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Quando e come un Papa favorisce l'eresia .....

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2016 23:30
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CREDETE LA CHIESA DOPPIA, PROTESTANTE E LUTERANA?


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Dal febbraio-marzo 2013 ciò che era impensabile è diventato realtà.

Il Credo Apostolico non lo abbiamo cambiato noi, nel titolo, e neppure è provocatorio, ma una realizzazione di un piano studiato a tavolino e che si sta compiendo sotto i nostri occhi.

Ritratto di Benedetto XV (1914-1922).
Benedetto XV (1914-1922).

Non è questo l’ecumenismo portato avanti dalla Chiesa Cattolica quando, papa Benedetto XV ammoniva centodue anni or sono:

«Del resto, dai nostri che si sono dedicati al comune vantaggio della causa cattolica, ben altro richiede oggidì la Chiesa che il persistere troppo a lungo in questioni da cui non si trae nessun utile: richiede invece che si sforzino a tutto potere di conservare integra la Fede ed incolume da ogni alito d’errore, seguendo specialmente le orme di colui che Cristo costituì custode ed interprete della verità. Vi sono oggi pure, e non sono scarsi, coloro i quali, come dice l’Apostolo: “Stimolati nell’orecchio, e non sostenuti da una sana dottrina, ammucchiano le parole dei maestri secondo i propri desideri e dalle verità si sviano e si lasciano convertire dalle parole” (II Tim. IV, 3, 4). Infatti tronfi ed imbaldanziti per il grande concetto che hanno dell’umano pensiero, il quale in verità ha raggiunto, la Dio mercè, incredibili progressi nello studio della natura, alcuni, confidando nel proprio giudizio in ispregio dell’autorità della Chiesa, giunsero a tal punto di temerità che non esitarono a voler misurare colla loro intelligenza perfino le profondità dei divini misteri e tutte le verità rivelate, e a volerle adattare al gusto dei nostri tempi. Sorsero di conseguenza i mostruosi errori del Modernismo, che il Nostro Predecessore giustamente dichiarò “sintesi di tutte le eresie” condannandolo solennemente. Tale condanna, o Venerabili Fratelli, noi qui rinnoviamo in tutta la sua estensione; e poiché un così pestifero contagio non e stato ancora del tutto sradicato, ma, sebbene latente, serpeggia tuttora qua e là, Noi esortiamo che guardisi ognuno con cura dal pericolo di contagio… “Nulla si rinnova, se non ciò che è stato, tramandato”; la quale legge, mentre da una parte deve inviolabilmente osservarsi nelle cose di Fede, deve dall’altra servire di norma anche in tutto ciò che va soggetto a mutamento; benché anche in questo valga generalmente la regola: “Non nova, sed noviter”» (Ad Beatissimi apostolorum – 1° novembre 1914).

E mentre centodue anni fa la Chiesa metteva in guardia da questo spirito modernista oggi, il 31 ottobre prossimo alla vigilia della Festa di Ognissanti, mentre in Svezia è Halloween (che non vuol dire più la stessa cosa), il Papa andrà a  festeggiare i 500 anni della “riforma” protestante, andrà a festeggiare Lutero e non è da escludere una qualche sorpresa di tipo canonizzazione equipollente per Martin Luther.

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Pensiamo male? Siamo irriverenti verso il Santo Padre? NO! Siamo realisti e ve lo proviamo.

Il 10 dicembre scorso usciva un Comunicato della Sala Stampa (Vaticana) che amareggiò molti cuori perché, nel cancellare la prevista visita del papa a Milano per il maggio prossimo, fu anche specificato che c’era un categorico: Rinvio delle visite pastorali del Papa in Italia durante il Giubileo – vedi qui – e la motivazione fu che il papa era affaticato e molto impegnato, in san Pietro, per le visite e gli impegni previsti per il giubileo.

