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Lavori Sinodo Famiglia 2015 testi ufficiali ed interventi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 18:06
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11/10/2015 01:24
 
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QUANTO SEGUE NON E' CIO' CHE CI SPETTAVAMO DALLA UFFICIALITA' DELLA CHIESA, MA I DUE ARTICOLI CHE SEGUONO SONO NECESSARI PER FAR COMPRENDERE COME CI SIANO COLORO CHE STANNO STRUMENTALIZZANDO IL SINODO E CHE VORREBBERO IMPORRE AL PAPA UNA CONCLUSIONE DIVERSA....

 IL BERGOGLISMO STA AFFONDANDO (AL SINODO E NON SOLO). IMPORRA’ IL DIKTAT ALLA MANIERA ARGENTINA?

 
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“Arranca la spavalda macchina da guerra?”, si chiede un vaticanista svizzero. In effetti al Sinodo la macchina da guerra argentina con motore tedesco (i vescovi progressisti) si è impantanata: si sa, di questi tempi i “motori” tedeschi sono da rottamare e la carrozzeria argentina è un ferrovecchio, impastato di peronismo e di rugginosa teologia della liberazione.

PRIMA SETTIMANA

Infatti il Sinodo si è aperto con la relazione del cardinale Erdo che ha ribadito la dottrina cattolica demolendo le eresie di Kasper (e facendo irritare Bergoglio).

Inoltre, dopo questa prima settimana, uno dei relatori delle commissioni, l’australiano Mark Coleridge, ha sintetizzato così la situazione: “Se il Sinodo finisse oggi, il 65 per cento dei padri voterebbe contro l’ipotesi di ammettere alla comunione i divorziati risposati”.

Per il partito di Bergoglio e Kasper la sconfitta sarà ancora più scottante sul tema dell’omosessualità, perché dalle relazioni dei vari circoli emerge la richiesta di opporsi con vigore alle teorie gender, considerate la nuova pericolosa ideologia che ha preso il posto del marxismo e che ha effetti devastanti sulla mentalità e sulla formazione dei giovani.

Del resto la parte cattolica del Sinodo, maggioritaria numericamente (quella che si rifà al magistero di sempre e specie a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI), ha fatto anche energiche proteste contro la minoranza bergogliana al potere, che sta imponendo le sue procedure, i suoi metodi e i suoi uomini nei posti chiave, ma di tali proteste non si sa nulla fuori o vengono rappresentate dalla macchina della propaganda in modo caricaturale (i cattivi conservatori contro gli illuminati progressisti).

Sebbene il Sinodo discuta di famiglia, quei milioni di famiglie cristiane che stanno fuori – secondo i bergogliani – non devono sapere niente (a differenza degli altri Sinodi) o devono avere un’informazione filtrata e “impacchettata” da loro.

Il partito bergogliano è come una squadra di calcio che sta perdendo 5 a 0 sul campo di gioco (e quindi rosica), ma può impunemente assestare calci, provare a fare gol con le mani (alla maniera argentina) e ostentare arroganza perché sa che l’arbitro è il loro leader e alla fine darà loro partita vinta a tavolino contro ogni regola (infatti Bergoglio si riserva pure di cambiare le regole a partita in corso – per esempio sulla relazione finale – in base alla convenienza della sua squadra).

I CATTOLICI

Un grande conforto della parte cattolica è rappresentato dal mite e sapiente Benedetto XVI, il cui magistero e la cui presenza, come un faro nella notte tempestosa, indicano il cammino.

La settimana scorsa del resto il vaticanista americano Edward Pentin ha rivelato la risposta che papa Benedetto – allo scorso Sinodo – dette a un prelato tedesco che gli domandava cosa dovesse fare di fronte alla tempesta scatenatasi nella Chiesa: “Halten Sie sich unbedingt an die Lehre!” (rimanete assolutamente fermi sulla dottrina).

Ratzinger è oggi ascoltato dai più, perché l’inerme Verità è l’unico tesoro della Chiesa, essendo Cristo stesso, e se la Chiesa tradisse o svendesse la verità della dottrina cattolica, farebbe come Giuda e toglierebbe all’umanità la vera misericordia di Dio e la salvezza.

