A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

IO CREDO IN DIO.... bellissima catechesi sul Credo

Ultimo Aggiornamento: 21/11/2014 14:28
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
03/07/2014 09:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


  “…E’ salito al Cielo…”

 

L’ascensione è il compimento definitivo della missione divina di Gesù. Nel vangelo di Giovanni leggiamo che essa era già stata annunciata da Gesù alla Maddalena appena dopo la Risurrezione: “Non sono ancora salito al Padre; ma va dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,17). Anche in Marco ne troviamo un accenno: “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo” (Mc 16,19). E’ però l’evangelista Luca ad essere più ricco di particolari nel riportare l’evento: “Poi li condusse fuori, verso Betania e, alzate le mani, li benedì. Mentre li benediceva, si separò da loro e veniva portato nel cielo. Essi, dopo averlo adorato, se ne tornarono a Gerusalemme con grande gioia” (Lc 24,50-52). E nel libro degli Atti Luca completa il quadro del racconto storico: “Dette queste cose, mentre essi lo stavano guardando, fu levato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. E poiché essi stavano con lo sguardo fisso verso il cielo mentre egli se ne andava, ecco che due uomini in vesti bianche si presentarono loro dicendo: «Uomini di Galilea, perché ve ne state guardando verso il cielo? Questo Gesù che è stato assunto di mezzo a voi fino al cielo, ritornerà nello stesso modo in cui lo avete visto andarsene verso il cielo». Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte chiamato Oliveto, che si trova vicino Gerusalemme quanto il cammino di un sabato” (At 1,9-12).

Sono quindi almeno quattro i passaggi evangelici che toccano esplicitamente il tema dell’ascensione. Nonostante ciò, alcuni biblisti negano all’evento una connotazione storica, facendo rientrare anche il preciso racconto lucano all’interno di una narrazione simbolico-leggendaria. A noi sembra che il genere letterario adottato da Luca nel narrare l’Ascensione sia invece quello della narrazione storica. E questo per tre motivi:

1) Luca, da buon medico, ha una mente analitica ed una visione logica delle cose, ed ama narrarle dopo essersi bene informato (“Ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne un resoconto ordinato” – Lc 1,3); in tutti i suoi scritti mostra infatti grande precisione e dovizia di particolari; non si lascia mai sfuggire il controllo della penna, che adopera sempre con grande lucidità, evitando enfasi o scivolate di fantasia.

2) I diversi brani sull’ascensione non sono in contrasto fra loro, ma anzi si completano a vicenda; vengono con cura riportati fatti e luoghi: “verso Betania”, “ritornarono a Gerusalemme dal monte chiamato Oliveto” (il monte Oliveto è appunto sulla strada verso Betania).

3) I protagonisti, che davanti al miracolo se ne restavano ancora col naso all’insù, vengono dal miracolo stesso invitati a tornare con i piedi per terra; quest’invito a non guardare più verso il cielo sembra racchiudere un’implicita raccomandazione a ritornare alla missione faticosa di tutti i giorni; non vi è quindi nella narrazione dei fatti quell’esaltazione tipica dei racconti leggendari.

Come la Risurrezione, anche l’Ascensione è evento sia fisico che metafisico. Il Magistero della Chiesa, infatti, definisce l’avvenimento “ad un tempo storico e trascendente” (CCC 660). Storico (e non mitologico) ma anche trascendente, perché il cielo che accoglie il Risorto non è quello fisico, ma quello metafisico, il regno dei cieli da cui il Verbo era venuto ed a cui ritorna nella gloria. Ecco allora che il cielo fisico, o la nuvola, pur appartenendo alla reale esperienza degli apostoli, diventano simbolo di realtà più alte ed a loro ancora invisibili. Il vero carattere dell’ascensione è escatologico, e le Scritture stesse la collegano alla promessa del dono dello Spirito, alla venuta del Regno, ed alla Parusia finale del ritorno di Gesù (cfr At 1,1-14).

