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Pontificio Consiglio per la Famiglia e le Unioni di fatto

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2015 23:43
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16/08/2015 23:40
 
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VI - Linee di orientamento cristiane 

Enunciato di base del problema "al principio non fu così" 

(36) La comunità cristiana si sente interpellata dal fenomeno delle unioni di fatto. Le unioni sprovviste di ogni vincolo istituzionale legale - tanto civile quanto religioso -, costituiscono un fenomeno sempre più frequente al quale la Chiesa deve accordare la sua attenzione pastorale[83]. Il credente, non soltanto mediante la ragione, ma anche e soprattutto per mezzo dello "splendore della verità" che gli viene dalla fede, è in grado di chiamare le cose con il loro nome; il bene, bene, e il male, male. Nel contesto attuale impregnato di relativismo e portato a smussare ogni differenza - anche essenziale - tra il matrimonio e le unioni di fatto, bisogna far prova di una grande saggezza e di una libertà coraggiosa per evitare di prestarsi agli equivoci o ai compromessi, sapendo che "la crisi più pericolosa che può affliggere l'uomo" è “la confusione del bene e del male, che rende impossibile costruire e conservare l’ordine morale dei singoli e delle comunità”[84]. In vista di una riflessione propriamente cristiana sui segni dei tempi, e di fronte all'apparente oscumento della verità profonda dell'amore umano nel cuore di molti nostri contemporanei, è opportuno tornare alle acque pure del Vangelo. 

(37) "Gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: 'È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?'. Ed egli rispose: 'Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 'Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola'. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi!'. Gli obiettarono: 'Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di mandarla via?' Rispose loro Gesù: 'Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra, commette adulterio" (Mt19,3-9). Queste parole del Signore sono note, come pure la reazione dei discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi" (Mt 19,10). Tale reazione si iscrive visibilmente nella mentalità dominante dell'epoca, una mentalità che aveva voltato le spalle al progetto originale del Creatore[85]. La concessione fatta da Mosè traduce la presenza del peccato, che riveste la forma della duritia cordis. Oggi, forse, più ancora che in altri tempi, bisogna tener conto di questo ostacolo dell'intelligenza, sclerosi della volontà, fissazione delle passioni, radice nascosta di molti fattori di fragilità che contribuiscono all'attuale diffusione delle unioni di fatto.

 

Unioni di fatto, fattori di fragilità e grazia sacramentale 

(38) Grazie alla presenza della Chiesa e del matrimonio cristiano, la società civile ha riconosciuto nel corso dei secoli il matrimonio nella sua condizione originaria, quella a cui allude Cristo nella sua risposta[86]. La condizione originaria del matrimonio è sempre d'attualità, come lo è anche la difficoltà di riconoscerla e di viverla, come intima verità nella profondità del proprio essere, propter duritiam cordis. Il matrimonio è un'istituzione naturale le cui caratteristiche essenziali possono essere riconosciute dall'intelligenza, al di là delle culture[87]. Questo riconoscimento della verità sul matrimonio è anche d'ordine morale[88]. Ma non bisogna dimenticare che la natura umana, ferita dal peccato e redenta da Cristo, non arriva sempre a distinguere chiaramente le verità che Dio ha iscritto nel suo cuore. Il messaggio cristiano della Chiesa e del suo Magistero devono essere un insegnamento e una testimonianza vivente nel mondo[89]. A questo proposito, occorre mettere l'accento sull'importanza della grazia, che dona alla vita matrimoniale la sua autentica pienezza[90]. Nel discernimento pastorale della problematica delle unioni di fatto, bisogna tener conto anche della fragilità umana e dell'importanza di una esperienza e di una catechesi veramente ecclesiali, che orientino verso una vita di grazia, verso la preghiera e i sacramenti, in particolare quello della Riconciliazione. 

(39) Bisogna distinguere diversi elementi tra i fattori di fragilità che sono all'origine delle unioni di fatto, caratterizzate dall'amore cosiddetto "libero" che omette o esclude il legame proprio e caratteristico dell'amore coniugale. Bisogna inoltre distinguere, come abbiamo visto in precedenza, tra le unioni di fatto alle quali alcuni si ritengono come obbligati a causa di situazioni difficili, e quelle che sono volute per se stesse, in “un atteggiamento di disprezzo, di contestazione o di rigetto della società, dell’istituto familiare, dell’ordinamento socio-politico, o di sola ricerca del piacere”[91]. Bisogna infine considerare il caso di coloro che sono spinti a un'unione di fatto “dall’estrema ignoranza e povertà, talvolta da condizionamenti dovuti a situazioni di vera ingiustizia, o anche da una certa immaturità psicologica, che li rende incerti e timorosi di contrarre un vincolo stabile e definitivo”[92]

