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La bellissima storia dei THE SUN conversione a Cristo e voglia di vincere

Ultimo Aggiornamento: 15/12/2017 09:11
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09/06/2015 21:39
 
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[SM=g1740722] CHI SONO I THE SUN ?

La conversione del leader Francesco Lorenzi ha dato una svolta alla band italiana: dopo un periodo di crisi che li stava portando alla disgregazione, hanno scoperto il Vangelo.

L'iniziatore del rock cristiano fu Larry Norman, un musicista americano che negli anni settanta sfidò la visione che avevano alcuni cristiani conservatori che la musica rock fosse esclusivamente anti-cristiana, con il brano Why Should The Devil Have All The Good Music.

Il fenomeno - generalmente in campo protestante-pentecostale - è molto diffuso negli Stati Uniti e in diversi stati dell'America Latina dove i gruppi di rock cristiano che dichiarano esplicitamente il loro Credo e utilizzano l'immaginario cristiano nei testi delle loro canzoni, tendono a essere considerati come una parte della musica cristiana contemporanea e suonano prevalentemente per un pubblico cristiano. Altri gruppi scrivono musica influenzata dal loro Credo, ma vedono il loro pubblico come un pubblico generale. Questi ultimi possono generalmente evitare menzioni specifiche a Dio o a Gesù.

In Italia il Rock Cristiano è stato per molti anni riconducibile solo alle performance del Gen Rosso e del Gen Verde e altri.

I The Sun sono un gruppo rock italiano originario di Thiene, in provincia di Vicenza. Il gruppo è il risultato dell'evoluzione artistica della rock band indipendente Sun Eats Hours, attiva dal 1997.
Il biennio 2008/2009 rappresenta una sorta di spartiacque tra il passato e il futuro della band. Come rivelato dal cantante della band Francesco Lorenzi, il gruppo, a causa di litigi e problemi dei singoli componenti, entrò in crisi e fu quasi sul punto di sciogliersi; le difficoltà vennero superate soprattutto grazie all'avvicinamento di Francesco prima e degli altri poi al Cristianesimo, che a loro detta diede ai quattro la forza per andare avanti.

A seguito di ciò la band attua alcuni cambiamenti: il nome diventa The Sun, lo stile passa dal rock-punk ad un rock più leggero e i testi cominciano ad essere scritti in italiano.

Nel 2004, i The Sun, furono eletti dal critica come la migliore punk rock band dell’anno; di recente invece sono stati scelti per la campagna di raccolta fondi “A Natale ritorna alle origini”, promossa da Ats pro Terra Sancta (Ong della Custodia di Terra Santa) a favore della raccolta fondi per i frati Francescani che operano in Terra Santa, venendo incontro ai bisogni più immediati di bambini, giovani famiglie e anziani di Betlemme e provvedendo alla mancanza di assistenza medico-sanitaria pubblica.

LA CONVERSIONE, LA SVOLTA [SM=g1740733]

«Abbiamo avuto un buon successo, fatto tournée in mezzo mondo», racconta Francesco Lorenzi (voce e chitarra). Con lui ci sono da sempre Matteo Reghelin (basso), Gianluca Menegozzo (chitarra) e Riccardo Rossi (batteria). Per molti anni una band che aveva successo riproducendo i cliché tipici di ogni rock band che si rispetti. A un certo punto, qualcosa nella vita di Francesco, tra i leader fondatori del gruppo, cambia. «Era a cavallo tra il 2007 e l’anno seguente, al ritorno da un lungo tour sentivo che avevamo perso la genuinità istintiva di una volta, un percorso che ci stava portando a mettere in discussione la nostra amicizia, perché noi quattro siamo prima di tutto buoni amici. Avevamo perso la strada, chi esagerava con l’alcol, chi desiderava solo suonare per incontrare più ragazze possibili, chi faceva uso di droghe. Una circostanza abbastanza normale nel panorama musicale. Però alla fine di quella tournée ci fu una vera e propria crisi, Riccardo il batterista era devastato dall'alcol, noi altri quasi non ci parlavamo più. In quel periodo sono entrato in crisi profonda, ho iniziato a farmi molte domande».

