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Enciclica del Papa 18 giugno 2015 “Laudato si’, sulla cura della casa comune”

Ultimo Aggiornamento: 09/02/2016 15:14
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05/09/2015 10:11
 
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L'altro Francesco: quello che predica la castità prima del matrimonio

Anche l'enciclica "Laudato si'" è stata letta in forma selettiva, ignorando i passaggi scomodi sulla "salute riproduttiva" e le differenze sessuali. Analisi di un oscuramento che falsifica l'immagine di questo pontificato 

di Sandro Magister




ROMA, 23 giugno 2015 – L'enciclica "Laudato si'" ha avuto su scala planetaria una risonanza enorme ma anche molto selettiva.

La proposta complessiva dell'enciclica è quella di una ecologia "integrale". E infatti nelle sue quasi duecento pagine c'è di tutto, dai massimi destini dell'universo alle piccole cose della vita quotidiana.

Ma proprio questa sua esuberanza enciclopedica, onnicomprensiva più che unitaria, ha indotto molti a pescare dal testo solo ciò che trovano più vicino alle proprie attese.

Un'interessante rivelazione sulla genesi dell'enciclica è stata fatta dal vescovo che ha lavorato più di altri alla sua stesura: Mario Toso, oggi alla guida della diocesi di Faenza, ma fino allo scorso gennaio segretario del pontifico consiglio della giustizia e della pace.

Ha detto in un'intervista al vaticanista svizzero Giuseppe Rusconi:

"L’enciclica, così come ci viene presentata oggi, mostra un volto diverso rispetto a quello della prima bozza, che prevedeva una lunga introduzione di carattere teologico, liturgico e sacramentale, spirituale. Se fosse rimasta l’impostazione iniziale, l’enciclica si sarebbe indirizzata più immediatamente al mondo cattolico. Papa Francesco, invece, ha preferito cambiare tale impostazione, spostando al centro e alla fine la parte teologica, nonché quella relativa alla spiritualità e all’educazione. In tal modo, ha ristrutturato il materiale messogli a disposizione, disponendolo secondo un metodo di analisi e di discernimento, implicante la considerazione della situazione, una sua valutazione e la prefigurazione di indicazioni pratiche di avvio alla soluzione dei problemi. Ha così desiderato coinvolgere il maggior numero di lettori, anche i non credenti, in un ragionamento in larga parte condivisibile da tutti".

Un'altra interessante osservazione è venuta da un economista che ha contribuito alla stesura non di questa enciclica ma della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI, l'ex presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi.

In un'intervista a "la Repubblica" e in un commento su "Il Foglio", ha detto che il senso profondo dell'enciclica lo si coglie solo quando a "Laudato si'" si aggiunge "mi' Signore". Perché la causa ultima del comportamento che porta al degrado ambientale "è il peccato, la perdita di Dio", mentre la causa prossima "è il consumismo esagerato indotto per compensare il crollo delle nascite nei paesi occidentali". Di questa causa prossima – ha aggiunto – "nell'enciclica non ho trovato spiegazioni soddisfacenti, probabilmente perché l'ho letta in fretta".

Veramente, a leggere con pazienza la "Laudato si'", un passaggio che coincide con le tesi di Gotti Tedeschi c'è, al paragrafo 50:

"Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di 'salute riproduttiva'… Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi".

Ma questo passaggio è stato trascurato da quasi tutti i media.

E la stessa trascuratezza è caduta sugli altri passaggi dell'enciclica in cui papa Francesco condanna l'aborto, nel paragrafo 120, le sperimentazioni sugli embrioni, nel paragrafo 136, la cancellazione delle differenze sessuali, nel paragrafo 155.

Va detto però che il quasi universale oscuramento di questi passaggi non può essere imputato alla loro poca evidenza nell'insieme sovrabbondante della "Laudato si'".

Perché lo stesso silenzio ha finora punito anche tutte le altre prese di posizione di papa Francesco su questi argomenti.

La riprova è che l'unica grossa polemica di dimensione mondiale recentemente scoppiata su materie del genere ha avuto per oggetto un'affermazione non del papa, ma del suo segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.

È stata la polemica accesa dal suo lapidario giudizio sulla vittoria del "sì" nel referendum irlandese sul matrimonio omosessuale: "Una sconfitta dell'umanità".

