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NOVENE A GESU BAMBINO dal 16 dicembre

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2014 17:07
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13/12/2014 17:07
 
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NOVENA DI NATALE: 5° GIORNO LA VIVENTE CASA DI DIO


20     dicembre


Liturgia della parola: Is 7,10-14; Sal. 23; Lc. 1,26-38


+ Deus, in adiutòrium meum intende.Domine, ad adiuvandum me festina.


Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


Amen.


- Canto delle profezie (vedi sopra)


Papa Benedetto ci dice che:


"Maria ci insegna che per amare secondo Dio occorre vivere in Lui e di Lui: è Dio la prima «casa» dell'uomo e solo chi in Lui dimora arde di un fuoco di divina carità in grado di « incendiare » il mondo" (Messaggio, 2.6.06).


L'annuncio a Maria


Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te ». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine ». Allora Maria disse all'angelo: « Come è possibile? Non conosco uomo ». Le rispose l'angelo: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto ». E l'angelo partì da lei.


Con Benedetto XVI meditiamo:


"Ti saluto, o piena di grazia (Lc. 1,28)


La prima parola che vorrei meditare è il saluto dell'Angelo a Maria. Nella traduzione italiana l'Angelo dice: « Ti saluto, Maria ».


Ma la parola greca sottostante, « Kaire », significa di per sé « gioisci », « rallegrati»...


Questa è la prima parola che risuona nel Nuovo Testamento come tale, perché l'annuncio fatto dall'angelo a Zaccaria circa la nascita di Giovanni Battista è parola che risuona ancora sulla soglia tra i due Testamenti. Solo con questo dialogo, che l'angelo Gabriele ha con Maria, comincia realmente il Nuovo Testamento. Possiamo quindi dire che la prima parola del Nuovo Testamento è un invito alla gioia: « Gioisci, rallegrati! » (..)


Forse noi cattolici, che lo sappiamo da sempre, non siamo più sorpresi, non avvertiamo più con vivezza questa gioia liberatrice. Ma se guardiamo al mondo di oggi, dove Dio è assente, dobbiamo constatare che anch’esso è dominato dalle paure, dalle  incertezze:  è bene essere uomo o no? è bene vivere o no? è realmente un bene esistere? o forse è tutto negativo? E vivono in realtà in un  mondo oscuro, hanno bisogno di anestesie per potere vivere. Così la parola: “gioisci, perché Dio è con te, è con noi", è parola che apre realmente un tempo nuovo. Carissimi, con un atto di fede dobbiamo di nuovo accettare e comprendere nella profondità del cuore questa parola liberatrice: “gioisci!”. (Omelia, 18.12.05).


( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)


Antifona al Magnificat del 5° giorno


O Clavis David, et sceptrum domus Israel, qui aperis, et nemo claudit, claudis, et nemo aperit: veni, et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.


O Chiave di Davide, scettro della casa d'Israele, che apri, e nessuno può chiudere, chiudi, e nessuno può aprire: vieni, libera l'uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell'ombra di morte.


- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona


- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:


- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;


- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;


- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.


- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


 





NOVENA DI NATALE: 6° GIORNO IL VIAGGIO DELLA GIOIA


21     dicembre


Liturgia della parola: Ct 2,8-14 opp. Sof.3,14-18a; Sai 32; Lc. 1,39-45


+ Deus, in adiutòrium meum intende.Domine, ad adiuvandum me festina.


Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


Amen.


- Canto delle profezie (vedi sopra)


Papa Benedetto ci dice che:


"Maria, la Madre di Cristo e della Chiesa ci insegni ad essere «epifania» del Signore, nell'apertura del cuore alla forza della grazia e nell'adesione fedele alla parola del suo Figlio, luce del mondo e traguardo finale della storia" (Omelia, 6.1.06).


La visitazione


In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore ».


Con Benedetto XVI meditiamo:


"In quei giorni Maria si mise in viaggio (Lc. 1,39)


Occorre far capire che il piacere non è tutto. Il cristianesimo ci dà gioia, come l'amore dà gioia. Ma l'amore è anche sempre rinuncia a se stesso. Il Signore stesso ci ha dato la formula di che cosa è amore: chi perde se stesso si trova; chi guadagna e conserva se stesso si perde. È sempre un Esodo e quindi anche una sofferenza. La vera gioia è una cosa distinta dal piacere, la gioia cresce, matura sempre nella sofferenza in comunione con la Croce di Cristo. Solo qui nasce la vera gioia della fede" (Discorso, 25.7.05).


