A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Il Corano stesso smentische che Cristiani e Musulmani hanno lo stesso Dio

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2017 12:15
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
10/09/2015 09:57
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota



5.3 L’alterità assoluta del Dio del Corano esclude l’Alleanza tra Dio e l’uomo, stipulata con Abramo, testimoniata nella Bibbia.

Il ricorso al volontarismo più radicale tipico della concezione di Dio di questa religione, volontarismo che rende in sostanza aleatorio il rapporto tra la creatura e il Creatore, mostra per l’appunto la sostanziale irrazionalità del concetto coranico di Dio, come è proprio di ogni volontarismo, la cui massima è sempre di fatto: stat pro ratione voluntas. In effetti, se Allah ha abrogato diverse volte il suo decreto (e parla sempre per “decreti” nel Corano, per ingiunzioni), può anche abrogare tutto e capovolgere l’ordine che ha creato, rovesciandolo o distruggendolo, senza motivo. Qualcuno glielo può impedire? Ma il volontarismo applicato in tutta la sua assolutezza al concetto di Dio mette anche Dio in contraddizione con se stesso. Nel Corano si attribuisce ad Allah quest’affermazione: “Ad ogni uomo attaccammo al collo il suo destino” (sura 7 o dell’A’râf, 14). Se Allah può però sempre “staccarlo” ad ogni momento, allora non era “attaccato”: voglio dire, per l’appunto, che il rapporto dell’uomo con un Dio concepito in questo modo resta sempre erratico e al fondo dominato dal terrore. Invece, nell’unica vera religione rivelata, quella cristiana, Dio non può entrare in contraddizione con se stesso: ciò che Egli ha una volta stabilito e rivelato a noi come verità immutabile, resta in eterno immutabile. Pertanto, ciò che ha stabilito per sempre come bene resta in eterno come tale. Dio può servirsi del male, dovuto al cattivo uso del nostro libero arbitrio quando è succube delle passioni, per ottenere il bene o qualche forma di bene, ma non può mutare il bene in male, capovolgere la tavola dei valori da Lui stesso stabilita per sempre con i Dieci comandamenti e i comportamenti da essi doverosamente dipendenti (per esempio, l’indissolubilità del matrimonio – “una sola carne”, Gn 2, 24), solo perché nessuno può opporsi alla sua volontà e onnipotenza.

“Il concetto di Dio nel Corano e nella teologia posteriore è rigidamente monoteistico nel senso giudaico; non v’ha posto per la Trinità cristiana, che il Corano stesso qualifica politeismo, tanto più che sembra averla intesa come composta da Dio, Gesù e Maria [sic]. Onnipotenza, onniscienza, illimitata libertà di volere, l’essere unico creatore dal nulla, l’agire costantemente su tutte le cose grandi e piccole dell’universo, il non esservi nulla di simile a lui, sono gli elementi fondamentali della teodicea coranica e quindi musulmana. Egli è il giudice supremo, che retribuirà gli uomini col paradiso o con l’inferno nella vita futura; i suoi rapporti con le sue creature sono quelli di un padrone verso i suoi schiavi, anche quando si parla di clemenza e perdono [non è Dio Padre, come nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, il Padre severo ma misericordioso di tutti gli uomini ]. Invisibile agli uomini in questo mondo, egli sarà visibile ai beati nel paradiso, secondo la dottrina ortodossa, che si fonda sopra un fugacissimo passo coranico e che ad ogni modo non lo sviluppa fino a farne l’elemento precipuo della beatitudine celeste e quindi un parallelo alla visio beatifica del cattolicesimo”[21].

Il concetto musulmano di Dio mostra dunque quel volontarismo che provoca poi nella prassi di vita il fatalismo più radicale, anche se la nozione di un destino personale affidato al cieco Caso è ovviamente sconosciuta all’islam. “Volontà, onniscienza ed onnipotenza eterne significano che Dio ha conosciuto e voluto sin dall’eternità tutto ciò che è accaduto e accadrà nell’universo. Questa conoscenza, oltre che eterna, è attuale; Dio quindi conosce “i particolari” anche come e quando sono; perciò la provvidenza divina non abbandona mai il creato. Ma parecchi testi coranici implicano non soltanto un’assistenza generica, ma anche un continuo intervento diretto nel “creare le azioni umane”. Perciò la teologia ortodossa è concorde nell’affermare la creazione degli atti dell’uomo, salvo a proporre soluzioni alquanto divergenti per i problemi che ne derivano: la libertà o la predeterminazione delle azioni umane, l’esistenza o non esistenza del principio di causalità nell’universo”[22].
 
