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Gregorio di Narek, della Chiesa Armena è dichiarato Dottore della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 16/05/2015 21:10
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09/04/2015 14:30
 
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Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa 
Fu Benedetto XV a intervenire “presso il Sultano Mehmet V per far cessare i massacri degli armeni” e lo stesso Pontefice, rammenta ancora Francesco, volle iscrivere Sant’Efrem il Siro tra i Dottori della Chiesa Universale.
Domenica prossima Francesco compirà un gesto analogo con San Gregorio di Narek e questa decisione “inaspettata” è stata salutata con gratitudine dal Cathlicos armeno, Nerses Bedros XIX. “Ve ne siamo immensamente riconoscenti”, ha detto. Gregorio di Narek, vissuto mille anni fa, è “il Santo armeno più amato e più letto”, il cui “Libro delle Lamentazioni” ha affermato il Patriarca degli armeni, era al “capezzale di ogni famiglia armena accanto al Santo Vangelo”.

È stato anche reso noto che il 12 aprile Papa Francesco celebrerà, nella Basilica di San Pietro, la Messa in occasione del centenario del genocidio armeno.


(leggere qui la notizia integrale nella sezione dedicata al genocidio degli Armeni)



Gregorio di Narek nacque molto probabilmente nel 950 nel piccolo villaggio di Narek, da una famiglia di scrittori. Morta la madre mentre Gregorio era ancora in tenera età, suo padre Khosrov, divenuto in seguito arcivescovo, lo affidò insieme al fratello Giovanni alla cugina Anania di Narek, fondatrice della scuola e del villaggio.
Presto fu ordinato prete e divenne abate del monastero, ove condusse una vita piena di umiltà e carità, divisa tra il lavoro e la preghiera, animato da un ardente amore per Cristo e la sua Santissima Madre. Gregorio fu un insigne teologo e uno dei più importanti poeti della letteratura armena.
Tra le sue opere si annoverano un 
Commentario al Cantico dei Cantici, numerosi panegerici ed una raccolta di 95 preghiere in forma poetica dette“Narek” dal nome del monastero ove visse.
Morì verso l’anno 1010 e fu sepolto nello stesso monastero. La sua tomba fu meta di pellegrinaggio fino ai tempi dei massacri perpetrati dai Turchi.

Fedele alla tradizione della sua Chiesa, Gregorio fu un grande devoto della Vergine, e la tradizione vuole che Maria gli sia anche apparsa.
Egli l’ha cantata con accenti ispirati. Tra le sue composizioni sono degne di nota il “
Discorso panegirico alla Beata Vergine Maria” e la Preghiera 80 intitolata: “Dal fondo del cuore, colloquio con la Madre di Dio”. Nel discorso, che sembra ispirato dall’Inno Acatisto, Gregorio approfondisce la dottrina dell’Incarnazione, traendone lo spunto per esaltare e cantare con tenera pietà e stile sublime, l’eccezionale dignità e la magnifica bellezza della Vergine Madre. Lapreghiera 80 è un’opera più matura del discorso. In essa l’autore, sommerso da molti motivi di disperazione, esprime con amore ardente, la certezza di essere aiutato dalla Madre del Giudice.

Annoda e lega
I miei amari sospiri
alle tue domande beate
e profumate d’incenso,
o Pianta di vita
dal frutto di benedizione,
affinché, da te soccorso
e colmo di benefici,
avendo trovato
asilo e luce
presso la tua santa maternità,
io viva per Cristo
tuo Figlio e Signore.
Con le tue lacrime soccorrimi
nel pericolo incombente,
o tu benedetta
fra tutte le donne!
Piega le ginocchia
per ottenere la mia riconciliazione,
o tu che sei
la Madre di Dio!
Abbi cura di me misero,
o Tabernacolo dell’Altissimo!
A me caduto,
protendi la mano,
o Tempio celeste!
 





[Modificato da Caterina63 12/04/2015 15:45]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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