A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Quando e come un Papa favorisce l'eresia .....

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2016 23:30
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
15/04/2016 17:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


  Su il sipario. Va in scena il teatro del papa

Lesbo e Lampedusa. Porta santa e lavanda dei piedi. La borsa in mano sulla scaletta dell'aereo. Ecco come Francesco attualizza il teatro pedagogico dei gesuiti del Seicento 

di Sandro Magister




ROMA, 15 aprile 2016 – Va riconosciuta a papa Francesco una straordinaria genialità teatrale, da vero gesuita dei secoli d'oro.

La sua apparizione sabato 16 aprile sull'isola di Lesbo, sulle spiagge di approdo dei migranti del Mar Egeo, avrà da sola un impatto formidabile sulla platea del mondo. Il programma della giornata è scarno ma non ci sarà nulla da spiegare e teorizzare, basterà la scena.

Come già a Lampedusa all'alba del suo pontificato, Jorge Mario Bergoglio sta reinventando per l'odierno villaggio globale il teatro pedagogico della Compagnia di Gesù del Cinquecento e Seicento.

Quel sacro teatro barocco aveva le sue regole di spettacolarità. Esigeva molta applicazione negli attori e nel pubblico. Con Bergoglio è diverso. Le sue rappresentazioni sono di semplicità estrema, capaci di conquistare lo schermo, di arrivare a tutti.

L'imponente liturgia cattolica della settimana santa lui ormai la concentra in un solo gesto, la lavanda dei piedi. Che con lui diventa la video-notizia del giorno, condensata nell'immagine del papa con catino e grembiule, chino a terra, che lava e bacia i piedi a malviventi in prigione, a profughi nei campi di raccolta, a cattolici e miscredenti, musulmani e induisti, prostitute, transessuali. Già quattro volte l'ha fatto, e ogni volta con personaggi e in luoghi diversi, che fanno di ogni replica una novità.

Anche l'anno giubilare ha con Francesco la sua scena madre: la porta santa. Le indulgenze e il purgatorio sono spariti, un moderno Lutero non ha più nulla contro cui protestare. La prima porta santa il papa l'ha aperta non a Roma ma nel profondo del continente nero, nella capitale della Repubblica Centrafricana in piena guerra civile. Un palcoscenico scelto per mostrare che cos'è quella misericordia di Dio che lava tutti i peccati del mondo. E solo dopo Francesco ha aperto la porta santa della basilica di San Pietro. E poi ancora quella dell'ostello dei poveri, presso la stazione ferroviaria di Roma.

Un venerdì al mese il papa compare inoltre a sorpresa in un ospizio per vecchi abbandonati o in un centro di ricupero per tossicodipendenti, in luoghi ogni volta accuratamente studiati.

Sono questi i gesti di Francesco che fanno il giro del mondo, virali. All'aeroporto di Fiumicino, in partenza per Cuba lo scorso settembre, ha tenuto a farsi salutare dalla famiglia siriana che ha ospitato in una casa del Vaticano, poco fuori le mura. Poi si è fatto dare la sua vecchia cartella e con questa in mano ha salito la scaletta dell'aereo, come fa sempre. Perché tutti imparino che non ha portaborse, che fa e decide da sé, e infatti non c'è una volta che gli compaia accanto l'uno o l'altro dei suoi due segretari personali.

La teatralità di Francesco è fatta anche della capacità di occultare ciò che gli può danneggiare l'immagine. Lo scorso 21 marzo, il lunedì della settimana santa, ha ricevuto in Vaticano Nicolas Sarkozy e Carla Bruni. E miracolosamente è riuscito a non far trapelare la notizia e le foto.

Con i capi di Stato e di governo, nelle foto in posa, è attentissimo a graduare i sorrisi, assegnando a ciascuno il punteggio che merita.

Faccia scura con François Hollande, ricevuto poco dopo la legalizzazione in Francia del matrimonio per lesbiche e gay.

Faccia tetra col neopresidente argentino Mauricio Macri, laico e liberale, la cui vittoria è stata per Bergoglio una bruciante sconfitta.

