Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

San Filippo Neri Dell'amore al proprio disprezzo

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2015 00:18
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
02/05/2015 23:53





RIFLESSIONE

Dall'esposto fin qui, e molto più da quello elle si metterà in vista intorno al merito del disprezzo nell'avvertenza terza, si raccoglie quanto sia imperfetta e mancante l'idea ed il concetto che si ha dagli uomini in merito al proprio vilipendio: onde non è da meravigliarsi, se molti vilipendi ad essi riescano affatto impensati e insopportabili, sembrando loro che gli si faccia una manifesta e gravissima ingiuria allorché sono provocati con certi trattamenti sprezzanti e disonorevoli, quando in realtà si fa ad essi non un torto, ma un diritto, ammessa la fondamentale supposizione: CHE VERAMENTE MERITINO IL DISPREZZO. Dal che ben si scorge quanto si ingannano quelli che avendo talora ricevuto da alcuno qualche affronto, amareggiati prorompono in questi accenti: Veramente questo affronto io non me lo meritavo.

Mille e mille volte beati sono coloro che, rischiarati dalla divina luce, penetrano bene addentro con la riflessione nelle suddette ed altre simili verità: e qui perciò fanno il loro studio e l'applicazione più seria! Questi con un tal mezzo arrivano alla cognizione di se medesimi, reputata dai santi sì necessaria e importante per la vita spirituale, e per giungere al conoscimento di Dio. Questi, atterrata la propria stima sì difficile a sradicarsi dall'uomo, sentono bassamente di sé, e si vergognano e confondono essi stessi, e vengono in conseguenza a gettare il fondamento più saldo e massimo della perfetta umiltà. Questi sì abilitano ad accettare di buon cuore qualunque sorta di vilipendio, perché sono già persuasi di meritare tutto senza eccezione in materia di disprezzo. E finalmente questi si dispongono a concepire un sincero timore al disprezzo medesimo; il quale amore forma e lavora i Saliti, e sarà appunto il soggetto da trattarsi nelle pagine seguenti.

Oltre un così buon effetto, che consiste nella nostra profonda umiliazione, la vista del merito di tanti generi di disprezzo, che portiamo inviscerato con noi, produrrà nello spirito nostro quiete e tranquillità, perché non avremo occasione di stupirci e di restar sorpresi, quando ci colpiscono gli oltraggi, le ingiurie, le umiliazioni: anzi la meraviglia sarà quando nessuno ci vilipende e siamo dagli altri lasciati vivere in pace: in conseguenza di ciò saremo meno sensibili agli urti contrari, e più disposti a non abbatterci e venir meno alle occasioni. Finalmente la medesima vista serve molto a fare acquisto inenarrabile di grazia e di gloria, come nei due seguenti articoli siamo per dimostrare: e il cuore frattanto resta più distaccato dagli oggetti creati, e più puro per affezionarsi intieramente al sommo Bene: e non sapendosi dall'uomo quali generi di oltraggi stiano per toccargli, si troverà rinvigorito per sostenerli tutti senza eccezione.

Chi si è profondato nella cognizione, che se gli deve il disprezzo, ben capisce che i sopraddetti e simili trattamenti non solo non sopravvanzano il suo merito, ma neppure l'uguagliano e lo pareggiano, anzi gli restano di gran lunga inferiori: onde dopo di essi tuttora rimane in lui il merito di riceverne altri peggiori, per riguardo singolarmente ai disprezzi infinitamente più terribili a liti dovuti, che concernono l'anima e l'eternità, dei quali si tratterà nell'articolo IV. E sebbene molte volte comprenda, che i suoi persecutori offendono Dio ricevendo da essi ogni sorte d'oltraggio (del che può santamente dolersi per questo capo) ciò non ostante per parte sua deve riconoscere in sé tutto il merito di aver quei moltissimi affronti; e che Dio con infinita giustizia glieli permette per umiliarlo e offrirgli di che riparare alle sue colpe, servendosi egli anche a tal oggetto dell'altrui ignoranza, debolezza e malizia.

Dal che ne segue, che non solendo giammai darsi il caso, che un uomo incontri tutti i sopraddetti capi di disprezzo in uno stesso tempo, e molto meno con tutte le loro circostanze più umilianti, il vero umile e giusto stimatore di se medesimo sempre si crede trattato assai meglio del proprio merito (atteso principalmente, che Dio gli risparmi i castighi dell'anima) e che bagattelle e leggerezze sono i suoi vilipendi, e che a scarsa misura, e per così dire a stilla a stilla se gli dà a gustare il calice della confusione e dell'ignominia.