«Poi una sera, mentre mi trovavo a casa dei miei genitori», continua Riccardo, «mi arriva una telefonata da un amico e mi dice che il programma della notte era saltato, mia madre mi passa un piccolo depliant, c’era un’immagine di Cristo e invitava a partecipare a un gruppo di preghiera. Sentii una voce che mi diceva di andare ad ascoltare, alla fine andai. Entrai in questa parrocchia e mi accorsi che non c’era nessun volto amico, nonostante fossi in un paesino dove tutti più o meno ci conoscevamo. Volevo scappar via, invece mi venne incontro una bella ragazza, molto sorridente, e mi trattenni. Il Signore utilizza anche questi espedienti per trattenerti. C’erano dei giovani che raccontavano la storia di Gesù, parlavano di amore e socialità e subito capii che avevo molto in comune con tutti loro. Sapevo di essere in crisi, mi ponevo domande sul senso di quello che stavo vivendo, e avevo una particolare predisposizione anche ad accogliere nuove risposte».

Di lì a poco tutto cambia. Francesco è atteso dagli altri in studio, devono preparare il nuovo album. Invece lui stravolge la sua vita, si dedica alla preghiera, alla conoscenza del Vangelo e, improvvisamente, dopo due dischi interamente cantati in inglese, inizia a scrivere canzoni in italiano. Dio, la vita dopo la vita, il coraggio, l’immortalità dell'anima, la gratitudine, l’amore per Dio e per l'umanità, la fede, sono le tematiche che entrano nella sua mente e si propagano nella sua scrittura, finché, dopo una fase iniziale di isolamento, riesce a coinvolgere anche gli altri membri della band. «Così tutto è diventato più semplice, più spontaneo», racconta Francesco.

qui a seguire alcuni video, il primo tratta una intervista del gruppo, ascoltatela [SM=g1740722]

www.youtube.com/watch?v=s2YQFtspUb4











ed ecco un altro brano da ascoltare con piacere.... [SM=g1740733]

Betlemme

Un invito
poi un viaggio
così t'ho visto,
Un invito
poi un viaggio
così t'ho visto,
m'hai accolto
Ho pianto
la prima volta
non per dolore, ma per amore

Sarei un nulla se non ci fossi te
Già lo sapevo ma l'ho capito stando da te, con te

Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo

Hai detto cerca, distingui e ascolta
Il muro inganna
Il male trama
C'è confusione senza passione
Nell'opulenza la bestia balla
Ma Betlemme cerca solo pace e semplicità
Io credo nonostante chi ha usato la Tua verità
e ascolto
e prego

Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo

Ho visto santi senza niente dare pace a molti
attivi e forti più di mille uomini potenti
Nessun limite ha l'anima che s'affida al Bene
LA LUCE SCHIUDE E NON PRECLUDE, QUESTA E' LA MIA FEDE!!

Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo

Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo

www.youtube.com/watch?v=etQcCHuFEAw







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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FOCUSdi Costanza Signorelli
L copertina del libro di Francesco Lorenzi, leader dei The Sun
 

Ci sono storie di guarigioni miracolose che interrogano e avvicinano - anche i più scettici - alla domanda sul Mistero della vita. Quando incontro Francesco, mi accorgo subito di parlare con una persona, diciamo, con una “marcia in più”. La voce è fresca e giovanile, in effetti il ragazzo ha poco più di trent’anni, ma la sua capacità di ascoltare e comprendere nel profondo tradisce un’esperienza di vita che va oltre il tempo. 



Ci sono storie di guarigioni miracolose che interrogano e avvicinano - anche i più scettici - alla domanda sul Mistero della vita. Come la recente e bellissima testimonianza di Andrea De Luca: una vita completamente stravolta dalla luce della preghiera, dalla grazia della compagnia della Madonna - «la mia Mamma» – e soprattutto dalla prodigiosa guarigione da un male incurabile, avvenuta durante un pellegrinaggio a Medjugorje. E poi ci sono storie in cui a guarire non e il corpo, ma è l’anima. Queste storie sono moltissime, anche se spesso non si conoscono perché avvengono nel silenzio dei cuori. Ma, non meno delle prime, sono storie di miracoli: quando a essere ammalata è l’anima, quando a soffrire la tremenda malattia della solitudine è il cuore, quando a incancrenirsi è la speranza di una felicità possibile, allora non c'è medicina né terapia che, da sola, possa sconfiggere quel male. Eppure la guarigione accade e la vita torna a rifiorire in modo sorprendente.

