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NOMEN OMEN BREVE STORIA DEI 16 PAPI COL NOME BENEDETTO

Ultimo Aggiornamento: 25/10/2014 13:25
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25/10/2014 13:21
 
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Ma torniamo alle cose più serie.


Potremmo fare una cronologia dei fatti attraverso i quali a Benedetto XVI nulla è stato risparmiato in umiliazioni, attacchi ingiustificati atti a destabilizzare non solo il suo di Pontificato, ma proprio a voler attaccare il Primato petrino, finirlo di scardinare dopo i duri attacchi fatti a Paolo VI negli anni '70.


E come non dimenticare il vile tentativo di far passare la sua breve esperienza militare (obbligatoria e dalla quale si defilò disertando) con indosso una divisa della aviazione, scambiata volutamente e diabolicamente quale divisa delle SS? Ma se lo stesso interessato nel libro "La mia vita" spiega come sono andati i fatti, nessuno gli crede (4).


E come non ricordare il tentativo di rovesciare questo Trono Petrino quando in quel 12 settembre del 2006, all'università di Ragensburg, di proposito si vollero usare le parole del suo Discorso storpiandole, manipolandole, in modo da dare origine al "caso", ma anche qui invano? Anche in quella occasione si usarono i giornali, i Media quale voce della verità, ignorando volutamente e per giorni il testo ufficiale del Discorso.


Il 17 aprile del 2008 è la prima volta nella storia della Chiesa che un Pontefice incontra uomini e donne vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti cattolici.


Ben consapevole di tal piaga oramai purulenta, dopo che sotto il Pontificato precedente i Vescovi e cardinali l'avevano avuta vinta di far passare tutto sotto silenzio, Benedetto XVI decide di far emergere tutto il pus velenoso che si era addensato nella piaga e indice, non a caso, un Anno Sacerdotale (2009/2010) durante il quale le tenebre si accaniscono contro la Chiesa cercando di ottenere il suo più completo disfacimento, ma invano! (5)


E il 21 marzo 2010 così scriveva mons. Crepaldi:


"Il tentativo della stampa di coinvolgere Benedetto XVI nella questione pedofilia è solo il più recente tra i segni di avversione che tanti nutrono per il Papa."


Nella sua Lettera ai Vescovi del 2009, proprio per chiarire la questione della Tradizione nella Chiesa associata alla discussione alla FSSPX, il Pontefice Benedetto XVI ha detto:


"Ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel  corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive".


Per la prima volta nella storia della Chiesa un Papa è costretto a dover scrivere una Lettera ai Vescovi per spiegare la purezza dei suoi gesti, ma non può tacere davanti alla mala fede e perciò scrive questo passo davvero doloroso:


" Ma ora domando: Era ed è veramente sbagliato andare anche in questo caso incontro al fratello che "ha qualche cosa contro di te" (cfr Mt 5, 23s) e cercare la riconciliazione? (...) Può essere totalmente errato l’impegnarsi per lo scioglimento di irrigidimenti e di restringimenti, così da far spazio a ciò che vi è di positivo e di ricuperabile per l’insieme? Io stesso ho visto, negli anni dopo il 1988, come mediante il ritorno di comunità prima separate da Roma sia cambiato il loro clima interno; come il ritorno nella grande ed ampia Chiesa comune abbia fatto superare posizioni unilaterali e sciolto irrigidimenti così che poi ne sono emerse forze positive per l’insieme. (...) A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo...."


Tolleranze al Papa? zero!


O meglio, specifichiamo: tolleranza a Benedetto XVI? assolutamente no! Questo Papa deve essere annientato! Deve essere eliminato! E a dirlo non siamo solo noi.


Non possiamo che rispondere con l'articolo del teologo domenicano Padre Giovanni Cavalcoli O.P. su Riscossa Cristiana, già da noi più volte, e a buona ragione citato, dove dice:


" Se dunque nei primi anni del postconcilio avevamo per lo più soltanto teologi rahneriani colpevolmente tollerati dai loro vescovi, adesso abbiamo vescovi rahneriani, che sono gli antichi seminaristi di un tempo formati da insegnanti rahneriani. Una situazione incancrenita e pericolosissima. Rahner è diventato un “classico” quasi fosse un Padre della Chiesa o un nuovo S.Tommaso d’Aquino. (..)


