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La questione se anche gli animali andranno in paradiso

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2015 17:46
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20/08/2015 17:44
 
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Anche Giovanni Paolo II non ha mai affermato, testualmente parlando, che "gli animali andranno in paradiso come noi" o che abbiano "il soffio divino", in unaUdienza del 10 gennaio 1990 - vedi qui - egli fece un discorso ben diverso, disse:

"Quando il Libro della Genesi, al capitolo 2, parla della creazione degli animali (Gen 2, 19), non accenna a una relazione così stretta col soffio di Dio. Dal capitolo precedente sappiamo che l’uomo è stato creato “a immagine e somiglianza di Dio” (Gen 1, 26-27).

Altri testi, tuttavia, ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l’hanno ricevuto da Dio. Sotto questo aspetto l’uomo, uscito dalle mani di Dio, appare solidale con tutti gli esseri viventi. Così il Salmo 104 non pone distinzione tra gli uomini e gli animali quando dice, rivolgendosi a Dio creatore: “Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono” (Sal 104, 27-28). Poi il Salmista aggiunge: “Se togli loro il soffio, muoiono e ritornano nella polvere. Mandi il tuo soffio, sono creati e rinnovati la faccia della terra” (Sal 104, 29-30). L’esistenza delle creature dipende dunque dall’azione del soffio-spirito di Dio, che non solo crea, ma anche conserva e rinnova continuamente la faccia della terra..."

Non si parla di Paradiso nè si parla si "soffio divino" nel senso che viene dato all'uomo, ed è certo invece che tutto ciò che ha vita nel nostro pianeta e nell'universo intero, lo stesso atomo, la stessa cellula che si riproduce, così come il mondo vegetale, tutto ha ricevuto da Dio ciò che chiamiamo "vita", ma il "soffio divino" è ben altra cosa dal "soffio vitale". La cellula, l'atomo, la pianta, anche un moscerino, perfino quelli che chiamiamo con giusto disgusto i "parassiti", tutti hanno ricevuto "il soffio vitale" per iniziare ad esistere e ad evolversi, ma solo nell'uomo il "soffio divino" gli ha dato quello che la Scrittura definisce "immagine e somiglianza di Dio" e che comprendiamo bene dall'Incarnazione di Dio, quando Dio si fece Uomo e venne ad abitare in mezzo a noi: Gesù il Cristo.

Dio si è fatto "Uomo" e non una pianta, un animale, o altro.

Può deludere e farci soffrire il solo pensare che gli animali che amiamo sulla terra, che ci hanno dato il loro "affetto", non possano condividere con noi quella specifica eternità promessa... in verità la Scrittura non dice molto a proposito degli animali e della loro sorte, però ci da delle indicazioni molto interessanti:

nel libro della Sapienza, per esempio, leggiamo che Dio ama tutto quello che ha creato. Nel salmo 103, la Bibbia dice: "tutto sarà ricreato", il punto è che non sarà come una sorta di paradiso terrestre. Diversi profeti annunciano "l'agnello e il lupo pascoleranno insieme e anche l'orsa e il leone", ma non è come ci immaginiamo.

San Paolo dice (Rm. 8,18-23) "io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi.La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità — non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa — e nutre la speranza  di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;  essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo."

Un conto allora è discutere sul concetto di quell'andare in Paradiso, ossia quel "santificarci" dal momento che il "peccato originale" ci aveva chiuse quelle porte beate e Gesù ce le ha riaperte, ma per andarci dovremo convertirci, santificarci, atto volontario che non spetta agli animali (i quali - semmai - subiscono questa situazione come vedremo), nè alla creazione intera la quale, come spiega San Paolo, appunto, "è stata sottomessa" e quindi attende anch'essa il riscatto, attende "la rivelazione dei figli di Dio". Questa beatitudine del Paradiso pertanto, attende solo gli uomini e non gli animali.

Diverso è sperare e credere che "tutta la creazione" di Dio, e quindi è corretto pensare anche al mondo animale, sarà "liberata" da questa schiavitù introdotta dal peccato.

Noi attendiamo "la redenzione del nostro corpo" spiega San Paolo, ma noi che abbiamo "le primizie dello Spirito", la creazione invece " attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio  "....

E' plausibile dunque che in qualche modo (che noi non comprendiamo) anche gli animali che abbiamo amato riceveranno ( o potrebbero ricevere) questa "liberazione" a cui allude Paolo, ma non si parla nè di Paradiso, neppure di una medesima sorte, questo è da chiarire serenamente. Ma restiamo appunto nel teorico.

Laddove invece questo pensiero può intristirci (e che è una tentazione a mettere in dubbio le capacità di Dio o addirittura la Sua bontà pianificata sui nostri pensieri), deve essere subito cancellato dalla nostra mente con la verità sulla nostra esistenza, sul chi siamo (quella immagine di Dio), perchè Dio si è fatto uomo, perchè è morto sulla Croce per noi, perchè ci ha preparato un regno santo (la Gerusalemme beata), gli animali (come le piante) ci sono state donate da Dio per la nostra vita terrena ed è certo che Dio, di tutto ciò che ha creato, nulla distruggerà, ma al momento non ci deve interessare la "loro" sorte,dobbiamo davvero pensare a salvare le nostre anime perchè al resto ci pensa Dio nella misura e forma data ad ogni creatura nella creazione.





 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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