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Don Elia Sacerdote Cattolico dal Blog La scure di Elia apologetica dottrina

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2016 14:53
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25/09/2015 00:13
 
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  sabato 19 settembre 2015



La vigna e il cinghiale

 Perché hai abbattuto la sua cinta […]? La devasta il cinghiale del bosco (Sal 80 [79], 13-14).

Quando papa Leone X, nel 1520, applicò la metafora salmica al rivoluzionario di Wittenberg, la cinta della vigna diletta era ancora saldamente in piedi. Certo, buona parte del Popolo di Dio – clero, religiosi e laici – aveva bisogno di un’urgente riforma, che alcuni illuminati vescovi e fondatori avevano già avviato; ma la devastazione provocata dal cinghiale fu allora efficacemente arginata da un Concilio ecumenico e dalle eroiche imprese apostoliche di nuovi ordini religiosi, come i Gesuiti e i Cappuccini, che riconquistarono alla Chiesa Cattolica ampie regioni d’Europa.

D’altronde il ribelle, che morirà suicida dopo l’ennesima crapula, aveva avuto successo unicamente per ragioni politiche, grazie all’appoggio di principi altrettanto ribelli all’autorità costituita dell’Imperatore romano-germanico. L’Europa si spaccò in due e fu sconvolta da quasi un secolo e mezzo di guerre spaventose; ma la Chiesa Cattolica rimase cattolica.

Il diavolo, non soddisfatto di questa vittoria dimezzata, continuò il suo lavorio demolitore cercando di infiltrarsi nella vigna stessa. Visto che rivoluzioni francesi, liberali e comuniste non erano riuscite ad abbatterne la cinta, bisognava che qualcuno lo facesse dall’interno. Le ideologie dell’Ottocento erano state bollate dal beato Pio IX, l’eresia modernista condannata da san Pio X, i germogli del neo-modernismo recisi dal venerabile Pio XII…
Ci voleva qualcuno che – scientemente o meno – aprisse la porta al nemico e lo facesse salire in cattedra, magari sotto le spoglie di periti invitati ad un nuovo Concilio, i quali ne prendessero surrettiziamente il controllo e riuscissero ad ipnotizzare più di duemila vescovi perché firmassero i documenti da loro elaborati. Leone XIII aveva ben visto, in visione, nugoli di demòni scendere in picchiata sulla basilica di San Pietro; la grande euforia di cinquant’anni fa non poteva quindi presagire nulla di buono.

Così fu abbattuta la cinta, e subito svariati animali selvatici cominciarono a scorrazzare indisturbati, calpestando la vigna e riempiendola dei loro escrementi. Lucifero sguinzagliò i suoi agenti più arditi nel cuore stesso del santuario, dove un papa tentennante e angosciato era drogato dai suoi più stretti collaboratori e sostituito da un sosia in molte apparizioni pubbliche.

Il successore, avendo subito voluto veder chiaro nell’infiltrazione massonica della Sede Apostolica, fu stroncato col veleno dopo appena trentatré giorni di regno. Poi un gigante slavo e un angelo transalpino tentarono di salvare il salvabile – o forse anche ciò che non era salvabile – aprendo così un varco al ripristino della vera Chiesa. Ma non era ancora arrivato… il cinghiale. Non più il prete forzato e nevrotico di cinquecento anni orsono, ma qualcuno che riuscisse ad occupare la sede più alta, così da poter ridurre ogni cosa in poltiglia con qualche zampata ben assestata.

Un colpo da maestro… A questo punto, nulla resiste più alla serie di fendenti inferti a destra e a manca con una furia apparentemente insensata, ma in realtà calcolata con diabolica freddezza. Ad ogni sobbalzo dell’animale, oltre le devastanti conseguenze a medio e lungo termine, si verifica uno scatenamento di demòni, specie di quello dell’impurità. Ciò contro cui si accanisce di preferenza, non a caso, è l’unione santa dell’uomo e della donna come fondamento della famiglia: approvazione dell’omosessualità, ammissione della separazione e del divorzio, incondizionata indulgenza per l’aborto… e ora addirittura l’abolizione di fatto del matrimonio indissolubile.

Ormai anche agli atei conviene sposarsi in chiesa, visto che questo è ammesso e che lo scioglimento è più facile del divorzio civile, è più veloce e – soprattutto – non costa nulla. I produttori di telenovelas sono già pronti a sfruttare il nuovo filone narrativo; anche i buoni cattolici potranno ormai identificarsi con i loro personaggi.

