È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Curiosità varie in campo liturgico

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2017 23:05
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
25/03/2016 19:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Francesco Tolloi: "Levant planetas in scapulas"


Un’osservazione attenta, precisa e circostanziata delle “pianete plicate” e dello “stolone”, del loro uso (in particolare nella forma che qui chiameremo “classica” del rito romano1), della loro genesi e formazione ci impone come necessaria la premessa che non stiamo ragionando di paramenti diversi dalla “pianeta”2 ma di un diverso modo di indossare lo stesso sacro indumento.


   Facendo una brevissima ma chiarificatrice digressione indicheremo l’analogia con il caso della stola nella fattispecie nel suo modo di essere indossata sul camice: il vescovo la porta diritta con le estremità che pendono parallele dalle spalle; il sacerdote la porta incrociata innanzi al petto; il diacono la accomoda sulla spalla sinistra per poi farle percorrere in diagonale il busto e la schiena e unire le sue estremità al fianco destro; sicuramente però non vi è chi dubiti si tratti di nulla altro se non lo stesso paramento indossato in guisa differente3.


   È così per la casula: che essa sia portata distesa, “plicata”, o – come è meglio dire in lingua italiana – piegata nella sua parte anteriore, arrotolata al fine di accorciarla sul davanti e finanche mozzata in questa parte e usata dai ministri sacri resta lo stesso paramento. Proprio in tal senso il Merato, nel commentare l’opera del Gavanto, ammonisce affinchè le pianete – dopo le messe solenni in cui i sacri ministri indossano le indossano piegate – vadano sciolte dai legacci o liberate degli aghi che assicurano al petto la loro parte anteriore in modo che i sacerdoti possano comodamente servirsene per la celebrazione della messa4, troviamo analogo opinare nell’opera del benedettino Michel Baluldry5; o ancora da parte del Piscara Castaldo il quale altresì ci rammenta che le pianete in uso da parte dei ministri non devono differire per forma e benedizione da quelle “sacerdotali”6.


disegno pianeta piegata e stolone


   Quale corollario di questa, a nostro opinare necessaria, premessa possiamo affermare che la pianeta diventò “indumento esteriore” di solo ed esclusivo appannaggio sacerdotale solo nel 1960, durante l’epoca del sommo pontificato del beato Giovanni XXIII quando – portando alle conseguenze premesse mosse, come poi dettaglieremo, alcuni anni prima – con il nuovo codice delle rubriche si giunge ad affermare che “planetae plicatae et stola latior amplius non adhibentur”7.


   La casula – ma analoga considerazione può essere estesa agli altri paramenti – non trae origine nell’ambito nel quale l’utilizzo si è definito e cristallizzato ed oggi conosciamo come esclusivo ossia quello liturgico ma ha principio nel vestiario civile romano. Più precisamente il paramento che oggi conosciamo nulla è se non l’evoluzione e stilizzazione dell’antica poenula romana e questo – facendo poggiare la nostra affermazione sulle parole e l’opinare argomentato del Callewaert – è un dato indubitabile8.


   La poenula era un vestimento di forma rotonda dotato di un’apertura funzionale a far passare il capo e quindi far ricadere la stoffa sulle spalle, l’ampiezza della fattura dell’abito faceva sì che esso ricoprisse l’intera persona. Essa era inizialmente in uso, in special modo, presso i ceti più umili salvo poi divenire un capo di abbigliamento di uso più comune anche da parte delle autorità e dei notabili al di fuori dell’esercizio dei pubblici uffici. La poenula ben presto fu adottata dai chierici: Amalario di Metz ci ragguaglia – e siamo già nel IX secolo – che essa era indossata generalmente e indistintamente da tutti i chierici definendola  “generale indumentum sacrorum ducum”9.


   Osservando retrospettivamente noteremo che è dal secolo IV che i diaconi “non semper sed saepe”10 iniziarono ad indossare la dalmatica (ovviamente anch’essa d’uso inizialmente civile), nei secoli successivi imitati dai suddiaconi (con l’uso della tunicella). Gioverà ricordare una certa “gelosia” romana nel serbare l’uso della dalmatica al papa e ai suoi chierici:  talvolta furono proprio i sommi pontefici a concedere l’uso della dalmatica presso altre realtà ecclesiali locali, a titolo esemplificativo ricorderemo come papa Simmaco la concesse, durante i primi anni del VI secolo, ai diaconi di Arles, san Gregorio Magno, sul finire dello stesso secolo, la concesse al vescovo di Gap e al suo arcidiacono ed ebbe altresì la premura di recapitare delle dalmatiche confezionate, indice evidente della rarità di tale sacro ornamento fuori dall’Urbe11.