In conseguenza di questa impostazione, la teologia mussulmana speculativa (kalām), “preoccupata delle conseguenze eterodosse che potevano derivare alla teodicea dalla causalità aristotelica, volle eliminare quelle che la teologia cristiana chiama cause seconde, distinte dalla causa prima (Dio); affermò che il rapporto di causa ed effetto non ha nulla di necessario, poiché non è se non una sequenza di fatti la cui correlazione è voluta abitualmente da Dio, il quale potrebbe tuttavia sopprimerla in qualsiasi momento; e a meglio rappresentare la reale indipendenza reciproca di ciò che chiamiamo effetto e causa, combinò la distinzione aristotelica di sostanza ed accidente con una modificazione dell’atomistica greca prearistotelica, estendendo questa anche al tempo : la sostanza è l’atomo [che per gli antichi atomisti non può certo concepirsi come effettiva sostanza di qualcosa, nascendo secondo loro ogni cosa dall’incontro casuale degli atomi, vorticanti in un eterno clinamen o deviazione prodotta dai loro urti reciproci]; gli atomi associandosi o dissociandosi secondo il volere di Dio, formano o fanno cessare i corpi e durano quanto Dio vuole; invece gli accidenti durano soltanto un atomo di tempo, dopo il quale, per esistere, devono essere creati di nuovo da Dio. Il fuoco brucia non per una virtù sua propria, ma perché Dio abitualmente crea l’accidente della bruciatura, in ogni atomo di tempo, in corrispondenza con la sostanza atomica del fuoco. Quelle che noi diremmo leggi fisiche sono null’altro che una consuetudine di Dio, al quale soltanto spetta il nome di agente, di esercitante influenza”.

Dalle cose dette – prosegue Nallino – appare il motivo per cui la teologia musulmana tratta la teodicea in modo diverso da quello della teologia cristiana. Essa divide la “teodicea” in tre sezioni, riguardanti rispettivamente : l’essenza di Dio; i suoi attributi, “intesi nel modo che fu sopra esposto, e quindi includendo in questa parte la trattazione di quasi tutte quelle operazioni che la teologia cristiana chiama ad extra”; ed infine “azioni od operazioni di Dio, la quale sezione riguarda la predetta creazione degli atti umani, il problema se questi ultimi, considerati in astratto, siano classificabili in buoni o cattivi in base al nostro raziocinio (tesi mutazilita, eterodossa) o soltanto perché così Dio ha voluto (tesi ortodossa), e questioni accessorie”[23].
 
Già dai concetti fondamentali della teologia mussulmana, delineati con mano maestra da Nallino, si capisce immediatamente che l’idea di Dio che si ricava dal Corano, nonostante certe assonanze esteriori con il Dio del Vecchio e del Nuovo Testamento, è in realtà notevolmente diversa. E non solo perché essa rigetta come blasfemo il dogma della Santissima Trinità - rappresentato del resto in modo completamente distorto - negando quindi la natura del vero Dio che è quella di essere Uno e Trino, come ci ha dimostrato l’autentica Rivelazione. Non solo per questo, che è di fondamentale importanza, ma anche perché l’essere di Dio è concepito in modo tale, in relazione al creato e all’uomo, da non potersi applicare ad esso la categoria della razionalità, come si è detto. Se tutto ha la sua causa unicamente e continuamente nella volontà insondabile e onnipotente di Dio, la creazione viene ad esser sottoposta ad un libito divino indeterminato, perché potrebbe sempre rivolgersi contro se stesso, rovesciando senza motivo nel suo opposto l’ordine da esso stesso costituito. Quanti versetti coranici non si concludono con una frase del genere : “invero, il tuo Signore, mette in opera ciò che vuole” ossia fa ciò che vuole, e quindi anche il contrario di ciò che ha appena fatto?

