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Commemoratio omnium fidelium Defunctorum e Novissimi

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2014 14:19
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26/10/2014 00:13
 
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❖ Ad una mamma che ha perso un figlio(di San Basilio Magno)


La morte, triste eredità di ogni figlio d’Adamo, alla quale nessuno può sfuggire, non è la fine di tutto, ma l’inizio di quella vita beata che è l’unica degna di essere conquistata. Tutto passerà in questo mondo, dalle cose più umili alle più grandiose, ma la vita eterna durerà senza fine e sarà senza lutto né dolore.


«Per la tua dignità, avrei voluto star zitto, pensando che, come per un occhio infiammato anche il rimedio più delicato è causa di dolore, così per l’anima afflitta dal peso del dolore la parola, anche se di gran consolazione, può sembrare inopportuna se rivolta nel momento della sofferenza.
Ma poi mi è venuto in mente che avrei parlato a una cristiana, già da tempo ammaestrata nelle realtà divine e preparata agli eventi umani, e perciò non ho ritenuto giusto trascurare il mio dovere.
Conosco com’è il cuore di una madre, e quando penso in particolare al tuo cuore, per tutti tanto mite e buono, ne so misurare il dolore nelle presenti circostanze.
Hai perso un figlio che, quando era vivo, tutte le madri stimavano beato, desiderando che i loro figli fossero come lui; morto, tutte lo piangono come se i loro propri figli fossero sepolti sotterra. [...].
Ma i nostri eventi non si svolgono senza la Provvidenza: come abbiamo imparato nel Vangelo, neppure un passero cade a terra senza la volontà del nostro Padre (cf Mt 10,29). Quando qualcosa succede, succede per volontà del nostro Creatore.
Chi può opporsi alla volontà di Dio? Accettiamo gli eventi: con l’impazienza non correggiamo ciò che è avvenuto e piuttosto roviniamo noi stessi: non accusiamo il retto giudizio di Dio.
Non siamo saggi abbastanza per giudicare i suoi disegni arcani. Ora il Signore mette alla prova il tuo amore per lui. Ora ti viene data l’occasione di aver parte tra i martiri, con la tua pazienza.
La madre dei Maccabei vide morire i suoi sette figli, eppure non gemette, non versò una lacrima indegna; invece ringraziò Dio di vederli liberare dai vincoli della carne col ferro e col fuoco, tra tormenti atroci; così piacque a Dio e divenne celebre tra gli uomini (cf 2 Mac 7). Il dolore è grande, lo affermo anch’io; ma è grande anche la mercede riposta presso Dio per chi sa sopportare.
Quando diventasti madre, vedesti il fanciullo e ringraziasti Dio, ma certo sapevi che tu, donna mortale, avevi generato un uomo mortale.
È strano dunque che sia morto chi era mortale?
Ma ci tormenta che sia morto così presto. Eppure non sappiamo se sia morto proprio a suo tempo: non siamo in grado di giudicare ciò che è utile per le anime e determinare i limiti della vita umana.
Considera il mondo intero in cui tu abiti, e rifletti che tutto quello che vediamo è mortale, tutto è soggetto alla distruzione.
Guarda lassù il cielo: anch’esso un giorno si dissolverà; guarda il sole: neppure esso resterà per sempre. Le stelle tutte, gli animali terrestri e marini, la bellezza del mondo, la terra stessa: tutto è soggetto alla distruzione, tutto fra non molto più non sarà. Il pensiero di ciò ti sia di conforto nella disgrazia. Non misurare il dolore in sé, altrimenti ti sembra insopportabile; giudicalo insieme con tutti gli eventi umani e così troverai conforto.
[...] Ritengo che le parole non siano sufficienti per confortare, ma credo che in queste circostanze sia necessaria la preghiera. Prego dunque il Signore stesso che con la sua ineffabile potenza tocchi il tuo cuore, illumini la tua anima con buoni pensieri, affinché tu possa trovare in te stessa il modo di confortarti ».

 

  II momento della Morte di Santa Caterina da Siena

Il demonio non può fare nulla alle anime se non quanto Dio permette che faccia per provare la loro virtù e conquistarsi così la salvezza e la santità. Ogni anima riceve da Dio le grazie necessarie per vincere le tentazioni e, se cade in peccato, ciò accade perché lo ha voluto. Alla morte ognuno avrà per giudice solo la propria coscienza e da se stesso, se non si converte, si condannerà in eterno.

