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Se la Messa è noiosa la colpa è nostra clicca qui per approfondire

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2018 13:40
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07/10/2015 19:34
 
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  IL BELLISSIMO RITORNO DI ANTONIO MASTINO SU PAPALEPAPALE.COM

SONO TORNATO A MESSA

le-porte-della-chiesa-in-cui-sono-riuniti-tutti-i-protagonisti-di-lost-si-aprono-e-christian-shepard-scompareA proposito. Sto intanto ritornando a rispettare il precetto festivo, presenziando, con uno spirito nuovo, alla divina liturgia domenicale. Non andavo a messa da tanto.

Ecco, di quest’ultimo dettaglio vorrei dirvi: è il mio personale “dito di Dio”.

Ieri sera, domenica, ho deciso di andare a messa nella parrocchia più vicina, qui a Roma, col proposito di replicare ogni domenica successiva. Ma vi dico la verità: mi pesava, pigrizia e noia preventive cercavano di dissuadermi in ogni modo. Mi spiego meglio: non era la messa in sé che mi disturbava, ma quello a cui è stata ridotta. Già sapevo cosa mi aspettava: audio a tutto volume da rompere i timpani; schitarrate; canzonacce stonate; le deliranti innumerevoli generalissime megalomani “preghiere dei fedeli” che non credi trovino in paradiso qualcuno disposto ad ascoltare senza sbadigliare e men che meno ad accondiscendere; prediche logorroiche e sconclusionate, purtroppo anche sgrammaticate opera del solito prete straniero di passaggio, mentre la gente chatta sull’IP; squallore generale; sfilza di letture lette da laici senza un minimo di espressione, dizione, devozione, a cantilena come si fa alle elementari col sussidiario tanto che alla fine non capisci e non segui più niente; gente tutta in piedi quando si fa la consacrazione a una velocità supersonica sicché s’è fatto tardi dopo mezzora di predica. Insomma, le solite robe che sapete e infastidiscono voi pure.

Mi sono detto: «Signore, io a messa ci vado, ma non credere mi diverta e ne sia particolarmente edificato, lo faccio giusto per riguardo a te, avendoti dato la parola, ma per me resta un atto penitenziale». Con questo spirito, lento pede, mi sono recato per una volta puntuale in parrocchia: a Santa Maria Goretti. Un nome una garanzia, quella parrocchia!… ‘na volta e due che c’ero stato!… attacchi di bile ogni volta.

Appena ci sono entrato, ho pensato: “Tutto è rimasto tale e quale come l’avevo lasciato mesi fa: facciamoci coraggio!”. Poi ho pensato anche: “Per una volta sono in chiesa non per occuparmi del contesto e criticarlo, ma per me stesso e per Dio”.

Dio che sembra avermi proprio ascoltato questa volta, e m’ha dato il benvenuto con quella sua solita malcelata, raffinata, un po’ tagliente ironia che gli conosco.

Inizio della messa. Ok, c’era la chitarra e una voce un po’ stridula e troppo alta che cantava. Ma in aggiunta, stavolta, c’era anche l’organo: il risultato finale non era male e un che di solenne, per la prima volta, s’è diffuso in quel disadorno tempio. La gente non è tanta come le altre volte, è di meno: c’era una partita importante. In cambio, molti sono asiatici e latinoamericani.

Il prete è spagnoleggiante, dall’italiano incerto, è giovane e barbuto, ma sembra un buon prete, molto mite.

Questo mi colpisce, ed è la seconda sensazione strana: quelle solite preghiere liturgiche dell’introito, le stesse che ormai straccamente recitiamo mnemonicamente senza rifletterle e averlo mai fatto, stavolta io – ma ho la sensazione anche tutt’intorno – le recito gustandone ogni singola parola, e mi paiono bellissime, e lo faccio con una strana, gioiosa commozione, un singulto a ogni frase quasi. E tutto ciò mi meraviglia: le sento, le vivo. Ecco, in questo senso si “partecipa” alla liturgia, mi dico. Non mi sfibrano come le altre volte: ecco, mi dico, l’ironia di Dio, forse. O forse, mi dico, è perché per la prima volta sto partecipando “con un cuore nuovo”. Molte volte, in questi ultimi tempi, avevo domandato a Dio di strapparmi il cuore “di pietra” e di trapiantarmi un “cuore nuovo”: di carne.

