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2015 Anno della Vita Consacrata - raccolta dei testi di Benedetto XVI ai Consacrati

Ultimo Aggiornamento: 31/01/2015 00:54
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31/01/2015 00:02
 
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CELEBRAZIONE DEI VESPRI 
NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
IN OCCASIONE DELLA XIV GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Martedì, 2 febbraio 2010

(Video)
 

Cari fratelli e sorelle!

Nella festa della Presentazione di Gesù al Tempio celebriamo un mistero della vita di Cristo, legato al precetto della legge mosaica che prescriveva ai genitori, quaranta giorni dopo la nascita del primogenito, di salire al Tempio di Gerusalemme per offrire il loro figlio al Signore e per la purificazione rituale della madre (cfr Es 13,1-2.11-16; Lv 12,1-8). Anche Maria e Giuseppe compiono questo rito, offrendo – secondo la legge – una coppia di tortore o di colombi. Leggendo le cose più in profondità, comprendiamo che in quel momento è Dio stesso a presentare il suo Figlio Unigenito agli uomini, mediante le parole del vecchio Simeone e della profetessa Anna. Simeone, infatti, proclama Gesù come "salvezza" dell’umanità, come "luce" di tutti i popoli e "segno di contraddizione", perché svelerà i pensieri dei cuori (cfr Lc 2,29-35). In Oriente questa festa veniva chiamata Hypapante, festa dell’incontro: infatti, Simeone ed Anna, che incontrano Gesù nel Tempio e riconoscono in Lui il Messia tanto atteso, rappresentano l’umanità che incontra il suo Signore nella Chiesa. Successivamente questa festa si estese anche in Occidente, sviluppando soprattutto il simbolo della luce, e la processione con le candele, che diede origine al termine "Candelora". Con questo segno visibile si vuole significare che la Chiesa incontra nella fede Colui che è "la luce degli uomini" e lo accoglie con tutto lo slancio della sua fede per portare questa "luce" al mondo.

In concomitanza con questa festa liturgica, il Venerabile Giovanni Paolo II, a partire dal 1997, volle che fosse celebrata in tutta la Chiesa una speciale Giornata della Vita Consacrata. Infatti, l’oblazione del Figlio di Dio – simboleggiata dalla sua presentazione al Tempio – è modello per ogni uomo e donna che consacra tutta la propria vita al Signore. Triplice è lo scopo di questa Giornata: innanzitutto lodare e ringraziare il Signore per il dono della vita consacrata; in secondo luogo, promuoverne la conoscenza e la stima da parte di tutto il Popolo di Dio; infine, invitare quanti hanno dedicato pienamente la propria vita alla causa del Vangelo a celebrare le meraviglie che il Signore ha operato in loro. Nel ringraziarvi per essere convenuti così numerosi, in questa giornata a voi particolarmente dedicata, desidero salutare con grande affetto ciascuno di voi: religiosi, religiose e persone consacrate, esprimendovi cordiale vicinanza e vivo apprezzamento per il bene che realizzate a servizio del Popolo di Dio.

La breve lettura tratta dalla Lettera agli Ebrei, che poco fa è stata proclamata, unisce bene i motivi che stanno all’origine di questa significativa e bella ricorrenza e ci offre alcuni spunti di riflessione. Questo testo – si tratta di due versetti, ma molto densi – apre la seconda parte della Lettera agli Ebrei, introducendo il tema centrale di Cristo sommo sacerdote. Veramente bisognerebbe considerare anche il versetto immediatamente precedente, che dice: "Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede" (Eb 4,14). Questo versetto mostra Gesù che ascende al Padre; quello successivo lo presenta mentre discende verso gli uomini. Cristo è presentato come il Mediatore: è vero Dio e vero uomo, perciò appartiene realmente al mondo divino e a quello umano.

