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ATTENZIONE : LA POSTA DEL CATECHISTA

Ultimo Aggiornamento: 27/08/2017 12:00
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15/03/2015 00:25
 
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 da una e-mail che ci è arrivata qui in Difendere.... cliccare sulle immagini per ingrandirle.


Ciao a tutti, sono elettrizzata per il nuovo Anno Santo di misericordia che il papa ha proclamato venerdì durante l'incontro penitenziale. Per me sarebbe il secondo dopo il giubileo del duemila, ma all'epoca ero piccola e non ricordo nulla, sono nata infatti nel 1995. Frequento la parrocchia e vado all'università. (...) insomma vorrei viverlo concretamente e a parte qualche consiglio che potrete darmi vorrei chiedervi che differenza c'è fra peccati mortali e veniali, se questi detti mortali sono ancora una scomunica nella chiesa perchè in parrocchia, veramente, ognuno dice la sua. Facciamo molta attività anche con la Caritas, ma di dottrina qui non se ne parla quasi mai perciò volevo chiedervi in quale senso intendere questa misericordia, Dio perdona tutto a prescindere poi da come vivo moralmente? Cosa è la misericordia, la giustizia di Dio e quindi il senso del perdono? (...) grazie Antonella L.

****

Belle domande! Dico davvero, sono un ottimo inizio per prepararci a questo immenso e grande dono che Dio ci fa attraverso il suo Vicario in terra, il Santo Padre. Dobbiamo davvero approfittarne, è un'occasione più preziosa dell'oro fino....

Inizio subito dalla differenza fra i peccati mortali e quelli veniali, ma ti indirizzo a Padre Angelo O.P. che di recente ha dato una preziosa risposta al medesimo quesito, lo trovi cliccando qui, fanne, anzi, facciamone tesoro.

Ricordiamo inoltre che ciò che era considerato peccato ieri, o nella stessa Scrittura, lo è anche oggi, i Dieci Comandamenti - parole dettate da Dio per il nostro vero bene - valgono ieri quanto oggi, così come i moniti di Gesù sono sempre validi.

In sostanza non è la Parola di Dio che deve adeguarsi all'uomo in ogni generazione, o alle mode del momento, ma al contrario, ogni generazione deve scoprire e conoscere la Parola di Dio e ciò che Lui ha fatto per noi, il Suo insegnamento, i Suoi consigli affinchè la nostra vita venga trasformata e possiamo godere della vera felicità.

La Parola di Dio è fedeltà assoluta per l'uomo di ogni tempo, è l'uomo che si evolve, non Dio.

 

Veniamo ora alla tua domanda preziosa: Dio perdona tutto a prescindere poi da come vivo moralmente?

Ovvio che no! Ma non basta dire "no" o fermarsi a dire "Dio vieta questo, e questo e quest'altro" perché Dio non si è fatto Uomo per venire a vietarci di compiere ciò che è male (per dire e vietare ciò che è male bastava la Scrittura), ma per salvarci: « Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi » (Rm 5,8).

Allora la domanda sarà: salvarci da chi e da che cosa? In che senso è "morto per noi", perchè?

E' certo che Dio perdona tutto, ma chi vuole questo perdono deve corrispondere a quel "sia fatta la tua volontà.... rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori..." e la volontà di Dio non può mai essere o trovarsi nella connivenza con il peccato, sia esso mortale quanto veniale.

L'Incarnazione di Dio ha come scopo principale questo rapporto d'Amore con l'uomo attraverso il quale è venuto non solo ad indicarci la via, la verità e la vita, ma a darci proprio la testimonianza di come fare: "Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi." (Gv.13,15)

C'è dunque un "fare", quel che Dio vuole da noi,  cui dobbiamo tendere per ottenere il premio delle fatiche fatte e quindi il vero perdono.

Fare, così, questa volontà di Dio non è un peso, non è umiliante, non toglie la nostra libertà, al contrario, la modella a "sua immagine": noi ad immagine di Dio e non il contrario. Gesù in tutti i Vangeli ci dimostra in cosa consiste la vera libertà e dunque non ci costringe, non è venuto per imporci qualcosa di opprimente o degradante, ma per salvarci è conveniente che lo ascoltiamo e ci convertiamo a Lui, anche perchè non c'è altra strada, non c'è altra via.

Ecco allora che dobbiamo parlare del "peccato originale", la causa per cui Dio si è Incarnato. Non lo faremo qui, ma per te e per chi legge, basta andare a studiare il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) dove leggiamo:

1849 Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. È stato definito « una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna ».

