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Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (4)

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2015 12:35
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14/09/2015 19:43
 
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Francesco: seguire via della Croce per vincere seduzioni del male

Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

14/09/2015 

Per andare avanti “sulla strada della vita cristiana” bisogna abbassarsi come ha fatto Gesù sulla Croce. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, alla quale hanno partecipato anche i cardinali del "Consiglio dei Nove" che da oggi sono riuniti con il Papa fino al 16 settembre. Si tratta dell'11.ma riunione dell'organismo voluto dal Papa per aiutarlo nella riforma della Curia. Nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il Pontefice ha quindi messo in guardia dal diavolo che ci incanta e poi ci porta alla rovina. Il servizio di Alessandro Gisotti:



Guardarci dalle tentazioni del male che ci seduce per poi rovinarci.

Papa Francesco ha svolto l’omelia partendo dalle Letture del giorno in cui, ha osservato, il protagonista è il serpente. La Genesi, ha detto, ci mostra che il serpente è il più astuto, “è un incantatore, e anche ha la capacità di fascino”, di affascinarti.

Il male seduce e incanta, ma è un cattivo pagatore

La Bibbia, ha proseguito, anche ci dice che “è un bugiardo, è un invidioso, perché per l’invida del diavolo, del serpente, è entrato il peccato nel mondo”. E questa capacità di seduzione ci rovina:
“Ti promette tante cose ma all’ora di pagare paga male, è un cattivo pagatore. Ma ha questa capacità di sedurre, di incantare. Paolo si arrabbia con i cristiani di Galazia che gli hanno dato tanto da fare e gli dice: ‘Ma, stolti Galati, chi vi ha incantati? Voi che siete stati chiamati alla libertà chi vi ha incantati?’. E questi li ha corrotti il serpente. E questa non è una cosa nuova, era nella coscienza del popolo di Israele”.
Il Papa si sofferma poi sul fatto che il Signore dice a Mosè di “fare un serpente di bronzo” e chi lo guardava si sarebbe salvato. Questa, ha soggiunto, è una figura, ma anche “una profezia, è una promessa, una promessa non facile da capire” perché Gesù stesso a Nicodemo spiega che “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna”.

Gesù ha preso su di sé tutti i nostri peccati

Dunque, ha rilevato, “quel serpente di bronzo era una figura di Gesù innalzato sulla Croce”:
“Ma perché il Signore ha preso questa figura tanto brutta, tanto cattiva? Semplicemente perché Lui è venuto per prendere su di sé tutti i nostri peccati e Lui è diventato il più grande peccatore senza averne fatto alcuno. E Paolo ci dice: ‘Lui si è fatto peccato per noi’, riprendendo la figura ‘Lui si è fatto serpente’. E’ brutto! Lui si è fatto peccato per salvarci, questo significa il messaggio della liturgia della Parola di oggi, il percorso di Gesù”.
Dio si è fatto uomo e si è addossato il peccato. E Paolo ai Filippesi, “a cui voleva tanto bene”, spiega questo mistero: “Pur essendo nella condizione di Dio, Gesù non ritenne un privilegio di essere come Dio ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini; umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e morte di Croce”.

La strada del cristiano è abbassarsi come Gesù sulla Croce

Gesù, ha detto Francesco, “annientò se stesso, si è fatto peccato per noi, Lui che non conosceva peccato”. Questo, ha commentato, “è il mistero, possiamo dire: ‘Si è fatto come un serpente’, brutto”:
“Quando guardiamo Gesù sulla Croce, ma ci sono bei dipinti, ma la realtà è un’altra: era strappato tutto, insanguinato dai nostri peccati. Questa è la strada che Lui ha preso per vincere il serpente nel suo campo. Guardare la Croce di Gesù, ma non quelle croci artistiche, ben dipinte: guardare la realtà, cosa era la croce in quel tempo. E guardare il suo percorso e a Dio, che annientò se stesso, si abbassò per salvarci. Anche questa è la strada del cristiano. Se un cristiano vuole andare avanti sulla strada della vita cristiana deve abbassarsi, come si è abbassato Gesù. E’ la strada dell’umiltà, sì, ma anche di portare su di sé le umiliazioni come le ha portate Gesù”.

Nella festa della Esaltazione della Santa Croce, il Papa ha quindi chiesto la grazia alla Madonna di “piangere d’amore, di piangere di gratitudine perché il nostro Dio tanto ci ha amato che ha inviato il suo Figlio” ad “abbassarsi e annientarsi per salvarci”.





Francesco: Chiesa sia madre, non associazione rigida

Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

15/09/2015 

“La Chiesa è madre”, non “un’associazione rigida” che alla fine diventa “orfana”. E’ quanto affermato da Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta alla quale hanno preso parte anche i cardinali del “Consiglio dei 9”, riuniti fino a domani con il Papa in Vaticano. Il Pontefice ha sottolineato che, come la Vergine, la Chiesa deve avere quella “maternità” che si esprime negli atteggiamenti di umiltà, bontà, perdono e tenerezza. Il servizio diAlessandro Gisotti:

“Figlio, ecco la tua Madre”. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia muovendo dalla straordinaria parola che Gesù sulla Croce rivolge “al discepolo che Egli amava e a Maria”. E subito, commentando il Vangelo odierno, sottolinea che “non si può pensare Maria senza pensarla madre”.

