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TESTI E COMMENTI UFFICIALI SINODO SULLA FAMIGLIA 2014

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2014 16:33
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11/10/2014 12:13
 
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Famiglia. Per i giovani è una certezza. Sulla stampa prevale analisi politica del Sinodo




I padri sinodali al lavoro





10/10/2014



Secondo l'indagine del Rapporto Giovani curata dall'Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l'Università Cattolica di Milano, il 70% dei giovani  (un campione di 1727 persone tra i 19 ed i 30 anni di età), considera la famiglia un pilastro essenziale della vita. In particolare il 67% la ritiene fondata sul matrimonio. La volontà di costruire una famiglia con figli resta alta, con una percentuale del 94%. "La famiglia di origine, spiega il prof. Alessandro Rosina, tra i coordinatori del Rapporto Giovani, resiste come forza principale di aiuto, ma le relazioni all'interno del nucleo familiare non sono sempre facili. Questo dato conferma come la bassa fecondità italiana non sia una questione di desideri e progetti, ma di possibilità di realizzarli con il sostegno di politiche adatte". Il 32% dei giovani, inoltre, denuncia il fatto che non esista una perfetta comunicazione con il proprio padre, soprattutto perchè le proprie regioni vengono considerate poco o nulla. 


 


Ma perché un evento ecclesiale come il Sinodo, per la stampa si trasforma in fatto politicoconcentrando l’informazione su temi come le unioni civili, la comunione ai divorziati-risposati, ignorando tutto il resto di cui i padri sinodali si occupano? 


“In molta stampa, spiega il prof. Antonio Maria Baggio, politologo, direttore della rivista dei Focolari 'Nuova Umanità', c’è l’applicazione di un modello interpretativo del Sinodo legato alla politica per leggere una realtà ecclesiale ed umana. Questo può dipendere da vari fattori. A volte,siamo di fronte a prese di posizione ideologiche. Quindi, non si riconosce la realtà della Chiesa e la missione che  ha nei confronti della società e dell’umanità. La si riduce ad una struttura politica. Cosa che la Chiesa non è. E’ una struttura umana che si deve governare: questo è strumentale alla realtà della Chiesa che incontriamo ogni giorno, che significa vicinanza alle persone, sacramenti, annuncio di speranza. Da una parte, quindi, c’è un’ideologia che vuole negare tutto ciò e la si trova in mille modi. Nel dare, ad esempio, un peso enorme alle tesi di alcuni cardinali rispetto ad altri. Ma  c’è anche impreparazione. I temi ecclesiali non sono ben conosciuti. Una società che si è allontanata da una formazione religiosa non sa bene come interpretare. C’è lontananza dalla cultura della religione”.


Leggendo le cronache del Sinodo nasce il dubbio che si segua talora un racconto dettato non tanto dai fatti ma delle idee del singolo cronista o testata…


"Non voglio fare generalizzazioni, ma questo, nella stampa, si incontra spesso. Purtroppo, prosegue il prof. Antonio Maria Baggio, esiste una parte rilevante della realtà umana che non riusciamo ad incontrare nei mezzi di comunicazione di massa. Sembra che non la vogliano vedere. Soprattutto la gran parte che si lega all’ispirazione religiosa e che organizza il sociale. Che fa qualcosa di buono. Che tiene in piedi la società anche nei momenti di crisi. Tutto ciò non lo si vuole vedere e tutto questo ha un peso politico, perché non  vedere la forza effettiva che l’ispirazione religiosa mette nella società, la sua traduzione in fatti, speranza, solidarietà è una scelta. Bisogna però anche dire che la stampa, i mezzi di comunicazione hanno dato molta attenzione a Papa Francesco. E , se si parla del Sinodo sulla famiglia, è anche perché Papa Francesco l’ha voluto, l’ha deciso come Sinodo straordinario e si è colto un elemento importante nella sfida che Francesco ha posto con questo Sinodo. Cioè, quella di passare da una logica del divieto, dei precetti, di ciò che non devi fare per poter vivere la dottrina, ad una logica diversa che è molto più cristiana, che è quella della vicinanza, soprattutto alle famiglie sofferenti, e della condivisione. Quindi con questo Sinodo la Chiesa sta facendo una prova, un cambiamento di sensibilità che potrebbe essere determinate per futuro. Questo alcuni mezzi di comunicazione l’hanno colto".