In Argentina tutti lo ricordano come tipo riservato, sempre serio in volto. Ma da papa, a contatto diretto con le folle, è tutto l'opposto. È un'esplosione di giovialità, talmente ben recitata da apparire spontanea.

Anche a parole ama improvvisare ed è un fiorire di aneddoti e di battute, che trae da un suo repertorio non ricco ma ben assortito. Ama interagire con il pubblico. Dice una frase e la fa ripetere in coro dalla folla una, due, tre volte di seguito, per ben fissargliela in testa.

Appena eletto papa ha subito sostituito il suo palcoscenico quotidiano. Non più il Palazzo Apostolico, così adatto ai classici del teatro, ma Casa Santa Marta, perfetta per la sua commedia dell'arte.

__________


Alle rappresentazioni teatrali messe in scena dai gesuiti del Cinquecento e Seicento è dedicato un capitolo del volume "Diego Laínez (1512-1565) and His Generalate", pubblicato a Roma nel 2015 nella "Bibliotheca Instituti Historici Societatis Iesu".

Ne ha riprodotto un estratto "L'Osservatore Romano" del 14 gennaio 2016:

> Teatro pedagogico


__________


Questa nota è uscita su "L'Espresso" n. 16 del 2016, in edicola dal 15 aprile, nella pagina d'opinione dal titolo "Settimo cielo" affidata a Sandro Magister.

Ecco l'indice di tutte le precedenti note:

> "L'Espresso" al settimo cielo

__________



Teatro pedagogico

Estratto del volume: "Diego Laínez (1512-1565) and his Generalate", Institutum Historicum Societatis Iesu, Roma, 2015. Da "L'Osservatore Romano" del 14 gennaio 2016 

di Mirella Saulini




La settimana di festeggiamenti che fece seguito all’elezione del primo successore di Ignazio di Loyola, Diego Laínez, fu chiusa da "un’appropriata rappresentazione teatrale".

Non poteva essere altrimenti: da qualche anno infatti nei collegi della Compagnia di Gesù venivano composte, per lo più dai maestri di retorica, e recitate, dagli allievi, opere teatrali; occasione per la messinscena erano sia i momenti significativi del calendario scolastico, sia eventi che, come quello suddetto, meritassero una celebrazione particolare.

Era nato così il teatro dei Gesuiti, il quale si distingue tra quelli dei diversi ordini religiosi tanto per la sua strutturazione e organizzazione, quanto per la ricchezza del repertorio. Nel corso del tempo, alla pratica scenica si affiancarono problemi e discussioni di poetica che completano il valore culturale della produzione e la inseriscono a pieno diritto nella storia del teatro, non soltanto di quello sacro: la produzione raccolse infatti tanto l’eredità delle rappresentazioni sacre medioevali che quella del dramma classico, anticipando al contempo la spettacolarità del teatro barocco.

La tragedia "Ecerinis" (1314), di Albertino Mussato, segnò l’inizio del teatro neolatino che rimase vivo per lungo tempo in Europa, anche nei Paesi protestanti. Esso attinse per i propri soggetti all’Antico Testamento, ma anche al mito e alla storia. Va ricordato altresì che in Francia, e in tutta Europa, maturò, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, una significativa esperienza di teatro universitario.

E in Francia, a Parigi, giunse, il 2 febbraio 1528, Ignazio di Loyola, che là incontrò i primi compagni e conseguì, nel 1535, anno in cui ripartì dalla città, il titolo di maestro in Arti. I drammi recitati nei collegi universitari mostravano esempi di costanza e coraggio, volevano ispirare il disgusto per i vizi e rinsaldare la fede, avevano un valore edificante che il teatro dei Gesuiti farà proprio.

Durante il soggiorno parigino, Ignazio, e con lui Laínez, appresero altresì il valore pedagogico delle celebrazioni accademiche e in particolare delle rappresentazioni teatrali, che costituivano per gli allievi un’utile forma di esercizio.

