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Diciamo tutta la verità sui Valdesi e non sulle singole persone ma sulla comunità con i loro capi

Ultimo Aggiornamento: 02/09/2015 14:59
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Valdesi respingono Papa Francesco se non cambia dottrina

 

Non è bello dire: "che vi avevamo detto?", ma tant'è che....

In una bella raccolta di interventi sulla Rivista Valdese, Sandro Magister - vedi qui -ha collezionato una serie di pensieri da una parte inquietanti perchè esprimono senza mezze parole la riluttanza che hanno provato dell'abbraccio di Papa Francesco alla loro comunità, dall'altra hanno espresso delle ragioni non del tutto sbagliate, per esempio: se il Vescovo di Roma non interviene come dovrebbe (riportare le pecore all'ovile) ma anzi fa comprendere loro che hanno ragione di rimanere dove stanno e che non devono affatto "convertirsi", è naturale che la difesa del proprio habitat aumenta e con essa cresce la difesa del proprio status, in questo caso, dell'essere "valdesi e protestanti" e pure con tanto di soddisfazione e di orgoglio.

E ci siamo, ecco il punto dolente: l'orgoglio di rimanere nel peccato e di rimanere come si è!

Nel momento in cui Papa Francesco ha pronunciato l'ennesimo "mea culpa", si vede bene dal video l'espressione soddisfatta ed orgogliosa del pastore valdese. E' del tutto innocente chiedersi quanto di evangelico NON ci fosse in questo incontro e quanto, piuttosto, di incontro "soddisfattorio" si trattava e in previsione del sinodo Valdese del 23 agosto per il quale forse, Papa Francesco, pensava di poter influire (incidendo contro le scelte perverse del sinodo che invece ha preso lo stesso) con il suo "magnetismo".

Il Papa è andato per dare soddisfazione ai Valdesi, negarlo è come negare che i topi portavano la peste nera. La richiesta di perdono era nell'agenda, il Papa andava lì per chiedere perdono ai Valdesi, e forse chissà, pensava così ad un momento opportuno prima del loro sinodo, punto.

Si dice che il perdono facilita le coscienze e avvicina di più, bè dipende da come viene chiesto, dato e vissuto, di certo quel giorno la Tavola Valdese PRETENDEVA solo il perdono pubblico senza alcuna proiezione verso un futuro di conversione alla Chiesa di Cristo (anche perchè per loro sono già nell'unica chiesa di Cristo e il Papa non ha detto loro che sbagliano a pensarlo).

E chi lo dice questo? il discorso del Papa ai Valdesi nel quale è assente ogni richiamo alla conversione alla vera ed unica Chiesa di Cristo, e poi c'è il discorso del pastore al Papa nel quale c'è la vera richiesta dei Valdesi - o pretesa sarebbe meglio dire - per parlare di futura comunione e di fatto si parla dell'Eucaristia.

O meglio, il pastore valdese HA PRETESO che il Papa riveda l'interpretazione che la Chiesa cattolica ha dato nella Dottrina e nel dogma alle parole del Cristo sulla Presenza reale nell'Eucaristia e l'adegui all'interpretazione valdese.

 

Sì, avete letto bene, ma i giornali e i vaticanisti (escludiamo Magister perchè è il migliore nel riportare i fatti) che sono davvero come capre davanti a questi temi dottrinali, hanno ignorato bellamente questa parte del discorso e che è invece la più imponente e che fa capire quanto fosse marginale la richiesta del perdono (che ai Valdesi in effetti interessa solo dal punto di vista della soddisfazione personale).

Ai Valdesi come a tutti i protestanti è un piacere perverso vedere dal 2000 i Papi piegati in due per chiedere "perdono", non a caso i Valdesi criticano il Pontificato di Benedetto XVI perchè, dicono, "ci ha dimenticati" e non ha fatto loro visita e non ha chiesto loro "perdono". In verità, per Benedetto XVI il famoso Mea Culpa del Giubileo del 2000 era più che sufficiente, era fatto a nome della Chiesa e doveva bastare.

