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Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (4)

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2015 12:35
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09/03/2015 17:54
 
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Il Papa: lo stile di Dio è l'umiltà e il silenzio, non lo spettacolo




Il Papa a Santa Marta - OSS_ROM





09/03/2015 



Dio agisce nell’umiltà e nel silenzio, il suo stile non è lo spettacolo: è quanto ha detto Papa Francesco nella Messa del mattino a Casa Santa Marta. Ce ne parla Sergio Centofanti:


Nel Vangelo del giorno Gesù rimprovera gli abitanti di Nazareth per la mancanza di fede: all’inizio – afferma il Papa - viene ascoltato con ammirazione, ma poi esplode “l’ira, lo sdegno”:


“In quel momento, a questa gente, che sentiva con piacere quello che diceva Gesù, ma non è piaciuto quello che diceva ad uno, due o tre, e forse qualche chiacchierone si è alzato e ha detto: ‘Ma questo di che viene a parlarci? Dove ha studiato per dirci queste cose? Che ci faccia vedere la laurea! In che Università ha studiato? Questo è il figlio del falegname e ben lo conosciamo’. E’ scoppiata la furia, anche la violenza. “E lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte”. Volevano gettarlo giù”.


La prima lettura parla di Naamàn, comandante dell’esercito siro, lebbroso. Il profeta Eliseo gli dice di bagnarsi sette volte nel Giordano per guarire e anche lui si indigna perché pensava a un gesto più grande. Poi ascolta il consiglio dei servi, fa quanto detto dal profeta e la lebbra scompare. Sia gli abitanti di Nazareth che Naamàn – osserva il Papa – “volevano lo spettacolo”, ma “lo stile del buon Dio non è fare lo spettacolo: Dio agisce nell’umiltà, nel silenzio, nelle cose piccole”. Questo – sottolinea – a partire dalla Creazione, dove il Signore non prende “la bacchetta magica”, ma crea l’uomo “col fango”. E’ uno stile che attraversa “tutta la storia della salvezza”:


“Quando ha voluto liberare il suo popolo, lo ha liberato per la fede e la fiducia di un uomo, Mosè. Quando ha voluto far cadere la potente città di Gerico, lo ha fatto tramite una prostituta. Anche per la conversione dei samaritani ha chiesto il lavoro di un’altra peccatrice. Quando Lui ha inviato Davide a lottare contro Golia, sembrava una pazzia: il piccolo Davide davanti a quel gigante, che aveva una spada, aveva tante cose, e Davide soltanto la fionda e le pietre. Quando ha detto ai Magi che era nato proprio il Re, il Gran Re, cosa hanno trovato loro? Un bambino, una mangiatoia. Le cose semplici, l’umiltà di Dio, questo è lo stile divino, mai lo spettacolo”.


Il Papa ricorda “anche una delle tre tentazioni di Gesù nel deserto: lo spettacolo”. Satana lo invita a gettarsi dal pinnacolo del Tempio perché, vedendo il miracolo, la gente possa credere in lui. “Il Signore - invece - si rivela nella semplicità, nell’umiltà”. “Ci farà bene in questa Quaresima – conclude Papa Francesco - pensare nella nostra vita a come il Signore ci ha aiutato, a come il Signore ci ha fatto andare avanti, e troveremo che sempre lo ha fatto con cose semplici”:


“Così agisce il Signore: fa le cose semplicemente. Ti parla silenziosamente al cuore. Ricordiamo nella nostra vita le tante volte che abbiamo sentito queste cose: l’umiltà di Dio è il suo stile; la semplicità di Dio è il suo stile. E anche nella celebrazione liturgica, nei sacramenti, che bello è che si manifesti l’umiltà di Dio e non lo spettacolo mondano. Ci farà bene percorrere la nostra vita e pensare alle tante volte che il Signore ci ha visitato con la sua grazia, e sempre con questo stile umile, lo stile che anche Lui chiede a noi di avere: l’umiltà”.






