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Raymond Leo cardinale Burke. Permanere nella Verità di Cristo sul Santo Matrimonio

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2015 22:36
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La Legge Naturale e La formazione della Coscienza nella Famiglia

Molto spesso, oggi, la chiave interpretativa per molti cristiani appare essere una sorta di idea di tolleranza sui modi di pensare e di agire in contrasto con la legge morale. Il moderno concetto di “tolleranza” non è saldamente radicato nella tradizione morale, piuttosto, tende a dominare il nostro approccio, al punto che finiamo con il dichiararci cristiani pur tollerando modi di pensare e agire che sono diametralmente opposti alla legge morale così come è stata rivelata nella natura e nelle Sacre Scritture. Tale approccio, a volte, può diventare così relativista e soggettivo che non seguiamo più neppure il più semplice principio logico di non-contraddizione, ovvero, che una cosa non può essere e non-essere allo stesso tempo. In altre parole, certe azioni non possono essere contemporaneamente ordinate e disordinate rispetto alla legge morale.

Infatti, sembra che sia esclusivamente la carità la chiave interpretativa delle nostre azioni e dei nostri pensieri. Nel contesto della carità, la tolleranza assume il significato dell’amore incondizionato verso la persona che compie il male, ma nella ferma condanna del male nel quale la persona è caduta.

Alla base di una vita Cattolica virtuosa c’è la comprensione della natura umana e della coscienza. Causa dell’attuale deplorevole situazione culturale nella quale ci troviamo è la perdita del significato di natura e di coscienza. Il Papa Benedetto XVI affrontò la questione della perdita del senso della natura e della coscienza, nel rispetto dei fondamenti della legge, nel suo discorso al Bundestag durante la sua Visita Pastorale in Germania nel Settembre 2011. Prendendo le mosse dalla storia del giovane Re Salomone durante la sua ascesa al trono, ricordò ai leader politici l’insegnamento delle Sacre Scritture a proposito del lavoro dei politici. Dio concesse al Re Salomone di esprimere un desiderio nel giorno della sua intronizzazione. Il Santo Padre commentò:
Che cosa chiederà il giovane sovrano in questo momento? Successo, ricchezza, una lunga vita, l’eliminazione dei nemici? Nulla di tutto questo egli chiede. Domanda invece: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male” (1Re 3,9)[43]
La storia del Re Salomone, come osservò Benedetto XVI, ci insegna quale deve essere il fine della politica e quindi del governo. Egli dichiarò: La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace… Servire il diritto e combattere il dominio dell’ingiustizia è e rimane il compito fondamentale del politico.[44]

Papa Benedetto XVI quindi chiese come possiamo capire quali siano le cose giuste e rette che l’ordine politico, e più specificamente il diritto, devono salvaguardare e promuovere. Pur riconoscendo che in molte questioni “quello della maggioranza può essere un criterio sufficiente”[45], ha osservato che un simile principio non basta “nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità”.[46] A riguardo delle fondamenta della vita della società, la legge civile positiva deve rispettare “la natura e la ragione quali vere fonti del diritto”. In altre parole, si deve ricorrere alla legge naturale morale che Dio ha inscritto nel cuore di ogni uomo.

Ciò che Papa Benedetto XVI ha osservato in merito alle fondamenta del diritto nei concetti di natura e di coscienza sottolinea ciò che deve essere alla base dell’opera di educazione, cioè, sviluppare negli studenti "un cuore in ascolto", che si sforza di conoscere la legge di Dio e di rispettarla, crescendo in una vita di virtù.