Dice il Catechismo: “Il Corpo di Cristo è stato glorificato fin dall’istante della sua Risurrezione, come provano le proprietà nuove e soprannaturali di cui ormai gode in permanenza. Ma durante i quaranta giorni nei quali egli mangia e beve familiarmente con i suoi discepoli e li istruisce sul Regno, la sua gloria resta ancora velata sotto i tratti di un’umanità ordinaria. L’ultima apparizione di Gesù termina con l’entrata irreversibile della sua umanità nella gloria divina simbolizzata dalla nube e dal cielo ove egli siede ormai alla destra di Dio” (CCC 659). Il Figlio, che con l’incarnazione era sceso nella natura umana, ora, con l’ascensione, la riconsegna al Padre redenta. “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo. Ora lascio il mondo e vado al Padre” (Gv 16,28).
La sua missione è compiuta, e torna nella gloria vittorioso e carico di doni per noi. “Ora io vi dico la verità: è meglio per voi che io parta, perché se non parto il Paraclito non verrà a voi. Se invece me ne vado lo manderò a voi” (Gv 16,7).

 

 

“...siede alla destra del Padre...”

 

Cosa intende il Credo con l’espressione “siede alla destra del Padre”? Se questo frammento di sacra Scrittura compare nel Simbolo, ha evidentemente una sua importanza. Prendendo in mano il Vangelo si scopre innanzi tutto che il lato destro è citato con particolare rilievo: l’occhio destro, la mano destra (Mt 5,29-30), la guancia destra (Mt 5,39), le reti che Gesù comanda di gettare a destra (Gv 21,6). Durante la passione è con la destra che Gesù deve tenere la canna dello scherno (Mt 27,29), e nel sepolcro vuoto è “seduto a destra” il misterioso giovanetto in vesti bianche che annuncia la risurrezione (Mc 16,5). E come il pastore divide le pecore buone da quelle cattive, ponendo quelle buone sulla destra, e quelle cattive sulla sinistra (Mt 25,33), così anche quando il Figlio dell’uomo “si siederà sul trono della sua gloria” porrà i giusti sulla sua destra ed i dannati sulla sua sinistra (Mt 25,31-46). Nel Vangelo dunque il lato destro non è solo il lato forte, il lato regale, ma è anche il lato buono, quello dei giusti.

Alla luce di questo si comincia a comprendere perché Gesù indichi il suo trono alla destra del Padre, come quando durante il processo di Caifa afferma: “D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64). Naturalmente questa frase bastò perché il sommo sacerdote si stracciasse le vesti e accusasse Gesù di bestemmia, condannandolo a morte. Era una frase che da una parte richiamava un’antica profezia di Daniele sul Messia (cfr Dan 7,13), e dall’altra faceva eco ad un salmo di Davide in cui il Signore invita alla sua destra un personaggio cui pure è riconosciuta suprema signoria (Sl 109,1): si trattava di un salmo su cui Gesù si era già trovato a discutere con gli israeliti, che facevano assai fatica ad accettare l’idea che Dio potesse avere un Figlio, che questo Figlio fosse anch’egli Dio, e che era venuto fra gli uomini.

In questa discussione Gesù li interrogò chiedendo come fosse possibile che Davide sotto ispirazione scrivesse “Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra...”. Com’era possibile che Dio si rivolgesse a Dio? Ma “nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo” (Mt 22, 41-46). Sarà l’apostolo Pietro a riprendere, dopo la morte di Gesù, questo difficile discorso: Davide poté scrivere così perché alla destra del Padre c’è il Figlio (At 2,32-38). Pietro aveva infatti riconosciuto per primo la figliolanza divina di Gesù (Mt 16,13-17).

Un’altra icona di Gesù seduto alla destra del Padre ce la offre Marco, raccontando l’ascensione: “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio” (Mc 16,19). Questa gloria fu vista anche dal diacono Stefano: durante quel suo discorso al sinedrio in cui tutti vedevano “il suo volto come quello di un angelo”, Stefano fissò lo sguardo verso l’alto e “vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra”, e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti, ed il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (At 6,15; 7,55-56). Ma com’era accaduto per Gesù, anche in questo caso “proruppero in grida altissime turandosi gli orecchi” e lo misero a morte.

San Giovanni Damasceno, dottore della Chiesa orientale (650-749), ci regala quanto segue: “Per destra del Padre intendiamo la gloria e l’onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio, prima di tutti i secoli come Dio, e consustanziale al Padre, s’è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata” (in De Fide Orthodoxa). Anche il nostro Catechismo ci fornisce lumi su questo punto: “L’essere assiso alla destra del Padre significa l’inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell’uomo: «a Lui fu concesso potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto» (Dn 7,14)” (CCC 664).

La stupenda preghiera di Gesù per la sua glorificazione ci svela il resto: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a Te, con quella gloria che avevo presso di Te prima che il mondo fosse” (Gv 17,1-5).

