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Il Giubileo Anno Santo 1950 con Pio XII

Ultimo Aggiornamento: 09/12/2014 22:55
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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
DURANTE IL RITO DELLA SOLENNE DEFINIZIONE 
DOMMATICA DELL' ASSUNZIONE DELLA 
BEATISSIMA VERGINE IN ANIMA E IN CORPO AL CIELO*

Mercoledì, 1° novembre 1950

 

Venerabili Fratelli e diletti figli e figlie, accorsi alla Nostra presenza, e voi tutti che Ci ascoltate in questa Roma santa e in ogni regione del mondo cattolico!

Commossi per la proclamazione, come dogma di fede, dell'assunzione della Beatissima Vergine in anima e in corpo al cielo ; esultanti per il gaudio che inonda il cuore di tutti i credenti, appagati nei fervidi loro desideri ; proviamo irresistibile il bisogno di elevare insieme con voi un inno di ringraziamento all'amabile provvidenza di Dio, che ha voluto riservare a voi la letizia di questo giorno e a Noi il conforto di cingere la fronte della Madre di Gesù e Madre nostra, Maria, col fulgido diadema, che ne corona le singolari prerogative.

Per imperscrutabile disegno divino, sugli uomini della presente generazione, così travagliata e dolorante, smarrita e delusa, ma anche salutarmente inquieta nella ricerca di un gran bene perduto, si apre un lembo luminoso di cielo, sfavillante di candore, di speranza, di vita beata, ove siede Regina e Madre, accanto al Sole della giustizia, Maria.

Da lungo tempo invocato, questo giorno è finalmente Nostro ; è finalmente vostro. Voce di secoli — anzi, diremmo, voce della eternità — è la Nostra, che, con l'assistenza dello Spirito Santo, ha solennemente definito l'insigne privilegio della Madre celeste. E grido di secoli è il vostro, che oggi prorompe nella vastità di questo venerando luogo, già sacro alle glorie cristiane, approdo spirituale di tutte le genti, ed ora fatto altare e tempio per la vostra traboccante pietà.

Come scosse dai palpiti dei vostri cuori e dalla commozione delle vostre labbra, vibrano le pietre stesse di questa Patriarcale Basilica, e insieme con esse pare che esultino con arcani fremiti gl'innumerevoli e vetusti templi, innalzati per ogni dove in onore dell'Assunta, monumenti di un'unica fede e piedistalli terrestri del trono celeste di gloria della Regina dell'universo.

In questo giorno di letizia, da questo squarcio di cielo, insieme con l'onda dell'angelica esultanza, che si accorda con quella di tutta la Chiesa militante, non può non discendere sulle anime un torrente di grazie e d'insegnamenti, suscitatori fecondi di rinnovata santità.

Perciò a così eccelsa creatura Noi leviamo fidenti gli occhi da questa terra, in questo nostro tempo, tra questa nostra generazione, e a tutti gridiamo : in alto i cuori!

Alle tante anime inquiete ed angosciate, triste retaggio di una età sconvolta e turbolenta, anime oppresse ma non rassegnate, che non credono più alla bontà della vita e solo ne accettano, quasi costrette, l'istante, l'umile ed ignorata fanciulla di Nazaret, ora gloriosa nei cieli, aprirà visioni più alte, e le conforterà a contemplare a quale destino e a quali opere fu sublimata Colei, che, eletta da Dio ad essere Madre del Verbo incarnato, accolse docile la parola del Signore.

E voi, più particolarmente vicini al Nostro cuore, ansia tormentosa dei Nostri giorni e delle Nostre notti, sollecitudine angosciosa d'ogni nostra, ora, voi, poveri, malati, profughi, prigionieri, perseguitati, braccia senza lavoro e membra senza tetto, sofferenti di ogni genere e di ogni paese ; voi a cui il soggiorno terreno sembra dar solo lacrime e privazioni, per quanti sforzi si facciano e si debbono fare, affine di venirvi in aiuto, — innalzate lo sguardo verso Colei, che prima di voi percorse le vie della povertà, del disprezzo, dell'esilio, del dolore, la cui anima stessa fu trafitta da una spada ai piedi della Croce, ed ora fissa non titubante l'occhio nell'eterno lume.