1850 Il peccato è un'offesa a Dio: « Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto » (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare « come Dio » (Gn 3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è « amore di sé fino al disprezzo di Dio ».  Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all'obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza.

1865 Il peccato trascina al peccato; con la ripetizione dei medesimi atti genera il vizio. Ne derivano inclinazioni perverse che ottenebrano la coscienza e alterano la concreta valutazione del bene e del male. In tal modo il peccato tende a riprodursi e a rafforzarsi, ma non può distruggere il senso morale fino alla sua radice.

1866 I vizi possono essere catalogati in parallelo alle virtù alle quali si oppongono, oppure essere collegati ai peccati capitali che l'esperienza cristiana ha distinto, seguendo san Giovanni Cassiano  e san Gregorio Magno.  Sono chiamati capitali perché generano altri peccati, altri vizi. Sono la superbia, l'avarizia, l'invidia, l'ira, la lussuria, la golosità, la pigrizia o accidia.

E' perciò chiaro che se vogliamo essere salvati dobbiamo corrispondere alla grazia della Misericordia di Dio che ci viene donata abbondantemente dal Figlio Divino. In una parola dobbiamo convertirci, lo dice Gesù e lo ripensiamo anche nel terzo Mistero della Luce del Rosario: nell’annuncio del Regno di Dio con l’invito alla conversione. Mistero di luce è la predicazione con la quale Gesù annuncia l’avvento del Regno di Dio e invita alla conversione (cfr.Mc 1,15), rimettendo i peccati di chi si accosta a Lui con umile fiducia (cfr. Mc 2, 3-13; Lc 7, 47-48), inizio del ministero di misericordia che Egli continuerà ad esercitare fino alla fine del mondo, specie attraverso il sacramento della Riconciliazione affidato alla sua Chiesa (cfr. Gv 20, 22-23).

E' ovvio dunque che, per ricevere questo perdono, io devo cambiare vita, devo convertirmi alle leggi di Dio che non sono fatte per distruggermi, ma piuttosto per santificarmi, devo fare uno sforzo, certo, ma devo svoltare. Facciamo un esempio: è come un automobilista che, entrato in autostrada dall'ingresso sbagliato, all'inizio pensa che tutti gli altri siano impazziti, ma poi si ferma e ragionandoci su si accorge di aver sbagliato e farà di tutto per fare una inversione immediata per evitare - se è una persona attenta e disponibile - qualche collisione.

Ecco l'esercizio della nostra libertà messa a servizio di Dio per il nostro vero bene.

 

 

Veniamo all'ultima tua domanda: Cosa è la misericordia, la giustizia di Dio e quindi il senso del perdono?

Sul senso del perdono lo abbiamo specificato sopra. Quanto alla giustizia di Dio essa va di pari passo con il perdono e la stessa misericordia, non è possibile separare il perdono, la misericordia dalla giustizia di Dio. Misericordia e giustizia sono così due facce della stessa medaglia, non possono essere separate.

Convertirsi a Dio, per esempio, è un atto di giustizia nei confronti di Colui che per prima ci ama e che ci ha creati.

Raccomandiamo inoltre di approfondire l'enciclica di Giovanni Paolo II sulla Divina Misericordia: cliccare qui

Nostro Signore Gesù Cristo dice che il perdono deve essere concesso solo a chi è veramente pentito:"se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli" (Lc. 17,3 ). Il rimprovero non è assenza di perdono, ma lo stesso perdonare non significa non rimproverare, non riprendere l'errante. Il perdono esige un atto giusto, forse una mamma non è amorevole verso il figlio quando lo rimprovera per delle mancanze? Il perdono non esclude la giustizia ma, anzi, la giustizia è condizione del perdono.

Disse una volta Gesù al paralitico: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio» (Gv.5,14). La grazia di un saper ben giudicare-discernere gli atti che compiamo o che altri compiono, serve nella vita di tutti i giorni

Quando Gesù incontrava i peccatori, infatti, non li giudicava in quanto trattava il caso da uomo a uomo, tra pari, ma agiva come "Maestro-Rabbì" ; "la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato" (Gv.14,24), Egli faceva emergere l'errore (leggere l'episodio con l'adultera in quel "va e non peccare più" in Gv.8,1-11), rilevando l'atto sbagliato, e questo suo "sapere" convinceva, attirava le persone, così come allontanava coloro che avendo capito il problema non volevano abbandonare il proprio peccare: "cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi..." (Gv.8,37).