A Benedetto XVI interessava ora vedere dagli altri versanti una qualche reazione positiva a quel gesto. Non a caso non si parla più - e neppure Papa Francesco lo ha mai accennato - della conversione in massa di un congruo gregge anglicano approdato così nell'unico e vero Ovile di Cristo. Benedetto XVI pur lasciando ad essi Statuti speciali a protezione della loro tradizione condivisibile con noi, ha tuttavia imposto che si rispettassero le Norme della Chiesa e l'accettazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, con tutti e sette i Sacramenti insegnati dalla Chiesa.

Per i Valdesi una soluzione del genere è improponibile ed inaccettabile!

Se un Papa chiede "perdono", deve cedere in tutto anche nelle dottrine, lo ha espresso chiaramente il pastore valdese nel discorso rivolto al Papa (e che i giornalisti hanno ignorato) dove arriva, appunto, a dire al Papa che forse - dopo la richiesta del perdono - è arrivato anche il momento di RIVEDERE la dottrina sull'Eucaristia e, attenzione, non ha detto che loro l'avrebbero studiata e approfondita, ma che lui - Papa Francesco - avrebbe dovuto ORA dare vera prova di questa richiesta di perdono rivedendo la dottrina sull'Eucaristia e correggendo una interpretazione che torni condivisibile con la dottrina valdese.

Mica pizza e fichi eh!

Se Papa Francesco non cederà alle dottrine modificandole, della richiesta di perdono "non sappiamo che farcene". Amen.

 

Ora due sono le cose o forse le due cose stanno insieme: due interventi valdesi che fanno però anche capire la confusione che regna dentro la Chiesa se il Papa con i suoi gesti "illude" e da false speranze quando, appunto, non parla come dovrebbe "si, sì - no, no" (cfr Mt.5,37).

Nel primo intervento riportiamo un passo del pastore valdese rivolto al Papa, che dice:

"Lei ha affermato: “L’unità dei cristiani non sarà il frutto di raffinate discussioni teoriche nelle quali ciascuno tenterà di convincere l’altro della fondatezza delle proprie opinioni. Verrà il Figlio dell'Uomo e ci troverà ancora nelle discussioni. Dobbiamo riconoscere che per giungere alla profondità del mistero di Dio abbiamo bisogno gli uni degli altri, di incontrarci e di confrontarci sotto la guida dello Spirito Santo, che armonizza le diversità e supera i conflitti”.

Condividiamo queste sue parole. Secoli di confronto e dibattito non hanno appianato, purtroppo, divergenze teologiche che in larga misura hanno resistito nel tempo. Eppure oggi siamo qui a riconoscerci come figli del Padre, fratelli in Cristo, gli uni e gli altri animati dalla forza dello Spirito santo. Di fronte a noi c’è un mondo inquieto, sofferente, carico di tensioni; un mondo sovraccarico di parole mute, sterili, vane. In questo mondo, noi cristiani siamo chiamati a dire la Parola della verità e della vita, una parola che non ritorna invano ma che cambia i cuori e le menti..."

Se così fosse, perchè chiedere al Papa di cambiare la dottrina sull'Eucaristia?Quanto alle parole del Vangelo da annunciare i Valdesi sono favorevoli all'aborto, al divorzio, all'eutanasia, ai matrimoni omosessuali che già sono una realtà nelle loro comunità, inoltre rigettano i Sette Sacramenti e vietano il Battesimo ai bambini perchè non hanno la stessa dottrina sul Peccato Originale.

Infine il Papa, con le sue parole riportate dal pastore, non sta affatto chiudendo la discussione o il dibattito come ha capito il pastore, al contrario, sta dicendo che le "nostre" discussioni non servono a nulla, proprie come quella fatta dai Valdesi intorno alla visita del Papa, perchè semmai egli invita ad "incontrarci e di confrontarci sotto la guida dello Spirito Santo..."