MORTE DEI GIUSTI E DEI PECCATORI

«I demoni sono ministri incaricati di tormentare i dannati nell'inferno e di esercitare e provare la virtù delle anime in questa vita. La loro intenzione non è certamente di provare la virtù, perché non hanno la carità; essi vogliono distruggerla in voi, ma non lo potranno mai fare, se voi non volete consentirvi.

Ora, considera la pazzia dell’uomo che si rende debole per il mezzo appunto ch’io gli avevo dato per esser forte, e che si abbandona da se stesso nelle mani del demonio. Perciò voglio che tu sappia ciò che accade nel momento della morte a quelli che, durante la loro vita, hanno volontariamente accettato il giogo del demonio, il quale non poteva costringerveli.

I peccatori che muoiono nel loro peccato non hanno altri giudici che se stessi; il giudizio della loro coscienza basta, ed essi si precipitano con disperazione nell’eterna dannazione. Prima di passarne la soglia, essi l’accettano per odio della virtù, scelgono l’inferno coi demoni, loro signori.

All’opposto i giusti, che vissero nella carità, muoiono nell’amore. Quando viene il loro ultimo istante, se hanno praticata perfettamente la virtù, illuminati dal lume della fede e sostenuti dalla speranza del Sangue dell’Agnello, vedono il bene che Io ho loro apparecchiato, e colle braccia dell’amore lo abbracciano stringendo con strette d’amore Me, sommo ed eterno bene, nell’ultima estremità della morte. E così gustano vita eterna prima che abbiano lasciato il corpo mortale, cioè prima che sia separata l’anima dal corpo.

Per quelli che passarono la loro vita in una carità comune senza aver raggiunta quella gran perfezione, quando arrivano alla morte si gettano nelle braccia della mia misericordia col medesimo lume della fede e colla medesima speranza ch’ebbero in un grado inferiore. Essendo stati imperfetti, essi abbracciano la mia misericordia, perché la trovano più grande delle loro colpe. I peccatori fanno il contrario: essi vedono con disperazione il posto che li attende e con odio l'accettano.

Gli uni e gli altri non attendono di essere giudicati, ma partonsi di questa vita, e riceve ognuno il luogo suo. Lo gustano e lo posseggono prima che si partano dal corpo, nell’estremità della morte. I dannati seguono l’odio e la disperazione; i perfetti seguono l’amore, il lume della fede, la speranza  del Sangue dell’Agnello;  gl’imperfetti si affidano alla mia misericordia e vanno in Purgatorio» (Dialogo, c. XLII).

PACE DELLE ANIME SANTE NEL MOMENTO DELLA MORTE

«Quant’è felice l’anima dei giusti quando essi arrivano al momento della morte... A costoro non nuoce la visione dei demoni, perché vedono Me per la fede e mi posseggono per l’amore e perché in loro non è veleno di peccato. La loro oscurità non dà ad essi noia né alcun timore, perché il loro timore non è servile, ma santo. Onde non temono i loro inganni; perché col lume soprannaturale e col lume della Sacra Scrittura ne conoscono gl’inganni; sicché non ricevono tenebre né turbamento.

Essi muoiono gloriosamente bagnati nel Sangue del mio Figliuolo, colla fame della salute delle anime e, tutti affocati nella carità del prossimo, passano per la porta del Verbo divino, entrano in Me e dalla mia bontà sono collocati ciascuno nello stato suo, e vien misurato loro secondo la misura che hanno recata a Me dell’affetto della carità» (Dialogo, c. CXXXI).

IL DEMONIO E IL PECCATORE MORENTE

«Quanto spaventosa e terribile è la morte dei peccatori! Nei loro ultimi momenti, il demonio li accusa e li spaventa apparendo loro. Tu sai che la sua figura è tanto orribile che la creatura eleggerebbe ogni pena che in questa vita si potesse sostenere, anziché vedere il demonio nella visione sua.

E tanto si rinfresca al peccatore lo stimolo della coscienza che miserabilmente lo rode nella coscienza sua.

Le disordinate delizie e la propria sensualità, la quale si fece signora e la ragione fece serva, l’accusano miserabilmente, perché egli allora conosce la verità di quello che prima non conosceva. Onde viene a gran confusione dell’errore suo; perché nella vita sua visse come infedele e non fedele a Me; perché l’amor proprio gli velò la pupilla del lume della santissima fede. Onde il demonio lo molesta d’infedeltà, per farlo venire a disperazione... In questo gran combattimento egli si trova nudo e senza alcuna virtù; e da qualunque lato si volti, non ode altro che rimproveri con grande confusione». (Dialogo, CXXXII).



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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