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Fondamenti biblici della Consacrazione a Maria

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2016 19:16
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14/08/2015 12:17
 
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p. Settimio M. Manelli. I fondamenti biblici della Consacrazione alla Vergine Maria

 
Il testo che segue, di p. Settimio M. Manelli FI, è tratto dagli Atti del Simposio Mariologico Internazionale sulla Consacrazione alla Vergine Maria - Frigento 5-7 luglio 2010, Casa Mariana Editrice, 2011, pag.11-90.
Si tratta di un testo sapienziale, di quelli che aprono numerosi usci verso la trascendenza e mettono in rapporto col Signore e con la Sua e nostra Madre.
 
La consacrazione a Maria, com'è noto, non è semplicemente un fatto devozionale e privato, come purtroppo sono portate a ritenere le generazioni postconciliari, per effetto dell'attuale scadimento della devozione. La consacrazione alla Madre di Gesù e nostra è un luogo teologico, cioè una realtà rivelata, contenuta per intero nella Rivelazione e nella Tradizione della Chiesa.

Quello che segue è solo uno stralcio, ricavato dalla scansione, che ha richiesto un lungo e paziente lavoro supplementare di ricostruzione delle molte preziose citazioni bibliche dal greco e dall'ebraico.

Ho messo a disposizione il testo integrale in pdf, leggibile e/o scaricabile dal sito internetica.it
Vuol essere un mio piccolo tributo all'Assunta in spirito di gioiosa condivisione con chi leggerà e certamente ne trarrà frutti copiosi secondo la volontà del Signore.

Nello stesso spirito, a domani, la pubblicazione di un altro testo. Una relazione, dagli Atti dello stesso Simposio, del fondatore dell'Ordine,  p. Stefano M. Manelli FI, sul Quarto voto: il Voto mariano di Consacrazione all'Immacolata. (M.G.)

 I FONDAMENTI BIBLICI DELLA CONSACRAZIONE ALLA VERGINE MARIA
Padre Settimio M. Manelli, FI

Introduzione

Da sempre i Pontefici, i concili, i grandi Santi e i dottori della Chiesa che hanno parlato della Madre di Dio, sia attraverso il magistero solenne, sia mediante discorsi spirituali, sia tramite la predicazione popolare, hanno attinto alle pure fonti della Rivelazione, Sacra Scrittura e Tradizione, illustrando così mirabilmente il mistero di Maria e spingendo i fedeli ad amare, servire, pregare con fiducia la loro Madre celeste. Grazie al genio di alcuni uomini ispirati, di generazione in generazione i Pontefici e tutto il popolo di Dio, per esprimere il loro grande amore alla Beata Vergine Maria, hanno adottato pratiche devozionali e formule di preghiera che erano il frutto della meditazione e della rielaborazione dell'insegnamento magisteriale, calato nella vita, nelle aspirazioni, negli affanni e nei bisogni della vita quotidiana, riconoscendo in Maria Santissima la via privilegiata per incontrare Dio e per compiere la sua Volontà. Il Concilio Vaticano II, sulla scia della tradizione ininterrotta, ha continuato a sottolineare l'importanza del legame del culto con le fonti della Rivelazione e ha incoraggiato a mostrare con sempre maggior luminosità i fondamenti biblici e tradizionali delle pratiche devozionali del popolo santo di Dio.


Il presente contributo ha lo scopo di mostrare che la consacrazione a Maria, pratica ampiamente diffusa, è solidamente fondata sulla Sacra Scrittura. Si tenterà di chiarire a livello terminologico in che cosa consista la consacrazione a Maria, cercando di evitare di cadere nel filologismo, ossia in quella tendenza che riduce l'esegesi e la teologia a pura filologia[1], che diventa letteralismo e che, in definitiva, asservisce il testo sacro all'ideologia.

Natura e scopo della consacrazione a Maria

La consacrazione a Maria, intesa in senso analogico[2] rispetto alla consacrazione fondamentale rivolta a Dio e da Dio realizzata, va concepita come l'atto con cui si dona interamente a Lei la propria anima e la propria vita, realizzando una sorta di dipendenza da Lei, allo scopo di raggiungere in modo più rapido e perfetto il fine della propria esistenza, ossia la glorificazione di Dio e la propria santità. La consacrazione a Maria conduce i cristiani alla perfetta unione con Dio nella santità di vita e di opere. In questo senso si può ritenere che la consacrazione a Maria, lungi dall' essere contraria o alternativa alla consacrazione fondamentale di tutti i credenti a Dio, che si realizza con il Battesimo, ne favorisce piuttosto lo sviluppo e l'approfondimento.
 