E' ovvio, come dice il pastore che: " Secoli di confronto e dibattito non hanno appianato, purtroppo, divergenze teologiche che in larga misura hanno resistito nel tempo.." perchè questi confronti hanno permesso però alla Chiesa di Cristo e attraverso il Concilio di Trento, di porre FINE alle discussioni senza lo Spirito Santo e di ribadire così la vera dottrina di Cristo sui dogmi e sull'interpretazione della Chiesa della Scrittura.

Nel tempo resiste sia l'eresia quanto la vera dottrina, il MALE E IL BENE, il brutto e il bello e questo avviene non perchè ce ne inorgoglissimo ma, piuttosto per imparare l'umiltà vera e ringraziare Dio del dono della Sua vera ed unica Chiesa e della Fede retta (cfr Rm.11,28-32). Qui si esercita il libero arbitrio che non è quello di usare la libertà per modificare le dottrine secondo il proprio pensiero oggettivo.

Può forse un cieco guidare un altro cieco? (Lc 6,39-42)

In questa parabola Gesù dice anche: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello..."

Giovanni Paolo II tentò, con il famoso Mea Culpa del Giubileo del 2000, di "togliere" a tutti noi certa cecità storica, ossia, non a livello dottrinale ma a livello comportamentale, a come si comportarono i Cristiani nel dare questa dottrina attraverso spesso dei modi che - seppur troppo facili da giudicare oggi non tenendo conto della mentalità dei momenti storici e delle leggi allora in vigore - non erano tuttavia confacenti al dirsi cristiani. Questa richiesta aveva il dono di offrire a TUTTI i Cristiani (dentro e fuori la Chiesa) di rivedere la propria storia e di voltare pagina senza più rivendicazioni storiche usate come scusa per non convertirsi. Ognuno risponderà a Dio per come l'avrà usata, che cosa ne ha fatto e con quali propositi, ma è palese l'uso distorto che ne hanno fatto i Valdesi.

Giovanni Paolo II "tolse" quella trave dagli occhi della Chiesa pellegrina sulla terra, dalla Chiesa militante, non spetta a noi giudicare le altre Confessioni cristiane se questa "trave" l'hanno tolta o meno dalle loro comunità, ma è palese che i Valdesi ce l'hanno ancora integra.

 

Nel secondo intervento riportiamo, da Magister, Lorenzo Scornaleschi, che su “Riforma” del 10 luglio, dopo la visita del Papa, ha giudicato “effimero” il successo dell’incontro. Perché Francesco resta pur sempre un papa “che ha scommesso tutto sulla sua forza mediatica”, come già i papi precedenti “tranne la breve parentesi ratzingeriana”, cioè per un “cristianesimo di massa che non chiede altro che di avere un divo che unisca, come potrebbe essere un divo dello spettacolo”, un papa, quindi, che “si ripropone come modello autoritario indiscutibile, com’è nella sua natura e nella sua origine”.

Perdonateci se ringraziamo Scornaleschi per aver espresso anche molte delle nostre opinioni oggettive quanto si vuole (e pure soggettive) su questo pontificato, lo abbiamo spiegato in apertura, se un Papa non dice chiaramente, non parla con il "si,sì - no, no" alla fine è l'effimero che trionfa, è l'orgoglio e la superbia che la fanno da padrone. Ma qui Scornaleschi ribadisce anche che il Papa "non cambierà". E' come se avesse detto: non illudetevi, questo sarà più tosto di Wojtyla e di Ratzinger messi assieme, questo sulla dottrina non vi concederà nulla, è come tutti gli altri Papi "volemose bene sì, ma ognuno al posto suo, noi la dottrina non la cambiamo".

O come a riguardo dell'ignoranza oramai cronica di Scalfari dal suo trono di Repubblica che ha infastidito anche i Valdesi che di rimando gli rispondono: "Francamente, mi pare che di un ‘ritorno a Roma’ o di una unità sotto il papato non si sia parlato e non sia assolutamente in agenda. La sensazione è che il cattolicesimo sia più avanti dei suoi ammiratori laici”. Come dargli torto?

