della presenza di Gesù sempre accanto, della sua mano che ci afferra per sottrarci al pericolo. Tutti noi siamo su questa barca, e qui ci sentiamo al sicuro nonostante i nostri limiti e le nostre debolezze. Siamo al sicuro soprattutto quando sappiamo metterci in ginocchio e adorare Gesù, l’unico Signore della nostra vita. A questo ci richiama sempre la nostra Madre, la Madonna. A lei ci rivolgiamo fiduciosi.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto; distruzione di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali. Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!  Noi tutti, pensando a questa situazione, a questa gente, facciamo silenzio adesso e preghiamo.

(silenzio)

Ringrazio coloro che, con coraggio, stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle, e confido che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto. Per meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni ho nominato mio Inviato Personale in Iraq il Cardinale Fernando Filoni, che domani partirà da Roma.

Anche a Gaza, dopo una tregua, è ripresa la guerra, che miete vittime innocenti, bambini… e non fa che peggiorare il conflitto tra Israeliani e Palestinesi.

Preghiamo insieme il Dio della pace, per intercessione della Vergine Maria: Dona la pace, Signore, ai nostri giorni, e rendici artefici di giustizia e di pace. Maria, Regina della Pace, prega per noi.

Preghiamo anche per le vittime del virus “ebola” e per quanti stanno lottando per fermarlo.


 



[Modificato da Caterina63 10/08/2014 17:32]
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16/08/2014 00:29
 
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La solenne definizione


«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.

Affinché poi questa Nostra definizione dell’assunzione corporea di Maria vergine al cielo sia portata a conoscenza della chiesa universale, abbiamo voluto che stesse a perpetua memoria questa Nostra lettera apostolica; comandando che alle sue copie o esemplari anche stampati, sottoscritti dalla mano di qualche pubblico notaio e muniti del sigillo di qualche persona costituita in dignità ecclesiastica, si presti assolutamente da tutti la stessa fede; che si presterebbe alla presente, se fosse esibita o mostrata.

A nessuno dunque sia lecito infrangere questa Nostra dichiarazione, proclamazione e definizione, o ad essa opporsi e contravvenire. Se alcuno invece ardisse di tentarlo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso S. Pietro, nell’anno del massimo giubileo 1950, 1° novembre, festa di tutti i santi, nell’anno dodicesimo del Nostro pontificato.

Noi PIO, vescovo della chiesa cattolica,
così definendo abbiamo sottoscritto



 




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  Il 15 agosto 1954 da Castel Gandolfo il primo Angelus radiofonico di un Papa In onda

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Angelus Domini nuntiavit Mariae. Così scandiva il tempo — le ore del giorno — il mistero dell’Incarnazione.

Così, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, il tocco della campana interrompeva il lavoro di tutti i cattolici, re e contadini, come l’uomo e la donna del famoso dipinto di Jean-François Millet, in mezzo ai campi, a capo chino e a mani giunte.



E pure il goffo sacrestano, nel primo atto della Tosca, interrompeva il suo lavoro, e recitava sottovoce quella preghiera antica, interrotto solo dall’irrompere sulla scena del pittor Cavaradossi.
Lo scrive Luigi Testa sottolineando che si tratta di un appuntamento più antico di quanto si ricordi. Un appuntamento fisso: «Ci vogliono i riti», spiega saggiamente la volpe al Piccolo principe, che quest’anno compie sessant’anni. E, a guardare le folle di ogni domenica, non porta neanche il segno di una ruga.

Aveva cominciato Pio XII, nel 1954, anno mariano.
«L’Osservatore Romano» del 16-17 agosto di quell’anno riportava: «Alle ore 12 di ieri domenica, festività di Maria SS. Assunta, il Santo Padre ha benevolmente acconsentito che la Sua recita dell’Angelus Domini venisse radiodiffusa dalla stazione radio del Vaticano a cui era collegata la rete nazionale della Radiotelevisione Italiana.
In tal modo l’Augusto Pontefice, aderendo al filiale desiderio dell’Azione Cattolica Italiana, ha dato modo nella solennissima ricorrenza dell’insigne gloria della Vergine Santa, in questo radioso Anno Mariano, agli iscritti e a tutti gli altri fedeli di unirsi devotamente a lui, nel pio saluto alla Madre di Dio».


 




[Modificato da Caterina63 20/08/2014 18:51]
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18/08/2014 19:21
 
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"Dio non solo ci ama con una profondità e intensità che difficilmente possiamo immaginare: egli ci invita a rispondere a questo amore.
Tutti voi sapete cosa accade quando incontrate qualcuno di interessante e attraente, come desideriate essere amici di quella persona.
Sperate sempre che quella persona vi trovi a sua volta interessanti ed attraenti e voglia fare amicizia con voi. Dio desidera la vostra amicizia. E, una volta che voi siete entrati in amicizia con Dio, ogni cosa nella vostra vita inizia a cambiare.
Mentre giungete a conoscerlo meglio, vi rendete conto di voler riflettere nella vostra stessa vita qualcosa della sua infinita bontà.
Siete attratti dalla pratica della virtù. Incominciate a vedere l’avidità e l’egoismo, e tutti gli altri peccati, per quello che realmente sono, tendenze distruttive e pericolose che causano profonda sofferenza e grande danno, e volete evitare di cadere voi stessi in quella trappola. Incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli.
Desiderate venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, siete già pienamente incamminati sulla via della santità."
- Benedetto XVI, Indirizzo agli Alunni, 17 settembre 2010.  


18 Agosto

LE PREGHIERE DELLA SERA

 

1. Sono l'ossequio del vero figlio. Quanti sono i figli ingrati che poco o nulla si curano dei loro genitori! Di tali figli farà giustizia Iddio. Il vero figlio coglie ogni occasione per ossequiare chi rispetta e ama. O cristiano, figlio di Dio, dopo tante ore spese per il mondo, tornando alla tua camera per il riposo, perché neanche con una preghiera fai, prima del sonno, un saluto al Padre celeste? Che ingrato! Hai sonno!... E se il Signore ti abbandona?

 

2. Sono uno stretto dovere. Da chi ti vennero i successi della giornata? Chi ti scampò da cento pericoli? Chi ti conservò in vita? Persino il cane fa festa al suo benefattore; e tu, creatura ragionevole, non senti il dovere della gratitudine? Ma durante la notte puoi incontrare pericoli d'anima e di corpo; puoi morire, puoi dannarti..., non senti il bisogno di chiamare aiuto? Nella giornata hai offeso Dio... Non senti il dovere d'invocare pietà e perdono?

 

3. Pregare male non è pregare. Per il lavoro, per i discorsi inutili, per il piacere, sei tutto attività; solo per la preghiera hai sonno... Per ciò che ami, per arricchirti, per sfoggio di vanità, sei tutto attenzione; solo per la preghiera ti permetti le cento distrazioni volontarie!... Per il divertimento, per il passeggio, per l'amico, sei tutto volontà e ardore; solo per la preghiera hai lo sbadiglio, la noia, e la lasci per un nonnulla!... Ciò non è pregare, ma disonorare Iddio. Ma con Dio non si scherza!!

 

PRATICA. — Persuadiamoci del gran dovere della preghiera; recitiamola sempre mattina e sera con fervore.

 

19 Agosto                

ESAME DELLA SERA

 

1. Esame del male. Anche i pagani ponevano a fondamento della sapienza, Conosci te stesso. Seneca diceva : Esaminatevi, accusatevi, riprendetevi, condannatevi. Per il cristiano tutta la giornata deve essere un esame continuo per non offendere Iddio. Almeno alla sera entra in te stesso, cerca i peccati e le cagioni di essi, studia il fine cattivo delle tue azioni. Non scusarti: innanzi a Dio chiedine perdono, prometti di emendarti.

 

2. Esame del bene. Quando, per grazia di Dio, nulla di grave ti rimprovera la coscienza, mantieniti umile, che domani puoi cadere gravemente. Esamina il bene che fai, con quale intenzione, con quale fervore lo compi; cerca quante ispirazioni hai disprezzato, quante mortificazioni omesso, quanto maggior bene Iddio potrebbe ripromettersi da te, studia quanto potresti, far di più secondo il tuo stato; riconosciti imperfetto, chiedi aiuto. A ciò bastano pochi minuti, purché tu lo voglia.

 

3. Esame sul nostro progresso. Poco vantaggio reca un esame generale l'atto senza pensare ai mezzi per emendarsi e per progredire. Volgi uno sguardo indietro, cerca se oggi fu meglio di ieri, se in quell’occasione hai saputo vincerti, se in quel pericolo rimanesti vittorioso, se nella tua vita spirituale vi ha progresso o regresso; fissa una penitenza volontaria per quella caduta giornaliera, proponi maggior vigilanza, più attenta preghiera. Lo fai così il tuo esame?

 

PRATICA. — Convinciti della necessità dell'esame; fallo sempre; recita il Veni Creator.

 

20 Agosto

GLI ULTIMI PENSIERI DEL GIORNO

 

1. Questa notte può essere l'ultima. Siamo come l'uccello sul ramo, dice il Sales: il piombo fatale può coglierci ad ogni istante! Dormiva il ricco Epulone, e non si svegliò più; tra i giovani e i vecchi, quante morti improvvise! E sotto tali fulmini, quante cadute nell'Inferno! Ci pensi quando vai a dormire? E puoi dormire tranquillo, con il peccato in cuore, senza un atto di contrizione, e senza proporre di confessarti al più presto?

 

2. Raccomandare lo spirito a Dio. Il mondano, nel coricarsi, pensa alle soffici piume su cui s'adagia, agli affari del domani; l'anima fedele, principiato il giorno con Dio, lo finisce con Lui. Il suo primo sospiro fu di dare il cuore a Dio, l'ultimo è di rimettere lo spirito in mano a Dio con le parole di Gesù moribondo : Nelle tue mani, o Signore, raccomando il mio spirito; o con quelle del levita Stefano: Signore Gesù. Ricevi il mio spirito. Ma lo fai tu?

 

3. Santificare il sonno. Il dormire, se non vi fosse necessità di ristorare le forze, sarebbe tempo perso. Il sonno assomiglia un po' alla morte; dormendo, diveniamo inutili per noi e per gli altri. Proponi di dormire solo quel tanto che è necessario; sette, al più otto ore di sonno, dice il moderatissimo Francesco di Sales. Offri il tuo sonno a gloria di Dio, intendendo fare con ogni respiro un atto d'amore di Dio. — Chiedi a te stesso come ti comporti a questo riguardo.

 

PRATICA. — Recita oggi e ogni sera le tre giaculatorie per invocare Gesù, Giuseppe e Maria.

 

21 Agosto                

LA LINGUA

 

1. I muti. Considera quant'è degno di compassione chi manca della facoltà di parlare: vorrebbe esprimersi e non può; vorrebbe confidare se stesso ad altri, ma invano tenta sciogliere la lingua, solo con segni può manifestare imperfettamente la sua volontà. Ma anche tu potevi nascere muto: come mai a te fu concesso il dono della parola, e ai muti no? Perché in te la natura, regolata da Dio, ebbe il suo compimento. Ringraziane il Signore.

 

2. Pregi della lingua. Tu parli e intanto la lingua risponde al tuo pensiero e palesa le cose più nascoste della tua mente: dipinge il dolore che ti amareggia il cuore, la gioia che t'allieta l'animo, e ciò così al vivo e con tutta la sveltezza che vuoi. Essa è obbediente alla tua volontà, e parli forte, piano, adagio, tutto come vuoi. È un miracolo permanente dell'onnipotenza di Dio. Se ci riflettessimo, non avremmo un motivo di pensare sempre a Dio e di amarlo?

 

3. Bene prodotto dalla lingua. Iddio disse un solo fiat ed il mondo fu creato; Maria pronunziò pur essa un fiat, e Gesù s'incarnò nel suo seno; alla parola degli Apostoli il mondo fu convertito; la sola parola: Io ti battezzo, io ti assolvo, nei Sacramenti, che profonda trasformazione, qual bene produce nelle anime! La parola nella preghiera, nelle prediche, nelle esortazioni che cosa non ottiene da Dio e dagli uomini! E tu che fai della lingua? Qual bene operi con essa?

 

PRATICA. — Non offendere Dio con la lingua: recita il Te Deum.

 

22 Agosto

BUON USO DELLA LINGUA

 

1. Ci fu data per pregare. Non solo il cuore e lo spirito devono adorare Iddio, anche il corpo deve congiungersi per dar gloria al suo Signore. La lingua è lo strumento per innalzare a Dio l'inno d'amore e di confidenza. Perciò la preghiera vocale accompagnata dall'attenzione del cuore è il nodo d'unione dell'anima e del corpo per adorare, benedire, e ringraziare Iddio creatore dell'uno e dell'altra. Pensaci: la lingua non ti fu data solo per parlare, non per peccare, ma per pregare... E tu che fai?

