A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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ATTENZIONE : LA POSTA DEL CATECHISTA

Ultimo Aggiornamento: 27/08/2017 12:00
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"... la catechesi è un pilastro per l’educazione della fede, e ci vogliono buoni catechisti! Grazie di questo servizio alla Chiesa e nella Chiesa. Anche se a volte può essere difficile, si lavora tanto, ci si impegna e non si vedono i risultati voluti, educare nella fede è bello! E’ forse la migliore eredità che noi possiamo dare: la fede! Educare nella fede, perché lei cresca. Aiutare i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti a conoscere e ad amare sempre di più il Signore è una delle avventure educative più belle, si costruisce la Chiesa! 
“Essere” catechisti! Non lavorare da catechisti: questo non serve! Io lavoro da catechista perché mi piace insegnare… Ma se tu non sei catechista, non serve! Non sarai fecondo, non sarai feconda! Catechista è una vocazione: “essere catechista”, questa è la vocazione, non lavorare da catechista. Badate bene, non ho detto “fare” i catechisti, ma “esserlo”, perché coinvolge la vita. Si guida all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimonianza.
Ricordatevi quello che Benedetto XVI ci ha detto: “La Chiesa non cresce per proselitismo. Cresce per attrazione”. E quello che attrae è la testimonianza. Essere catechista significa dare testimonianza della fede; essere coerente nella propria vita... (..) 
Il catechista è cosciente che ha ricevuto un dono, il dono della fede e lo dà in dono agli altri. E questo è bello. E non se ne prende per sé la percentuale! Tutto quello che riceve lo dà! Questo non è un affare! Non è un affare! E’ puro dono: dono ricevuto e dono trasmesso..."
(Papa Francesco -Congresso Internazione sulla Catechesi - 27 settembre 2013)

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Grazie e sia lodato Gesù Cristo + sempre sia lodato.

 

Per tutti coloro che desiderano scrivere o contattare la Posta del Catechista possono farlo a questo indirizzo email cooperatoresveritatisinfo@gmail.comusando come oggetto della email "posta del catechista". Chi desidera una risposta privata o che non venga pubblicato il suo nome, per favore, ce lo faccia sapere nella stessa email di contatto. Grazie a tutti.

 



(da un giro di e-mail con un ateo, riporto il cuore del problema)

.... la tua bibbia la conosco come le mie tasche, tu piuttosto forse non conosci la storia della tua  chiesa altalenante che usa la bibbia a seconda delle stagioni. Ti domando allora di darmi qualche dritta per vedere se davvero riesci a convincermi della fede che professi e per dimostrarmi che non sia tu una vittima di questo che chiami il messia, il salvatore...

Mario B.

Carissimo Mario, a volte le tasche hanno dei buchi....

Amico mio io non devo dimostrarti un bel nulla ma posso aiutarti - con la mia testimonianza - che le mie tasche non sono bucate a cominciare dal famoso episodio delle "tentazioni di Gesù " riportate rispettivamente da Matteo 4,1-11/ Marco 1,12-13 e Luca 4,1-13.

Ora ti riporto le riflessioni di Benedetto XVI perchè rivolgono - a me e a te - delle domande interessanti: "Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita?

Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di cambiare una pietra in pane per spegnere la fame. Gesù ribatte che l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane: senza una risposta alla fame di verità, alla fame di Dio, l’uomo non si può salvare (cfr Lc.vv. 3-4).

Nella seconda tentazione, il diavolo propone a Gesù la via del potere: lo conduce in alto e gli offre il dominio del mondo; ma non è questa la strada di Dio: Gesù ha ben chiaro che non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore (cfr vv. 5-8).

Nella terza tentazione, il diavolo propone a Gesù di gettarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme e farsi salvare da Dio mediante i suoi angeli, di compiere cioè qualcosa di sensazionale per mettere alla prova Dio stesso; ma la risposta è che Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni: è il Signore di tutto (cfr vv. 9-12). Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù?

E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io? Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo..." (Udienza del 13.2.2013).

Satana, dunque, dimostra di conoscere bene le Scritture ma non è un convertito, non si vuole convertire ma vuole piegare Dio alla sua interpretazione, al suo progetto.

Nel Libro dell’Apocalisse leggiamo: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3, 20), questa è la dinamica che Dio ha scelto per incontrarsi con l'uomo: ha bussato alla porta di Maria Santissima e Lei ha aperto quella porta e non è diventata la "vittima" del Messia, ma la Sua Ancella, la Sua cooperatrice. La vittima è semmai proprio Lui, il Sacrificio perfetto e gradito a Dio, l'Agnello senza macchia che si lascia crocifiggere per amore della creatura. Noi abbiamo tutto da guadagnare da questa Vittima immolata per la nostra redenzione! Con il Battesimo non diventiamo "vittime" ma figli adottivi, San Giovanni è chiaro: “ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). 

 “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare …” Quest’affermazione di san Giovanni può lasciar intendere che qualcuno potrebbe non accoglierLo e pertanto potrebbe non diventare figlio di Dio, qui entra in ballo il libero arbitrio, la volontà di fare una scelta.

Certo, comprendo bene che forse molte testimonianze di noi cattolici ti hanno deluso, allontanato, spiazzato ma nel momento in cui - tu, io, l'altro - avviene il vero incontro con il Risorto, allora nessuno potrà mai più condizionare questo rapporto che si svolge sia in modo esclusivo (un tu per Tu fra la creatura e Dio), quanto comunitario, ecclesiale perchè la Chiesa è una Comunione di Santi.

Certo la Chiesa è Santa ma è composta da membra - noi - che santi ancora non lo siamo ma dove molti si sforzano per diventarlo vivendo una quotidianità davvero cristiana, senza clamori o segnali visibili, ma che alimenta la vita stessa della Chiesa. E' la Chiesa che santifica le membra, non siamo noi a santificare la Chiesa.

 Per convincerti, forse, della fede che professo dovrei risponderti come Gesù: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui" (Gv.1,38-39). Il primo incontro con una persona affascinante suscita curiosità e interesse. Ma non basta, se non porta all’amicizia e al desiderio di stare insieme, al condividere insieme.

Nel mio caso rispondo all'invito di Pietro: “Pronti sempre a rendere ragione della speranza che è in voi” .. (1Pt 3,14-17), Pietro non ci dice di dare ragione o torto delle prove, ma di dare ragione della "speranza" che è in noi. Sono qui a comunicare con te non per discutere di prove, ma per trasmetterti qualcosa che ha riempito la mia esistenza, l'ha cambiata, l'ha stravolta e coinvolta. Nel mio incontro con Cristo non ho ricevuto dei dati, delle statistiche, degli indici di gradimento o quant'altro, ma ho ricevuto una speranza, la speranza della vita che non muore, la speranza che non di solo pane viviamo, una speranza che si è fatta certezza, strada facendo, che sono amata non da un dio qualunque, ma dal Dio fatto carne, il Dio Incarnato, quel Dio che mi ha tanto amato da dare la sua vita perchè anche io la potessi ricevere in abbondanza e per l'eternità.

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri." (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP Maestro dell’Ordine)

Vuoi davvero sapere che cosa è la Chiesa e che cosa sei tu, io, noi, l'Uomo? prendi un Crocefisso, non uno artistico con forme accennate, ma uno di quelli tosti che riportano tutto della passione e morte e fissalo, anche per mezz'ora se lo riterrai necessario o se ne sarai capace. Un giorno, due, tre, fino a quando le tue ginocchia non si piegheranno per la stanchezza. Poi chiediti: cosa ci vedo?Un'uomo straziato, crocefisso, percosso, umiliato, ucciso....

Da qui allora i tuoi tanti "perchè" cominceranno a prendere forma. Questa è la Chiesa vera, questo è l'Uomo vero, quello potresti diventare anche tu, se lo vorrai... ma fino a quando non arriviamo a piegare quelle ginocchia, che sono il segno dell'abbandono della nostra superbia nei confronti stessi di Dio, quel Dio amorevole non volendo forzare il nostro arbitrio e la nostra volontà, non ci rivelerà nulla di Sè.

Allora, ho risposto alle tue domande? Non lo so e francamente non è più a me che devi rispondere ma a quel Dio che cerchi, se lo cerchi per davvero. Io non posso fare altro che accompagnarti ora con la preghiera, mettendoti nei grani del Rosario quotidiano affinchè sia Maria stessa a portarti a questo incontro.

Convertirsi, ricordalo, non è diventare vittima - al contrario - significa trovare l'Avvocato perfetto delle nostre cause perdute, significa entrare in un rapporto vivo e vero con Dio a tal punto da diventare Figli perchè, mentre noi trascendiamo dal basso verso l'alto nel convertirci, Dio è disceso precedendoci per venirci incontro, per facilitarci il cammino.

Questi sono i primi passi che dovrai fare se vorrai parlare davvero di Scrittura e di storia della Chiesa ricevendone grandi benefici, diversamente le tue domande aumenteranno senza trovare alcuna risposta, lasciandoti sempre l'amaro in bocca e il cuore inquieto perchè, come insegnava Sant'Agostino del quale ti suggerisco di leggere le sue Confessioni: "il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in Te, mio Dio" e quando si convertì riconobbe: "Tardi t'amai... tardi ti amai!".

Ponendoti sotto la custodia di Maria Santissima, ti siano graditi i miei più fraterni saluti.

Sia lodato Gesù Cristo.

 

****








 

[Modificato da Caterina63 01/03/2015 11:14]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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01/03/2015 11:13
 
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Carissima Caterina, il periodo difficile per la mia famiglia cui accennavo  non è purtroppo ancora terminato. Io provo ad accogliere la tribolazione nello spirito della Quaresima abbracciando, fin dove possibile nei limiti della mia assai povera umanità, la Croce che Cristo mi manda. […] Mi rivolgo a te per la grande fede che hai sempre manifestato in questi anni e ti chiedo la cortesia di un ricordo nella preghiera; a mia volta pregherò il Signore perchè ti renda cento volte tanto. Sono deluso dalle tante delusioni e mi confesso anche un tantino  disperato. […] Non rispondermi di chiedere aiuto alla parrocchia perchè il mio problema è spirituale e non materiale e, nel primo caso neppure il prete è stato in grado di aiutarmi perchè non c'è mai […] e non so neppure se questo mio stato di cose sia un peccato mortale. La mia grande paura ora è anche quella che Dio non esista, non scandalizzarti. Forse c'è ancora speranza altrimenti perchè scriverti? Non vedo più un senso alla mia vita, per un attimo ho sperato che con questo papa certi sentimenti sarebbero cambiati, ma inutile, ed è certo che il problema alberga in me non dico certo nel papa. […] Ho davvero tanto bisogno di sentire che non sono solo nel terribile combattimento spirituale che sto affrontando. Se vuoi aiutarmi, e non saprei come, ti leggerò comunque sempre e volentieri.

(e-mail firmata ma con richiesta dell'anonimato dall'autore che mi ha dato il permesso di usarla per la posta della Catechista)

 

*****

Carissimo Angelo (nome di fantasia ma di grandi auspici),

alla tua e-mail ho tratto l'essenziale per pubblicarla in modo da dare aiuto a quanti, leggendo, dovessero riscontrarsi in alcuni tuoi stessi problemi e, soprattutto, per spingere altri cuori a farsi intercessori davanti al Trono di Dio, perciò ti sono grata del permesso che mi hai dato di usarla per una catechesi e di questa grande opportunità.

Vuoi un aiuto e giustamente mi anticipi "non saprei come" potrei aiutarti perché, come tu stesso riconosci, qui il problema è tutto tuo, è interno a te, è probabilmente quella "notte dell'anima" che tutti i battezzati, prima o poi, devono passare. Per i non battezzati potrebbe trattarsi di ritrovarsi in un bivio, a dover fare una scelta coraggiosa, ma per noi battezzati è l'avanzare proprio del dubbio e delle tentazioni che ci fanno piegare le ginocchia e, il silenzio di Dio, ci porta a quella "notte oscura dell'anima" dove in verità non siamo abbandonati ma messi alla prova per essere purificati.

Non mi scandalizzano le tue domande e i tuoi dubbi, basta leggere le vite dei Santi per capire come in ogni loro scritto ci sono migliaia di domande. Certo, loro non soffrivano perchè dubitavano dell'esistenza di Dio, ma ci dimostrano che il fatto di credere ciecamente in Dio non ci toglie il dramma del dubbio sulla nostra fede, del sospetto a chi davvero crediamo, della tentazione a diversi livelli....

Un consiglio che mi sento di darti a freddo è di leggerti le Lettere di San Padre Pio e il Diario della Beata Madre Teresa di Calcutta, perchè sono a noi contemporanei, e scoprirai di non essere solo nel tormento dell'anima.

Siamo appunto in Quaresima, prendi un Crocefisso, di quelli tosti, di quelli che "sanguinano", non di quelli artisticamente moderni dove il Crocefisso è stilizzato e devi inventarti dove trovare le ferite... poi fissalo, almeno un'ora al giorno passa del tempo con Lui con fare amichevole, con adorazione, piangi se ne senti il languore, parlaGli se ne senti la necessità, ringraziaLo semplicemente per aver dato la Sua vita per te!

Passa più tempo davanti al Tabernacolo - visto che nella e-mail mi dici che non vai in Chiesa da "molto tempo" - perchè vedi, questo abbandonare la Visita al Santissimo ti ha portato ancora più lontano da Lui. Non è Lui ad essersi allontanato da te, sei tu che pian piano te ne sei andato, Lui è sempre lì che ti aspetta. Non puoi sopportare la battaglia o accollarti le tribolazioni da solo, senza di Lui, se non vai più a farGli visita, comprendi? E' ovvio che ti sembra di crollare: sei senza Supporto!

Ti rivolgi a me per la "grande fede" che ti ho dimostrato, ma pensi che forse per me sia stato più facile? Pensi davvero che anche io non abbia superato dure prove? O che oggi vada tutto liscio?  Diceva Santa Caterina da Siena che chi non ha battaglia non ha vittoria... ed è l'insegnamento di Paolo, ricordi?

"Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole. L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra. Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa" (2Tim.2,5-7). Noi siamo "atleti" ogni giorno per tutta la vita, e non soltanto in certi momenti, ma sempre finchè saremo su questa terra che infatti non è il regno promesso, per questo si legge nelle Scritture che siamo di passaggio, ma non certo per una vacanza.

Cosa posso consigliarti più di quanto non ci sia stato già consigliato saggiamente dai Santi di Dio e nella Scrittura? Lo scoraggiamento, la depressione sono frutti del demonio, è lui il tentatore che fa bene il suo compito mentre noi capitoliamo quando, ahimè, non facciamo bene il nostro compito. Permettimi di dirti che piangersi addosso non serve a nulla e non risolve i problemi.

Anche il dare una certa responsabilità all'assenza del parroco può starci, ma fino ad un certo punto, fai pace con lui! E cerca l'aiuto di un sacerdote, non puoi farne a meno, prega e cerca, cerca e prega, vedrai che il Signore ti aiuterà a trovarlo e magari sarà proprio il tuo parroco. Se Cristo abita in noi, rammenta San Paolo, qualsiasi tempesta non potrà mai scalfirci. Certo ci sbatacchia un pò qua e un poco là, può scagliarci addosso fulmini e saette, grandine e pioggia, ma alla fine terminerà e vedremo il sole... Tu stesso dici, infatti, che "il periodo difficile non è ancora terminato" ecco, vedi? Non sei stato abbandonato, sei ancora nel tempo della prova, magari sei agli sgoccioli, non mollare proprio ora!

