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La Chiesa di oggi ha forse dimenticato Paolo VI Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ?

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2015 16:24
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24/07/2015 20:23
 
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La vera rovina dell’umanità


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Il peccato “inquina” le nostre anime.


Il Papa ha incontrato una settantina di sindaci ed ha fatto loro un discorso (vedi qui) che in sé riga, è fatto bene, nulla da eccepire se non che per un fatto strano: il Papa non menziona mai che fra le prime cause dei mali che affliggono il mondo c’è IL PECCATO degli uomini.


Tutti i mali, qui denunciati nel suo discorso, sono di natura esclusivamente ECOLOGICA.


Ora, se è vero che UNA PARTE di questi mali deriva ANCHE da come maltrattiamo la natura, la parte più grave e minacciosa non sta nella deforestazione ma nei peccati dei Dieci Comandamenti i quali, se rispettati includono senza dubbio anche il rispetto per la natura con le sue conseguenze.


Ora, dice il Papa in questo passo:


“Dall’altro lato, è in gioco la salute. La quantità di “malattie rare”, così si chiamano, che provengono da molti elementi usati per fertilizzare i campi – o chissà, ancora non si sa bene la causa – ma comunque da un eccesso di tecnicizzazione” ????


se “ancora -chissà – non si sa ancora bene”, non si può concludere con “comunque da un eccesso di tecnicizzazione”….


se si  ammette che non si sanno ancora le cause, allora non si da colpa ad una causa sola come conclusione del discorso, specialmente se a concludere il discorso è un Pontefice.


Il Papa ha sposato la linea ideologica ambientalista, non si scappa, lui crede in una interpretazione dei fatti dal momento che esistono diverse interpretazioni scientifiche e nessuna, attualmente – compresa quella sposata dal Papa – nessuna è provatamente l’unica e la definitiva, si va ancora per tentativi.


NOI invece delle risposte le abbiamo, attenzione, non sono risposte uniche o definitive, ma rispondono a buona parte di quella “causa” che cerchiamo.


pope-francis-iraq-isilPer esempio dalle Apparizioni approvate dalla Chiesa: LA SALETTE….


La Madonna afferma e profetizza che se non ci sarà la conversione AUMENTERANNO LE MALATTIE, Padre Serafino Tognetti – vedi qui – (monaco e primo successore di Don Divo Barsotti nella Famiglia della Comunità dei Figli di Dio da lui fondata e approvata, riconosciuta dal Papa), lo spiega molto bene.


Ed anzi, pare proprio che la Madonna a La Salette, abbia previsto anche l’AIDS quando parla di una malattia mortale misteriosa e prolungata nel tempo per la quale l’uomo, a causa del suo peccare, NON TROVERA’ LA CURA.


Ora, è certo che se io ad una riunione di sindaci vado a dire queste cose diventerei forse ridicola, ma se non le dice IL PAPA chi deve dirlo?


Di ben altra opinione è San Paolo che dice e ammonisce:


“Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.  Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;  perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.  È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti” (1Cor. 11,27-30).


Certo, ci si ammala anche, ANCHE… trattando male la natura, ma la causa principale è il peccare contro Dio dal quale è ovvio che – trattando male Dio – arriveremo a trattare male anche la sua creazione con tutto quel che ne consegue.


Il Papa, ai sindaci, fa giustamente questa osservazione:


“…di fronte ad una domanda che mi hanno fatto ho risposto: “No, non è un’enciclica “verde”, è un’enciclica sociale”. Perché nella società, nella vita sociale dell’uomo, non possiamo prescindere dalla cura dell’ambiente. In più, la cura dell’ambiente è un atteggiamento sociale, che ci socializza, in un senso o nell’altro – ognuno può dargli il valore che vuole – dall’altro lato, ci fa ricevere – mi piace l’espressione italiana, quando parlano dell’ambiente-, del Creato, di quello che ci è stato dato come dono, ossia l’ambiente…”


giustissimo e verissimo ma….


ma se il Papa in primis NON specifica che la DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA MIRA ALLA CONVERSIONE DEGLI UOMINI A DIO, si toglie “la dottrina” e si resta nel sociale!


il “Creato” diventa ne più ne meno una sorta di paradiso terrestre da ricreare attraverso la “conversione all’ecologia” (termine usato da Radio Vaticana per presentare il Discorso del Papa ai sindaci, ma il Papa NON ha pronunciato questa frase), e rischiamo di cadere nel PANTEISMO, o in un dio astratto, aleatorio.