Illuminata dalla luce di Benedetto XVI, la parte cattolica è arrivata a questo Sinodo più forte e preparata rispetto al precedente e al Concistoro del febbraio 2014, quando fu colta di sorpresa dalle inaudite tesi di Kasper fatte proclamare da Bergoglio.

E’ significativo del resto che fra i più decisi a opporsi al sovvertimento della dottrina cattolica ci sia una chiesa giovane come quella africana, particolarmente curata per 40 anni da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.

Essa infatti, oltre ad esprimere grandi cardinali come Sarah, una luce per tutta la cristianità, è di gran lunga oggi la Chiesa più dinamica, più missionaria, più in crescita avendo ormai superato i 200 milioni di fedeli con un impressionante 238 per cento in più rispetto al 1980.

Mentre quella sudamericana di Bergoglio, quella tedesca di Kasper e quella belga di Daneels sono al tracollo.

MODERNISMO FALLITO

Ma questo è il paradosso di oggi: alla guida della Chiesa stanno coloro le cui ricette si sono rivelate fallimentari nei loro paesi. E vogliono applicare le stesse disastrose ricette alla Chiesa intera, con effetti devastanti su scala planetaria.

Certo, molti indicano la popolarità del papa argentino come segno di rinascita. Ma è un bluff e dentro la Chiesa lo si è ormai capito. E’ la popolarità drogata del circo mediatico laicista, che non porta una sola conversione, ma esulta piuttosto per la conversione del papa all’agenda Obama e all’agenda onusiana.

I dati della pratica cattolica in Italia, che sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI erano cresciuti, con Bergoglio continuano a diminuire. La stessa “Repubblica” sabato scorso, riferendo gli studi della “Fondazione Critica liberale” e della Cgil, ha dovuto riconoscere che per la Chiesa “l’effetto Francesco non c’è”, anzi “l’Italia continua ad allontanarsi dalla Chiesa”, quindi l’effetto Bergoglio c’è a rovescio: allontana i fedeli.

PANORAMA DI ROVINE

I cattolici hanno la sensazione che con Bergoglio stia venendo giù tutto. Per esempio l’imbarazzante coming out (con il compagno) di monsignor Charamsa, il quale pretende che sull’omosessualità la Chiesa cambi la legge morale basata sulla Parola di Dio, non sarebbe stato possibile senza le mille sconcertanti aperture e i chi-sono-io-per-giudicare di Bergoglio, che Charamsa definisce “fantastico”. Chi semina vento raccoglie tempesta, dice la Bibbia.

E come evitare la confusione e il disorientamento per il Motu proprio sulle nullità matrimoniali di Bergoglio che anche un giurista cattolico come il professor Danilo Castellano ha demolito?

E’ inevitabile constatare che esso introduce di fatto il divorzio, sovverte il Vangelo e il millenario insegnamento della Chiesa. Cosicché – invece di sostenere la famiglia aggredita dalle ideologie moderne – le si dà il colpo di grazia.

C’è poi tutta la lista degli altri errori bergogliani. Quello sull’immigrazione è colossale. Come quello sui cristiani perseguitati a cui non ha certo giovato il suo atteggiamento di resa verso l’Islam e i regimi comunisti.

Poi ci sono i cristiani massacrati dall’Isis che egli ha sostanzialmente abbandonato, delegittimando ogni concreto intervento in loro difesa: di fatto oggi i vescovi del Medio Oriente (e le loro comunità) vedono nell’intervento di Putin la speranza della liberazione dal terrore.

Prendiamo poi i comizi noglobal di Bergoglio contro “l’economia che uccide” (quella capitalistica).

Secondo i dati della Fao diffusi in questi giorni la percentuale dei denutriti nei paesi in via di sviluppo è passata dal 23,3 per cento del 2000 al 12,9 per cento di oggi.

In 50 anni il tasso globale di povertà estrema è passato dall’80 per cento al 10 per cento, mentre la popolazione mondiale raddoppiava (è accaduto l’opposto di quanto prevedevano le teorie malthusiane).

E anche i dati sull’ambiente, l’aria e la salute negli ultimi 50 anni sono molto migliorati smentendo l’ecocatrastofismo marxisteggiante dell’enciclica bergogliana.