Era martedì 26 maggio e il cardinale Parolin era stato in udienza dal papa la sera prima, quando il risultato del referendum era in testa a tutti i notiziari. Che il giudizio di Parolin fosse lo stesso del papa era al di là di ogni dubbio. "Parola per parola", ha confermato padre Federico Lombardi.

Ma nella narrazione di papa Francesco che continua a dominare nei media, simili giudizi non devono aver posto. Sono tabù. Il marchio indelebile del pontificato deve continuare ad essere: "Chi sono io per giudicare?".

E questo nonostante l'ininterrotto fluire di severi giudizi papali su aborto, divorzio, omosessualità, contraccezione, tutti in perfetta continuità con il precedente magistero della Chiesa.

Forse, ciò che facilita l'oscuramento mediatico di questi giudizi del papa è anche la cura con cui egli evita di far coincidere temporalmente le sue prese di posizione con accadimenti di forte impatto politico, come un referendum o l'approvazione di una legge, oppure di grande mobilitazione sociale, come a Parigi un corteo della "Manif pour tous" o a Roma l'imponente "Family Day" del 20 giugno.

Su accadimenti del genere Francesco tace del tutto o quasi. Per dire a voce alta ciò che gli sta a cuore egli sceglie altri momenti, più distanziati dalla pressione dei fatti.

E infatti sul referendum dell'Irlanda, come s'è visto, a parlare non è stato lui ma il suo segretario di Stato, contro il quale – e non contro il papa – si sono poi concentrate le critiche.

Questo sito ha già pubblicato due raccolte di tutti gli interventi di papa Francesco su aborto, divorzio, contraccezione, omosessualità, dalla fine di ottobre del 2014 – cioè dalla fine della prima sessione del sinodo sulla famiglia – all'11 maggio di quest'anno. Ed erano in tutto 39 interventi:

> Diario Vaticano / Il passo doppio del papa argentino (17.3.2015)

> La porta chiusa di papa Francesco
 (11.5.2015)


Ed ecco qui il seguito, dalla metà di maggio fino al viaggio di due giorni fa a Torino, dove il papa ha esortato i giovani alla castità prima del matrimonio.

E sono altri 14 interventi, che diventano 15 con l'enciclica.

Un'ultima notazione. Da dopo il sinodo dello scorso ottobre Francesco non ha più detto una sola parola, su questi temi, a sostegno dei cambiamenti di dottrina e di prassi propugnati dai novatori.

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PAPA FRANCESCO SU ABORTO, DIVORZIO, CASTITÀ, CONTRACCEZIONE, OMOSESSUALITÀ

Tutti i suoi interventi dalla metà di maggio a oggi



1. Dal discorso del 15 maggio 2015 ai vescovi della Repubblica Centroafricana:

Non posso non incoraggiarvi a prestare alla pastorale del matrimonio tutta l’attenzione che merita, e a non scoraggiarvi di fronte alle resistenze provocate dalle tradizioni culturali, dalla debolezza umana o dalle colonizzazioni ideologiche nuove che si stanno diffondendo ovunque. Vi ringrazio anche per la vostra partecipazione ai lavori del Sinodo che si terrà a Roma a ottobre prossimo.

> Testo integrale

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2. Dall'udienza generale di mercoledì 20 maggio 2015:

Si sono moltiplicati i cosiddetti “esperti”, che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione. Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli “esperti” sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo… tendono ad affidarli sempre più agli “esperti”, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo!

> Testo integrale

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3. Dall'intervista del 24 maggio 2015 al giornale argentino "La Voz del Pueblo":

Dico sempre: "Mai dare una sberla in faccia a un bambino, perché la faccia è sacra, però due o tre scapaccioni sul sedere non vanno male". Una volta dissi questo in un'udienza e alcuni paesi mi criticarono. Sono paesi che hanno leggi di protezione del minore molto strette… per cui il papa non può dire tali cose. Però curiosamente questi paesi, che pur sanzionano il padre o la madre che picchiano i minori, hanno leggi che permettono di uccidere i bambini prima che nascano. Queste sono le contraddizioni che viviamo oggi.