A questo mondo senza pace, martoriato dalle reciproche diffidenze, dalle divisioni, dai contrasti, dagli odi, perchè in esso è affievolita la fede e quasi spento il senso dell'amore e della fraternità in Cristo, mentre supplichiamo con tutto l'ardore che l'Assunta segni il ritorno del calore d'affetto e di vita nei cuori umani, non Ci stanchiamo di rammentare che nulla mai deve prevalere sul fatto e sulla consapevolezza di essere tutti figli di una medesima Madre, Maria, che vive nei cieli, vincolo di unione per il Corpo mistico di Cristo, quale novella Eva, e nuova madre dei viventi, che tutti gli uomini vuol condurre alla verità e alla grazia del suo Figlio divino.

Ed ora prostrati devotamente preghiamo! ».


 

*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII, 
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 279 - 280
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 A.A.S., vol. XXXXII (1950), n. 15, pp. 779 - 781.






DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI PROFESSORI E AGLI ALUNNI DELLE SCUOLE MEDIE DI ROMA*

Sabato, 4 novembre 1950

 

Commossi, più di quel che Noi stessi potremmo dire, diletti figli e figlie, che rappresentate qui la Scuola Media, Insegnanti e discepoli, accogliamo con gioia le vostre persone e i doni che venite ad offrirCi. Questi doni, senza parlare del loro valore artistico, sono come la traduzione, in pari tempo materiale e spirituale, dei pensieri che Noi svolgemmo dinanzi a voi in occasione del vostro Congresso dell'anno scorso: la Cattedra, dono degl'Insegnanti; il « libretto missionario », dono degli alunni. È veramente la risposta filiale alle Nostre paterne esortazioni, e come la loro risonanza prolungata trasmessa alle future generazioni.

Una cattedra! una cattedra di Maestro: Cattedra docentis! Non è forse il Magistero — come dicevamo allora — il primo ufficio della Nostra Sede Apostolica? Voi Ci offrite una cattedra, facendone rilevare il significato simbolico con le figure — personaggi storici e allegorici — che vi ha intagliate lo scalpello dell'artista. Su questa cattedra pontificale, sulla Cattedra di Pietro, Noi siamo assisi unicamente perché Vicario di Cristo. Noi siamo il suo Rappresentante sulla terra; siamo l'organo per mezzo del quale fa sentire la sua voce Colui che è il solo Maestro di tutti (Ecce dedi verba mea in ore tuo - Ier. 1, 9), il Cristo, il Verbo eterno del Padre, nato dalla Vergine immacolata, trono, cattedra della divina Sapienza. Non è forse quel che l'intero universo cattolico ha sentito nel fondo della sua anima, quel che Noi stessi abbiamo sentito più che tutto l'universo, nel fondo della Nostra, or sono tre giorni, nell'istante, solenne fra tutti, in cui, con atto supremo del Nostro Magistero, abbiamo proclamato la gloria di Maria trionfante presso il suo Figlio, gloriosa in cielo nella sua anima e nel suo corpo? Questo pensiero vi ha fatto incidere sul davanti della cattedra, come luminoso commento del Papa docente: Unus est Magister vester (cfr. Matth. 23, 8). Ricevete dunque l'espressione della Nostra riconoscenza, che Noi vi indirizziamo con tutta l'effusione del cuore.

Ma i Nostri ringraziamenti si volgono anche a voi, cari adolescenti, alunni delle scuole medie, qui presenti, e ai vostri compagni e compagne di studio. Lo stesso insegnamento di Cristo, di cui i vostri Professori, con l'offerta di questa cattedra, hanno affermato la divina grandezza, voi volete, a vostro modo e coi mezzi a vostra disposizione, diffondere in lontane regioni, facendo pervenire « alla gioventù di una terra ove la parola di Gesù è ancora poco conosciuta » il vostro « libretto missionario », quel pane nutritivo che è la dottrina emanante dalla bocca dell'unico Maestro, e trasmessa dalla Chiesa.

Tuttavia questo dono, pur così prezioso, non sarebbe sufficiente, se il piccolo libro, attraversando i mari, passasse dalle vostre mani a quelle dei vostri piccoli fratelli lontani, senza che la vostra propria intelligenza sia pienamente illuminata e il vostro proprio cuore infiammato e vivificato dalle verità e dalle preci che quel libretto contiene.