 

2. Non ci fu data per far male agli altri. La lingua parla come le detta il cuore; con essa dobbiamo manifestare le virtù dell'animo, e possiamo trarre gli altri al bene. Non adoperare dunque la lingua per ingannare gli altri con le bugie, o per scandalizzarli con le parole immodeste, con le detrazioni, con le mormorazioni, o per offenderli con le ingiurie, con parole aspre o pungenti, o per irritarli con parole dure, ciò è abuso, non già buon uso della lingua. Eppure chi non ne è reo?

 

3. Ci fu data per vantaggio nostro ed altrui. Con la lingua dobbiamo accusare i nostri peccati, domandare consigli, cercare l'istruzione spirituale per la salvezza dell'anima. A vantaggio altrui, con la lingua si adempie gran parte delle opere di carità spirituale; con essa possiamo correggere chi sbaglia ed esortare il prossimo al bene. Eppure quante volte si adopera a rovina nostra e degli altri! Che ti dice la coscienza?

 

PRATICA. — Evita le parole inutili; oggi fa del bene con la tua parola.

 

23 Agosto

LA BUGIA

 

1. Sempre illecita. Il mondano, e talvolta anche il fedele, si permettono la bugia come cosa da nulla, per evitare un qualche male, per risparmiare un rimprovero, sfuggire un castigo. La fede, basata sul comando di Dio, Non dire il falso, dice chiaro e netto che è illecita qualunque bugia, non solo la dannosa, che, per le conseguenze, può essere mortale, ma anche quella che si dice per convenienza, la quale, pur essendo veniale, è sempre peccato, cioè offesa di Dio. Qual è la tua morale sulla bugia?

 

2. L'abitudine di mentire. Creati per vivere in società, dotati della parola per l'aiuto vicendevole come fratelli d'origine e per Redenzione, chiamati a farci del bene l'un l'altro : la menzogna cambia la società in un mondo di frodi e d'inganni, i fratelli in traditori. Com'è ignobile aver miele in bocca e fiele in cuore! Per un nonnulla tradire superiori, eguali e inferiori! L'hai anche tu questa brutta abitudine?

 

3. La bugia odiata da tutti. Una persona, colta nella menzogna, arrossisce e si sente disonorata; la dice, e poi l'odia! Che dispetto nel vederci ingannati dalle bugie altrui! Si chiama animo vile, spirito abbietto chi mentisce. Ma ben più l'odia Dio, verità per essenza; egli non la stima lecita nemmeno per salvare tutto il mondo. Perirà chi parla menzognero; egli punì Anania e Zaffira di morte per una sola bugia; e nel Purgatorio qual castigo avranno le bugie!

 

PRATICA. — Prometti di fuggire sempre la bugia: passa qualche tempo in silenzio per mortificazione.

 

24 Agosto

LA MORMORAZIONE

 

1. Sua facilità. Chi non pecca con la lingua è perfetto, dice S. Giacomo (I, 5). Ogni volta che parlai con uomini, sempre ne ritornai uomo minore, cioè meno santo, dice l’Imitazione di Cristo: chi riesce a frenare la lingua? Si mormora per odio, per vendetta, per gelosia, per superbia, per farsi ammirare, per non sapere che dire, per malintesa volontà di correggere gli altri.. quasi non si sa parlare senza mormorazione. Studia il tuo modo di fare su questo punto...

 

2. Sua malizia. Un triplice male racchiude la mormorazione, quasi spada a tre tagli : il primo è il peccato contro la carità a carico del mormoratore stesso, mortale o veniale, secondo la gravezza della mormorazione; il secondo è di scandalo alla persona con cui si mormora, allettata anch'essa dalle nostre parole a dire male; il terzo è di furto all'onore e alla fama della persona di cui si mormora; malizia che grida vendetta a Dio. Chi pensa a un male così grave?

 

3. Riparazione del mormoratore. Se ognuno molto più delle ricchezze tiene cara la sua fama, chi ruba l'onore e la fama, è in obbligo di restituzione molto più del ladro comune. Ci pensi il mormoratore; né la Chiesa, né i Sacramenti ti dispensano, solo l'impossibilità te ne rende esente. Si ripara con la ritrattazione, con il divulgare le virtù della persona di cui si è mormorato, con il pregare per lei. Non hai tu nulla da riparare per le tue mormorazioni?

 

PRATICA. — Non mormorare mai; non assecondare i mormoratori.

 

25 Agosto               

GLI OCCHI

 

1. Sono le finestre dell'anima. Pensa alla bontà di Dio nel darti la vista con cui puoi scampare da cento pericoli, e con cui ti è dato di contemplare le bellezze della natura. Senz'occhi saresti persona quasi inutile per te, e di peso agli altri. E che sarebbe di te, se, come Tobia, perdessi d'un tratto la vista? Ringrazia il Signore di tanto benefizio; ma per gli occhi quanto male già venne all'anima tua! Che ingratitudine!

 

2. Abuso degli occhi. Il primo peccato d'Eva fu di guardare il pomo vietato. Davide e Salomone caddero nell'impurità, perché fissarono gli occhi illecitamente, La moglie di Lot, per la sua curiosità, venne tramutata in una statua di sale. Uno sguardo solo ad una persona, ad un libro, alla roba altrui, per noi divenne occasione d'innumerevoli colpe. Dietro l'occhio corre il pensiero, e poi... Quanto è necessaria la mortificazione per non cadere! Rifletti come ti comporti in questo.

 

3. Buon uso della vista. Più che per vantaggio del corpo o della società, più che per solo guardare, gli occhi ci vennero dati a vantaggio dell'anima. Per essi, contemplando la natura, puoi leggere le prove della potenza, della sapienza, della bontà di Dio; per essi, fissando il Crocifisso, leggi in un lampo la storia e le massime del Vangelo; per essi, con la quotidiana lettura spirituale puoi agevolmente avviarti alla virtù. Guardando il Cielo, non s'accende in te la speranza di giungervi?

 

PRATICA. — Paradiso, paradiso, esclamava S. Filippo Neri. Sii sempre modesto negli occhi.

 

26 Agosto

L'UDITO

 

1. Teniamo gli orecchi chiusi al male. Noi abusiamo di tutti i doni di Dio. Ci lamentiamo di Lui se ci nega la sanità, e se ce la dona, la usiamo per offenderlo. Gridiamo contro la Provvidenza se ci nega i frutti della terra, e se ce li concede, ne abusiamo per intemperanza. II vecchio si lagna della sordità, e noi adoperiamo l'udito nell'ascoltare mormorazioni, discorsi impuri, sollecitazioni al male. Non aprire l'orecchio ad ogni discorso, che basta una sola parola udita a farti perdere l'innocenza.

 

2. Apriamoli al bene. Li aprì la Maddalena alle prediche di Gesù e ne tornò convertita. Per l'udito la fede entra nel cuore, dice S. Paolo. E tu come ascolti lo prediche? Il Saverio li aprì ai sapienti consigli di un enùco, S. Ignazio, e riuscì un santo. E tu dagli amici, impari il bene od il male? Li aprirono un Andrea Corsini, un Agostino ai saggi rimproveri d'una madre, e si ravvidero. E tu come ascolti i parenti, i superiori, il confessore?

 

3. Le ispirazioni del cuore. II cuore ha pure il suo modo d'intendere e s'apre e si chiude. L'ispirazione e un linguaggio segreto con cui Dio parla all'anima, la rimprovera, la invita, la incalza. Una santa ispirazione assecondata mutò il cuore d'Ignazio; fu principio di santità sublime in santa Caterina da Genova. Giuda disprezzandole divenne un reprobo. E tu come le assecondi? Se stanchi la pazienza di Dio diverrai un tizzone d'Inferno.

 

PRATICA. — Custodisci l'udito da ogni discorso poco retto. Segui oggi le buone ispirazioni.

 

27 Agosto               

LA GOLA

 

1. La intemperanza. Quando si pensa ad un Adamo che, per un pomo, andò a perdersi nella fatale disobbedienza, a un Esaù che, per poche lenticchie, vendette la primogenitura, chi non sente compassione di essi? Eppure è proverbio antico, che la gola ne uccide più che la spada. Gran parte delle malattie hanno origine dall'intemperanza della gola. E noi, se non abbiamo a lamentare gravi colpe in questo, di quante leggere dovremo rendere conto al Signore!

 

2. Inutilità del piacere della gola. Che cosa è un boccone di cibo? Come presto si divora! Iddio si lamentava per il Profeta, come era mai possibile che il popolo suo, per un boccone di pane, l'offendesse... per si poca cosa che, trangugiata, se ne ricorda appena il gusto! La necessità degenera in un vile sfogo di passione! Ora rifletti a quante ghiottonerie e a quante voracità hai ceduto nel cibarti. Forse le leggi stesse della Chiesa furono violate per un misero boccone! Pensa se non hai motivi di rimproverarti.

 

3. Mortificazione della gola. Il sapiente mangia per vivere: lo stolto vive per mangiare. Vincenzo de' Paoli diceva : La mortificazione della gola è l’abbiccì della perfezione; chi vuole soddisfare al gusto, non giungerà mai alla perfezione. I Santi mangiavano per necessità, e sovente con ripugnanza; l'astinenza era continua per essi: così Luigi Gonzaga, Valfrè, Gherardo Maiella... Tu, almeno, non ingolfarti mai nel mangiare, osserva i digiuni e le astinenze prescritte, privati a volte di qualche ghiottoneria.

 

PRATICA. — Fa qualche astinenza nel cibo.

 

28 Agosto

SANT'AGOSTINO

 

1. La gioventù dì Agostino. A nulla gli valsero la scienza e l'ingegno senza l'umiltà: superbo di se medesimo e degli allori colti, cadde in tali errori con i Manichei che, in seguito, stupiva di se stesso. Anzi, come al superbo stanno preparate le più umilianti cadute, così Agostino si tuffò nell'impurità! Invano il cuore gli martellava e la madre lo rimproverava; egli si vedeva sulla mala via, ma sempre diceva domani... Non è forse il tuo caso?

 

2. La conversione di Agostino. Paziente, Iddio, lo attese trent'anni. Quanta bontà e che forte motivo di confidenza per noi! Ma Agostino, conosciuto il suo errore, s'umilia, piange. La sua conversione è così sincera, che egli non teme di rendere pubbliche le sue confessioni ad emendazione della sua superbia; è così costante che, fino allo scrupolo, fugge il peccato nel rimanente della vita... Quanto a te, dopo tanti peccati, qual è il tuo pentimento?

 

3. L'amore di Agostino. Solo nel più ardente amore, trovò uno sfogo al pentimento del cuore e un mezzo per compensare Iddìo degli anni perduti. Si lagnava d'un cuore troppo ristretto per amare di più; in Dio solo trovava la pace; per amore di Lui praticava digiuni, convertiva anime, infiammava d'amore i fratelli; e ogni giorno cominciando a fare di più, divenne un serafino d'amore. Quanto poco faccio io per amore di Dio! Come ci deve umiliare l'esempio dei Santi!

 

PRATICA. — Fa tutte le cose con grande amore per imitare il Santo; recita tre Pater a S. Agostino.

 

29 Agosto                

IRRADIAMENTO DELLA VIRTÙ

 

1. Il cristiano in chiesa. Considera come la chiesa viene paragonata a una vigna o a un giardino; ogni cristiano deve essere come un fiore che spanda intorno una soave fragranza e attragga gli altri ad imitarlo. Nel tempio di Dio, la devozione, la compostezza, il silenzio, il rispetto, il fervore, il raccoglimento nelle cose sante, stimolano chi ti vede al bene; e il tuo buon esempio quanto bene può produrre negli altri! Ma guai se li scandalizzi!

 

2. Il cristiano in casa. Il nostro occhio istintivamente si porta sugli altri; e l'altrui esempio buono o cattivo fa solco nel nostro cuore! Ognuno confessa, nella propria vita, la potenza dello stimolo altrui per il bene o per il male fatto. In casa, la dolcezza, la pazienza, l'affabilità, l'operosità, la rassegnazione nei quotidiani avvenimenti, rendono il cristiano oggetto d'ammirazione ai familiari. Se anche uno solo diventa migliore per mezzo tuo, hai guadagnato un'anima.

 

3. Il cristiano in società. Fuggi quanto puoi il mondo, se ami serbarti innocente e puro; tuttavia, qualche volta devi stare a contatto con gli altri. Nei primi secoli si conoscevano i cristiani nel fraterno amore, nella modestia del tratto, nella bontà generale dei costumi. Chi vedesse il tuo fare, chi udisse i tuoi discorsi, specialmente sul prossimo, potrebbe averne una buona impressione e riconoscere in te un fedele seguace della virtù di Gesù?