E se ricado? Rialzati! Gesù non giudica le volte che cadiamo, ma l'essere recidivi ad un atto volontario verso il peccato, qui la Misericordia si arresta davanti alla scelta, mentre si attiva nel confessionale dove veniamo perdonati ogni volta che ci pentiamo. Gesù è caduto tre volte sotto il peso dei nostri peccati raccolti in quella croce pesante, se fosse rimasto a terra cosa sarebbe stato di noi? Ecco che Lui stesso ben conosce questo peso, ma ci invita a rialzarci: non c'è resurrezione senza croce!

Lontano da Dio siamo in balia della morte, del peccato e del male, ecco perchè Gesù, all'atto della guarigione aggiunge: ora sei guarito; ma non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio. Se scegliamo di stare lontani da Dio ci accade questo "di peggio". Ricordiamo di leggere anche la parabola del figlio che ritorna pentito alla casa del Padre (Lc.15,11-32), e quell'atto di pura misericordia di Gesù sulla Croce nel perdonare il Buon Ladrone, promettendogli il Paradiso "oggi stesso".

Per capire allora che cosa è la vera giustizia di Dio, è necessario chiederci: che cosa è l'ingiustizia?

Benedetto XVI l'ha spiegato bene nel Messaggio della Quaresima 2010, dove dice:

"Molte delle moderne ideologie hanno, a ben vedere, questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene “da fuori”, affinché regni la giustizia è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne impediscono l’attuazione. Questo modo di pensare - ammonisce Gesù - è ingenuo e miope. L’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza col male.

Lo riconosce amaramente il Salmista: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51,7). Sì, l’uomo è reso fragile da una spinta profonda, che lo mortifica nella capacità di entrare in comunione con l’altro. Aperto per natura al libero flusso della condivisione, avverte dentro di sé una strana forza di gravità che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è l’egoismo, conseguenza della colpa originale.

Adamo ed Eva, sedotti dalla menzogna di Satana, afferrando il misterioso frutto contro il comando divino, hanno sostituito alla logica del confidare nell’Amore quella del sospetto e della competizione; alla logica del ricevere, dell’attendere fiducioso dall’Altro, quella ansiosa dell’afferrare e del fare da sé (cfr Gen 3,1-6), sperimentando come risultato un senso di inquietudine e di incertezza. Come può l’uomo liberarsi da questa spinta egoistica e aprirsi all’amore?

(...) L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio... per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue” (3,21-25).

Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”?

In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.

Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia."

 

E il santo Padre Francesco, nell'Omelia penitenziale nella quale ha annunciato questo Anno Santo della Misericordia, ha detto:

"Il Sacramento della Riconciliazione, infatti, permette di accostarci con fiducia al Padre per avere la certezza del suo perdono. Egli è veramente “ricco di misericordia” e la estende con abbondanza su quanti ricorrono a Lui con cuore sincero.

Essere qui per fare esperienza del suo amore, comunque, è anzitutto frutto della sua grazia. Come ci ha ricordato l’apostolo Paolo, Dio non cessa mai di mostrare la ricchezza della sua misericordia nel corso dei secoli. La trasformazione del cuore che ci porta a confessare i nostri peccati è “dono di Dio”. Da noi soli non possiamo. Il poter confessare i nostri peccati è un dono di Dio, è un regalo, è “opera sua” (cfr Ef 2,8-10). Essere toccati con tenerezza dalla sua mano e plasmati dalla sua grazia ci consente, pertanto, di avvicinarci al sacerdote senza timore per le nostre colpe, ma con la certezza di essere da lui accolti nel nome di Dio, e compresi nonostante le nostre miserie; e anche di accostarci senza un avvocato difensore: ne abbiamo uno solo, che ha dato la sua vita per i nostri peccati! E’ Lui che, con il Padre, ci difende sempre. Uscendo dal confessionale, sentiremo la sua forza che ridona la vita e restituisce l’entusiasmo della fede. Dopo la confessione saremo rinati." (Omelia del 13.3.2015)

Suggerisco anche questo articolo:  Risposte sul concetto di peccato e cosa dice davvero il Papa

 e questo: Il Perdono e la vera giustizia nella Dottrina Cattolica e questo: IL PECCATO ORIGINALE SPIEGATO in modo SEMPLICE

Concludiamo con le parole di San Paolo che ci richiamo ad un vero stile di vita Cristiano:

"Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.  È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede. In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia,  poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato." (Rom. 1,16-19).

E allora: fin da ora Buon Anno Santo della Misericordia! Approfittiamone.

Sia lodato Gesù Cristo +

La pagina verrà aggiornata, cliccare qui per l'indice agli argomenti; e qui per l'indice alla sezione del Catechismo.


      


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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