Sei come l'atleta, dice san Paolo, devi stare alle regole del gioco, non puoi abbandonare proprio quando ti manca poco per guadagnarti la vittoria! Ricordati che tutte le prove che Dio ci da non sono mai superiori a ciò che possiamo sopportare, Dio ci conosce bene! Ma il calice amaro va bevuto fino in fondo.

Se tu ti senti deluso dalle tante delusioni, pensa a quale delusione esporrai i Cuori di Gesù e Maria se tu mollassi proprio ora! A cosa sarebbe servita quella morte di Croce se tu la rigettassi, pensa a quale delusione esporresti il divino Crocefisso, l'Amore puro! Devi resistere!

Non dimenticare Gesù nel Getzemani e il suo grido dalla Croce: "Dio mio, perchè mi hai abbandonato?" Non penserai che Gesù dubitasse dell'esistenza di Dio, vero? E' il combattimento che, come umani, dobbiamo vivere fino all'ultimo a casua della nostra condizione di peccatori, quel peccato che Gesù si caricò sulle spalle, inchiodandolo alla croce.

Pensa al fatto che ciò che tu stai provando è la prova che Dio esiste! Non guardare solo il bicchiere mezzo vuoto, cerca di vederlo "mezzo pieno".

Quanto stai provando non è un peccato, ne è un peccato mortale, ma stai attento a non mollare la buona battaglia perchè se tu disgraziatamente la dovessi mollare, allora sì che entreresti nel peccato, persino mortale, quello contro lo Spirito Santo che è quello di chi dispera della salvezza, dispera dell'aiuto di Dio, questo è un gravissimo peccato mortale. Fino a che muoverai battaglia, Dio sarà sempre con te in fondo al tuo cuore.

Voglio raccontarti questo fatto.

Santa Caterina da Siena era in preda ad una delle più dure battaglie nel suo animo e soffriva e si lamentava, a tratti sembrava persino cedere, ma continuava la battaglia finchè finalmente la vince e ritiene un dovere andarsi a lamentare con Gesù: "Gesù mio, mi avevate promesso di essermi stato accanto nella lotta e che mi avreste sostenuta, ma dove eravate mentre combattevo?"  *  "Figlia mia - le disse amorevolmente Gesù - io ero in fondo al tuo cuore! Se non fossi stato lì tu non avresti mai potuto vincere questa battaglia da sola..."

Ecco, caro Angelo, spesse volte, quando la battaglia si fa dura, Gesù non se ne va, ma si ritira in fondo al nostro cuore, se Gli avremo fatto spazio, e da lì ci aiuta nella lotta, siamo noi che dobbiamo credere e confidare in questa Presenza. Così non per nulla i Santi consigliano di iniziare i Rosari prima che inizi la dura battaglia e non dopo quando il danno è fatto, in tal modo saremo messi sotto la protezione di Maria prima, e nel combattere la nostra battaglia Lei sarà con noi anche se ci sembrerà di essere stati abbandonati. E' la polvere delle battaglie a renderci oscura la Loro presenza, ma Loro ci sono! E' il demonio che porta le tenebre, non cascarci, e se cadi rialzati!

Per concludere voglio suggerirti la lettura di un libro stupendo: Le Glorie di Maria di Sant'Alfonso Maria de Liguori - vedi e scarica qui. Non è soltanto una lettura edificante, ma è un vero manuale per le nostre battaglie spirituali! E non dimenticare mai il Rosario, portalo sempre con te e maggiore si fa la lotta, più ti invito ad usarlo, pregarlo, tenerlo sempre fra le mani. E mi raccomando, attendo "aggiornamenti" alla tua situazione nel mentre saprai che da adesso saremo in tanti a pregare per te ma anche con te.

Ed un ultimo consiglio che ti do con tutto il cuore: occupa la tua mente  e il tuo cuore pregando per i tanti fratelli e sorelle perseguitati nel mondo e che stanno morendo, letteralmente, per rimanere fedeli a Cristo. Unisciti al loro martirio e presto vedrai i frutti di questa "Comunione dei santi" che pronunciamo - forse troppo distrattamente - nel Credo. Non sei solo in questi combattimenti, siamo in migliaia di migliaia, lo dice il Libro dell'Apocalisse, non è una falsità.

Avanti tutta, come ha ricordato il Papa all'Angelus di domenica 22 febbraio:

"La Chiesa ci fa ricordare tale mistero all’inizio della Quaresima, perché esso ci dà la prospettiva e il senso di questo tempo, che è un tempo di combattimento -nella Quaresima si deve combattere - un tempo di combattimento spirituale contro lo spirito del male. E mentre attraversiamo il “deserto” quaresimale, noi teniamo lo sguardo rivolto alla Pasqua, che è la vittoria definitiva di Gesù contro il Maligno, contro il peccato e contro la morte. Ecco allora il significato di questa prima domenica di Quaresima: rimetterci decisamente sulla strada di Gesù, la strada che conduce alla vita. Guardare Gesù, cosa ha fatto Gesù, e andare con Lui.

E questa strada di Gesù passa attraverso il deserto. Il deserto è il luogo dove si può ascoltare la voce di Dio e la voce del tentatore. Nel rumore, nella confusione questo non si può fare; si sentono solo le voci superficiali. Invece nel deserto possiamo scendere in profondità, dove si gioca veramente il nostro destino, la vita o la morte. E come sentiamo la voce di Dio? La sentiamo nella sua Parola. Per questo è importante conoscere le Scritture, perché altrimenti non sappiamo rispondere alle insidie del maligno..."

Un abbraccio nei Cuori di Gesù e Maria

Sia lodato Gesù Cristo

La pagina verrà aggiornata, cliccare qui per l'indice agli argomenti; e qui per l'indice alla sezione del Catechismo.


 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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15/03/2015 00:25
 
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 da una e-mail che ci è arrivata qui in Difendere.... cliccare sulle immagini per ingrandirle.


Ciao a tutti, sono elettrizzata per il nuovo Anno Santo di misericordia che il papa ha proclamato venerdì durante l'incontro penitenziale. Per me sarebbe il secondo dopo il giubileo del duemila, ma all'epoca ero piccola e non ricordo nulla, sono nata infatti nel 1995. Frequento la parrocchia e vado all'università. (...) insomma vorrei viverlo concretamente e a parte qualche consiglio che potrete darmi vorrei chiedervi che differenza c'è fra peccati mortali e veniali, se questi detti mortali sono ancora una scomunica nella chiesa perchè in parrocchia, veramente, ognuno dice la sua. Facciamo molta attività anche con la Caritas, ma di dottrina qui non se ne parla quasi mai perciò volevo chiedervi in quale senso intendere questa misericordia, Dio perdona tutto a prescindere poi da come vivo moralmente? Cosa è la misericordia, la giustizia di Dio e quindi il senso del perdono? (...) grazie Antonella L.

****

Belle domande! Dico davvero, sono un ottimo inizio per prepararci a questo immenso e grande dono che Dio ci fa attraverso il suo Vicario in terra, il Santo Padre. Dobbiamo davvero approfittarne, è un'occasione più preziosa dell'oro fino....

Inizio subito dalla differenza fra i peccati mortali e quelli veniali, ma ti indirizzo a Padre Angelo O.P. che di recente ha dato una preziosa risposta al medesimo quesito, lo trovi cliccando qui, fanne, anzi, facciamone tesoro.

Ricordiamo inoltre che ciò che era considerato peccato ieri, o nella stessa Scrittura, lo è anche oggi, i Dieci Comandamenti - parole dettate da Dio per il nostro vero bene - valgono ieri quanto oggi, così come i moniti di Gesù sono sempre validi.

In sostanza non è la Parola di Dio che deve adeguarsi all'uomo in ogni generazione, o alle mode del momento, ma al contrario, ogni generazione deve scoprire e conoscere la Parola di Dio e ciò che Lui ha fatto per noi, il Suo insegnamento, i Suoi consigli affinchè la nostra vita venga trasformata e possiamo godere della vera felicità.

La Parola di Dio è fedeltà assoluta per l'uomo di ogni tempo, è l'uomo che si evolve, non Dio.

 

Veniamo ora alla tua domanda preziosa: Dio perdona tutto a prescindere poi da come vivo moralmente?

Ovvio che no! Ma non basta dire "no" o fermarsi a dire "Dio vieta questo, e questo e quest'altro" perché Dio non si è fatto Uomo per venire a vietarci di compiere ciò che è male (per dire e vietare ciò che è male bastava la Scrittura), ma per salvarci: « Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi » (Rm 5,8).

Allora la domanda sarà: salvarci da chi e da che cosa? In che senso è "morto per noi", perchè?

E' certo che Dio perdona tutto, ma chi vuole questo perdono deve corrispondere a quel "sia fatta la tua volontà.... rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori..." e la volontà di Dio non può mai essere o trovarsi nella connivenza con il peccato, sia esso mortale quanto veniale.

L'Incarnazione di Dio ha come scopo principale questo rapporto d'Amore con l'uomo attraverso il quale è venuto non solo ad indicarci la via, la verità e la vita, ma a darci proprio la testimonianza di come fare: "Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi." (Gv.13,15)

C'è dunque un "fare", quel che Dio vuole da noi,  cui dobbiamo tendere per ottenere il premio delle fatiche fatte e quindi il vero perdono.

Fare, così, questa volontà di Dio non è un peso, non è umiliante, non toglie la nostra libertà, al contrario, la modella a "sua immagine": noi ad immagine di Dio e non il contrario. Gesù in tutti i Vangeli ci dimostra in cosa consiste la vera libertà e dunque non ci costringe, non è venuto per imporci qualcosa di opprimente o degradante, ma per salvarci è conveniente che lo ascoltiamo e ci convertiamo a Lui, anche perchè non c'è altra strada, non c'è altra via.

Ecco allora che dobbiamo parlare del "peccato originale", la causa per cui Dio si è Incarnato. Non lo faremo qui, ma per te e per chi legge, basta andare a studiare il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) dove leggiamo:

1849 Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. È stato definito « una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna ».

1850 Il peccato è un'offesa a Dio: « Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto » (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare « come Dio » (Gn 3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è « amore di sé fino al disprezzo di Dio ».  Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all'obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza.

1865 Il peccato trascina al peccato; con la ripetizione dei medesimi atti genera il vizio. Ne derivano inclinazioni perverse che ottenebrano la coscienza e alterano la concreta valutazione del bene e del male. In tal modo il peccato tende a riprodursi e a rafforzarsi, ma non può distruggere il senso morale fino alla sua radice.

1866 I vizi possono essere catalogati in parallelo alle virtù alle quali si oppongono, oppure essere collegati ai peccati capitali che l'esperienza cristiana ha distinto, seguendo san Giovanni Cassiano  e san Gregorio Magno.  Sono chiamati capitali perché generano altri peccati, altri vizi. Sono la superbia, l'avarizia, l'invidia, l'ira, la lussuria, la golosità, la pigrizia o accidia.

E' perciò chiaro che se vogliamo essere salvati dobbiamo corrispondere alla grazia della Misericordia di Dio che ci viene donata abbondantemente dal Figlio Divino. In una parola dobbiamo convertirci, lo dice Gesù e lo ripensiamo anche nel terzo Mistero della Luce del Rosario: nell’annuncio del Regno di Dio con l’invito alla conversione. Mistero di luce è la predicazione con la quale Gesù annuncia l’avvento del Regno di Dio e invita alla conversione (cfr.Mc 1,15), rimettendo i peccati di chi si accosta a Lui con umile fiducia (cfr. Mc 2, 3-13; Lc 7, 47-48), inizio del ministero di misericordia che Egli continuerà ad esercitare fino alla fine del mondo, specie attraverso il sacramento della Riconciliazione affidato alla sua Chiesa (cfr. Gv 20, 22-23).

E' ovvio dunque che, per ricevere questo perdono, io devo cambiare vita, devo convertirmi alle leggi di Dio che non sono fatte per distruggermi, ma piuttosto per santificarmi, devo fare uno sforzo, certo, ma devo svoltare. Facciamo un esempio: è come un automobilista che, entrato in autostrada dall'ingresso sbagliato, all'inizio pensa che tutti gli altri siano impazziti, ma poi si ferma e ragionandoci su si accorge di aver sbagliato e farà di tutto per fare una inversione immediata per evitare - se è una persona attenta e disponibile - qualche collisione.

Ecco l'esercizio della nostra libertà messa a servizio di Dio per il nostro vero bene.

 

 

Veniamo all'ultima tua domanda: Cosa è la misericordia, la giustizia di Dio e quindi il senso del perdono?

Sul senso del perdono lo abbiamo specificato sopra. Quanto alla giustizia di Dio essa va di pari passo con il perdono e la stessa misericordia, non è possibile separare il perdono, la misericordia dalla giustizia di Dio. Misericordia e giustizia sono così due facce della stessa medaglia, non possono essere separate.

Convertirsi a Dio, per esempio, è un atto di giustizia nei confronti di Colui che per prima ci ama e che ci ha creati.

Raccomandiamo inoltre di approfondire l'enciclica di Giovanni Paolo II sulla Divina Misericordia: cliccare qui

Nostro Signore Gesù Cristo dice che il perdono deve essere concesso solo a chi è veramente pentito:"se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli" (Lc. 17,3 ). Il rimprovero non è assenza di perdono, ma lo stesso perdonare non significa non rimproverare, non riprendere l'errante. Il perdono esige un atto giusto, forse una mamma non è amorevole verso il figlio quando lo rimprovera per delle mancanze? Il perdono non esclude la giustizia ma, anzi, la giustizia è condizione del perdono.

Disse una volta Gesù al paralitico: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio» (Gv.5,14). La grazia di un saper ben giudicare-discernere gli atti che compiamo o che altri compiono, serve nella vita di tutti i giorni

Quando Gesù incontrava i peccatori, infatti, non li giudicava in quanto trattava il caso da uomo a uomo, tra pari, ma agiva come "Maestro-Rabbì" ; "la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato" (Gv.14,24), Egli faceva emergere l'errore (leggere l'episodio con l'adultera in quel "va e non peccare più" in Gv.8,1-11), rilevando l'atto sbagliato, e questo suo "sapere" convinceva, attirava le persone, così come allontanava coloro che avendo capito il problema non volevano abbandonare il proprio peccare: "cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi..." (Gv.8,37).

E se ricado? Rialzati! Gesù non giudica le volte che cadiamo, ma l'essere recidivi ad un atto volontario verso il peccato, qui la Misericordia si arresta davanti alla scelta, mentre si attiva nel confessionale dove veniamo perdonati ogni volta che ci pentiamo. Gesù è caduto tre volte sotto il peso dei nostri peccati raccolti in quella croce pesante, se fosse rimasto a terra cosa sarebbe stato di noi? Ecco che Lui stesso ben conosce questo peso, ma ci invita a rialzarci: non c'è resurrezione senza croce!