Ma ci dobbiamo rassegnare al rischio di una “politicizzazione” nell’informazione di avvenimenti ecclesiali ?


"Lo abbiamo sperimentato spesso in anni passati, con le grandi campagne di riflessione civile sull’aborto, sulla procreazione artificiale, sul divorzio. E questo continuerà, purtroppo, perché ci sono delle prese di posizione legate ad interessi, e l’unione tra parti politiche ed alcune componenti del giornalismo, è una cosa frequente. Questo, incide molto sulla professionalità delle persone. Però quello che noi possiamo fare è cercare di moltiplicare la controinformazione su questo. Vorrei sottolineare che i grandi temi del Sinodo di cui i giornali non parlano, perché fanno esattamente quello che dice lei, cioè politicizzano, interpretano l’acqua come se fosse fuoco, sono fondamentali per la vita della società. Una delle questioni del Sinodo è come preparare al matrimonio. Come preparare dei giovani ad un progetto. Ma persone che hanno un progetto di famiglia, poi sono in grado di progettarsi anche nel lavoro, nella professione, nella solidarietà? E soprattutto sono in grado di non essere passive di fronte alle grandi correnti di opinioni manipolate che oggi invece girano".


I media cattolici sono in grado di fare controinformazione?


"Penso, conclude il prof. Baggio, che sia essenziale che la stampa cattolica ci sia.  Ma da sola non basta. Deve  rinforzare un’alleanza con la realtà dei cattolici. Con la realtà delle parrocchie, dei movimenti, delle associazioni. Se ci fosse un’alleanza più forte tra i mezzi di comunicazione cattolici e tante realtà vitali del mondo cattolico, certamente la loro potenza di informazione ne risulterebbe moltiplicata. Questo come auspicio. Già fanno bene".







Card. Ouellet: divorziati risposati restano membri della Chiesa

Il card. Marc Ouellet

10/10/2014

Evitare di dare un giudizio morale sui divorziati risposati: la non ammissione al Sacramento dell’Eucaristia non elimina del tutto la possibilità della grazia in Cristo: questa una delle riflessioni emerse dal Sinodo straordinario sulla famiglia, in corso in Vaticano. Al microfono di Paolo Ondarza, ascoltiamo ilcard. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi:

R. - Credo prima di tutto che si deve ripetere che i divorziati risposati rimangono membri della Chiesa; non devono allontanarsi dalla Chiesa per il fatto che non possono ricevere la Comunione: il legame con la comunità è molto importate, la partecipazione all’offerta della Santa Eucarestia è fondamentale. Credo anche che dobbiamo favorire degli incontri con le persone che soffrono in queste situazioni affinché possano essere ascoltate. Qualcuno ha detto che l’ascolto è terapeutico; credo profondamente che sia vero.

D. - Queste persone si sentono giudicate dalla Chiesa?

R. - Credo che dobbiamo curare il nostro linguaggio nei loro confronti per evitare di dichiarare che non sono ammessi perché sono in peccato mortale permanente e non possono ritrovare lo stato di grazia. Questo è un linguaggio offensivo e che non tiene conto della vita spirituale della persone che, probabilmente, in tanti casi, hanno chiesto cento volte perdono nel loro cuore per il primo matrimonio fallito, ma, oggettivamente si trovano da dieci anni con un altro coniuge, con altri figli e quindi non possono mettere fine a questa nuova unione. Quindi c’è molto da fare per aiutarli a rimanere in contatto con la Chiesa, a sentirsi non giudicati dal punto di vista morale e a capire che rimane comunque un ostacolo al ricevimento della Comunione sacramentale.