In realtà, è proprio e solamente a partire da questa fede, da questa professione di fede in Gesù Cristo, il Mediatore unico e definitivo, che nella Chiesa ha senso una vita consacrata, una vita consacrata a Dio mediante Cristo. Ha senso solo se Lui è veramente mediatore tra Dio e noi, altrimenti si tratterebbe solo di una forma di sublimazione o di evasione. Se Cristo non fosse veramente Dio, e non fosse, al tempo stesso, pienamente uomo, verrebbe meno il fondamento della vita cristiana in quanto tale, ma, in modo del tutto particolare, verrebbe meno il fondamento di ogni consacrazione cristiana dell’uomo e della donna. La vita consacrata, infatti, testimonia ed esprime in modo "forte" proprio il cercarsi reciproco di Dio e dell’uomo, l’amore che li attrae; la persona consacrata, per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un "ponte" verso Dio per tutti coloro che la incontrano, un richiamo, un rinvio. E tutto questo in forza della mediazione di Gesù Cristo, il Consacrato del Padre. Il fondamento è Lui! Lui, che ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina.

Il nostro testo insiste, più che sulla fede, sulla "fiducia" con cui possiamo accostarci al "trono della grazia", dal momento che il nostro sommo sacerdote è stato Lui stesso "messo alla prova in ogni cosa come noi". Possiamo accostarci per "ricevere misericordia", "trovare grazia", e per "essere aiutati al momento opportuno". Mi sembra che queste parole contengano una grande verità e insieme un grande conforto per noi che abbiamo ricevuto il dono e l’impegno di una speciale consacrazione nella Chiesa. Penso in particolare a voi, care sorelle e fratelli. Voi vi siete accostati con piena fiducia al "trono della grazia" che è Cristo, alla sua Croce, al suo Cuore, alla sua divina presenza nell’Eucaristia. Ognuno di voi si è avvicinato a Lui come alla fonte dell’Amore puro e fedele, un Amore così grande e bello da meritare tutto, anzi, più del nostro tutto, perché non basta una vita intera a ricambiare ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi. Ma voi vi siete accostati, e ogni giorno vi accostate a Lui, anche per essere aiutati al momento opportuno e nell’ora della prova.

Le persone consacrate sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza. Esse tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato. Per questo, anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della "compunzione del cuore", del riconoscimento umile della propria miseria, ma, parimenti, rimane una scuola della fiducia nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona. In realtà, più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri. Le persone consacrate sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio. In particolare, le comunità che vivono nella clausura, con il loro specifico impegno di fedeltà nello "stare con il Signore", nello "stare sotto la croce", svolgono sovente questo ruolo vicario, unite al Cristo della Passione, prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo.

Infine, cari amici, vogliamo elevare al Signore un inno di ringraziamento e di lode per la stessa vita consacrata. Se essa non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo! Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità, la vita consacrata è importante proprio per il suo essere segno di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in una società che rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile (cfr Esort. ap. post-sinod. Vita consecrata, 105). La vita consacrata, invece, testimonia la sovrabbondanza d’amore che spinge a "perdere" la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha "perduto" la sua vita per noi. In questo momento penso alle persone consacrate che sentono il peso della fatica quotidiana scarsa di gratificazioni umane, penso ai religiosi e alle religiose anziani, ammalati, a quanti si sentono in difficoltà nel loro apostolato… Nessuno di essi è inutile, perché il Signore li associa al "trono della grazia". Sono invece un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo, assetato di Dio e della sua Parola.