Lontano da Dio siamo in balia della morte, del peccato e del male, ecco perchè Gesù, all'atto della guarigione aggiunge: ora sei guarito; ma non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio. Se scegliamo di stare lontani da Dio ci accade questo "di peggio". Ricordiamo di leggere anche la parabola del figlio che ritorna pentito alla casa del Padre (Lc.15,11-32), e quell'atto di pura misericordia di Gesù sulla Croce nel perdonare il Buon Ladrone, promettendogli il Paradiso "oggi stesso".

Per capire allora che cosa è la vera giustizia di Dio, è necessario chiederci: che cosa è l'ingiustizia?

Benedetto XVI l'ha spiegato bene nel Messaggio della Quaresima 2010, dove dice:

"Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene “da fuori”, affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male.

Lo riconosce amaramente il Salmista: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale.

Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore?

(...) L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue” (3,21-25).

Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”?

In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.

Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia."

 

E il santo Padre Francesco, nell'Omelia penitenziale nella quale ha annunciato questo Anno Santo della Misericordia, ha detto:

"Il Sacramento della Riconciliazione, infatti, permette di accostarci con fiducia al Padre per avere la certezza del suo perdono. Egli è veramente “ricco di misericordia” e la estende con abbondanza su quanti ricorrono a Lui con cuore sincero.

Essere qui per fare esperienza del suo amore, comunque, è anzitutto frutto della sua grazia. Come ci ha ricordato l’apostolo Paolo, Dio non cessa mai di mostrare la ricchezza della sua misericordia nel corso dei secoli. La trasformazione del cuore che ci porta a confessare i nostri peccati è “dono di Dio”. Da noi soli non possiamo. Il poter confessare i nostri peccati è un dono di Dio, è un regalo, è “opera sua” (cfr Ef 2,8-10). Essere toccati con tenerezza dalla sua mano e plasmati dalla sua grazia ci consente, pertanto, di avvicinarci al sacerdote senza timore per le nostre colpe, ma con la certezza di essere da lui accolti nel nome di Dio, e compresi nonostante le nostre miserie; e anche di accostarci senza un avvocato difensore: ne abbiamo uno solo, che ha dato la sua vita per i nostri peccati! E’ Lui che, con il Padre, ci difende sempre. Uscendo dal confessionale, sentiremo la sua forza che ridona la vita e restituisce l’entusiasmo della fede. Dopo la confessione saremo rinati." (Omelia del 13.3.2015)

Suggerisco anche questo articolo:  Risposte sul concetto di peccato e cosa dice davvero il Papa

 e questo: Il Perdono e la vera giustizia nella Dottrina Cattolica e questo: IL PECCATO ORIGINALE SPIEGATO in modo SEMPLICE

Concludiamo con le parole di San Paolo che ci richiamo ad un vero stile di vita Cristiano:

"Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.  È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede. In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia,  poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato." (Rom. 1,16-19).

E allora: fin da ora Buon Anno Santo della Misericordia! Approfittiamone.

Sia lodato Gesù Cristo +

La pagina verrà aggiornata, cliccare qui per l'indice agli argomenti; e qui per l'indice alla sezione del Catechismo.


      


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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15/04/2015 13:51
 
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 Cara catechista,

recentemente ho letto in un social network diversi commenti critici sulla bolla d’indizione del Giubileo straordinario del prossimo anno. In particolare viene criticata questa frase: «Non è l’osservanza della legge che salva, ma la fede in Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione porta la salvezza con la misericordia che giustifica». Papa Francesco citava e spiegava San Paolo, eppure qualche commentatore ha storto il naso. Uno, in particolare, ha scritto: “Nell’anno della misericordia moriremo filo-luterani”. Tu che ne pensi?

E vorrei farti un'altra domanda: il Papa ha detto che invierà dei sacerdoti "missionari della misericordia" con autorità papale di rimettere quei peccati che solo la Santa Sede può rimettere e quindi sollecita i vescovi per accoglierli. La mia domanda è questa: ma i sacerdoti non sono già ministri della misericordia? e i vescovi, nelle loro diocesi, non hanno già l'autorità di rimettere peccati particolari? cosa intende dire il Papa? In definitiva poi, non sono tutti i Giubilei misericordia del Signore? ha un senso chiamarlo della misericordia?

Emilio L.

*****


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Caro Emilio, ringraziandoti per la domanda, ciò che "penso io" è irrilevante quando, per onestà nei confronti di chi ha scritto il testo, rilevante è il contesto integrale del testo (vedi qui) e le intenzioni dello stesso.

Perciò quella frase deve tenere conto anche di altre parti del discorso del Papa quando, per esempio, dice subito dopo la frase da te segnalata e chiaramente:

"Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia."

La chiave di lettura della frase è legata a quel cambiamento che la dottrina cristiana porta nell'immediato degli eventi nei confronti della legge ebraica, la legge di Mosè che i farisei usavano spietatamente, schiacciando ed opprimendo il popolo, basti ricordare la scena dell'adultera e l'atteggiamento innovativo di Gesù.

In sostanza ci troviamo davanti alla stessa situazione riportata in Atti 15 quando, nel cosiddetto concilio di Gerusalemme o sinodo di Gerusalemme, gli Apostoli risolvono il dilemma della circoncisione.

Come ben sappiamo in un primo periodo convivono, non senza problema teologici, il giudaismo-cristiano. Uno di questi problemi era la legge mosaica la quale imponeva la circoncisione ai pagani che si convertivano al Cristo, gli Apostoli sostengono così che non è più necessaria e che il Battesimo sostituisce la circoncisione.

In tal senso è "la fede in Cristo", quel rivestirsi di Cristo mediante il Battesimo che salva, non la circoncisione. Ci troviamo di fronte al primo e autentico, fondamentale, compimento della Legge in Cristo e tipico di tutte le catechesi di Paolo: in Cristo siamo liberati dalle leggi nel senso che chi appartiene al Cristo - naturalmente pienamente e con tutto ciò che questo comporta - non ne ha più bisogno perchè "vive di Cristo". In tale contesto si inserirà, infatti, la Confessione per la rimessione dei peccati e non più, per esempio, i tribunali fatti dai farisei che usavano la legge per schiacciare e sottomettere la gente.

E' vero che la frase - praticamente simile - la troviamo in Lutero laddove sviluppa i tre Sola e dunque la sola fede in Cristo e che le opere non salvano, ma il testo della Bolla papale non sta affermando questo, anzi.

Lutero usa le parole di Paolo diversamente e agisce diversamente: usa la "fede in Cristo che salva" di San Paolo per negare - delle opere - quelle virtù che portano la Chiesa a concedere le famose indulgenze.

Qui il testo dice esattamente il contrario anche quando il Papa specifica:

"Non sarà inutile in questo contesto richiamare al rapporto tra giustizia e misericordia. Non sono due aspetti in contrasto tra di loro, ma due dimensioni di un’unica realtà che si sviluppa progressivamente fino a raggiungere il suo apice nella pienezza dell’amore."

E ancora dice: "È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. (...) La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti."

   Basterebbe perciò vivere coerentemente il giubileo all'interno delle quattordici opere per non morire protestanti o pagani o atei e guadagnarsi davvero il premio promesso dal Signore.

Ma da soli, da noi stessi, è impossibile mettere in pratica tutte queste opere: abbiamo bisogno di Gesù Cristo (ossia tutti e sette i Sacramenti, mentre Lutero li ha aboliti), abbiamo bisogno di fare tutto in suo Nome "in Cristo, per Cristo e con Cristo", questa è la nuova legge.

La conferma di ciò ci viene dai racconti della vita delle prime comunità cristiane fondate da San Paolo, quando egli descrive i problemi, ma anche la "nuova legge dell'amore" che diventa da subito quella che sostituirà la legge di Mosè che i farisei usavano pesantemente. La legge in sè, quella di Dio che troviamo nei Dieci Comandamenti, non viene annullata, come dice Gesù stesso, ma portata a compimento, questo è il "nuovo" che Gesù racchiude poi nelle Beatitudini o come nei due comandamenti principali: amare Dio sopra ogni cosa e amare il prossimo come amiamo noi stessi.

Non c'è più, per esempio, la lapidazione, per chi sbaglia c'è quella "parola-predicazione" degli Apostoli che spinge i fedeli alla conversione, alla penitenza.

Non è perdonismo e basta citare il caso di Anania con Pietro, o il caso dell'incestuoso il quale viene allontanato da Paolo dalla comunità, e la comunità viene rimproverata per aver fatto finta di non vedere sui fatti o peggio, rimproverata perchè approvavano col tacito consenso, il comportamento peccaminoso dell'incestuoso.

Così come il testo della Bolla riporta anche il caso del Figliol prodigo quale richiamo alla conversione.

Il giudizio su ciò che è bene o male si fonda ora sull'amore al Cristo e del Cristo: chi tradisce questo Amore è già nel peccato. Possiamo fare anche opere di bene ma se non si è coerenti con la vita nuova in Cristo - con tutto ciò che questo comporta compreso quel vivere i Dieci Comandamenti integralmente - quelle opere sono morte, non servono, non salvano.

Possiamo dire, piuttosto, che questo Anno giubilare straordinario è squisitamente Cattolico in tutti i sensi e che racchiude in sè le profezie e le Promesse di molti Santi fra i quali quella del Sacro Cuore di Gesù con Santa Margherita Maria Alacoque nella seconda metà del 1600 e quella della Divina Misericordia di Santa Suor Faustina Kowalska alla quale Gesù dice: « Scrivi questo: prima di venire come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia.... ». O Sangue e Acqua, che scaturisti dal Cuore di Gesù, come sorgente di Misericordia per noi, confido in Te.” (Diario S. Kowalska – 1928 – Q.I, n.83)

e ancora:

«… Figlia Mia, scrivi sulla Mia Misericordia per le anime sofferenti. (..) prima che io venga come Giudice giusto, spalanco la porta della Mia Misericordia. Chi non vuole passare attraverso la porta della Misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia». ( Diario S. Kowalska – 18.3.1936 – Q.II, nn.625,626).

Nella Bolla papale c'è chiaro il riferimento alla conversione-confessione, non basta dunque dire come Lutero "credo in Gesù", così come non è sufficiente per un cattolico andare alla Messa la domenica e dimenticare le quattordici opere di misericordia, corporali e spirituali, a cominciare da una perfetta contrizione del cuore e da una confessione sincera dalla quale scaturisce l'abbondanza della Misericordia.

Possiamo dire che, se ben fatto, questo Anno sarà proprio l'Anno della vera Riconciliazione, della Confessione dei peccati, un ritornare a Dio Padre come il figliol prodigo della parabola.

Caro Emilio, il testo della Bolla papale è una fonte di profonda ispirazione e di profonda dottrina, non farti confondere da idee bizzarre ed interpretazioni soggettive alimentate, forse, da pregiudizi verso il Papa. Leggiamo integralmente il testo e ci accorgeremo che riporta ciò che il Vangelo ci chiede.

 

Infine chiedi:

E vorrei farti un'altra domanda: il Papa ha detto che invierà dei sacerdoti "missionari della misericordia" con autorità papale di rimettere quei peccati che solo la Santa Sede può rimettere e quindi sollecita i vescovi per accoglierli. La mia domanda è questa: ma i sacerdoti non sono già ministri della misericordia? e i vescovi, nelle loro diocesi, non hanno già l'autorità di rimettere peccati particolari? cosa intende dire il Papa?

***

ecco, queste domande, caro Emilio, sono un pò più tecniche e particolari che anche io necessito di ulteriori informazioni e chiarimenti perchè, senza alcun dubbio, tutti i sacerdoti che sono appunto già "mandati" ad esercitare il ministero della misericordia che sono i Sacramenti - specialmente la Confessione e l'Eucaristia come il Viatico ai malati - hanno questa autorità petrina e dal proprio Vescovo.

Potremo riprendere questo argomento in un altro articolo più avanti, qui possiamo specificare però che ci sono dei peccati così gravi che soltanto il Vescovo può rimettere ed altri che possono essere rimessi solo dalla Santa Sede, ossia, è il Papa che può rimetterli anche per mezzo di sacerdoti da lui strettamente inviati.

Riporto quanto segue:

La definizione «peccati riservati alla Sede Apostolica», spiega il vescovo Giuseppe Sciacca, segretario aggiunto della Segnatura «in realtà è un'espressione che si trovava nel vecchio Codice di Diritto Canonico del 1917 e che sta a indicare alcune censure che possono essere tolte soltanto dalla Santa Sede. Si tratta di casi molto gravi, per i quali scatta la scomunica latae sententiae, cioè automatica, e la cui assoluzione è riservata alla Sede Apostolica».

Il primo di questi casi è contemplato nel canone 1367 del nuovo Codice di Diritto Canonico e riguarda «Chi profana le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego», e così «incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica».

Il secondo caso lo si ritrova poco più avanti, al paragrafo 1 del canone 1370, e riguarda «Chi usa violenza fisica contro il Romano Pontefice».

C'è poi la scomunica riservata alla Sede Apostolica per il sacerdote che assolve il «complice nel peccato contro il sesto comandamento», cioè che assolve in confessione la persona con la quale ha avuto rapporti sessuali (canoni 977 e 1378, paragrafo 1).

Un altro caso grave riguarda il vescovo che «senza mandato pontificio» consacra un altro vescovo: entrambi, consacrante e consacrato «incorrono nella scomunica late sententiae riservata alla Sede Apostolica» (canone 1382).

Ancora, ricade in questa categoria il sacerdote che viola il «sigillo sacramentale», cioè il segreto confessionale (canone 1388, paragrafo 1). A questo elenco si è aggiunto, grazie a un decreto della Congregazione per la dottrina della fede del 2007, il vescovo che tenta di ordinare una donna sacerdote.

Questi sono casi limite gravissimi, la cui remissione è affidata solo alla Santa Sede, ma c'è anche un altro che i preti non possono assolvere e per il quale è necessario ricorrere al vescovo o un penitenziere maggiore o a sacerdoti ai quali il vescovo ha dato questa facoltà. Come si legge nel Codice canonico, è l'aborto:

un peccato che prevede la scomunica latae sententiae sia per la madre, sia per il medico, per l'infermiere e per coloro che hanno eventualmente convinto la donna ad abortire. La scomunica, ha scritto Giovanni Paolo II nell'enciclica «Evangelium vitae» colpisce «tutti coloro che commettono questo delitto conoscendo la pena, inclusi anche quei complici senza la cui opera esso non sarebbe stato realizzato: con tale reiterata sanzione, la Chiesa addita questo delitto come uno dei più gravi e pericolosi, spingendo così chi lo commette a ritrovare sollecitamente la strada della conversione. Nella Chiesa, infatti, la pena della scomunica è finalizzata a rendere pienamente consapevoli della gravità di un certo peccato e a favorire quindi un’adeguata conversione e penitenza».

I «Missionari della Misericordia» avranno dunque autorità su tutte queste materie, «perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato», dovranno verificare anche quanti di loro "conoscevano la pena" (e cioè quanto intenzionale fu il misfatto) e naturalmente quanto davvero sono ora pentiti da guadagnarsi questo gesto misericordioso.

La domanda sarebbe dunque: perchè il Papa non ha chiesto direttamente ai Vescovi, in questo Anno giubilare, di provvedere ad inviare più sacerdoti in grado di soddisfare a queste incombenze? In fondo, nell'Anno giubilare del 2000 Giovanni Paolo II sollecitò i Vescovi i quali, a loro volta, diedero a molti sacerdoti e parroci la facoltà di rimettere, ad esempio, il peccato dell'aborto a quelle anime veramente pentite.