Il potere di questi prelati, essendo immediatamente e spazialmente vicino, conta più di quello del Papa, è più temibile di questo.


Disobbedire al Papa in molti ambienti non porta a nessuna conseguenza, anzi si ottiene successo e si passa per moderni ed avanzati, ma disobbedire ai prelati modernisti si paga caro e può compromettere o bloccare la stessa carriera o attività ecclesiastica o sacerdotale, per quanto si possa essere teologi o docenti stimati e di lunga esperienza.


In tal modo il Papato con i pochi collaboratori fedeli che gli restano tra i vescovi e tutti i buoni cattolici, è una specie di stato maggiore di un esercito dove però l’esercito si è costituito capi per conto suo, i quali non seguono affatto le direttive dello stato maggiore, ma vanno per conto proprio con una loro politica ecclesiastica, una loro teologia ed una loro pastorale che non riflette la vera concezione cattolica, ma quella concezione ereticale di cui sopra.


E i Papato ha le mani legate, non può far quasi nulla dal punto di vista del governo, del controllo della dottrina e delle nomine ecclesiastiche.


Queste ultime sono per lo più imposte od ottenute con raggiri dai modernisti, sicchè il Papa deve, come si suol dire, “far buon viso a cattivo gioco”, si trova ad avere a che fare con “collaboratori” finti o di facciata che non sono affatto  copertamente o scopertamente  veri collaboratori, ma che gli remano contro se non in modo plateale e sfacciato, certo comunque in modo reale e come un tarlo che corrode ogni giorno il sistema del Papato.


Il Papa è così sottoposto ad uno stillicidio quotidiano, ad una vita logorante difficilmente sopportabile,  se non fosse che abbiamo avuto in questi decenni Papi santi che hanno saputo offrire la loro vita per la Chiesa in unione con la croce di Cristo. Con tutto ciò è chiaro che il Papa ha i suoi buoni collaboratori, presenti grazie a Dio in tutti i settori della Chiesa in tutto il mondo, ma in scarsissimo numero, e tutto quello che possono fare, oltre a soffrire insieme col Vicario di Cristo, è la proclamazione della sana dottrina, peraltro sistematicamente ed immediatamente criticata, fraintesa, derisa e contestata dai potenti mezzi propagandistici dei modernisti.


 E’ possibile dunque sapere, in linea di principio, che cosa pensa il Magistero, ma è assai difficile metterlo in pratica a causa degli ostacoli, delle minacce, delle seduzioni e delle persecuzioni provenienti dal potere modernista.


Questa situazione di debolezza e di impotenza sorge col papato di Paolo VI e si protrae sino ai nostri giorni. Essa certamente è all’origine delle dimissioni di Benedetto XVI.


Il Papato con Paolo VI non è più Cristo che guida le folle, che compie prodigi, che corregge i discepoli, che caccia i demòni, che minaccia farisei, sommi sacerdoti e dottori della legge, ma è Cristo sofferente, “crocifisso e abbandonato”, inascoltato, disobbedito, contestato, beffato, emarginato, angosciato..."


 





Perdonate la lunga citazione, ma indispensabile per comprendere questi 8 anni di calvario di Benedetto XVI, perché parliamo appunto di Calvario, descritto da una firma assai più prestigiosa della nostra.


Come ha reagito il popolo?


Si diceva, appena eletto, che avrebbe svuotato le piazze riempite dall'atletico predecessore, ma sono rimasti delusi, le piazze hanno continuato a riempirsi, basta vedere le foto delle Benedizioni Urbi et Orbi o degli incontri particolari nella Piazza, o alle Udienze per le quali doveva farle spesso sia in Basilica quanto nell'aula Paolo VI. Qualcuno piuttosto ha ragionevolmente detto: "se Giovanni Paolo II seppe riempire le piazze, dopo aver tolto i giovani dalle piazze delle ideologie, Benedetto XVI aveva riportato questi giovani nelle Chiese perchè, dopo la ricreazione di piazza, seppe riorganizzare gli incontri di Culto a Dio".