 

PRATICA. — Studia, con il buon esempio, di trarre altri al bene. Recita una preghiera per gli scandalizzati da te.

 

30 Agosto (1)

IL NOSTRO MAGGIORE NEMICO

 

1. È il nostro corpo. Abbiamo molti nemici a danno dell'anima nostra; il demonio che è tutto ingegno contro di noi, cerca, con ogni inganno, di rubarci la grazia, di perderci. Quanti ne seguono le perfide suggestioni! — Contro di noi il mondo spiega i suoi incantesimi di vanità, di piaceri, di gioie, e, con il loro fascino, quanti allaccia nel male! Ma il peggiore nostro nemico è il corpo, tentatore continuo che sempre ha sopravvento sullo spirito nostro. Non le ne accorgi?

 

2. La carne opposta allo spirito. Il cuore, lo spirito c'invitano al bene, a Dio; chi c'impedisce d'attendervi? E’ la pigrizia della carne; per carne qui intendiamo le passioni e i bassi istinti. Il cuore vorrebbe pregare, mortificarsi; chi lo distoglie? Non è forse la svogliatezza della carne che tutto dice molesto e difficile? Il cuore c'incalza a convertirci, a santificarci; chi ce ne allontana? Non è forse la carne che combatte contro lo spirito per nostra rovina? L'impurità dove si pasce? Non è nella carne?

 

3. Guerra alle passioni. Chi mai nutrirebbe in casa propria e delicatamente, un. serpente velenoso? Tu lo fai carezzando, nutrendo, secondando, con tutta premura, non solo i bisogni, ma ancora le indiscrete esigenze del tuo corpo. Tu lo nutrisci; ed esso ti paga d'intemperanza; tu lo corichi su molli piume, ed esso ti ricambia di pigrizia; tu gli risparmi ogni piccolo male, ed esso si rifiuta al minimo bene. Mortificalo coraggiosamente.

 

PRATICA. — Evita le mollezze, dannose anche alla robustezza fisica; frena le passioni.

 

(1) Novena della Natività di Maria Vergine.

 

31 Agosto               

DISTACCO DAL MONDO

 

1. Il mondo è un ingannatore. Tutto è vanità quaggiù, fuorché servire a Dio, dice l'Ecclesiaste. Quante volte si toccò con mano tale verità! Il mondo ci alletta con le ricchezze, ma queste non valgono a prolungarci di cinque minuti la vita; ci lusinga con i piaceri e con gli onori, ma questi, brevi e quasi sempre uniti ai peccati, ci rovinano il cuore invece di contentarlo. In punto di morte, quante disillusioni avremo, ma forse inutili! Pensiamoci ora!

 

2. Il mondo è un traditore. Ci tradisce, lungo la vita, con le sue massime opposte al Vangelo; ci consiglia l'orgoglio, la vanità, la vendetta, la propria soddisfazione, ci fa seguire il vizio invece della virtù. Ci tradisce in morte abbandonandoci con tutte le sue illusioni, o ingannandoci con la speranza che abbiamo tempo. Ci tradisce nell'eternità, perdendoci l'anima... E noi lo seguiamo! E noi lo temiamo, umili servi di lui!...

 

3. Distacco dal mondo. Quale premio si può sperare dal mondo? Che n'ebbe Gezabele con l'avvenenza di cui tanto abusò? Nabucodonosor con il suo orgoglio, Salomone con le sue ricchezze, Ario, Origene con il loro ingegno, Alessandro, Cesare, Napoleone I con la loro ambizione? L'appariscenza di questo mondo svanisce, dice l'Apostolo; cerchiamo l'oro della virtù, non il fango della terra; cerchiamo Iddio, il Cielo, la vera pace del cuore. Prendi serie risoluzioni-

 

PRATICA. — Staccati da qualche cosa a te cara. fanne elemosina.

     



[Modificato da Caterina63 18/08/2014 19:31]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/08/2014 10:06
 
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Sulla pagina di Facebook - clicca qui - troverete una raccolta - sempre in aggiornamento - con le frasi tratte dal ricco Magistero di San Pio X.

Grazie per le vostre condivisioni.











 










Sancte Pie Decime, Gloriose Patrone, Ora pro Nobis!
Te Sancte Pie Decime confitemur.

 

Fraternamente CaterinaLD

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Filippo Lippi. XV sec. Cattedrale di Spoleto.

Riflessione spirituale, 22 agosto, memoria della Beata Maria Vergine Regina 

Dalle «Omelie» di sant’Amedeo di Losanna, vescovo

La santa Vergine Maria fu assunta in cielo. Ma il suo nome ammirabile rifulse su tutta la terra anche indipendentemente da questo singolare evento, e la sua gloria immortale si irradiò in ogni luogo prima ancora che fosse esaltata sopra i cieli. […] Era giusto che la sua santità e la sua grandezza andassero crescendo quaggiù, passando di virtù in virtù e di splendore in splendore per opera dello Spirito Santo, fino a raggiungere il termine massimo al momento della sua entrata nella dimora superna.

Perciò quando era qui con il corpo, pregustava le primizie del regno futuro, ora innalzandosi fino a Dio, ora scendendo verso i fratelli mediante l’amore. Fu onorata dagli angeli e venerata dagli uomini. […] Abitava nel sublime palazzo della santità, godeva della massima abbondanza dei favori divini, e sul popolo credente e assetato faceva scendere la pioggia delle grazie, lei che nella ricchezza della grazia aveva superato tutte le creature.

     



















[Modificato da Caterina63 22/08/2014 13:35]
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ANGELUS


Piazza San Pietro
Domenica, 31 agosto 2014

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nell’itinerario domenicale con il Vangelo di Matteo, arriviamo oggi al punto cruciale in cui Gesù, dopo aver verificato che Pietro e gli altri undici avevano creduto in Lui come Messia e Figlio di Dio, «cominciò a spiegare [loro] che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto … , venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (16,21). E’ un momento critico in cui emerge il contrasto tra il modo di pensare di Gesù e quello dei discepoli. Pietro addirittura si sente in dovere di rimproverare il Maestro, perché non può attribuire al Messia una fine così ignobile. Allora Gesù, a sua volta, rimprovera duramente Pietro, lo rimette “in riga”, perché non pensa «secondo Dio, ma secondo gli uomini» (v. 23) e senza accorgersene fa la parte di satana, il tentatore.

Su questo punto insiste, nella liturgia di questa domenica, anche l’apostolo Paolo, il quale, scrivendo ai cristiani di Roma, dice loro: «Non conformatevi a questo mondo - non entrare negli schemi di questo mondo - ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio» (Rm 12,2).

In effetti, noi cristiani viviamo nel mondo, pienamente inseriti nella realtà sociale e culturale del nostro tempo, ed è giusto così; ma questo comporta il rischio che diventiamo “mondani”, il rischio che “il sale perda il sapore”, come direbbe Gesù (cfr Mt 5,13), cioè che il cristiano si “annacqui”, perda la carica di novità che gli viene dal Signore e dallo Spirito Santo. Invece dovrebbe essere il contrario: quando nei cristiani rimane viva la forza del Vangelo, essa può trasformare «i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 19). E’ triste trovare cristiani “annacquati”, che sembrano il vino allungato, e non si sa se sono cristiani o mondani, come il vino allungato non si sa se è vino o acqua! E’ triste, questo. E’ triste trovare cristiani che non sono più il sale della terra, e sappiamo che quando il sale perde il suo sapore, non serve più a niente. Il loro sale ha perso il sapore perché si sono consegnati allo spirito del mondo, cioè sono diventati mondani.

Perciò è necessario rinnovarsi continuamente attingendo la linfa dal Vangelo. E come si può fare questo in pratica? Anzitutto proprio leggendo e meditando il Vangelo ogni giorno, così che la parola di Gesù sia sempre presente nella nostra vita. Ricordatevi: vi aiuterà portare sempre il Vangelo con voi: un piccolo Vangelo, in tasca, nella borsa, e leggerne durante il giorno un passo. Ma sempre con il Vangelo, perché è portare la Parola di Gesù, e poterla leggere. Inoltre partecipando alla Messa domenicale, dove incontriamo il Signore nella comunità, ascoltiamo la sua Parola e riceviamo l’Eucaristia che ci unisce a Lui e tra noi; e poi sono molto importanti per il rinnovamento spirituale le giornate di ritiro e di esercizi spirituali. Vangelo, Eucaristia e preghiera. Non dimenticare: Vangelo, Eucaristia, preghiera. Grazie a questi doni del Signore possiamo conformarci non al mondo, ma a Cristo, e seguirlo sulla sua via, la via del “perdere la propria vita” per ritrovarla (v. 25). “Perderla” nel senso di donarla, offrirla per amore e nell’amore – e questo comporta il sacrificio, anche la croce – per riceverla nuovamente purificata, liberata dall’egoismo e dall’ipoteca della morte, piena di eternità.

La Vergine Maria ci precede sempre in questo cammino; lasciamoci guidare e accompagnare da lei.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

domani, in Italia, si celebra la Giornata per la custodia del creato, promossa dalla Conferenza Episcopale. Il tema di quest’anno è molto importante: «Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città». Auspico che si rafforzi l’impegno di tutti, istituzioni, associazioni e cittadini, affinché sia salvaguardata la vita e la salute delle persone anche rispettando l’ambiente e la natura.

Un saluto speciale rivolgo ai parlamentari cattolici, riuniti per il loro 5° incontro internazionale, e li incoraggio a vivere il delicato ruolo di rappresentanti del popolo in conformità ai valori evangelici.

Vi auguro una buona domenica, vi chiedo di pregare per me...




MEDITAZIONI MESE DI SETTEMBRE

 

ORAZIONE A SAN MICHELE ARCANGELO

da recitarsi durante tutto il mese di Settembre.

 

Onnipotente ed eterno Iddio, che, per la vostra grande clemenza verso l'uomo, avete eletto il gloriosissimo Arcangelo S. Michele a principe e difensore della vostra Chiesa, concedeteci la grazia che, con la sua validissima e salutare protezione, meritiamo d'esser qui difesi da tutti i nemici infernali, e d'andare affatto immuni dai loro assalti nell'ora della nostra morte, affinché egli possa presentarci tutti felicemente al cospetto della vostra suprema maestà. Per i meriti di Gesù Cristo Signor nostro. Così sia.

 

Santi protettori.

S. Maria Maddalena de' Pazzi, S. Michele, San Grabriele e San Raffaele, il Nome di Maria.

 

Lodato sempre sia il Nome di Gesù, Giuseppe e Maria.

 

Virtù da praticarsi.

La dolcezza con ogni sorta di persone.

 

1° Settembre               

IL GRAN MEZZO PER SALVARSI

 

1. Chi prega, si salva. Non è già che basti la preghiera senza la retta intenzione, senza i Sacramenti, senza opere buone, no; ma l'esperienza prova che un'anima, sebbene peccatrice, indolente, sviata dal bene, se conserva l'abitudine del pregare, presto o tardi si converte e si salva. Di qui il detto insistente di S. Alfonso; Chi prega si salva; di qui le astuzie del demonio che per trarre il giusto al male, prima lo disamora dalla preghiera. Sta cauto, non cessare mai di pregare.

 

2. Non si salva chi non prega. Un miracolo può certamente convertire anche i più grandi peccatori; ma il Signore non abbonda nei miracoli; e nessuno li può pretendere. Ma, con tante tentazioni, fra tanti pericoli, così incapaci al bene, così deboli a ogni urto di passioni, come resistere, come vincere, come salvarci? S. Alfonso scriveva: Se lascerete di pregare, sarà certa la vostra dannazione. — Chi non prega, si danna! Ecco un bel segno se sarai sì o no salvo : la preghiera.

 

3. Comando di Gesù. Nel Vangelo trovi frequentissimo l'invito e l'ordine di pregare: “Chiedete, e vi sarà dato; cercate, e troverete; picchiate, e vi sarà aperto; chi domanda, riceve, e chi cerca, trova; è necessario sempre pregare ne mai stancarsi; vegliate e pregate per non soccombere alla tentazione; tutto ciò che volete, domandatelo e vi sarà concesso”. Ma a che scopo tanta insistenza, di Gesù, se il pregare non fosse necessario per salvarsi? E tu preghi? Quanto preghi? Come preghi?

 

PRATICA. — Di' sempre le preghiere mattina e sera. Nelle tentazioni invoca l'aiuto di Dio.

 

2 Settembre

LA CHIAVE DEL CIELO

 

1. La preghiera apre il Cielo. Ammira la bontà di Dio che volle darci nelle mani le chiavi del suo Cuore, dei suoi tesori e del suo premio : Clavis caeli oratio (S. Agost.). Senza la perseveranza finale non si giunge al premio; ma tanta grazia infallibilmente la ottiene la preghiera frequente e costante, dice il Suarez. Senza la fuga dal peccato, non sei santo, ma è impossibile che cada in peccato grave chi prega Dio come si deve e di continuo: così il Crisostomo. Ci hai pensato finora? Preghi ogni di per la perseveranza finale?