"Nel vedere strade e piazze delle città addobbate da luminarie sfolgoranti, ricordiamo che queste luci ci richiamano ad un'altra luce, invisibile agli occhi ma non al cuore. Mentre le ammiriamo, mentre accendiamo le candele nelle Chiese o l'illuminazione del presepe o dell'albero di Natale nelle case, si apra il nostro animo alla vera luce spirituale recata a tutti gli uomini di buona volontà... Il vero mistero del Natale è lo splendore interiore che viene da questo Bambino. Lasciamo che tale splendore interiore si comunichi a noi, che accenda nel nostro cuore la fiammella della bontà di Dio; portiamo tutti, col nostro amore, la luce nel mondo! Non permettiamo che questa fiamma luminosa accesa nella fede si spenga per le correnti fredde del nostro tempo! Custodiamola fedelmente e facciamone dono agli altri!" (Catechesi, 21.12.05; Omelia, 24.12.05).


( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)


Antifona al Magnificat del 6° giorno


O Oriens, splendor lucis aetemae et sol iustitiae: veni, et illumina sedentes in tenebris et umbra mortis.


O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell'ombra di morte.


- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona


- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:


- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;


- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;


- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.


- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


 





NOVENA DI NATALE: 7° GIORNO UN DIO GRANDE


22     dicembre


Liturgia della parola: 1Sam 1,24-28; Cant. 1Sam 2; Lc. 1, 46-55


+ Deus, in adiutòrium meum intende. Domine, ad adiuvandum me festina.


Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


Amen.


- Canto delle profezie (vedi sopra)


Papa Benedetto ci dice che:


"Maria ci insegna che non dobbiamo allontanarci da Dio, ma rendere presente Dio; far sì che Egli sia grande nella nostra vita; così anche noi diventiamo divini; tutto lo splendore della dignità divina è allora nostro" (Omelia, 15.8.05).


La poesia del Magnificat


Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre ». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.


Con Benedetto XVI meditiamo:


"L'anima mia magnifica il Signore (Lc. 1,46)


Nel Vangelo abbiamo sentito il Magnificat, questa grande poesia venuta dalle labbra, anzi dal cuore di Maria, ispirata dallo Spirito Santo. In questo canto meraviglioso si riflette tutta l'anima, tutta la personalità di Maria. Possiamo dire che questo suo canto è un ritratto, una vera icona di Maria, nella quale possiamo vederla proprio così com'è. Vorrei rilevare solo due punti di questo grande canto.


Esso comincia con la parola « Magnificat »: la mia anima « magnifica » il Signore, cioè «proclama grande» il Signore. Maria desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Non ha paura che Dio possa essere un « concorrente » nella nostra vita, che possa toglierci qualcosa della nostra libertà, del nostro spazio vitale con la sua grandezza. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. La nostra vita non viene oppressa, ma viene elevata e allargata: proprio allora diventa grande nello splendore di Dio.


(..) Gli uomini pensano e credono che, accantonando Dio ed essendo autonomi, seguendo solo le proprie idee, la propria volontà, possano diventare realmente liberi, potendo fare quanto vogliono senza che nessun altro possa dare alcun ordine. Ma dove scompare Dio l'uomo non diventa più grande; perde anzi la dignità divina, perde lo splendore di Dio sul suo volto. Alla fine risulta solo il prodotto di un'evoluzione cieca e, come tale, può essere usato e abusato. E proprio quanto l'esperienza di questa nostra epoca ha confermato. Solo se Dio è grande anche l'uomo è grande " (Omelia, 15.8.05).


( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)


Antifona al Magnificat del 7° giorno


O Rex gentium et desideratus earum, lapisque angularis qui facis utraque unum: veni, et salva hominem quem de limo formasti.


O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno, vieni, e salva l'uomo che hai formato dalla terra.


- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona


- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:


- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;


- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;


- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.


- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.






NOVENA DI NATALE: 8° GIORNO IN RELAZIONE CON GESÙ


23     dicembre


Liturgia della parola: MI 3,1-4.23-24; Sal. 24; Lc. 1, 57-66


+ Deus, in adiutòrium meum intende.Domine, ad adiuvandum me festina.


Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


Amen.


- Canto delle profezie (vedi sopra)


Papa Benedetto ci dice che:


"Nel Calendario Romano (Giovanni Battista) è l’unico Santo del quale si celebra sia la nascita, il 24 giugno, sia la morte, il 29 agosto, avvenuta attraverso il martirio. Questi piccoli riferimenti storici ci aiutano a capire quanto antica e profonda sia la venerazione di san Giovanni Battista. Nei Vangeli risalta molto bene il suo ruolo in riferimento a Gesù. In particolare, san Luca ne racconta la nascita, la vita nel deserto, la predicazione, e san Marco ci parla della sua drammatica morte..." (Udienza 29.8.2012)


La nascita di Giovanni Battista


Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: « No, si chiamerà Giovanni ». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome ». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: « Che sarà mai questo bambino?», si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.


