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Meditazioni quotidiane per Ottobre, novembre

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2014 09:03
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02/11/2014 09:02
 
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Angelus: i santi, ultimi per il mondo ma primi per Dio. Appello per Gerusalemme


 




SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI


PAPA FRANCESCO


ANGELUS


Piazza San Pietro
Sabato, 1° novembre 2014

[Multimedia]


 
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

I primi due giorni del mese di Novembre costituiscono per tutti noi un momento intenso di fede, di preghiera e di riflessione sulle “cose ultime” della vita. Celebrando, infatti, tutti i Santi e commemorando tutti i fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra vive ed esprime nella Liturgia il vincolo spirituale che la unisce alla Chiesa del cielo. Oggi diamo lode a Dio per la schiera innumerevole dei santi e delle sante di tutti i tempi: uomini e donne comuni, semplici, a volte “ultimi” per il mondo, ma “primi” per Dio. Al tempo stesso già ricordiamo i nostri cari defunti visitando i cimiteri: è motivo di grande consolazione pensare che essi sono in compagnia della Vergine Maria, degli apostoli, dei martiri e di tutti i santi e le sante del Paradiso!

La solennità odierna ci aiuta così a considerare una verità fondamentale della fede cristiana, che noi professiamo nel “Credo”: lacomunione dei santi. Che cosa significa questo: la comunione dei santi? È la comunione che nasce dalla fede e unisce tutti coloro che appartengono a Cristo in forza del Battesimo. Si tratta di una unione spirituale - tutti siamo uniti! - che non viene spezzata dalla morte, ma prosegue nell’altra vita. In effetti sussiste un legame indistruttibile tra noi viventi in questo mondo e quanti hanno varcato la soglia della morte. Noi quaggiù sulla terra, insieme a coloro che sono entrati nell’eternità, formiamo una sola e grande famiglia. Si mantiene questa familiarità.

Questa meravigliosa comunione, questa meravigliosa unione comune tra terra e cielo si attua nel modo più alto ed intenso nella Liturgia, e soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia, che esprime e realizza la più profonda unione tra i membri della Chiesa. Nell’Eucaristia, infatti, noi incontriamo Gesù vivo e la sua forza, e attraverso di Lui entriamo in comunione con i nostri fratelli nella fede: quelli che vivono con noi qui in terra e quelli che ci hanno preceduto nell’altra vita, la vita senza fine. Questa realtà ci colma di gioia: è bello avere tanti fratelli nella fede che camminano al nostro fianco, ci sostengono con il loro aiuto e insieme a noi percorrono la stessa strada verso il cielo. Ed è consolante sapere che ci sono altri fratelli che hanno già raggiunto il cielo, ci attendono e pregano per noi, affinché insieme possiamo contemplare in eterno il volto glorioso e misericordioso del Padre.

Nella grande assemblea dei Santi, Dio ha voluto riservare il primo posto alla Madre di Gesù. Maria è al centro della comunione dei santi, quale singolare custode del vincolo della Chiesa universale con Cristo, del vincolo della famiglia. Lei è la Madre, Lei è la Madre nostra, nostra Madre. Per chi vuole seguire Gesù sulla via del Vangelo, lei è la guida sicura, perché è la prima discepola. Lei è la Madre premurosa ed attenta, a cui confidare ogni desiderio e difficoltà.

Preghiamo insieme la Regina di tutti i Santi, perché ci aiuti a rispondere con generosità e fedeltà a Dio, che ci chiama ad essere santi come Egli è Santo (cfr Lv 19,2; Mt 5,48).


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

la liturgia di oggi parla della gloria della Gerusalemme del cielo, la Gerusalemme celeste. Vi invito a pregare perché la Città Santa, cara a ebrei, cristiani e musulmani, che in questi giorni è stata testimone di diverse tensioni, possa essere sempre più segno e anticipo della pace che Dio desidera per tutta la famiglia umana.

Oggi a Vitoria (Spagna), viene proclamato Beato il martire Pietro Asúa Mendía. Sacerdote umile, e austero, predicò il Vangelo con la santità di vita, la catechesi e la dedizione verso i poveri e i bisognosi. Arrestato, torturato e ucciso per aver manifestato la sua volontà a rimanere fedele al Signore e alla Chiesa, rappresenta per tutti noi un mirabile esempio di fortezza nella fede e di testimonianza della carità.