E c'è del tragi-comico in tutto ciò perchè in questi giorni c'è il sinodo valdese e Papa Francesco, attraverso il suo Segretario di Stato, ha mandato un messaggio di auguri e di buoni auspici: "AFFINCHÉ IL SIGNORE CONCEDA A TUTTI I CRISTIANI DI CAMMINARE CON SINCERITÀ DI CUORE VERSO LA PIENA COMUNIONE" (perdonate il maiuscolo ma è così il telegramma ufficiale inviato, vedi qui)

"verso la piena comunione" ? (sic) il sinodo Valdese per imprimere una svolta epocale ha dato via libera alla benedizione delle coppie omosessuali, ai registri per il testamento biologico e alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.

Tre «sì» che trasformano in faglia la frattura tra valdesi e cattolici.

Per concludere

C'è da anni una perversa "ecumania" attraverso la quale sembrerebbe che con il dialogo "a tutti i costi", l'abbracciarsi per foto istantanee pubbliche, il fare a gara a chi ti cede l'unica sedia rimasta libera, si risolverebbero tutti i problemi.

Si dimentica che la base della divisione è dottrinale e il sinodo Valdese lo ha appena ricordato con i suoi tre "sì" contro la vita e contro Dio e per quanto tutti i Papi dal Concilio Vaticano II hanno tentato di mettere da parte il problema dottrina, nel ribadire "usiamo ciò che ci unisce e lasciamo da parte ciò che ci divide", al nodo (alla dottrina) ci si deve alla fine arrivare.

Sappiamo cosa accadde con la Dominus Jesus voluta da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci aveva provato e abbiamo visto come è finita e come è stato trattato.

Dal canto suo Papa Francesco crede ciecamente nel suo "fascino" di cattolico moderno e buono (l'ha detto sull'aereo di ritorno dall'America latina: come vuole essere ricordato? come una persona buona!), auspichiamo di cuore che la sua sia una tattica (come sospetta il valdese Scornaleschi e anche noi) e che non creda davvero che basta essere buoni, il volemose bene per giungere alla comunione, è il Vangelo stesso che ammonisce su questo, e il sinodo Valdese gli ha dato la prova provata.

Diceva così San Giovanni Paolo II (che ai valdesi proprio non piaceva): "Dio dona la luce a tutti in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale,concedendo loro la grazia salvifica attraverso vie a lui note (cfr Dominus Iesus, VI, 20-21). Il Documento chiarisce gli elementi cristiani essenziali, che non ostacolano il dialogo, ma mostrano le sue basi, perché un dialogo senza fondamenti sarebbe destinato a degenerare in vuota verbosità..." (vedi qui testi integrali)

E allora, vogliamo essere davvero "ecumenici" ed usare in chiusura non parole nostre e neppure quelle del Papa, ma due interventi di due Valdesi riportate sempre da Magister e che facciamo davvero nostre perchè "sono nostre" domande o, almeno, nostre dovrebbero essere:

“Ci siamo vantati di non essere la Chiesa degli assoluti e della certezza, abbiamo detto che il dubbio è e resta fondamentale nella ricerca della fede, ma non abbiamo in questo modo assolutizzato il dubbio, mettendo in dubbio l’Assoluto? Grazia, speranza, resurrezione, giudizio di Dio, quanto sono rimasti al centro della nostra fede? Dobbiamo riappropriarcene nella nostra predicazione e nelle nostre riflessioni comuni. Chi oggi si interroga su Dio non ci chiede forse di affrontare una riflessione sulle cose ultime?”.

Ha fatto eco al pastore Pasquet, su “Riforma” del 30 luglio, Agostino Garufi:

“Come cristiani, sappiamo che la nostra missione essenziale è annunziare Gesù Cristo e il suo Evangelo anche a coloro che vogliamo beneficare nei loro diritti.Infatti, parafrasando le parole di Gesù (Mt 16, 26), se con la nostra azione sociale riuscissimo a far ottenere a tutti ogni bene terreno, che vero beneficio avrebbero se poi perdessero l’anima loro?”.

