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NOMEN OMEN BREVE STORIA DEI 16 PAPI COL NOME BENEDETTO

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2014 13:25
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12/07/2014 11:05
 
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Si dice anche che Benedetto X nonostante i suoi nobili natali fosse quasi analfabeta e di profonda ignoranza tanto da ricevere - e forse ingiustamente - il soprannome di "mincio" ossia.... minchione, e si tanto mal sopportato persino da San Pier Damiani che non volle riconoscerlo come Papa.
Forse certi vaticanisti del nostro tempo, dediti al culto della mediaticità (e forse disinformazione più che informazione), al culto dello scoop che cercano di trovare nei gesti dei Papi di oggi,  segni quasi fossero una novità, una innovazione, addirittura impetrando con questi dei cambiamenti al Ministero Petrino o alla morte del suo Primato, questi vaticanisti dovrebbero forse rileggersi la storia e scoprirebbero come certi gesti non sono solo di oggi, e dove ogni Papa santo - anche se non canonizzato - ha saputo dare dei chiari messaggi di innovazione, in ogni suo tempo, e non di distruzione!
Sia di monito a noi oggi ricordare che i Santi li dobbiamo anche meritare, e che se abbandoniamo le vie del Signore, il Signore abbandonerà noi ai nostri progetti che se sono malvagi e perversi non faranno altro che condurci alla rovina.
Certo, il Signore è fedele e proteggerà sempre la Chiesa: Et ego dico tibi: Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam; et portae inferi non praevalebunt adversum eam. / E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. (Mt.16,18), questo non significa però, che le ingiustizie e le cattive azioni non troveranno spazio, al contrario, la promessa di fedeltà del Signore è stata pronunciata proprio per metterci in guardia dal fatto che solo la Chiesa sarà preservata dalle tenebre totali dell'inferno, il mondo no.

 

Ricapitolando la prima parte dei Papi che portarono il nome Benedetto, eravamo rimasti alla situazione incresciosa di ben tre Pontefici anche se, è bene ricordarlo, Benedetto IX, Silvestro III e Gregorio VI, le cui date di pontificato si incrociano più che succedersi come abbiamo visto, risultano tranquillamente nella lista dei Pontefici in qualche modo legittimi, e Benedetto IX per ben tre volte, perché dopo la morte di Clemente II, il 9 ottobre 1047, egli fu aiutato per la seconda volta dai suoi a reinsediarsi a Roma. E ci volle un altro Papa tedesco, Damaso II, e poi ancora un altro, san Leone IX, perché Benedetto alla fine accettasse di ritirarsi nel monastero di Grottaferrata, dove finì i suoi giorni tra il 1055 e il 1056.

 

* Veniamo ora a  Benedetto X (1058  +1060). Anch’egli romano, vescovo cardinale di Velletri, figlio di Guido conte Tuscolano e di Emilia Conti, ed eletto dai romani, regnò di fatto fra l’aprile e il dicembre 1058. Risulta però inizialmente fra gli antipapi per il giudizio solenne di deposizione che su di lui fu pronunciato dal suo stesso successore Niccolò II, nel 1060, e non solo, ma venne protestato perfino da san Pier Damiani all'epoca cardinale di Ostia e di conseguenza colui che con gli altri cardinali avrebbero dovuto intronizzare il nuovo Pontefice. Ma san Pier Damiani non ci sta e piuttosto che prestarsi ad uno scisma, se ne va da Roma con gli altri cardinali d'accordo con lui. Così nella notte del 5 aprile 1058, nelle tenebre, Benedetto X veniva intronizzato nella Basilica del Laterano.

Si dice anche che Benedetto X nonostante i suoi nobili natali fosse  quasi analfabeta e di profonda ignoranza tanto da ricevere - e forse ingiustamente - il soprannome di "mincio" ossia.... minchione.

 

Prima di partire per la Toscana, il defunto Papa Silvestro IX (1057  +1058) aveva mandato al cardinale Ildebrando Damiani in Germania, come suo legato, dichiarando che, ove venisse a morire prima del suo ritorno, la sede avrebbe dovuto rimanere vacante affinchè la nuova elezione fosse approvata dallo stesso Ildebrando in accordo con la maggioranza dei cardinali.

Questa raccomandazione fu lungimirante e produsse una svolta storica nella elezione dei futuri Pontefici.

Il cardinale Ildebrando constatando che nel frattempo era stato eletto Benedetto X, fermatosi a Firenze indirizzò ai romani una lettera sulle conseguenze del grave scisma che si era aperto e ottenne da essi la più illuminata facoltà nel concilio di Siena, nel quale fece eleggere quale legittimo Pontefice, Gerardo, Vescovo di Firenze, che assunse il nome di Niccolò II.

