IV – Giustizia e bene sociale della famiglia
La famiglia, bene sociale da difendere in giustizia
(24) Il matrimonio e la famiglia rappresentano un bene sociale di prim’ordine: “La famiglia esprime sempre una nuova dimensione del bene per gli uomini, e per questo genera una nuova responsabilità. Si tratta della responsabilità per quel singolare bene comune nel quale è racchiuso il bene dell’uomo: di ogni membro della comunità familiare; un bene certamente ‘difficile’ (bonum arduum), ma affascinante”[47]. È vero che, di fatto, non tutti i coniugi né tutte le famiglie sviluppano tutto il bene personale e sociale possibile[48]. Spetta allora alla società intervenire mettendo a loro disposizione nel modo più accessibile i mezzi necessari per facilitare lo sviluppo dei valori a loro propri, poiché “occorre davvero fare ogni sforzo, perché la famiglia sia riconosciuta come società primordiale e, in un certo senso, ‘sovrana’! La sua ‘sovranità’ è indispensabile per il bene della società”[49].
Valori sociali oggettivi da promuovere
(25) Inteso in questo modo, il matrimonio e la famiglia costituiscono un bene per la società perché proteggono un bene prezioso per gli stessi coniugi. In effetti “la famiglia, società naturale, esiste anteriormente allo Stato e a qualsiasi altra comunità e possiede diritti propri, che sono inalienabili”[50]. Da una parte, la dimensione sociale della condizione di coniuge implica un principio di sicurezza giuridica: il fatto di divenire coniuge appartiene all’essere – e non soltanto all'agire -, la dignità di questo nuovo segno di identità personale deve essere oggetto di un riconoscimento pubblico, e il bene che costituisce per la società deve essere stimato nel suo giusto valore[51]. È evidente che il buon ordine della società è facilitato quando il matrimonio e la famiglia si presentano come ciò che realmente sono: una realtà stabile[52]. Inoltre, l’integralità della donazione dell'uomo e della donna nella loro potenziale paternità e maternità, e l'unione che ne deriva – anch'essa esclusiva e permanente – tra genitori e figli, esprimono una fiducia incondizionata che si traduce in forza e arricchimento per tutti[53].
(26) Da una parte, la dignità della persona umana esige che essa nasca da genitori uniti in matrimonio; dall’unione intima, totale, mutua e permamente – dovuta – che deriva dalla condizione di sposi. Si tratta, pertanto, di un bene per i figli. Tale origine è l’unica capace di salvaguardare realmente il principio di identità dei figli, non soltanto dal punto di vista genetico o biologico, ma anche da quello biografico o storico[54]. D’altra parte, il matrimonio costituisce l’ambito umano e umanizzante più propizio ad accogliere i figli: quello che più facilmente garantisce una sicurezza affettiva, una maggiore unità e continuità nel processo di integrazione sociale e di educazione. “L’unione tra madre e concepito e l’insostituibile funzione del padre richiedono che il figlio sia accolto in una famiglia che gli garantisca, per quanto possibile, la presenza di entrambi i genitori. Lo specifico contributo da loro offerto alla famiglia e, attraverso di essa, alla società, è degno della più alta considerazione”[55]. Infine, la continuità ininterrotta tra coniugalità, maternità/paternità, e parentela (filiazione, fratellanza, ecc.), evita alla società i molti e gravi problemi che sorgono quando si rompe la concatenazione dei diversi elementi e ciascuno di essi viene ad agire indipendentemente dagli altri[56].
(27) Anche per gli altri membri della famiglia l’unione matrimoniale come realtà sociale è un bene. In effetti, in seno alla famiglia nata da un vincolo coniugale, non solo le nuove generazioni sono accolte e imparano a partecipare ai compiti comuni, ma anche le generazioni precedenti (nonni) hanno l’occasione di contribuire all’arricchimento comune: trasmettere le loro esperienze, sentire ancora una volta la validità del loro servizio, confermare la loro piena dignità di persone per il fatto di essere valorizzati e amati per se stessi, partecipando al dialogo intergenerazionale, spesso così fecondo. In effetti, “la famiglia è il luogo dove diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a crescere nella sapienza umana e ad armonizzare i diritti degli individui con le altre istanze della vita sociale”[57]. Allo stesso tempo, le persone della terza età possono guardare all’avvenire con fiducia e sicurezza, sapendo che saranno circondate e curate da coloro che hanno curato per lunghi anni. A questo proposito, sappiamo che, quando una famiglia assolve veramente il proprio ruolo, la qualità d’attenzione agli anziani non può essere sostituita – almeno sotto certi aspetti – da quella delle istituzioni estranee al loro ambiente, per quanto eccellenti e dotate delle attrezzature più avanzate sul piano tecnico[58].