   Roma si segnalò più conservativa nell’utilizzo della poenula rispetto ad altri luoghi ed anzi, nell’Urbe, si attesta l’uso da parte dei diaconi di ministrare all’altare con la dalmatica salvo indossare la poenula nelle celebrazioni aventi un carattere penitenziale12, va comunque considerato e tenuto in debito che l’uso della stessa – anche da parte degli accoliti – è attestato in alcuni luoghi fino all’XI secolo13. Fu quindi dal generalizzarsi dell’uso ecclesiastico della poenula che ebbero a formare la loro identità la casula o planeta occidentali e il φαιλόνιον dei greci14. La necessità di piegare o levare la casula  – nei modi e nei momenti che poi illustreremo – deriva da mere esigenze di funzionalità, praticità e comodità che appaiano quanto mai opportuni se non necessari tenuto in opportuno conto l’ingombro che essa doveva costituire per un chierico deputato al servizio del celebrante e al quale sono richiesti diversi spostamenti per le sue incombenze come ad esempio al diacono, o l’impaccio che doveva costituire, per fare un altro esempio, salire gli scalini dell’ambone con un indumento così ampiamente foggiato. Detta necessità indubbiamente portò al lento cristallizzarsi degli usi che trovarono progressivamente sistematizzazione normativa nei libri liturgici. Anche quando l’ampiezza del paramento venne meno non cessarono questi “segni” ormai fissati, codificati e diventati norma; a titolo di completezza non si può trascurare il fatto che molti gesti legati alla pianeta sarebbero incomprensibili se non in considerazione delle fattezze primigenie o comunque antiche di questo indumento: così il Caeremoniale episcoporum che prescrive di arrotolarla sulle braccia15, o il messale stesso laddove impone di sollevare la pianeta al momento in cui il celebrante eleva le sacre specie16, un accorgimento ormai solamente rituale poiché, per usare le parole del Bonanni, “essendo ora aperta non vi sia tal bisogno”17.


   Ma come si addivenne a questi usi? Bisogna, a nostro vedere, fare riferimento ai più antichi ordines che – secondo Callewaert – consentono di evincere, ad esempio, che i diaconi indossassero nei giorni festivi la poenula sopra la dalmatica depondendo la prima nell’accesso al presbiterio nelle occasioni festive e ministrando, invece, parati con la poenula negli altri “in signum moeroris”18. Effettivamente l’assunto ha risontro con gli ordines più antichi e la destinazione ai tempi di mestizia – in seguito – ha riscontro fino alla codificazione “classica” e all’abbandono recenziore. A titolo esemplare secondo l’Ordo I, i diaconi si spogliano della poenula proprio facendo accesso al presbiterio19 – mentre dal III (esso è di fatto un’appendice al I) in poi la levano al Gloria –  i suddiaconi (Ordo I) dellaschola cantorum la raccolgono al seno all’inizio ed anzi, colui che fra di essi li dirige nel canto, la toglie del tutto all’inizio della messa20. Non sarà superfluo rammentare – stando sempre all’opinione di Michel Andrieu – che l’Ordo I, la cui redazione rimonta all’VIII secolo, ebbe lo scopo di diffondere il modo di celebrare romano nelle Gallie21. L’utilizzo della poenula per i tempi penitenziali è da attribuirsi, secondo l’abate Mario Righetti, alle processioni stazionali che si compivano donde deriva la necessità di un indumento esteriore ampio e coprente allo scopo di proteggersi dalle intemperie, un tanto potrebbe essere bastato a caricare le pianete indossate dai ministri di un significato di mestizia, mantenutosi proprio in quei contesti liturgici che si sono rivelati maggiormente conservativi nel mantenere le costumanze più antiche22. Va tenuto altresì in debito conto che l’antica poenula era generalmente confezionata in lana grezza e presentava colorazioni scure con le quali veniva ad opporsi – in un certo qual modo – alla dalmatica che, per il suo colore chiaro ed il suo ornato a clavi purpurei, evocava un carattere più marcatamente festivo. A Roma ab immemorabili – e ben prima della codificazione duecentesca del “canone dei colori”, spesso figlia dell’attribuzione di significati simbolici, – vi era una distinzione tra vestes albae, destinate ai momenti di festività e  vestes pullaecaricate di una significanza luttosa. Ciò portò una certa varietà – ed anzi incertezza – nell’individuazione delle circostanze nelle quali far parare i ministri con lapoenula come ad esempio l’avvento, la settuagesima, la quaresima e le messe dei defunti, gli usi andarono a unificarsi e rendersi omogenei tra i secoli XII e XIII mantenendosi e cristalizzandosi nella forma che abbiamo definito “classica”23.


Purificazione: distribuzione dei ceri


   Pianeta piegata e stolone paonazzi




  continua......

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:20. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com