All’arrivo in Italia, i primi Gesuiti applicarono la lezione parigina: per esempio nel 1552 a Ferrara all’apertura dell’anno scolastico si recitarono poemi e orazioni; si passò poi a forme più elaborate e i dialoghi vennero intermediati da versi messi in musica; nel 1556, a Bologna, si tennero rappresentazioni sacre in occasione del Natale e della Pasqua.

Nel 1554 al Collegio Romano, gli otto giorni di dispute accademiche inaugurali si conclusero probabilmente con un poema dialogico di Andrea Frusius, "De scientiarum honestate ac utilitate dialogus". Nel medesimo collegio, il 5 novembre 1564 iniziò con un dialogo la prima premiazione degli studenti meritevoli delle classi di grammatica, umanità e retorica.

Poemi, orazioni e dialoghi sono parte integrante del programma didattico e formativo e in occasioni solenni divengono atto pubblico; essi rappresentano la primissima fase del teatro dei Gesuiti, ma già nel 1555 in più di un collegio si rappresentavano drammi a soggetto edificante.

Bisognerà arrivare alla fine del Cinquecento e ai primi decenni del Seicento, i secoli del massimo splendore, perché lo sviluppo di quel teatro si consolidi, anche grazie all’emergere di autori di grande spicco.

Gli storici hanno ormai ampiamente dimostrato che la Compagnia non nacque come ordine insegnante e che soltanto le circostanze, non ultima la necessità di formare i membri dell’ordine stesso, spinsero Ignazio nella nuova direzione. Si può dire che il cammino del teatro dei Gesuiti vada di pari passo con l’ampliamento della rete dei loro collegi e come il numero di questi aumentò presto in tutto il mondo.

Così si diffuse l’attività teatrale, significativa componente della didattica. Proprio in forza del suo essere intrinseca al "curriculum studiorum", sarà la stessa "Ratio atque institutio studiorum Societatis Iesu" a stabilirne lo statuto, considerandola mezzo atto a stimolare l’impegno degli allievi. La "Ratio" le riconosce altresì un modesto valore propagandistico, in quanto "i fanciulli possono mostrare in teatro un qualche esempio del proprio studio, azione e memoria".

L’uomo che s’intende formare nelle scuole deve unire alla fede e all’integrità morale una solida cultura; il programma "includeva la teologia e i casi di coscienza che non erano discipline proprie di un curriculum umanistico. L’insegnamento di queste discipline [umanistiche] e lingue [latino, greco, ebraico] verso la metà del XVI secolo era inseparabile da una sorta di fede nel potere formativo del programma educativo di cui erano espressione. Il programma gesuitico era una specie all’interno del genere".

Ma l’allievo, non sempre destinato alla vita ecclesiastica, doveva entrare nel mondo possedendo gli strumenti necessari, primo tra tutti l’uso attento della parola; da qui l’importanza attribuita alla retorica. Il teatro è un esercizio scolastico atto a soddisfare lo scopo, a mostrare al pubblico, per la gloria del collegio, come quello scopo sia stato raggiunto e a elevare spiritualmente, dal momento che si sceglie un soggetto sacro e onesto, l’allievo attore ancor prima che lo spettatore.

Il nucleo di significato del teatro dei Gesuiti è chiaro sin dall’inizio e rimarrà immutato nel tempo: le vicende portate sulla scena sono manifestazioni dello scontro tra il Bene e il Male, le due forze che si combattono nell’animo dell’uomo e nel mondo come due eserciti in guerra: comandanti ne sono Dio e Satana, il Cristo e l’Anticristo. Sul palcoscenico l’azione premia il Bene, perché sia dimostrata la necessità di seguirlo per conquistare la vita eterna e perché allievi e pubblico imparino a praticarlo.

Va detto che la metafora dei due eserciti nemici non è nuova; dalla Lettera di san Paolo agli Efesini fino alla meditazione ignaziana dei due vessilli nel quarto giorno della seconda settimana degli Esercizi spirituali, essa può considerarsi un "topos" della letteratura ascetica.