D. - Perché c’è questo ostacolo?

R. - Perché il mistero della Santa Eucarestia, è un mistero nuziale: è il mistero della donazione che Cristo fa del suo Corpo - Lui, il Corpo del Signore risorto - alla Chiesa sua sposa. Questo dono è l’espressione della sua fedeltà fino alla morte. Allora, dal momento in cui il primo matrimonio viene considerato sacramentale - quindi il primo vincolo nuziale non è stato cancellato -, se una persona si trova in una seconda unione nasce una contraddizione oggettiva con il mistero che sta per ricevere. Dobbiamo aiutarli a capire che la Comunione con Cristo è possibile anche per loro, ma è una Comunione spirituale che non arriva fino al punto della comunione sacramentale.

D. - Ma la comunione spirituale prevede un rito? C’è chi suggerisce per esempio di benedire i divorziati e i risposati al momento della Comunione …

R. - Sì, questo certamente può essere anche espresso ritualmente: una persona può venire al momento della comunione e incrociare le braccia al petto: in questo modo avverte il sacerdote che non può ricevere la comunione, ma è disponibile per una benedizione. Bisogna dire alla gente che è possibile ritrovare la comunione con Cristo, cioè lo stato di grazia.




FACCIAMO UN PO DI ECCLESIALITA' FRA DI NOI 
Premesso che concordo con le risposte del cardinale Marc Ouellet, ecco finalmente centrato il problema, il cuore del problema, dice il cardinale nella risposta:

D. - Queste persone si sentono giudicate dalla Chiesa?

R. - Credo che dobbiamo curare il nostro linguaggio nei loro confronti per evitare di dichiarare che non sono ammessi perché sono in peccato mortale permanente e non possono ritrovare lo stato di grazia. Questo è un linguaggio offensivo e che non tiene conto della vita spirituale della persone che, probabilmente, in tanti casi, hanno chiesto cento volte perdono nel loro cuore per il primo matrimonio fallito, ma, oggettivamente si trovano da dieci anni con un altro coniuge, con altri figli e quindi non possono mettere fine a questa nuova unione. Quindi c’è molto da fare per aiutarli a rimanere in contatto con la Chiesa, a sentirsi non giudicati dal punto di vista morale e a capire che rimane comunque un ostacolo al ricevimento della Comunione sacramentale.

Osservo 
capisco che il linguaggio vada mitigato ma.... se uno è in uno stato di peccato mortale non è perchè ora ha famiglia o ha fatto figli il peccato gli viene rimosso  premesso che solo Dio giudica il cuore, resta palese che sono in peccato mortale perchè vivono in adulterio ed infatti il cardinale, alla domanda dopo dice:

D. - Perché c’è questo ostacolo?

R. - Perché il mistero della Santa Eucarestia, è un mistero nuziale: è il mistero della donazione che Cristo fa del suo Corpo - Lui, il Corpo del Signore risorto - alla Chiesa sua sposa. Questo dono è l’espressione della sua fedeltà fino alla morte. Allora, dal momento in cui il primo matrimonio viene considerato sacramentale - quindi il primo vincolo nuziale non è stato cancellato -, se una persona si trova in una seconda unione nasce una contraddizione oggettiva con il mistero che sta per ricevere. Dobbiamo aiutarli a capire che la Comunione con Cristo è possibile anche per loro, ma è una Comunione spirituale che non arriva fino al punto della comunione sacramentale.

 è quello che infatti cerchiamo di difendere..... mitigare quanto si vuole il linguaggio - ed infatti io mi batto da anni nell'insegnamento della COMUNIONE SPIRITUALE , nonostante venga derisa dai parroci  ma resta chiaro che queste coppie, appunto, vivono in uno stato di peccato mortale e nasconderglielo non è amare il prossimo...







[Modificato da Caterina63 11/10/2014 12:29]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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