Saluto tutti i pellegrini provenienti dall’Italia e da tanti Paesi. In particolare, saluto i partecipanti alla “Corsa dei Santi” e alla “Marcia dei Santi”, promosse rispettivamente dalla Fondazione Don Bosco nel mondo e dall’Associazione Famiglia Piccola Chiesa. Mi compiaccio per queste iniziative che uniscono lo sport, la testimonianza cristiana e l'impegno umanitario. Saluto inoltre i ragazzi di Modena che hanno ricevuto la Cresima, con i genitori e i catechisti, come pure i volontari della città di Sciacca e il gruppo sportivo della parrocchia di Castegnato (Brescia).

Oggi pomeriggio mi recherò al cimitero del Verano e celebrerò la Santa Messa in suffragio dei defunti. Visitando il principale cimitero di Roma, mi unisco spiritualmente a quanti si recano in questi giorni presso le tombe dei loro morti nei cimiteri del mondo intero.

A tutti auguro una buona festa dei Santi, nella gioia di far parte della grande famiglia dei Santi. Non dimenticate, per favore, di pregare per me.

 

Papa al Verano: uomo che si crede "dio" distrugge il mondo




Omelia del Papa alla Messa al cimitero del Verano

(trascrizione a cura della Radio Vaticana)

Quando nella prima Lettura ho sentito questa voce dell’Angelo che gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso di devastare la Terra e il Mare, di distruggere tutto: “Non devastate la Terra né il Mare né le piante”, a me è venuta in mente una frase che non è qui, ma è nel cuore di tutti noi: “Gli uomini sono capaci di farlo, meglio di voi”. Noi siamo capaci di devastare la Terra meglio degli angeli. E questo lo stiamo facendo, questo lo facciamo: devastare il Creato, devastare la vita, devastare le culture, devastare i valori, devastare la speranza.
E quanto bisogno abbiamo della forza del Signore perché ci sigilli con il suo amore e con la sua forza, per fermare questa pazza corsa di distruzione. Distruzione di quello che Lui ci ha dato, delle cose più belle che Lui ha fatto per noi, perché noi le portassimo avanti, le facessimo crescere, dare frutti … Quando in sagrestia guardavo le fotografie di 71 anni fa [il Papa allude al bombardamento di Roma che colpì il quartiere dove si trova il cimitero], ho pensato: “Questo è stato tanto grave, tanto doloroso. Questo è niente in comparazione di quello che oggi accade”. L’uomo si impadronisce di tutto, si crede Dio, si crede il Re. E le guerre: le guerre che continuano, non precisamente a seminare grano di vita. A distruggere. Ma, è l’industria della distruzione. E’ un sistema, anche, di vita che quando le cose non si possono sistemare, si scartano: si scartano i bambini, si scartano gli anziani, si scartano i giovani senza lavoro … Questa devastazione ha fatto questa cultura dello scarto. Si scartano popoli …
Questa è la prima immagine che è venuta a me, quando ho sentito questa Lettura.

La seconda immagine, nella stessa Lettura: questa moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua … I popoli, la gente … Adesso incomincia il freddo: questi poveri, che devono fuggire per salvare la vita, dalle loro case, dai loro popoli, dai loro villaggi, nel deserto … e vivono in tende, sentono il freddo, senza medicine, affamati … perché il dio-uomo si è impadronito del Creato, di tutto quel bello che Dio ha fatto per noi. Ma chi paga la festa? Loro! I piccoli, i poveri, quelli che da persona sono finiti in scarto. E questo non è storia antica: succede oggi. “Ma, Padre, è lontano …” – Anche qui! [In] tutte le parti. Succede oggi.
Dirò di più: sembra che questa gente, questi bambini affamati, ammalati, sembra che non contino, che siano di un’altra specie, non siano umani. E questa moltitudine è davanti a Dio e chiede: “Per favore, salvezza! Per favore, pace! Per favore, pane! Per favore, lavoro! Per favore, figli e nonni! Per favore, giovani con la dignità di poter lavorare!”. Ma i perseguitati, tra loro, quelli che sono perseguitati per la fede … “Uno degli anziani, allora, si rivolse a me e disse: ‘Questi chi sono, vestiti di bianco?’ - chi sono?, da dove vengono? – ‘Sono quelli che vengono dalla Grande Tribolazione e che hanno le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello’”.

E oggi, senza esagerare, oggi, nel giorno di Tutti i Santi, vorrei che noi pensassimo a tutti questi, i santi sconosciuti. Peccatori come noi, peggio di noi, ma distrutti. A questa tanta gente che viene dalla Grande Tribolazione: la maggior parte del mondo è in tribolazione. E il Signore santifica questo popolo, peccatore come noi, ma lo santifica con la tribolazione.

