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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Don Elia Sacerdote Cattolico dal Blog La scure di Elia apologetica dottrina

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2016 14:53
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12/09/2015 21:47
 
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C’era una volta…

 C’era una volta un mondo felice, dove tutti volevan la pace e condannavano la guerra, facevan l’amore ed eran fra loro fratelli, cantavan canzoni al suon della chitarra per costruire ponti da un continente all’altro… Una volta fermato il conflitto del Vietnam, finita la crisi energetica e passati gli anni di piombo, una nuova èra paradisiaca sembrava ormai sul punto d’instaurarsi.

Quei cattivoni  del far west da una parte e deigulag dall’altra, certo, continuavano a farsi la guerra fredda, ma chi avrebbe mai creduto che, un giorno, sarebbe pur caduta la ferrea cortina che spaccava il Vecchio Continente in due fortezze fieramente opposte?

A questo punto il vento della libertà soffiò ormai incontrastato; gli uomini dei due mondi, non più trattenuti da muri, poterono scambiarsi entusiasti i doni delle rispettive ricchezze – il materialismo teorico e pratico – con i loro specifici effetti, i quali, sommandosi, avrebbero prodotto un meraviglioso risultato: un assoluto disprezzo per la verità, la giustizia, la legge, l’onestà e la vita stessa. Nel frattempo, la bella addormentata nel bosco dei suoi documenti, convegni, programmi, discorsi e istruzioni per l’uso celebrava trionfalmente la propria trasformazione da crisalide in… lepidottero orribile e sgraziato, elaborando a mo’ di giustificazione una nuova teoria del sublime convertito in laida, banale e offensiva celluloide. Scaricata nella spazzatura la ricchissima eredità del passato come fosse ingombrante ciarpame, libera da qualsiasi zavorra corse incontro al nuovo mondo che nasceva, agile e leggera come un’innamorata.

Per mirabile prodigio, non s’era accorta che non era ancor giunto alcun principe a svegliarla; così non vedeva né sentiva quanto il nuovo mondo, tanto amato, tramava a suo danno – e a quello dell’umanità intera. Ma no, non c’era nulla da temere: come per incanto, eravamo diventati tutti buoni; bastava avere le idee giuste. Che importa che, nelle cosiddette comuni, i bambini fossero costretti ad assistere all’accoppiamento selvaggio e promiscuo di uomini e donne, fra cui il papà e la mamma (sempre che sapessero chi erano)? In fin dei conti, un fondo di bene c’è in tutti, compreso chi si batte per divorzio, aborto, contraccezione, fecondazione artificiale, manipolazioni genetiche, eutanasia e quant’altro…

Così i fautori radicali di questa barbarie bestiale, zitti zitti, occuparono a poco a poco i posti-chiave della società civile e dei poteri mediatici; venuti oggi allo scoperto, impongono ormai apertamente, anche agli infanti dell’asilo, masturbazione e pratiche omosessuali. In simile temperie socio-culturale, non ricordo che qualcuno – nemmeno al catechismo – m’abbia fatto imparare a memoria (che parolaccia!) i Dieci Comandamenti… tant’è vero che, adolescente, li confondevo ancora. Eppure la Bibbia era stata la base di tutto: catechesi, predicazione, preghiera… tutto era biblico. Il gruppo-giovani della parrocchia meditava ogni settimana il santo Vangelo, sul quale ognuno metteva a parte gli altri dei propri elevati pensieri, compresi i quotidiani diverbi col babbo o con la mamma…