Come cristiani dobbiamo aiutare la società a riconoscere l’esistenza di un ordine che permette all’individuo di perseguire il suo proprio bene, rispettando allo stesso tempo il bene degli altri che fanno parte della sua comunità. Il bene è definito dall'ordine che si trova nella natura delle persone e delle cose, ordine attraverso il quale le stesse persone e cose sono dirette ai loro obiettivi ultimi. In verità, l'individuo deve comprendere che non può servire il suo proprio interesse violando al contempo il bene degli altri e l'ordine della creazione. L'individuo non può raggiungere il proprio destino ultimo – e, quindi, felicità – senza avere il giusto rispetto per il destino e la felicità ultima del suo prossimo e della realtà che lo circonda. Diversamente la vita in comune viene ridotta alla tirannia di qualunque gruppo sia capace di di prevalere conquistando il supporto della maggioranza.
Se non si riconosce il bene comune, al quale il bene individuale è essenzialmente correlato, la società si disintegra ed è presto assalita dalla violenza e dalla distruzione, frutti inevitabili dell'individualismo sfrenato e della soddisfazione di sé. Il Concilio Vaticano II ha descritto il bene comune precisamente nel contesto della formazione in una comunità politica:
Gli uomini, le famiglie e i diversi gruppi che formano la comunità civile sono consapevoli di non essere in grado, da soli, di costruire una vita capace di rispondere pienamente alle esigenze della natura umana e avvertono la necessità di una comunità più ampia, nella quale tutti rechino quotidianamente il contributo delle proprie capacità, allo scopo di raggiungere sempre meglio il bene comune. Per questo essi costituiscono, secondo vari tipi istituzionali, una comunità politica. La comunità politica esiste dunque in funzione di quel bene comune, nel quale essa trova significato e piena giustificazione e che costituisce la base originaria del suo diritto all'esistenza. Il bene comune si concreta nell'insieme di quelle condizioni di vita sociale che consentono e facilitano agli esseri umani, alle famiglie e alle associazioni il conseguimento più pieno della loro perfezione.[48]
La parola inglese “soddisfazione” traduce l'originale parola latina, perfectio. Soddisfazione non intende qualche sorta di condizione auto-definita, ma piuttosto la perfezione dell'individuo o del gruppo, in accordo con la vera natura dell'uomo e del suo destino ultimo.[49]

Il Concilio Vaticano II, ha insegnato anche in quale rapporto devono essere l'ordine giuridico e legale di una società e il bene comune e, quindi, l'ordine morale. Il Concilio dichiarò:
Ne segue parimenti che l'esercizio dell'autorità politica, sia da parte della comunità come tale, sia da parte degli organismi che rappresentano lo Stato, deve sempre svolgersi nell'ambito dell'ordine morale, per il conseguimento del bene comune (ma concepito in forma dinamica), secondo le norme di un ordine giuridico già definito o da definire. Allora i cittadini sono obbligati in coscienza ad obbedire. Da ciò risulta chiaramente la responsabilità, la dignità e 1'importanza del ruolo di coloro che governano.[50]
Il punto di vista oggettivo che il bene comune possiede, illuminato dalla retta coscienza nell'ordine naturale, determina il buon ordine di una nazione.[51]

I bambini e i giovani devono essere educati a salvaguardare il bene comune che poggia sulla realtà della natura e del destino degli uomini e del creato, con cui o con il quale essi si confrontano. È essenziale che i cittadini siano educati nelle virtù che aiutano a comprendere il bene comune e a obbedire alle leggi che lo proteggono. I Vescovi e i Sacerdoti, loro principali collaboratori, sono chiamati ad essere i primi insegnanti di queste fondamentali verità nella Chiesa e nella società in generale.

Nella sua Lettera Enciclica Caritas in Veritate, Papa Benedetto XVI tratta la questione del bene comune, il quale, nelle sue parole, “Non è un bene ricercato per se stesso, ma per le persone che fanno parte della comunità sociale e che solo in essa possono realmente e più efficacemente conseguire il loro bene”[52] Dedicarsi al bene comune, come chiarisce Papa Benedetto XVI, è un obbligo imposto sia dalla giustizia che dalla carità. Egli conclude: Si ama tanto più efficacemente il prossimo, quanto più ci si adopera per un bene comune rispondente anche ai suoi reali bisogni.[53]
La sempre instancabile agenda anti-famiglia e anti-vita dei nostri tempi avanza, in larga parte, proprio a causa di una carenza di attenzione e di informazione nel grande pubblico. I mass media, estremamente pervasivi, principali sostenitori di questa agenda, confondo e corrompono i cuori e le menti, e distolgono le coscienze dalla legge scritta da Dio nel cuore di ogni uomo. Nella sua lettera Enciclica sul Vangelo della Vita, il Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato:
Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita: nuova, perché in grado di affrontare e risolvere gli inediti problemi di oggi circa la vita dell'uomo; nuova, perché fatta propria con più salda e operosa convinzione da parte di tutti i cristiani; nuova, perché capace di suscitare un serio e coraggioso confronto culturale con tutti. L'urgenza di questa svolta culturale è legata alla situazione storica che stiamo attraversando, ma si radica nella stessa missione evangelizzatrice, propria della Chiesa. Il Vangelo, infatti, mira a «trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità»; è come il lievito che fermenta tutta la pasta (cf.Mt 13, 33) e, come tale, è destinato a permeare tutte le culture e ad animarle dall'interno, perché esprimano l'intera verità sull'uomo e sulla sua vita.[54]
Ciò che Giovanni Paolo II affermava a proposito della mobilitazione delle coscienze a proposito dell'inviolabilità della vita umana innocente, di certo si applica molto bene e in mondo ugualmente forte alla mobilitazione delle coscienza sull'integrità del matrimonio e della vita famigliare. Il Papa Giovanni Paolo II non sbagliava a notare che tali sforzi devono cominciare “dal rinnovare la cultura della vita all'interno delle stesse comunità cristiane.”[55] La Chiesa stessa deve affrontare la situazione di tanti suoi membri che, pur partecipando attivamente alla vita della Chiesa, “cadono in una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita, giungendo così al soggettivismo morale e a taluni comportamenti inaccettabili.”[56]

