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NOMEN OMEN BREVE STORIA DEI 16 PAPI COL NOME BENEDETTO

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2014 13:25
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25/10/2014 13:19
 
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"Al momento, la Chiesa e noi tutti ci troviamo ancora tra i due campi gravitazionali. Ma da quando Cristo è risorto, la gravitazione dell’amore è più forte di quella dell’odio; la forza di gravità della vita è più forte di quella della morte. Non è forse questa veramente la situazione della Chiesa di tutti i tempi, la situazione nostra? Sempre c’è l’impressione che essa debba affondare, e sempre è già salvata. San Paolo ha illustrato questa situazione con le parole: “Siamo … come moribondi, e invece viviamo”, (2Cor 6, 9). La mano salvifica del Signore ci sorregge, e così possiamo cantare già ora il canto dei salvati, il canto nuovo dei risorti: alleluia! Amen" (1)

Dopo aver esposto succintamente e, ce lo auguriamo, in modo interessante tutta la serie dei Papi che hanno portato il nome di Benedetto (vedi prima partequi la seconda parte), veniamo all'amato Benedetto XVI (2005 -2013 per rinuncia non al Papato ma al Ministero, un atto complesso ma reale), grazie a Dio in questo momento vivente e, per noi, il più grande Dottore che la Chiesa della nostra epoca moderna abbia avuto.

"...Lasciamo spazio allo Spirito Santo", così come diceva proprio l'allora cardinale Ratzinger nel commento al Trittico alla Sistina di Giovanni Paolo II:

 " Dagli occhi interiori del Papa emerge nuovamente il ricordo dei Conclave dell’agosto e dell’ottobre 1978. Poiché anch’io ero presente, so bene come eravamo esposti a quelle immagini nelle ore della grande decisione, come esse ci interpellavano; come insinuavano nella nostra anima la grandezza della responsabilità. Il Papa parla ai Cardinali del futuro Conclave "dopo la mia morte" e dice che a loro parli la visione di Michelangelo. La parola Con-clave gli impone il pensiero delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a Pietro. Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni. Si ricordano così le parole di Gesù, il "guai" che ha rivolto ai dottori della legge: "avete tolto la chiave della scienza" (Lc 11, 52). Non togliere la chiave, ma usarla per aprire affinché si possa entrare per la porta: a questo esorta Michelangelo".

Nel 2005 quelle Chiavi furono messe nelle mani che la Provvidenza aveva forgiate, preparate per tanti anni, le mani di Joseph Ratzinger.

Che non tutto il Collegio cardinalizio fosse d'accordo è comprensibile se pensiamo, per esempio, alle famosi e tuonanti parole all'ultima Via Crucis del Venerdì Santo (2), o come l'Omelia alla Messa Pro eligendo Pontifice, con le quali Ratzinger era come se avesse voluto consegnare un monito alla Chiesa, come il testamento di un profeta non certo di "sventura", quanto piuttosto in qualità propria di "sentinella" come appunto si riporta in questo passo biblico:

" Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella.....Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato....» (Ezech.3,16-21).

Un monito come saluto, per poi ritirarsi nella contemplazione dei testi sacri e patristici, come aveva più volte detto quasi esplicitamente.. ritirarsi sulla scia del suo amato San Benedetto, Padre del monachesimo occidentale e Patrono d'Europa.

Ma le vie della Provvidenza erano davvero diverse dalle sue in questo senso, e ha chiamato lui "l'umile  e semplice lavoratore nella vigna del Signore; uno strumento insufficiente", come si è definito nel breve saluto all'urbe e all'orbe, appena venne eletto alla successione Petrina (3). 

 

La componente umana ha sempre giocato il suo ruolo umano da quando, Duemila anni orsono, il Signore Iddio scelse l'umile Ancella per realizzare il Suo Progetto di Salvezza e da Lei attese una risposta, amava sentire quel "Fiat" voluntas tua prima di cominciare l'opera.

Come ci insegnano i Padri della Chiesa, infatti, l'Incarnazione prodigiosa avvenne nel momento del fatidico "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto" e l'Angelo compiuta la sua missione, partì da Lei (cfr Lc.1,28-38).

Così, all'incirca, avviene in ogni Conclave: ogni volta è una "incarnazione", è un prodigio nonostante ci siano i calcoli umani, nonostante tutto... e non è un caso la promessa che il Signore Gesù fece solamente e singolarmente a Pietro: "E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli.. " (Mt.16,18-19) vedi qui.

Chiunque venga eletto, alla fine dei giochi umani, riceve una dignità unica (con la Grazia di Stato) perché è la Parola del Signore che conta alla fine, è la Sua fedeltà che impegna il Suo stesso progetto. Gli scandali dunque ci saranno sempre, sta a noi non essere lo scandalo (Mt. 18,7)!