La consacrazione a Maria ha il suo solido fondamento nella Rivelazione divina ed è frutto dello sviluppo della comprensione teologica del mistero dell'Incarnazione e della missione soprannaturale affidata da Dio alla madre di Gesù. Tale solido fondamento risiede perciò nell'esemplarità di Cristo e nella Maternità spirituale e universale di Maria, proclamata da Cristo dall'alto della Croce[3]. La persona e la missione di Maria sono unite e dipendenti dalla persona e dalla missione di Gesù Cristo. Con lo stesso decreto eterno con cui fu previsto Cristo fu predestinata anche Maria. Per questo il fondamento della consacrazione a Maria va individuato anzitutto nell'esempio stesso di Cristo, che, dal giorno della sua "incarnazione", instaura relazioni filiali con Maria, dunque di una certa "dipendenza" da Lei[4]. Poi nella missione unica della Vergine quale mediatrice materna di salvezza e di Redenzione, in unione e in subordinazione all'unica mediazione universale di Cristo, suo Figlio, di cui non mette minimamente in ombra la missione[5].
a) Una pratica diffusa
Partiamo da una constatazione. La consacrazione a Maria è una pratica diffusa nella cristianità a livello mondiale. Basti pensare ai reiterati atti di consacrazione a Maria fatti dai Pontefici nel secolo XX, soprattutto in risposta agli appelli della Madonna di Fatima, fino alla recentissima consacrazione a Maria di tutti i sacerdoti e di tutti i fedeli, fatta, separatamente, dal papa Benedetto XVI a Fatima durante il suo viaggio apostolico in Portogallo il 12 maggio 2010 ai piedi della statua della Vergine[6], e rinnovata a Roma dopo la Santa Messa di chiusura dell'Anno sacerdotale (19 giugno 2009 - 11 giugno 2010)[7]. Ecco le parole della preghiera recitata dal Pontefice:
«Madre Immacolata,
in questo luogo di grazia,
convocati dall'amore del Figlio tuo Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote,
noi, figli nel Figlio e suoi sacerdoti,
ci consacriamo al tuo Cuore materno
(consagramo-nos ao vosso Coracào materno),
per compiere con fedeltà la Volontà del Padre.
Con questo atto di affidamento e di consacrazione
(Com este acto de entrega e consagracào),
vogliamo accoglierti in modo
più profondo e radicale,
per sempre e totalmente,
nella nostra esistenza umana e sacerdotale...».
Nell'udienza generale tenuta mercoledì 19 maggio a Piazza San Pietro a tre giorni dal ritorno da Fatima, il Santo Padre, facendo il resoconto del suo viaggio apostolico in Portogallo, tra l'altro disse: a Fatima «non ho mancato di affidare e consacrare al Cuore Immacolato di Maria, vero modello di discepola del Signore, i sacerdoti di tutto il mondo». Come si può facilmente osservare, in questi interventi del Papa vengono usati due termini: affidare e consacrare, per esprimere l'atto di donazione di sé alla Vergine. Tutto lascia pensare che non siano usati come sinonimi, ma che attraverso essi il Papa voglia esprimere una realtà spirituale profonda, non più ampia degli angusti confini del vocabolario in nostro possesso.

Prima di papa Benedetto XVI, il servo di Dio Giovanni Paolo II ha scelto come suo motto la frase:"Totus tuus" ego sum, Maria, evidente formula di consacrazione mariana. Con questa scelta il Papa pose tutto il suo pontificato nelle mani e nel Cuore delle Madre di Dio. Nel suo lungo Pontificato, papa Wojtyla molte volte ha fatto riferimento alla consacrazione a Maria, spingendo i fedeli di tutto il mondo a vivere coscientemente e intensamente la loro dipendenza filiale nei confronti di Maria. La pratica della consacrazione a Maria, come ci dicono gli storici della mariologia, ha radici molto antiche, risalendo al periodo patristico. San Giovanni Damasceno sembra il primo a parlare in modo esplicito di consacrazione a Maria[8]. Per indicarla usa il verbo ἀνατίθημι: «Ti consacriamo mente, anima e corpo». Questo verbo, osserva S. De Fiores, «designa una vera consacrazione, come quella alla divinità, salvo le debite proporzioni»[9]. I Pontefici si inseriscono in un filone d'oro, che si è impreziosito lungo i secoli grazie ai numerosi santi che hanno vissuto e insegnato la consacrazione mariana e ai grandi teologi che ne hanno scritto.

Tale pratica ebbe il suo sviluppo maggiore a partire dal XVII secolo con san Luigi Maria Grignion da Montfort, fino ai nostri giorni, con san Massimiliano Kolbe e il Voto mariano dell'illimitata consacrazione all'Immacolata dell'Istituto di diritto pontificio dei Francescani dell'Immacolata (Frati, Suore, Clarisse, Terziari e membri della Missione dell'Immacolata Mediatrice).
 
