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La reincarnazione teoria mitica fiaba per bambini contro la risurrezione

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2014 17:26
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02/08/2014 17:23
 
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  Cristianesimo e reincarnazione: storia di un’allucinazione moderna

Posted on 02/08/2014 by  da papalepapale.com

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Il reincarnazionismo moderno, infatti, si sviluppa non prima della seconda metà del XIX secolo negli ambienti spiritisti e teosofici francesi e britannici i quali, imbevuti dell’ “evoluzionismo” filosofico tipico di quel tempo, vedevano di buon’occhio una teoria “spiritualistica” la quale, abolendo l’idea della Grazia divina e sostituendo l’idea stessa di Eternità con quella di un indefinito progredire di vite nel tempo, potesse risultare sia più “consolatoria” dell’aut aut tra salvezza e perdizione affermato dalle religioni monoteiste, sia più adatta e “consona” alla mentalità “progressista” moderna e all’idea del “miglioramento indefinito” affermatasi nell’800 in Europa.  In sostanza, il reincarnazionismo non sarebbe altro che uno dei tanti “frutti” di quella stessa temperie culturale che ha contemporaneamente dato origine ad altre ideologie quali il “progressismo” in ambito sociale e l’evoluzionismo darwiniano nel contesto “scientifico”.

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di Cristiano Paolotto

E’ vero che i primi Cristiani avrebbero predicato la cosiddetta “dottrina della reincarnazione” e che sarebbe stata la Chiesa gerarchica –per un qualche motivo- ad eliminarla successivamente dal depositum fidei?

Ed è vero altresì che i Vangeli, canonici e apocrifi, conterrebbero passaggi più o meno evidentemente riferentesi all’idea di reincarnazione?

Sono domande che possono risuonare bizzarre alle orecchie di chiunque abbia minimamente approfondito la storia del Cristianesimo e delle sue dottrine, ma essendo ormai tali questioni divenute di pubblica diffusione sul web o presso certe trasmissioni televisive molto seguite –dove improvvisati metafisici e teologi imperversano davanti ad un pubblico tanto entusiasta quanto poco preparato- ci è sembrato utile produrre questo articolo per definire la questione nella maniera più esaustiva e, ci auguriamo, più comprensibile a tutti.

“Reincarnazione? Non una dottrina indiana ortodossa, è solo una credenza popolare”. Parola di indù

Lo studioso indù Ananda K. Coomaraswamy: "La reincarnazione é solo una fiaba popolare"

Lo studioso indù Ananda K. Coomaraswamy: “La reincarnazione é solo una fiaba popolare”

Prima di approfondirne l’eventuale legamecon la tradizione cristiana, ci sembra però utile definire meglio cosa si intenda per “reincarnazione”: cosa tutt’altro che semplice, visto che ogni singolo “reincarnazionista” sembra averne un’idea del tutto personale, spesso incompatibile con quella di altri. In sintesi, potremmo definire la reincarnazione come l’idea che un’anima individuale umana possa o debba, dopo la morte del corpo, rimanifestarsi in altri corpi umani (o animali) allo scopo di purificarsi dalle sue azioni o, come piace dire oggi nella galassia New Age, per “accumulare esperienze” o per “evolversi”.

E tuttavia, a questo proposito, proprio uno dei più grandi studiosi indù del XX secolo, Ananda Coomaraswamy, ha affermato con molta chiarezza che «la reincarnazione, intesa comunemente come un ritorno di anime individuali in altri corpi qui sulla terra, non è una dottrina indiana ortodossa ma soltanto una credenza popolare»[1].  Dietro l’immagine popolare e “favolistica” della reincarnazione, dunque, il linguaggio di certe tradizioni orientali sembrerebbe più che altro indicare metaforicamente sia le trasformazioni dell’anima individuale dopo la morte fisica, sia soprattutto l’idea della “trasmigrazione” dell’Essere -o del Sé divino presente, per la dottrina indù, in ogni creatura- attraverso gli indefiniti stati dell’essere e le innumerevoli forme viventi in cui la Divinità si “manifesta”, per cui, come afferma il grande metafisico indù Śaṅkara , «solo il Signore è il vero trasmigratore»[2].