Probabilmente perchè ciò sarebbe stato più difficoltoso essendo, alcuni peccati, rimettibili, come abbiamo visto, solo dalla Santa Sede al cui iter anche i Vescovi sono sottomessi.

La questione potrebbe sembrare a noi irrilevante e pure pignola, ma il Papa non ha fatto altro che applicare la disciplina della Chiesa, agendo in modo del tutto libero da ogni condizionamento umano e assumendo, applicando, la piena potestà da riversare nell'Urbe e nell'Orbe in un Anno speciale, straordinario. E', possiamo dire, una opportunità, un dono che la Chiesa fa a chi è coinvolto o inciampato in questi drammi davanti ai quali, spesso, non si vede alcuna via di uscita. Ecco che il Papa offre ora questa via d'uscita, offre l'occasione per rimettersi in carreggiata.

 

Alle domande:

In definitiva poi, non sono tutti i Giubilei misericordia del Signore? ha un senso chiamarlo della misericordia?

Effettivamente potrebbe sembrare una ripetizione inutile, ogni Anno giubilare ed anche questi ultimi dedicati a temi specifici come l'Anno sacerdotale (2009-2010), l'Anno dell'Eucaristia, l'Anno della vita Consacrata come quello che stiamo vivendo, sono tutti Anni in cui la Misericordia di Dio si rende più attiva dell'ordinario.

Ma qui il termine, che pur sembra giocare sulle parole, esprime qualcosa di molto più profondo: Anno "STRAORDINARIO" della Misericordia. Lo dice il termine stesso: straordinario, non dunque ordinario.

Straordinaria come è anche la follia collettiva alla quale sembra essersi votata l'umanità dall'aborto, all'eutanasia, ai divorzi e alla devastazione della famiglia, non chè alla grave crisi economica per colpa dell'avidità e degli egoismi....

Non è un Anno giubilare come gli altri a scadenze o a ricorrenze, siamo davanti ad un regalo più regalo, davanti ad un dono extra se vogliamo, davanti ad un gesto straordinario appunto in cui questa Misericordia che ha un Volto (Misericordiae Vultus dice il titolo della Bolla), è Persona, è Viva e vuole venirci incontro ma che davanti a tante porte chiuse, sta tentando quasi l'impossibile.

Questo è un Giubileo straordinario della Misericordia, non un normale Giubileo venticinquennale.

Consiglio a tutti di leggere il Diario di Santa Faustina Kowalska nel quale il Signore Gesù le spiega di questa Misericordia e anticipava questo Anno di Grazia.

Sia lodato Gesù Cristo +

La pagina verrà aggiornata, cliccare qui per l'indice agli argomenti; e qui per l'indice alla sezione del Catechismo.

si legga anche:

Bolla papale Misericordiae Vultus 

 Anno Santo Misericordia e Santa Faustina

 Misericordia giustizia e perdono in che senso



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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25/05/2015 09:46
 
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... così posso dire di essere stato un catechista anche se protestante e perciò su spiagge opposte. Ritornato alla Chiesa una e santa, cattolica ed apostolica, ho potuto studiare sui due catechismi quello tridentino e quello varato dalla chiesa sotto Giovanni Paolo II. Nonostante che il padrino del mio ritorno alla vera Chiesa sia un così detto tradizionalista  e continuasse a ripetermi che anche la chiesa cattolica di oggi ha tradito la dottrina, io studiando su entrambi i catechismi non solo non vi ho trovato errori dottrinali, ma ho notato alla fine una continuità maggiorata, semmai, arricchita e non impoverita. Tuttavia mi sono accorto di un particolare di non poco conto: la Penitenza. Nel nuovo Catechismo c'è carenza sulla Penitenza la quale virtù e prassi, oserei dire, è sempre stata all'occhiello della pratica dei Santi. Oggi si danno piccole penitenze alla confessione, ma la vera penitenza che fine ha fatto? e come riproporla oggi in un mondo edonista e schivo al solo pensare di fare penitenza in virtù di qualcosa di più grande? Grazie.

Rolando G.

 

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Carissimo Rolando (porti il nome del grande, seppur quattordicenne Beato seminarista, ti affido alla sua intercessione), i problemi che esponi sono diversi e tutti molto interessanti, vediamo di aiutarci in questo ruolo nel quale il Signore ci ha posti con la Sua grazia, quello del Catechista il quale deve necessariamente esprimere quanto ricevuto, fedelmente, mettendo da parte ciò che opinabilmente vorrebbe tante volte dire.

Ci sono oggi, purtroppo, molti detti "tradizionalisti" che avanzano con le proprie opinioni, magari dettate da una massiccia dose di buona fede, ma ahimè sbagliata, così come dall'altro versante, quello modernista-progressista, si avanza seminando falsità a riguardo di ciò che la Chiesa oggi dice ed insegna per bocca del Pontefice. La battaglia che però dobbiamo fare non è contro le persone, come insegna San Paolo, ma è contro questo avanzare delle tenebre, contro i demoni che offuscano, dividono, contrappongono, portando inganno, caos, spesso confusione.

Potremo citare, a cominciare dal cardinale Sarah, Prefetto per la Congregazione del Culto Divino e nominato tale dal regnante Pontefice, ciò che ha detto in questi giorni: “La gente crede che ci sarà una rivoluzione, ma non potrà essere così. Perché la dottrina non appartiene a qualcuno, ma è di Cristo” (vedi qui).

Il Catechismo della Chiesa varato da Giovanni Paolo II (CCC) si pone su questa strada a tal punto da non aver ritoccato neppure la priorità degli argomenti da trattare: quello tridentino iniziava con l'Atto di Fede, il Credo, finendo con l'Orazione, idem ha fatto il "nuovo" Catechismo, citando lo stesso Catechismo tridentino e arricchendo il testo di molte fonti patristiche.

Spiegato questo, se qualcuno ancora avesse dubbi, bè, non possiamo obbligarlo a credere, preghiamo affinché apra gli occhi del cuore e comprenda.

 

Veniamo ora al nocciolo del vero problema: la Penitenza.

Sì! purtroppo è un problema concreto e reale, ma non certo per colpa del nuovo Catechismo, come vedremo, quanto piuttosto per il fatto che nè il Catechismo, nè queste cose vengono più dette, spiegate o insegnate, durante le omelie in parrocchia o durante il catechismo in parrocchia.

Il Catechismo chiarisce un aspetto fondamentale:

1430 Come già nei profeti, l'appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, « il sacco e la cenere », i digiuni e le mortificazioni, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all'espressione di questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza (Cf Gl 2,12-13; Is 1,16-17; Mt 6,1-6.16-18).

Dunque le "opere di penitenza" non sono state abolite, ma ben configurate dentro un atteggiamento più concreto e sincero: la conversione del cuore, senza la quale ogni opera esteriore di penitenza sarebbe non soltanto inutile, ma persino dannosa. E' la conversione pura e vera a spingere poi ad atti esteriori di penitenza, i segni "visibili". La domanda che dobbiamo farci è fino a che punto - oggi - siamo davvero afflitti nel cuore per i peccati che commettiamo visto che, alla fine, non si è spinti a vere opere ed atti di penitenza anche pubblici?

Questo non significa che in passato chi praticava queste o certe penitenze fosse una persona falsa, questo nessuno può dirlo, contrariamente a quanto invece affermano le frange progressiste e moderniste. Molto più semplicemente la Chiesa che è Madre e in quanto tale spinge ognuno di noi a valutare più a fondo e più profondamente l'essenza autentica della Penitenza che è data da un vero "cuore affranto e umiliato" e che, come dice il Salmo: "tu o Dio non disprezzi!".

Possiamo invece dire che certa confusione deriva dal fatto che, chiamando sempre più insistentemente questo Sacramento "il Sacramento della Penitenza", si è finiti spesso con il mettere più in sordina la "soddisfazione" che tale Sacramento richiede dopo la confessione dei peccati.

Dice infatti il Catechismo:

1494 Il confessore propone al penitente il compimento di certi atti di « soddisfazione » o di « penitenza », al fine di riparare il danno causato dal peccato e ristabilire gli atteggiamenti consoni al discepolo di Cristo.

Infatti, sempre nel Catechismo leggiamo: "È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore..."

E allora dobbiamo domandarci: cosa è la Penitenza e in cosa consiste oggi?

Penitenza, pentire, penitente, hanno tutti una comune radice che viene da quel rimorso di un cuore sincero che, comprendendo di essere caduto in disgrazia, non si piega su se stesso, ma si rialza, pentito reagisce accogliendo la pena (pen-itere=penitente) che sa di dover soddisfare per il reato commesso. Tale cuore è spinto dalla grazia ricevuta nel confessionale, l'assoluzione dei peccati confessati, quindi la certezza di essere stato già perdonato lo spinge ancor più a dedicarsi all'espiazione (pena) del danno fatto.

In tal modo e sempre nella Chiesa, le penitenze hanno avuto una costante ininterrotta, fondata sui generi dei peccati commessi. Le "soddisfazioni" hanno così sempre riguardato il genere della colpa commessa specialmente a riguardo di terzi come il rubare qualcosa, il dire falsa testimonianza, l'uccidere, lo stesso adulterio sono peccati che coinvolgono altre persone conducendole nell'errore, nel male, nel danno, danni che vanno riparati dopo la contrizione del cuore, dopo la confessione.

Il Purgatorio si sviluppa per altro sul medesimo contesto e concetto, dice infatti Gesù:

"Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo” (Lc. 12,54-59).

Il vero povero, il frodato da noi, il calunniato, l'abortito, l'ingannato da noi e così via, sono coloro che ci giudicheranno, sono le loro testimonianze alle nostre opere corrotte, nel contesto della giustizia divina, che ci faranno finire in questa prigione dalla quale si uscirà solo dopo aver pagato fino all'ultimo spicciolo, e se non convertiti  possono condurci persino all'inferno. Ecco perchè la maternità santa della Chiesa ci insegna a "soddisfare" subito, da qui, queste pene, anche per evitarci una lunga prigionia, o persino la morte eterna che è la dannazione. Non si tratta di ricatti o di spauracchi, ma di giustizia: ti sarà dato ciò che avrai scelto (cfr. Siracide).

Le parole di Gesù sulla riconciliazione che chiedono accoglienza e comprensione illuminano questa situazione. Perché l’unico peccato che Dio non riesce a perdonare è proprio la nostra mancanza di perdono verso gli altri (Mt 6,14), non è un caso che Egli l'abbia messo anche nella preghiera più imponente, il Pater Noster: "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Per questo, consiglia di cercare la riconciliazione prima che sia troppo tardi! Quando giungerà l’ora del giudizio, sarà troppo tardi. Ci dice: quando hai tempo, cerca di cambiar vita, comportamento e modo di pensare e cerca di fare il passo giusto (cf. Mt 5,25-26; Col 3,13; Ef 4,32; Mc 11,25).

La penitenza correttamente intesa ci spinge allora a questo cambiamento, a questa conversione attraverso il compimento della soddisfazione in riparazione alle colpe commesse. La vera e autentica Penitenza è perciò la vera pedagogia di Dio verso l'uomo, verso il quale dimostra sempre di esserne il vero Medico.

Non dimentichiamo come per esempio, le sette opere di misericordia corporali, che possono essere vere e proprie opere di penitenza: dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti, e le sette opere di misericordia spirituale: Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. Sopportare pazientemente le persone moleste. Pregare Dio per i vivi e per i morti, tratte dal Vangelo di Matteo, siano state di recente raccomandate dal Papa, anzi, ha chiesto proprio di impararle a memoria per poterle mettere in pratica tutte e quattordici (vedi qui - Discorso del 30 aprile 2015).

 

Per concludere, come abbiamo visto, il nuovo CCC non ha affatto cancellato la Penitenza correttamente intesa, al contrario, la ha arricchita di senso e significato, dice infatti ancora il Catechismo:

1434 La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l'elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri.

1435 La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l'esercizio e la difesa della giustizia e del diritto, attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l'esame di coscienza, la direzione spirituale, l'accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e seguire Gesù è la via più sicura della penitenza.

1438 I tempi e i giorni di penitenza nel corso dell'anno liturgico (il tempo della Quaresima, ogni venerdì in memoria della morte del Signore) sono momenti forti della pratica penitenziale della Chiesa. Questi tempi sono particolarmente adatti per gli esercizi spirituali, le liturgie penitenziali, i pellegrinaggi in segno di penitenza, le privazioni volontarie come il digiuno e l'elemosina, la condivisione fraterna (opere caritative e missionarie).

A significare quanto abbiamo esposto qui e a suggellare quanto detto, ecco come spiega il CCC alcuni legittimi e leciti cambiamenti:

1448 Attraverso i cambiamenti che la disciplina e la celebrazione di questo sacramento hanno conosciuto nel corso dei secoli, si discerne la medesima struttura fondamentale. Essa comporta due elementi ugualmente essenziali: da una parte, gli atti dell'uomo che si converte sotto l'azione dello Spirito Santo: cioè la contrizione, la confessione e la soddisfazione; dall'altra parte, l'azione di Dio attraverso l'intervento della Chiesa. La Chiesa che, mediante il Vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione, prega anche per il peccatore e fa penitenza con lui. Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale.

Caro Rolando, nel ringraziarti per le domande a me rivolte, ti auguro ogni bene e un buon lavoro da catechista nel Cuore della Chiesa nostra Madre.

Unendoti a noi nel Santo Rosario di Maria, volgiamo fraterni saluti.

Sia lodato Gesù Cristo

La pagina verrà aggiornata, cliccare qui per l'indice agli argomenti; e qui per l'indice alla sezione del Catechismo.

Si legga anche questi

Misericordia giustizia e perdono in che senso

  Risposte a dubbi delusioni combattimento


 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  questa volta lasciamo la parola a Padre Angelo O.P. perchè spiega un problema su chi può essere e fare il Catechista .... una risposta davvero eccellente e fantastica...

Un sacerdote risponde

Il parroco mi sta facendo storie perché non vuole che faccia catechismo perché convivo

Quesito

Caro Padre Angelo, 
mi chiamo E. e ho 27 anni, sono laureata in scienza religiose, ho frequentato il corso di teologia per laici e da 13 anni sono catechista. Praticamente ho iniziato dopo aver ricevuto il sacramento della confermazione. Per molti anni ho affiancato una catechista con più esperienza poi ho camminato pian piano con i miei piedi.
Il mio problema è questo: sono un paio di anni che ho cambiato sacerdote, e quest'anno a Maggio io e il mio ragazzo dopo 6 anni abbiamo deciso di vivere insieme. Mi sono trasferita a Roma e nonostante ciò ho deciso di continuare il catechismo nel mio paese che si trova a 45 km di distanza, un pò perché essendo il paese piccolo ci sono solo due catechiste e quindi gli serve una mano in più e poi perché sono affezionata ai miei bambini e adoro fare catechismo. È la mia missione... 
Ora però il parroco mi sta facendo storie perché non vuole che faccio catechismo proprio perché convivo... inoltre la mamme dei bambini si sono arrabbiate e non vogliono mandare i propri figli al catechismo se non ci sono io, ma non perché io sono brava e le altre no, ma semplicemente perché non è giusto che io sia limitata cosi.. 
Detto cià io mi chiedo una cosa: ma che ho fatto di male per non poter continuare a far conoscere e amare Gesù ai bambini? 
Cioè in quale degli insegnamenti di Gesù viene esplicitata questa cosa? 
Io voglio sposarmi ma non ho la possibilità ora. Tutto qui! 
Mi scuso per il mio sfogo ma per me è stata come una coltellata al cuore questa notizia.