Ci viene a mente la spiegazione data da un confratello gesuita - del Papa -, padre James V. Schall, già docente di filosofia politica alla Georgetown University di Washington, agli effetti di certo metodo sotto questo pontificato:

«Per quanto io possa giudicare, in questo peculiare discorso non troviamo quasi più traccia dell’attenzione cristiana per la virtù personale, la salvezza, il peccato, il sacrificio, la sofferenza, il pentimento, la vita eterna, né per una perenne valle di lacrime. Peccati e mali sono trasformati in questioni sociali o ecologiche che richiedono rimedi politici e strutturali».

Peccato per i Valdesi però, che al Sinodo hanno preso tre vie sbagliate nonostante ci fosse qualche voce buona. Inoltre hanno scelto il Papa sbagliato per umiliarlo, questo è tosto, è un gesuita, non si piegherà e i Valdesi perderanno consensi per aver umiliato il Papa "sbagliato". 

Cliccate sulle immagini per ingrandirle.

Per chi fosse interessato legga qui: Ratzinger spiega i retroscena della Dominus Jesus

C'è - vedi qui - anche una bella riflessione di Cristina Siccardi sull'accaduto Valdese, da riflettere.

Siano lodati Gesù e Maria + i cui Cuori alla fine trionferanno.


 



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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IL CASO
 

La visita di papa Francesco ai valdesi di Torino e la richiesta di perdono per i torti da loro subiti centinaia di anni fa ha lasciato dietro di sé qualche polemica. Quando un Papa chiede perdono per colpe storiche, se la cosa finisce lì per i vertici, gli strascichi tra la gente comune rimangono a volte per un bel pezzo. 

di Rino Cammilleri
Pierre Valdès



La visita di papa Francesco ai valdesi di Torino e la richiesta di perdono per i torti da loro subiti centinaia di anni fa da parte cattolica ha lasciato dietro di sé qualche polemica, perché i leader valdesi hanno cortesemente fatto capire che non si sentono autorizzati a perdonare a nome dei loro antichi predecessori. Qualcuno in Vaticano si è urtato, qualche esponente valdese ha cercato di ricomporre e in pochi giorni il caso è stato chiuso. Ma quando un Papa chiede perdono in qualità di pastore supremo dei cattolici per colpe storiche, se la cosa finisce lì per i vertici, gli strascichi tra la gente comune rimangono a volte per un bel pezzo. Da qui la richiesta di alcuni (miei) lettori nei miei confronti di chiarire loro le idee giacché si ritrovano impegolati in discussioni senza fine con i denigratori in servizio permanente della Chiesa. 

Non c’è qui lo spazio per rifare la cronistoria dei rapporti tra cattolici e valdesi nel corso di mille (!)anni, ma dobbiamo dire subito che il primo a lamentarne il cattivo trattamento fu Voltaire; prima di allora, quasi nessuno se ne era accorto. Cioè, le vicende di questa minoranza religiosa costituivano uno dei tanti rivoli collaterali della lotta al catarismo medievale e poi delle guerre di religione succedute allo scisma luterano. I catari sono scomparsi da un pezzo, e non ci sono storici catari a sostenerne le ragioni.
Non così per i valdesi, la cui memoria (come quella dei protestanti, degli anglicani e degli ortodossi) è per forza di cose una narrazione “contro” la realtà da cui illo tempore  presero le distanze. É il motivo per cui la stragrande maggioranza dei libri sui valdesi sono scritti da valdesi o intellettuali à la Voltaire.
Così che rimane nei più, se non in tutti, l’impressione che si tratti della solita storia di poveretti che volevano solo pregare diversamente, ma la Chiesa, sempre oppressiva e totalitaria, non ha esitato a ricorrere a ogni efferatezza per impedirglielo. Le cose, anche qui, sono leggermente diverse. 