Nessuno l’ha bevuta, chiarissimo piuttosto il messaggio che a questo papa non piacciono proprio i vescovi italiani (e quiabbiamo spiegato i motivi) e forse anche gli italiani…

Al di la di ogni interpretazione lecita e legittima, ciò che preme a noi è ben altro. Il 2017, anzi già da maggio 2016, inizierebbero piuttosto le celebrazioni per il Centenario della Apparizioni di Fatima, celebrazioni per le quali la Chiesa non ha ancora annunciato alcun programma ma che fu chiaro quando Benedetto XVI fece intendere che non avrebbe partecipato ai “festeggiamenti” luterani mentre sollecitava la Chiesa intera a prepararsi bene per il Centenario di Fatima.

Kurth Koch
Kurth Koch

E – udite, udite – fu proprio il cardinale Koch a dare questo comunicato ufficiale nel dicembre 2012:

Benedetto XVI non si recherà in Germania in occasione delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma di Martin Lutero, annunciata con l’affissione delle sue 95 tesi il 31 ottobre 1517 sul portale della chiesa di Wittenberg. Lo conferma allaFrankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) il cardinale svizzero Kurt Koch, che dal 2010 è presidente del Consiglio papale [Prefetto del Pontificio Consiglio] per l’unità dei cristiani. «Per la Chiesa cattolica non c’è nulla da festeggiare», dichiara il porporato alla Faz, sottolineando che «l’aspirazione di Lutero non è riuscita. Si sono formate Chiese autonome e si sono svolte spaventose guerre di religione con conseguenze fatali per l’intera Europa. Come festeggiare?».

Dunque: «Per la Chiesa cattolica non c’è nulla da festeggiare» diceva all’epoca il cardinale Koch. Che cosa è cambiato oggi?

È cambiato il Papa e sta cambiando la Chiesa.

Del resto un papa che dice che “Dio non è cattolico” era ovvio che prima o poi anche la Chiesa avrebbe smesso di essere “cattolica” –vedi qui – ma, ci chiediamo, come può la Chiesa cambiare parere così in fretta? da un «Per la Chiesa cattolica non c’è nulla da festeggiare»… siamo passati a: Concentrandosi insieme su “centralità della questione di Dio” e su un “approccio cristocentrico”, afferma il cardinale Koch, le due comunità avranno la possibilità di celebrare la commemorazione ecumenica della Riforma “non semplicemente in modo pragmatico, ma con un senso profondo della fede in Cristo crocifisso e risorto” – vedi qui il comunicato -.

Siamo allora ad una commemorazione ecumenica della “riforma” e cosa ci sarebbe di sbagliato? Innanzi tutto è sbagliato parlare di RIFORMA perché in tal senso si lascia passare indisturbato la falsa interpretazione che fu Lutero a “riformare” la Chiesa mentre si tace che la vera Riforma di quegli anni fu il Concilio di Trento. La vera commemorazione sta, perciò, non nel festeggiare la “riforma” di Lutero ma il Concilio di Trento! La fede in Cristo Crocifisso e Risorto, infatti, fu saldamente confermata, difesa e consolidata proprio grazie al Concilio tridentino contro il luteranesimo che non fu affatto uno “scisma” ma una vera eresia. Essi furono orgogliosi a quel tempo di chiamarsi PROTESTANTI perché, infatti, protestarono contro la Santa Madre Chiesa, solo al finire del ‘700 si resero conto che il termine non portava ad alcuna comprensione logica e si chiamarono “evangelici” iniziando a parlare non più di protesta ma di scisma.

Lo scisma infatti lo pratica chi seppur sostenendo delle eresie o pretendendo di modificare qualcosa nella Chiesa, compie atti contro l’autorità gerarchica della Chiesa, pur rimanendo in qualche modo legata ad essa, ma Lutero e la sua Banda Bassotti andarono ben oltre lo scisma perché le loro comunità vivono non della dottrina della Chiesa ma proprio su eresie cristologiche inventate a tavolino quali, ad esempio, il rinnegamento del sacerdozio, della Santa Messa e di cosa avviene durante la consacrazione, rinnegamento della Presenza reale, rinnegamento del matrimonio in quanto Sacramento, rinnegamento degli altri Sacramenti, rinnegamento del Purgatorio, della venerazione alla Madre di Dio e dei Santi.