Quando incontro Francesco, mi accorgo subito di parlare con una persona, diciamo, con una “marciain più”. La voce è fresca e giovanile, in effetti il ragazzo ha poco più di trent’anni, ma la sua capacità di ascoltare e comprendere nel profondo tradisce un’esperienza di vita che va oltre il tempo.  La voce, appunto. Quella voce che ha sempre usato per trasmettere la sua arte, la sua musica e che oggi serve a Francesco per dire molto di più. Ma andiamo con ordine. Francesco Lorenzi, classe 1982, vicentino di origine, un “sognatore concreto”, come lui stesso ama definirsi. Si appassiona alla musica in età giovanissima, grazie soprattutto a mamma e papà. «Durante le nostre avventure famigliari», racconta, «sentivo sempre un sottofondo musicale che non doveva essere per forza fatto da dischi, perché mia madre e mio padre amavano cantare insieme. Li vedevo spesso ballare, ballare e ancora ballare: in camera, in cucina, in una sala da ballo a una festa… il luogo non importava, contava il desiderio. Per questo la musica nei miei ricordi bambineschi era sempre associata alla libertà di amarsi, esprimersi e gioire della vita. Sarà anche per questi motivi che fin da bambino ho sognato di fare il musicista». 

Un sogno che presto diventa realtà. Dopo un inizio da autodidatta a 14 anni, nel 1997, fonda il gruppo punk “Sun eats hours” (il sole mangia le ore) con i tre amici di sempre Matteo Reghelin (basso), Gianluca Menegozzo (chitarra) e Riccardo Rossi (batteria). Francesco è cantante, chitarrista e autore dei testi.  Il tempo corre veloce, la musica anche e il successo non tarda a venire.  Così i quattro giovani musicisti, iniziati in un garage dismesso della campagna vicentina, si trovano prestissimo a calcare i palchi di mezzo mondo al fianco di alcune tra le band punk-rock più affermate a livello internazionale: Offspring, The Cure, Muse, Misfits, Nofx, Ska-P, Penny Wise. Dal 1997 al 2007 è un crescendo di successi e soddisfazioni professionali: il gruppo pubblica diversi dischi, porta la sua musica in oltre dieci Stati, tra l’Europa e il Giappone, e nel 2004 viene premiato come Migliore punk rock band italiana all'estero al M.E.I. Un percorso a tappe bruciate in un ambiente in cui, anche gli artisti italiani più bravi, faticano ad avere spazio e notorietà. Ma per Francesco e i suoi compagni stranamente non è così. I successi arrivano uno dopo l’altro, tutti quelli desiderati e anche più. Così, quello che pareva essere solo il sogno di un ragazzino esuberante, diventa più che realtà. La vita di Francesco e i suoi amici, però, non viene investita solo dagli onori della musica: quel mondo che li ha rapidamente conquistati, porta con a sé anche un vortice di feste, divertimento, alcol, droga e tante ragazze sempre a disposizione. 

Una vita esagerata, considerata normale in quell’ambiente musicale e che diventa, un po’ per gioco,un po’ per osmosi, anche la vita di quei quattro ragazzi. Ignari, loro, che quel gioco avrebbe iniziato presto a svelare il suo terribile inganno. «Era il 2007, avevamo appena concluso una tournèe di 300 date in 10 Paesi e le cose ci sono letteralmente scappate di mano. Eravamo convinti di avere tutto sotto controllo, la musica, il successo, il divertimento, ma non era così». Per chi l’alcol, per chi la droga o il sesso, tutto intorno a loro diventa un eccesso. Quel vortice che gira veloce attorno a loro, piano piano inizia a risucchiarli tanto che i ragazzi, pur conoscendosi da una vita, arrivano persino a non riconoscersi più. «L’amicizia tra di noi era sempre stata al centro della nostra musica, ma in quel periodo non ci parlavamo più, ci eravamo persi. Alla fine di quella tournèe cala il silenzio. E ho come la netta percezione che quel modo di vivere ci avrebbe completamente distrutto, non solo come gruppo, soprattutto come persone». 