Di conseguenza, il discernimento etico, l'azione pastorale e l'impegno cristiano nella realtà politica devono tener conto della molteplicità delle situazioni che ricopre il termine generale di "unioni di fatto", descritte prima[93]. Qualunque siano le cause, tali unioni comportano “ardui problemi pastorali, per le gravi conseguenze che ne derivano, sia religiose e morali (perdita del senso religioso del matrimonio, visto alla luce dell’Alleanza di Dio con il suo popolo; privazione della grazia del sacramento; grave scandalo), sia anche sociali (distruzione del concetto di famiglia; indebolimento del senso di fedeltà anche verso la società; possibili traumi psicologici nei figli; affermazione dell’egoismo)”[94]. Per questo la Chiesa è particolarmente sensibile al proliferare di questi fenomeni delle unioni non matrimoniali, data la dimensione morale e pastorale del problema.

 

Testimonianza del matrimonio cristiano 

(40) Le iniziative lanciate in molti paesi di tradizione cristiana per ottenere una legislazione favorevole alle unioni di fatto, fanno nascere non poche preoccupazioni tra i pastori e i fedeli. Sembrerebbe che, spesso, non si sappia quale risposta dare a questo fenomeno, e che la reazione sia puramente difensiva, rischiando così di dare l'impressione che la Chiesa voglia semplicemente mantenere lo status quo, come se la famiglia fondata sul matrimonio fosse il modello culturale (un modello "tradizionale") della Chiesa, che si vuole conservare malgrado le grandi mutazioni della nostra epoca. 

Per far fronte a questa situazione, occorre approfondire gli aspetti positivi dell'amore coniugale, per poter inculturare ancora una volta la verità del Vangelo, alla maniera dei cristiani dei primi secoli della nostra era. Il soggetto privilegiato di questa nuova evangelizzazione della famiglia sono le famiglie cristiane perché esse, soggetto di evangelizzazione, sono anche le prime evangelizzatrici, apportando la "buona novella" del "bell'amore"[95] non soltanto con le parole, ma anche e soprattutto con la loro testimonianza personale. È urgente riscoprire il valore sociale di questa meraviglia che è l'amore coniugale, poiché il fenomeno delle unioni di fatto non è indipendente dai fattori ideologici che lo oscurano e che nascono da una concezione errata della sessualità umana e del rapporto uomo-donna. Di qui l'importanza primordiale della vita di grazia in Cristo dei matrimoni cristiani: “Anche la famiglia cristiana è inserita nella Chiesa, popolo sacerdotale: mediante il sacramento del matrimonio, nel quale è radicata e da cui trae alimento, essa viene continuamente vivificata dal Signore Gesù, e da Lui chiamata e impegnata al dialogo con Dio mediante la vita sacramentale, l’offerta della propria esistenza e la preghiera. È questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiana della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo”[96]

(41) Mediante la loro presenza nei diversi ambiti della società, i matrimoni cristiani costituiscono un mezzo privilegiato per mostrare concretamente all'uomo contemporaneo (in parte distrutto nella sua soggettività, sfinito dalla ricerca vana di un amore "libero", opposto al vero amore coniugale, mediante una serie di esperienze frammentarie) che esiste una possibilità che l'essere umano ritrovi se stesso, e per aiutarlo a comprendere la realtà di una soggettività pienamente realizzata nel matrimonio in Gesù Cristo. Questa specie di choc con la realtà è l'unico modo possibile per far emergere nel cuore la nostalgia di una patria di cui ogni persona custodisce un ricordo incancellabile. Agli uomini e alle donne delusi, che si chiedono con cinismo: "Può venire qualcosa di buono dal cuore umano?" bisognerà poter rispondere: "Venite a vedere il nostro matrimonio, la nostra famiglia". Ciò può rappresentare un punto di partenza decisivo, la testimonianza reale con la quale la comunità cristiana, con la grazia di Dio, manifesta la misericordia di Dio verso gli uomini. In molti ambienti, si constata quanto possa essere altamente positiva la considerevole influenza dei fedeli cristiani. Con la loro scelta cosciente di fede e di vita, essi sono, tra i loro contemporanei, come il lievito nella pasta, come la luce che brilla nelle tenebre. L'attenzione pastorale nella preparazione al matrimonio e alla famiglia, e l'accompagnamento nella vita coniugale e familiare, sono dunque essenziali alla vita della Chiesa e del mondo[97].










Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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