Inoltre, caro padre Angelo, ti ringrazio anticipatamente per la tua risposta...

Risposta del sacerdote

Cara E…,
1. lascia che ti dica francamente il mio stupore nel sentire che una ragazza, catechista da 13 anni e laureata in scienze religiose scelga la convivenza.
La cosa più importante per un catechista è che sia un testimone della vita cristiana, che possa dire insieme con san Paolo: “Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (1 Cor 11,1). 
 E ancora: “Fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi” (Fil 3,17). 
Comunicare la dottrina è importante. Ma è altrettanto importante testimoniarla con la propria vita.

2. Andare a convivere è la stessa cosa che trattarsi come marito e moglie, anche nell’intimità, mentre di fatto non lo si è.
E anche qualora tu vivessi in perfetta castità col tuo ragazzo, la convivenza non lo testimonia. Anzi è una palese contro testimonianza.

3. Tu sai che vive in una situazione che oggettivamente è di peccato mortale e che proprio per questo non puoi né essere confessata né fare la Santa Comunione.
Queste cose le sanno tutti.
Molto di più dovrebbe saperle e anche debitamente argomentare una laureata in scienze religiose!

4. Ripeto: mi stupisco nel sentire che esci con questa affermazione “ma che ho fatto di male”.
È vero che tu dici “che ho fatto di male per non poter continuare a far conoscere e amare Gesù ai bambini?”.
Nessuno ti proibisce di far conoscere e amare Gesù. Lo puoi e lo devi fare.
Ma essere catechista non è una missione privata. È un incarico che viene affidato dalla Chiesa e lo si compie a nome della Chiesa.
Ora la Chiesa deve presentare come catechisti delle persone che siano esemplari e che non contraddicano palesemente e oggettivamente con la loro condotta quello che insegnano.

5. Scrivi ancora: “Cioè in quale degli insegnamenti di Gesù viene esplicitata questa cosa?”
Ecco che cosa si legge nel Vangelo: “Disse Gesù ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!” (Lc 17,1-3).
Ora che cosa possono dire i giovani della parrocchia quando vedono che una catechista convive?
È una testimonianza di purezza e di castità quella che stai rendendo?
Ma lasciamo da parte i giovani, veniamo ai bambini. Gesù ha detto: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare” (Mc 9,42).

6. Scrivi ancora: “Inoltre le mamme dei bambini si sono arrabbiate e non voglio mandare i propri figli al catechismo se non ci sono io”.
Il comportamento delle mamme non è un criterio di verità.
Possono sbagliarsi anche queste mamme.
E poi accanto a queste mamme ve ne possono essere altre che hanno detto al parroco il contrario: “se lascia quella ragazza a fare la catechista io porto i miei bambini in un’altra parrocchia”.
Infine il parroco ha il compito di guidare secondo le vie di Dio e di non lasciarsi condizionare da un modo comune di sentire o di comportarsi che non conduce a Dio e non è accettabile per svariati motivi (cfr: ?Le chiedo un parere circa la convivenza prematrimoniale www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2273 26 lug 2012 ... le chiedo un parere circa la convivenza prematrimoniale. Noto sempre di più, ( soprattutto da quando ho iniziato a lavorare) tra i miei coetanei e ...
?Padre, la convivenza è la precarizzazione del rapporto di coppia 
www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2721 18 ott 2013 ... Caro Padre Angelo, se dovessi tornare indietro non ripeterei l'esperienza dellaconvivenza. Oggi posso dire che la convivenza è la-..)

7. E poi sei proprio obbligata a convivere?
Non sarebbe meglio vivere il fidanzamento secondo le vie di Dio, nella purezza e testimoniando davanti alle altre coppie come sanno comportarsi i fidanzati cristiani?
Vedi, tu dici che la perplessità del parroco per te è stata una coltellata.
Credo però che anche il parroco, quando ha saputo questa cosa, abbia sentito che nella sua comunità cristiana veniva inferta una coltellata nell’educazione cristiana dei bambini.

8. Ti esorto con tutto il cuore a lasciare la convivenza.
Tra l’altro potresti presentarti davanti al Signore da un momento all’altro.
Non è meglio essere sempre pronti?
Non ci ha detto il Signore di essere vigilanti per non essere sorpresi in quel momento?
“Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo” (Mt 24,43-44).
Non c’è anche questo in quello che devi insegnare ai bambini?
Se tu glielo dicessi, ti potrebbero rispondere: perché non ci dà l’esempio lei?
E non avrebbero tutti i torti.

9. Mi hai ringraziato anticipatamente della risposta.
Sarei contento se anche tu adesso mi ringraziassi.
Penso che questa risposta, che ti dice forse cose del tutto contrarie alle tue aspettative, sia pure un dono di Dio.
Prego perché tu la possa accogliere così e ti benedico. 
Padre Angelo



Un sacerdote risponde

 

La Chiesa in passato ha accettato la pena di morte e anche la sua esibizione pubblica; mi pare che il magistero si contraddica

 

Quesito

 

Gentile Reverendo Padre Angelo Bellon
Ho letto recentemente parte del libro di memorie di Maestro Titta sulle esecuzioni capitali a Roma nello Stato Pontificio e sono rimasto molto sorpreso dal fatto i Papi di allora non abbiano condannato simili manifestazioni. Non è contrario alla Carità cristiana, alla dignità umana, al rispetto della salma, la pena di morte spettacolarizzata in pubblico, oltre agli squartamenti e all’esposizione pubblica di tali atti di crudeltà?
La Chiesa ammette in casi estremi, per difendere l’incolumità di persone innocenti, la pena di morte anche secondo il recente Magistero.
Tuttavia il metodo di esecuzione, anche nei casi leciti di pena di morte, non deve mai essere barbaro. Altrimenti esso diventa una vera e propria tortura condannata dal Magistero senza alcuna eccezione.  Inoltre la pena di morte deve essere veramente necessaria e non sostituibile con mezzi di pena incruenti.
La ringrazio in anticipo della risposta e anche per il prezioso servizio che Lei fa a tutti gli utenti di Internet.
Sarò felice di ricordarla nelle mie preghiere.
Distinti Saluti.
Marchesini

 


 

Risposta del sacerdote

 

Caro Marchesini,
1. per comprendere il giusto valore dei documenti del Magistero della Chiesa è necessario ricordare che essi vanno sempre situati all’interno dell’epoca in cui sono stati emanati.
Diversamente si corre il rischio di fare del fondamentalismo, e cioè a leggerli  in senso materiale.
Una lettura solo materiale porta a vedere degli autentici capovolgimenti, sicché ci si domanda: ma qui il Magistero si contraddice!

 

2. Per quanto riguarda la pena di morte va osservato che la sacra Scrittura non recrimina sulle pene capitali, anzi!
Tuttavia nella stessa Sacra Scrittura si trovano le premesse per il superamento della pena di morte. Già con Caino Dio dice: “Chiunque ucciderà Caino, subirà la vendetta sette volte” (Gn 4,15).
E Gesù, che sembra non prendere apertamente posizione contro la pena di morte, pone le premesse per il supermanto della pena di morte allorché dice: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» (Gv 8,7),.
Il domenicano L. Bender, all’inizio degli anni ‘60, scriveva: “La dottrina tradizionale della Chiesa è che la pena di morte non è contraria alla legge divina, ma neanche è richiesta come necessaria da questa legge: la sua necessità dipende dalle circostanze. Un buon cattolico può sostenere in base a diverse circostanze e valutazioni delle medesime la pena di morte o la sua abolizione, ma non può arrivare a dire che l’infliggere questa pena sia una violazione del diritto naturale” (Dizionario di Teologia morale, ed. Studium, voce “pena di morte”).
D’altra parte bisogna ricordare che la Rivelazione divina è una Rivelazione storica. Il che significa che è avvenuta non solo nella storia ma che si è accompagnata con la storia degli uomini e con le loro sensibilità. Da Mosè (da quando secondo la tradizione si cominciò a mettere per scritto la Rivelazione) a Gesù vi è un arco di 1200 anni.
La parola di Dio ha illuminato popoli che davano per scontata la pena di morte e la consideravano come un mezzo necessario per difendere gli innocenti.
Ti meravigli della spettacolarità data alle esecuzioni capitali. Ma è proprio questa spettacolarità che rivela la mentalità del tempo: si voleva che la pena fosse un’istruzione per tutti, un ammonimento pubblico e un deterrente.
Noi oggi viviamo in un’altra epoca, con altra sensibilità, che sotto tanti versi è un prodotto della mentalità cristiana.
Non è sintomatico il fatto che la messa in discussione della pena di morte sia nata in un contesto cristiano e non islamico o buddista?
La Chiesa ha cambiato pensiero?
La Chiesa, date anche le congiunture storiche e culturali del nostro tempo, ha sviluppato in questa materia un pensiero che è più in linea con l’insegnamento evangelico, che su questo argomento, come rilevava L. Berger, ha potuto esprimersi nel corso del tempo non sempre in termini univoci.

 

Ti ringrazio del quesito e delle preghiere, che ricambio volentieri.
Ti benedico.
Padre Angelo



     



[Modificato da Caterina63 25/06/2016 23:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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29/07/2015 11:48
 
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  Gli extraterrestri noi e la Sacra Scrittura





Cara Catechista,


complimenti per la tua rubrica. Ti scrivo perché vorrei chiederti un tuo parere su un argomento che sta facendo molto discutere, almeno in internet. Come sicuramente avrai letto, gli scienziati hanno individuato un pianeta molto simile al nostro. Secondo Cecchi Paone, si tratta di una “rivoluzione copernicana”, perché dimostra che la religione cattolica ha fatto di un grande uomo come Gesù un Dio, distorcendo il suo messaggio di pace e di amore, mentre invece è evidente che esistono altre forme di vita. Non m’interessa minimamente il delirio di quel “pavone”, ma questo mi ha fatto pensare riguardo all’eventuale esistenza di altre forme di vita. Ammesso e non concesso che esistano, su altri pianeti, altre forme di vita, si tratta di esseri umani come (fatti di corpo e anima)? Quale rapporto Dio ha con loro? Spero tu possa aiutarmi. Grazie.


Alfio G.


 


Gentile Alfio, nel ringraziarla per il quesito, proviamo a chiarire alcuni aspetti.


Il primo, come giustamente lei osserva: " Ammesso e non concesso che esistano, su altri pianeti, altre forme di vita..." infatti, fino ad oggi, non esiste alcuna prova scientifica, o persino medica, o astronoma o astrologa e via dicendo dell'esistenza di forme di vita simile alla nostra e comunque di vita; non hanno trovato piante o altri vegetali, non hanno trovato forme animali o "umanoide", o extra che si dica. Sono tutte supposizioni, studi, forse anche desideri e speranze per annientare quel senso di solitudine che l'uomo sente, avverte, dopo aver scoperto le dimensioni infinite dello spazio, o quel desiderio remoto (o rimosso dal peccato) di ritrovare in qualche modo quel paradiso perduto.


Un'altro aspetto viene dalle affermazioni vaneggianti di Paone e sulla sua presunta "rivoluzione copernicana" dal momento che, la scoperta di questo pianeta, non prova assolutamente l'inesistenza di Dio e nello specifico non dimostra affatto che Gesù - vero Dio e vero Uomo - sia una invenzione. Per un approfondimento sull'ultima scoperta dell'uomo la invito a leggere- vedi qui - questo articolo interessante su LaNuovaBussolaQuotidiana, dove per altro dice: "L’acqua è infatti necessaria alla vita, ma non è sufficiente. Non è detto che se su un pianeta vi fosse acqua, automaticamente vi sarebbe vita; per innescare il meccanismo della vita serve altro...".


Veniamo ora alla sua specifica ed interessante domanda con una necessaria premessa.


La storia non si fa con i sé e con i ma, ci vuole ragionevolezza, ci vogliono i fatti, inoltre è bene liberarsi da molti dati acquisiti attraverso film e racconti di fantascienza o di ufologia, è bene essere più realisti e appoggiarsi sulla concretezza di fatti ed eventi. L'uomo attraverso la tecnologia è arrivato a fornire molti dati su pianeti, stelle e comete che prima guardava solo ad occhio nudo. Da quando esiste, l'uomo sulla terra, ha sempre cercato di sfogliare l'universo e, man mano che ne scopriva un pezzo, non è mai riuscito a dimostrare l'inesistenza di Dio, al contrario, il più delle volte queste scoperte hanno invece avvicinato l'uomo a Dio; l'uomo ha sempre cercato Dio perchè avendoci creato Lui portiamo nel nostro DNA il desiderio (inconscio) di ritrovarLo in qualche modo.


Nella teologia cattolica la causa dell'allontanamento da Dio, che si chiama anche la dimenticanza di Dio, è il Peccato Originale. C'è un passo della Genesi molto interessante quando Adamo ed Eva dopo il peccato, si nascondono davanti a Dio, e Dio li cerca «Dove sei?» e Adamo risponde: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto», la domanda che pone Dio è interessante: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?» (3,8-11)


Ora il fatto che l'uomo nel corso dei secoli e maggiormente oggi disputa su questi versi della Scrittura per negarli, non fa di Dio un mentitore o la Chiesa la mentitrice. Un fatto è accaduto, è avvenuto e l'uomo usa il suo libero arbitrio per credervi o non credervi. Da quel momento l'uomo "si nasconde" da Dio ma al tempo stesso lo cerca. La paura provata da Adamo è di fatto il sacro timore di Dio che non è il terrore ma la riverenza, la consapevolezza (inconscia) che Egli esiste, è Lui che fa il primo passo verso di noi e che a Lui dobbiamo rispondere di qualche cosa che non possiamo comprendere da noi stessi. Dio sapeva bene questo nostro limite e per questo ha mandato per noi il Suo Figlio, perchè non era un uomo divinizzato che avrebbe potuto salvarci, ma un Dio fatto uomo sì. Da allora l'uomo gioca su due fronti quello orizzontale della vita umana e quello trascendentale, in verticale, che ci riporta, ci riunisce a Dio per mezzo del Figlio Gesù.


Quando l'uomo dimentica la sua dimensione orizzontale rischia di diventare - e spesso lo diventa - un fondamentalista, un presuntuoso, un superbo; così anche quando dimentica la dimensione verticale per vivere soltanto in orizzontale, l'uomo si allontana da Dio e, ancora peggio, fa di se stesso un dio. Ci vuole dunque l'equilibrio, il verticale e l'orizzontale insieme, mai separati, questa è in sostanza la battaglia che combattiamo nella vita, se viviamo davvero nella ricerca onesta delle nostre origini, e quando cerchiamo di rispondere alle domande: chi sono io? perchè nasciamo? siamo gli unici nell'universo? e dove siamo diretti? cosa c'è dopo la vita? possibile che tutto finisca con la morte?