Dai vostri insegnanti voi ricevete, anche sotto il velo della scienza profana, lo spirito cristiano: imparate dunque a scoprire sotto quel velo le opere di Dio, di cui i cieli narrano la gloria (Ps. 18, 2). Soprattutto mettete nello studio della religione tutta la diligenza di cui siete capaci; studiatela, gustatela, amatela, voi che bramate di farla studiare, gustare, amare dai giovani di altri popoli. In cambio del dono che voi loro inviate, quei vostri fratelli ignoti pregheranno per voi, e la loro preghiera contribuirà a far fiorire, risplendere e fruttificare in voi tutte le virtù cristiane, che, anche grazie al vostro dono, saranno germogliate nei loro cuori.

Noi abbiamo la più grande fiducia nella potenza della loro ingenua preghiera per attirare su di voi le più elette grazie celesti, in pegno delle quali impartiamo di gran cuore a voi, Insegnanti, e ai vostri Colleghi, a voi, alunni, e ai vostri condiscepoli, non meno che alle vostre famiglie, la Nostra Apostolica, Benedizione.


 

*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII, 
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 297 - 298
 Tipografia Poliglotta Vaticana






DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII 
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO 
DEGLI EDITORI DI LIBRI E RIVISTE
*

Sala del Concistoro - Domenica, 10 dicembre 1950

 

Dopo avere ammirato il ricco dono di libri, da voi destinati così alla Nostra biblioteca personale, come alla beneficenza libraria della Santa Sede, non possiamo mancare di manifestarvi la Nostra viva gratitudine, pregandovi di trasmettere l'espressione di questa Nostra riconoscenza anche a tutti coloro che hanno contribuito a così munifico omaggio.

Ma la vista di cotesta imponente raccolta di pregevolissime pubblicazioni Ci ha fatto altresì riflettere sul particolare significato dell'opera vostra.

Noi viviamo nell'epoca della cinematografia e della televisione. Senza dubbio ambedue hanno tratto a sè una notevole parte del tempo, che prima apparteneva alla parola stampata. Eppure accade che proprio esse creano al buon libro un accresciuto valore. Poichè, pur riconoscendo pienamente la importanza della tecnica e dell'arte del « film », tuttavia l'influsso unilaterale che esso esercita sull'uomo, e specialmente sulla gioventù, con la sua azione quasi puramente visiva, porta con sè un tale pericolo di decadimento intellettuale, che si comincia già a considerarlo come un pericolo per tutto il popolo. Tanto più quindi è officio del buon libro di educare il popolo ad una più profonda comprensione delle cose, a pensare e a riflettere.

Noi vi auguriamo quindi una sempre più intima consapevolezza della vostra responsabilità verso l'uomo, che prende in mano il vostro libro, e il cui più alto valore, il suo perfezionamento intellettuale e morale, deve, attraverso questa lettura, avanzare, progredire, e mai soffrire danno. Questa coscienza della vostra responsabilità, che è anche responsabilità dinanzi a Dio, vorremmo che fosse uno dei frutti del vostro Convegno; Convegno che è anche Pellegrinaggio.

La vostra pietà e il vostro senso religioso vi hanno ispirato il pensiero di prender parte, qui nel centro della Cristianità, a questo avvenimento mondiale dell'Anno Santo, a questo solenne spettacolo di una comunanza di fede, di sentimento e di amore, fondata in Dio e che sovrasta tutte le ristrettezze, le discordie, le meschinità umane, e unisce tutti i figli dell'orbe cattolico a formare un sol cuore e un'anima sola.

Possa questo pellegrinaggio giubilare darvi la consapevolezza che la forza di salute, di rinnovamento, di conforto, di luce, del Vangelo di Cristo non è per spegnersi. Il lume di Cristo sta dinanzi a nuove ascensioni e a nuovi splendori. Una cristianità giunta a una viva e profonda coscienza della sua fede e dei suoi ideali non ha alcun motivo di pusillanimità e di sgomento. Essa ha da dare alla umanità di oggi — e voi potete collaborare altamente a questa missione — assai più e di più grande e definitivo di quel che molti suppongono.

Con tali sentimenti ed auguri impartiamo di vero cuore a voi, alle vostre famiglie e ai vostri lavori la Nostra Apostolica Benedizione.


 

*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII, 
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 357 - 358
 Tipografia Poliglotta Vaticana







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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