Nei Vangeli non esiste la “conversione all’ecologia”, Gesù ha mandato i Suoi per convertire i popoli al Cristo e battezzare le persone: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.  Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato».(Mc.16,16);


«Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc.1,15);


«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori». (Mc.2,17).


Predicare il Vangelo, la buona novella che è quella della redenzione, dell’essere stati salvati dal peccato, salvati dall’essere perduti, e non dice di andare a predicare l’ecologia!


Certo si deve fare l’una e l’altra catechesi, ci si educa a comportarci bene e a trattare bene la terra che ci è stata consegnata per farla fruttare, ma insieme non separatamente o disgiuntamente alla conversione al Cristo e non ad un dio generico.


Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco? ” (Lc.23,28-31),


qui Gesù non sta parlando di ecologia!


Leggiamo la risposta che ci viene proprio dal cardinale Ratzinger prima di diventare Papa, nelle famose riflessioni del Venerdì Santo 2005 – vedi qui l’ottava stazione –


” Sentire Gesù, mentre rimprovera le donne di Gerusalemme che lo seguono e piangono su di lui, ci fa riflettere. Come intenderlo? Non è forse un rimprovero rivolto ad una pietà puramente sentimentale, che non diventa conversione e fede vissuta? Non serve compiangere a parole, e sentimentalmente, le sofferenze di questo mondo, mentre la nostra vita continua come sempre. Per questo il Signore ci avverte del pericolo in cui noi stessi siamo.


Ci mostra la serietà del peccato e la serietà del giudizio. Non siamo forse, nonostante tutte le nostre parole di sgomento di fronte al male e alle sofferenze degli innocenti, troppo inclini a banalizzare il mistero del male? Dell’immagine di Dio e di Gesù, alla fine, non ammettiamo forse soltanto l’aspetto dolce e amorevole, mentre abbiamo tranquillamente cancellato l’aspetto del giudizio? Come potrà Dio fare un dramma della nostra debolezza? – pensiamo. Siamo pur sempre solo degli uomini! Ma guardando alle sofferenze del Figlio vediamo tutta la serietà del peccato, vediamo come debba essere espiato fino alla fine per poter essere superato. Il male non può continuare a essere banalizzato di fronte all’immagine del Signore che soffre. Anche a noi egli dice: Non piangete su di me, piangete su voi stessi… perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”


In conclusione


«Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). A questo proposito c’è una frase del gesuita tedesco Alfred Delp, messo a morte dai nazisti: «Il pane è importante, la libertà è più importante, ma la cosa più importante di tutte è la costante fedeltà e l’adorazione mai tradita». Laddove questo ordine dei beni non viene rispettato, ma rovesciato, non ne consegue più la giustizia, non si bada più all’uomo che soffre, ma si creano dissesto e distruzione anche nell’ambito dei beni materiali. Laddove Dio è considerato una grandezza secondaria, che si può temporaneamente o stabilmente mettere da parte in nome di cose più importanti, allora falliscono proprio queste presunte cose più importanti. Non lo dimostra soltanto l’esito negativo dell’esperienza marxista.


Gli aiuti dell’Occidente ai Paesi in via di sviluppo, basati su princìpi puramente tecnico-materiali, che non solo hanno lasciato da parte Dio, ma hanno anche allontanato gli uomini da Lui con l’orgoglio della loro saccenteria, hanno fatto del Terzo Mondo il Terzo Mondo in senso moderno. Tali aiuti hanno messo da parte le strutture religiose, morali e sociali esistenti e introdotto la loro mentalità tecnicistica nel vuoto. Credevano di poter trasformare le pietre in pane, ma hanno dato pietre al posto del pane. È in gioco il primato di Dio.