Non è questo l’unico collegamento che si è individuato tra l’opera di sant’Ignazio e il teatro: dalla "compositio loci" alla suddivisione delle contemplazioni che spingono l’esercitante a vedere e sentire le persone in una sorta di teatro sacro interiore, fino alla teatrabilità di singoli esercizi, molto nel testo ignaziano rimanda alla scena teatrale.



__________







Chiedo scusa, ma non capisco

di Rino Cammilleri
20-04-2016

Caro direttore
,

Tutti mi sono testimoni che finora, su questo Papa, sono stato zitto. Molte erano le cose che, onestamente, non mi quadravano nel suo agire, ma mi sono sempre detto: il Papa è lui, e chi sono io per giudicare? Ma sabato al telegiornale ho visto la scena straziante di un cattolico pachistano in lacrime, col cuore spezzato e la schiena pure a furia di stare genuflesso ai piedi del papa: un poveraccio che non sapeva se ridere per la gioia inaspettata o piangere per la disperazione. Ripeto: un cattolico, e pachistano. 

Ed è inutile qui ribadire quel che sanno tutti sulla situazione del posto da cui scappa. Poi lo stesso tiggì mi comunica che il Papa, sul suo aereo, s’è imbarcato tre famiglie musulmane, in nome e per conto della solita Sant’Egidio. Musulmane. A chi gli ha fatto notare l’incongruenza (e non ci voleva certo un kattolico come me per accorgersene) ha risposto che: a) è stato lo Spirito Santo a ispirarlo, b) quei dodici musulmani avevano le carte in regola. Gli unici, a quanto pare, su decine di migliaia di «profughi». Uno dei quali, lungamente intervistato dallo stesso tiggì, era un nero della Sierra Leone. Profugo pure lui? E da quale guerra scappava, da quella all’Ebola? 

Bene, spenta la tivù, mi sono arrampicato sugli specchi per cercare una pezza di giustificazione. Mi sono detto: vorrà apparire imparziale, far vedere che il papa è padre di tutti; magari, se avesse imbarcato solo cattolici, gli altri cristiani e pure i musulmani avrebbero potuto accusarlo di faziosità. Ma poi mi sono replicato: il papa è padre non di tutti ma dei cattolici. E se un cattolico viene posposto dal Papa a un musulmano, allora chiunque può pensare che per il papa una religione vale l’altra (questo è il «messaggio» che parte, non un altro), meglio essere musulmani che cattolici, perché Maometto difende i suoi figli, Cristo (di cui il Papa è vicario) no. 

Nella stessa linea del «messaggio» lanciato con le contorsioni sinodali sulla comunione ai divorziati: non vale la pena di rispettare le regole, basta aspettare la prima sanatoria (come nell’edilizia abusiva). Siamo in una società liquida, perciò anche la religione si adegua. 

Perdono, ma ciò è quanto, a questo punto, ho capito io. E, poiché faccio il saggista e giornalista cattolico da trent’anni, se questo è quel che ho capito io figuriamoci gli altri. Ora, è vero che il Papa è lui e chi sono io per giudicare, ma poiché non ci capisco più niente non so a chi altro chiedere. Chiedo scusa se il mio tono è franco e poco reverente, ma papa Bergoglio, mi pare, non ama i salamelecchi reverenziali né il bacio alla sacra pantofola, perciò ne approfitto e mi adeguo. Detto questo, ritorno nel mio guscio. 

Auguri ai dodici musulmani che, al posto del gommone, hanno avuto la fortuna dell’aereo pontificio. Altri dodici musulmani in Italia. A Roma troveranno pure la più grande moschea d’Europa. Nel Pater noi cristiani preghiamo «non ci indurre in tentazione», ebbene, vedendo quanto siano rispettati, coccolati, temuti, riveriti e favoriti, pure dal Papa, i musulmani, e quanto siano sputati, derisi e vessati i cattolici, uno potrebbe cominciare a pensare che, in fondo, se «il nome di Dio è misericordia», guarda un po’, si tratta di uno dei novantanove nomi di Allah. Dunque… 




[Modificato da Caterina63 20/04/2016 14:04]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:34. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com