Pure ciò che viene celebrato come il successo internazionale di Bergoglio, la fine dell’embargo a Cuba, a ben vedere risulta essere il soccorso a una vecchia dittatura odiosa e sanguinaria che il papa è andato a omaggiare ignorando le vittime e i dissidenti.

E’ un panorama di macerie quello che Bergoglio sta lasciando. Con cadute incredibili come la comica lite da strapaese con Ignazio Marino, cosa inimmaginabile per giganti come Ratzinger e Wojtyla (con buona pace di Scalfari che elogia Bergoglio perché avrebbe portato la Chiesa fuori dalla politica).

Marino deve andarsene e merita tutte le critiche del mondo, ma Bergoglio si è meritato la battuta della compagna Ferilli: “Che il papa si senta in dovere di fare un comunicato per sfancularlo è – posso dirlo? – decisamente inaudito”.

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 11 ottobre 2015

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

(nella foto Gilbert K. Chesterton e una sua citazione)




 
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  Settimo Cielo di Sandro Magister

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Sinodo in confusione.
La "Relatio finalis" tra gli oggetti smarriti

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Il primo a mettere in dubbio che una "Relatio finalis" vi sarà, al termine di questo sinodo, è stato il cardinale di Manila Luis Antonio Gokim Tagle, uno dei quattro presidenti delegati dell'assise.

Venerdì 9 ottobre, in conferenza stampa, il cardinale si è riscoperto storico della Chiesa – come in effetti è, con la "scuola di Bologna" – è ha ripercorso la sequenza dei sinodi, dal primo con Paolo VI all'attuale. Con un botto finale che ha lasciato tutti di sasso:

"In passato i circoli minori proponevano proposizioni per il Santo Padre, che poi scriveva una esortazione post-sinodale, ma i primi sinodi di Paolo VI non finivano con una esortazione papale. Paolo VI permise al sinodo di pubblicare il proprio documento finale, e solo con la 'Evangelii nuntiandi' iniziò la pratica delle 'propositiones' per l'esortazione papale, ma suppongo che non sia obbligatorio. Oggi, a questo riguardo, attendiamo la decisione del papa".

Attendiamo?

Ma non era stato detto e ridetto, l'ultima volta il 5 ottobre in apertura dei lavori, in forma ufficialissima, dal segretario generale del sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, che una "Relatio finalis" ci doveva essere e doveva essere discussa e votata e infine consegnata al papa, e che a questo approdo tutti i lavori del sinodo erano finalizzati?

> Relazione del segretario generale

E non era stato papa Francesco, lui di persona, a nominare il 2 ottobre una commissione di dieci cardinali e vescovi in rappresentanza dei cinque continenti proprio "per l'elaborazione della relazione finale"?

> Briefing per fornire informazioni su tema e metodo della XIV Assemblea

E il meticoloso calendario del sinodo reso pubblico il 2 ottobre non dedica forse ben quattro giorni, dal 21 al 24 del mese, alla scrittura della "relazione finale", alla sua presentazione in aula, alla discussione e presentazione delle osservazioni scritte, alla riscrittura della stessa, alla sua ripresentazione in aula e alla sua votazione definitiva?

Calendario dei lavori

Come non detto. Alla fine della prima delle tre settimane del sinodo, improvvisamente nessuno sa più come il sinodo andrà a finire.

Sabato 10 ottobre è toccato a padre Federico Lombardi confermare che il sinodo ha perso la bussola:

"Riguardo alle votazioni, la maggioranza dei due terzi si pone solo nella relazione finale. Ovviamente se ci sarà. Perché ancora non abbiamo la certezza di come avverrà la conclusione, cioè se ci sarà un documento finale. Vedremo se il papa darà delle indicazioni precise".

Lombardi rimanda a quanto detto il giorno prima dal cardinale Tagle. Che in effetti aveva anche aggiunto qualcosa d'altro, e di molto appropriato:

"Il metodo nuovo adottato dal sinodo probabilmente è costato un po' di confusione, ma è bene essere confusi ogni tanto. Se le cose sono sempre chiare non sarebbe più la vita vera".