Per Francesco inizia un periodo di buio profondo e di forte solitudine. Nella sua mente e nel suo cuore iniziano ad attorcigliarsi moltissime domande. «La confusione nella mia vita era tanta, avevo una serie di situazioni complesse da risolvere e poi dovevo scrivere il nuovo album in inglese. Le scadenze della vita incalzavano, ma mi rendevo conto che non volevo, non potevo continuare così. Sentivo forte dentro di me l’esigenza della verità, la verità di ciò che facevo, la verità della musica che suonavo, ma anche la verità di me stesso come uomo. Non avere una risposta a questo incancellabile bisogno di verità che avevo dentro, mi stava ammazzando». Ma è proprio quando tutto pare perduto, è proprio quando all’uomo non riesce più nulla che, un bel giorno, rinasce la speranza. «In quel momento così buio della mia vita, l’unico punto fisso che mi era rimasto erano i miei genitori. Stavo fuori casa già da diversi anni e convivevo con una ragazza spagnola, ma capitava spesso che tornassi dai miei genitori per parlare e confrontarmi. Loro mi hanno sempre compreso, mi hanno sempre ascoltato senza volermi giudicare, ma allo stesso tempo mostrandomi una presenza davvero straordinaria. Ed è stato proprio in quel frangente, che mia madre, una sera, mi propone di andare a un incontro in parrocchia. Proposta che rifiuto categoricamente». 

Non si fatica ad immaginare che la vita di Francesco fosse, in quel momento, quanto di più distante da oratori, chiese e sacrestie. «L’ambiente che avevo frequentato in tutti quegli ultimi anni era pieno di pregiudizi negativi sulla Chiesa. Io stesso ne avevo di enormi». Eppure, complici una serie di coincidenze che si incastrano, Francesco, da solo e quasi «di nascosto», si reca a quell’incontro «ma non mi aspettavo nulla di buono».  Certo, la rock star non si aspettava nulla ma, allo stesso tempo, il cuore bisognoso del giovane ragazzo domandava tutto. Tanti preconcetti coprivano i suoi occhi e le sue orecchie, ma il desiderio di verità, in fondo, era più tenace di tutto il resto. Ed è così che accade l’impensabile. «Come ho messo piede in parrocchia, ho subito capito di avere di fronte persone che avevano una “marcia in più”. Ragazze e ragazzi della mia età, con una vita normalissima che però avevano la gioia, l’entusiasmo, la sincerità, la passione, l’amicizia, l’amore, tutte ciò che mancava nella mia vita. E mi colpì profondamente». Lontano da fama, lusso ed eccessi c’erano vite così semplici e insieme così inspiegabilmente felici, così incredibilmente vere.

«Ho iniziato a fare i conti con me stesso. E attraverso la testimonianza di queste persone, grazie allabellezza delle loro vite, ho iniziato a pormi delle grandi domande sulla mia di vita, sulle mie scelte, su quello che volevo fare e su chi volevo essere».  Andare alla radice di quell’eccezionalità incontrata, diventa per Francesco inevitabile. «Da quel momento è iniziato un precorso di fede molto forte che, nel tempo, mi ha portato a fare esperienza personale dell’incontro con Cristo.  Nella mia vita c’è stata una vera e propria rivoluzione, però è stata frutto di un cammino lungo e profondo iniziato con questi nuovi amici e poi continuato anche come un lavoro personale: sono tornato a vivere assiduamente la santa Messa, ho iniziato l’esperienza personale dell’adorazione eucaristica, il silenzio, la meditazione». La preghiera diventa un’autentica medicina in grado di curare l’inquietudine del cuore e non solo. «La preghiera vissuta profondamente mi ha permesso di comprendere davvero ciò che nella mia vita era bene e ciò che era male. Questo discernimento ha guidato tutte le mie scelte successive, tra cui anche quella di utilizzare i miei talenti per fare qualcosa che andasse ben oltre la professione». 

E, infatti, è proprio nella sua musica, in quella passione di vita, in quell’arte che gli scorre nelle vene,che Francesco ha la prova della verità di ciò che ha incontrato.  «In quel momento è maturata in me la consapevolezza che la musica deve servire. La musica non è intrattenimento, la musica può davvero aiutarci a comprendere chi siamo, il dono che siamo. E quando mi sono reso conto di quanto una canzone può entrare nella vita di una persona e cambiarla, allora ho capito che la musica è una missione». Quello di Francesco non è più un sole che mangia le ore, ma è un sole che illumina, che fa “Luce”: sarà questo infatti il titolo del disco che segna la svolta del gruppo che nel frattempo cambia il nome in “The Sun”. Stessa formazione, stessi volti, stessi giovani amici, sempre loro, ma non più loro.