Il primo elemento costitutivo della legge morale è la verità circa l'inviolabilità della vita umana innocente e dell'integrità dell'unione coniugale dell'uomo e della donna, che è iscritta nel cuore di tutti gli uomini. Il primo precetto della legge morale naturale è la salvaguardia e la promozione della vita umana, e il secondo è il rispetto per l'integrità della naturale inclinazione dell'unione coniugale.[57]

Al principio dell'Enciclica Evangelium Vitae, Papa Giovanni Paolo II ha chiarito il rapporto fra l'insegnamento della Chiesa sulla vita umana e la legge morale, il quale può essere compreso dalla ragione. Ha dichiarato:
La Chiesa sa che questo Vangelo della vita, consegnatole dal suo Signore, ha un'eco profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perché esso, mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente. Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cf. Rm 2, 14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica.[58]
Qual è quindi il rapporto fra la legge naturale morale e l'insegnamento morale della Chiesa? Se Dio ha prima di tutto rivelato al cuore di ogni uomo la verità sulla vita umana attraverso il mistero della Creazione, Egli ha poi perfettamente rivelato la verità in tutto il suo splendore attraverso il mistero dell'Incarnazione Redentrice del Suo Unigenito Figlio. Per di più, la venuta di Dio Figlio come l'uomo nel mondo, la sua passione salvifica, morte, risurrezione e ascensione e la sua presenza duratura nella Chiesa mediante il soffio dello Spirito Santo, dona all'uomo la grazia per vivere pienamente in accordo con la verità, che prima di ogni cosa egli conosce mediante la ragione.
Papa Giovanni Paolo II ha spiegato tale rapporto nel modo seguente:
È allora dalla parola, dall'azione, dalla persona stessa di Gesù che all'uomo è data la possibilità di «conoscere» la verità intera circa il valore della vita umana; è da quella «fonte» che gli viene, in particolare, la capacità di «fare» perfettamente tale verità (cf. Gv 3, 21), ossia di assumere e realizzare in pienezza la responsabilità di amare e servire, di difendere e promuovere la vita umana. In Cristo, infatti, è annunciato definitivamente ed è pienamente donato quel Vangelo della vita che, offerto già nella Rivelazione dell'Antico Testamento, ed anzi scritto in qualche modo nel cuore stesso di ogni uomo e donna, risuona in ogni coscienza «dal principio», ossia dalla creazione stessa, così che, nonostante i condizionamenti negativi del peccato, può essere conosciuto nei suoi tratti essenziali anche dalla ragione umana.[59]
La coscienza umana, se non è stata corrotta da grave confusione ed errore, naturalmente riconosce l'inviolabile dignità di ogni vita umana e comanda che sia curata e supportata, e riconosce l'integrità dell'unione coniugale di un uomo e di una donna, e chiede che tale unione sia rispettata. Una nuova evangelizzazione della famiglia, della Chiesa e della società, dovrebbe essere caratterizzata da una profonda fiducia nel cuore dell'uomo sul quale è stata scritta la legge morale. Allo stesso tempo, la nuova evangelizzazione dovrebbe essere pronta a rifiutare il falso mito secondo il quale il rispetto incondizionato per l'inviolabilità della vita umana e per l'integrità dell'unione coniugale sia questione puramente confessionale e dovrebbe spiegare in che modo essa è alla base del bene comune.




   continua.....


 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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