«Per la Chiesa cattolica non c’è nulla da festeggiare» eppure l’ecumania è riuscita nel suo intento. Da che non vi fosse nulla da festeggiare di questa “riforma”, siamo arrivati al fatto che un papa vi andrà e per ribadire che cosa? I tre Sola di luterana memoria:SOLA SCRIPTURA, SOLO CHRISTO, SOLA FIDEI portati all’estremo, privati dei sette Sacramenti integrali, privati di Maria Santissima, per la quale funzione ecumenica Ella, Madre di Dio, sarà la grande assente per non urtare la sensibilità dei poveri luterani.

Non una cerimonia “cristologica” ma opportunamente “solo Cristo” nella versione luterana. Chi lo dice? Dal conflitto alla comunione: commemorazione comune luterano-cattolica della Riforma nel 2017”, continua il comunicato ufficiale che presenta itemi del rendimento di grazie, del pentimento e dell’impegno alla testimonianza comune, “al fine di esprimere i doni della Riforma e chiedere perdono per le divisioni seguite alle dispute teologiche”.

Che cosa? Ma stiamo scherzando? Chiedere perdono per le divisioni seguite alle dispute teologiche? Ma che si sono bevuti il cervello? Da quel “nulla da festeggiare” siamo arrivati a dover chiedere perdono per il Concilio di Trento? Perché questo è stato quel concilio: un raccogliere le dispute teologiche sollevate dalla PROTESTA (e non riforma) protestante e alla quale la Chiesa dette una risposta definitiva.

Siamo alla schizofrenia totale, giacché lo stesso papa Francesco così scriveva nella Lettera per le celebrazioni dei 450 anni dalla chiusura del Concilio di Trento, queste le sue parole:

«A Trento, i padri conciliari dedicarono ogni cura a che la fede cattolica apparisse più chiara e fosse meglio compresa. Su ispirazione e suggerimento dello Spirito Santo, fu loro somma premura che il sacro deposito della dottrina cristiana non solo fosse custodito ma risplendesse più luminoso all’uomo, affinché l’opera salvifica del Signore fosse diffusa in tutto il mondo e il Vangelo fosse propagato su tutta la terra. Dando ascolto senza dubbio allo stesso Spirito, la Santa Chiesa di questo tempo ripete e medita anche oggi la ricchissima dottrina tridentina. Infatti “l’ermeneutica della riforma” che il Nostro Predecessore Benedetto XVI descrisse nell’anno 2005 alla Curia Romana si riferisce al Concilio Vaticano non meno che al Tridentino. Certamente questo modo di interpretare pone sotto una luce più nitida l’unica natura luminosa della Chiesa che lo stesso Benedetto XVI attribuì ad essa: “è un soggetto che, nel scorrere dei secoli, cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino».

Parlare di schizofrenia oggi (termine coniato da un esorcista perché è il demonio che è schizofrenico sdoppiandosi) non è offensivo ma opportuno dal momento che è lo stesso pontefice a ribadire: Eundem quidem Spiritum exaudiens, Sancta Ecclesia huius temporis amplissimam Tridentinam doctrinam etiamnum redintegrat et meditatur.

Dando ascolto senza dubbio allo stesso Spirito: come può, allora, “lo stesso Spirito Santo” suggerire oggi cose contrarie come quando, il cardinale Koch affermava nel 2012 che non vi era nulla da festeggiare?

Come si può difendere e commemorare il Concilio di Trento e poi andare a festeggiare un evento che non solo lo ha contrastato, ma che ancora oggi lo combatte? Questa è schizofrenia, cari amici!

Per forza parliamo di schizofrenia dal momento che il 6 aprile 2013 papa Francesco diceva nell’omelia a santa Marta:

“Siamo coraggiosi come Pietro o un po’ tiepidi?”. Pietro – ha osservato – non ha taciuto la fede, non è sceso a compromessi, perché “la fede non si negozia”. Sempre – ha affermato il Papa – “c’è stata, nella storia del popolo di Dio, questa tentazione: tagliare un pezzo alla fede”, la tentazione di essere un po’ “come fanno tutti”, quella di “non essere tanto, tanto rigidi”“Ma quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po’ a venderla al migliore offerente – ha sottolineato – incominciamo la strada dell’apostasia, della non-fedeltà al Signore”.