 

La storia di Francesco Lorenzi è raccontata nel libro “ La strada del Sole” (edizione Rizzoli). I The Sun hanno appena lanciato il nuovo album Cuore Aperto (Sony Music) che nel giorno della pubblicazione ha subito raggiunto il 1° posto nella classifica rock di iTunes e il 7° nella classifica generale degli album più venduti iTunes. Ora sono in giro per l’Italia per l’attesissimo Cuore Aperto Tour 2015.

   

 


Fraternamente CaterinaLD

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15/12/2017 09:09
 
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The Sun, rock che punta al Cielo. Dritto, ma all'inverso



«Di questi tempi noto spesso quanto le mie scelte vadano dritte, ma all’inverso». È un sunto ottimo della divisa del cristiano di oggi, tempi ultimi, come lo sono tutti i tempi. Ed è un verso di una canzone, Outsider, di un gruppo rock italiano, The Sun, che merita molto. Sabato 9 dicembre hanno celebrato il concerto per i 20 anni di attività in una discoteca di Parma, il Campus Industry Music, certamente non abituata a vendere il frontman che, tra una schitarrata e l’altra, punta il Cielo al dito, commosso, ringraziando Dio per gli amici, i fratelli, la musica, la fede.

Sì, The Sun è un gruppo rock cristiano, anzi cattolico, che non nasce però, con tutto il rispetto, sui pullman delle gite parrocchiali strimpellando «Crapa pelada la fà i turtei». Un tempo erano degli sciamannati. Si chiamavano Sun Eats Hours, facevano il verso alle band del punk californiano e vivevano di eccessi. La loro data di nascita è il 4 dicembre 1997, il luogo Thiene, in provincia di Vicenza. Allora erano Francesco Lorenzi voce e chitarra, Riccardo “Trash” Rossi batteria, Marco Auriemma basso e Andrea “Byron” Barone showman e cori. Nel giro erano stimati, tanto da finire a suonare da supporter degli Offspring, tanto per dirne una. Suonavano ovunque in giro per l’Europa e in Giappone. Poi, un decennio e parecchi dischi in inglese dopo, i nodi sono venuti al pettine: litigi, incomprensioni e divisioni che portano il gruppo all’agonia. Anche loro si rivelano essere cioè solo un piccolo ingranaggio sacrificabile della vecchia, solita grande truffa del rock’n’roll, come si compiaceva il film-documentario del 1979 The Great Rock’n’Roll Swindle dei Sex Pistols, la grande pagliacciata in cui anche la ribellione anarchica contro ogni convenzione e regola è fuffa industriale debitamente contrattualizzata con qualcuno però che ogni tanto ci rimette tristemente la pelle.

I Sun Eats Hours toccano il fondo, ma, Deo gratias, risalgono. Anzi, rinascono. Perché il nodo venuto al pettine non era tanto musicale, artistico, ma intimo, personale, umano. Il leader della band, Lorenzi, si guarda allo specchio e oltre il mascara da un po’ non riesce più a vedere niente. È entrato in crisi, profonda, lacerante. È il 1997. Ne esce in un solo modo, convertendosi. Grazie alla famiglia e ad alcuni testimoni che gli sono stati vicini quando più ne ha bisogno scopre Gesù Cristo. Oggi, invece della confusione sfasciatutto canta l’amore, quello vero però, intimo, essenziale, niente di sentimentale. Vengono alla mente le liriche di una vecchia canzonaccia dei Kiss, avete in mente i mostri dipinti dello shock-rock per i quali è Halloween tutto il tempo dell’anno? Nel 1976, nell’album Destroyer, pubblicano un brano, Do you love me? Sono all’apice della carriera, hanno tutto, sono osannati come dèi, ma pure loro si guardano allo specchio e sotto il trucco pesante da battona trans sono solo uomini come tutti gli altri, bisognosi di un’unica cosa. Di amore sincero, di una parola di verità.  Ami la mia limousine, il mio tacco venti, gli spettacoli, le mie carte di credito, i jet privati, i vestiti alla moda, gli alberghi di lusso, il suono delle chitarre elettriche, ma dimmi tu: ami davvero me? Voglio dire, davvero?