E alla fine, la terza immagine. Dio.
La prima, la devastazione; la seconda, le vittime; la terza, Dio. Dio: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio”, abbiamo sentito nella seconda Lettura. “Ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo come Egli è”, cioè: la speranza. E questa è la benedizione del Signore che ancora abbiamo: la speranza. La speranza che abbia pietà del Suo popolo, che abbia pietà di questi che sono nella Grande Tribolazione. Anche, che abbia pietà dei distruttori e si convertano. E così, la santità della Chiesa va avanti: con questa gente, con noi che vedremo Dio come Lui è. E quale dev’essere l’atteggiamento nostro, se vogliamo entrare in questo popolo e camminare verso il Padre, in questo mondo di devastazione, in questo mondo di guerre, in questo mondo di tribolazione? Il nostro atteggiamento, lo abbiamo sentito nel Vangelo: è l’atteggiamento delle Beatitudini. Soltanto quel cammino ci porterà all’incontro con Dio.
Soltanto quel cammino ci salverà dalla distruzione, dalla devastazione della Terra, del Creato, della morale, della Storia, della famiglia, di tutto. Soltanto quel cammino: ma ci farà passare cose brutte, eh? Ci porterà problemi. Persecuzione. Ma soltanto quel cammino ci porterà avanti. E così, questo popolo che tanto soffre oggi per l’egoismo dei devastatori, dei nostri fratelli devastatori, questo popolo va avanti con le Beatitudini, con la speranza di trovare Dio, di trovare a quattr’occhi il Signore, con la speranza di diventare santi, in quel momento dell’incontro definitivo con Lui.

Il Signore ci aiuti e ci dia la grazia di questa speranza, ma anche la grazia del coraggio di uscire da tutto quello che è distruzione, devastazione, relativismo di vita, esclusione degli altri, esclusione dei valori, esclusione di tutto quello che il Signore ci ha dato: esclusione di pace. Ci liberi da questo, e ci dia la grazia di camminare con la speranza di trovarci un giorno a quattr’occhi con Lui. E questa speranza, fratelli e sorelle, non delude.

 

   

COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 2 novembre 2014

[Multimedia]


 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Ieri abbiamo celebrato la Solennità di tutti i Santi, e oggi la liturgia ci invita a commemorare i fedeli defunti. Queste due ricorrenze sono intimamente legate fra di loro, così come la gioia e le lacrime trovano in Gesù Cristo una sintesi che è fondamento della nostra fede e della nostra speranza. Da una parte, infatti, la Chiesa, pellegrina nella storia, si rallegra per l’intercessione dei Santi e dei Beati che la sostengono nella missione di annunciare il Vangelo; dall’altra, essa, come Gesù, condivide il pianto di chi soffre il distacco dalle persone care, e come Lui e grazie a Lui fa risuonare il ringraziamento al Padre che ci ha liberato dal dominio del peccato e della morte.

Tra ieri e oggi tanti fanno una visita al cimitero, che, come dice questa stessa parola, è il “luogo del riposo”, in attesa del risveglio finale. È bello pensare che sarà Gesù stesso a risvegliarci. Gesù stesso ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale Lui ci risveglia. Con questa fede sostiamo – anche spiritualmente – presso le tombe dei nostri cari, di quanti ci hanno voluto bene e ci hanno fatto del bene. Ma oggi siamo chiamati a ricordare tutti, anche quelli che nessuno ricorda. Ricordiamo le vittime delle guerre e delle violenze; tanti “piccoli” del mondo schiacciati dalla fame e della miseria; ricordiamo gli anonimi che riposano nell’ossario comune. Ricordiamo i fratelli e le sorelle uccisi perché cristiani; e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri. Affidiamo al Signore specialmente quanti ci hanno lasciato nel corso di quest’ultimo anno.

La tradizione della Chiesa ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate. Il fondamento della preghiera di suffragio si trova nella comunione del Corpo Mistico. Come ribadisce il Concilio Vaticano II, «la Chiesa pellegrinante sulla terra, ben consapevole di questa comunione di tutto il Corpo Mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti» (Lumen gentium, 50).

Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio.

A Dio rivolgiamo questa preghiera:

«Dio di infinita misericordia, affidiamo alla tua immensa bontà quanti hanno lasciato questo mondo per l’eternità, dove tu attendi l'intera umanità, redenta dal sangue prezioso di Cristo, tuo Figlio, morto in riscatto per i nostri peccati.
Non guardare, Signore, alle tante povertà, miserie e debolezze umane, quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale, per essere giudicati per la felicità o la condanna.
Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso, che nasce dalla tenerezza del tuo cuore, e aiutaci a camminare sulla strada di una completa purificazione.
Nessuno dei tuoi figli vada perduto nel fuoco eterno dell’inferno, dove non ci può essere più pentimento.
Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari, delle persone che sono morte senza il conforto sacramentale, o non hanno avuto modo di pentirsi nemmeno al temine della loro vita. Nessun abbia da temere di incontrare Te, dopo il pellegrinaggio terreno, nella speranza di essere accolto nelle braccia della tua infinita misericordia.
Sorella morte corporale ci trovi vigilanti nella preghiera e carichi di ogni bene fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza.
Signore, niente ci allontani da Te su questa terra, ma tutto e tutti ci sostengano nell'ardente desiderio di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen»

(P. Antonio Rungi, passionista, Preghiera dei defunti).