> Testo integrale

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4. Dall'udienza generale di mercoledì 27 maggio:

La Chiesa, nella sua saggezza, custodisce la distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi – non è lo stesso – proprio in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica. Stiamo attenti a non disprezzare a cuor leggero questo saggio insegnamento, che si nutre anche dell’esperienza dell’amore coniugale felicemente vissuto. I simboli forti del corpo detengono le chiavi dell’anima: non possiamo trattare i legami della carne con leggerezza, senza aprire qualche durevole ferita nello spirito… Dovremo forse impegnarci di più su questo punto, perché le nostre “coordinate sentimentali” sono andate un po’ in confusione. Chi pretende di volere tutto e subito, poi cede anche su tutto – e subito – alla prima difficoltà o alla prima occasione.

> Testo integrale

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5. Dal discorso del 28 maggio 2015 ai vescovi della Repubblica Dominicana:

Il matrimonio e la famiglia attraversano una seria crisi culturale. Ciò non vuol dire che hanno perso importanza, ma che il loro bisogno si sente di più… Continuiamo a presentare la bellezza del matrimonio cristiano: “sposarsi nel Signore” è un atto di fede e di amore, nel quale gli sposi, mediante il loro libero consenso, diventano trasmettitori della benedizione e della grazia di Dio per la Chiesa e la società.

> Testo integrale

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6. Dall'incontro del 29 maggio 2015 con alcuni bambini malati e i loro genitori:

Ho tanta ammirazione per la vostra fortezza, per il vostro coraggio. Tu hai detto che ti hanno consigliato l’aborto. Hai detto: “No, che venga, ha diritto a vivere”. Mai, mai si risolve un problema facendo fuori una persona. Mai. Questo è il regolamento dei mafiosi: “C’è un problema, facciamo fuori questo…”. Mai.

> Testo integrale

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7. Dal discorso del 30 maggio 2015 all'associazione "Scienza e Vita":

Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici. Quando parliamo dell’uomo, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia.

> Testo integrale

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8. Dall'udienza generale di mercoledì 3 giugno 2015:

È quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami. Il fatto irrita quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita. Non capiscono niente! Invece, noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie, che sono una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie… A questi fattori materiali si aggiunge il danno causato alla famiglia da pseudo-modelli, diffusi dai mass-media basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari.

> Testo integrale


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9. Dal comunicato dell'udienza del 5 giugno 2015 alla presidente del Cile Michelle Bachelet:

Nel corso dei cordiali colloqui… sono stati affrontati temi di comune interesse, come la salvaguardia della vita umana, l’educazione e la pace sociale. In tale contesto, si è ribadito il ruolo e il contributo positivo delle istituzioni cattoliche nella società cilena.

> Testo integrale


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10. Dal discorso dell'8 giugno ai vescovi di Porto Rico:

La complementarità tra l’uomo e la donna, vertice della creazione divina, è oggi messa in discussione dalla cosiddetta ideologia di genere, in nome di una società più libera e più giusta. Le differenze tra uomo e donna non sono per la contrapposizione o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre a “immagine e somiglianza” di Dio. Senza la reciproca dedizione, nessuno dei due può comprendere nemmeno se stesso in profondità.

> Testo integrale

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11. Dal discorso dell'11 giugno 2015 ai vescovi di Lettonia ed Estonia:

Oggi il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Purtroppo tale concezione riduttiva influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto. Noi Pastori siamo chiamati a interrogarci sulla preparazione al matrimonio dei giovani fidanzati e anche su come assistere quanti vivono queste situazioni, affinché i figli non ne diventino le prime vittime e i coniugi non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio e dalla sollecitudine della Chiesa, ma siano aiutati nel cammino della fede e dell’educazione cristiana dei figli.

> Testo integrale

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12. Dal discorso del 13 giugno 2015 al consiglio superiore della magistratura italiana:

La stessa globalizzazione – come è stato opportunamente richiamato – porta infatti con sé anche aspetti di possibile confusione e disorientamento, come quando diventa veicolo per introdurre usanze, concezioni, persino norme, estranee ad un tessuto sociale con conseguente deterioramento delle radici culturali di realtà che vanno invece rispettate; e ciò per effetto di tendenze appartenenti ad altre culture, economicamente sviluppate ma eticamente indebolite. Tante volte io ho parlato delle colonizzazioni ideologiche quando mi riferisco a questo problema.