Ma come? Qui papa Francesco ci invita addirittura ad essere “rigidi”, ossia inflessibili con le verità dottrinali mentre, in altre occasioni dall’emporio santa Marta tuona contro i cattolici inflessibili, contro quei cattolici troppo legati alla dottrina definendoli “troppo rigidi”. Se non è schizofrenia questa!

"Il papa è cattolico?": domandava Newsweek in occasione della visita di Francesco negli States.
“Il papa è cattolico?”: domandava Newsweek in occasione della visita di Francesco negli States.

E badate bene, non stiamo dicendo che il papa è schizofrenico, ma le sue prediche sì, lo sono. Dice cose giustissime alternandole a cose che non hanno senso, fino ad arrivare che Dio non è cattolico, fino ad arrivare a dire a Scalfari: “non ti convertire, altrimenti devo cercarmi un’altro amico ateo…”

Non siamo contro i Protestanti, e neppure contro papa Francesco, ma siamo contro le eresie, siamo per dirla con san Paolo ai Galati contro quel “vangelo diverso” che essi predicano a riguardo dei Sacramenti, del culto a Maria Santissima e ai Santi, al suffragio dei Defunti e alle preghiere per le Anime del Purgatorio, al primato petrino che sembra oggi piegarsi, compromettersi ad una sorta di chiesa ecumenica nella quale il Papa assumerebbe una specie di pastoralità allargata. Perciò, nel 2017 noi NON abbiamo nulla da festeggiare con loro, a meno che essi non si convertano alla Chiesa. E sia ben chiaro che la Chiesa nella nostra Gerarchia non può obbligare i fedeli ad un così grave e vergognoso SINCRETISMO e relativismo dottrinale.

Non dobbiamo obbedire affatto quando la gerarchia cattolica ci imponesse un vangelo diverso.

E quale è questo “vangelo diverso”? Leggiamo cosa scrivevaLutero: nel suo Cantra Enricum Regem Angliae (Werke, t. X, sez. II): «Quando avremo fatto crollare la Messa, penso che avremo fatto crollare tutto il Papato. Perché è sulla Messa, come su roccia, che il Papato intero si appoggia, con le sue dottrine e diocesi, con i suoi monasteri e ministeri e collegi e altari, cioè con tutto il suo ventre».

Martin Lutero (1483-1546). La beata Suor Serafini Micheli (1849-1911) vide la sua anima all'inferno, durante una visione mistica del 1883, mentre in Prussia festeggiavano festeggiano il 400° della nascita.
Martin Lutero (1483-1546). La beata Suor Serafina Micheli (1849-1911) vide la sua anima all’inferno, durante una visione mistica del 1883, mentre in Prussia festeggiavano il 400° della nascita.

E in seguito, nella sua predica sulla prima Domenica d’Avvento (Werke, t. XV, p. 774) Lutero affermava: «Io sostengo che tutti i lupanari, gli omicidi, gli stupri, gli assassinii e gli adultèri messi insieme, sono meno cattivi di quell’abominio che è la Messa papista. Dichiariamo in primo luogo che non è mai stata nostra intenzione abolire totalmente il culto di Dio, ma soltanto purgare quello in uso di tutte le aggiunte con cui è stato insozzato: parlo di quell’abominevole Canone, che è una silloge di lacune fangose; si è fatto della Messa un sacrificio; si sono aggiunti degli offertori. La Messa non è un sacrificio o l’azione del sacrificatore. Consideriamola come sacramento o come testamento. Chiamiamola benedizione, eucarestia, o mensa del Signore, o Cena del Signore, o memoria del Signore. La si chiami in qualsiasi altro modo, a patto che non la si sporchi col nome di “sacrificio” o di “azione”».