ARTICOLO III

Conseguenza generale, che risulta dal merito riconosciuto del proprio disprezzo, la quale conchiuda doversi da noi amare il disprezzo.


Quantunque riesca assai malagevole all'uomo stimatore grande di se stesso il persuadersi di meritare il disprezzo, più difficile però senza paragone è per lui amare il disprezzo medesimo. E ciò accade perché l'uomo, per il peccato di Adamo, è rimasto molto più offeso nella volontà rispetto al bene da amarsi che nell'intelletto o al vero da intendersi. Oltre a questo, è da osservarsi che, fino a tanto che il punto si raggira nel semplice conoscimento del merito del disprezzo, non si esce fuori dei termini della speculazione, e non si tratta ancora di giungere alla pratica, in cui appunto consiste il più arduo e. laborioso di questo esercizio. Ma ove si ragiona d'amare il disprezzo, s'entra subito nei confini del pratico, essendo proprio dell'amore unire il cuore all'oggetto amato: però qui si sentono i maggiori contrasti e ripugnanze della natura ribelle. Qui conviene Pertanto far alto, e indirizzare tutta la batteria coi divino aiuto ad espugnare la durezza dell'umano cuore, ed impegnarlo ad amare il proprio disprezzo. Dunque si prega il pio lettore a riflettere, che conoscendo un cristiano, al lume di Dio, di veramente meritare il disprezzo, ne viene per legittima conseguenza, che lo deve anche amare: ed eccone i motivi convincentissimi, che sono altrettante manifeste riprove della rettitudine della sopraccennata conseguenza.

Primo motivo. L
A VERITÀ

È proprio dei figliuoli di Dio, che sono anche figliuoli della luce, il camminar fedelmente dietro la scorta della verità. A questo ci esorta s. Paolo: Comportatevi perciò come i figli della luce (Ef 5,8). Di questo soprattutto si compiaceva l'apostolo ed evangelista S. Giovanni: Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità: e questo infinitamente piace a Dio, che è la stessa Verità per essenza (Io sono la veritàGv14,6), che l'uomo si regoli colla verità, e con l'affetto e con le opere si conformi colla verità. Quindi essendo tanto vero, che l'uomo deve giudicare di sé di meritare il disprezzo, che ne ha tutto il merito; e dall'altra parte dall'amar che egli fa il disprezzo, Dio ne resta ben servito, e l'uomo medesimo moltissimo avvantaggiato, come si rileva dal detto del primo articolo della presente operetta, e meglio da quello che si dirà in appresso nel quinto, bisogna che si induca ad amarlo, se vuol tenersi forte sul vero, e governarsi con quello.

Secondo motivo. L'
ORDINE DELLA DIVINA PROVVIDENZA.

Questo ríchiede, che ciascheduno ami un trattamento a sé convenevole o proporzionato alla sua condizione, e a un tal ordine l'uomo saggio deve conformarsi. Quindi se siamo un nulla, come Dio c'insegna, dobbiamo esser contenti d'un trattamento, che abbia proporzione e corrispondenza col nulla, e quello amare, e in conseguenza amare il vilipendio e il disprezzo, il quale appunto al nulla conviene. Inoltrandoci più innanzi con questo lume ben si ravvisa che dovremmo anzi vergognarci di esser trattati come se fossimo qualche cosa di grande, essendo in realtà un niente.

Terzo motivo. L
A GIUSTIZIA.

La giustizia si deve amare moltissimo, perché Dio è infinitamente giusto, e l' ama senza fine: Giusto è il Signore, ama le cose giuste (Sal 11 (10), 7). Ora la giustizia richiede, che ognuno abbia il suo, e che siano umiliati i superbi, e avviliti gli oltraggiatori di Dio. Dunque se tali siamo stati, e tali veramente può dirsi che siamo nel corso di questa nostra vita mortale, conviene amare il disprezzo così giustamente a noi dovuto; onde si ripari con il nostro abbassamento quel che fui disordinato dal nostro orgoglio, e resti reintegrata la divina Giustizia con l'atterramento di chi ebbe l'ardire di violarne i diritti.
Da tutto ciò si ricava, che qualunque persona di buon senno, che voglia procedere secondo la verità e ami il retto ordine da Dio stabilito, deve tenersi nello stato a se conveniente, e di più ella sia amante del giusto e le stia a cuore la divina Giustizia che essenzialmente è Dio medesimo, quel Dio che deve essere amato da noi con tutte le nostre forze; e gli prema di rendere una gloria sincera al suo divino Sovrano: e conosciuto che abbia di veramente meritare il disprezzo, deve impegnarsi a procurarne l'amore, ad affezionarsi a mirarlo di buon occhio, a stringerselo al cuore e farlo suo.