Ed è vero! Benedetto XVI volle che la serata conclusiva delle GmG, prima della grande Messa della domenica conclusiva, i giovani si raccogliessero per l'Adorazione Eucaristica. Sembrava di essere ritornati ai grandi ed immensi incontri Eucaristici internazionali, quando erano presieduti spesso dall'allora Segretario di Stato Pacelli divenuto poi Pontefice, il Venerabile Pio XII.


Un milione di giovani, nella GmG in Spagna, nonostante un improvvisa tempesta che non fece allontanare neppure il Papa. Dopo, un silenzio adorante scese su tutto il campo, tutti in ginocchio con il Pastore davanti all'Ostia Santa, al Mistero dei misteri, al Dio vivo  vero celato sotto i veli dell'Ostia radiosa, come dice il celebre inno eucaristico.


I giovani e meno giovani hanno davvero voluto bene a Benedetto XVI, chi lo ha osteggiato e forse anche odiato, sono stati i Media e non poche voci interne alla Chiesa.


La campagna diffamatoria è stata lanciata fin da quando Benedetto XVI è stato chiamato sul Soglio Petrino. Questo Papa, seppur circondato da molti fedeli sinceri, ha ricevuto la stessa sorte del Maestro e Signore. Basta ricordare la scena al Pretorio: la folla, la menzogna (Barabba) e la Verità (Gesù e il Suo Vicario in terra), "Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!» (Mt.27,21); la folla voleva che venisse liberata la menzogna e crocefissa la Verità, la voce di chi gridava a favore della Verità veniva soppressa dalle urla del male, ma anche da gente che durante gli anni di vita pubblica Gesù aveva in un certo modo beneficiato.


 Così è la vita del Vicario di Cristo in terra, aspettarsi la gloria e gli osanna sarebbe sbagliato, questi osanna durarono solo un giorno, all'ingresso a Gerusalemme, dopo tre giorni la stessa folla che lo aveva salutato ora lo insultava e lo calunniava, voleva vederlo crocefisso.


Del resto vale il detto del Maestro: "se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Gv.12.24)


Arriviamo al 2010 e la Sapienza, tra le più antiche Università di Roma fondata niente meno che per volontà di papa Bonifacio VIII, il 20 aprile 1303 con la bolla pontificia "In suprema praeminentia dignitatis", lo "Studium Urbis", prima invita Benedetto XVI per una Lectio in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Accademico, poi a causa di alcuni gruppi oppositori rigetta l'invito.


 Inaudito! La campagna mediatica si scatena.


Per Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, le contestazioni alla visita di papa Benedetto XVI rischiano di rendere La Sapienza ''più povera'' e vogliono costruire un nuovo ''muro di Berlino'' tra cultura laica e religione.


Scatta la solidarietà, gli scandali, dice il Signore, sono necessari (Mt.18,7) e gli studenti cattolici - favorevoli alla visita del Santo Padre - rispondono alla contestazione dei collettivi con una veglia di preghiera. Qui l'allocuzione che il Papa avrebbe tenuto a La Sapienza. All'angelus il popolo si riunisce attorno al suo Pastore, la solidarietà dilaga, in piazza scendono anche i non cattolici, gli atei, quanti pur non credenti sanno che è accaduto un fatto intollerante, ingiusto.


Ed altri attacchi ancora, dall'interno della Chiesa contro il Magistero di Benedetto XVI tanto da dare l'impressione, come spiegherà mons. Crepaldi, arcivescovo di Trieste, di avere un "magistero parallelo".


Queste le sue parole, del 10 marzo 2010, che vale la pena di meditare:


"Non era forse mai accaduto che la Chiesa fosse attaccata in questo modo. Alle persecuzioni nei confronti di tanti cristiani, crocefissi in senso letterale in varie parti del mondo, ai molteplici tentativi per sradicare il cristianesimo nelle società un tempo cristiane con una violenza devastatrice sul piano legislativo, educativo e del costume che non può trovare spiegazioni nel normale buon senso si aggiunge ormai da tempo un accanimento contro questo Papa, la cui grandezza provvidenziale è davanti agli occhi di tutti.


A questi attacchi fanno tristemente eco quanti non ascoltano il Papa, anche tra ecclesiastici, professori di teologia nei seminari, sacerdoti e laici. 