A quel punto Benedetto X si arrende, gettandosi ai piedi di Niccolò, confessa i suoi errori chiedendo l'assoluzione.

Il cardinale Ildebrando davanti al sinodo lateranese dell'aprile 1060, davanti a tutti i cardinali ed allo stesso Pontefice, lo degrada spogliandolo delle vesti sacerdotali, scomunicandolo. Da questo momento Benedetto, vive in penitenza e mortificazione nell'ospizio di Sant'Agnese per molti anni.

Gregorio VII (1073  +1085) - che era il cardinale Ildebrando -  che lo aveva appunto scomunicato davanti a Niccolò II, lo riaccolse poi nella comunione della Chiesa, ricevendolo in Santa Maria Maggiore.

 

Va annotato che alcuni atti compiuti  da Benedetto X sono tenuti validi, anche se non rientra in molte liste degli elenchi papali, ebbe poi un’importante funzione maieutica, perché il suo pontificato determinò la scelta, che poi si sarebbe rivelata definitiva, di riservare l’elezione pontificia ai cardinali: «Il suo pontificato […] fornì l’occasione per il decreto sull’elezione pontificia del 1059, tramite il quale il gruppo dei riformatori si assicurò una decisiva influenza sull’elezione stessa e si preoccupò soprattutto di decretare legittima l’elezione di Niccolò II, compiuta in maniera che ben difficilmente poteva considerarsi canonica secondo le regole che erano in uso in precedenza» (Dizionario storico del papato I, 161).

 

Quasi a risarcimento postumo, l’ordinale dei papi Benedetto tiene conto di Benedetto X anche se, come potete vedere, non c'è una foto ufficiale. Infatti il papa che dopo due secoli e mezzo avrebbe ripreso quel nome è da tutti ricordato come Benedetto XI.

 

* Benedetto XI (1303  +1304), Niccolò Boccasino,  è il primo Papa dell'Ordine dei Predicatori, e pure Generale dei domenicani, ad essere eletto (1)

La sua storia si intreccia con quella di Bonifacio VIII, suo predecessore, e il famoso "schiaffo di Anagni", con tutta la questione di Filippo il Bello, che vi abbiamo narrato qui.

Nato nel 1240 a Treviso, e vestite le Bianche Lane domenicane a soli quindici anni, il Boccasino si distinse subito per la sua profonda vocazione sacerdotale, animo virtuoso ed equilibrato, uomo di profonda mitezza, intelligente e diplomatico tanto che, Bonifacio VIII lo volle premiare cardinale e lo inviò come suo delegato di fiducia in Ungheria nel 1298, e ancora in altri Paesi per svolgere incontri diplomatici.

Non abbiamo bisogno di consultare schedari ed altro a riguardo di alcune tappe di Niccolò, perchè lui stesso mise per iscritto questa testimonianza: " A quattordici anni entrai nell'Ordine; vi studiai altri quattordici anni, per altri quattordici esercitai l'ufficio di Lettore (cioè insegnante), e ne trascorsi altri quattordici nelle cariche dell'Ordine, prima di essere eletto Maestro Generale..."

Quando a Treviso il futuro Papa vestiva le Bianche Lane domenicane, cioè nel 1254, pensate che san Tommaso d'Aquino aveva iniziato a Parigi la sua gloriosa carriera di insegnante e si preparava al magistero; effettivamente l'ordine di san Domenico era all'apogeo del suo splendore...

E' vero che la "carriera" di Niccolò fu tutta in salita, ma da non confondersi con gli agi e gli allori come si penserebbe oggi quando si dice "ha fatto carriera", Niccolò infatti non solo non era un ambizioso, ma non era neppure un tipo accomodante, inoltre egli vedeva questo salire come la salita del Calvario e si diceva spesso curioso di sapere fino a che punto il Signore lo avesse portato sul Golgota, e pregava la Vergine Maria di non farlo mai deviare da tal percorso e che, giunti al fine della vita, ai piedi della Croce, lo avesse aiutato ad affrontare qualsiasi sacrificio definitivo che il Signore gli avesse chiesto.

 

Ed ecco un bell'aneddoto.

 

Sulla pia Bernarda, la mamma di Benedetto XI, si racconta di un episodio che la tradizione ha voluto conservare nel tempo legato alla elezione del figlio Niccolò a Sommo Pontefice.

Dalla nativa Treviso sarebbe giunta a Perugia per riabbracciare almeno un ultima volta il figlio e vederlo in tanta gloria. Era giunta in città con poveri vesti di popolana. Ma prima di introdurla dal Pontefice, i cortigiani la convinsero, nonostante ne fosse contrariata, di vestirsi con abiti sfarzosi e principeschi che si addicevano, secondo loro, alla mamma di un Papa.