Pieni di fiducia e di riconoscenza, rinnoviamo dunque anche noi il gesto dell’offerta totale di noi stessi presentandoci al Tempio. L’Anno Sacerdotale sia un’ulteriore occasione, per i religiosi presbiteri, ad intensificare il cammino di santificazione e, per tutti i consacrati e le consacrate, uno stimolo ad accompagnare e sostenere il loro ministero con fervente preghiera. Quest’anno di grazia avrà un momento culminante a Roma, il prossimo giugno, nell’incontro internazionale dei sacerdoti, al quale invito quanti esercitano il Sacro Ministero. Ci accostiamo al Dio tre volte Santo, per offrire la nostra vita e la nostra missione, personale e comunitaria, di uomini e donne consacrati al Regno di Dio. Compiamo questo gesto interiore in intima comunione spirituale con la Vergine Maria: mentre la contempliamo nell’atto di presentare Gesù Bambino al Tempio, la veneriamo quale prima e perfetta consacrata, portata da quel Dio che porta in braccio; Vergine, povera e obbediente, tutta dedita a noi, perché tutta di Dio. Alla sua scuola, e col suo materno aiuto, rinnoviamo il nostro "eccomi" e il nostro "fiat". Amen.


CELEBRAZIONE DEI VESPRI 
NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Martedì, 2 febbraio 2011

(Video)
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Cari fratelli e sorelle!

Nella Festa odierna contempliamo il Signore Gesù che Maria e Giuseppe presentano al tempio “per offrirlo al Signore” (Lc 2,22). In questa scena evangelica si rivela il mistero del Figlio della Vergine, il consacrato del Padre, venuto nel mondo per compiere fedelmente la sua volontà (cfr Eb 10,5-7). Simeone lo addita come “luce per illuminare le genti” (Lc 2,32) e annuncia con parola profetica la sua offerta suprema a Dio e la sua vittoria finale (cfr Lc2,32-35). È l’incontro dei due Testamenti, Antico e Nuovo. Gesù entra nell’antico tempio, Lui che è il nuovo Tempio di Dio: viene a visitare il suo popolo, portando a compimento l’obbedienza alla Legge ed inaugurando i tempi ultimi della salvezza.

E’ interessante osservare da vicino questo ingresso del Bambino Gesù nella solennità del tempio, in un grande “via vai” di tante persone, prese dai loro impegni: i sacerdoti e i leviti con i loro turni di servizio, i numerosi devoti e pellegrini, desiderosi di incontrarsi con il Dio santo di Israele. Nessuno di questi però si accorge di nulla. Gesù è un bambino come gli altri, figlio primogenito di due genitori molto semplici. Anche i sacerdoti risultano incapaci di cogliere i segni della nuova e particolare presenza del Messia e Salvatore. Solo due anziani, Simeone ed Anna, scoprono la grande novità. Condotti dallo Spirito Santo, essi trovano in quel Bambino il compimento della loro lunga attesa e vigilanza. Entrambi contemplano la luce di Dio, che viene ad illuminare il mondo, ed il loro sguardo profetico si apre al futuro, come annuncio del Messia: “Lumen ad revelationem gentium!” (Lc 2,32). Nell’atteggiamento profetico dei due vegliardi è tutta l’Antica Alleanza che esprime la gioia dell’incontro con il Redentore. Alla vista del Bambino, Simeone e Anna intuiscono che è proprio Lui l’Atteso.

La Presentazione di Gesù al tempio costituisce un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, “i tratti caratteristici di Gesù - vergine, povero ed obbediente” (Esort. ap. postsinod. Vita consecrata, 1). Perciò la Festa odierna è stata scelta dal Venerabile Giovanni Paolo II per celebrare l’annuale Giornata della Vita Consacrata. In questo contesto, rivolgo un saluto cordiale e riconoscente al Monsignor João Braz de Aviz, che da poco ho nominato Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e per le Società di Vita Apostolica, con il Segretario e i collaboratori. Con affetto saluto i Superiori Generali presenti e tutte le persone consacrate.

Vorrei proporre tre brevi pensieri per la riflessione in questa Festa.