Questa teologia, inoltre, non concepisce Dio come effettivo “Padre” di tutti gli uomini, che pur ha creato, ai quali non viene riconosciuto nessun libero arbitrio, quasi le loro azioni fossero regolate dallo stesso determinismo operante nella materia, dalla stessa assenza di cause seconde. Se non è “padre”, come fa ad essere veramente “clemente” e “misericordioso”? Un Dio che, in aggiunta, presenta aspetti contraddittori, perché è sì giusto e severissimo Giudice ma in modo unilaterale, dal momento che condanna alla dannazione eterna solo coloro che non appartengono alla comunità musulmana: per il musulmano che muoia senza essersi pentito dei suoi peccati ci sono sì le pene dell’inferno, ma solo per un certo tempo, che solo Allah conosce : comunque non sono eterne. Alla fine di esse, anche l’assassino morto senza pentirsi potrà godersi le sue huri, per l’eternità, se è di sesso maschile. Ma il vero Dio, come ci insegna san Paolo, non mostra “preferenze di persone”[24]. Quando deve condannare, giudica allo stesso modo il “giudeo” e il “greco”, poiché giudica secondo le vere intenzioni di ciascuno, non secondo l’appartenenza religiosa: “Tribolazione e angoscia sull’anima di ogni uomo che fa il male, prima sul giudeo e poi sul greco; gloria, onore e pace per chiunque fa il bene, prima sul giudeo e poi per il greco, poiché davanti a Dio non vi è preferenza di persone”.

Tornando ad Abramo, si capisce, alla luce di quanto visto, perché il concetto stesso di una Alleanza tra Dio e l’uomo sia del tutto impensabile e persino blasfemo per i mussulmani. Sarebbe, infatti, in contraddizione con l’assoluta alterità di Dio rispetto all’uomo, assolutezza che non può ammettere nemmeno una promessa fatta unilateralmente da Dio, per bontà verso la creatura. Allah non ci richiede la partecipazione nostra, con il nostro libero arbitrio, al suo disegno di salvezza. Non c’e’ in realtà nemmeno il concetto di un disegno o economia della salvezza, tutto appare predeterminato dall’eternità nel decreto imperscrutabile di Allah, dipendente esclusivamente dalla sua volontà, che crea la realtà in continuazione, in tutti i suoi aspetti. Gli appellativi di “clemente, misericordioso” dati ad Allah, non devono dunque trarre in inganno. “Misericordioso”, riferito alla divinità, è del resto pre-islamico, lo si è trovato scolpito sulle lapidi delle tombe[25]. Si tratta, comunque, di una “misericordia”, nota il P. Moussali, che è piuttosto benevolenza di un padrone assoluto nei confronti del suo servo. Essa non include il concetto di “amore per il prossimo” (e “per amor di Dio”), nozione del tutto sconosciuta all’islam, per il quale “il prossimo”(prochain) è in realtà “il vicino”(proche), determinato inizialmente dalla solidarietà tribale e poi dall’appartenenza alla comunità mussulmana, alla Ummah o comunità dei credenti in Allah, che avanza come una compatta falange contro tutto il resto del mondo, per conquistarlo.
 
Ben diverso è dunque lo Ibrahim coranico da quello autentico. Egli è presentato come il tipo del sottomesso a Dio (muslim) perché avrebbe professato un monoteismo puro o sincero (hanif), assoluto, rappresentato da una incondizionata sottomissione ad un Dio unico come quello che compare nel Corano: “Io, in verità, volgo il viso verso colui che ha creato i cieli e la terra, da hanif, e non sono politeista” (sura 6 o del gregge, 79).

Un Dio, quello del Corano, che si presenta in modo singolare anche perché loda continuamente se stesso. Dal Corano si ricavano i 99 nomi di Dio, diversi dei quali derivanti dai monoteismi ebraico e cristiano. Chi legge potrebbe credere che sia Maometto a lodare Dio. Ma non è così. Chi parla è sempre Dio. Molti versetti si concludono con le frasi: “in verità, Dio è onnipotente”; “Egli è saggio e potente”; “È immenso” etc. Queste illustrazioni sono di Dio a se stesso. Ma forse che Dio aveva bisogno di lodare se stesso nella Bibbia, per far impressione sull’uomo o convincerlo dei suoi insegnamenti? Perché tutto questo sfoggio di potenza ed onnipotenza, forse per terrorizzare l’uomo? O forse perché chi parlava così non poteva essere il vero Dio?
 