(28) Possiamo considerare anche altri beni per l’insieme della società derivanti dalla comunione coniugale, fondamento del matrimonio e origine della famiglia. Ad esempio, il principio di identificazione del cittadino; il principio del carattere unitario della parentela – fondamento delle relazioni originarie della vita nella società – e della sua stabilità; il principio di trasmissione dei beni e dei valori culturali; il principio di sussidiarietà: la scomparsa della famiglia costringerebbe in effetti lo Stato a sostituirsi ad essa nelle funzioni che le sono proprie per natura; il principio di economia, anche in materia procedurale: poiché quando la famiglia si rompe, lo Stato deve moltiplicare i suoi interventi per risolvere direttamente dei problemi che dovrebbero restare e trovare soluzione nella sfera del privato, con costi elevati tanto sul piano psicologico quanto su quello economico. È opportuno ricordare inoltre che“la famiglia costituisce, più ancora di un mero nucleo giuridico, sociale ed economico, una comunità di amore e di solidarietà che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società”[59]. Infine, lungi dal contribuire ad accrescere la libertà individuale, lo smembramento della famiglia rende gli individui maggiormente vulnerabili e inermi di fronte al potere dello Stato, che da parte sua ha bisogno di una giurisdizione sempre più complessa che lo impoverisce.
La società e lo Stato devono difendere e promuovere la famiglia fondata sul matrimonio
(29) In breve, la promozione umana, sociale e materiale della famiglia fondata sul matrimonio, e la protezione giuridica degli elementi che la compongono nel suo carattere unitario, sono un bene non solo per i singoli componenti della famiglia, ma anche per la struttura e il buon funzionamento dei rapporti interpersonali, l’equilibrio dei poteri, la garanzia delle libertà, gli interessi educativi, l’identità dei cittadini e la ripartizione delle funzioni tra le diverse istituzioni sociali: “determinante e insostituibile è il ruolo della famiglia nel costruire la cultura della vita”[60]. Non bisogna dimenticare che se la crisi della famiglia è stata, in talune circostanze e sotto certi aspetti, una delle cause di un intervenzionismo accresciuto dello Stato nel campo a lei proprio, non è meno vero che in ripetute altre occasioni e sotto altri aspetti le iniziative dei legislatori hanno favorito o provocato difficoltà e perfino la rottura di numerosi matrimoni e famiglie. “L’esperienza di diverse culture attraverso la storia ha mostrato come sia necessario per la società riconoscere e difendere l’istituzione familiare (...) La società, e in particolar modo lo Stato e le Organizzazioni Internazionali, devono proteggere la famiglia con misure di carattere politico, economico, sociale e giuridico, miranti a consolidare l’unità e la stabilità della famiglia in modo che essa possa esercitare la sua specifica funzione”[61].
Oggi più che mai è necessario – per la famiglia e per la stessa società – accordare la giusta attenzione ai problemi ai quali il matrimonio e la famiglia devono far fronte attualmente, nel rispetto assoluto della loro libertà. A questo scopo, c’è bisogno di creare una legislazione che protegga i suoi elementi essenziali, senza limitare la loro libertà di decisione, in particolare per ciò che riguarda il lavoro femminile, quando è incompatibile con lo stato di sposa e di madre[62], la “cultura del successo” che impedisce a coloro che sono nella vita attiva di rendere i loro obblighi professionali compatibili con la loro vita familiare[63], la decisione di accogliere i bambini, che i coniugi devono prendere secondo la loro coscienza[64], la difesa del carattere permanente al quale le coppie sposate aspirano legittimamente[65], la libertà religiosa e la dignità e uguaglianza di diritti[66], i principi e le scelte relative all’educazione voluta per i figli[67], il trattamento fiscale e le altre disposizioni di natura patrimoniale (successioni, alloggio, ecc.), il trattamento dell’autonomia legittima della famiglia, e infine il rispetto e il sostegno delle sue iniziative nel campo politico, specialmente quelle che riguardano l’ambiente familiare[68]. Di qui la necessità di stabilire una chiara distinzione, sul piano sociale, tra fenomeni di natura differente nei loro aspetti giuridici e nel loro contributo al bene comune, e di trattarli come tali. “Il valore istituzionale del matrimonio deve essere sostenuto dalle pubbliche autorità; la situazione delle coppie non sposate non deve essere messa sullo stesso piano del matrimonio debitamente contratto”[69].
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