Quanti non accusano apertamente il Pontefice, ma mettono la sordina ai suoi insegnamenti, non leggono i documenti del suo magistero, scrivono e parlano sostenendo esattamente il contrario di quanto egli dice, danno vita ad iniziative pastorali e culturali, per esempio sul terreno delle bioetica oppure del dialogo ecumenico, in aperta divergenza con quanto egli insegna. Il fenomeno è molto grave in quanto anche molto diffuso.


Benedetto XVI ha dato degli insegnamenti sul Vaticano II che moltissimi cattolici apertamente contrastano, promuovendo forme di contro-formazione e di sistematico magistero parallelo guidati da molti “antipapi”; ha dato degli insegnamenti sui “valori non negoziabili” che moltissimi cattolici minimizzano o reinterpretano e questo avviene anche da parte di teologi e commentatori di fama ospitati sulla stampa cattolica oltre che in quella laica; ha dato degli insegnamenti sul primato della fede apostolica nella lettura sapienziale degli avvenimenti e moltissimi continuano a parlare di primato della situazione, o della prassi o dei dati delle scienze umane; ha dato degli insegnamenti sulla coscienza o sulla dittatura del relativismo ma moltissimi antepongono la democrazia o la Costituzione al Vangelo.


Per molti la Dominus Iesus, la Nota sui cattolici in politica del 2002, il discorso di Regensburg del 2006, la Caritas in veritate è come se non fossero mai state scritte.


La situazione è grave, perché questa divaricazione tra i fedeli che ascoltano il Papa e quelli che non lo ascoltano si diffonde ovunque, fino ai settimanali diocesani e agli Istituti di scienze religiose e anima due pastorali molto diverse tra loroche non si comprendono ormai quasi più, come se fossero espressione di due Chiese diverse procurando incertezza e smarrimento in molti fedeli.


In questi momenti molto difficili, il nostro Osservatorio si sente di esprimere la nostra filiale vicinanza a Benedetto XVI. Preghiamo per lui e restiamo fedelmente al suo seguito".


Tutti sapevano chi era Ratzinger, ma molti ne avevano una immagine distorta. Con pazienza e preparando il terreno attraverso catechesi e discorsi, Benedetto XVI cominciò ad avviare una grande Riforma nella Chiesa a partire dalla Liturgia, e questa fu giudicata come un attacco alla propria e personale creatività da parte di molti. Qualcuno scriveva "la ricreazione è finita!"


In verità Ratzinger non ha imposto nulla e forse questa "troppa grazia" è stata mal digerita dai gruppi detti tradizionalisti, mentre dall'altra parte progressista si avvertiva per loro il pericolo, resa invalida la Riforma.


Benedetto XVI comincia a riformare la Messa del Pontefice fino ad allora ridotta davvero all'osso con gli altari spogliati completamente di tutto.


Una Sposa denudata, ridotta a stracci, per altro costosissimi, di casule ridicole indegne pure per il mago Otelma: colorate, rasate, e non giudichiamo l'arte, ma il sacramentalmente ridicole come le casule imposte a Benedetto XVI in visita apostolica in Austria.


Finalmente dal primo ottobre 2007 le cose cambiano, arriva mons. Guido Marini nominato Maestro delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice e gli effetti si vedono.


Perché spendere soldi? Ecco riaprire la Sacrestia dei Papi e rispolverare pianete, mitrie, stole e casule degne di un Pontefice, poi il dono di alcuni fedeli con seri piviali con tanto di stemma faranno il resto.


Non ci voleva tanto, ma solo la buona volontà.


"Pizzi e merletti" si va dicendo con ironia, odiosi orpelli che ritornano in uso, si accusa al Pontefice, dimenticando che stiamo parlando di un Sposa non di un oggetto, tale è la Liturgia che si celebra nella Chiesa: è la Sposa che parla, che si rivolge allo Sposo; è la Sposa che solleva il Calice della salvezza e con lo Sposo offrono al Padre il Suo Sacrificio perfetto; è la Sposa che invocando lo Spirito Santo manda sulle membra i suoi sette santi doni.


Certo che "pizzi e merletti" non servono, chi e che cosa potrebbe mai essere all'altezza di esprimere visibilmente quello che accade in una vera Liturgia Cattolica?


Questi "orpelli" sono solo un segno che esprime, solamente sfiorandola, la Bellezza che viviamo e di cui tanto parliamo, la vera Bellezza che salva, ogni indumento ha il suo significato biblico.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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