Francesco: Dio mi perdona ma chiede che io perdoni gli altri

Papa Francesco durante l'omelia a Casa S. Marta - OSS_ROM

10/03/2015

Per chiedere perdono a Dio bisogna seguire l’insegnamento del “Padre Nostro”: pentirsi con sincerità dei propri peccati, sapendo che Dio perdona sempre, e perdonare gli altri con altrettanta larghezza di cuore. Papa Francesco lo ha ribadito durante l’omelia della Messa del mattino celebrata a Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Dio è onnipotente ma anche la sua onnipotenza in certo modo si ferma davanti alla porta chiusa di un cuore. Un cuore che non intende perdonare chi lo ha ferito. Papa Francesco prende spunto dal Vangelo del giorno nel quale Gesù spiega a Pietro che bisogna perdonare “settanta volte sette”, che equivale a “sempre”, per riaffermare che il perdono di Dio per noi e il nostro perdono agli altri sono strettamente connessi.

"Perdonami", non "scusami"
Tutto parte – spiega Francesco – da come noi per primi ci presentiamo a Dio per chiedere di essere perdonati. L’esempio il Papa lo trae dalla Lettura del giorno, che mostra il profeta Azaria invocare clemenza per il peccato del suo popolo, che sta soffrendo ma anche colpevole di aver “abbandonato la legge del Signore”. Azaria, indica Francesco, non protesta, “non si lamenta davanti a Dio” per le sofferenze, piuttosto riconosce gli errori del popolo e “si pente”:

“Chiedere perdono è un’altra cosa, è un’altra cosa che chiedere scusa. Io sbaglio? Ma, scusami, ho sbagliato… Ho peccato! Niente a che fare, una cosa con l’altra. Il peccato non è un semplice sbaglio. Il peccato è idolatria, è adorare l’idolo, l’idolo dell’orgoglio, della vanità, del denaro, del ‘me stesso’, del benessere… Tanti idoli che noi abbiamo. E per questo, Azaria non chiede scusa: chiede perdono”.

Perdona chi ti ha fatto del male
Il perdono va chiesto sinceramente, col cuore, e di cuore deve essere donato a chi ci ha fatto un torto. Come il padrone della parabola evangelica raccontata da Gesù, che condona un debito enorme a un suo servo perché si muove a compassione delle sue suppliche. E non come quello stesso servo fa con un suo pari, trattandolo senza pietà e facendolo gettare in carcere pur essendo creditore da lui di una somma irrisoria. La dinamica del perdono – ricorda in sostanza Francesco – è quella insegnata da Gesù stesso nel “Padre Nostro”:

“Gesù ci insegna a pregare così, il Padre: ‘Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’. Se io non sono capace di perdonare, non sono capace di chiedere perdono. ‘Ma, Padre, io mi confesso, vado a confessarmi…’. ‘E che fai prima di confessarti?’. ‘Ma, io penso alle cose che ho fatto male…’. ‘Va bene’. ‘Poi chiedo perdono al Signore e prometto di non farne più…’. ‘Bene. E poi vai dal sacerdote? Prima ti manca una cosa: hai perdonato a quelli che ti hanno fatto del male?’”.

Consapevoli del peccato
In una parola, riassume Francesco, “il perdono che Dio ti darà” richiede “il perdono che tu dai agli altri”:
“Questo è il discorso che Gesù ci insegna sul perdono. Primo: chiedere perdono non è un semplice chiedere scusa, è essere consapevoli del peccato, dell’idolatria che io ho fatto, delle tante idolatrie. Secondo: Dio sempre perdona, sempre. Ma chiede che io perdoni. Se io non perdono, in un certo senso chiudo la porta al perdono di Dio. ‘Rimetti i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’”.