Si tratta di riconoscerlo come realtà, una realtà senza la quale nient’altro può essere buono. Non si può governare la storia con mere strutture materiali, prescindendo da Dio. Se il cuore dell’uomo non è buono, allora nessuna altra cosa può diventare buona. E la bontà di cuore può venire solo da Colui che è Egli stesso la Bontà, il Bene. Naturalmente si può chiedere perché Dio non abbia creato un mondo in cui la sua presenza fosse più manifesta; perché Cristo non abbia lasciato dietro di sé un ben altro splendore della sua presenza, che colpisse chiunque in modo irresistibile. Questo è il mistero di Dio e dell’uomo, che non possiamo penetrare. Noi viviamo in questo mondo nel quale appunto Dio non ha l’evidenza di una cosa che si possa toccare con mano, ma può essere cercato e trovato solo attraverso lo slancio del cuore, l’«esodo» dall’«Egitto». In questo mondo dobbiamo opporci alle illusioni di false filosofie e riconoscere che non viviamo di solo pane, ma anzitutto dell’obbedienza alla parola di Dio. E solo dove si vive questa obbedienza nascono e crescono quei sentimenti che permettono di procurare anche pane per tutti.
(Gesù di Nazaret, Tomo I, Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Rizzoli, 2007.)



***************


a quanto pare anche Riccardo Cascioli ha fatto delle sottolineature, seppur diverse, a questo incontro. leggere qui http://www.lanuovabq.it/it/articoli-nuova-schiavituquella-del-politicamente-corretto-13335.htm

«L’ecologia è totale, è umana. E questo è quello che ho voluto esprimere nell’enciclica Laudato si’: che non si può separare l’uomo dal resto». Queste parole pronunciate da papa Francesco martedì 21 luglio ai 70 sindaci convocati dalla Pontificia Accademia delle Scienze e Scienze sociali per discutere di “Nuove schiavitù e cambiamenti climatici”, potrebbero rappresentare la critica più radicale all’ambientalismo. Il pensiero ecologista dominante infatti vede l’uomo in conflitto con “il resto”, cioè la natura che lo circonda, e per questo il cardine di ogni politica ambientalista è proprio il massimo limite possibile alla presenza umana: sia quantitativamente, con il controllo delle nascite; sia qualitativamente, con il freno allo sviluppo (che consuma risorse). Non è un segreto – è scritto in molti libri – che per gli ambientalisti il mondo sarebbe molto meglio, e ovviamente in equilibrio, senza la presenza dell’uomo, al punto che le correnti più radicali si spingono fino ad invocare l’autoestinzione del genere umano.

Le parole del Papa che, offrendo una chiave interpretativa alla sua enciclica (“sociale”, “non verde”, ha tenuto a precisare), ha riposto l’uomo al centro del Creato, potrebbero dunque essere la critica più radicale a questo ambientalismo. Potrebbero. 

In effetti, il messaggio uscito dal convegno organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze è di tutt’altro segno, di oggettivo sostegno a un certo ambientalismo che attribuisce all’attività umana ogni genere di male possibile. E non poteva essere altrimenti, visto anche il bizzarro accostamento tra cambiamenti climatici e “nuove schiavitù” che dava il titolo al convegno stesso. La spiegazione del titolo sta nel fatto, diceva la presentazione del presidente della Pontificia Accademia monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, che «il riscaldamento globale è una delle cause della povertà e delle migrazioni forzate, e favorisce il traffico di esseri umani, il lavoro forzato, la prostituzione e il traffico degli organi». Affermazioni azzardate, peggiorate poi dal livello degli interventi che sull’onda dell’entusiasmo ha fatto del riscaldamento globale praticamente la causa principale se non unica delle nuove schiavitù.

Da qui anche la richiesta di un accordo globale sul clima che ci si aspetta venga siglato dai capi di Stato e di governo al summit di Parigi previsto per il prossimo dicembre. 

Sarebbe davvero singolare se in Vaticano credessero sul serio che un accordo sulle politiche climatiche diminuirebbe la povertà, il flusso migratorio, la prostituzione e via dicendo. 

Significherebbe anzitutto che da quelle parti le idee sono piuttosto confuse riguardo alla realtà mondiale. Ad esempio la povertà, dal secondo dopoguerra ad oggi è notevolmente diminuita in tutto il mondo, se è vero – statistiche FAO – che la percentuale di sottonutriti nella popolazione mondiale è scesa dal 37% del 1970 all’11% attuale, il tutto mentre la popolazione raddoppiava (dai 3 miliardi e mezzo circa agli oltre 7 miliardi). E neanche a farlo apposta, un contributo importante per questo risultato lo si deve all’incremento di produzione agricola (tra il 25 e il 40%) favorito dall’aumento di concentrazione nell’atmosfera della tanto vituperata CO2 (anidride carbonica), che è un potente fertilizzante. Peraltro, ci sarà pure un motivo se gli storici del clima definiscono i periodi più caldi della storia – dato che il clima è in continuo cambiamento dall’origine del mondo – “optimum” (romano, medievale), intendendo con questo che sono storicamente i periodi più positivi per la vita umana.