Ma tutto questo era stato previsto e annunciato dal Cielo. Nel lontano 1610 la Madonna così istruiva Mariana de Jesús, giovane religiosa di Quito: «Ora ti faccio sapere che dalla fine del secolo XIX e da poco dopo la metà del secolo XX, in quella che oggi è la Colonia e che un giorno sarà la Repubblica dell’Ecuador [attualizzando: in ogni parte del mondo], esploderanno le passioni e vi sarà una totale corruzione dei costumi, perché Satana regnerà quasi completamente per mezzo delle sètte massoniche [che allora non esistevano ancora].
Essi si concentreranno principalmente sui bambini per mantenere questa corruzione generale. Guai ai bambini di quei tempi! Il sacramento del Matrimonio, che simboleggia l’unione di Cristo con la sua Chiesa, sarà attaccato e profondamente profanato. La Massoneria, che sarà allora al potere, approverà leggi inique con lo scopo di liberarsi di questo sacramento, rendendo facile per ciascuno vivere nel peccato e incoraggiando la procreazione di figli illegittimi, nati senza la benedizione della Chiesa».

La Vergine proseguiva profetizzando la deviazione e corruzione del clero, quasi a voler indicare la causa della decadenza collettiva nel venir meno del baluardo opposto da Dio all’opera devastatrice portata avanti dai servitori del demonio.
Nel 1634 Gesù stesso le mostrò come l’orrendo e pestifero cinghiale della Massoneria entrava nella meravigliosa e fiorente vigna della Chiesa, lasciandola annientata e in completa rovina: «Lo spirito di impurità, che saturerà l’atmosfera in quei tempi, come un oceano ripugnante inonderà le strade, le piazze e i luoghi pubblici con un’incredibile libertà. Attraverso l’acquisizione del controllo su tutte le classi sociali, la setta massonica sarà così astuta da penetrare nel cuore delle famiglie per corrompere persino i bambini e il diavolo si glorierà di nutrirsi con perfidia della squisita delicatezza del cuore dei bambini».
Anche il Signore additava poi la degradazione di sacerdoti e religiosi e i terribili castighi che ne sarebbero seguiti; ma di questo ci occuperemo, a Dio piacendo, in un prossimo articolo.

Che dire? Fiat voluntas tua…! Se tutto questo è necessario, Padre santo, per la rinascita della Chiesa dai Tuoi figli fedeli, che non possono più sopportare quest’ignobile farsa e sono pronti, a un Tuo minimo cenno, a dissociarsene pubblicamente, da’ loro la forza di resistere mantenendosi fedeli alla Tua Parola. Tu stai passandoli al vaglio per separarli dai traditori, da quel Giuda che hai misteriosamente ammesso fra gli apostoli di Tuo Figlio con un compito necessario al trionfo del Tuo Regno. Ti prego, custodiscili dal maligno – non perché potrebbe ancora ingannarli, ma perché non si scoraggino e non cedano all’amarezza, alla ribellione, all’arroganza… Non permettere che siano tentati di superbia, ma conservali semplici e miti, puri di cuore e di costumi, invincibili agnelli in mezzo a lupi feroci che tuttavia nulla possono contro i Tuoi piccoli, purché questi si mantengano stretti sotto il manto della Tua Sposa immacolata, loro Madre e Maestra infallibile, perfezione vivente della Tua santa Chiesa.



sabato 26 settembre 2015


Tempo di agire  Tempus faciendi, Domine: dissipaverunt legem tuam (Sal 118, 126).

L’ostinazione nella disobbedienza alla legge di Dio provoca un insensibile accecamento della mente e un correlativo indurimento del cuore: si comincia col trovare “buoni motivi” per sospenderne l’applicazione in circostanze particolari; poi, con il moltiplicarsi di tali circostanze (spesso dovuto proprio alla sospensione della legge) il rispetto di essa appare sempre più come un’imposizione contraria al bene delle persone, finché le legge stessa, in modo più o meno aperto, finisce con l’essere rigettata in nome della misericordia. Si dimentica così che Dio ha dato i Suoi comandamenti per amore dell’uomo e per la sua salvezza, onde guarirlo dalle conseguenze della prima prevaricazione e ricondurlo sulla via del bene. È fuor di dubbio che l’uomo abbia bisogno della grazia per poter adempiere la legge divina; ma non possiamo certo dire che il Salvatore non la riversi di continuo e in sovrabbondanza su chiunque vi ricorra con le dovute disposizioni e non vi ponga ostacolo.

Questo discorso così semplice, purtroppo, suona oggi terribilmente complicato alle orecchie della maggior parte dei fedeli e, malauguratamente, anche a quelle di molti sacri ministri. Per troppi anni, del resto, si è pervicacemente proceduto sulla via della trasgressione, così da trasformarla in regola. Legge, grazia, obbedienza, peccato… sono ormai termini di una lingua sconosciuta che, qualora ricorrano nei testi biblici o liturgici – pur tradotti in vernacolo – vengono sfrontatamente espunti o modificati per non offendere le delicate orecchie di chi ancora, eventualmente, facesse caso a ciò che si legge nella Liturgia.