Gesù non ci lascia orfani, abbiamo una Madre che ci protegge
Al tempo stesso, ha proseguito, “la sua maternità si allarga nella figura di quel nuovo figlio, si allarga a tutta la Chiesa e a tutta l’umanità”:

“In questo tempo dove non so se è il principale senso ma c’è un grande senso nel mondo di orfanità, (è) un mondo orfano, questa Parola ha un’importanza grande, l’importanza che Gesù ci dice: ‘Non vi lascio orfani, vi do una madre’. E questo anche è il nostro orgoglio: abbiamo una madre, una madre che è con noi, ci protegge, che ci accompagna, che ci aiuta, anche nei tempi difficili, nei momenti brutti”.

Chiesa sia madre tenera, non associazione  senza calore umano
I monaci russi, ha rammentato, dicono che “nei momenti delle turbolenze spirituali dobbiamo andare sotto il mantello della Santa Madre di Dio” e così la madre “ci accoglie e ci protegge e si prende cura di noi”. Ma “questa maternità di Maria – ha ripreso – possiamo dire che va oltre Lei, è contagiosa”. Dalla maternità di Maria viene una seconda maternità, la “maternità della Chiesa”:

“La Chiesa è madre. E’ la nostra ‘santa madre Chiesa’, che ci genera nel Battesimo, ci fa crescere nella sua comunità e ha quegli atteggiamenti di maternità, la mitezza, la bontà: la Madre Maria e la madre Chiesa sanno carezzare i loro figli, danno tenerezza. Pensare la Chiesa senza questa maternità è pensare a un’associazione rigida, un’associazione senza calore umano, orfana”.

Senza maternità, rimane solo rigidità e disciplina
“La Chiesa è madre e ci riceve a tutti noi come madre: Maria madre, la Chiesa madre”, una maternità che “si esprime negli atteggiamenti di umiltà, di accoglienza, di comprensione, di bontà, di perdono e di tenerezza”:

“E dove c’è maternità e vita c’è vita, c’è gioia, c’è pace, si cresce in pace. Quando manca questa maternità soltanto rimane la rigidità, quella disciplina, e non si sa sorridere. Una delle cose più belle e umane è sorridere a un bambino e farlo sorridere”.

“Il Signore – ha concluso il Papa – ci faccia sentire anche oggi quando Lui un’altra volta si offre al Padre per noi: ‘Figlio, ecco la tua madre!’”.





  (pausa viaggio apostolico del Papa in America)




Papa: ognuno ha un Angelo accanto, ascoltiamolo docilmente

Francesco: ognuno ha il suo Angelo custode

Francesco: ognuno ha il suo Angelo custode

02/10/2015rsona Dio ha dato la “compagnia” di un Angelo per consigliarla e proteggerla, un Angelo da ascoltare con docilità. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa Santa Marta nel giorno della Festa degli Angeli Custodi. Il servizio diAlessandro De Carolis:

La prova di una paternità che tutto ama e copre la si trova nelle prime pagine della Bibbia. Quando Dio caccia Adamo dal Paradiso non lo lascia solo, non gli dice – afferma il Papa – “arrangiati come puoi”.

Ambasciatore di Dio accanto a noi
Francesco cita preghiere e salmi per ricordare come la figura dell’Angelo custode sia sempre stata presente in ogni vicenda del rapporto tra l’uomo e il cielo. “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato”, afferma il brano del Libro dell’Esodo proposto dalla liturgia. Liturgia dedicata a quelle particolari presenze celesti che, sottolinea il Papa, “il Signore ha dato a tutti”. “Ognuno di noi ne ha uno” che “ci accompagna”:

“E’ sempre con noi! E questa è una realtà. E’ come un ambasciatore di Dio con noi. E il Signore ci consiglia: ‘Abbi rispetto della sua presenza!’. E quando noi – per esempio – facciamo una cattiveria e pensiamo che siamo soli: no, c’è lui. Aver rispetto della sua presenza. Dà ascolto alla sua voce, perché lui ci consiglia. Quando sentiamo quell’ispirazione: 'Ma fa questo… questo è meglio… questo non si deve fare…'. Ascolta! Non ribellarti a lui”.