 

2. La chiave dei tesori divini. Apri il Vangelo e cerca se vi fu mai grazia negata da Gesù a chi andò a Lui con la preghiera. Tutto si ottenne per l'anima e per il corpo. Considera, con la storia alla mano, se vi fu nei secoli grazia, privilegio, favore, miracolo, prodigio, che non si sia ottenuto con la preghiera! Questa fu detta onnipotente, e lo è per volere di Dio. Perché, dunque, ti lagni della tua povertà, della tua debolezza, della tua miseria? Prega, e otterrai.

 

3. La chiave del Cuore di Dio. Qual mistero! L'uomo, verme così piccolo, creatura così miserabile, come un nulla innanzi alla Maestà Divina, non appena prega, Dio già l'ascolta... Ricorri a me, ed io ti esaudirò... Come chiamare la preghiera che, appena fatta, frena l'ira di Dio, ne mitiga la giustizia, ne piega il Cuore, lo volge tutto per noi? O chiave d'oro, perché non ti apprezzo, perché non t'adopero, perché mi riesci noiosa e pesante?

 

PRATICA. — Recita oggi le preghiere, con particolare divozione.

 

3 Settembre              

LA PREGHIERA È CONFORTO

 

 1. Conforto nelle tribolazioni. Sotto i colpi della sventura, nell'amarezza delle lacrime, il mondano impreca e bestemmia, il giusto prega: chi ottiene maggior conforto? Il primo si dispera e accresce il peso che già l'opprime; il fedele si volge a Gesù, a Maria, al Santo protettore, prega e piange, e nel pregare sente una forza, una voce che sembra dirgli: Io sono con te nella tribolazione, Io ti salverò... La rassegnazione cristiana è un balsamo ristoratore. Chi me l'ottiene? La preghiera. Non l'hai mai provato?

 

2. Conforto nelle tentazioni. Sebbene fragili come canne, nell'imperversare della tentazione, nel timore di cadere, non abbiamo mai provato un coraggio inesprimibile nel solo invocare Gesù, Giuseppe e Maria, nel baciare la medaglia, nello stringere il Crocifisso? Pregando divieni rocca inespugnabile al nemico, dice il Crisostomo; contro il demonio impugna l’arma dell'orazione, soggiunge S. Ilario; e Gesù; Pregate e vegliate per non entrare in tentazione. Ricordatene.

 

3. Conforto in ogni bisogno. Nelle tante privazioni, sotto il peso d'una o più croci, chi apre il cuore alla speranza che cesseranno o si volgeranno in bene? Non è la preghiera? Nel timore di perderci per l'eternità, la preghiera ci tranquillizza, ci fa sentire: Sarai meco in paradiso. Nella paura del Giudizio, la preghiera ci suggerisce: Uomo di poca fede, perché dubiti? In qualunque bisogno, perché non ricorri prima a Dio? La preghiera non è il rimedio universale?

 

PRATICA. — Ripeti oggi: Deus, in adiutorium meum intende.

 

4 Settembre

DEVOZIONE NELLA PREGHIERA

 

1. Orazioni non esaudite. Iddio è infallibile nelle Sue promesse: se ci promise che ogni preghiera sarà esaudita, è impossibile che non lo sia. Eppure talvolta non lo è; perché non si prega bene, dice S. Giacomo. Si chiedono grazie di cose temporali che sarebbero la nostra rovina, si domandano grazie per l'anima, ma fuori tempo; si supplicano virtù di nostro capriccio, non secondo il volere di Dio; non esaudendoci, ci toglie, pietoso, di mano un'arma fatale. Ne sei convinto?

 

2. Orazioni disattente. Si pretendono grazie talora di primo ordine, di perseveranza, di santità, con cinque minuti di preghiera, e preghiera disattenta, fatta a fior di labbra! Che presunzione è mai questa! L'attenzione è l'anima dell'orazione, dicono i Padri. Val più una parola del Poter delta di cuore, che dirne molti in fretta, dice S. Teresa. Se però le distrazioni sono involontarie, non temiamo; noi non saremo soddisfatti, ma Iddio guarda alla disposizione del cuore.

 

3. Orazioni devote. Pregare è amare, dice S. Agostino. Chi ama poco, prega poco; chi ama molto, prega molto; i Santi più amanti non erano mai sazi di pregare; Gesù, il più santo, pernottava nelle orazioni Iddio vuole il cuore, la volontà, il fervore, l'amore; e ciò appunto forma la devozione. Anche quando il cuore è freddo, anche nel recitare preghiere che non intendi, ripeti desideri santi, affetti di fiducia, d'amore, e saliranno gradite al trono di Dio. Chi non può fare cosi?

 

PRATICA. — Recita adagio e di cuore le tue preghiere.-

 

5 Settembre                

UMILTÀ NEL PREGARE

 

1. L'umiltà essenziale nel pregare. Come oseresti porgere una supplica al re in un atteggiamento orgoglioso e con un tono di pretesa? Che otterrebbe da te un povero cencioso, se domandasse la carità con tono arrogante? Noi siamo i mendichi di Dio, dice sant'Agostino. Con tante miserie che, per ogni verso,  ti stringono nel corpo e nell'anima, per il tempo e per l'eternità, è somma grazia se il Signore t'ascolta! E tu in piedi, pieno di te stesso, quasi ti degni di pregare! Che superbia!

 

2. Gesù non esaudisce il superbo. Richiama alla mente la parabola del fariseo e del pubblicano. Questo, palesemente peccatore, ma umile; quello, adorno di apparenti virtù, ma superbo: quale fu esaudito? Chi si esalta, sarà umiliato! La preghiera dell'umile, dice l'Ecclesiastico, penetra i cieli, e di là non si parte se non esaudita. Agli umili vanno i favori di Dio, scrive S. Pietro. Quanti dalla preghiera tornano condannati per la superbia!

 

3. Gesù pregava umilmente. Considera l'atteggiamento Suo nell'orto di Getsemani. Gesù pregava umilmente: umile nella persona, in ginocchio o bocconi con la faccia in terra; umile nelle parole, dicendo:  Padre, se è possibile, passi da me il calice, ma si faccia la volontà tua, non la mia; umile nell'insistenza, non fece presente uno solo dei Suoi meriti per essere esaudito, e ne aveva tanti; umile nel non vedersi esaudito, non proferì un solo lamento. Se preghi umilmente, sarai esaudito. Dubiti forse della promessa di Gesù?

 

PRATICA. — Sta sempre umile di mente, e in una posizione incomoda nel tempo di qualche preghiera.

 

6 Settembre

FIDUCIA NELL'ORAZIONE

 

1. Il vero umile è fiducioso. Non è umiltà l'avvilimento, la diffidenza, la disperazione; anzi è giuoco d'amor proprio non soddisfatto e di schietta superbia. L'umile, riconoscendosi nulla da solo, si volge come povero al suo ricco Signore, e spera tutto. S. Paolo si confonde nel ricordo degli antichi peccati, teme, s'umilia, eppure esclama fiducioso: Tutto io posso in Colui che mi conforta. Se Iddio è tanto buono e misericordioso, è padre così tenero, perché non confidare in Lui?

 

2. Gesù vuole fiducia per esaudirci. Vennero a Lui bisognosi d'ogni sorta, ma premiò tutti per la fiducia e la richiese per consolarli. Così con il cieco di Gerico, con il Centurione, con la Samaritana, con la Cananea, con l'idropico, con Maria, con Giairo. Prima di compiere il miracolo disse: È grande la tua fede; non trovai tanta fede in Israele; va, e sia fatto come hai creduto. Chi esita, nulla riceverà da Dio, dice S. Giacomo. Non sarà questo un motivo per cui talvolta non sei esaudito?

 

3. Prodigi della confidenza. Tutto è possibile a chi ha fede e fiducia, diceva Gesù; qualunque cosa domandiate per mezzo della preghiera, abbiate fede e l'otterrete. Con la confidenza san Pietro camminò sulle acque, persone risorsero da morte al comando di san Paolo. Vi fu forse grazia di conversione, di vittoria sulle passioni, di santificazione che non abbia ottenuto una preghiera confidente? Spera tutto, e tutto otterrai.

 

PRATICA. — Chiedi la grazia più necessaria per te: insisti nel domandarla con la più illimitata confidenza.

 

7 Settembre                 

PERSEVERANZA NELLA PREGHIERA

 

1. La perseveranza vince ogni cuore. La perseveranza viene detta la più difficile delle virtù e la più grande delle grazie terrene. Nel male e nel bene, chi la dura la vince. Il demonio persevera nel tentarci dì e notte, e purtroppo la vince. Se una passione t'incalza costante, dopo dieci anni di combattimento, fr

raro che tu non ceda. Sai forse resistere a chi persevera a domandarti qualche cosa? La perseveranza la vince sempre.

 

2. La perseveranza trionfa di Dio. Dio stesso ce lo fece sapere con la parabola del giudice iniquo, che, per farla finita con le molestie perseveranti della donna, si arrese a farle giustizia; con la parabola dell'amico che bussa a mezzanotte in cerca di tre pani, e li ottiene con la perseveranza nel chiedere; e la Cananea a forza di gridare pietà costantemente dietro a Gesù, non venne esaudita? Fa tu come il mendico: che non si stanca di chiedere, ed è esaudito.

 

3. Perché Dio ritarda a consolarci? Egli promise di esaudirci, ma non disse né oggi né domani : la sua misura è il meglio per noi e la maggior gloria sua; dunque non stancarti, non dire inutile il pregare di più, non tacciare Iddio quasi sordo e non curante di te...; di' solo che non è il tuo meglio. Iddio differisce ad esaudirci, dice S. Agostino, per accendere i nostri desideri, per obbligarci a pregare di più e per consolarci in seguito con l'abbondanza dei suoi doni. Prometti di essere perseverante nelle tue preghiere, anche quando non sei esaudito.

 

PRATICA. — Nel Nome e per il Cuore di Gesù domanda oggi con istanza qualche grazia particolare.

 

  8 Settembre cliccare qui: LA NATIVITÀ DI MARIA VERGINE

 

1. La Celeste Bambina. Con l'animo ripieno di fede accostati alla culla ove riposa la Bambina Maria, guardane la celestiale bellezza; un non so che di angelico aleggia intorno a quel volto... Gli Angeli fissano quel cuore che, senza macchia originale, senza stimoli al male, anzi adorno delle grazie più scelte, li rapisce in ammirazione. Maria è il capolavoro della onnipotenza di Dio; ammirala, pregala, amala perché è tua madre.

 

2. Che diverrà questa Bambina? I vicini guardavano Maria senza penetrare che era l'Aurora del Sole. Gesù, ormai prossimo a spuntare; forse la madre sant'Anna ne capì qualcosa, e con qual amore e rispetto la tenne!... Questa Bambina è la prediletta da Dio Padre, e la Madre cara di Gesù, è la Sposa dello Spirito Santo; è Maria SS.; è la Regina degli Angeli e di tutti i Santi... Cara Bambina Celeste, sii la Regina del mio cuore, te lo dono per sempre!

 

3. Come onorare la nascila di Maria. Ai piedi della Bambina medita quelle parole di Gesù : Se non diverrete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli. Bambini, cioè piccoli per innocenza e più per umiltà; e fu appunto l'umiltà di Maria che piacque a Dio, dice S. Bernardo. E non sarà la tua alterigia, il tuo fasto, i tuoi modi orgogliosi che ti demeritano tante grazie da Maria e da Gesù? Domanda e pratica l'umiltà.

 

PRATICA, — Fu rivelato a S. Matilde di recitare oggi trenta Ave Maria, in ossequio alla Vergine Bambina.

 

9 Settembre                

IL “ PADRE NOSTRO ”

 

1. Sgorgò dal Cuore di Dio. Considera la bontà di Gesù che volle, Lui stesso, insegnarci come pregare, quasi dettando la supplica da presentare al Re del Cielo. Chi meglio di Lui poteva insegnarci il modo di toccare il cuore di Dio? Recitando il Pater, datoci da Gesù, il quale è l'oggetto delle compiacenze del Padre, è impossibile non essere esauditi. Ma di più : Gesù s'unisce a noi da. avvocato quando preghiamo; perciò la preghiera riesce sicura del suo effetto. E tu trovi troppo comune recitare il Pater?

 

1. Pregio di questa preghiera. Dobbiamo domandare a Dio due cose: 1° ci scampi dal vero male; 2° ci dia il vero bene; con il Pater domandi l’uno e l'altro. Ma il primo bene è quello di Dio, cioè il Suo onore, la Sua estrinseca glorificazione; a ciò provvediamo con le parole Sia santificato il Tuo Nome. Il 1° nostro bene, è il bene celeste, e diciamo Venga il Tuo Regno; il 2° è lo spirituale, e diciamo sia fatta la Tua volontà; il 3° è il temporale, e chiediamo il pane quotidiano. Quante cose abbraccia in poco!