Lorenzi ha trovato chi lo ama davvero in Gesù e ha mutato vita. Con lui, dopo di lui si sono convertiti gli altri membri della band. La passione, l’energia e la creatività che un tempo mettevano al servizio del melodic hardcore punk adesso lo trasfondono in una musica diversa, che non rinuncia affatto alle sonorità forti, maschie, persino guerriere, ma che inneggia la luce venuta a visitarli dall’altro in un giorno che proprio non se lo aspettavano.

Il gruppo musicale rinasce, si rifondata come The Sun nel 2009. Escono quattro dischi, uno più vero dell’altro: Spiriti del sole nel 2010, Luce nel 2012, Cuore apertonel 2015 e The Sun 20, il doppio nuovo di zecca che racconta in musica proprio questa storia dal punk al rock per Cristo. La line-up attuale vede Francesco “The President” Lorenzi sempre alla voce e alla chitarra, Gianluca “Boston” Menegozzo alla chitarra e ai cori; Matteo “Lemma” Reghelin al basso, alla fisarmonica e all’armonica a bocca (e quale giovane suona più strumenti di bellezza e perizia “da matusa” così, regolando momenti d’intensità rara?) e Riccardo “Trash” Rossi alla batteria, più turnisti quali Andrea “Cherry” Cerato alla chitarra e Nicola “Tigerboy” Righele con all’amonica a bocca (ancora).

A vederli suonare sul palco ti sembra di conoscerli da sempre. Cantano con gioia, vigorosi ma rilassati, felici di stridere corde elettriche e pestare tamburi per dire al mondo che c’è una cosa sola bella da morire anzi da vivere: la fede in Cristo. Hanno una particolarità, i The Sun. Quando suonano si guardano negli occhi e sorridono. Suonano per l’emozione che questo dà loro, prim’ancora che per lo spettacolo. Sono essenziali, niente divismi. Hanno suonato, nel ventennale parmense, dalle 22,00 alle due del mattino come si fa tra amici. E senza bis, senza tirarsela come star. Si sono raccontati, hanno raccontato il loro cambiamento, hanno ironizzato con intelligenza su se stessi. E hanno fatto tanta, tanta buona musica. The Sun ‒ me ne assumo la responsabilità culturale ‒ fanno un baffo ai gruppi poppettari che spopolano nella galassia dell’indie rock o del rock alternativo (me lo sono sempre domandato: alternativo a cosa?), dai Kasabian ai Muse, dal Coldplay ai Franz Ferdinand, più la pletora d’imitatori seriali italiani. Di quei “mostri sacri” hanno il medesimo appeal sui giovani, ma contano la bellezza, il Sole, l’amore puro e indissolubile (breaking news: esiste!), la fede, cantano alle GMG e si fanno benedire dall’arcivescovo di Milano. Quando rivangano i vecchi pezzi punk tengono facilmente testa ai sopravvalutati Green Day e se la giocano alla pari con tipi come i Linkin Park.

Il mondo del post-grunge e del nu metal è stato recentemente sconvolto dai suicidi di Chris Cornell (1964-2017) e di Chester Bennington (1976-2017). Tragedie. Soprattutto perché si tirano dietro uno stuolo enorme di adolescenti (ma non solo). Senza volerlo, senza esserci stati scritturati, i The Sun sono la via d’uscita da quel buco. E quindi, dopo averli visti divertirsi e divertire per i loro primi 20 anni di successi e di testimonianza, viene naturale, alle tre di notte, rincasando sull’autostrada deserta, chiedersi perché i Sanremi triti e ritriti, i talent show del piffero, le prime serate di programmi televisivi musicali scontati e insulsi debbano ammorbarci ancora con il grugno di Marilyn Manson o con «le strofe languide di tutti quei cantanti, con le facce da bambini e con i loro cuori infranti», come cantava Eugenio Finardi in Musica ribelle (che sarà pure comunista, ma che se la dice bene, la dice ben) invece che mostrarci ragazzi che ancora sanno gridare al Cielo: «Sarei un nulla se non ci fossi te», come canta il testo di Betlemme. Tanto quel “Tu” avete capito benissimo chi è: è quello del brano strumentale 33, che dura esattamente 33 secondi, come i Suoi anni.

 


[Modificato da Caterina63 15/12/2017 09:11]
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