Benedetto XI appena la vide entrare imbarazzata sotto quelle vesti che non le si addicevano affatto, si mostrò dispiaciuto e tanto contrariato da non volerla ricevere.

La mamma soffrì molto ma comprese di aver sbagliato, rivestì i suoi abiti di popolana e appena il figliuolo la vide, gli andò incontro abbracciandola con infinita dolcezza davanti a tutta la corte.

 

Quando Bonifacio VIII gli conferirà il cardinalato, il Boccasino nell'atto di prostrarsi dinnanzi al venerando Pontefice, non potè fare a meno di chiedere commosso: "Beatissimo Padre, perchè avete posto sulle mie povere spalle un fardello così pesante?", e il Papa gli rispose: " Non preoccupatevi, questo ve lo impongo io, ma il Signore stesso ve ne imporrà un altro ancor più pesante, fatevi trovare pronto..."

 

E profezia fu!

 

Fra Niccolò Boccasino, nono Maestro Generale dell'Ordine di san Domenico, sarebbe diventato così successore di Bonifacio VIII. A lui, umile frate domenicano, attendeva la sorte miseranda del Pontificato Romano.

Per due lunghi e dolorosissimi giorni egli dovette assistere impotente ed inorridito alla prigionia di Bonifacio ingiustamente calunniato, e nel suo palazzo fra insulti e scherni dei suoi feroci e volgari nemici.

Non è un caso che il così detto "secolo d'oro" dell'Occidente cristiano, si eclissava sotto gli occhi di un umile frate innalzato a tanto ruolo, in una atmosfera di vera e triste tragedia.

Il Beato Benedetto XI avrà così come missione quella di lanciare al mondo il grido di dolore e di esecrazione per tanto delitto, che egli definirà: "un'infame scelleragine, e una scellerata infamia".

Il suo programma di governo, dunque, aveva come fondamento la pace e l'unità nella Chiesa tanto che riabilitò i Colonna togliendo loro le scomuniche passate, restituendo loro i diritti civili, ma non reintegrò i due ex cardinali Colonna colpevoli di troppa cattiveria reproba e non volle reintegrare neppure Sciarra, reo dello schiaffo a Bonifacio VIII e del cui gesto egli stesso fu, appunto, testimone oculare - vedi qui -

 

Anche verso Filippo il Bello cercò la pace e con un atto generoso scrisse una lettera "per evitare scandali e perché era necessario moderare un poco il rigore nell'interesse della moltitudine", e con tale gesto il 2 aprile 1034, assolveva Filippo il Bello e tutta la Francia dalle censure del suo Predecessore.

Ma questa clemenza non doveva offuscare il senso della giustizia e perciò, Benedetto XI, il 7 giugno dello stesso anno pubblicava in una Bolla - Flagitiosum scelus - la scomunica personale contro quindici caporioni della impresa di Anagni. Una Bolla dai toni severi ma anche ispirati, di dura condanna e riprovazione, ecco un passo: "Essi hanno commesso questi delitti pubblicamente e sotto i nostri occhi: delitti di lesa maestà, di ribellione, di sacrilegio, di fellonia, di latrocinio, di rapina; il solo pensarvi mette orrore... Qual santuario sarà rispettato dopo essere stato violato il Pontefice di Roma? Oh, malvagità inaudita! Miserabile Anagni, che hai lasciato commettere simili cose entro le tue mura! Che la rugiada e la pioggia non cadan più sopra di te, che ti caschin sopra alte montagne, perché l'eroe è caduto; quegli che aveva sì gran potere è stato abbattuto sotto i tuoi occhi e non vi ti sei opposta...."

 

Il lupo perde il pelo ma non il vizio, e così Filippo il Bello, per nulla convertito, manda ipocritamente a Roma due suoi ambasciatori con il compito di "ungere" il Pontefice, nella speranza di attirarlo dalla sua parte e far condannare Bonifacio VIII. Ma Filippo evidentemente non conosceva la preparazione veramente cristiana del Papa. Benedetto XI infatti rispose al re di Francia che non era necessaria alcuna piaggeria e che lui stesso in persona gli aveva dato prova del suo affetto paterno coll'averlo assolto dalla scomunica, prima ancora di averglielo chiesto, e che come Pontefice lo riteneva una pecorella illustre, nobile, distinta, ma anche pecorella traviata e smarrita di cuore. Per tutta risposta Filippo il Bello ancora insisteva che si facesse un concilio per condannare Bonifacio, ma Benedetto XI non rispose più alle provocazioni del re superbo e presuntuoso.

 

Man mano che andremo avanti nella storia dei Papi troveremo, naturalmente molto più materiale.