Poi ci si sposò, si divorziò, ci si riaccoppiò… come da manuale. È impressionante come certe storie di ferventi cattolici assomiglino a quelle di gente che a Messa c’è stata, l’ultima volta, il giorno della prima comunione – a parte la farsa degli sponsali che, un po’ per le foto, un po’ per la suocera, veniva meglio in chiesa. Che qualcosa sia andato storto?… non dico nel privato, ma in tutto l’insieme. Eppure sembrava che fosse solo questione di comprendere e accettare determinate idee (tanto che, sempre nell’adolescenza, i Sacramenti mi sembravano, stando così le cose, un sovrappiù abbastanza superfluo); il tutto della salvezza e delle promesse divine, del resto, era qui sulla terra e consisteva nel nostro stare insieme – talvolta un tantino conflittuale, ma contenente pur sempre la pienezza assoluta del bene supremo. Ma questo è disfattismo, qualunquismo, menefreghismo! È per partito preso che non vuoi vedere i magnifici frutti del rinnovamento post-conciliare… O è per ordine di scuderia – se è permesso replicare – che non si possono ammettere i suoi catastrofici risultati?

La conoscenza del vero Dio, necessaria per vivere in modo a lui gradito e accogliere con frutto la grazia che salva, si è dileguata per fare spazio a un attivismo convulso e scomposto con il quale non di rado lo si offende o si dà scandalo, come se non bastassero i peccati mortali pacificamente ammessi o tollerati… Giusto per fare un esempio, uno studente che aveva passato in parrocchia infanzia, adolescenza e giovinezza, dirigendo il servizio dell’altare e facendo catechismo ai bambini, poté tranquillamente provare la vita a due, prima di sposarsi: visto che si volevan tanto bene, avrebbero fatto ancora in tempo a lasciarsi, se non avesse funzionato. Il suo fidato mentore (poi diventato direttore spirituale niente meno che nel seminario del Papa, che lo ha scelto di recente come vescovo ausiliare), interpellato sul fatto, risponderà candidamente: «E vabbè, tanto mo’ se sposano»… 

Che potranno insegnare ai giovani i sacerdoti da lui “formati”? Tutt’al più i rudimenti di quel nebuloso nuovo umanesimo nel quale la retta fede e lo stato di grazia sono perfettamente irrilevanti: basta praticare un volontariato di cui anche gli atei sono capaci, dato che non esige alcun esercizio delle virtù teologali infuse nei battezzati, ma unicamente quello delle forze naturali, guidato oltretutto non dalla Parola divina, ma dalle idee umane del momento; così andiamo tutti d’amore e d’accordo, credenti o meno. Non c’è che dire: come antidoto contro il nichilismo imperante (grazie al quale un pilota depresso non ha scrupolo alcuno a schiantarsi con l’aereo e con tutti i passeggeri a bordo), questo ritrovato sarà certamente risolutivo.

L’importante è sbracciarsi per fornire vitto e alloggio gratuiti a chiunque sbarchi sul nostro suolo, compresi i maomettani che buttano a mare i compagni di traversata di fede cristiana (oggi ospiti delle patrie galere a spese di chi lavora per non arrivare neanche a fine mese, domani liberi di scorrazzare indisturbati dovunque)… e se non concordi, ti bollano come razzista xenofobo. Questa non è una favola, ahimé, è tutta storia vera, esperienza di vita di chi scrive e di chi legge. Se l’idiozia e l’indecenza dilagano entro il sacro recinto, figuriamoci fuori…
A che pro strapparsi le vesti, a questo punto, per bullismo, pedofilia, violenza sulle donne, stragi stradali, criminalità organizzata, disastri ambientali, cataclismi naturali, sfruttamento selvaggio delle risorse e dei popoli, con le guerre, le guerriglie e il terrorismo che ne sono corollario? Poste certe premesse – e tolta ogni barriera – ci si poteva aspettare qualcosa di meglio?… Ma che c’entra?