Sta di fatto che in nome di questa "vita vera" non solo non vi sarà più una classica esortazione post-sinodale del papa, ma forse nemmeno più una "Relatio finalis" dei lavori del sinodo stesso, votata punto per punto. In questo caso a chiudere tutto – per modo di dire, perché qui l'incompiutezza regna sovrana – sarà solo un discorso di papa Francesco.

*

Ma non è finita. Perché il 10 ottobre padre Lombardi ha dato notizia di un altro cambiamento avvenuto in corso d'opera.

Stando al calendario del sinodo, la discussione sia in aula che nei circoli minori avrebbe dovuto seguire l'ordine delle tre parti del documento base, l'"Instrumentum laboris", con ognuna di esse introdotta ogni volta da una "presentazione del relatore generale", il cardinale Péter Erdõ.

Invece al cardinale Erdõ – autore il 5 ottobre di una formidabile relazione generale introduttiva che ha seminato il panico tra i novatori – non è più stato dato il microfono per tornare a presentare le tre parti dell'"Instrumentum", e gli interventi in aula sono andati avanti per conto loro. Col risultato che sabato 10 ottobre già si è cominciato a parlare in aula della parte terza, quella più appetibile, con i piatti forti del divorzio e dell'omosessualità, mentre nei circoli linguistici ancora si andava avanti fino a mercoledì 14 a discutere e votare sulla seconda parte del documento.

Il 10 ottobre padre Lombardi ha detto serafico che degli interventi in aula in anticipo sui tempi, quelli dedicati alla terza parte dell'"Instrumentum", avrebbe dato conto ai giornalisti un paio di giorni più in là. Per non far confusione.

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NOTA BENE !

Il blog “Settimo cielo” fa da corredo al sito “www.chiesa”, curato anch’esso da Sandro Magister, che offre a un pubblico internazionale notizie, analisi e documenti sulla Chiesa cattolica, in italiano, inglese, francese e spagnolo.

Gli ultimi tre servizi di "www.chiesa":

10.10.2015
> Sinodo. Un tweet non fa primavera
Mai così segreti i lavori dell'assise. Inservibili le notizie fornite dai canali ufficiali. Inesistenti le traduzioni per i padri che non conoscono l'italiano. Il simbolico gesto di rottura dei vescovi polacchi

8.10.2015
> Sinodo. Il primo colpo a segno è dei conservatori
Grazie soprattutto alla relazione introduttiva del cardinale Erdõ, molto deciso nello stroncare le ambigue "aperture" del documento base. Ma i novatori sono già al contrattacco. E contano sull'appoggio del papa




 LA NOTIZIA UFFICIALE che è di una gravità senza precedenti:


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Ci sarà un documento finale? “Vediamo cosa deciderà il Papa”

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lombardiIl briefing odierno sui lavori del sinodo si è concentrato principalmente sugli interventi che si sono tenuti in aula ieri pomeriggio e, in parte, questa mattina. Si tratta di circa 75 interventi, compresi quelli tenuti nella sessione libera, per la maggior parte dei quali si tratta di padri “europei”, fra cui i curiali. Una quindicina sono, invece, stati attribuiti a vescovi africani ed altri dieci a padri dell’America Latina.

P. Federico Lombardi ha ricordato i temi principali toccati da questi interventi: la famiglia via concreta della Chiesa, scuola di carità e santificazione, spiritualità famigliare, la vocazione al matrimonio, la missionarietà della famiglia. Poi, ha detto Lombardi, si è parlato di “misericordia sotto diversi aspetti: vicinanza e tenerezza; misericordia e verità”, etc. Su questo tema, come sappiamo, gli interventi si sono collocati su punti di vista diversi, manifestando le varie “anime” presenti nell’Aula.

Ma la notizia del giorno è quella sulla possibilità che non vi sia alcuna Relazione finale. «Il processo sinodale va avanti”, ha detto il portavoce della Sala Stampa vaticana rispondendo a una domanda, “e tutti ne siamo contenti: tagliamo con soddisfazione il traguardo della prima settimana dei lavori. Tuttavia ancora non abbiamo la certezza di come avverrà la conclusione, cioè se ci sarà un documento finale. Vediamo se il Papa darà delle indicazioni precise».