 

3. Stima e uso di questa preghiera. Non sono da disprezzare le altre orazioni, ma nemmeno dobbiamo invaghircene perdutamente; il Pater nella sua concisa bellezza le sorpassa tutte, come il mare sorpassa tutti i fiumi; anzi, dice S. Agostino, a questa devono ridursi tutte le orazioni, se sono buone, contenendo questa tutto ciò che fa per noi. Tu lo reciti con devozione?

 

PRATICA. — Recita cinque Pater a Gesù con particolare attenzione; pensa a quello che domandi.

 

10 Settembre

SULLA PAROLA “ PADRE ”

 

1. Dio e Padre di tutti. Ogni persona, anche solo perché uscita dalle mani di Dio, con l'immagine di Dio scolpita sulla fronte, nell'anima e nel cuore, protetta, provveduta e nutrita ogni dì, ogni momento, con amore paterno, deve chiamare Iddio, Padre. Ma, nell'ordine della Grazia, noi Cristiani, figli adottivi o di predilezione, riconosciamo Iddio doppiamente Padre nostro, anche perché sacrificò per noi il Figlio Suo, ci perdona, ci ama, ci vuoi salvi e beati con Sé.

 

2. Dolcezza di questo Nome. Non ti rammenta in un baleno quanto v'ha di più tenero, di più soave, di più toccante al cuore? Non ti ricorda in compendio un numero immenso di benefizi? Padre, dice il povero, e rammenta la provvidenza di Dio; Padre, dice l'orfano, e sente che non è solo; Padre, invoca l'infermo, e la speranza lo rinfranca; Padre, dice ogni

sventurato, e in Dio vede il Giusto che lo premierà un giorno. O Padre mio, quante volte t'ho offeso!

 

3. Debiti verso Dio Padre. Il cuore dell'uomo abbisogna d'un Dio che s'abbassi sino a lui, pigli parte alle sue gioie e ai suoi dolori, che Io ami... Il nome di Padre che ci mette in bocca il nostro Dio ci è pegno che egli è veramente tale per noi. Ma su noi, figli di Dio, pesano vari debiti ricordatici dalla parola Padre, dovere cioè d'amarlo, d'onorarlo, d'obbedirlo, d'imitarlo, di sottometterci a Lui m tutto. Rammentalo.

 

PRATICA. — Sarai tu con Dio un figlio prodigo? Recita tre Pater al Cuor di Gesù per non divenirlo.

 

11 Settembre

SIGNIFICATI DEL NOME DI MARIA

 

1. Maria significa Signora. Così l'interpreta S. Pier Crisologo; ed è appunto la Signora del Cielo, ove siede Regina, ossequiata dagli Angeli e dai Santi; la Signora o Patrona della Chiesa, per volere di Gesù stesso; la Signora dell'Inferno, poiché Maria è lo spavento degli abissi; la Signora delle virtù, possedendole tutte; la Signora dei cuori cristiani, di cui riscuote l'affetto; la Signora di Dio, perché Madre a Gesù-Iddio. Non vorrai eleggerla a Signora o Patrona del tuo cuore?

 

2. Maria, stella del mare. Tale l'interpreta S. Bernardo, mentre voghiamo in cerca del porto dell'eterna patria, in tempo di calma. Maria c'illumina con lo splendore delle sue virtù, ci addolcisce le noie della vita; nelle tempeste delle tribolazioni, degli affanni, è la stella della speranza, il conforto di chi ricorre a Lei, Maria è la stella che guida al Cuore di Gesù, all'amore di Lui. alla vita interiore, al Paradiso... O cara stella, io confiderò sempre in te.

 

3. Maria, cioè amara. Così lo spiegano alcuni Dottori. La vita di Maria fu appunto amarezza grande più di qualunque altra; si paragona al mare di cui invano scandagli il fondo. Quante tribolazioni nella povertà, nei viaggi, nell'esilio; quante spade in quel cuore materno nella previsione della morte del suo Gesù! E sul Calvario, chi può spiegare l'amarezza del dolore di Maria? Nelle tribolazioni ricorda Maria Addolorata, pregala, e da Lei attingi pazienza.

 

PRATICA. — Recita i cinque Salmi del Nome di Maria, o almeno cinque Ave Maria.

 

12 Settembre

IL NOME DI MARIA

 

1. Amabilità del Nome di Maria. Ne fu inventore Iddio, scrive S. Girolamo; dopo il Nome di Gesù, nessun altro nome può dare maggior gloria a Dio; Nome ripieno di grazie e di benedizioni, dice S. Metodio; Nome sempre nuovo, dolce e amabile, scrive Alfonso de' Liguori; Nome che infiamma di Amore divino chi Lo nomina devotamente; Nome che è balsamo degli afflitti, conforto ai peccatori, flagello ai demoni... Quanto mi sei cara Maria!

 

2. Scolpiamo Maria nella mente. Come dimenticarla dopo tante prove d'affetto, di amore materno che mi porse? Le anime sante di Filippo, di Teresa, sospiravano, sempre, a Lei... Potessi anch'io invocarla ad ogni respiro! Tre grazie singolari, diceva santa Brigida, otterranno i devoti del nome di Maria: il perfetto dolore dei peccati, la loro soddisfazione, la forza di giungere alla perfezione. Invoca spesso Maria, specie nelle tentazioni.

 

3. Imprimiamo Maria nel cuore. Siamo figli di Maria, amiamola; il nostro cuore sia di Gesù e di Maria; non più del mondo, delle vanità, del peccato, del demonio. Imitiamola: insieme con il suo Nome, c'imprima Maria le sue virtù nel cuore, l'umiltà, la pazienza, la conformità al divino volere, il fervore nel divino servizio. Promoviamone la gloria: in noi, con il mostrarci veri suoi devoti; negli altri, propagandone la devozione. Voglio farlo, o Maria, perché sei e sarai sempre la dolce mamma mia.

 

PRATICA. — Ripeti sovente: Gesù, Maria (33 giorni d'indulgenza ogni volta): offri il tuo cuore in dono a Maria.



[Modificato da Caterina63 02/09/2014 13:10]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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07/09/2014 14:33
 
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ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 7 settembre 2014


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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa domenica, tratto dal capitolo 18° di Matteo, presenta il tema della correzione fraterna nella comunità dei credenti: cioè come io devo correggere un altro cristiano quando fa una cosa non buona. Gesù ci insegna che se il mio fratello cristiano commette una colpa contro di me, mi offende, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, spiegandogli che ciò che ha detto o ha fatto non è buono. E se il fratello non mi ascolta? Gesù suggerisce un progressivo intervento: prima, ritorna a parlargli con altre due o tre persone, perché sia più consapevole dello sbaglio che ha fatto; se, nonostante questo, non accoglie l’esortazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire la frattura e il distacco che lui stesso ha provocato, facendo venir meno la comunione con i fratelli nella fede.

Le tappe di questo itinerario indicano lo sforzo che il Signore chiede alla sua comunità per accompagnare chi sbaglia, affinché non si perda. Occorre anzitutto evitare il clamore della cronaca e il pettegolezzo della comunità – questa è la prima cosa, evitare questo -. «Va’ e ammoniscilo fra te e lui solo» (v. 15). L’atteggiamento è di delicatezza, prudenza, umiltà, attenzione nei confronti di chi ha commesso una colpa, evitando che le parole possano ferire e uccidere il fratello. Perché, voi sapete, anche le parole uccidono! Quando io sparlo, quando io faccio una critica ingiusta, quando io “spello” un fratello con la mia lingua, questo è uccidere la fama dell’altro!
Anche le parole uccidono. Facciamo attenzione a questo.

Nello stesso tempo questa discrezione di parlargli da solo ha lo scopo di non mortificare inutilmente il peccatore. Si parla fra i due, nessuno se ne accorge e tutto è finito. È alla luce di questa esigenza che si comprende anche la serie successiva di interventi, che prevede il coinvolgimento di alcuni testimoni e poi addirittura della comunità. Lo scopo è quello di aiutare la persona a rendersi conto di ciò che ha fatto, e che con la sua colpa ha offeso non solo uno, ma tutti. Ma anche di aiutare noi a liberarci dall’ira o dal risentimento, che fanno solo male: quell’amarezza del cuore che porta l’ira e il risentimento e che ci portano ad insultare e ad aggredire. E’ molto brutto vedere uscire dalla bocca di un cristiano un insulto o una aggressione. E’ brutto. Capito? Niente insulto! Insultare non è cristiano. Capito? Insultare non è cristiano.

In realtà, davanti a Dio siamo tutti peccatori e bisognosi di perdono. Tutti. Gesù infatti ci ha detto di non giudicare. La correzione fraterna è un aspetto dell’amore e della comunione che devono regnare nella comunità cristiana, è un servizio reciproco che possiamo e dobbiamo renderci gli uni gli altri. Correggere il fratello è un servizio, ed è possibile ed efficace solo se ciascuno si riconosce peccatore e bisognoso del perdono del Signore. La stessa coscienza che mi fa riconoscere lo sbaglio dell’altro, prima ancora mi ricorda che io stesso ho sbagliato e sbaglio tante volte.

Per questo, all’inizio della Messa, ogni volta siamo invitati a riconoscere davanti al Signore di essere peccatori, esprimendo con le parole e con i gesti il sincero pentimento del cuore. E diciamo: “Abbi pietà di me, Signore. Io sono peccatore!Confesso, Dio Onnipotente, i miei peccati”.
E non diciamo: “Signore, abbi pietà di questo che è accanto a me, o di questa, che sono peccatori”. No! “Abbi pietà di me!”.
Tutti siamo peccatori e bisognosi del perdono del Signore. È lo Spirito Santo che parla al nostro spirito e ci fa riconoscere le nostre colpe alla luce della parola di Gesù. Ed è lo stesso Gesù che ci invita tutti, santi e peccatori, alla sua mensa raccogliendoci dai crocicchi delle strade, dalle diverse situazioni della vita (cfr Mt 22,9-10). E tra le condizioni che accomunano i partecipanti alla celebrazione eucaristica, due sono fondamentali, due condizioni per andare bene a Messa: tutti siamo peccatori e a tutti Dio dona la sua misericordia. Sono due condizioni che spalancano la porta per entrare a Messa bene. Dobbiamo sempre ricordare questo prima di andare dal fratello per la correzione fraterna.

Domandiamo tutto questo per l’intercessione della Beata Vergine Maria, che domani celebreremo nella ricorrenza liturgica della sua Natività.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

in questi ultimi giorni sono stati compiuti passi significativi nella ricerca di una tregua nelle regioni interessate dal conflitto in Ucraina orientale, pur avendo sentito oggi delle notizie poco confortanti. Tuttavia auspico che essi possano recare sollievo alla popolazione e contribuire agli sforzi per una pace duratura. Preghiamo affinché, nella logica dell’incontro, il dialogo iniziato possa proseguire e portare il frutto sperato. Maria, Regina della Pace, prega per noi.

Unisco inoltre la mia voce a quella dei Vescovi del Lesotho, che hanno rivolto un appello per la pace in quel Paese. Condanno ogni atto di violenza e prego il Signore perché nel Regno del Lesotho si ristabilisca la pace nella giustizia e nella fraternità.

Questa domenica un convoglio di circa 30 volontari della Croce Rossa Italiana parte alla volta dell’Iraq, nella zona di Dohuk, vicino a Erbil, dove si sono concentrate decine di migliaia di sfollati iracheni. Esprimendo un sentito apprezzamento per questa opera generosa e concreta, imparto la benedizione a tutti loro e a tutte le persone che cercano concretamente di aiutare i nostri fratelli perseguitati ed oppressi. Il Signore vi benedica.

 

E ricordatevi domani - come ho detto - la ricorrenza liturgica della Natività della Madonna. Sarebbe il suo compleanno. E cosa si fa quando la mamma fa la festa di compleanno? La si saluta, si fanno gli auguri… Domani ricordatevi, dal mattino presto, dal vostro cuore e dalle vostre labbra, di salutare la Madonna e dirle: “Tanti auguri!”. E dirle un’Ave Maria che venga dal cuore di figlio e di figlia. Ricordatevi bene!