 

 

“E di nuovo verrà nella gloria, per giudicare i vivi e i morti”

 

Cristo è il Signore, ed il suo regno di grazia ha avuto inizio con la sua venuta nel mondo. Egli sta già regnando sulla terra, ma lo fa attraverso la Chiesa. Non tutte le cose di questo mondo gli sono però sottomesse, perché “questo regno è ancora insediato dalle potenze inique” (CCC 671). Del resto Gesù aveva avvertito: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). La fase storica che stiamo vivendo è quella che San Giovanni chiama “l’ultima ora” (1Gv 2,18). Dice il Concilio Vaticano II: “Già dunque è arrivata a noi l’ultima fase dei tempi, e la rinnovazione del mondo è stata irrevocabilmente fissata e in un certo modo è realmente anticipata in questo mondo; difatti la Chiesa già sulla terra è adornata di una santità vera, anche se imperfetta” (LG 48).

Alla luce della “teologia della speranza”, i credenti stanno attendendo il ritorno finale e glorioso di Gesù che conclude la storia: la Parusia, termine che anticamente indicava la visita ufficiale di un sovrano in qualche città. Ma “questo avvento o apparizione di Gesù, chiamato “parusia” nel Nuovo Testamento, non viene felicemente tradotto con “ritorno”, perché si suggerisce così che si tratta di un evento già avvenuto una prima volta. In realtà si tratta del compimento di ciò che è cominciato con l’incarnazione, croce e risurrezione di Gesù Cristo, del compimento dell’opera di Gesù Cristo e della definitiva manifestazione della sua gloria. Si intende dunque che alla fine sarà manifesto che Gesù Cristo era ed è fin dal principio alla base e al centro significativo di ogni realtà e di ogni storia, l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine” (Catechismo Cattolico degli Adulti, Conf. Ep. Tedesca, III,V,2,4).

Questa considerazione degli ultimi tempi (che prende nome di escatologia, dal greco èskata, cose ultime), emerge già dalle sacre scritture. E’ Gesù stesso che annuncia e promette la sua parusia (cfr il suo lungo discorso escatologico racchiuso in Mt 24), anche se “non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta” (At 1,7). Animato dallo Spirito Santo, Pietro dopo la Pentecoste annuncia agli ebrei di Gerusalemme: “Pentitevi dunque, e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore, ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev’essere accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall’antichità, per bocca dei suoi santi profeti” (At 13,19-21). Per questa ragione “la Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all’età presente, porta la figura fugace di questo mondo, e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto sino ad ora, e attendono la manifestazione dei figli di Dio” (LG 48).

La Parusia è dunque la vera meta di tutta la storia dell’umanità. Per questo le chiese cristiane sono rivolte verso oriente, ad indicare quest’attesa del Cristo, sole che sorge, pur essendo, noi, già avvolti dalla luce dell’alba.

Il trionfo definitivo sulle tenebre, porterà agli uomini “nuovi cieli e una nuova terra” (2Pt 3,13). Il regno di Cristo sarà eterno, ma verrà preceduto dal giorno del Giudizio, come Gesù annunzia, in linea coi profeti e col Battista. Non si tratta di un giorno del calendario, ma della ricapitolazione in Cristo di tutte le cose. “Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno e il segreto dei cuori. Allora verrà condannata l’incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio. L’atteggiamento verso il prossimo rivelerà l’accoglienza o il rifiuto della grazia e dell’amore divino. Gesù dirà nell’ultimo giorno: “Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”” (CCC 678).

In realtà il giudizio di Dio sta già operando, nella storia, per promuovere il bene e liberare dal male. Dice il Catechismo degli Adulti della CEI: “Il giudizio opera già in questo mondo, ma va verso un momento supremo: “Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male” (2Cor 5,10). E’ il giudizio definitivo, che per le singole persone avviene al termine della vita terrena (“giudizio particolare”) e per il genere umano, nel suo insieme, al termine della storia (“giudizio universale”)” (N.1199). Sebbene queste riflessioni escatologiche ci mettano davanti la reale possibilità di una nostra eterna condanna, il nostro timore è confortato dalla teologale speranza che accompagna le parole dell’Apocalisse: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini, e dimorerà con loro, ed essi saranno il suo popolo, ed egli sarà il Dio-con-loro. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. Non vi sarà più morte né lutto e grida di dolore. Sì, le cose di prima sono passate” (Ap 21,3-4). Per cui il cristiano non deve temere di dire: Marana-tha, vieni Signore Gesù (1Cor 16,22).