L'uomo onesto ha cercato di dare risposte guardando spesso i segni dal cielo, leggasi i re Magi (non maghi) alla nascita di Gesù a Betlemme (Mt.2,1-12), l'uomo disonesto invece ha sempre tentato non solo di negare i "segni" ma soprattutto di controbatterli attaccando, ingannando, mentendo. Questa è la base sulla quale imbastire ogni onesta discussione, o meglio la disputa, il disputare per cercare la Verità e non per nasconderla o mistificarla.

 

Detto ciò il rapporto di Dio, con eventuali altre forme di vita nell'universo, sarebbe come il nostro?

Partiamo da un punto fondamentale: la Sacra Scrittura su eventuali abitanti di altri mondi, tace! Ed in pratica dovremo tacere anche noi perchè se Dio non ce ne ha parlato, un motivo c'è.

Restiamo dunque nella teoria ma non per provare l'esistenza di altre vite in altri mondi, quanto per focalizzare che se anche ci fossero, per noi non cambierebbe nulla.

Difficile, allora, stabilire il come sarebbe questo rapporto, o come questi esseri sarebbero strutturati nella loro creazione, ma...! tuttavia possiamo ragionevolmente affermare (in base proprio alle Scritture) che come Dio ci ha creati e il come si è manifestato a noi qui sulla terra, potrebbe  essere del tutto naturale che anche altrove Dio possa (o potrebbe, condizionale d'obbligo, restiamo nella pura teoria) aver innescato qualcosa di simile per manifestarsi alla vita da Lui stesso sempre creata altrove.

Con noi Dio "gioca a nascondino", dice il grande Benedetto XVI, a causa del nostro peccato originale e per non privarci del dono della libertà, dell'uso del libero arbitrio che è per la ricerca di Dio e non il fare quello che ci pare e piace, perchè Dio non ci vuole automatizzati come delle marionette. Ma se dovesse esistere la vita anche altrove nell'universo (restiamo sempre nelle ipotesi teoriche e tanto per parlarne), non è detto - per esempio - che quegli "abitanti" abbiano commesso il peccato originale e dunque potrebbero avere con Dio un rapporto del tutto diverso ma, attenzione, non con un Cristo diverso, non con un Dio-fatto-Uomo "diversamente-uomo" o diversamente-dio.

Cosa significa?

Dalla Scrittura noi onoriamo ed adoriamo "Cristo Re del Cielo e della Terra e di tutto l'Universo intero", San Paolo ha scritto pagine mirabili sulla vittoria di Cristo Re non solo sulla terra ma anche sulla natura e in tutto l'universo, Egli seda le tempeste: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?» (Mc.4,35-41); ordina agli alberi ciò che debbono fare: «Come mai il fico si è seccato immediatamente?». Rispose Gesù: «In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà.  E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete» (Mt.21, 18-22), ma sempre con una lezione di vita per l'uomo, mai segni e prodigi fini a se stessi o, come diremo oggi, per scopo di lucro. La Donna vestita di Sole con la Luna sotto i suoi piedi (Ap.12).

 

Gli esempi sono migliaia, tutta la Scrittura nell'istruire l'uomo sulla sua esistenza e sulla sua destinazione eterna, ha anche descritto l'uomo quale erede delle promesse divine ed erede della stessa divinità del Cristo nell'eternità e con tutto ciò che questo comporta. Come leggiamo chiaramente "gli eredi" siamo noi "terrestri".

Il concetto di questa eredità che riceviamo in forma ordinaria mediante il Battesimo e anche gli altri Sacramenti (specialmente la Confessione e l'Eucaristia) si è resa necessaria, appunto, a causa del nostro peccato originale perciò, se dovesse esistere una qualche altra forma di vita nell'universo, escludendo per assurdo la medesima colpa del peccato originale, in qualche altro modo Dio opererebbe per mezzo del Figlio anche in altri mondi e, probabilmente, proprio perchè priva del peccato originale, sarebbe di certo in una forma superiore alla nostra ma sempre subordinata in qualche modo al Cristo.

Se l'uomo terrestre loda Dio in quel "Felix Culpa" perchè Dio ha trasformato il nostro peccato in un tripudio di gloria e risurrezione, e ci ha dato il Cristo Salvatore e Redentore, in altri mondi anch'essi loderebbero Dio in Cristo Gesù.

Il Sacrificio del Figlio è infatti universale, non riguarda solo la terra ma anche la natura tutta e tutte le opere che, da Lui create compreso l'universo e quanto contiene, ricevono da Lui la vita stessa e l'ordine per il suo mantenimento. Che esista un certo "ordine" nell'universo non lo diciamo solo "noi cattolici" attraverso l'insegnamento della Scrittura, ma è la scienza stessa che fino ad oggi non l'ha mai contraddetta. Certo la scienza chiama questo "ordine" in altri modi e lo giustifica con il metodo scientifico e matematico, ma ciò non contraddice mai ciò che Dio dice di essere e ciò che ha fatto e ancora fa.

 

In termini di Universo ciò che è valido per noi sulla Terra - riguardo al Dio Creatore e a Gesù Cristo - è valido però anche nell'universo intero, comprese le eventuali vite sparse. Ricordando che la Scrittura non parla di altre vite extraterrestre, resta oggettivo che il rapporto di Dio con il mondo, l'universo e la vita da Lui creata, la conosciamo attraverso le Scritture e la rivelazione del Figlio, mentre diventa soggettivo discutere su queste eventuali forme di vita.

Per esempio: è oggettivo che abbiamo a che fare con spiriti malvagi, i demoni, invisibili e che possono prendere forme umane ed animali (1 Pt 5,8-9), mentre è soggettivo l'avere a che fare con gli "extraterrestri" dal momento che la Scrittura non ne parla e di prove la scienza non ne ha ancora portate; è oggettivo parlare di Angeli, di Paradiso ed inferno, di San Michele Arcangelo e della battaglia contro il Demonio, così come di San Gabriele Arcangelo quando porta l'Annuncio alla Vergine Maria... ma è del tutto soggettivo cercare di portare gli extraterrestri nelle discussioni bibliche, dato che la Scrittura non ne parla e la scienza non ha ancora portato una sola prova della loro esistenza.

Per contraddire questa verità non bastano le battute ad effetto o gli slogan alla Paone o di altri miscredenti, ci vogliono le prove, prove che loro non portano mai perchè non le hanno, mentre noi di prove ne abbiamo tante, ma non dipendono solo dall'aspetto orizzontale e che "si vedono" leggendo le vite, per esempio, dei Santi, o di quanto la scienza stessa ha fino ad oggi portato - o non suffragato - con le prove, ma anche da quello verticale, trascendente e queste non si vedono ad occhio nudo, ci vuole la fede la quale unisce l'orizzontale e il verticale con una unica visione più chiara e dettagliata.

Facciamo l'esempio degli occhialetti per vedere il film in 3D, tridimensionale. Se non usi questi occhiali speciali, non potrai vedere questo genere di film, oppure lo puoi vedere ma nella forma normale e che magari non ci darebbe quelle emozioni che abbiamo scoperto usando la dimensione 3D. Così è il nostro rapporto con Cristo: la nostra dimensione 3D è la fede e questo vale sulla Terra quanto in tutto l'Universo e in tutto ciò contiene.

Se l'esistenza di altre forme di vita altrove, nell'Universo, dovesse mai un giorno essere confermata, è probabile che altrove non abbiano bisogno di questi "occhialetti 3D" per il loro rapporto con Cristo, ma sempre con Cristo, in Cristo e per Cristo dovranno relazionarsi, questa è l'unica prova e verità certa che ricaviamo dalle Scritture e dallo stesso rapporto che Dio in Cristo ha con l'Universo intero, l'intero Cosmo, con noi "umani" e per la quale umanità Egli "si è fatto come noi" e non si è incarnato certo in altra forma....

 

In conclusione

Se... se dovesse esistere la vita altrove, oltre il nostro pianeta terra, anche lì troveremo Dio: «difatti lo spirito del Signore riempie l'universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce...» (Sap.1,7); non dobbiamo temere cosa c'è nell'universo perchè: «l'universo si fa alleato dei giusti....» (Sap.16,17) e se questa alleanza è possibile lo sarebbe solo in funzione  del suo Creatore e di Cristo che ne è il legittimo e l'unico Re, perchè: « neppure i santi del Signore sono in grado di narrare tutte le sue meraviglie, ciò che il Signore onnipotente ha stabilito perché l'universo stesse saldo a sua gloria» (Sirac. 42,17). Quando pensiamo agli "altri mondi" nessuno ha saputo mai contraddire o provare che: « il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l'universo...» (Sal.102,19) non dica il vero, o dica addirittura il falso.

A Paone e ad altri come lui si può rispondere solo come e con A.Einstein: « Non ho mai avuto in precedenza un interesse particolare per la Chiesa, ma ora sento verso di essa una grande ammirazione, poiché la Chiesa sola ha avuto il coraggio e la perseveranza per difendere la verità intellettuale e la libertà morale. Mi trovo quindi costretto a confessare: ciò che io un tempo disprezzavo, ora io lodo senza riserve» (Burleigh, In nome di Dio, Rizzoli, Milano, 2007, p. 249), nessuno infatti, in duemila anni di storia, ha saputo o potuto smentire il Cristo quando dice:

« Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv.11,25);

«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv.8,12);

« Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.» (Gv.14,6).

Concludiamo con un saggio consiglio di San Paolo: « Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.  In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!  Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!» (Gal.1,6-10)

 

Sia lodato Gesù Cristo +

 

suggeriamo di sfogliare altre risposte su altri argomenti, qui, nella Posta della Catechista, grazie.

mentre sulla questione aliena rimandiamo qui





[Modificato da Caterina63 29/07/2015 12:00]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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05/08/2015 10:32
 
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Cara catechista buongiorno! Avrei un grande quesito da porti di natura teologica che ha turbato non poco la mia coscienza. Spero di non essere inopportuna e se non hai tempo ti ringrazio ugualmente... La questione è questa: in uno scritto che ho trovato viene asserito che Dio si nasconde anche nel più grande peccatore. Io, agli amici che mi decantavano le lodi di quella riflessione ho obiettato che Dio non vive nel cuore dell'empio e che il peccato scaccia Dio dal nostro cuore. Ho inviato loro la bella riflessione di Radaelli dove questo tema viene chiarito molto bene (all'interno della sua critica all'enciclica di Papa Francesco). Mi si replica che siamo all'interno dell'opinabile dove i teologi sono in ricerca... Se questo è vero mi sento un pò confusa...

Questa è la riflessione che ha suscitato le mie perplessità...

Grazie a Francesco di Assisi che ha purificato ed incanalato la giusta dimensione dell’amor cortese gridando per le campagne di Assisi, tra Assisi e S. Maria degli Angeli, piangendo “L’Amore non è amato, l’amore non è amato”, che culmina nella preghiera dell’Absorbeat, abbiamo avuto Jacopone da Todi: “Troppo perd’l’tempo, chi ben non t’ama, dolce amor Jesu sovr’ogni amore”
L’amore di Dio ti rende oggetto di totale donazione, di attenzione, di unico sguardo, nel noi dei fratelli e delle sorelle, e tu diventi il dio di Dio.
Il Suo Amore inenarrabile, infinito per te, che è costato nell’eternità il dono del Figlio, ti rende il Suo dio.
Chi è piccolo questo lo comprende.
Anzi più diventi piccolo, più ti abbandoni, più ti arrendi e più cogli che colui che serve non sei tu ma è Lui.
E’ Lui che ti lava i piedi, ti serve, ti cura, pro-vede, sei oggetto dei suoi occhi e della Sua contemplazione.
Con sguardo perenne si perde nei tuoi occhi.
Con infinito Amore, e dolore se fosse possibile, ti corregge.
E’ proprio riconoscendo il valore corretto, nel Timor di Dio, che Lui è Dio e non ve ne sono altri, riconoscendo la tua piccolezza e nullità, come Francesco (Chi sei Tu Signore e chi sono io disutile vermine della terra?) che comprendi, intimamente, per dono di Scienza e poi di Intelletto che diventi dio di Dio.
La Sapienza ti dona di gustare quello che Dio gusta.
Come Francesco che a nominare il nome di Gesù, si lecca le labbra.
Ora, con il Battesimo, tocca a te fare il dio di Dio.
Non è consapevolezza soggettivistica e narcisistica.
Anzi più sei nudo, spogliato, umile, consapevole, l’ultimo, reso e sereno, immerso nel Noi che è la Chiesa, e più sei chiamato ad essere il dio di Dio dove lui si nasconde.
Persino nel più grande peccatore.
Che mistero questo, senza nessuna connivenza con il peccato, Egli è li, nel carcerato, nel lebbroso (affetto da ogni lebbra), nel bambino, nel piccolo, nell’anziano, nel genitore che ora diventa figlio, nel sacerdote poverello, nel coniuge che si separa, nei meccanismi strutturati di egoismo, nelle ipocrisie.
"Nascosto", ma non confuso. Ma non dentro e dietro queste strutture di miseria e di peccato, che ci sono e vanno riconosciute, chiamate per nome.
Ma oltre, "misteriosamente nascosto".
Nessuno, finché vive, è confermato nel male. La seconda morte non è sopraggiunta.
La speranza e la tua semina non è mai vana se coglie la radicalità del tuo discendere con Cristo. Nel rinunciare con Lui, e tanto più dopo di Lui, ad ogni privilegio. Ad ogni diritto. Ai piedi.

Questo non abbassi la tua vigilanza, non sia, per te, occasione di connivenza con il male ed il peccato; non sia per te assumere una parola equivoca, non sia per te conformarsi alla mentalità del mondo. Nè sia per te occasione di seguire il peccato e di giustificarlo. Anzi.
Più sei fermo e chiaro e nel contempo armato di infinita tenerezza e più porti a compimento ciò che sei.
Diventi dio di Dio.
Ti fai carico di Lui, lo custodisci, lo proteggi, lo ami, lo rispetti, vedi come Lui, senti come Lui, hai il suo sangue, la sua stessa vita, il Suo spirito.
Lo scovi dove nessuno pensava di trovarlo.
“Ecco ora i miei occhi ti vedono! Taccio e sto in silenzio.”
Ecco, l’Amore, rende possibile quello che, giustamente, è negato ad ogni profonda ontologia.
Beati noi se lo vediamo,
beati noi se lo scrutiamo,
beati noi se lo assaporiamo,
beati noi se diventa opera delle nostre mani..
"L’opera delle nostre mani rafforza, Signore."
Beati noi, diventeremmo realmente poveri e... minori.

Grazie e buona giornata!
M.

_______________________________

Carissima M. innanzitutto grazie per avermi coinvolta nelle "cose di Dio" come ci insegnano gli Apostoli e tutti i Santi.
Veniamo subito ad una tua prima osservazione: " in uno scritto che ho trovato viene asserito che Dio si nasconde anche nel più grande peccatore".... l'affermazione è ambigua perchè c'è del vero in questo, ma va appunto spiegato bene e il testo che mi hai riportato lo spiega benissimo.

Non ho trovato in rete il testo integrale e la fonte originale, ma prendendolo così come è riportato, possiamo fare una piccola analisi.