È un caso esemplare di sordità volontaria: come recita il proverbio, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Tale sordità dell’anima è un fenomeno che tanto più si acuisce quanto più si tenti di porvi rimedio: finché il soggetto non modifica la volontà ribelle, infatti, continua a rinforzare le proprie difese intellettuali – per quanto difettose – allo scopo di respingere gli argomenti di chi prova con carità a mostrargli il problema.

«Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d’orecchi e acceca i suoi occhi, sicché non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore, né si converta in modo da essere guarito» (Is 6, 10). Paradossale missione del profeta!

Più egli parla, più il male si aggrava, poiché, per non dover ammettere che la sua parola è vera, il popolo si indurisce sempre più nella propria chiusura alla verità – e questo è già un terribile castigo che si infligge da sé. Poi, però, anche il castigo della divina giustizia si abbatterà su di esso, perché avrà volutamente trascurato il tempo favorevole che la divina misericordia gli aveva concesso: «Le città devastate rimarranno senza abitanti, le case senza uomini e la campagna deserta e desolata. Ne rimarrà una piccola parte, come una quercia alla cui caduta ne resta il ceppo» (cf. ibid., vv. 11.13).

Saranno scusati dal fatto che la loro sorte sarà stata favorita da un falso profeta che giustifica la loro ostinata disobbedienza? No, perché Dio invia l’empio con la sua diabolica potenza d’ingannoappunto a quanti rifiutano la verità e acconsentono all’iniquità (cf. 2 Ts 2, 8-12); come dire: se ci cascano è per colpa loro.

Ma quel ceppo superstite, ovvero quel piccolo resto, sarà finalmente progenie santa.
Bisogna quindi far tutto il possibile per trovarsi inseriti in esso.

Chi ha aperto gli occhi sull’empio inganno è già, per grazia di Dio, sulla buona strada; ma molti stentano ancora a riconoscerlo proprio a causa della loro fede semplice e retta, la quale non riesce ad ammettere che nella sede suprema sia insediato un iniquo. Le mie viscere si straziano al pensiero di queste persone buone che soggiacciono alla frode, di questi piccoli che non vorrei mai scandalizzare, onde non essere gettato in mare con una macina al collo…

Non parlo di quanti utilizzano notevoli qualità intellettuali e competenze culturali facendo salti mortali per “normalizzare” la situazione con tentativi disperati di spiegare ciò che non è giustificabile; parlo di tanti parenti, amici e conoscenti innamorati di un personaggio che sa corrispondere alla perfezione ai desideri profondi di ciascuno.

«Narraverunt mihi iniqui fabulationes: sed non ut lex tua» (Sal 118, 85). 

La soluzione del dilemma, come sempre, si trova nella Parola sacra: gli iniqui possono pure raccontare tutte le chiacchiere che vogliono, ma i loro discorsi, nella misura in cui sono contrari alla legge di Dio, vanno rigettati senza il minimo tentennamento. Ecco dunque come aiutare le persone rette, ma ingenue, a prendere coscienza dell’inganno: confrontando semplicemente le uscite del grande leader e dei suoi degni cortigiani con quanto afferma la Sacra Scrittura; la discontinuità – se non l’opposizione – salterà immediatamente agli occhi. Non c’è bisogno, a questo scopo, di aver studiato teologia; anzi, quanti lo hanno fatto sono i più refrattari alla cura, giacché la loro mente è deformata da una sottile quanto invasiva tecnica di mistificazione della verità. I semplici, invece, sanno benissimo che la Parola divina non ha alcun bisogno di essere “aggiornata” in base alla mutata situazione sociale così da esser “liberata” dai condizionamenti culturali del passato, dato che contiene una verità immutabile, capace di salvare uomini di ogni civiltà e di ogni epoca.

È tempo di agire, Signore, perché hanno violato la tua legge. Devi agire tu stesso, Padre santo, dando i primi salutari avvertimenti circa i terribili castighi che incombono sull’umanità peccatrice – visto che quelli in corso non valgono a scuotere le coscienze. Deve agire la nostra Madre e Regina immacolata inviando i Suoi eletti messaggeri, quelli che san Luigi Maria Grignion de Montfort preconizzò come apostoli degli ultimi tempi. Devono agire i Tuoi figli fedeli, raccogliendosi come un piccolo esercito di valorosi che Ti riportino le anime vacillanti e sbaraglino l’errore con la loro preghiera e testimonianza.

Poco importa che siano poco numerosi: «Non c’è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare per mezzo di pochi, perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l’aiuto» (1 Mac 3, 18-19). 

Tempus faciendi, Domine. Tempus faciendi, fratres.







[Modificato da Caterina63 26/09/2015 21:05]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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