A tutti voi chiedo, per favore, di pregare per me. Vi auguro buona domenica 






Il Papa: come Maria, lasciamo che Dio cammini con noi


2014-09-08 Radio Vaticana

Guardando la storia di Maria, domandiamoci se lasciamo che Dio cammini con noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, nella Festa della Natività della Madonna. Il Pontefice ha sottolineato che Dio sta “nelle cose grandi”, ma anche nelle piccole ed ha la “pazienza” di camminare con noi, anche se siamo peccatori. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Nel giorno in cui si festeggia la Natività di Maria, Papa Francesco ha offerto la sua meditazione sulla Creazione e il cammino che Dio fa con noi nella storia. Quando leggiamo il libro della Genesi, ha osservato, “c’è il pericolo di pensare che Dio sia stato un mago” che faceva le cose “con la bacchetta magica”. Ma, ha avvertito, “non è stato così’, perché “Dio ha fatto le cose” e “le ha lasciate andare con le leggi interne, interiori che Lui ha dato ad ognuna, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla pienezza”. Il Signore, ha soggiunto, “alle cose dell’universo ha dato autonomia, ma non indipendenza”:

“Perché Dio non è mago, è creatore! Ma quando al sesto giorno, di quel racconto, arriva la creazione dell’uomo dà un’altra autonomia, un po’ diversa, ma non indipendente: un’autonomia che è la libertà. E dice all’uomo di andare avanti nella storia, lo fa il responsabile della creazione, anche perché dominasse il creato, perché lo portasse avanti e così arrivasse alla pienezza dei tempi. E quale era la pienezza dei tempi? Quello che Lui aveva nel cuore: l’arrivo di suo Figlio. Perché Dio – abbiamo sentito Paolo – ci ha predestinati, tutti, ad essere conformi all’immagine del Figlio”.

E questo, ha affermato, “è il cammino dell’umanità, è il cammino dell’uomo. Dio voleva che noi fossimo come suo Figlio e che suo Figlio fosse come noi”. Il Papa ha così rivolto il pensiero al passo del Vangelo odierno che narra la genealogia di Gesù. In “questo elenco – ha annotato – ci sono dei santi e anche dei peccatori, ma la storia va avanti perché Dio ha voluto che gli uomini fossero liberi”. E se è vero che quando l’uomo “ha usato male la sua libertà, Dio lo ha cacciato via dal Paradiso” gli “ha fatto una promessa e l’uomo è uscito dal Paradiso con speranza. Peccatore, ma con speranze!”. Il “loro cammino – ha ribadito – non lo fanno da soli: Dio cammina con loro. Perché Dio ha fatto una opzione: ha fatto l’opzione per il tempo, non per il momento. E’ il Dio del tempo, è il Dio della storia, è il Dio che cammina con i suoi figli”. E questo fino alla “pienezza dei tempi” quando suo Figlio si fa uomo. Dio, ha affermato ancora, “cammina con giusti e peccatori”. Cammina “con tutti, per arrivare all’incontro, all’incontro definitivo dell’uomo con Lui”.

Il Vangelo, ha detto ancora, finisce questa storia di secoli “in una cosa piccolina, in un piccolo paese” con Giuseppe e Maria. “Il Dio della grande storia - ha rilevato - è anche nella piccola storia, lì, perché vuole camminare con ognuno”. Francesco ha citato San Tommaso, laddove afferma: “Non spaventarsi delle cose grandi, ma anche avere conto delle piccole, questo è divino”. “E così è Dio – ha ripreso il Papa – sta nelle cose grandi”, ma anche nelle piccole:

“E il Signore che cammina con Dio è anche il Signore della pazienza. La pazienza di Dio. La pazienza che ha avuto con tutte queste generazioni. Con tutte queste persone che hanno vissuto la loro storia di grazia e peccato, Dio è paziente. Dio cammina con noi, perché Lui vuole che tutti noi arriviamo ad essere conformi all’immagine di Suo Figlio. E da quel momento che ci ha dato la libertà nella creazione - non l’indipendenza - fino ad oggi continua a camminare”.

E così, dunque, “arriviamo a Maria”. Oggi, ha detto il Papa, “siamo nell’anticamera di questa storia: la nascita della Madonna”. E “chiediamo nella preghiera che ci dia il Signore unità per camminare insieme e pace nel cuore. E’ la grazia di oggi”:

“Oggi possiamo guardare la Madonna, piccolina, santa, senza peccato, pura, prescelta per diventare la Madre di Dio e anche guardare questa storia che è dietro, tanto lunga, di secoli e domandarci: ‘Come cammino io nella mia storia? Lascio che Dio cammini con me? Lascio che Lui cammini con me o voglio camminare da solo? Lascio che Lui mi carezzi, mi aiuti, mi perdoni, mi porti avanti per arrivare all’incontro con Gesù Cristo?’ Questo sarà il fine del nostro cammino: incontrarci col Signore. Questa domanda ci farà bene oggi. ‘Lascio che Dio abbia pazienza con me?’. E così, guardando questa storia grande e anche questo piccolo paese, possiamo lodare il Signore e chiedere umilmente che ci doni la pace, quella pace del cuore che soltanto Lui ci può dare, che soltanto ci dà quando noi lasciamo Lui camminare con noi”.

 






Il Papa a Redipuglia per i cento anni dalla Prima Guerra Mondiale.... "l'inutile strage"..... 


 
 
 


CELEBRAZIONE PRESIEDUTA DAL SANTO PADRE FRANCESCO 
AL SACRARIO MILITARE DI REDIPUGLIA 
NEL CENTENARIO DELL'INIZIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

SANTA MESSA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Sacrario Militare di Redipuglia
Sabato, 13 settembre 2014

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Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia.

Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!

La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”.

Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni…, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”.

Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni…

Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?».

Questo atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori.

Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre.

Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!

E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”.

E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere.

Con quel “A me che importa?” che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Caino non ha pianto. Non ha potuto piangere. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni.

Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.






 

[Modificato da Caterina63 13/09/2014 13:26]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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16/09/2014 18:57
 
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  13 Settembre               

PADRE NOSTRO

 

1. Perché Padre nostro e non mio. Gesù pregando nel Getsemani disse: Padre mio; Egli era il vero, l'unico Figlio di Dio; noi siamo tutti insieme, per adozione, figli di Lui. Onde, è più appropriata la parola nostro, perché ricorda il benefizio comune. Mio, porta con se un suono tenero, ma isolato, esclusivo, nostro, dilata il pensiero e il cuore; mio esprime una sola persona che prega: nostro, ricorda una intera famiglia; questa sola parola nostro, che bell'atto di Fede è nella Provvidenza universale di Dio!

 

2. Fratellanza e carità. Siamo tutti eguali innanzi a Dio, ricchi e poveri, padroni e dipendenti, sapienti e ignoranti, e lo professiamo con la parola: Padre nostro. Siamo tutti fratelli di natura e di origine, fratelli in Gesù Cristo, fratelli qui in terra, fratelli della Patria Celeste; ce lo dice il Vangelo, ce lo ripete il Padre nostro. Questa parola risolverebbe tutte le questioni sociali, se tutti la dicessero di cuore.

 

3. Virtù della parola nostro. Questa parola ti congiunge a tutti i cuori che pregano quaggiù e a lutti i Santi che in Cielo invocano Dio. Ora puoi tu valutare la potenza, la virtù della tua preghiera, congiunta e corroborata da tanti meriti? Con la parola nostro fai alto continuo di carità, pregando per il prossimo, per tutti gli indigenti e tribolati di questo mondo o del Purgatorio. Con quanta devozione dovrai, dunque, dire: Padre nostro!

 

PRATICA. — Prima di recitare il Padre nostro, pensa Chi preghi. — Recitane alcuni per chi non prega.

 

14 Settembre

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

 

1. Il segno di Croce. È la bandiera, la tessera, il segno o distintivo del cristiano; è una brevissima preghiera che comprende la Fede, la Speranza e la Carità, e indirizza a Dio le nostre intenzioni. Con il segno di croce, s'invoca e si onora espressamente la SS. Trinità, e si protesta di credervi e far tutto per amore di Lei; s'invoca e onora Gesù, morto sulla Croce, e si professa che si crede e si spera tutto da Lui... E tu lo fai con tanta indifferenza'

 

2. Potenza del segno di Croce. La Chiesa lo adopera su noi, appena nati, per mettere in fuga il demonio e consacrarci a Gesù; lo adopera nei Sacramenti, per comunicarci la Grazia di Dio; principia e termina le sue cerimonie con esso, santificandole nel Nome di Dio; con esso benedice la nostra tomba, e su essa pone la Croce come a significare che per essa risorgeremo. Nelle tentazioni, S. Antonio, si segnava; nei patimenti, i martiri si segnavano, e vincevano; nel segno della Croce l'imperatore Costantino vinse i nemici della fede. Hai tu l'abitudine di segnarti, appena svegliato? Lo fai nelle tentazioni?

 

3. Uso di questo segno. Oggi, nel segnarti con frequenza, rifletti che le croci sono, per te, il pane quotidiano; ma, sopportate con pazienza e per amor di Gesù, esalteranno anche tè al Cielo. Medita inoltre, con quale devozione, con quale frequenza pratichi il segno di Croce e se non lo lasci mai per rispetto umano!... Nelle tentazioni munisciti del segno di Croce; ma sia fatto con Fede!

 

PRATICA. — Impara a farlo, e bene, prima delle orazioni e quando entri e esci di chiesa (50 giorni di Indulgenza per ogni volta; 100 con l'acqua santa).

 

15 Settembre               

I DOLORI DI MARIA VERGINE

 

1. I patimenti di Maria. Anima desolata e afflitta, medita la vita di Maria. Dall'età di tre anni circa, quando si separò dalle carezze materne, fino all'ultimo respiro, quanto sofferse! Sul Calvario, sotto la Croce, in quella scena di sangue e di morte, quale spada le trafisse il Cuore! Mirala pallida, desolata; persino i carnefici, nel vederla, esclamarono; a Povera madre! ”. E tu freddo, insensibile, non ti curi di Lei?

 

2. Perché soffre tanto. Un cuore sensibile, al vedere sua madre che languisce in un letto, può rimanere indifferente? Ma, se tua madre patisse per tua cagione, quante lacrime non avresti, quanto pentimento! Quanto non faresti per farle cessare o almeno per lenirle il dolore! — Orbene, sei tu con le tue colpe, che hai trafitto il cuore di Maria, crocifiggendo il suo Gesù. Invece di compatirla, di consolarla con opere virtuose, seguiti a rinnovarle il dolore con i peccati!

 

3. Mezzi di consolare Maria. Sii divoto dell'Addolorata. È dolce conforto per ima madre vedere i figli riconoscenti attorno al letto del dolore. Ma, mentre si consola Maria, nelle nostre afflizioni, che balsamo soave al cuore nel piangere e pregare ai piedi dell'Addolorata! Lo sperimentarono Pio VII e la Venerabile Clotilde. Sii paziente nelle tribolazioni, rassegnato; non lamentarti, per amore di Maria. Che nobile mezzo di consolarla imitandone le virtù! L'hai fatto finora?

 

PRATICA. — Soffri oggi senza lamenti, recita i sette Dolori di Maria.

 

16 Settembre

CHE SEI NEI CIELI

 

1. La presenza di Dio. Ch'egli sia dovunque, me lo dicono la ragione, il cuore, la Fede. Nei campi, sulle montagne, nei mari, nell'intimo dell'atomo come nell'universo, Egli è ovunque. Lo prego, m'ascolta; l'offendo, mi vede; Lo fuggo, mi segue; se mi nascondo, Dio mi circonda. Conosce le mie tentazioni appena m'assalgono, permette le mie tribolazioni, mi dona tutto ciò che ho, ogni istante; la mia vita e la mia morte dipendono da Lui. Che pensiero dolce e insieme terribile!

 

2. Dio è nei cieli. Dio è re universale del cielo e della terra; ma qui sta come sconosciuto; l'occhio non Lo vede; quaggiù riceve così pochi ossequi dovuti alla Maestà Sua, che si direbbe quasi che non vi sia. Il Cielo, ecco il trono del suo regno ove sfoggia tutta la sua magnificenza; è lì dove rende beate tante schiere d'Angeli, d'Arcangeli e d'anime elette; è lì dove si leva a Lui incessante i! cantico della riconoscenza e dell'amore; è lì che ti chiama. E tu Lo ascolti? Gli obbedisci?

 

3. La speranza dal Cielo. Quanta speranza infondono queste parole' Iddio te le mette in bocca; il Regno di Dio è la tua patria, la meta del tuo viaggio. Quaggiù abbiamo solo un'eco delle sue armonie, un riflesso della sua luce, una qualche stilla dei profumi del Cielo. Se combatti, se soffri, se ami ; il Dio che è nei Cieli, ti aspetta, quale Padre, nelle Sue braccia; anzi, sarà Lui la tua eredità. Mio Dio, potrò vederti in Cielo?... Quanto lo desidero! Rendimene degno.

 

PRATICA. — Pensa sovente che Dio ti vede. Recita cinque Pater per chi vive dimentico di Dio.