Pensare poi che le migrazioni forzate siano dovute ai cambiamenti climatici causati dall’uomo non trova alcun riscontro nella realtà. È vero che nel corso dei secoli i cambiamenti climatici hanno favorito insediamenti umani (perfino in Groenlandia, il cui nome significa “Terra verde”) o li hanno scoraggiati (tra il XVI e il XVIII secolo, durante la “piccola era glaciale” diverse città delle Alpi svizzere furono cancellate dai ghiacci). Ma tutto ciò è nella natura delle cose. Dei 235 milioni di migranti attualmente costretti a lasciare il proprio paese, nessuno può essere definito un “profugo ambientale”, malgrado questa definizione stia diventando molto popolare. Non a caso nessuno di quelli che approda sulle nostre coste dichiara di essere fuggito dal proprio Paese a causa dell’aumento di uragani che gli impedisce di vivere nel proprio villaggio. Un eventuale accordo a Parigi non aiuterebbe il governo Renzi nell’affrontare l’emergenza sbarchi. 

E se pensiamo al traffico di esseri umani che c’è in Asia, soprattutto donne portate a forza in Cina da Vietnam e Corea del Nord, invece che prendercela con un leggero aumento di temperature dovremmo guardare agli effetti della “politica del figlio unico” in Cina che, provocando uno squilibrio demografico, fa sì che in quel Paese ci siano troppi maschi (già oggi circa 20 milioni) senza una femmina da sposare. Per queste povere donne un eventuale accordo a Parigi non solo non risolverebbe nulla, ma peggiorerebbe addirittura la situazione perché in cambio di una firma in calce all’accordo si perdonerebbe alla Cina anche più di quel che già oggi si fa finta di non vedere.

Che poi anche la prostituzione sia incrementata dai cambiamenti climatici – come si è sentito affermare in questi giorni - è decisamente risibile, a meno che non si intenda l’aumento di fatturato che si registra nelle città che di volta in volta ospitano le mega-conferenze sul clima.

Siccome la Chiesa è giustamente preoccupata dei tanti fenomeni di schiavitù che affliggono il mondo, meglio sarebbe affrontare le vere cause che sono molteplici: culturali, religiose (sarebbe interessante un focus su islam e schiavitù ad esempio), politiche, economiche, e così via.

Ma soprattutto ci si aspetterebbe, almeno in Vaticano, che una menzione – per quanto piccola – fosse riservata al peccato originale che, piaccia o non piaccia, è la “madre di tutte le schiavitù”, da cui tutto il resto discende. E da cui, tempo fa, è venuto Qualcuno a liberarci. Chissà se alla Pontificia Accademia delle Scienze si ricordano Chi è.






e il 28 maggio scorso così profetava e ammoniva Ettore Gotti Tedeschi:

LETTERA APERTA
 

Lettera aperta a Papa Francesco. "Credo sia importante dire con chiarezza che la responsabilità degli squilibri socioeconomici che hanno prodotto povertà diffusa e la conclamata crisi ambientale, si trova nelle tesi dei cosiddetti neomalthusiani, che oggi sembrano venir proposti per contribuire persino a dare indirizzi morali".

di Ettore Gotti Tedeschi

Beatissimo Santo Padre,

mi permetta di rivolgermi direttamente a Lei dopo aver seguito il dibattito e tante dichiarazioni - anche di uomini di Chiesa - riguardo alle tematiche ambientali e dello sviluppo.

Credo sia importante fugare ogni ambiguità e dire con chiarezza che la vera responsabilità degli squilibri socioeconomici che hanno prodotto povertà diffusa e la conclamata crisi ambientale, si trova nelle tesi dei cosiddetti neomalthusiani e affini, che oggi sembrano venir proposti per contribuire persino a dare indirizzi morali per affrontare il problema ambientale ed economico. Poiché sappiamo bene che se una diagnosi è sbagliata o falsata, la prognosi sarà altrettanto sbagliata.