Nel famoso Discorso del 2006 a Ratisbona, che i Media fermarono solo alla questione islamica, e nell’enciclica Spe salvi del 2007, Benedetto XVI aveva già proposto un giudizio sui momenti centrali della modernità: Martin Lutero (1483-1546), l’illuminismo, le ideologie del XX secolo. In ciascuno di questi momenti aveva distinto un aspetto esistenziale dove c’è qualche cosa di condivisibile – la reazione al razionalismo rinascimentale per Lutero, la critica del fideismo e la rivalutazione della ragione nell’illuminismo, il desiderio di affrontare i problemi e le ingiustizie causate dalle trascrizioni sociali e politiche dell’illuminismo per le ideologie novecentesche – e un esito finale catastrofico dove, ogni volta, si butta via il bambino con l’acqua sporca e si propongono rimedi peggiori dei mali che si dichiara di voler curare.

Così Lutero insieme al razionalismo butta via la ragione, spiegava Benedetto XVI, smantellando la sintesi di fede e di ragione che aveva dato vita alla cristianità medievale.

L’illuminismo per rivalutare la ragione la separa radicalmente dalla fede, diventa laicismo e finisce per compromettere l’integrità stessa di quella ragione che voleva salvare.

E questo che il papa andrà a festeggiare il 31 ottobre prossimo? Noi ci dissociamo da questo halloween, piuttosto eleveremo ancora più in alto i cuori circondati dalla Corona del Rosario di Maria dal quale, ogni Ave Maria intonata, è un pugno allo stomaco del demonio artefice di questa schizofrenia che sta lacerando la Santa Chiesa di Cristo, la Chiesa una, santa, cattolica e non protestante, non luterana e per nulla ecumenica se, per ecumenismo si intende quel “vangelo diverso” di cui san Paolo ci ammonisce nella Lettera ai Galati.

Benedetto XVI ritratto a Fatima nel 2010.
Benedetto XVI ritratto a Fatima nel 2010.

Nel suo viaggio a Fatima del 2010, così si espresse Benedetto XVI:

«Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora “venuta dal Cielo”, come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana.  […] Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità».











 Commemoriamo Lutero con le parole di Santa Teresa d'Avila la " riformatrice".



  

… in questo tempo mi giunse notizia dei danni e delle stragi che avevano fatto in Francia i luterani e di quanto andasse aumentando questa malaugurata setta. Ne provai gran dolore e, come se io potessi o fossi qualcosa, piangevo con il Signore e lo supplicavo di porre rimedio a tanto male. Mi sembrava che avrei dato mille volte la vita per salvare una fra le molte anime che là si perdevano. 
Ma, vedendomi donna e dappoco, nonché incapace a essere utile in ciò che avrei voluto a servizio del Signore, poiché tutta la mia ansia era, come lo è tuttora, che avendo egli tanti nemici e così pochi amici, decisi di fare quel poco che dipendeva da me. 

Decisi cioè di seguire i precetti evangelici con tutta la perfezione possibile e di adoperarmi perché queste religiose che son qui facessero lo stesso. Fiduciosa nella grande bontà di Dio, che aiuta sempre chi decide di lasciar tutto per amor suo, pensai che, essendo tali le mie consorelle come io le avevo immaginate nei miei desideri, le loro virtù avrebbero compensato i miei difetti e così io avrei potuto contentare in qualche cosa il Signore; infine pensavo che, tutte dedite alla preghiera per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i teologi che la sostengono, avremmo aiutato come meglio si poteva questo mio Signore, così perseguitato da coloro che ha tanto beneficato, da sembrare che questi traditori lo vogliano crocifiggere di nuovo e che egli non abbia dove posare il capo.

Oh, mio Redentore, il mio cuore non può giungere a tanto, senza sentirsi spezzare dalla pena! Che cos’è oggi questo atteggiamento dei cristiani? Possibile che a perseguitarvi siano sempre coloro che più vi devono? Coloro ai quali concedete le vostre migliori grazie, che scegliete per vostri amici, fra i quali vivete e ai quali vi comunicate con i sacramenti? Non sono essi sazi dei tormenti che avete patito per loro?