Con questa fede nel destino supremo dell’uomo, ci rivolgiamo ora alla Madonna, che ha patito sotto la Croce il dramma della morte di Cristo ed ha partecipato poi alla gioia della sua risurrezione. Ci aiuti Lei, Porta del cielo, a comprendere sempre più il valore della preghiera di suffragio per i defunti. Loro ci sono vicini! Ci sostenga nel quotidiano pellegrinaggio sulla terra e ci aiuti a non perdere mai di vista la meta ultima della vita che è il Paradiso. E noi con questa speranza che non delude mai, andiamo avanti!


Dopo l'Angelus:

 

A tutti auguro una buona domenica, nel ricordo cristiano dei nostri cari defunti. Per favore, non dimenticate di pregare per me.


SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E DEI VESCOVI
DEFUNTI NEL CORSO DELL'ANNO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana, Altare della Cattedra
Lunedì, 3 novembre 2014

[Multimedia]


 

Questa celebrazione, grazie alla Parola di Dio, è tutta illuminata dalla fede nella Risurrezione. Una verità che si è fatta strada a fatica nell’Antico Testamento, e che emerge in maniera esplicita proprio nell’episodio che abbiamo ascoltato, la colletta per il sacrificio espiatorio in favore dei defunti (2 Mac 12,43-46).

Tutta la divina Rivelazione è frutto del dialogo tra Dio e il suo popolo, e anche la fede nella Risurrezione è legata a questo dialogo, che accompagna il cammino del popolo di Dio nella storia. Non stupisce che un mistero così grande, così decisivo, così sovrumano come quello della Risurrezione abbia richiesto tutto il percorso, tutto il tempo necessario, fino a Gesù Cristo. Lui può dire: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25), perché in Lui questo mistero non solo si rivela pienamente, ma si attua, avviene, diventa per la prima volta e definitivamente realtà. Il Vangelo che abbiamo ascoltato, che unisce – secondo la redazione di Marco – il racconto della morte di Gesù e quello della tomba vuota, rappresenta il culmine di tutto quel cammino: è l’avvenimento della Risurrezione, che risponde alla lunga ricerca del popolo di Dio, alla ricerca di ogni uomo e dell’intera umanità.

Ognuno di noi è invitato ad entrare in questo avvenimento. Siamo chiamati a stare prima davanti alla croce di Gesù, come Maria, come le donne, come il centurione; ad ascoltare il grido di Gesù, e il suo ultimo respiro, e infine il silenzio; quel silenzio che si prolunga per tutto il sabato santo. E poi siamo chiamati ad andare alla tomba, per vedere che il grande masso è stato ribaltato; per ascoltare l’annuncio: «E’ risorto, non è qui» (Mc 16,6). Lì c’è la risposta. Lì c’è il fondamento, la roccia. Non in “discorsi persuasivi di sapienza”, ma nella parola vivente della croce e della risurrezione di Gesù.

Questo è ciò che predica l’apostolo Paolo: Gesù Cristo crocifisso e risorto. Se Lui non è risorto, la nostra fede è vuota e inconsistente. Ma poiché Egli è risorto, anzi, Egli è la Risurrezione, allora la nostra fede è piena di verità e di vita eterna.

Rinnovando la tradizione, noi oggi offriamo il Sacrificio eucaristico in suffragio dei nostri Fratelli Cardinali e Vescovi defunti negli ultimi dodici mesi. E la nostra preghiera si arricchisce di sentimenti, di ricordi, di gratitudine per la testimonianza di persone che abbiamo conosciuto, con cui abbiamo condiviso il servizio nella Chiesa. Molti dei loro volti sono a noi presenti; ma tutti, ciascuno di essi è guardato dal Padre con il suo amore misericordioso. E insieme allo sguardo del Padre celeste c’è anche quello della Madre, che intercede per questi suoi figli tanto amati. Insieme con i fedeli che hanno servito qui in terra possano godere la gioia della nuova Gerusalemme.

 


 

[Modificato da Caterina63 06/11/2014 13:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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