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Fondamenti biblici della Consacrazione a Maria

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2016 19:16
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Sesso: Femminile
14/08/2015 12:18
 
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Applicando questo criterio alla «prospettiva biblica», va detto che «la consacrazione alla Madonna deve intendersi come dinamico perfezionamento della persona nel cammino spirituale che conduce alla piena conformità a Cristo (cf Rm 8,29)»[17].
 
Per questo S. De Fiores può scrivere che «la Scrittura, riservando il termine "consacrazione" al rapporto con Dio, non condanna l'uso analogico di esso nel senso di un'attribuzione parziale e limitata del suo concetto o di qualche suo elemento a una creatura santa come Maria»[18].
 
In effetti, come è stato notato sopra, il termine e dunque il concetto di consacrazione da secoli è stato pacificamente attribuito all'atto con cui una persona fa l'offerta spontanea di se stesso alla Madre di Dio per manifestare il proprio amore verso di Lei, per mettersi a sua completa disposizione, donandosi interamente a Lei e per mettere se stesso e, spesso, i propri cari sotto la sua potente protezione. Questo atto di devozione veniva e viene fatto a vari livelli di intensità. Ciò che differenzia la consacrazione dal semplice affidamento è l'aspetto attivo della consacrazione. Con essa, infatti, si intende fare un atto positivo di offerta completa di sé a Maria in modo da essere sua proprietà assoluta, cosicché Lei possa prendere pieno possesso del consacrato e agire con la massima libertà in lui e attraverso di lui. L'affidamento sottolinea l'aspetto di fiducia, con cui si chiede una speciale protezione alla Vergine, ma denota un atteggiamento passivo. Inoltre, chi affida rimane proprietario di ciò che ha dato in custodia. È un atto paragonabile a quello di colui che mette del denaro in banca affinché sia custodito, magari con molti interessi, ma al momento opportuno lo riprende e lo usa a suo piacimento. Chi consacra qualcosa o se stesso, lo dona senza condizioni in proprietà. In fondo nell'affidamento manca anche quell'aspetto di totalità del dono, presente invece nel concetto di consacrazione. Non solo. Consacrare e consacrazione hanno una valenza sacra, a differenza di affidamento, soprattutto nel linguaggio attuale, in cui affidamento richiama spesso o l'ambito dell'assistenza sociale o quello bancario[19]. Affidamento rimanda, è vero, al concetto pienamente religioso di fiducia, di abbandono fiducioso. Nel concetto di consacrazione si fa, invece, riferimento ad una sacra consegna totale e incondizionata, dunque a un atto di estrema fiducia e di abbandono senza riserve con un fine soprannaturale.
 
Ma se si volesse privilegiare comunque il termine affidamento nel linguaggio comune, soprattutto nelle preghiere rivolte a Maria Santissima, come sta accadendo in più parti, bisogna ricorrere a spiegazioni aggiuntive per esprimere ciò che il termine consacrazione, usato in senso analogico, esprime con immediatezza e con maggiore precisione e intensità.
b) Alcuni interventi magisteriali
Recentemente la Sacra Congregazione per il Culto Divino e i Sacramenti nel Direttorio su Pietà popolare e Liturgia[20] ha dedicato un paragrafo alla consacrazione-affidamento a Maria" (n. 204), riconoscendone la vasta diffusione soprattutto lungo il corso degli ultimi secoli: «Percorrendo la storia della pietà si incontrano varie esperienze, personali e collettive, di "consacrazione - consegna - affidamento alla Vergine" (oblatio, servitus, commendatio, dedicatio).
 
Esse si riflettono nei manuali di preghiera e negli statuti di associazioni mariane, nei quali troviamo formule di "consacrazione" e preghiere in vista o in ricordo di essa». Aggiunge poi che «Nei confronti della pia pratica della "consacrazione a Maria" non sono rare le espressioni di apprezzamento dei Romani Pontefici e sono note le formule da essi pubblicamente recitate[21]. Un ben conosciuto maestro della spiritualità sottesa a tale pratica è san Luigi Maria Grignion de Montfort, "il quale proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali" (RM 48)».
 
Con queste parole il Direttorio riconosce dunque la validità della pratica della consacrazione, apprezzata dai Romani Pontefici e raccomandata dai Santi. Segue un paragrafo di importanza fondamentale, in cui vengono elencati i presupposti teologici che spingono alla pratica della "consacrazione" a Maria:
«Alla luce del testamento di Cristo (cf Gv 19,25-27), l'atto di "consacrazione" è infatti riconoscimento consapevole del posto singolare che occupa Maria di Nazaret nel mistero di Cristo e della Chiesa, del valore esemplare e universale della sua testimonianza evangelica, della fiducia nella sua intercessione e nell'efficacia del suo patrocinio, della molteplice funzione materna che essa svolge, quale vera madre nell'ordine della grazia (cf LG 61; RM 40-44), in favore di tutti e di ciascuno dei suoi figli».
Dunque la "consacrazione" presuppone l'approfondimento «del posto singolare che occupa Maria di Nazaret nel mistero di Cristo e della Chiesa», un posto unico, in cui Maria è elevata al di sopra della condizione del resto dell'umanità ed è posta in una condizione «singolare» per la sua relazione unica con la Trinità Santissima, per la sua Immacolata Concezione, per la sua Maternità divina, per la sua testimonianza evangelica esemplare e per la sua Maternità universale. Ci si consacra a Maria perché Lei è esempio perfetto di vita evangelica, perché ella intercede per noi e ci protegge efficacemente, perché è «Vera Madre nell'ordine della grazia» e per questo svolge molteplici funzioni materne verso tutti i suoi figli[22].

È veramente importante che il Direttorio indichi il fondamento biblico da cui la consacrazione a Maria trae la sua efficacia. Essa va considerata, dice il Direttorio, «alla luce del testamento di Cristo», che dall'alto della Croce ci dona a sua Madre e a sua volta ci fa dono di  Lei: «Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco tua Madre!". E da quell'ora il discepolo l'accolse  con sé» (Gv 19,26-27).
 
Queste parole di Gesù rivelano il «posto singolare che occupa Maria di Nazaret nel mistero di Cristo e della Chiesa». Maria diviene «madre nell'ordine della grazia». Consacrarsi a Lei significa riconoscere il legame filiale che ci lega a Lei e che in noi è all'origine del dono della grazia divina. La consacrazione a Maria ha dunque il suo fondamento ultimo nella Volontà divina manifestata da Cristo dall'alto della Croce. Secondo la divina Volontà, esplicitata dal "testamento" di Cristo, è davvero essenziale entrare in questa relazione di figliolanza con Maria.
 
Il Direttorio tocca a questo punto una questione particolare. Recentemente è stato proposto da alcuni mariologi di sostituire il termine "consacrazione" a Maria, il cui uso è da tempo consolidato nella tradizione, con il termine "affidamento". Il motivo principale che spingerebbe a tale cambiamento sarebbe il pericolo di mettere sullo stesso livello la consacrazione a Maria con la consacrazione a Dio.

Il Direttorio mette giustamente in guardia da un uso impreciso del termine "consacrazione", ma non lo vieta in modo definitivo. «Si osserva - dice il Direttorio - che il termine "consacrazione" è usato con una certa larghezza e improprietà: "si dice, per esempio, 'consacrare i bambini alla Madonna', quando in realtà si intende solo porre i piccoli sotto la protezione  della Vergine e chiedere per essi la sua Materna benedizione"[23]».




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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