Rispettarlo e ascoltarlo
L’Angelo custode ci difende sempre e soprattutto dal male, assicura Francesco. Talvolta, osserva, “pensiamo che noi possiamo nascondere tante cose”, “cose brutte”, che alla fine verranno comunque alla luce. E l’Angelo, dice, è lì “per consigliarci”, per “coprirci”, esattamente come farebbe “un amico”. “Un amico che noi non vediamo, ma che sentiamo”. Un amico che un giorno “sarà con noi in Cielo, nella gioia eterna”:

“Soltanto chiede di ascoltarlo, di rispettarlo. Soltanto questo: rispetto e ascolto. E questo rispetto e ascolto a questo compagno di cammino si chiama docilità. Il cristiano deve essere docile allo Spirito Santo. La docilità allo Spirito Santo incomincia con questa docilità ai consigli di questo compagno di cammino”.

Docili con l’Angelo che ci guida
E per essere docili, indica Papa Francesco, bisogna essere piccoli, come bambini, ovvero come coloro che Gesù ha detto essere i più grandi nel Regno di suo Padre. Dunque, conclude, l’Angelo custode è “un compagno di cammino” che insegna l’umiltà e che come bambini va ascoltato:

“Chiediamo oggi al Signore la grazia di questa docilità, di ascoltare la voce di questo compagno, di questo ambasciatore di Dio che è accanto a noi nel nome Suo, che siamo sorretti dal suo aiuto. Sempre in cammino… E anche in questa Messa, con la quale noi lodiamo il Signore, ricordiamo quanto buono è il Signore che giusto dopo aver perso l’amicizia, non ci ha lasciato soli, non ci ha abbandonato”.









Francesco: no ai ministri di rigidità, Dio vuole misericordia

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

06/10/2015 

Guardiamoci dall’avere un cuore duro che non lascia entrare la misericordia di Dio. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, prima di recarsi all’Aula Nuova del Sinodo. Il Papa ha esortato a non resistere alla misericordia del Signore, credendo più importanti i propri pensieri o un elenco di comandamenti da osservare. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Il profeta Giona resiste alla volontà di Dio, ma alla fine impara che deve obbedire al Signore. Francesco ha sviluppato la sua omelia muovendo dalla Prima Lettura, tratta proprio dal Libro di Giona, e ha osservato che la grande città di Ninive si converte proprio grazie alla sua predicazione:

“Davvero fa il miracolo, perché in questo caso lui ha lasciato da parte la sua testardaggine e ha obbedito alla volontà di Dio, e ha fatto quello che il Signore gli aveva comandato”.

Ninive, dunque, si converte e davanti a questa conversione, Giona, che è uomo “non docile allo Spirito di Dio, si arrabbia”: “Giona – ha detto il Papa – provò grande dispiacere e fu sdegnato”. E, addirittura, “rimprovera il Signore”.

Se il cuore è duro, la misericordia di Dio non può entrare
La storia di Giona e Ninive, annota Francesco, si articola dunque in tre capitoli:  il primo “è la resistenza alla missione che il Signore gli affida”; il secondo “è l’obbedienza, e quando si obbedisce si fanno miracoli. L’obbedienza alla volontà di Dio e Ninive si converte”. Nel terzo capitolo, “c’è la resistenza alla misericordia di Dio”:

“Quelle parole, ‘Signore, non era forse questo che dicevo quando ero nel mio Paese? Perché Tu sei un Dio misericordioso e pietoso’, e io ho fatto tutto il lavoro di predicare, io ho fatto il mio mestiere ben fatto, e Tu li perdoni? E’ il cuore con quella durezza che non lascia entrare la misericordia di Dio. E’ più importante la mia predica, sono più importanti i miei pensieri, è più importante tutto quell’elenco di comandamenti che devo osservare, tutto, tutto, tutto che la misericordia di Dio”.

Anche Gesù non era capito per la sua misericordia
“E questo dramma – rammenta Francesco – anche Gesù lo ha vissuto con i Dottori della Legge, che non capivano perché Lui non lasciò lapidare quella donna adultera, come Lui andava a cena con i pubblicani e i peccatori: non capivano. Non capivano la misericordia. ‘Tu sei misericordioso e pietoso’”. Il Salmo che oggi abbiamo pregato, prosegue il Papa, ci suggerisce di “attendere il Signore perché con il Signore è la misericordia, e grande è con Lui la redenzione”.

No ai ministri della rigidità, il Signore ci chiede misericordia
“Dove c’è il Signore – riprende Francesco – c’è la misericordia. E Sant’Ambrogio aggiungeva: ‘E dove c’è la rigidità ci sono i suoi ministri’. La testardaggine che sfida la missione, che sfida la misericordia”:

“Vicini all’inizio dell’Anno della Misericordia, preghiamo il Signore che ci faccia capire come è il suo cuore, cosa significa ‘misericordia’, cosa vuol dire quando Lui dice: ‘Misericordia voglio, e non sacrificio!’. E per questo, nella preghiera Colletta della Messa abbiamo pregato tanto con quella frase tanto bella: ‘Effondi su di noi la Tua misericordia’, perché soltanto si capisce la misericordia di Dio quando è stata versata su di noi, sui nostri peccati, sulle nostre miserie …”






[Modificato da Caterina63 06/10/2015 11:31]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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