Il primo: l’icona evangelica della Presentazione di Gesù al tempio contiene il simbolo fondamentale della luce; la luce che, partendo da Cristo, si irradia su Maria e Giuseppe, su Simeone ed Anna e, attraverso di loro, su tutti. I Padri della Chiesa hanno collegato questa irradiazione al cammino spirituale. La vita consacrata esprime tale cammino, in modo speciale, come “filocalia”, amore per la bellezza divina, riflesso della bontà di Dio (cfr ibid., 19). Sul volto di Cristo risplende la luce di tale bellezza. “La Chiesa contempla il volto trasfigurato di Cristo, per confermarsi nella fede e non rischiare lo smarrimento davanti al suo volto sfigurato sulla Croce ... essa è la Sposa davanti allo Sposo, partecipe del suo mistero, avvolta dalla sua luce, [dalla quale] sono raggiunti tutti i suoi figli … Ma un’esperienza singolare della luce che promana dal Verbo incarnato fanno certamente i chiamati alla vita consacrata. La professione dei consigli evangelici, infatti, li pone quale segno e profezia per la comunità dei fratelli e per il mondo” (ibid., 15).

In secondo luogo, l’icona evangelica manifesta la profezia, dono dello Spirito Santo. Simeone ed Anna, contemplando il Bambino Gesù, intravvedono il suo destino di morte e di risurrezione per la salvezza di tutte le genti e annunciano tale mistero come salvezza universale. La vita consacrata è chiamata a tale testimonianza profetica, legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva. Ai consacrati e alle consacrate è dato infatti di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra. “In forza di tale primato nulla può essere anteposto all’amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive. ... La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia con Lui, dall’ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia” (ibid., 84). In questo modo la vita consacrata, nel suo vissuto quotidiano sulle strade dell’umanità, manifesta il Vangelo e il Regno già presente e operante.

In terzo luogo, l’icona evangelica della Presentazione di Gesù al tempio manifesta la sapienza di Simeone ed Anna, la sapienza di una vita dedicata totalmente alla ricerca del volto di Dio, dei suoi segni, della sua volontà; una vita dedicata all’ascolto e all’annuncio della sua Parola. “«Faciem tuam, Domine, requiram»: il tuo volto, Signore, io cerco (Sal26,8) … La vita consacrata è nel mondo e nella Chiesa segno visibile di questa ricerca del volto del Signore e delle vie che conducono a Lui (cfr Gv 14,8) … La persona consacrata testimonia dunque l’impegno, gioioso e insieme laborioso, della ricerca assidua e sapiente della volontà divina” (cfr Cong. per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruz. Il servizio dell’autorità e l’obbedienzaFaciem tuam Domine requiram[2008], 1).

Cari fratelli e sorelle, siate ascoltatori assidui della Parola, perché ogni sapienza di vita nasce dalla Parola del Signore! Siate scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata “nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita. Vivere nella sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è in tal modo una «esegesi» vivente della Parola di Dio. Lo Spirito Santo, in forza del quale è stata scritta la Bibbia, è il medesimo che illumina di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici. Da essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione, dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalità evangelica” (Esort. ap. postsinodale Verbum Domini, 83).

Viviamo oggi, soprattutto nelle società più sviluppate, una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali. Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso. La vostra azione apostolica, in particolare, cari fratelli e sorelle, diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza, “splendore della verità”. Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la “vita buona del Vangelo”.

In questo momento, il mio pensiero va con speciale affetto a tutti i consacrati e le consacrate, in ogni parte della terra, e li affido alla Beata Vergine Maria:

O Maria, Madre della Chiesa,
affido a te tutta la vita consacrata,
affinché tu le ottenga la pienezza della luce divina:
viva nell’ascolto della Parola di Dio,
nell’umiltà della sequela di Gesù tuo Figlio e nostro Signore, 
nell’accoglienza della visita dello Spirito Santo,
nella gioia quotidiana del magnificat,
perché la Chiesa sia edificata dalla santità di vita
di questi tuoi figli e figlie,
nel comandamento dell’amore. Amen.








[Modificato da Caterina63 31/01/2015 00:54]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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