Chi convive, si sposa, si separa, si risposa, si rilascia… non fa del male a nessuno (a parte i figli). Il fatto è che, come qualunque ingegnere sa bene, se si tocca anche un solo pilastro si mette in pericolo la stabilità di tutto un edificio, il quale potrebbe anche polverizzarsi nel giro di pochi secondi con tutti gli abitanti che custodisce, come accadde a Roma una notte di dicembre del 1998. Dato che mancava poco a Natale, il giorno dopo capitai, senza saperlo, a casa di un’ammalata il cui figlio era rimasto sotto. Non ricordo cosa riuscii a dirle con la mia “formazione” del seminario…
 Con buona pace dei “preti di strada” e affini, la legalità non basterà mai a correggere l’uomo e a salvare il mondo. A parte i legittimi dubbi circa i contenuti di detta legalità, sollevati dal fatto che le legislazioni civili permettono crimini orrendi come l’aborto e la selezione genetica, mi sembra che si dovrebbe piuttosto ricominciare a parlare dimoralità.

Che dire poi del fatto che l’esponenziale moltiplicarsi di leggi e regolamenti è inversamente proporzionale alla loro efficacia, vista pure l’inefficienza della giustizia?
Al massimo è un tentativo di nascondere la marea di corruzione che ha travolto la società e lo Stato: corruptissima republica, plurimae leges, come già asseverato da Tacito. Chi non conosce né osserva la legge divina, per qual motivo dovrebbe sentirsi obbligato a rispettare le leggi umane? Non si farebbe prima, allora, ad andare alla radice dei comportamenti illeciti, cioè alla responsabilità morale dell’individuo? Ma chi è, oggi, in grado di educare a tale responsabilità?

I preti del vabbè?… o non piuttosto quelli attualmente torchiati dalla stessa gerarchia a causa della loro fedeltà alla dottrina cattolica e alla vera liturgia della Chiesa? In ogni caso, degli uomini di Dio che non credano alle favole, ma a Lui.







Doglie del parto

Stiamo soffrendo in modo inaudito per lo stato della Chiesa; ma non è una sofferenza sterile, bensì il preludio di una rinascita. Certamente il Corpo mistico non può morire né rinascere: è nato una volta per tutte dal costato trafitto del Redentore crocifisso e cresce incessantemente verso la propria consumazione celeste. La sua componente terrena, tuttavia, essendo legata alle vicissitudini della storia, può conoscere alterne fasi di fioritura o di declino.
Se è vero – come è vero – che il suo stato di salute non si misura sull’indice di gradimento mediatico del suo (supposto) capo visibile, in questi anni non possiamo certo esultare, se osserviamo quanto la pratica delle virtù evangeliche si sia drammaticamente rarefatta e il ricorso al sacramento della Penitenza sia vistosamente precipitato; se poi si mettono in conto le assoluzioni invalide per mancanza di sincero pentimento e di proposito efficace, la situazione si rivela ancora più tragica.

Tra pochi mesi, per giunta, partirà l’inedito giubileo della misericordia (come se un anno santo non servisse per sua natura a concedere il perdono di Dio a chi ha le disposizioni interiori necessarie, con la remissione delle pene del Purgatorio a chi è libero da qualsiasi attaccamento al peccato…). Dei missionari pontifici saranno incaricati di recarsi in ogni singola diocesi per garantire l’ottemperanza alla volontà papale, casomai qualche vescovo o parroco renitente osasse pensare di mantenersi entro i limiti della sana dottrina. Essi avranno la facoltà di rimettere anche i peccati che comportano la scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica: un Guglielmo di Nogaret potrebbe farsi assolvere sul campo, mentre monsignor Faure starà certamente nutrendo speranze in un’insperata riconciliazione con la nomenklatura romana.

Scherzi a parte, il numero di confessioni sacrileghe – e di conseguenti comunioni sacrileghe – aumenterà in modo esponenziale.

Come si farà, oltretutto, a distinguere i sacerdoti dei quali ci si può fidare perché, nell’assolvere e nel consacrare, intendono realmente fare ciò che fa la Chiesa? Non tutti hanno il dono spirituale di percepire, come una santa madre di famiglia di mia conoscenza con cinque figli a carico e marito disoccupato, se un sacerdote è stato generato o no dalla mistica unione di Gesù e Maria insieme sofferenti sul Calvario. Sarebbe a dire che non tutti i sacerdoti sono ugualmente consacrati? Ovviamente no: è sufficiente che siano stati validamente ordinati; ma non tutti hanno la stessa fecondità spirituale. Una cosa è rigenerare le anime con il Sangue di Cristo (e con il proprio, mescolato ad esso), un’altra è fungere da animatore-intrattenitore-aggregatore a servizio di una struttura socio-assistenziale.