La crisi economica in corso e gli squilibri ambientali verificatisi negli ultimi decenni, sono stati originati dalla applicazione delle teorie neomalthusiane (divulgate all’inizio in più università americane negli anni 1970-80) che hanno ispirato e “forzato” il crollo delle nascite nel mondo occidentale.

Ma come può crescere realmente e sostenibilmente il Pil (Prodotto interno lordo), se la popolazione non cresce?
In realtà (illusioni a parte) può accadere solo facendo crescere i consumi individuali. Perciò per correggere e compensare i rischi del conseguente crollo della crescita del Pil, fu adottato il cosiddetto “modello consumistico”. In una società matura e con morale relativizzata (nichilista) non è stato difficile proporre all’uomo occidentale, quale vera e principale soddisfazione, quella materiale–consumistica. Ma per soddisfare l’esigenza di consumismo diffuso, si sono anche creati i presupposti di povertà e di sfruttamento dell’ambiente. Ciò è avvenuto deindustrializzando i paesi occidentali, troppo costosi produttivamente, e delocalizzando: trasferendo cioè produzioni in paesi a basso costo di mano d’opera, ancora impreparati alla tecnologia protettiva dell’ambiente.

Per far consumare di più si è anche stimolata la trasformazione del risparmio in consumo, sottraendo al sistema bancario una base monetaria per il credito e soprattutto privando le famiglie di autoprotezione. La crescita zero della popolazione, auspicata dai neomalthusiani (due figli a coppia) ha poi determinato il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, con conseguente crescita dei costi fissi (sanità e pensioni) compensati da equivalente crescita delle tasse, che han prodotto riduzione dei redditi, degli investimenti e crescita del debito.

Per evitare il collasso conseguente nella crescita economica si è forzata sempre di più la crescita dei consumi, e sempre più a debito. Ma si è forzata anche la crescita della produzione delocalizzata, meno attenta allo sfruttamento dell’ambiente. L’origine della crisi economica, della povertà incombente e degli squilibri ambientali, sono conseguenza di questa dottrina neomalthusiana.

Come potrebbe essere ora questa stessa dottrina a risolvere i problemi che ha creato? Il rischio è che questa si preoccupi invece di far mancare il sostegno alla vera crescita economica: quello alla famiglia e alla crescita equilibrata e consapevole del numero di figli. Così mancheranno ancor più le risorse per riequilibrare le strategie produttive globali e investire in tecnologia pro-ambiente. Mancheranno sempre più le risorse per mantenere i vecchi, creare lavoro per i giovani e proteggere i più deboli.  

Ma come si può pensare che una cultura neomalthusiana e abortista che nega la sacralità della vita umana e considera l’uomo animale intelligente, frutto dell’evoluzione di un bacillo, ma cancro della natura e orientato solo a consumare, possa elaborare progetti per l’ambiente e per l’uomo? Come si può pensare di riferirsi a soluzioni per l’ambiente proposte da chi vede una pseudo soluzione ambientale-economica prioritaria verso la vera soluzione di consapevolizzazione morale dell’uomo attraverso una maturazione spirituale ed intellettuale?  

Ciò che in più stiamo rischiando, tollerando soluzioni malthusiano-ambientaliste, è permettere all’ambientalismo di affermarsi quale religione universale nel mondo globale dove coesistono diverse culture religiose. Questo ambientalismo malthusiano rischierà di creare maggiore povertà, maggiori squilibri socioeconomici e minor tutela vera dell’ambiente.

San Francesco amava le creature e l’ambiente, quali opere del suo amato Creatore, secondo il fine da Lui previsto.  

Perciò confido in Lei, Beatissimo Padre, con filiale devozione.

Ettore Gotti Tedeschi



e si legga anche dell'8 giugno scorso:

L'ENCICLICA E I SUOI INTERPRETI
 

Leggendo autorevoli commenti preventivi all'enciclica in uscita il 18 giugno, si capisce che c'è chi proporrà il modello "kasperiano" di distinzione tra dottrina e prassi. La dottrina nell’Enciclica sarà magistrale, la prassi le permetterà di esser interpretata ed adattata in ogni parte del mondo e circostanza diversa.

di Ettore Gotti Tedeschi








[Modificato da Caterina63 24/07/2015 23:23]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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