4. Certamente, Signor mio, non fa proprio nulla chi oggi abbandona il mondo; poiché esso è così poco fedele a voi, cosa possiamo sperare noi? Forse che meritiamo maggior fedeltà di quanta ne ha mostrato a voi? Forse che lo abbiamo gratificato con maggiori benefici, perché ci debba serbare amicizia? Dunque? Che cosa ci possiamo aspettare noi che per bontà del Signore siamo esenti da quel contagio pestilenziale, mentre coloro che vi si trovano son già preda del demonio? Un bel castigo si son guadagnati con le loro mani e un buon profitto di fuoco eterno hanno tratto dai loro piaceri! Se la vedano loro, anche se continua a spezzarmi il cuore vedere che tante anime si perdono. Del male ch’è stato non mi affliggo tanto, ma vorrei che non si perdesse ogni giorno un maggior numero di anime.

5. Oh, mie sorelle in Cristo, aiutatemi a supplicare il Signore affinché ci conceda questa grazia, poiché è proprio questo il motivo per cui egli vi ha qui radunate; questa è la vostra vocazione; questo dev’essere il vostro compito, queste le vostre aspirazioni, questo l’oggetto delle vostre lacrime, questo lo scopo delle vostre preghiere; non quello, sorelle mie, di interessi mondani. Quando ci vengono a chiedere di pregare Sua Maestà perché conceda rendite e denaro, io me ne rido, ma ne sono anche addolorata. Tale richiesta viene proprio da alcune persone che io vorrei supplicassero Dio di poter calpestare tutto. Esse hanno buone intenzioni e, in fondo, si finisce col tener conto della loro devozione, anche se io sono sicura di non essere mai ascoltata in questo genere di preghiere. 

Il mondo è in fiamme; vogliono nuovamente condannare Cristo, come si dice, raccogliendo contro di lui mille testimonianze; vogliono denigrare la sua Chiesa, e dobbiamo sprecare il tempo nel chiedere cose che, se per caso Dio ce le concedesse, ci farebbero avere un’anima di meno in cielo? No, sorelle mie, non è il momento di trattare con Dio d’interessi di poca importanza.

Tornando al tema principale, che è il fine per il quale il Signore ci ha riunite in questa casa dove io desidero ardentemente che noi siamo almeno un po’ tali da contentare Sua Maestà, dico che nel vedere mali tanto grandi e l’impotenza delle forze umane a isolare il fuoco acceso da questi eretici, benché si sia cercato di radunare soldati nell’intento di porre rimedio con la forza delle armi a tale calamità che si estende ogni giorno di più, mi è sembrato necessario seguire la tattica a cui si ricorre in tempo di guerra. 

Quando i nemici hanno fatto irruzione in tutto il paese, il signore della regione, vedendosi alle strette, si ritira in una città che fa assai ben fortificare; di là piomba, di quando in quando, su di essi e coloro che sono nella città, essendo soldati scelti, combattono in modo tale da fare più loro da soli di quel che potrebbero fare molti, se codardi. E così spesso si guadagna la vittoria, o almeno, se non la si ottiene, non si è vinti; infatti, poiché non vi sono traditori, non si può cedere che per fame. Qui, da noi, non ci può essere neppure questa fame a farci arrendere: possiamo, sì, morire, ma essere vinte, mai.

2. Ma perché ho detto questo? Affinché voi intendiate, sorelle mie, che ciò di cui abbiamo supplicare Dio è che nessuno dei buoni cristiani ora rinchiusi in questo piccolo castello passi al nemico e che egli faccia avanzare molto nella via del Signore i capitani di tale castello o cittadella che sono i predicatori e i teologi. E poiché la maggior parte di essi appartiene agli Ordini religiosi, dobbiamo pregarlo affinché possano raggiungere un alto grado di perfezione del loro stato, essendo ciò particolarmente necessario. Infatti, come ho detto, chi ci deve salvare è il braccio ecclesiastico e non quello secolare. E, poiché noi non possiamo nulla, sia con l’uno sia con l’altro, per aiutare il nostro Re, procuriamo di essere tali che le nostre orazioni servano ad aiutare questi servi di Dio i quali, a prezzo di tante fatiche, si sono fortificati con dottrina, virtù e difficili prove, per venire ora in aiuto del Signore.

Santa Teresa d' Avila: " Cammino di perfezione ", cc. 1-3



 
 



[Modificato da Caterina63 28/01/2016 22:01]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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