Joseph Ratzinger viene eletto al quarto scrutinio. Ma quello che a molti di noi dall'esterno può essere sembrato una naturale continuità col suo Predecessore - come avrebbe dovuto essere visto il profondo legame fraterno, professionale, dottrinale che legava Giovanni Paolo II a Ratzinger e viceversa -, fu in realtà un percorso pieno di ostacoli e di insidie, di odio e di cattiveria nei suoi confronti, utili oggi per comprendere la sofferenza e la dura persecuzione vissute e sopportate dal mite Benedetto XVI.

Perchè questo è sempre stato ed è Benedetto XVI: "mite ed umile di cuore".

Ed è questa realtà che vogliamo portarvi in questo articolo.

Non possiamo non riscontrare un'altra immagine drammatica, quella biblica che ben delinea il Calvario di questo glorioso Pontificato:

"I suoi sacerdoti violano la mia legge, profanano le cose sante. Non fanno distinzione fra il sacro e il profano, non insegnano a distinguere fra puro e impuro, non osservano i miei sabati e io sono disonorato in mezzo a loro. I suoi capi in mezzo ad essa sono come lupi che dilaniano la preda, versano il sangue, fanno perire la gente per turpi guadagni". (Ezech. 22,26-27)

Non è il grido di un "profeta di sventura" ma il giusto lamento di chi vede le ingiustizie, vede la sporcizia nella Chiesa, vede i torti che si commettono proprio contro il Signore, e non tace, ma mette in guardia e ammonisce.

In questo breve e drammatico passo c'è tutto il sunto di questi otto anni di Pontificato benedettiano, momenti difficili e bui per la Chiesa nei quali era proprio la parola e i gesti liturgici di Benedetto XVI a portare speranza, luce, fiducia.

L'umile lavoratore nella vigna del Signore è da subito circondato da lupi affamati.

Del resto, come ben sappiamo, l'orso di San Corbiniano riportato nel suo stemma ci conduce passo passo all'interno di questa battaglia che, effettivamente, Ratzinger combatteva già da molti anni in qualità di Prefetto per la custodia della sana Dottrina (CdF).

Detta brevemente, la storia dell'orso, ci racconta di come san Corbiniano, durante il suo pellegrinaggio verso la Tomba dell'Apostolo Pietro, venne assalito da un orso che uccide il suo cavallo. A quel punto san Corbiniano , che forse si sarà ricordato pure del Salmo: "Il cavallo non giova per la vittoria, con tutta la sua forza non potrà salvare" (32,17), si mette a parlare con l'orso, lo rimprovera per il suo gesto e così lo addomestica facendosi portare sulle sue spalle fino a Roma.

Benedetto XVI è senza armi umane e senza supporti, si affida a questo racconto per spiegare come egli vede il suo Pontificato: come l'orso che si fa carico dei problemi che hanno oscurato la cristianità del nostro tempo.

Ci si ostina a dire che Benedetto XVI eliminò la tiara dal suo stemma pontificio.

Nulla di ciò è più falso. Che Egli abbia deciso di adottare la mitria portata come dono per il nuovo stemma, è tipico del suo carattere mite e mansueto, pronto ad accettare anche una imposizione che lo coglie, invece, a sorpresa, a fatto compiuto. Lo stemma pontificio del Papa infatti venne confezionato a sorpresa e portato al Papa come dono del cardinale Montezemolo.

Che piaccia o meno, non era nel carattere di Ratzinger respingere un dono. Prova ne è che sul famoso tronetto rosso usato nelle Messe, venne riportato lo stemma di Benedetto XVI con tanto di tiara e non solo lì, ma anche su alcune stole, non ha esitato ad alternare il suo stemma con la tiara a quello con la mitria, per non parlare dell'uso delle stole dei predecessori con tanto di stemma con tiara; ma anche in diversi piviali e perfino si tentò di riportarla sul tappeto domenicale dell'Angelus, ma la comparsa di quello stemma di una domenica di ottobre del 2010, bastò per scatenare gli sproloqui progressisti e così, da buon mansueto, Benedetto sia, fece sparire anche quel tappeto.

Questi piccoli episodi la dicono lunga su cosa Ratzinger dovette sopportare e subire.

Così come le falsi voci di firme prestigiose sulle sue scarpe rosse, mantelli, mozzette varie avvolte da migliaia di ermellini morti, non sono altro che quel continuo tam-tam diffamatorio atto a voler presentare un Pontefice schivo alla povertà, spendaccione, amante del lusso, persino vanitoso.

In verità lo stile di Benedetto XVI non è stato altro che decoroso e dignitoso al ruolo che ricopriva, sobrio dal punto di vista delle spese visto che per otto anni ha usato paramenti e stole dei suoi Predecessori, sobrio dal punto di vista degli oggetti visto che ha tirato fuori dal museo i vari troni dei suoi Predecessori. Lo stesso pastorale (ferula) non fu altro che un dono del Circolo di San Pietro, una usanza antica quella di donare al nuovo Pontefice la ferula e dopo che ebbe portato sia quella di Paolo VI sia quella di Pio IX. Mozzette con ermellini sintetici, altre semplicemente donate al Papa.  Dunque, dove stanno tutte queste "spese" per soddisfare la sua vanità?


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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