Il secondo può pure lavorare ad orario, dedicando il tempo libero ai suoi interessi preferiti, leciti o meno; il primo è crocifisso in permanenza con Colui che rappresenta e, proprio come il divino Agricoltore, si sforza senza posa di liberare dai rovi la Sua vigna e di tenerne lontano le bestie selvatiche. Dato però che la cinta è stata abbattuta e che la vigna si ribella, in quanto ama i suoi rovi e non vuole separarsene, il compito del ministro fedele appare sempre più come una missione impossibile. Se poi la vigna soffre acutamente per i parassiti che la infestano a causa dei suoi stessi peccati, a cui non vuole assolutamente rinunciare, come fa un Pastore, per quanto misericordioso, a provare giusta compassione per essa? Senza meno sarà afflitto dal suo stato, ma in coscienza non potrà sentirsi solidale con sofferenze colpevoli, se la sua coscienza è retta. È pur vero che il Figlio di Dio si è fatto peccato per la nostra giustificazione (cf. 2 Cor 5, 21), ma non perché chi è rinato dal Suo sacrificio continuasse a crocifiggerlo…

Non tutte le sofferenze sono uguali: quelle di cui si è responsabili per ostinazione nel peccato non portano nulla di buono, ma sono utilizzate dal diavolo per spingere i fedeli di Cristo alla bestemmia e all’apostasia, dopo averli indotti alla disobbedienza, a meno che il peccatore non ascolti il sussurro dello Spirito Santo, che di quelle stesse sofferenze si serve per spingerlo alla conversione. Per quanto sembrino intollerabili, invece, quelle provocate in un’anima pura dal triste spettacolo del male, ormai ammesso e giustificato anche da (falsi) uomini di Chiesa, hanno uno sbocco positivo; una madre sa di che si tratta, perché ha sperimentato nel fisico un dolore simile per analogia.

Questi sono dolori del parto: sta per nascere un mondo veramente nuovo, nel quale la Sposa di Cristo che è sulla terra, purificata dalle menzogne e dai peccati che ne derivano, risorgerà santa e immacolata, come la vuole il suo Sposo. Per il momento tutto questo non si vede, perché è come un feto nascosto nel grembo materno; ma un giorno – forse non lontano – verrà alla luce, partorito dalla Vergine Madre come già una volta ai piedi della Croce.

Secondo la profezia della beata Anna Caterina Emmerich, combinata con la visione di papa Leone XIII, si può calcolare che occorra resistere ancora per venti-trent’anni. Visto che per Lui mille anni sono come un giorno solo, si tratta di una manciata di minuti, neitempi di Dio – i quali non sono una scusa per lasciare che i peccatori perseverino nel peccato grave (attribuendone la responsabilità, in definitiva, a Colui che in realtà lo aborrisce), ma un’opportunità di salvezza che la sua infinita pazienza concede loro. Forse alcuni di noi vedranno la nuova èra dall’alto, festeggiandola con gli Angeli e i Santi; l’importante è che la loro preghiera non ci abbandoni per tutto il tempo in cui dovremo lottare in questo mondo, in cui i demòni si sono scatenati e scorrazzano indisturbati dappertutto – anche nelle chiese.

Ebbene, sono cominciate le contrazioni, ci avviciniamo alla battaglia decisiva; ma non abbiamo nulla da temere, purché rimaniamo fedeli a Colui che ha vinto il mondo e dona anche a noi la capacità di vincerlo grazie alla fede in Lui (cf. Gv 16, 33; 1 Gv 5, 5).

La donna, quando partorisce, è afflitta perché è giunta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo (Gv 16, 21).





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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