Di Benedetto XI sono tramandate le virtù amabili che gli avvalsero da subito una venerazione da parte dei fedeli che lo hanno da sempre definito un vero "beato". La scienza è per lui un tutt'uno con la santità della vita, insisteva molto sulla coerenza di una vita cristiana: scrisse Sermoni e Commentari su parte del Vangelo di Matteo e i Salmi, sul Libro di Giobbe e sull'Apocalisse.

Benedetto XI, anche sotto altri aspetti, si presenta a noi come l'antitesi perfetta del suo grande confratello Tommaso d'Aquino.

Tra gli atti del suo breve pontificato, c'è il decreto che fa obbligo a ogni cristiano di confessarsi almeno una volta all'anno.

 

Poichè le turbolenze a Roma non si erano affatto placate, il Papa dovette spostarsi prima a Montefiascone, a Viterbo e poi a Perugia dove svolse una intensa attività di governo ricevendo gli ambasciatori di Giovanni II re di Aragona, i quali professavano di riconoscere come feudi pontifici i regni di Sardegna e di Corsica, concessi dalla Santa Sede agli Aragonesi nel 1207. Altrettanto fecero gli ambasciatori di Federico re di Sicilia.

Con sorpresa e vero profondo dolore, un mese dopo la pubblicazione della Bolla sopra citata, Benedetto XI moriva a Perugia a 64 anni di età.

 

La serietà di un tracciato storico è propensa nel ritenere che Benedetto XI fu avvelenato.

Papa Giovanni XXII nel 1319 ordinava all'arcivescovo di Tolosa con altri due vescovi, di istituire un processo contro il francescano Bernardo Deliziosi, indiziato quale strumento della morte del Papa. Il Deliziosi fu condannato al carcere perpetuo ed espulso dall'Ordine francescano, tuttavia le circostanze di questa morte sono rimaste irrisolte.

 

Da quel momento i Papi che gli succedettero si rassegnarono a dimorare in Avignone, rendendosi più o meno consenzienti , strumenti compromessi alla politica francese.

Rileggendo la storia è assai probabile che tutta questa situazione doveva purtroppo preparare lo Scisma d'Occidente, e con esso accelerare la corruzione dei costumi nel clero e nel popolo, arrivare così anche al Protestantesimo e alle sue tristi conseguenze.

Secondo alcuni studiosi e dello stesso Cesare Cantù, si può affermare che l'Ordine Domenicano ebbe il compito provvidenziale di ritardare di tre secoli il dilagare dell'eresia in Europa, il che non ci sembra poca cosa.

Ma se Benedetto XI avesse avuto la possibilità di governare la Chiesa per quei "quattordici anni", qualcuno azzarda l'ipotesi che il Protestantesimo non avrebbe avuto il successo che ebbe.

Ma la storia non si fa con i sé e con i ma, ogni supposizione è inutile, del resto leggendo la storia non è un caso che un'altra grande figlia dell'Ordine Guzmano, Santa Caterina da Siena, ebbe il compito di riportare il Papato a Roma, sua Sede naturale e divina, quasi a voler chiudere un contenzioso che Benedetto XI non riuscì a chiudere, o che forse non gli permisero di chiudere.

Non ci resta che adorare l'arcano Consiglio di Dio, la sublime Divina Provvidenza, che per i peccati degli uomini non volle concedere al mondo il protrarsi del governo di un Pontefice così umile, beato e santo.

 

L'epigrafe sepolcrale di Benedetto XI, chiesa di San Domenico, Perugia, così commemora Benedetto XI

 

"Quanto è degno di lode, quanto dolcemente è da venerare questo inclito padre. Già semplice frate dell’Ordine di san Domenico, che fu solerte amico di Cristo, insegnò con onore, anzi fu ritenuto il primo dei dottori. Poi fu fatto maestro generale dei frati. Uomo di tanta dottrina, divenne poi cardinale di Sabina, e con gioia gli danno il titolo le due sedi di Ostia e di Velletri. Fu gioiello di sapienza come legato in Ungheria.

Divenne quindi pater patrum, signore del mondo, gloria dei frati. Fu detto a ragione, di nome e di fatto, Benedetto. Nacque a Treviso e qui a Perugia venne nel primo anno di pontificato; governò con giustizia ogni cosa a lui sottoposta; nel nono mese fu atterrato dalla spada della morte. I miracoli rendono santo quest’uomo così grande, che a coloro che ne sono degni dispensa aiuti di grazia con segni innumerevoli. Tu che leggi tieni a mente: correva l’anno milletrecentoquattro, quando quest’uomo mite se ne dipartì. Ciò avvenne nel sesto giorno di luglio".

 






[Modificato da Caterina63 25/10/2014 11:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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