> Testo integrale

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13. Dal discorso del 14 giugno 2015 alla diocesi di Roma:

I nostri ragazzi, i ragazzini, che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni ideologiche che avvelenano l’anima e la famiglia: si deve agire contro questo. Mi diceva, due settimane fa, una persona, un uomo molto cattolico, bravo, giovane, che i suoi ragazzini andavano in prima e seconda elementare e che la sera, lui e sua moglie tante volte dovevano “ri-catechizzare” i bambini, i ragazzi, per quello che riportavano da alcuni professori della scuola o per quello che dicevano i libri che davano lì. Queste colonizzazioni ideologiche, che fanno tanto male e distruggono una società, un Paese, una famiglia. E per questo abbiamo bisogno di una vera e propria rinascita morale e spirituale. A ottobre celebreremo un Sinodo sulla famiglia, per aiutare le famiglie a riscoprire la bellezza della loro vocazione e a esserle fedeli.

> Testo integrale

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14. Dall'enciclica "Laudato si'" resa pubblica il 18 giugno 2015:

Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”… Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. (50)

Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto. Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà. (120)

Non è la stessa logica relativista quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini perché non rispondono al desiderio dei loro genitori? (123)

È preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi princìpi alla vita umana. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi. Si dimentica che il valore inalienabile di un essere umano va molto oltre il grado del suo sviluppo. (136)

Apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di "cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa". (155)

Desidero sottolineare l’importanza centrale della famiglia, perché è il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un’autentica crescita umana. Contro la cosiddetta cultura della morte, la famiglia costituisce la sede della cultura della vita. (213)

> Testo integrale

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15. Dall'incontro del 21 giugno 2015 con i giovani a Torino:

Anche il papa alcune volte deve rischiare sulle cose per dire la verità. L’amore è nelle opere, nel comunicare, ma l’amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone e cioè l’amore è casto. E a voi giovani in questo mondo, in questo mondo edonista, in questo mondo dove soltanto ha pubblicità il piacere, passarsela bene, fare la bella vita, io vi dico: siate casti, siate casti.

Tutti noi nella vita siamo passati per momenti in cui questa virtù è molto difficile, ma è proprio la via di un amore genuino, di un amore che sa dare la vita, che non cerca di usare l’altro per il proprio piacere. È un amore che considera sacra la vita dell’altra persona: io ti rispetto, io non voglio usarti. Non è facile. Tutti sappiamo le difficoltà per superare questa concezione “facilista” ed edonista dell’amore. Perdonatemi se dico una cosa che voi non vi aspettavate, ma vi chiedo: fate lo sforzo di vivere l’amore castamente…

Stiamo vivendo nella cultura dello scarto. Perché quello che non è di utilità economica, si scarta. Si scartano i bambini, perché non si fanno, o perché si uccidono prima che nascano; si scartano gli anziani, perché non servono e si lasciano lì, a morire, una sorta di eutanasia nascosta.

> Testo integrale

__________


Il commento all'enciclica del vescovo Mario Toso, già segretario del pontificio consiglio della giustizia e della pace:

> "Laudato si'": alcune considerazioni di monsignor Mario Toso

I giudizi di Russell R. Reno, teologo e direttore di "First Things", vicini a quelli sopra citati dell'economista Ettore Gotti Tedeschi:

> The return of Catholic Anti-Modernism

E il precedente saggio di Ross Douthat su "The Atlantic", a proposito di una complessiva valutazione del pontificato di Francesco:

> Will Pope Francis Break the Church?

__________


Il silenzio calato dai media sulle prese di posizione di papa Francesco in materie come l'aborto, il divorzio, la contraccezione, l'omosessualità, cala anche sui vescovi o i cardinali che ne ripetono e ne rilanciano le parole.

È ciò che è capitato, ad esempio, al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della conferenza episcopale italiana.

Lo scorso 19 maggio, nel discorso con cui ha aperto l'ultima assemblea generale della CEI, Bagnasco si è scagliato contro l'ideologia del "gender" e le unioni omosessuali con parole tutte letteralmente ricopiate dal papa:

> Prolusione del cardinale presidente

Ma l'indomani, sui grandi quotidiani nazionali, è stato ripagato con la stessa moneta. Col silenzio.

 



__________
23.6.2015






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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