Questo non impedisce, naturalmente, che soprattutto al giorno d’oggi vi possano essere numerosi indù che “credano nella reincarnazione” nel senso più letteralistico; e tuttavia, come spiega Frithjof Schuon -uno dei più illustri orientalisti del XX secolo, studioso del  Vedānta e delle dottrine buddhiste conosciute personalmente in anni di frequentazioni personali nelle terre d’Oriente- «che molti Indù interpretino attualmente il simbolismo della trasmigrazione secondo la lettera prova soltanto un decadimento intellettuale(…). Del resto, anche nelle religioni occidentali, i testi sulle condizioni postume non devono essere compresi alla lettera: il fuoco dell’inferno, per esempio, non è un fuoco fisico, il seno d’Abramo non è il suo seno corporeo, il festino di cui parla Cristo non è costituito da cibi terrestri, benché il senso letterale abbia i suoi diritti»[3].

Reincarnazione: “l’unico e vero dogma” dell’occultismo moderno

Un'immagine popolare delle "reincarnazione" come immaginata dai suoi sostenitori.

Un’immagine popolare delle “reincarnazione” come immaginata dai suoi sostenitori.

Dopo tali premesse, il nostro discorso sulla reincarnazione potrebbe anche finire qui; ma essendo questo uno studio di carattere storico e sociologico più che metafisico o filosofico, siamo invece costretti  a seguire lo sviluppo che l’ideologiareincarnazionista ha avuto anche –e diremmo soprattutto- in Occidente almeno a partire dalla fine del XIX secolo. Da questo punto di vista, é certamente un merito del più grande conoscitore europeo delle tradizioni orientali, il francese René Guènon[4], quello di aver messo in luce, senza possibilità d’equivoco, i passaggi storici attraverso cui quelle che erano inizialmente solo “fiabe pedagogiche” orientali hanno invece dato origine, negli ambienti occultisti, pseudo-esoterici e neospiritualisti occidentali, all’idea di reincarnazione che ancor oggi furoreggia nella cultura popolare[5].

Il reincarnazionismo moderno, infatti, si sviluppa non prima della seconda metà del XIX secolo negli ambienti spiritisti e teosofici francesi e britannici i quali, imbevuti dell’ “evoluzionismo” filosofico tipico di quel tempo, vedevano di buon’occhio una teoria “spiritualistica” la quale, abolendo l’idea della Grazia divina e sostituendo l’idea stessa di Eternità con quella di un indefinito progredire di vite nel tempo, potesse risultare sia più “consolatoria” dell’aut aut tra salvezza e perdizione affermato dalle religioni monoteiste, sia più adatta e “consona” alla mentalità “progressista” moderna e all’idea del “miglioramento indefinito” affermatasi nell’800 in Europa.  In sostanza, il reincarnazionismo non sarebbe altro che uno dei tanti “frutti” di quella stessa temperie culturale che ha contemporaneamente dato origine ad altre ideologie quali il “progressismo” in ambito sociale e l’evoluzionismo darwiniano nel contesto “scientifico”.

Gli spiritisti francesi di metà 800, infatti –quasi tutti di fede socialista anche se non ancora marxisti- vedevano nella “reincarnazione” una possibile risposta e una “consolazione” rispetto a quella questione sociale che li assillava: nascere in una classe sociale piuttosto che in un’altra, da questo punto di vista, doveva evidentemente dipendere dai meriti o demeriti accumulati in un’altra vita…

Ma è soprattutto con le dottrine della Società Teosofica che il reincarnazionismo doveva diventare “ideologia di moda” delle elite spiritualeggianti e radical-chic ante litteram dell’Occidente, divenendo anzi, come afferma brillantemente Guenon, “l’unico e vero dogma” dell’eterogeneo e relativistico mondo dell’occultismo moderno. Sviluppatasi a partire dalle attività della bizzarra e funambolica “madame” Elena Petrovna Blavatsky –tedesca d’origine ma sposata ad un militare russo, vagabonda tra Vicino Oriente, Inghilterra e Stati Uniti e ferita alla Battaglia di Mentana dai fucilieri dell’odiato Stato Pontificio- la Società Teosofica diverrà, infatti, la vera fucina di quel melting pot di elementi religiosi giustapposti e mal-digeriti di cui al giorno d’oggi la cosiddetta New Age rappresenta solo la versione più “popolare” e massmediatica.


  continua.....

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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