 

17 Settembre              

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

 

1. La gloria di Dio. Che cosa devi desiderare su questa terra? Cosa devi cercare e per che cosa devi pregare? Forse di star bene, o di essere ricco e felice? Forse d'avere l'anima ricca di grazie per soddisfare il tuo amor proprio? Non son queste le tue preghiere?

Il Pater ti ricorda che Iddio, come t'ha creato per la sua gloria, cioè per conoscerlo, amarlo e servirlo, così vuole che tu gliela domandi per prima cosa. Vada tutto, ma trionfi Iddio.

 

2. La santificazione di Dio. Santissimo com'è Iddio, giammai creatura potrà aggiungergli santità, intrinseca; certo, ma, fuori di sé, può ricevere maggior gloria. Tutto il creato, nel suo linguaggio, canta le lodi di Dio e gli da gloria. E tu, nella tua superbia, cerchi l'onore di Dio o il tuo? Il trionfo di Dio o quello dell'amor proprio? Sia santificato, cioè non più profanato, deriso, bestemmiato con le parole o con le opere, da me e dagli altri; sia da tutti conosciuto, adorato, amato in ogni luogo e in ogni momento. È questo il tuo desiderio?

 

3. Il tuo Nome. Non si dice: Sia santificato Iddio, ma piuttosto il suo nome, affinché rammenti che, se devi glorificare anche solo il nome, molto più la persona, la maestà di Dio. Rispetta il nome di Dio; perché lo ripeti tante volte solo per abitudine? Il nome di Dio è santo. Se ne comprendessi la grandezza e la amabilità, con che affetto diresti: Mio Dio! Quando intendi bestemmie contro Dio-Gesù, mostra la tua disapprovazione, dicendo, almeno mentalmente : sia lodato Gesù Cristo.

 

PRATICA. — Recita cinque Pater per i bestemmiatori.

 

18 Settembre

VENGA IL TUO REGNO

 

1. Il regno delle anime. Iddio regna sull'universo; volentieri o no, ogni cosa gli obbedisce, cielo, terra,  abissi. Ma felice l'anima in cui Dio regna con la sua grazia e con il suo amore; infelice per contrario, lo schiavo del demonio! U giogo di Dio è soave; la pace, la letizia del giusto sono inestimabili. II demonio è un tiranno; l'empio non ha mai pace. E tu chi servi? Chi è padrone del tuo cuore? Gesù ti ha redento a prezzo del suo sangue... O Gesù! venga il tuo Regno nel mio cuore.

 

2. Il regno della Chiesa. Gesù la fondò per il bene di tutti gli uomini, raccogliendo in essa i tesori delle sue grazie per santificare tutte le anime. Noi, privilegiati su tanti popoli per esser nati in grembo alla Chiesa, noi a cui riesce tanto facile trar profitto dai Sacramenti, e dalle Indulgenze, qual frutto ne facciamo? Non essere fra quei cristiani degeneri che disprezzano la loro madre. Prega che il regno di Dio trionfi in te, sui peccatori, sugl'infedeli.

 

3. Il regno dei Cielo. Paradiso, paradiso!... Tra le afflizioni, i guai, le miserie, le tentazioni, nel nulla di questa terra, io sospiro, anelo a te. Venga il regno tuo; in te, mio Dio, mi riposerò, in tè vivrò, amerò, godrò per sempre; venga presto il dì felice!... Metti tutte le tue energie per meritarlo. Solo una buona vita e una santa morte ti condurranno al Cielo. Un solo peccato mortale può privartene!

 

PRATICA. — Recita cinque Pater per la conversione degl'infedeli. Sospira con san Filippo: Paradiso!

 

19 Settembre                 

SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ

 

1. Troppo giusta è questa preghiera. Il sole, la luna, le stelle adempiono perfettamente la volontà di Dio; l'adempie ogni fil d'erba, ogni grano d'arena; anzi, non cade capello dal tuo capo se Dio non vuole. Ma le creature irragionevoli l'eseguono macchinalmente; tu, creatura ragionevole, sai che Dio è il tuo Creatore, il tuo Signore, e che la sua legge giusta, buona, santa, deve essere la regola della tua volontà; perché dunque segui il tuo capriccio e la tua passione? E osi ergerti contro Dio?

 

2. Dio sopra tutto. Che cosa deve trionfare al di sopra di ogni pensiero? Iddio. Il resto val nulla: onori, ricchezze, gloria, ambizione sono un nulla! Che devi tu perdere piuttosto che perdere Iddio? Tutto: beni, sanità, vita. Che vale tutto il mondo, se perdi l'anima?... A chi devi obbedire? A Dio piuttosto che agli uomini. Se ora non fai amorosamente la volontà di Dio, fa farai forzatamente per tutta l'eternità nell'inferno! Che ti conviene di più?

 

3. Balsamo di rassegnazione. Non hai gustato mai quanto è dolce il dire: Sia fatta la volontà di Dio? Nelle afflizioni, nelle tribolazioni, il pensare che Dio ci vede e vuole così per nostra prova, come conforta! Nella povertà, nelle privazioni, nella perdita dei cari, piangendo ai piedi di Gesù, dire: Sia fatta la volontà di Dio, come conforta e consola! Nelle tentazioni, nei timori dell'anima, come rinfranca dire: Tutto come vuoi tu, ma aiutami. — E tu ti disperi?

 

PRATICA. — Oggi ripeti in ogni contrarietà : Sia fatta la tua volontà.

 

20 Settembre

COME IN CIELO, COSÌ IN TERRA

 

1. La volontà di Dio in Cielo. Se contempli il cielo materiale, il sole, le stelle con i loro moti eguali, costanti, questo solo basterebbe ad ammaestrarti con qual esattezza e perseveranza devi adempiere la volontà e gli ordini di Dio. Tu vai a sbalzi: passi un giorno da santo, e l'altro da peccatore; oggi tutto fervore, domani tiepidezza; oggi diligenza, domani disordine. Se tale s la tua vita, devi sentir vergogna di te stesso. Guarda il sole: impara la costanza nel divino servizio

 

2. La volontà di Dio in Paradiso. Qual è l'occupazione dei Santi? Fanno la volontà di Dio. La loro volontà si trasforma talmente in quella di Dio, che non si distingue più. Contenti del proprio godimento, non invidiano l'altrui, anzi nemmeno possono desiderarlo, perché Dio vuole così. Non più volontà propria, ma solo la divina trionfa lassù; indi la quiete, la pace, l'armonia, la felicità del paradiso. Perché il tuo cuore non ha pace quaggiù? Perché in esso sta la propria volontà egoista.

 

3. Imitiamo gli Angeli. Se in terra non si può adempiere il volere di Dio perfettamente come in Cielo, almeno cerchiamo di approssimarci; è lo stesso Dio che ben se lo merita. Gli Angeli lo eseguiscono senza discutere, prontissimamente. E tu con quanta ripugnanza lo fai?... Quante volte trasgredisci gli ordini di Dio e dei superiori? Gli Angeli lo fanno per puro amor di Dio. E tu lo fai per vanagloria, per capriccio, per interesse!

 

PRATICA. — Sii oggi obbedientissimo a Dio ed agli uomini, per amore di Dio; recita tre Angele Dei.

 

21 Settembre                

DACCI OGGI IL PANE

 

1. Pane del corpo. Su questa terra, non basta chi pianta o chi irriga: solo Dio sostiene, nutrisce ogni cosa. La pianta ricava ogni dì dall'aria e dalla terra il suo nutrimento; l'uccelletto, senza granaio, trova il suo granellino per vivere. Quanto all'uomo, chi fa maturare le sue messi? Chi sostiene le sue imprese?... Tu credi ciò frutto della tua attività, dei tuoi talenti; persuaditi che dipende in tutto dalla Provvidenza : guai se Iddio ti nega il pane quotidiano! Chiedilo con umiltà.

 

2. Pane dell'anima. Non di solo pane vive l'uomo; l'anima, povera di virtù, debole di forze, incapace a resistere all'urto delle passioni quotidiane, cieca fra tante tenebre di questo mondo, abbisogna ogni dì della parola di Dio che la rinfranchi, necessita di stimoli al bene, di luce, di forza, di grazia, senza di che languisce e viene meno. Iddio ti dice di chiederlo ogni giorno; e tu come confidi nel Signore, come ricorri a lui?... Se non ti rivolgi a Lui, non lamentarti se cadi.

 

3. Pane Eucaristico. Questo Sacramento è il pane disceso dal Cielo, è il vero pane di vita; chi se ne nutre, non perirà in eterno. Chiedine la conservazione nei nostri paesi; l'Eucaristia è il centro della fede cattolica; e guai se la fede tramonta ed esula da noi. Chiedi le delizie del Sacramento; chi lo gusta, non ha più sete dei piaceri del mondo. Chiedi un'anima preparata a riceverlo ogni giorno... Ma tu come t'impegni a disporti?

 

PRATICA. — Se non puoi accostarti alla Comunione, fatta almeno spirituale; recita tre Pater per i protestanti.

 

22 Settembre

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO

 

1. Il pane d'oggi. Iddio per toglierli l'eccessiva sollecitudine del futuro, la paura del domani, il timore che ti manchi il necessario, ti comanda di chiedere ogni dì il pane, rimettendoti a lui per il necessario nell'avvenire. Basta ad ogni dì la sua pena. Chi sa dirti se domani sarai vivo? Sai bene d'esser polvere che un soffio di vento disperde. Sei tu dunque sollecito per l'anima come lo sei per il corpo, per le sostanze?

 

2. Il nostro pane. Domandi non il tuo, ma il nostro. il che accenna alla fraternità cristiana; sì chiede il pane per tutti; e, se il Signore abbonda con il ricco, si rammenti questi che il pane non è suo ma nostro, indi l'obbligo di dividerlo con il poverello. Si chiede il nostro pane non la roba altrui che tanti desiderano e cercano con ogni mezzo! SÌ chiede pane, non lusso, non sensualità, non abuso dei doni di Dio. Non ti lagni tu del tuo stato? Non invidii l'altrui?

 

3. Il pane quotidiano, ma con il lavoro. Non sono proibite le ricchezze, bensì l'attacco ad esse. Sei in obbligo di lavorare non aspettando miracoli senza necessità; ma, quando hai fatto il possibile, perché non ti affidi alla Provvidenza? Mancò forse un sol giorno la manna agli ebrei nei 40 anni del deserto? Quanta confidenza dimostra a Dio chi per il corpo e per l'anima si rimette a lui in tutto, chiedendo soltanto per oggi il necessario! L'hai tu tale fiducia?

 

PRATICA. — Impara a vivere alla giornata; non stare ozioso; nel resto: Mio Dio, fate voi.

 

23 Settembre                

RIMETTI A N01 I NOSTRI DEBITI (I)

 

1. Debiti di natura. Considera e pesa i tuoi debiti verso Dio. Un giorno tu non vivevi; ora esisti per grazia di Dio che ti volle creare. Tu da lunghi anni vivi, mentre i pericoli ti circondano da ogni parte; sappi che la conservazione è una creazione d'ogni istante. Le qualità di corpo e di spirito che porti con te, le ricchezze od il lavoro che li accompagnano, la sanità, sono doni di Dio che t'obbligano alla gratitudine. E tu come puoi soddisfare a tanti debiti? Non è forse con la riconoscenza?

 

2. Debiti di grazia. Qual altro fonte immenso di debiti ti apre la Fede! Tu fosti prescelto a nascere in paesi cattolici, da genitori cristiani, educato alla scuola di Cristo, partecipe dei Sacramenti, fornito di mille grazie generali e particolari, con tante ispirazioni, stimoli, buoni esempi, con tanti aiuti al bene... Che cosa mai ti fece privilegiato su tanti eretici ed infedeli? La bontà di Dio. Quanto amore gli devi!... Come ne lo ripaghi?

 

3. Debiti di peccato. Che cos'è un peccato, anche solo veniale? È un atto di ingratitudine, dì ribellione a Dio, di disprezzo della sua giusta ed amabile volontà; è un'azione degna dell'odio di Dio! Tutti i Santi, con milioni di sacrifizi, di penitenze, non valgono ad onorare Dio tanto quanto lo disonora un solo peccato veniale. E tu quanti peccati hai commessi, e forse mortali? Qual debito enorme! Impegna tutte le riserve del tuo spirito per non accrescerlo.

 

PRATICA. — Recita il Te Deum per i benefìzi: e fa un atto di contrizione per i peccati commessi.

 

24 Settembre

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI (II)

 

1. Incapacità di ringraziare Iddio. Il Signore non deve nulla a nessuno; e se Egli, per tutta sua bontà, ti concede anche un solo benefizio, potrai ringraziarlo degnamente?,.. E se non uno, ma milioni di benefizi ti largisce per l'anima e per il corpo, per la vita e per l'eternità, sebbene tu avessi tante lingue quante sono le arene del mare, non basterebbero a rendergli grazie sufficienti. O Padre, rimettimi il debito: non valgo a soddisfarlo. Deo gratias, ripetevano i Santi, specialmente il Cottolengo.