È utile soffermarsi su uno dei più grandi santi mariani che hanno insegnato e propagato, con la vita e con le opere e gli scritti, la pratica della consacrazione a Maria, san Luigi M. Grignion da Montfort, il quale nel suo mirabile Trattato della vera devozione a Maria parla di consacrazione a Gesù mediante Maria, riconoscendo una profonda unione tra l'atto di consacrazione a Gesù e l'atto di consacrazione alla Madonna[10]. Il da Montfort usa la formula «consacrazione a Gesù mediante Maria», senza rinunciare all'espressione diretta: «consacrazione a Maria». Nella parte terza del suoTrattato, in cui parla dei contenuti della perfetta consacrazione a Gesù Cristo, afferma testualmente che il modo migliore per consacrarsi perfettamente a Cristo è consacrarsi a Maria. Subito dopo spiega poi che questa consacrazione consiste nel donarsi a. Lei senza riserve. Ecco le sue parole: «.Tutta la nostra perfezione consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo[11]. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un'anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un'anima sarà consacrata a lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo. La perfetta consacrazione a Gesù Cristo, quindi, altro non è che una consacrazione perfetta e totale di se stessi alla Vergine santissima e questa è la devozione che io insegno. O, in altre parole, essa è una perfetta  rinnovazione dei voti e delle promesse del santo Battesimo» (VD 120).
Nel paragrafo successivo il da Montfort spiega in che cosa consista questa devozione, ossia «nel darsi interamente alla santissima Vergine allo scopo di essere, per mezzo suo, interamente di Gesù Cristo». Specifica poi che questa consacrazione esige che a Maria si dia:
«1. il nostro corpo, con tutti i suoi sensi e le sue membra; 2. la nostra anima, con tutte le sue facoltà; 3. i nostri beni esterni, cosiddetti di fortuna, presenti e futuri; 4. i nostri beni interni e spirituali, vale a dire i nostri meriti, le nostre virtù e le nostre buone opere passate, presenti e future. In breve, bisogna darle tutto quanto abbiamo nell'ordine della natura e della grazia e tutto quanto potremo avere nell'ordine della natura, della grazia o della gloria. E ciò senz'alcuna riserva, nemmeno di un soldo, di un capello e della minima buona azione. E ciò per tutta l'eternità e senza pretendere né sperare altra ricompensa per la nostra offerta e il nostro servizio che l'onore di appartenere a Gesù Cristo per mezzo di Maria e in Maria, quand'anche questa amabile sovrana non fosse, come lo è sempre, la più generosa e la più riconoscente delle creature» (VD 121). E poco più avanti: «Con questa forma di devozione ci si consacra nello stesso tempo alla Vergine santa e a Gesù Cristo: a Maria, come al mezzo perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e unirci a Lui; a nostro Signore, come al nostro fine ultimo, cui dobbiamo tutto ciò che siamo, perché è nostro Redentore e nostro Dio» (VD 125).
Dunque, secondo il da Montfort, le due formule formano una cosa sola. Quando si parla di consacrazione a Maria si intende sempre una donazione completa di sé a Lei, fino a raggiungere la quasi "transustanziazione" in Lei, per usare una ardita formula di san Massimiliano Kolbe[12], perché Ella ci aiuti a raggiungere la più stretta unione con Dio[13].

Ora tutto questo è in perfetta linea con la rivelazione biblica. Infatti, la Sacra Scrittura insegna che il Signore Dio, lungo la storia della salvezza, si è sempre servito di mediatori umani per condurre e salvare il suo popolo, come pure la Scrittura insegna che il popolo di Dio ha fatto ricorso a mediatori per avvicinarsi a Dio.

Non esiste contrasto, dunque, tra la consacrazione a Dio e la consacrazione alla Madonna. Padre A. Apollonio giustamente vede nell'esemplarità di Cristo (cf Lc 1,26-38) e nella maternità spirituale di Maria (cf Gv 19,25-27) il fondamento della consacrazione mariana che, proprio per questo, non si può opporre alla consacrazione fondamentale a Dio mediante il Battesimo.

A Dio apparteniamo in quanto Lui è il nostro  Creatore e Signore. A Maria apparteniamo come  figli, in forza della Maternità spirituale universale che Ella ha su di noi, per  volontà di Dio. Si parla, perciò, di consacrazione  a Maria in senso analogico[14]. Così spiega J. De  Finance: 
«Costituita per mezzo della Maternità divina Madre di tutti gli uomini, Maria partecipa misteriosamente al ruolo vivificatore universale del Cristo. Noi dipendiamo da Lei in ciò che abbiamo di più profondo: il nostro essere di grazie. Per questo è possibile, in senso secondario, analogico, ma non metaforico, consacrarsi a Lei»[15].
Si deve dire che la consacrazione a Maria è, in definitiva, un mezzo non solo possibile, ma consigliato per vivere meglio la consacrazione battesimale e per portarla a perfezione.
«La consacrazione battesimale e il rinnovo delle promesse battesimali, dunque - scrive padre Apollonio -, non escludono la consacrazione alla Madonna, se questa viene intesa e vissuta come mezzo per perfezionare la stessa consacrazione battesimale e così progredire nel cammino di santificazione. Essendo un "modo eccellente di consacrarsi a Cristo" (san Luigi M. G. da Montfort)  la consacrazione a Maria non deve essere vista come un doppione parallelo alla nostra consacrazione battesimale, bensì il modo eccellente per realizzarla»[16].




 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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