Con Benedetto XVI meditiamo:


Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio (Lc. 1,57)


"Però il Battista non si limita a predicare la penitenza, la conversione, ma, riconoscendo Gesù come «l’Agnello di Dio» venuto a togliere il peccato del mondo (Gv 1, 29), ha la profonda umiltà di mostrare in Gesù il vero Inviato di Dio, facendosi da parte perché Cristo possa crescere, essere ascoltato e seguito. Come ultimo atto, il Battista testimonia con il sangue la sua fedeltà ai comandamenti di Dio, senza cedere o indietreggiare, compiendo fino in fondo la sua missione. San Beda, monaco del IX secolo, nelle sue Omelie dice così: San Giovanni Per [Cristo] diede la sua vita, anche se non gli fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, gli fu ingiunto solo di tacere la verità. (cfr Om. 23: CCL 122, 354). E non taceva la verità e così morì per Cristo che è la Verità. Proprio per l’amore alla verità, non scese a compromessi e non ebbe timore di rivolgere parole forti a chi aveva smarrito la strada di Dio.


(...) Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua esistenza. Giovanni è il dono divino lungamente invocato dai suoi genitori, Zaccaria ed Elisabetta (cfr Lc 1,13); un dono grande, umanamente insperabile, perché entrambi erano avanti negli anni ed Elisabetta era sterile (cfr Lc 1,7); ma nulla è impossibile a Dio (cfr Lc 1,36).


(...) Cari fratelli e sorelle, celebrare il martirio di san Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni. Ma questo può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio. La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma è esattamente il contrario: solo se se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio stesso a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio. San Giovanni Battista interceda per noi, affinché sappiamo conservare sempre il primato di Dio nella nostra vita. Grazie." (Udienza 29.8.2012)


( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)


Antifona al Magnificat del 8° giorno


O Emmanuel, rex et legifer noster, exspectatio gentium et Salvator earum: veni ad salvandum nos, Domine Deus noster.


O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli: vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.


- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona


- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:


- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;


- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;


- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.


- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


 





NOVENA DI NATALE: 9° GIORNO L'ADEMPIMENTO DELLA PAROLA


24     dicembre


Liturgia della parola: Mi 5,l-4a; Sai 79; Eb 10,5-10; Lc. 1, 39-48


+ Deus, in adiutòrium meum intende.Domine, ad adiuvandum me festina.


Dio, volgiti in mio aiuto.  Signore, affrettati a soccorrermi. (Salmo 69,2)


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


Amen.


- Canto delle profezie (vedi sopra)


Papa Benedetto ci dice che:


"Maria è una donna che ama. Noi lo intuiamo nei gesti silenziosi, di cui ci riferiscono i racconti evangelici dell'infanzia. Lo vediamo nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù. Lo vediamo nell'umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l'ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù. Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà sotto la croce. Più tardi, nell'ora di Pentecoste, saranno loro a stringersi intorno a lei nell'attesa dello Spirito Santo (Enc. Deus caritas est, 41).


Il  dialogo tra Maria ed Elisabetta


In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore ».


Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata ».


Con Benedetto XVI meditiamo:


Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore (Lc. 1,45)


«Magnificat anima mea Dominum», dice in occasione di questa visita — « L'anima mia rende grande il Signore » — ed esprime con ciò tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo — solo allora il mondo diventa buono.


Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient'altro che l'ancella del Signore. Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio. È una donna di speranza: solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza di Israele, l'angelo può venire da lei e chiamarla al servizio decisivo di queste promesse. Essa è una donna di fede: « Beata sei tu che hai creduto », le dice Elisabetta... Maria è una donna che ama (Enc. Deus caritas est, 41).


( si faccia qualche minuto di silenzio per interiorizzare quanto si è letto)


Antifona al Magnificat del 9° giorno


Cum ortus fuerit sol de caelo, videbitis Regem regum procedentem a Patre, tamquam sponsum de thalamo suo.


Quando sorgerà il sole, vedrete il Re dei re: come lo sposo dalla stanza nuziale egli viene dal Padre.


- si dice il Magnificat (vedi sopra) e alla fine si ripete l'antifona


- alla fine della preghiera, ogni giorno, si dica questa giaculatoria:


- Gesù Bambino, Amor Divino, Verbo incarnato, ricordati di me che mi hai creato;


- Gesù Bambino, Eterna Sapienza, infondi nel mio cuore umiltà, carità ed obbedienza;


- Gesù Bambino, sguardo d'Amore, col tuo Cuor per me lacerato, vieni a nascere nel mio cuore.


Orazione conclusiva


Padre buono e misericordioso, che nello Spirito Santo ci hai sostenuto nel cammino di questo Avvento, donaci di saper vivere in pienezza la grazia del Santo Natale in cui la tua Parola si compie.


Conformandoci al Tuo Figlio umile e obbediente, fa' che anche noi spendiamo la nostra vita in un generoso e fedele servizio che dia gloria a Te e giovi ai nostri fratelli.


Per Cristo nostro Signore.


Amen.


- Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna. Amen


In nomine Patris +, et Filii +, et Spiritus Sancti +.


***


Vogliamo concludere questa Novena con la bellissima catechesi di Ratzinger sulla presenza del bue e dell'asinello nel Presepe - cliccare qui -



    


   


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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