Misero l'uomo, se non si prevale del conoscimento di meritare il disprezzo, per quindi far passaggio all'amore! Un tale non farà mai acquisto della vera evangelica umiltà: e al più potrà forse arrivare ad esser umile di cognizione, ma non umile di cuore, nel che la sostanza consiste della sincera umiltà, e non apprenderà mai per,sua colpa la grati lezione espressa dal divino Maestro in questi pochi ma sugosissimi termini: imparate da me, che sono mite e umile di cuore (Mt 11,29), e in conseguenza non darà mai a Dio quell'onore, che nelle divine scritture si protesta di ricavare dai veri umili: grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato (Sir3, 19-20): questo onore principalmente consiste nella volontaria profondissima sottomissione e totale annichilamento dell'uomo dinanzi alla infinita Maestà di Dio, per mezzo della quale la creatura offre un giusto omaggio al suo creatore, e il nulla al tutto.

E trattandosi di un uomo che per superbia ha mancato di rispetto al suo Dio, questo divino onore consiste che egli si abbandoni di buon cuore alle umiliazioni e disprezzi, onde con l'accettazione volontaria e con l'amore di quel che è del tutto contrario alla superbia medesima, si reintegri e si risarcisca l'offesa divina Giustizia; e nel tempo stesso s'avverino quelle divine parole tante volte replicate nel Vangelo, che chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato (Lc 14,11; 18,14).

Quando anche un uomo non meritasse il disprezzo, pur dovrebbe affezionarvisi con tutto l'impegno, in virtù dell'amore che deve al suo Dio. E chi non sa, che la vera dilezione o suppone o impegna l'amante a procurare ad ogni costo la somiglianza col suo Diletto:Amicitia pares aut accipit, aut facit, ubi inaequalitas est. Così S. Girolamo in approvazione del detto d'un antico Savio (in cap. 7 Mich.Non credete all'amico, non fidatevi del compagnoMich 7,5). Quindi è, che essendo il divino Signore il beatissimo oggetto dei nostri affetti, ed essendo certo per Fede, che vivendo egli in terra in carne mortale, fattosi uomo per la nostra salute, ha amato oltre ogni credere il disprezzo, fino a saziarsene come di cibo il più gradito, fino a sommergersi in un mare di vituperi, fino a divenir l'obbrobrio degli uomini e l'abbiezione della ciurmaglia: infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo(Sal 22 (21), 7), fino a comparire il più vile di tutti: disprezzato e reietto dagli uomini (Is53,3), e piuttosto un verme che un uomo: io sono verme, non uomo (Sal 22 (21), 7) e un oggetto di maledizione e d'orrore, e fino a farsi reputare invasato dal demonio, allorché gli fu detto dai giudei: Tu hai un demonio! (Gv 7,48; 8, 48. 52); come potrà un cristiano pregiarsi d'amar Gesù, se sfugge il disprezzo, se l'odia, se l'abborrisce, e non anzi s' ingegna d' amarlo e di volentieri accettarlo?

Ahime! Se sarebbe pur troppo dissomigliante a Gesù, e in conseguenza disamorato di lui, chi non amasse, o almeno non procurasse d'amare il disprezzo, cotanto da lui, benché innocentissimo, amato, sebbene questi non meritasse d'essere disprezzato; sarà egli conforme a Cristo, chi non ama il disprezzo, mentre davvero lo merita e per ogni ragione gli si addice? Pur troppo costui si dissomiglia dai Redentore, e per la vista del suo essere e per la bruttezza de' suoi peccati: or se v'aggiunge di più la mostruosa dissomiglianza del disamore al disprezzo come potrà lusingarsi di amare l'esinanito e vilipeso suo Dio? E se lungi dal supplire alla prima difformità proveniente dalle sue colpe e malizia, e d'abolirla, o ripararla per quanto può col correttivo e contrapposto d'un cuore veramente contrito ed umiliato, e perciò amante del proprio disprezzo sempre più l'accresce e la fa di peggior condizione, con unirvi una nuova difformità, qual è l'amore della propria eccellenza e l'odio del vilipendio, a lui per giustizia dovuto, avremo noi a giudicarlo vero amico di Cristo, da cui vuol essere per raddoppiato motivo cosi difforme?

O buon Gesù, per noi infinitamente disprezzato nel mondo, infondeteci il vostro lume e createci un nuovo cuore nelle viscere, prima che siamo citati al terribile vostro tribunale a rendervi conto della sincerità del nostro amore, perché non siamo ritrovati mancanti di carità per questo stesso, che non procurammo distruggere la dissomiglianza da voi (la quale venne a formarsi in noi, grazie ai nostri peccati cagionati dalla propria superbia ) coli assomigliarci a voi con l'amor della propria abbiezione e disprezzo.