SINO A SPERARE CONTRO OGNI SPERANZA

311451_2563787264295_1575938301_nIniziano le letture dei fedeli, e ritorna l’ironia di Dio.

Prima lettura: una bella signora legge, e lo fa con una dizione perfetta, cinematografica e non mi sfugge nessuna parola, non mi distraggo. Una lettura fatta bene: un miracolo! Non finisce mica qui: un ragazzo esile si accosta all’ambone, e con le parole di Dio, inizia un canto biblico sublime. Che quasi mi ferisce dentro. Sono più attento e vivo che mai. Dio mi stava regalando momenti di bellezza, dopo essermi preventivamente lamentato dell’assenza di bellezza alla sua mensa: era il suo modo di ringraziarmi per aver accettato l’invito, da quel Dio gentile che è. E ironico.

Nel mentre, pensavo al Sinodo, a quel che si dice sui media, allo squallore che c’è fuori, agli scandali costruiti a tavolino, alla barca di Pietro sballottata grottescamente, senza rispetto sulle agenzie giornalistiche, come quel Cristo – ne vedo il suo volto, alle spalle del prete – ricoperto di ridicolo e sputi e beffe mentre il mondo lo processava avendo già deciso di condannarlo, lo vedo ridotto a una parodia di “re” con una corona di spine e un mantello rosso e buttato in pasto al pubblico ludibrio. Mentre «nessuno si è accorto che intorno a lui l’universo gli faceva infamia, e era una grande colata di sudore e amore», dirà di lui la poetessa pazza Alda Merini.

Ascolto con viva apprensione quella bella signora dalla bella dizione come mai s’era sentita dacché io ricordi. E mi pare il simbolo della chiarezza che Dio vuole stabilire in questo giorno fatale, su tale questione epocale, per la prima volta nella storia dell’uomo messa in dubbio, anzi negata con livore e saccenza: “Parola di Dio”, che ci parla ancora oggi, come agli ebrei del tempo, per bocca dei suoi oracoli, e dice:

Dopo che Dio aveva creato gli animali e lasciato all’uomo l’onere di dargli un nome, perché gli facessero compagnia, valutato che non ne ricavava grande aiuto…

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile» (…) Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

Eppure queste qui sono parole che per tutta la nostra vita abbiamo sentito, ma oggi, oggi in questo tempio, in un silenzio assordante, assumono una potenza nuova, inaudita, che sgomenta, come a sentirle la prima volta. Perché Dio stesso, con poche parole, inequivocabilmente, abolisce tutte le ideologie del mondo, che, oggi, proprio oggi, stanno assaltando la sua Chiesa, penetrandola con una caparbietà subdola e spaventosa, aggredendola da fuori e soprattutto da dentro, sicché o implode o esplode. Sembrano quasi scandalose queste parole di Dio stesso, oggi, capaci di sfidare il mondo e persino di vincerlo contro ogni speranza.

“Rendiamo grazie a Dio”, veramente! Stavolta la risposta riturale alla lettura non è stata meccanica: era sentita… “ti ringrazio… grazie per averlo detto: non siamo soli!”. Speriamo contro ogni speranza.

POSSA IO VEDERE I MIEI FIGLI E FIGLI DEI FIGLI

E quando sento cantare con grande potenza dal ragazzo esile all’ambone le parole di Dio nel salmo, sogno, sogno e agogno di essere premiato così come Dio promette a chi è fedele all’ordine delle cose da lui stabilito:

Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.

Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene.  

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa.

 (…) Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!

Mio Dio! C’è un’immagine più bella e desiderabile di questa? Sentite: “La tua sposa come vite feconda… i tuoi figli come virgulti d’ulivo”. E ti immagini i tuoi giovani forzuti figli venuti belli e forti intorno al tavolo di mezzogiorno dove c’è il tuo sudore che si è trasformato in loro nutrimento. Perché possano sperimentare essi stessi questa gioia e tu contemplare con orgoglio i figli dei tuoi figli. E questa bellezza struggente, virile e sensuale, cosa c’entra con le languidezze disgustose e flaccide che il mondo di questi giorni ci propone e vorrebbe imporre anche alla sposa di Cristo, la Chiesa, conciata come una femmina pubblica avanti negli anni e canzonata nella piazza del villaggio? La vite, la sposa, e i virgulti d’ulivo, i figli come benedizione di Dio, intorno alla mensa del padre loro: bellissimo! Cosa desiderare di più?