 

 

“...E il suo Regno non avrà fine...”

 

Il nostro Credo annunzia la venuta di un Regno divino che non finirà mai. Su cosa si fonda questa grandiosa speranza escatologica? Si fonda su numerosissimi passi della sacra Scrittura. Fin dall’Antico Testamento è annunciato un Regno di Dio che durerà per sempre, soprattutto negli scritti dei profeti: “Egli è il Dio vivente, che dura in eterno; il suo regno è tale che non sarà mai distrutto, e il suo dominio non conosce fine” (Dn 6,27). E’ significativo però che questo Regno venga già collegato alla venuta del Messia: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto.” (Dn 7,13-14).

In questa profezia viene messa in luce la particolare relazione fra il Padre e il Figlio, che sarà rivelata pienamente al mondo solo con la venuta di Gesù. E’ Gesù che dà inizio al Regno di Dio sulla terra, e con la sua missione salvifica lo consegna vittorioso al Padre. Potrebbe sorgere la domanda: ma Dio non era già prima Re dell’universo? Sì, come creatore e Signore di tutte le cose, Dio godeva già della signoria su tutto il creato. Tuttavia, a causa del peccato entrato nel mondo, i cuori degli uomini si erano oscurati, e poiché la signoria di Dio governa il mondo attraverso i cuori degli uomini, la perdita di regalità dei cuori comporta un oscuramento della regalità divina. Se però l’uomo torna in Dio, Egli può regnare attraverso il suo essere e le sue azioni. Dio, infatti, ha creato il mondo per noi, e desidera governarlo con noi condividendo la sua natura divina. Cristo, operando con lo Spirito la conversione dei cuori, allinea di nuovo il creato al suo creatore.

Per prima cosa è avvenuto in Lui questo allineamento, grazie alla realizzazione della sottomissione della sua natura umana al Padre, alla sua obbedienza perfetta, alla sua passione e morte in croce, alla sua Risurrezione. Già in Cristo si realizza per la prima volta il Regno: il Padre regna in lui ed attraverso di lui estende la sua grazia sul mondo e compie miracoli sulla natura. E’ Gesù stesso che ce lo annuncia: “Il Regno di Dio è già in mezzo a voi” (Lc 17,21). Vi sono dunque tre grandi fasi di realizzazione del Regno: la prima fase è quella presente nell’Antica Alleanza, in cui Dio regna attraverso un popolo, quello d’Israele: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti ed una nazione santa” (Es 19,6). La seconda fase è quella realizzata nella nuova Alleanza, in cui Dio regna attraverso il Figlio, il Kyrios, il Signore, ed attraverso i cuori uniti a lui, e cioè attraverso la Chiesa: “Ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Ap 1,6). I cristiani possono già essere cittadini del Regno se fin da quaggiù aderiscono alla Grazia, e contribuiscono anche a costruirlo operando per la giustizia, la carità, la promozione umana e la pace.

Infine vi è una terza fase di realizzazione del Regno, che prende nome di Gerusalemme celeste, il paradiso eterno promesso a tutti i santi che saranno rimasti fedeli fino alla fine: “E io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno, e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele (Lc 22,29-30). Si tratta del Regno dei cieli, ma il creato non ne è escluso, perché alla fine dei tempi vi sarà la redenzione universale di tutte le cose, e con la cancellazione definitiva del male sarà ristabilito il dominio dello Spirito su tutte le cause; si attuerà il ricongiungimento perfetto tra il mondo terreno e mondo celeste, tra la materia e lo spirito, tra il fisico ed il metafisico, tra il naturale ed il soprannaturale. Ciò che prima era diviso verrà ricongiunto: sono queste le “nozze dell’Agnello” di cui parla il libro dell’Apocalisse (Ap 19,7). E questo matrimonio è realizzato dall’Amore di Dio: è l’amore che ricongiunge. La sostanza stessa del Regno è l’amore di Dio; la signoria che Cristo esercita è una signoria della grazia, che si manifesta attraverso la luminosità dell’amore. Per questo possono parteciparvi solo i cuori che si sono aperti alla grazia e se ne sono lasciati trasformare. Amare e regnare diventano in Dio un solo verbo.

 


 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:04. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com