Questo Dio che si presenta in tal modo, non fa dunque patti con l’uomo. Egli è soprattutto “l’Eccelso”, “il Padrone”, “il Dominatore” (sura 49 o delle stanze interne, 23), del quale l’uomo è il servo, lo schiavo (abd). “Questa è la direzione di Dio, il quale guida così chi egli vuole fra i suoi servi; se però quelli gli associeranno altri dei, le loro opere saranno vane” (sura 6, cit., 88). E nella sura 53 o della stella: “56. Quale dunque dei benefizi del tuo Signore, o uomo, metterai in dubbio? 57. Questi [Maometto] è un ammonitore del genere degli ammonitori che lo precedettero. 58. Si approssima l’ o r a approssimantesi [Giudizio e resurrezione dei morti], né alcuno potrebberivelarla all’infuori di Dio. 59. Vi meraviglierete voi dunque di questa comunicazione? 60. E riderete voi, invece di piangere? 61. E vivrete voi oziosamente? 62. Adorate, invece, Dio e servitelo”.

Adorare, servire, esser sottomessi. Anche Nostro Signore ha detto che dobbiamo “servare mandata”, obbedire ai suoi comandamenti, ma con ben altro spirito, in un ben altro contesto, per chi ha orecchie per intendere, con una finalità che è quella della Redenzione nostra individuale, di noi uomini peccatori, concetto del tutto sconosciuto all’islamismo. Nel Corano, appare mai la compassione che la divina Misericordia prova per l’umana nostra fragilità, come p.e. in Mt 14, 14? Il fatto è che dal Corano si evince che Dio non ha creato l’uomo a sua “immagine e somiglianza” ma semplicemente come ha voluto, senza spiegare perché lo creava (al contrario del vero Dio che disse: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, Gn 1, 26 ss., svelando la ragion d’essere dell’uomo, e poi benedicendo l’uomo e la donna che aveva creato). Proprio perché non è concepito come “Padre”, il Dio del Corano può esser rappresentato come volontà assoluta ed imperscrutabile che può fare e disfare tutto a suo piacere, rovesciando l’ordine da lui stesso stabilito, basta lo voglia.
 
“Il concetto cristiano della posizione paterna di Dio, condivisa in parte dal Giudaismo, è percepito dai musulmani come un assurdo blasfemo, e tale rifiuto sembra essersi esteso all’immagine del sovrano visto come padre”[26]. Pensare Dio come “Padre” significherebbe per i maomettani incrinarne l’unicità assoluta. E pensare (aggiungo) che l’uomo possa esser stato creato a sua “immagine e somiglianza” significherebbe evidentemente offendere anche da questo lato l’unicità di Allah e divinizzare l’uomo.