Bellissimo! Di una bellezza che fa vibrare d’improvviso tutte le vetrate della chiesa di Santa Maria Goretti, persino le mura sembrano scosse: mi pare di sentire fuori l’ira funesta del Demone devastato d’odio e d’invidia che s’abbatte sul santo edificio, vorrebbe all’istante irrompere con l’oscenità e la ribellione dei disperati in quel momento di sublime verità, profanandolo. Ma i vetri del tempio, ripieno di Spirito Santo come ossigeno nei polmoni, reggono ai colpi e non cedono, egli non vi irrompe. C’è una grande pace invece. E la mia commozione è sempre più grande: penso ai vetri e alle mura del Vaticano, e coltivo la stessa speranza. Anzi: in quel momento ci credo. Che almeno il Tempio di Pietro, laddove vigile dorme il suo sonno terreno l’Apostolo, sia preservato dall’attacco di Lucifero e delle sue legioni terrene e ultraterrene, dai suoi sacerdoti apostati.

COME ASCOLTARLO PER LA PRIMA VOLTA

Nulla di nuovo sotto il sole: la feroce propaganda laicista ha preso di mira da sempre la santità del matrimonio cristiano, ridicolizzandolo



Nulla di nuovo sotto il sole: la feroce propaganda laicista ha preso di mira da sempre la santità del matrimonio cristiano, ridicolizzandolo e volendolo svincolare.

Poi è il momento del Vangelo. Il sacerdote con grande umiltà e modestia si appresta a leggerlo, e lo senti anche tu che lui pure, mai quanto oggi, sta sentendo quanto legge, e pur con la sua sobrietà quelle parole lo riempiono di fervore, come le stesse leggendo e pronunciando per la prima volta: gli confermano per voce del Messia direttamente qual è la via, e così deve sentirsi meno solo anche lui in questo mondo e in questa Chiesa, adesso. Ed è come se anche noi per la prima volta ci accorgessimo tutti che veramente quella “parola del Signore” è di Gesù, che davvero ha detto così:

… alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie (…)

Gesù disse loro: «(…) dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».

A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».

Il silenzio è totale nell’edificio, per la prima volta non si sente tossire, non squillano cellulari, tutto resta immobile come sospeso: stanno davvero tutti ascoltando, e capisci che nello stesso momento, con un certo imbarazzo, paragonano automaticamente quelle parole di Lui, così chiare, con quante in libera uscita se ne sentono dalla televisione, da certi vescovi mondanizzati, sull’uomo e la donna, sul matrimonio, sul divorzio. “Ma davvero ha detto così Gesù!! Ma allora?…”, perché i suoi stessi sacerdoti lo smentiscono, lo censurano addirittura, lo liquidano con sufficienza? Che senso ha tutto questo? I loro pensieri meravigliati prendono quasi consistenza visibile librandosi nell’aria.

Le parole di Lui per mezzo del suo servo infatti assumono una inedita potenza, rombano nell’aria eppure… restano sommesse, ma implacabili, definitive, totali. Sento davvero la voce del Cristo, ne avverto la volontà immutabile, ma senza arroganza. E quasi mi viene da piangere. Di gioia.

PAROLA DEL SIGNORE, SCUSATE TANTO…

GiannelliIl prete si appresta a tenere la sua predica: ricorda a tutti che oggi si aprirà il sinodo sulla famiglia, e ripete le frasi forti di Dio: “uomo e donna… nessuno osi dividerli”. Lo fa con molto garbo, sommessamente, quasi a scusarsi, come  se…