L’idea di “religione = fatto privato” è tutta contemporanea. Non c’è mai stato eretico che non abbia cercato di imporre a tutti la sua eresia. Lo stesso hanno fatto gli illuministi, i liberali, i comunisti, i nazisti. E così fanno le ideologie odierne, anch’esse nient’altro che eresie secolarizzate. Per restare ai valdesi, don Bosco ne fu gratificato da attentati a mano armata, e più volte. E nella Torino dei suoi tempi i valdesi non erano affatto discriminati, anzi: nel 1848 il re Carlo Alberto aveva riconosciuto loro i pieni diritti civili e politici.
Se l’esempio vi pare troppo  recente, ecco allora l’inquisitore Pietro da Ruffia, un domenicano che fu pugnalato a morte dai valdesi il 2 febbraio 1365 mentre era ospite dei francescani di Susa. Il suo successore, Antonio Pavoni, fece la stessa fine il 9 aprile 1374 a Bricherasio: linciato dentro la chiesa dove aveva appena finito di predicare.
Il movimento del commerciante lionese Pierre Valdès fu pressoché contemporaneo a quello di San Francesco. Però il secondo fu ammesso dalla Chiesa, il primo no. Perché? Perché pretendeva la libertà di predicazione estesa a chiunque in un tempo in cui era permesso solo ai vescovi. Francesco non pretese nulla, solo di vivere in povertà.
I valdesi non obbedirono e, dopo mille ammonimenti, vennero condannati da Lucio III nel 1184. Sei anni dopo, invitati a esporre la loro dottrina nella cattedrale di Narbona, dichiararono che chiunque ha il diritto di predicare, anche i laici; che il Papa e i vescovi non hanno alcun diritto all’obbedienza dei cristiani; che le chiese non servono a niente; che il Purgatorio non esiste; che il cristiano non deve giurare mai, e Dio punisce con malanni temporali chi lo fa. 

Più che la Chiesa, chi si allarmò sul serio furono le autorità civili, dal momento che tutto il sistema politico e sociale medievale era basato sul giuramento. Come sempre accade (e ancora oggi continua ad accadere alle denominazioni protestanti), il cristiano che si stacca da Roma finisce papa a sé stesso.
Infatti, già nel 1205 all’interno del valdismo cominciarono gli scismi. Con alterne vicende il valdismo sopravvisse come minoranza e nel 1532 aderì ufficialmente al calvinismo, finendo coinvolto nelle guerre di religione che insanguinarono l’Europa. Il ducato di Savoia, per la sua particolare posizione e i non facili rapporti con la confinante Francia, addivenne coi valdesi alla pace di Cavour nel 1561. Infatti, la questione era ormai politica.
La Francia, per esempio, pur impegnata al suo interno con la guerra agli ugonotti (calvinisti), con Mazarino (cardinale) accolse i valdesi che fuggivano dai Savoia. Nel 1655 alla guerra contro i valdesi (cosiddette Pasque piemontesi) c’era anche un reparto di irlandesi scampati al genocidio perpetrato in patria dai puritani di Cromwell. Gli inglesi appoggiavano la lotta al papismo da chiunque combattuta in tutta l’Europa e nel 1689 i valdesi, finanziati da Guglielmo d’Orange, tornarono in Piemonte da cui quattro anni prima il duca Vittorio Amedeo II li aveva espulsi. 

Come si vede, il problema era più politico che religioso nel senso che intendiamo oggi: la pace di Augusta del 1555 aveva stabilito il principio (politico) cuius regio eius religio: chi professava un credo diverso da quello del principe doveva adattarsi oppure emigrare. Era l’unico sistema per chiudere con le guerre tra cattolici e protestanti, anche se la cosa non finì lì e fu, anzi, foriera di ulteriori conflitti. Questo era il punto, e se la si smettesse di usare il lontano passato come clava polemica sarebbe meglio per tutti. Come dice Toro Seduto a Buffalo Bill nel film interpretato da Paul Newman, in fondo «la Storia è mancanza di rispetto per i morti». 






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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