La prima espressione che, immagino, possa averti confusa è la seguente: " diventi dio di Dio.."
In effetti può stonare male ma metaforicamente parlando, l'espressione non è del tutto errata, se ben spiegata.
Dante dice della Vergine Maria: "Figlia del Tuo Figlio..." e qui sappiamo bene quanto ciò sia vero, circondato da un immenso alone prodigioso attraverso il quale Dio "si prepara una casa", una dimora, la custodisce e "giunta la pienezza del tempo" (Gal.4,4-7), Dio abitandola ne diventa anche Figlio.
Per noi è diverso, sì, ma attenzione, attraverso il nostro "fiat" noi diventiamo, spiritualmente (mentre Maria lo divenne carnalmente) "dimora Santa di Dio, Tempio Santo, Casa di Dio".
Certo, il termine più consono è che noi diventiamo "fratelli" di Cristo, in Cristo e per Cristo - e figli addottivi come vedremo - e il testo si premunisce di scrivere minuscolo quell'attributo "dio" di Dio.
Tuttavia, misticamente parlando, il termine ci può stare perchè Dio ci ha tanto amati non solo da mandare il proprio Figlio a morire per noi per salvarci, ma grazie a questo Amore per farci anche "diventare come Lui" sempre in Cristo, per Cristo e con Cristo. La nostra meta finale è diventare "come Dio - Cristo Gesù Risorto -, simili a Lui" (e vivremo in Dio) in quella trasformazione che vivremo con la risurrezione finale (attualmente noi sperimentiamo questa unione mistica attraverso l'Eucaristia, quando è presa in stato di grazia naturalmente), i Santi in Paradiso già vivono gran parte di questa promessa divina, solo alla Beata Vergine Maria è stato dato di vivere in completezza e pienezza questa gloria: Assunta in Cielo in anima e corpo. Ma non siamo certo ad un essere noi o diventare "dio di Dio".

Le espressioni attribuite a San Francesco sono corrette, il problema principale è come interpretarle dal momento che il Santo non ha mai affermato, però, che diventiamo "dio di Dio" e il testo, mi sembra corretto quando specifica: "Questo non abbassi la tua vigilanza, non sia, per te, occasione di connivenza con il male ed il peccato; non sia per te assumere una parola equivoca, non sia per te conformarsi alla mentalità del mondo. Nè sia per te occasione di seguire il peccato e di giustificarlo. Anzi.
Più sei fermo e chiaro e nel contempo armato di infinita tenerezza e più porti a compimento ciò che sei.
Diventi dio di Dio..."

 

Questa specificazione non fa dire assolutamente che: "viene asserito che Dio si nasconde anche nel più grande peccatore", bisogna intendere appunto se il peccatore deve restare peccatore e allora sarebbe una bestemmia, mentre il testo specifica che tale abitazione: " non sia, per te, occasione di connivenza con il male ed il peccato; non sia per te assumere una parola equivoca, non sia per te conformarsi alla mentalità del mondo. Nè sia per te occasione di seguire il peccato e di giustificarlo. Anzi. "

Ci sono due aspetti di questa "abitazione di Dio" che vanno chiariti:

1) si diventa vero Tempio Santo di Dio, Casa di Dio quando, dopo il Battesimo e rispettando, vivendo in pienezza gli altri Sacramenti quali la Confessione e l'Eucaristia, facciamo entrare Dio vivo e vero dentro di noi con il nostro "fiat" : "Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me" (Apoc. 3,20)

2) "Ma a tutti che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome" (Gv. 1,12), la Scrittura parla chiarissimamente di figliolanza e di eredità: " Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?" (Gc.2,5) e tanti altri passi paolini.

e non dimentichiamo la bellissima espressione paolina: «Io vivo, ma non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal. 2,20) ed anche: " Così tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di Dio." (Gal.4,4-7)

Ma allora da dove esce questo "diventare dio di Dio"?

Lo possiamo definire come una "licenza poetica", a patto che con questo ardire non si vada oltre i canoni della Scrittura e aiutino la persona a comprendere quanto sia folle e totale questo Amor Divino.

Seguendo la letteratura dei Santi, infatti, troviamo interpretazioni della Scrittura in forme poetiche e sublimi, meglio conosciuta come mistica. La stessa Santa Teresa di Avila è stata fatta oggetto di scherno e di manipolazione attraverso alcuni suoi scritti definiti "erotici" nei quali la Santa esprime invece un concetto di orgasmo mistico, di "baci divini sulla bocca di Gesù" da lei riportati in forma poetica e sublime.

Santa Caterina da Siena, altro esempio, non arriva ad esprimersi in questi modi tuttavia la sua passione per il Sangue di Cristo la inebria, si sente, scriverà, come "ubriacata"... e arriva a pretendere il matrimonio mistico con Cristo davanti al quale la Vergine Santa come testimone le darà l'anello mistico....

In un certo senso sì, noi diventiamo "dio di Dio" perchè Dio si è lasciato annientare da noi, si è lasciato crocifiggere ma anche amare da noi; per redimerci Dio si è abbassato a noi e per compiere il Suo progetto attende ora il nostro "sì". Quale Dio ha mai fatto questo per la sua creatura?

In un canto liturgico diciamo: "Dio si è fatto come noi, per farci come Lui...." ed è questo ciò che fa in noi la stessa Eucaristia assunta nello stato di grazia: Dio ci fa come Lui e non il contrario.  

Il farci e il divenire come Lui non annienta certo la supremazia di Dio, basti vedere e studiare il ruolo di Maria Santissima per comprenderne il senso vero, ma all'uomo - il nostro Dio - ha dato poteri divini....

In un certo senso, misticamente parlando, l'umiliazione e l'abbassamento di Dio verso di noi, ci ha permesso di elevarci alla Sua dignità divina e nell'attendere da noi il "fiat", in un certo senso siamo noi quel "dio" al quale l'Onnipotente OBBEDISCE, è fedele a noi mentre noi Lo tradiamo spesse volte, ci tratta quasi fossimo "noi un dio" al quale Egli presta tutta la sua attenzione, a noi ha dato la Sua vita, per noi si è fatto cibo di vita eterna.

E' certo e sicuro che Dio non obbedisce, non asseconda al peccatore in quanto tale! nè "abita" in lui quando il peccatore è felice di rimanere nello stato di peccatore, chi affermasse il contrario è un povero illuso che si inganna e inganna il prossimo il quale va amato come si deve amare se stessi, ossia nella Verità.

Dio essendo l'Onnipotente è l'" IO SONO" e non aveva e non ha certo altri con cui confrontarsi o discutere o obbedire, ma per obbedienza al Padre Cristo si è fatto così piccolo da dover essere accudito dagli uomini appena nato, si è messo nelle nostre mani fino ad essere crocifisso dagli uomini ma, come spiegherà poi l'apostolo, la vittoria è assicurata e non solo per Lui ma anche per coloro che lo seguiranno. Pensiamo alla Vergine Maria alla quale Dio non dice mai di no! Lei è la nostra Avvocata e Regina, una creatura elevata alla massima potenza e dignità nel Regno di Dio, una Regina davanti alla quale il Figlio Divino china la testa ed obbedisce alle sue invocazioni e raccomandazioni, intercessioni per noi "miseri peccatori", davanti alla quale tremano gli abissi dell'inferno, l'unica creatura umana davanti alla quale Satana trema. 

 

PECCATORI

Veniamo all'ultimo aspetto: "Dio non vive nel cuore dell'empio e che il peccato scaccia Dio dal nostro cuore...."

verissimo, ma infatti il testo in questione chiarisce bene questo dettaglio, come abbiamo visto sopra. Anche qui il concetto del peccatore va chiarito:

1) «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc.2,17), va da se che chiunque si ritenga "sano" sentirà anche di poter fare a meno di Cristo e questa si chiama superbia, l'antico peccato che ci ha condotti a quel peccato originale e a quell'allontanamento da Dio, ma per questo Dio si è fatto uomo, perchè da peccatori che siamo, veniamo da Lui sanati e perchè molti sono coloro che sanno di avere bisogno di Lui, è per questi che Dio è venuto.

2) il peccato ci allontana da Dio e Cristo stesso afferma che non è venuto per chi non sa riconoscere il proprio stato di peccatore. E' verissimo che Dio non abita nel cuore dell'empio, ma è anche vero che Dio è venuto per i peccatori e non per gli empi! La differenza è sottile ma il significato è enorme. L'empio è colui che pecca sapendo di peccare e pecca con l'intenzione di non volersi convertire, nella Bibbia l'empio è una persona dal cuore malvagio e che spesso non ha alcuna speranza di salvarsi se Dio non intervenisse con qualche miracolo. Adamo ed Eva furono cacciati dal paradiso terrestre è vero, ma non vennero abbandonati da Dio, non erano "malvagi", peccarono sì, ma non erano empi, infatti la dottrina della Chiesa li riconosce salvati dal Cristo.

Caino e Abele, Dio abita nel cuore di Abele non certo in quello di Caino e cerca di farlo ragionare: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? (..) Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» (Gn.4 e ss), così risponde l'empio. Il vero peccatore risponderebbe: « O Dio, abbi pietà di me peccatore...» e che davanti a tanta umiltà Gesù afferma:  « Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato» (Lc.18,10-14).

3) Il peccatore siamo tutti noi, tutti noi nasciamo con il peccato ed anche dopo il Battesimo la battaglia contro il peccato inizia, non termina, ma il peccatore generico non è affatto detto che sia un malvagio! Si può peccare per ignoranza, per pigrizia, per vanità, per errore, per insubordinazione, e tanti altri motivi, ma pur peccando non si è malvagi per nascita ma piuttosto lo si diventa (per essere empi ci vuole un atto di volontà consapevole) e si diventa ignoranti, pigri, vanitosi, ecc...

Un esempio concreto è la conversione del peccatore Levi che sarà poi San Matteo evangelista: nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì (Mc.2,14), e anche quando afferma: «Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc.1,15).

In questi casi Dio, pur non abitando dentro di noi, non ci lascia, non ci abbandona, ci è vicini in attesa di un nostro cedimento: "Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la portaio entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me" (Apoc. 3,20), per entrare Dio attende non che siamo perfetti e immacolati, ma che diciamo "sì! voglio che Tu mi salvi Signore", sbloccato questo lucchetto e seguendo le indicazioni di Dio, sarà Lui a farci puri, santi e immacolati, facendoci riacquistare la santità perduta ed introducendoci nel Suo regno di Santi.

Sarà la nostra risposta - pro o contro - a determinare la abitazione di Dio in noi o l'abbandono vero e proprio.

Un ultima frase del testo sopra approfondito e che, effettivamente, lascia perplessi è quella sul finale: " beati noi se diventa opera delle nostre mani.."... bè no! se questa frase fosse vera cadrebbe tutto il resto, cadrebbe il Vangelo stesso, cadrebbe l'Incarnazione di Dio. Dio si è fatto uomo e non il contrario, non è un uomo che si è fatto o è diventato Dio, qui nessuna vena poetica potrebbe giustificare questa frase detta con tutte le buone intenzioni di questo mondo, ma falsa e ingannatrice. E quando dopo citando il Salmo riporta: "L’opera delle nostre mani rafforza, Signore." occorre essere chiari, qui il Salmo non dice che "Dio è opera delle nostre mani..." e che diventa una beatitudine quanto maggiore diventa l'opera.

E quando leggiamo: " Ti fai carico di Lui ", anche qui non dobbiamo dimenticare che è Cristo che si è fatto carico di noi, è Dio che sempre "ci precede" e ci viene incontro per primo ed è fondamentale non dimenticare questa successione, onde evitare che in quel "ti fai dio di Dio" non diventi il superbo "io sono un dio"..... e Cristo non diventi il dio di una nostra immagine personalizzata.

Purtroppo è questo il tempo in cui si sta verificando una profezia dell'allora cardinale Ratzinger: "Se vedo bene, in futuro ci si misurerà proprio con questo interrogativo: come si « legge » propriamente la Scrittura?

(..) la Chiesa resta viva soltanto se attinge alla totalità, alla multiforme unità tra Antico e Nuovo Testamento, tra Scrittura, tradizione e vivente realizzazione, nel credente, della parola di Dio" - vedi qui -.

 

Per concludere:

Giustamente mi fai osservare che: "Mi si replica che siamo all'interno dell'opinabile dove i teologi sono in ricerca...  Se questo è vero mi sento un pò confusa..."

bè, fai bene a sentirti confusa perchè è un ottimo campanello d'allarme che ci dice che i conti non tornano! Infatti che siamo "all'interno dell'opinabile dove i teologi sono in ricerca..." ciò è vero, ma non è vero e non è detto che le loro ricerche siano nel giusto e ciò che dicono delle loro ricerche sia poi dottrinalmente corretto, per questo abbiamo la Sacra Scrittura ed il Catechismo, specialmente quello detto Romano, che la spiega e ci aiuta a comprendere i passi più difficili.

Chiarito il fatto che, esprimendosi con mistiche parole i Santi vanno spesso oltre ciò che è scritto letteralmente nella Scrittura, va da se che vista la posizione che hanno guadagnato con i meriti del Cristo, ciò che di poeticamente hanno scritto è pienamente accettabile, Dio lo accetta perchè ama quando l'Uomo mette ai Suoi piedi i propri pensieri di Amore puro.

I teologi possono fare tutte le ricerche che vogliono le quali però, se approdano nella vanagloria e nella superbia di farsi dio di se stessi, naufragano miseramente.

Spero di aver chiarito i tuoi dubbi e ringraziandoti per questa condivisione, non mollare mai, il Rosario quotidiano (ed anche una bella lettura del Catechismo) ci aiuterà sempre a far luce nei Misteri di Cristo e della nostra esistenza e divenire.

Fraterni saluti in Gesù e Maria

 

Ricordiamo a tutti che da qui potrete accedere all'indice degli argomenti trattati dalla Posta del Catechista, grazie




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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25/05/2016 15:19
 
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 OGGI E' UNA CATECHISTA CHE SCRIVE....

PREMESSA: Lo confesso.... ciò che non sono riuscita a fare io, lo ha fatto anche per me questa Mamma CATECHISTA    e la ringrazio di tutto cuore....
Tutto ciò che ha scritto, lo sottoscrivo in pieno per esperienza personale, aggiungendo che siamo dentro ad una prepotenza clericale ben peggiore della Chiesa - detta - pre-conciliare....
Sono anni che denuncio quei presunti catechismi CEI, sono anni che nelle parrocchie il Catechismo è stato bandito, se non pure vietato....
Oggi peggio che ieri assistiamo ad un certo (non tutto) Clero MISOGINO e clericale, e nonostante le continue denunce del Papa, questi continuano ad imporre il loro volere raccontando menzogne su chi, per dedizione e vocazione al Vangelo, ha lavorato e lavora da anni - GRATUITAMENTE e disinteressatamente - a servizio della Chiesa locale e del suo prossimo più vicino.

Leggete ora questa LETTERA APERTA..... 


«MAMMA E CATECHISTA, HO LASCIATO IL CATECHISMO». CRONACA DI UN ORDINARIO FALLIMENTO PARROCCHIALE

«Mamma e catechista, ho lasciato il catechismo». Cronaca di un ordinario fallimento parrocchiale

da Riscossa Cristiana

Sono una mamma e una catechista e ho abbandonato il catechismo, che tanto amavo, due anni fa per due motivi: il disgusto per la diserzione dal catechismo della Chiesa Cattolica e per non trascurare la famiglia (ho tre bimbi molto piccoli). Evidentemente a Nostro Signore non manca la fantasia per richiamare in riga i suoi figli.