Che più? Per impegnarci ad amare il disprezzo basta il voler essere veri cristiani. Egli è certo, che il carattere di sincero cristiano obbliga a vivere collo spirito dei Redentore, e a farsi una viva immagine di Gesù. Di così grande verità testimonio d'ogni eccezione maggiore ne sia l'apostolo s. Paolo.
Non contento egli d'essere talmente unito e trasformato in Cristo, fino a poter dire di non viver più esso, ma bensì di vivere Gesù in lui: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 12,20), perché ardeva di desiderio d'acquistare a Dio veri fedeli, tutto si adoperava con uno zelo indefesso, e si affaticava a questo grande oggetto, di formare Gesù negli suoi figli spirituali; e qui erano rivolte le sue mire, e qui tendevano le sue premure, i sudori, le lacrime: figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi! (Gal 4,19). Quindi non giudicava di saper altro in conversando con loro, che Gesù, e Gesù Crocifisso, cioè Gesù in mezzo gli obbrobri ed i tormenti: io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso (1 Cor 2,2), e con ragione; perché se i cristiani compongono il Corpo di Cristo, e sono suoi membri (Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte1 Cor 12,27), dunque debbono vivere dello spirito di Gesù.

E se i medesimi sono destinati a eternamente regnare con Gesù trionfante in cielo, debbono dunque in terra portare in fronte l'immagine e la somiglianza con Cristo umiliato e penante: quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo (Rm 8,29). Or quali sono i tratti, le impressioni e le marche d' un tale spirito ed immagine in un uomo, mortale, se non le umiliazioni, i disprezzi, le contraddizioni e le pene? Perché si formi in noi questa così perfetta conformità con Cristo, è pur necessario inserire e piantare nei nostri cuori quell'annientamento che tanto riluce nel Verbo incarnato: spogliò se stesso (Fil 2,7), e quella morte cotanto obbrobriosa di croce a cui si assoggettò facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.

Questo è l'esercizio della nostra Fede, di cui vive il giusto: Il giusto vivrà mediante la fede(Rom 1,17), aver sempre l'occhio a Gesù autore e consumatore della fede, il quale non curando onori e piaceri, sostenne la croce ed abbracciò la confusione: tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia (Eb 12,2).

Questa è la speranza di un vero fedele, di entrare ora a parte delle umiliazioni e travagli di Gesù per esser poi partecipe della sua gloria ed esaltamento: nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare (1 Pt 4,13). Se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo (2 Tim 2,12). Questa è la divina carità, che le anime innalza all'unione con il sommo Bene, che è Gesù, e in conseguenza ne impegna alla sua imitazione: chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato (1 Gv 2,6). E tale appunto è l'espressa, intenzione in Cristo: Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme (1 Pt 2,21). Dunque se il vivere e l'operare di Gesù di terra, dal primo istante della sua concezione nel seno di Maria fino allo spirar sulla croce, fu un intreccio non interrotto di umiliazioni e di pene le più eccessive , un cristiano che ama, senza dubbio non deve ad altro principalmente aspirare, né procurare che di umiliarsi a soffrire, rinforzandosi sempre a camminare, ad onta della recalcitrante natura, per questa strada con Gesù Crocifisso altamente impresso nella mente e nel cuore: poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti (1 Pt 4,1).

Dunque, o bisogna rinunziare allo spirito di Gesù ed alla sua immagine e somiglianza, e conseguentemente all'essere di vero cristiano, e perciò alla grazia, alla gloria e a Dio medesimo, oppure bisogna adoprarsi per acquistare, almeno in qualche grado, l'amore al disprezzo. E quanto più ci preme di assicurarci il possesso di beni sì eccellenti e sublimi , e farci tutti di Gesù e in terra e in cielo, più ci conviene insistere e avanzarci in questa strada, ed aumentar l'amore al proprio disprezzo.

Da tutto ciò si raccoglie quanto sia frivola e mal a proposito la scusa di coloro, i quali convinti di non amare il disprezzo, anzi di essergli contrari e nemici, ed all'opposto molto affezionati al proprio onore e grandezza, si difendono con dire: se si pensasse a Cristo, e a quel che egli operò e soffrì, e generalmente a quello, che nelle nostre umilianti circostanze ne insegna la fede, i cristiani non parlerebbero così, e tali non sarebbero i loro, né i nostri sentimenti, ma si parla e si pensa umanamente, e da uomini quali noi siamo, e secondo i dettami della ragione e del senso comune. Ahimeh! E a che altro ha da pensare più di frequente e più principalmente un vero cristiano, che alle verità da Dio rivelategli colla fede per sua eterna salute? Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili(2 Cor 4,18) E altrove: tenete sempre in mano lo scudo della fede (Ef 6,16). E dove hanno ad essere i suoi sguardi più attenti e applicati, se non a quel beatissimo oggetto, da cui trae la denominazione e l'essere di cristiano, che è lo stesso che dire a Gesù Cristo?