L’Abramo coranico avrebbe creduto per primo, nella storia dell’umanità, ad una divinità di questo tipo, che, se si guarda attentamente, non corrisponde affatto al Dio dell’Antico Testamento, a Colui che ha chiamato Abramo alla vera fede, volendo stringere con lui il Patto dell’Antica Alleanza. Il fatto è che Maometto costruisce la figura di Abramo quale prototipo del “mussulmano” in modo da escludere Antico e Nuovo Testamento dalla vera Rivelazione. Dice infatti il Corano: “ O gente del Libro [ebrei e cristiani], perché disputate riguardo ad Abramo, mentre il Pentateuco e il Vangelo non sono stati fatti scendere se non dopo di lui? Non comprenderete dunque mai la verità? Abramo non era giudeo né cristiano: era bensì hanif e muslim e non era politeista” (3, 60-61). Abramo non era “giudeo”? No, non lo è mai stato! Non è stato il progenitore della fede degli ebrei e considerato “padre nella fede” anche dai cristiani? Quando mai. È stato invece il progenitore della fede dei mussulmani; di quelli che, come lui Maometto, professavano un culto “puro o sincero” (hanif) di perfetta e totale “sottomissione” (islam) al Dio unico. E questo perché il monoteismo “puro” (“monolatrico”, ha detto qualcuno) che egli attribuisce ad Abramo, uguale al suo, ebrei e cristiani l’avrebbero corrotto, divinizzando Esdra [sic] e “Gesù figlio di Maria”[sic] e occultando i preannunci della venuta di Maometto contenuti nei due Testamenti [sic]. Della colpa di aver ritenuto Gesù figlio di Dio i cristiani saranno giudicati nel Giudizio finale, e proprio da Gesù, uomo dotato di poteri straordinari, non morto in croce ma elevato presso Allah, da dove riapparirà per questa bisogna “su un minareto della grande moschea di Damasco: ucciderà l’Anticristo, darà pace al mondo, lo convertirà tutto all’islamismo e infine morirà”[27]. Inoltre, i cristiani venererebbero addirittura “Maria” quale terza persona della loro aborrita Trinità (che Maometto, il quale sembra aver avuto conoscenza di forme sempre eretiche di giudaismo e cristianesimo, confuse evidentemente con l’eresia del triteismo, praticata da qualche setta cristiana gnostica e nestoriana)[28]. In tal modo “la gente del libro” veniva, alla fine, messa artificiosamente sullo stesso piano dei pagani politeisti, pur concedendo ad essa di scegliere tra sottomissione (semischiavitù dei “protetti” o dhimmi, unico modo di conservare la propria religione) ed uccisione.
 
L’incitamento alla “guerra santa” (“sforzo sulla via di Allah”) contro gli infedeli, è la logica conseguenza dell’essersi l’islamismo concepito come quella religione che si dava il compito direstaurare il supposto vero monoteismo di quel perfetto “mussulmano” che sarebbe stato Abramo, facendo quindi valere “i diritti di Allah” contro il resto del mondo, miscredente e condannato per ciò stesso all’eterna dannazione. All’alba, dopo la sanguinosa battaglia notturna di Qadasiya (primavera AD 637), decisiva per il crollo dell’impero persiano, le donne e i bambini dei guerrieri beduini si disseminarono sul campo di battaglia, portando acqua ai loro uomini e uccidendo a bastonate e pugnalate o con altri metodi tutti i persiani ancora vivi, moribondi o feriti che fossero, tanto erano già stati destinati all’inferno da Allah[29].
 
Sappiamo che esiste anche un “sforzo sulla via di Allah” del tutto interiore, da intendersi come perfezionamento spirituale del mussulmano. Non è però enunciato nel Corano, deriva da un detto di Maometto. Reduce da una delle sue spedizioni militari, costui avrebbe detto un giorno: “E ora dal jihad minore torniamo al maggiore, dalla guerra contro i nemici esterni a quella contro il nemico che è in noi, le nostre stesse passioni”[30]. Tuttavia, questo “combattimento interiore” non si sostituisce affatto a quello esteriore contro gli infedeli né deve esser inteso come il vero concetto di “guerra santa”, che sarebbe allora puramente spirituale, contro se stessi. Lo si trova praticato sopra tutto dai mistici. Del pari, vanno respinti i tentativi di presentare la “guerra santa” come guerra puramente difensiva, poiché l’islamismo sarebbe al fondo una “religione di pace”, falsità ampiamente diffusa da tutta la propaganda mussulmana odierna rivolta agli Occidentali. Cito da un qualsiasi opuscolo illustrativo di circa trent’anni fa, ma potrebbe essere anche di oggi: “Jihadvuol dire sforzo al massimo delle proprie capacità. Una persona che si sforzi fisicamente o mentalmente o spenda il suo patrimonio sulla via di Allah è effettivamente impegnata nella Jihad. Nella terminologia della Shari’ah questa parola è usata sopra tutto per quella Guerra che è iniziata unicamente nel nome di Allah per autodifesa o contro coloro che perpetuano l’oppressione contro i seguaci dell’Islam. A tutti i mussulmani incombe il dovere dell’estremo sacrificio della vita in difesa della loro fede”[31].





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:42. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com