Accade che in una mattina come tante, nel tranquillo svolgersi del tran tran quotidiano, suona alla mia porta una mamma della nostra parrocchia; viviamo in un paesino sulle colline della diocesi di Torino, e mi dice che deve parlarmi del catechismo.

La mamma in questione, insieme ad altre, già da qualche mese mi fermava per strada per lamentarsi del catechismo, ma quello che fino a ora era stato improvvisato e oggetto battute da strada, ora stava diventando una formale richiesta di aiuto.

Nella mia parrocchia – e non solo qui – quello che viene chiamato catechismo, negli anni è andato incontro a un degrado imbarazzante: si tratta di quel percorso di “iniziazione cristiana”  – così come si ama chiamarlo nelle diocesi e sui testi della CEI – in cui ci si avvicina ai Sacramenti: confessione in terza elementare, prima Comunione in quarta e Cresima in prima media. Il tutto affidato alla buona volontà di pie signore, perlopiù esse stesse a digiuno di catechetica, la cui formazione è affidata, nella migliore delle ipotesi, a qualche ritiro annuale in cui di tutto si parla fuorché di Catechismo.

Anni e anni avanti così. Poi un giorno ci si accorge che qualcosa non va. Qualcuno in parrocchia si rende conto dell’emergenza: le famiglie sono scristianizzate, i ragazzi arrivano a otto anni a completo digiuno della vita della fede, le catechiste si improvvisano e le lezioni si trasformano in perfette partite di pugilato. Si urla tutta l’ora. I ragazzini ridono sguaiatamente in faccia alla catechista, lei va nel pallone, perde la concentrazione e dimentica persino il Padre Nostro. Quando va bene si riesce a far loro disegnare una pecorella smarrita da appendere in Chiesa nel cartellone dell’ultim’ora. Ci si accorge che in prima media, alle soglie della Cresima, non sanno definire la persona di Dio, non sanno nulla della Trinità e via così.

E così una suora e una laica sono incaricate dal parroco di studiare nuove strategie per porre fine a questa babilonia e riprendere finalmente in mano le redini della formazione dei giovani, anche su invito del Vescovo che invia un lungo documento, un vademecum, rivolto alle parrocchie, in cui dottamente si illustrano scopi, fini,  obiettivi, criticità, consigli, speranze e auspici riguardo la formazione dei ragazzi.

Alla fine viene concepita a tavolino la seguente machinatio: decine di onerosissimi incontri serali con i genitori dei bambini di seconda elementare inermi e perlopiù agnostici, mirati al riavvicinamento. Si ipotizza di suscitare in essi un desiderio di avvicinamento alla fede che possa poi essere importato in famiglia e trasmesso ai figli e, mira assai più ambiziosa, di creare una sorta di “vivaio” in cui allevare possibili futuri catechisti (roba che solo il Santo Curato d’Ars…). Queste serate si svolgono in un tale vuoto di sostanza cristiana che si trasformano sì in un vivaio, ma di rancore e astio misti a noia mortale, che sono ben lontani dall’avvicinare le famiglie alla Grazia di Nostro Signore.

Le povere vittime, dopo aver accettato di partecipare tutto l’anno a questi incontri, in obbedienza ai dettami del parroco,  per una commovente residua fedeltà alle tradizionali tappe dell’iniziazione cristiana, a fine anno tentano di parlare con chi ha tenuto le serate per far presente che questo sistema è fallato in partenza. Che non hanno imparato nulla, che si sono pagate pure la baby sitter e che sono più lontane di prima dalla fede cristiana. Se ne accorgono persino loro, che non vanno in chiesa da anni, che hanno dimenticato quasi tutto della loro fede, che sono magari battezzate e sposate in chiesa  ma, immerse nella mentalità del mondo come la maggior parte delle famiglie moderne, ormai allergiche al “dogma”, guardano con sospetto la Chiesa e la sua dottrina. La tanto vituperata dottrina che qualche illustre teologo e monsignore si preoccupano con solerzia di montare e smontare a piacimento nell’illusione di non urtare la sensibilità dei cattolici ormai adulti. I quali invece, in un paradosso esemplare, tristi e sconsolati di fronte alle macerie di una Chiesa che intuiscono in decadenza, supplicano i loro carnefici di riportali ad essa (alla dottrina) e si trovano di fronte a un rifiuto categorico. E qui il carnefice diventa castigo a se stesso, come dice l’ottimo Alessandro Gnocchi, perché impossibilitato dalle proprie scelte a fare ritorno alla retta via.

Quando le famiglie vengono in contatto con questi salotti dall’aria fritta che sono le parrocchie, avvertono che lì dentro si respira male, che non c’è spazio per la Verità, che qualcuno li sta prendendo in giro. Provano ad abborracciare una protesta ma il sistema li rigetta. La parrocchia risponde nisba, il catechismo (quello vero, tradizionale)  non te lo insegno, nemmeno se mi supplichi in ginocchio. Ne a te, né ai tuoi figli. Punto. Meglio leggere i salmi (?!) e commentarli a braccio per decine di incontri, continuando a tenervi all’oscuro di tutte le più semplici e palesi verità della nostra fede.

Così i genitori si ricordano di me, che sono solo una poveretta che per cinque anni ha tentato di spiegare ai bambini alla “bene e meglio” chi è Dio, perché ci ha creati, cos’è la Creazione, il peccato originale, i dieci Comandamenti, chi è Gesù, perché è morto in croce, cos’è il segno della Croce, i Sacramenti, la S. Messa, la Madonna, gli angeli e i santi. Tutti argomenti tabù, soprattutto se trattati con verità, semplicità e devozione, senza quegli intellettualismi o, peggio, dissacranti banalizzazioni, che invece di avvicinare non fanno che suscitare legittimo scetticismo.

Mi chiedono di fare lezioni di catechismo vero ai loro figli. Fuori dal circuito parrocchiale. Da privatisti. Di insegnare loro ad avere un rapporto vero con Dio, così che poi, parole testuali, “saranno poi loro a portare a messa noi”.

Quasi quasi mi ci butto, penso. In fondo non vedevo l’ora di ricominciare il catechismo e avevo una certa riluttanza però, a pensare di rientrare nel giro vizioso della parrocchia.

Epilogo:

Dopo qualche settimana, le mammine arrabbiate vanno dal parroco, per tentare un ultimo approccio. Gli parlano a cuore aperto e viene fuori che io esisto e che sono disponibile. A quel punto il nemico esce allo scoperto e la mia figura, con tutti i miei metodi (chissà quali poi) vengono messi al bando palesemente dal parroco il quale spiega chiaramente alle mamme che il mio metodo è scaduto, non è più valido, è dogmatico e non viene più utilizzato nelle parrocchie dunque, se non vogliono uscire dal giro e, in poche parole, se vogliono i sacramenti per i loro figli, occorre rimanere nell’alveo della diocesi. Punto.

Apostasia della Chiesa. Un parolone che da giovane non capivo tanto.

Ora so cos’è.

Non credo che finirà qui. Rimango in attesa fiduciosa degli eventi nella preghiera.

A.P. 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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11/01/2017 20:49
 
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Non condivido il pensiero del Papa. Ha comunque valore se prendo l’Eucaristia?

Risponde il sacerdote liturgista Finotti: un fedele deve essere sempre in comunione con il Successore di Pietro

del 7 MAGGIO 2015

Una nostra lettrice ci chiede: «Quando non ci si sente in comunione con il Papa, perché non credo in ciò che dice e non lo riconosco come degno successore di Pietro, ha valore comunque andare a Messa? E sopratutto qual è il valore della comunione ecclesiale qualora io non mi sentissi, pur da cristiana cattolica credente e praticante "cum Petro et sub Petro"? Posso prenderla lo stesso?».

COMUNIONE "NECESSARIA" CON IL SUCCESSORE DI PIETRO

Il liturgista don Enrico Finotti, parroco di Rovereto e curatore della rivista Liturgia Culmen et Fons, premette ad Aleteia: «La celebrazione legittima e fruttuosa del Sacrificio eucaristico richiede necessariamente la comunione con la fede di Pietro, che è trasmessa di generazione in generazione, fino alla fine dei secoli, dalla professione di fede dei suoi Successori, i Vescovi di Roma». Per questo la tradizione liturgica – orientale e occidentale – «prevede che nella Prece eucaristica (Canone) vi sia l’esplicita menzione del nome del Papa: … in comunione con il nostro papa N. …» .

"POTESTA' SUPREMA SU PASTORI E FEDELI"

Questa comunione di fede, evidenzia l'esperto di liturgia, «non è un accessorio esterno al contenuto della fede». Finotti cita la lettera "Communionis notio" (28 maggio 1992) della Congregazione per la Dottrina della Fede, al n.13: pertanto, «dobbiamo vedere il ministero del Successore di Pietro, non solo come un servizio "globale" che raggiunge ogni Chiesa particolare dall'"esterno", ma come già appartenente all'essenza di ogni Chiesa particolare dal "di dentro"». Infatti, il ministero del Primato comporta essenzialmente una potestà veramente episcopale, non solo suprema, piena ed universale, ma anche immediata, su tutti, sia Pastori che altri fedeli (59).

ELEMENTO COSTITUTIVO DEL DOGMA DI FEDE

Dunque la comunione di fede con il Successore di Pietro non è né «facoltativa», e neppure «un semplice strumento disciplinare per esprimere e rinsaldare l’unità, ma è un elemento costitutivo e interiore, che pervade dal di dentro il tessuto e la trama del dogma: crediamo, non secondo le interpretazioni soggettive proprie di ciascuno, ma ciò che è conforme a quello che la Chiesa – semper et ubique – professa, e che Pietro assicura e garantisce per una speciale grazia a lui conferita dal Signore in modo esclusivo».

PROFESSIONE INDEFETTIBILE E INFALLIBILE

In Pietro e nei suoi Successori «la fede non ha, né mai potrà avere deficienze: … questa Sede di Pietro rimane sempre immune da ogni errore…, afferma il Concilio Ecumenico Vaticano I» (Pastor Aeternus, cap. IV). La solidità della fede di Pietro possiede «le stesse prerogative dogmatiche della Chiesa, essendo Pietro il fondamento visibile sul quale è edificata la Chiesa di Dio». Su di esso, infatti, poggia la forza e la solidità di tutta la Chiesa (Pastor Aeternus, Prologo). Per questo la professione di fede dei Romani Pontefici è «indefettibile, ossia non verrà mai meno, ed è infallibile, ossia assicurerà sempre l’integrità e la retta interpretazione del dogma della fede».

MAGISTERO DEI PAPI E VERITA' RIVELATE

Inoltre la fede di Pietro non è «quella di questo o di quel Papa», ma la fede del Papa «in quanto tale, presente ed operante nell’intera successione dei Sommi Pontefici, come un unico, coerente e coeso esercizio magisteriale, che si estende nei secoli sotto l’indissolubile assistenza dello Spirito Santo. L’analogia della fede – prosegue Finotti – che si applica all’insieme delle verità rivelate, le quali, in contesti diversi, mantengono una coerenza interiore sostanziale, si deve applicare anche al magistero dei Papi nell’arco dei secoli, dal quale risulta l’unità e la continuità del dogma della fede, da essi custodito e proclamato con l’assistenza della grazia soprannaturale».

LA LEZIONE DI NEWMAN

Su questi principi dogmatici, ragiona il curatore di Culmen et Fons, si deve anche opportunamente distinguere «la persona umana dei Pontefici, dagli atti specifici del loro magistero petrino». In questa prospettiva potrebbe essere «illuminante» una considerazione del beato cardinale Newman, scritta nel contesto del dibattito relativo all’infallibilità papale al tempo del Concilio Ecumenico Vaticano I.

I "LIMITI" DELLA INFALLIBILITA'

“Il Papa – sosteneva il cardinale Newman – parla ex cathedra, cioè infallibilmente quand’egli parla: primo, come maestro universale; secondo, in nome e con l’autorità degli apostoli; terzo, su un punto o materia di fede o di morale; quarto, con l’intenzione di obbligare ogni membro della Chiesa ad accettare e a credere alla sua decisione. Naturalmente – aggiunge – queste condizioni pongono una grande restrizione al campo della sua infallibilità.
Per questo Billuart (teologo domenicano, n.d.r.), parlando del Papa scrive: ‘Quando esprime la propria opinione personale, il Pontefice non è infallibile né in una conversazione, né in una discussione, né quando interpreta la Bibbia o i Padri, né allorché consulta o esprime le sue ragioni su un punto da lui definito, né quando risponde alle lettere né nelle deliberazioni private’”.


IL PONTEFICE E I SACRAMENTI

Come per il ministero di ogni sacerdote, ordinato validamente, l’azione divina della grazia, mediante i sacramenti celebrati in modo valido, «opera infallibilmente nell’anima dei fedeli, anche al di là del grado di santità o di peccato personali del ministro sacro, così nei Romani Pontefici il loro ministero petrino, esercitato nelle condizioni di validità stabilite, opera infallibilmente in ordine alla custodia della retta fede, al di là dello stato di santità o di peccato, di preparazione culturale, di formazione umana e di abilitazione più o meno eccellente all’esercizio pastorale, come si evince dalla storia secolare del papato».

PREGHIERE PER IL PAPA

Tuttavia, precisa Finotti, «l’intuito dei fedeli ha sempre ritenuto che non è di secondaria importanza la santità personale dei ministri sacri e in modo speciale quella dei Romani Pontefici. Per questo la Chiesa ha sempre pregato con insistenza e intensità per il Papa».

UN MINISTERO FRUTTUOSO PER TUTTI

Il liturgista, proprio nel suo volume "Vaticano II, 50 anni dopo" (ed. Fede&Cultura, 2012), aveva sollevato la questione: «Per questo il Sommo Pontefice, chiunque sia, è la sicura norma prossima della fede, costituito da Dio, e tutti i figli della Chiesa hanno la mirabile grazia di poter trovare in Lui la salda roccia, che è Cristo, in ogni tempo, in ogni frangente e soprattutto nelle tempeste e nelle notti tumultuose del mondo. Ma, come sempre la Chiesa ha fatto, è necessario che una preghiera incessante salga a Dio per Pietro (At 12,5), affinché il suo ministero, non solo sia valido, come non può che essere in un Pontefice legittimo, ma anche quanto più possibile fruttuoso per tutta la Chiesa.
Infatti, come riceviamo con sicura certezza i santi Sacramenti dal ministero autentico dei sacerdoti e tuttavia preghiamo per loro, affinché crescendo in santità, li amministrino alla maniera dei Santi, così tutti i giorni nel divin Sacrificio la Chiesa prega per il Papa, non perché dubiti sul venir meno della validità dei suoi atti autentici, ma perché, sempre più pervaso della santità di nostro Signore Gesù Cristo, come è chiamato nel protocollo – Sua Santità – usato nel rivolgersi a Lui, sia pienamente il Vicario in tutto aderente al Cuore del divin Maestro»

Dunque, chiosa Finotti, «credo che il papa Francesco intenda proprio questo, quando insistentemente raccomanda a tutti: “Pregate per me”».




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[Modificato da Caterina63 27/08/2017 12:00]
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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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