Francesco: o siamo gente che ama o siamo degli ipocriti




 

12/03/2015 

Un cristiano non ha vie di compromesso: se non si lascia toccare dalla misericordia di Dio e a sua volta ama il prossimo, come fanno i Santi, finisce per essere un ipocrita che rovina e disperde anziché fare del bene. È quanto ha affermato Papa Francesco durante l’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

All’inizio furono i Profeti, poi toccò ai Santi. Con loro Dio ha costruito nel tempo la storia del suo rapporto con gli uomini. Eppure, nonostante l’eccellenza di questi prescelti – nonostante i loro insegnamenti e le loro azioni – la storia della salvezza è stata accidentata, lastricata di tante ipocrisie e infedeltà.

Dio piange per un cuore duro
È immenso l’orizzonte che Francesco abbraccia con la sua riflessione, da Abele ai nostri giorni. Nella voce di Geremia, proposta dalla Lettura del giorno, c’è la voce di Dio stesso, che constata con amarezza come il popolo eletto, pur avendo ricevuto molti benefici, non lo abbia ascoltato.
"Dio ha dato tutto ma ha ricevuto di rimando soltanto cose brutte”. “La fedeltà è sparita – ripete il Papa – voi non siete un popolo fedele":

“Questa è la Storia di Dio. Sembra che Dio piangesse, qui. Ti ho amato tanto, ti ho dato tanto e tu… Tutto contro di me. Anche Gesù guardando Gerusalemme pianse. Perché nel cuore di Gesù c’era tutta questa storia dove la fedeltà era sparita. Noi facciamo la nostra volontà, ma facendo questo nel cammino della vita seguiamo una strada di indurimento: il cuore si indurisce, si pietrifica. E la Parola del Signore non entra. E il popolo si allontana. Anche la nostra storia personale può diventare così. E oggi, in questo giorno quaresimale, possiamo domandarci: ‘Io ascolto la voce del Signore, o faccio quello che io voglio, quello che a me piace?’”.

Da eretici a Santi
Anche l’episodio del Vangelo mostra un esempio di “cuore indurito”, sordo alla voce di Dio. Gesù guarisce un indemoniato e in cambio – dice il Papa – ne riceve un’accusa: ”Tu cacci i demoni in nome del demonio. Tu sei uno stregone demoniaco”. È la tipica scusa dei “legalisti”, osserva Francesco, “che credono che la vita sia regolata dalle leggi che fanno loro”:

“Anche questo è accaduto nella Storia della Chiesa! Ma pensate alla povera Giovanna d’Arco: oggi è santa! Poverina: questi dottori l’hanno bruciata viva, perché dicevano che era eretica, accusata di eresia … Ma erano i dottori, quelli che sapevano la dottrina sicura, questi farisei: allontanati dall’amore di Dio. Vicino a noi, pensate al Beato Rosmini: tutti i suoi libri all’indice. Non si potevano leggere, era peccato leggerli. Oggi è Beato. Nella Storia di Dio con il suo popolo, il Signore mandava, per dirgli che amava il suo popolo, i Profeti. Nella Chiesa, il Signore manda i Santi. Sono i Santi che portano avanti la vita della Chiesa: sono i Santi. Non sono i potenti, non sono gli ipocriti: no. I Santi”.

Non c’è una via di mezzo
I Santi, soggiunge Francesco, “sono quelli che non hanno paura di lasciarsi accarezzare dalla misericordia di Dio. E per questo i Santi sono uomini e donne che capiscono tante miserie, tante miserie umane, e accompagnano il popolo da vicino. Non disprezzano il popolo”:

“Gesù dice: ‘Chi non è con me, è contro di me’. Ma non ci sarà una via di compromesso, un po’ di qua e un po’ di là? No. O tu sei sulla via dell’amore o tu sei sulla via dell’ipocrisia. O tu ti lasci amare dalla misericordia di Dio o tu fai quello che tu vuoi, secondo il tuo cuore, che si indurisce di più, ogni volta, su questa strada. Chi non è con me, è contro di me: non c’è una terza via di compromesso. O sei santo, o vai per l’altra via. Chi non raccoglie con me, lascia le cose… No, è peggio: disperde, rovina. E’ un corruttore. E’ un corrotto, che corrompe”.



[Modificato da Caterina63 12/03/2015 19:53]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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