 

2. Remissione dei peccati. Dopo tante colpe in cui cadi ogni dì, puoi ancora sperare il perdono? Vorrà Iddio condonarti l'enorme debito che, senza, il prezzo del Sangue di Gesù, non potresti mai soddisfare? Confida: Gesù stesso ti fa dire ogni momento: Rimetti i nostri debiti, perché anela di perdonarti. Ma forse tu abusi di tanta facilità per maggiormente peccare! Forse credi Iddio non curante delle tue colpe! Convertiti: se no, lo vedrai un di giudice tremendo.

 

3. Remissione della pena dei peccati. L'enormità del debito della pena che segue la colpa, solo si capisce da chi geme nel Purgatorio o nell'Inferno, dove tutto si deve pagare con il fuoco punitore! A te pare gran cosa un po' di penitenza, e di rado forse pratichi qualche mortificazione; ma che è ciò in confronto di quello che devi? Prega di cuore il Padre a rimetterti questo debito della pena; e pensa che, a soddisfare per te, Gesù volle sacrificare su una croce la sua vita.

 

  1. Pratica una penitenza; recita cinque Pater.

 

25 Settembre               

COME N01 RIMETTIAMO

 

1. Condizione del perdono. Il Signore volle mettere in tuo potere, il giudizio che si dovrà fare di te, dice il Crisostomo. La stessa misura usata con gli altri servirà per voi; subirà giudizio senza misericordia chi ha il cuore spietato; chi non ha carità con il prossimo, non la speri da Dio ; — sono tutte sentenze del Vangelo. Tu lo sai che, se non perdoni, non sarai perdonato; eppure, quanti odi, quante avversioni e freddezze nutri per il prossimo!

 

2. Diversità dei debiti. I nostri debiti con Dio a paragone dei debiti che noi possiamo condonare al nostro prossimo, non sono forse dieci mila talenti rispetto a cento danari, come dice la parabola? Iddio perdona subito; e tu lo fai con tanta difficoltà! Iddio lo fa con piacere, e tu con tanta ripugnanza! Iddio lo fa con tale liberalità che cancella le nostre iniquità; e tu con tale ristrettezza che sempre ci pensi, e a mala pena, ti freni!

 

3. O perdonare o mentire. Conservando l'astio, la collera, l'animosità, la rabbia in cuore, come mai osi dire il Pater? Non hai paura che il demonio ti getti in volto un vergognoso: Tu mentisci? Vuoi perdono, e tu non lo dai da tanti mesi? Non pronunzi, così, la tua condanna di non meritarti il perdono? — Sarà dunque meglio non più dire il Pater? Il cielo te ne guardi: domanda, con esso, la forza di cambiare presto il cuore. Non tramonti il sole sulla vostra collera. dice S. Paolo.

 

PRATICA. — Se provi qualche rancore quest'oggi e sempre, reprimilo; recita tre Pater per i tuoi nemici.

 

26 Settembre

RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI

 

I. Perdono dei nemici. Le massime del mondo e del Vangelo sono diametralmente opposte su questo punto. Il mondo chiama disonore, viltà, bassezza di animo, il perdono; la superbia dice impossibile il sentire l'ingiuria e il tollerarla con indifferenza! Gesù dice: Rendi bene per male; a chi ti schiaffeggia, porgi l'altra guancia: anche il gentile sa rendere bene ai benefattori, tu fallo ai tuoi nemici. E tu ascolti Cristo o il mondo?

 

2. Il perdono è grandezza d'animo. Che il perdonare tutto a tutti e sempre, riesca duro e difficile alla superbia del cuore, nessuno lo nega; ma più sarà aspra la difficoltà, più sarà grande e meritorio il sacrifizio. Anche il leone e la tigre sanno vendicarsi; la vera grandezza d'animo sta nel vincere se medesimo. Perdonare non è per niente abbassarsi dinanzi ad un uomo; anzi, è sollevarsi sopra di lui con una nobile generosità. La vendetta è sempre vile! E tu non l'hai mai fatta?

 

3. Comando di Gesù. Sebbene ti sembri duro il perdonare, il dimenticare, il ricambiare con bene il nemico, tuttavia non ti basta uno sguardo alla culla, alla vita, alla croce, alle parole di Gesù, per trovare meno difficile il perdono? Sei ancora seguace di Gesù che muore perdonando agli stessi crocifissori, se non perdoni? Rammenta i tuoi debiti, dice Gesù: Io te li rimetto, se tu perdoni; se no, non avrai più un padre per le in Cielo; il mio Sangue griderà contro di te. Se vi pensi, puoi nutrire alcun odio?

 

PRATICA. — Perdona per amore di Dio a tutti; recita tre Poter per chi t'offese.

 

27 Settembre               

NON C'INDURRE IN TENTAZIONE (I)

 

1. Tentazioni della carne. La nostra vita è tentazione. scriveva Giobbe. Eccetto Maria, non vi fu santo, che, piangendo come S. Paolo, non abbia esclamato: “Me infelice, chi mi libererà da questo corpo di morte?”. La carne lusinga, alletta: da ogni piccola scintilla piglia fiamma a tentarci, incitandoci al male, ritraendoci dal bene. Forse anche tu piangi per tante tentazioni, temendo di cadere! Grida forte: Padre, non c'indurre in tentazione!

 

2. Tentazioni dei mondo. Tutto è malignità nel mondo, pericolo, invito al male; il mondo ora t'invita a godere: e tu, ingannato dalle fallaci promesse, cedi; ora ti ritira dal bene con la paura del rispetto umano, delle ciance altrui: e tu, timido, t'adatti ai suoi voleri; ora ti perseguita, ti calunnia e t'induce al male... È tuo dovere fuggire il mondo e le occasioni prossime del peccato, per non cadere; ma non basta: devi pregare Iddio a non lasciarti cadere in tentazione.

 

3. Tentazioni del demonio. S. Antonio nella Tebaide, S. Girolamo in Betlemme, S. Francesco di Sales. S. Teresa, quali tentazioni sopportarono dal nemico, che sempre è qual leone, in cerca di preda! Chi tenta con tanto impeto l'anima tua, di notte e di giorno, solo o in compagnia? Chi ti rende pericolose le cose più semplici, le occasioni più innocenti? — Il demonio che sempre macchina la tua rovina. Anima debole, prega Iddio a non lasciarti acconsentire alla tentazione.

 

PRATICA. — In ogni tentazione volgi lo sguardo fiducioso a Dio; recita tre Pater per gli agonizzanti

 

28 Settembre

 

NON C'INDURRE IN TENTAZIONE (II)

1. Dio permette le tentazioni. 1° Perché vuole che anche da noi dipenda la nostra salvezza; e ciò non sarebbe possibile senza tentazioni che formano il campo di battaglia, ove sta in nostro potere vincere o essere vinti. 2° Perché ci sono utili, potendone ricavare meriti di umiltà, di confidenza e di vittoria sulle tentazioni. 3° Perché è conveniente che la corona si conceda a chi combatte, e vince. E tu mormori contro Dio?

 

2. Non c'indurre. Medita che, con questa parola, non devi chiedere d'andare esente da qualunque tentazione: questo sarebbe pregare inutilmente, mentre prima hai detto già: “Si faccia la tua volontà ” ; oltre che sarebbe preghiera da soldato poco valoroso che fugge la lotta, e ti tornerebbe nocivo nell'acquisto di meriti. Solo devi domandare, che o non permetta la tentazione in cui prevede che cadresti, o permettendola, ti dia grazia a non consentirvi. Tu non diffidi di Dio nelle tentazioni?

 

3. Tentazioni volontarie. Che vale pregare il Signore a non t'indurre in tentazione, se tu le cerchi per curiosità, per capriccio, per passatempo? Chi compatisce a chi va a stuzzicare il vespaio? Se ti metti nell'occasione o per obbligo d'ufficio o per disposizione dell'ubbidienza o per legge di carità, non temere, Dio è con te: Giuditta vinse Oloferne. Ma guai se tu pretendi di stare accanto al fuoco, e non bruciare!... Sta scritto: Non tenterai Iddio tuo Signore. Li fuggì tu i pericoli?

 

PRATICA. — Esamina se quella persona, quel luogo, non è per te tentazione volontaria... Troncala presto.

 

29 Settembre      SAN MICHELE ARCANGELO

 

1. La superbia di Lucifero. La superbia non venne tollerata neppure tra gli Angeli, creature così belle, così perfette, formanti la corte di Dio. Non appena Lucifero alzò bandiera contro Iddio, non volendo assoggettarsi a Lui, non vi fu più posto per lui in Cielo. Una terza parte, forse, degli spiriti angelici sedotti da Lucifero, ammisero un solo pensiero di superbia, ma bastò per la loro prevaricazione. E tu che pensi della tua superbia?

 

2. Chi è come Dio? Così Si spiega la parola Michele; e questi, principe della milizia celeste, impugnata non già la spada materiale, bensì quella della fortezza di Dio, s'avventò al grido di chi è come Dio? contro i ribelli; e, vintili e sbalzatili nell'inferno, li incatenò con l'onnipotenza divina nelle fiamme e nei tormenti. Che castigo per un solo peccato di superbia! Che umiliazione per quegli Angeli! Lo stesso sarà di chi è superbo!... Pensaci bene.

 

3. S. Michele nostro difensore. S'egli fu scelto da Dio stesso a vincere il demonio, non possiamo sperare che aiuterà anche noi a vincerlo se lo prenderemo a difensore? In vita e in punto di morte, quali vantaggi non ci può recare l'aiuto suo contro il nemico infernale! Nelle tentazioni di superbia, di vanagloria, di vanità, il solo pensare chi è come Dio? varrà a frenare la nostra superbia. Ricordalo.

 

PRATICA. — Recita nove Angele Dei a S. Michele. Detesta la tua superbia.

 

 

30 Settembre

LIBERACI DAL MALE

 

1. Mali del corpo. Iddio non li vieta di domandare la liberazione dai mali terreni, come infermità, contraddizioni, ignoranza, guerre, persecuzioni, anzi da ogni male; ma non affannarti se Iddio non t'esaudisce subito. La maggior gloria di Dio e il tuo meglio debbono superare i tuoi desideri e vincere i tuoi capricci. Chiedi pure ciò che vuoi, ma prima umiliati innanzi a Dio per ottenere il meglio per l'anima tua.

 

2. Mali dell'anima. Questi sono i veri mali da cui ci protegga Iddio. Ci scampi dal peccato che è l'unico e il vero male del mondo, per evitare il quale nulla è troppo, fosse necessaria pure la vita; dal peccato, sia veniale, sia mortale, che è sempre offesa, disgusto di Dio, ingratitudine al Padre celeste. Ci liberi Iddio dal male della sua inimicizia, del suo abbandono, del negarci le grazie generali e speciali; ci liberi dalla sua ira, ben meritata da noi. Nel pregare, ti sta più a cuore l'anima o il corpo?

 

3. Male dell'Inferno. Questo è il male sommo in cui l'essenza di tutti gli altri sta raccolta; qui, con la privazione eterna della vista e del godimento di Dio, l'anima è sprofondata in un mare di guai, di pene, di tormenti! La Fede ci dice che un solo peccato mortale basta a precipitarci nell'Inferno. Se è così facile cadervi, con quanto ardore dobbiamo supplicare il Signore di liberarcene! Se, riflettendovi, ne tremi, perché poi vivi in modo da cadervi?

 

PRATICA. — In quale stato è l'anima tua? Cinque Pater a Gesù che ti scampi dall'Inferno.

     







[Modificato da Caterina63 17/09/2014 09:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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19/09/2014 11:58
 
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Si diverte a compiere il male, 10,23
E’ sempre sicuro della sua condotta, 12,15 
Rifiuta gli insegnamenti e la riprensione, 10,8; 15,5.12; 13,1; 17,10
E’ presuntuoso e sfida il male, 14,16
Reagisce subito con ira all’offesa, 12,16; 14,29; 29,11
E’ precipitoso nel parlare; agisce con avventatezza, 12,18; 18,13; 20,19; 29,20;
Provoca litigi, divisioni; è calunniatore, medita il male (ha inoltre un atteggiamento provocatore) 6,12-14; 10,18; 16,27-30; 18,6;
Cerca di apparire per ciò che non è (17,12 dice "Meglio incontrare un'orsa privata dei figli che uno stolto in preda alla follia", dando a intendere che dall’orsa si sa che cosa aspettarsi). 12,23;13,7.16; 18,2;
Disprezza il prossimo, 11,12; 14,21

 
















[Modificato da Caterina63 25/09/2014 10:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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