…come si imbarazzasse di quanto sta scritto ed è il ribaltamento esatto del pensiero del mondo. O meglio: lo fa, si potrebbe dire, con un certo timore… paura ecco, paura del frastuono del mondo, della morte civile che è decretata per chi non si sdraia sulla linea, paura dello “scandalo”, tanto allo stato attuale risultano “eversive” quelle parole, e io stesso percepisco e probabilmente lui pure, il pericolo, il presentimento che qualcuno ormai ebbro degli inganni dello spirito del mondo qui e adesso tra l’assemblea dei fedeli balzi in piedi a ribellarsi, svillaneggiare il prete e gridare ai “tempi nuovi, nuova chiesa”, a respingere furioso le parole di Cristo stesso (del quale poco dopo si ciberà con indifferenza triturandolo tra i denti superbamente, ingoiando la sua condanna), quelle Sue parole che… che vuoi che siano rispetto a quelle dei tuttologi e degli opinionisti alla moda, laici e clericali, che imperano sui media, a cominciare da quelli cattolici ufficiali, compresi L’Avvenire e L’Osservatore che in questi giorni hanno persino inneggiato alle “moltitudini” di genti, come fosse l’esodo del popolo eletto, che domanderà di ripudiare moglie o marito… e tanti applausi: finalmente!, dicono ebbri di malignità… poter fornicare con la benedizione se non “di Dio”, della Chiesa. Satana si è vestito da prete, da vescovo e a tempo perso fa anche il giornalista “cattolico”.

Una cosa è certa: in questa domenica tutti hanno sentito con le loro orecchie, ora sanno inequivocabilmente qual è la volontà di Gesù. Da adesso in poi nessuno potrà congetturare: è il momento del libero arbitrio: o si sta con Lui o deliberatamente ci si mette contro di Lui. Lo stesso vale per il Sinodo. Benché molti vescovi si reputino immuni dalla volontà di Dio, ma non da quella di Scalfari.

GESÙ A BORDO CHE FA FINTA DI DORMIRE

1560719_264638083695729_1640643154_nMentre ascolto e penso tutto questo,guardo le volte di questa mia chiesa di quartiere, che non ho mai amato e mai ho sentito come casa mia: ma stavolta no, mi sento in famiglia, le guardo queste volte, e mi sono infinitamente care. Sembrano le volte della pancia di una grande nave, perduta in mezzo all’oceano in tempesta.

E mi sento sulla barca di Pietro con Gesù a bordo che fa finta di dormire. E il mio panico si placa e muta in risata quando il Messia apre un occhio, mi squadra e dice, a bassa voce: “Non temere: ci sto qua io non vedi? Scciii… zitto, zitto… vediamo che fanno gli altri, e Pietro. Tu fa finta di niente”.

Nonostante tutto, mi sono detto, questa barca qui, sola nel mare magno della mondanità perduta, minacciata dai flutti e dalle falle, tormentata e sbatacchiata dalle tempeste, frenata e respinta da tutti i venti contrari, questa barca qui dentro la quale stasera ci sono anche io di nuovo, non solo non affonderà, ma continuerà ad andare, e finché la barca va… Tanto dopo la tempesta viene sempre il sereno.

Piccolo gregge, piccola Chiesa che, nonostante tutto, nonostante quel che dice la gente, percossa, ridicolizzata, svergognata e anche martirizzata ogni giorno di più come sei, continui a vivere, pulsare, a combattere per essere fedele a te stessa e al tuo Signore, alla sua Parola, contro tutto e tutti, apparentemente contro la stessa ragione. E lo fai con mitezza, submissa voce, un po’ triste, forse tremando un po’ di paura, ma in fondo serena. Sperando ogni giorno di più: che lo Sposo venga a salvare la sua Sposa: perché il mondo non separi ciò che Dio ha unito.

Insomma, avevo paura di annoiarmi a messa, oggi. Ma Dio, grato per la visita, ha montato tutto questo splendido spettacolo… mi verrebbe la tentazione di dire… “per me”. Non solo mi ha divertito: mi ha edificato. Ritornerò di certo domenica prossima.

p.s.

Un altro miracolo è successo oggi: alla Consacrazione, per la prima volta in questa parrocchia, ho visto che la grande maggioranza si è inginocchiata. Tutti fanno la comunione, specialmente le poche giovani ginocchia che non si sono piegate nemmeno alla consacrazione, tutti salvo io che sto in quarantena penitenziale e qualche altro derelitto. Massì, rido: è il popolo variopinto, confuso, incosciente e irresponsabile di Dio, che a quanto pare si sente la coscienza pulita. Beati loro, perché non sanno quel che fanno, e molto gli sarà perdonato. Io invece so, e devo starci attento se non voglio mangiare la mia condanna.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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