“Sulla conclusione non c’è ancora totale chiarezza dentro al Sinodo – afferma il Portavoce della Santa Sede – Vedremo se il Papa darà indicazioni precise, riguardo alle votazioni i circoli minori approvano un modo a maggioranza assoluta, i modi sono poi sottoposti al lavoro della commissione. La maggioranza dei due terzi si pone solo nella relazione finale. Ovviamente se ci sarà».





L'assemblea del Sinodo
 

Ho la sensazione che sia iniziato una specie di Concilio Vaticano III “a pezzi”. Quando fu fatto Papa il cardinale Montini, si disse: «Giovanni XXIII ha aperto il Concilio e Paolo VI lo ha chiuso». Anche adesso col Sinodo sembra che si siano riaperti tutti quei punti che il beato Paolo, aveva “chiuso”: contraccezione, morale sessuale, ordinazione delle donne, celibato dei preti, democrazia nella Chiesa. E allora, che possiamo fare noi poveri cristiani? 

di Enrico Cattaneo

Se apro la finestra del mondo e mi affaccio sul cortile della Chiesa per vedere che cosa sta succedendo, ho la netta sensazione che sia iniziato una specie di Concilio Vaticano III “a pezzi”. Quando fu fatto Papa il cardinale Montini, uscì fuori una battuta che diceva: «Giovanni XXIII ha aperto il concilio e Paolo VI lo ha chiuso». Essa appare oggi estremamente attuale. In effetti, sembra che si siano riaperti tutti quei punti che il beato Paolo VI (e poi san Giovanni Paolo II), per fedeltà alla parola di Dio e alla tradizione, avevano “chiuso”: contraccezione, morale sessuale, ordinazione delle donne, celibato dei preti, democrazia nella Chiesa, ecc. 

  Esultano i “progressisti”, perché finalmente è stato ripreso lo “spirito” del Concilio, e si è capito che indietro non si può più andare.  Esultano molti ortodossi e i protestanti, perché vedono che i cattolici stanno arrivando dove loro sono già giunti da molto tempo. Esultano, a loro modo, anche i tradizionalisti, perché dicono: «Avevamo ragione noi, quando dicevamo che il Concilio è stato una catastrofe per la Chiesa». Solo i poveri cristiani ordinari non sanno che dire e rimangono smarriti. Sentono che si dice tutto e il contrario di tutto. I problemi della Chiesa sono messi sulla piazza della pubblica opinione, dove tutti sono diventati maestri. Quello che conta è l’idea che passa attraverso le interviste: «Tu cosa pensi del celibato dei preti? Cosa pensi dei matrimoni gay? Cosa pensi dell’ordinazione delle donne? Cosa pensi della comunione ai divorziati risposati?, ecc. ecc.». È la risposta della gente che fa da magistero.

È vero che il Sinodo dei vescovi è solo consultivo; ma, dicono, chi se ne importa? Ci sono regole scritte a tavolino, che poi vengono superate dai fatti. Una volta che un argomento diventa di dominio pubblico, si va avanti a maggioranza. Un cattolico convinto, tuttavia, afferma che spetta al Papa l’ultima parola, quella decisiva e vincolante. Ma sapranno i “cristiani adulti” accettare le decisioni del Papa, anche se saranno controcorrente e non secondo la maggioranza? I poveri cristiani comuni che cosa fanno allora? Si rifugiano nella preghiera, dicono il rosario, vanno nei santuari mariani, confessano i loro peccati, ma per il resto soffrono e tacciono. 

Non tocca a loro dire che cosa la Chiesa deve fare o non fare. Cercano di trasmettere ai figli ciò che essi stessi hanno ricevuto dai loro padri e dai loro nonni, e cioè le preghiere, le devozioni, il rispetto dei comandamenti e dei precetti della Chiesa, le opere di carità corporale e spirituale. Anche le suore di clausura, non discutono, ma pregano. E hanno fiducia nel Signore. E non c’è dubbio che anche molti fratelli ortodossi e protestanti in questo momento stanno pregando perché la Chiesa cattolica romana rimanga quello che è sempre stata.














[Modificato da Caterina63 12/10/2015 00:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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