Egli è pure il gran Maestro propostoci dall'Eterno Padre da ascoltarsi da noi, e il divino esemplare da imitarsi: questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo! (Mt 17,5). E che potrebbero dire gli idolatri, i turchi, gli ebrei e tutta la razza dei miscredenti? Che essi parlino e pensino in tal maniera, non è gran fatto, perché loro è ignota la fede, ignoto è Gesù; sono uomini miserabilissimi, e da tali pensano e parlano. Ma è ben insoffribile, tal replica in un cristiano, che in virtù della sua condizione e del gravissimo obbligo contratto con Dio nel santo battesimo, si è impegnato a saper Gesù ed a rivestirsi del suo spirito ed a regolarsi con le sue massime.

Quindi è che se a ciò non riflette egli di sovente e non si costituisce Cristo e la sua Fede quale primario oggetto dei suoi pensieri e sollecitudini, manca stranamente al suo dovere, e per questo medesimo si rende colpevole e senza scusa. Al tribunale di Cristo giudice se n'avvedranno. A costoro riuscirà d'estrema confusione e rammarico il non essersi curati di assomigliarsi a Gesù umiliato e paziente, per questa stessa cagione, perché applicati a cento e mille leggerezze e vanità, e soddisfatti di correr dietro all'istinto e alle impressioni basse e difettosissime della natura, non atteso a Gesù riparatore della stessa natura, autore della grazia e modello di tutti gli eletti: con che fecero un torto inesplicabile al loro Signore, e precipitarono se stessi in un baratro di miserie.

Riflettete seriamente, o cristiani, a queste divine verità , ora che siete in tempo di provvedere santamente a voi medesimi. Se ora trascurate di assomigliarvi con Gesù oltraggiato e penante, con la tolleranza amorosa delle abbiezioni e travagli, non vi servirà di scusa dinanzi a Cristo giudice, il non aver pensato a lui crocifisso frequentemente, perché e potevate e dovevate pensarvi; e se ogni giorno e tutto il tempo della vostra vita mortale vi fu concesso da Dio perché di continuo scolpiste in voi nuovi tratti di somiglianza con Cristo, sempre eravate in dovere di rimirare a questo divino prototipo ed originale, Gesù in croce per voi, oltre ogni credere disprezzato, avvilito e depresso; e il non averlo fatto fu vostra colpa e ingratitudine la più mostruosa.
E voi massimamente, che con interni impulsi siete da Dio in singolare maniera invitati all'acquisto della perfezione cristiana, e voi ancora molto più sacerdoti e religiosi dell'uno e dell'altro sesso, che in virtù del vostro sublime stato siete in un particolar impegno e dovere di procurarla, attendete frequentemente a queste rilevanti verità di Dio, persuadendovi, che senza fare un'offerta e un sacrificio sincero del vostro onore a quel gran Dio, che sulla croce sacrificò il suo proprio onore per voi, e senza amare il disprezzo in qualche maniera, non avrete giammai il vero spirito e la vera somiglianza con Cristo; onde resterete ben lungi da quella perfezione, a cui il Signore vi ha chiamati, con pericolo di grave danno dell'anima vostra: perciò applicatevi ben di cuore a studio così importante, e non vi date pace finché o non abbiate conseguito, o almeno non vi affatichiate per conseguire l'amore al proprio disprezzo. Si conchiuda adunque e si stringa l'argomento: Se il cristiano quantunque supponesse di non meritare in verun conto il disprezzo, pur dovrebbe amarlo per le accennate ragioni; quanto più dovrà amarlo, mentre è consapevole di averne tutto il merito, e che l'ordine rispettabilissimo della divina Giustizia lo richiede?

Ma perché un tal amore al proprio disprezzo sia schietto e sincero, non fallace e di sola apparenza , bisogna amarlo non solo in ispecolagione e in astratto, ma per rapporto alla pratica, all' opera e all' esercizio, conforme al celebre avviso di S. Giovanni: figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità (1 Gv 3,18). Del che più a proposito, e con maggior distinzione si tratterà qui appresso.

 


precedente

Indice di «L'amore al proprio disprezzo»

prossima
 

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:35. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com