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Lavori Sinodo Famiglia 2015 testi ufficiali ed interventi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 18:06
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12/10/2015 09:04
 
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La mancanza di unità nella Chiesa è pericolosa. L'arcivescovo Chaput mette in guardia al Sinodo


 


L'arcivescovo Charles Chaput di Filadelfia, nel suo intervento di ieri 10 ottobre al Sinodo, ha detto che «Un linguaggio impreciso produce un pensiero confuso» e ha portato «due esempi che dovrebbero causare qualche preoccupazione»: 'unità nella diversità' e 'inclusivo'. Inoltre ha fatto esplicito riferimento a Erasmo da Rotterdam, il sacerdote d'inizio Secolo XVI che perorava la riforma della Chiesa, ma che si è opposto alla Riforma protestante di Martin Lutero.


 
Città del Vaticano, 11 Ottobre, 2015 / 10:02 (CNA / EWTN Notizie) - [...]
Testo integrale dell'intervento dell'arcivescovo Chaput del 10 ottobre, al Sinodo sulla Famiglia, «Linguaggio e sue implicazioni»
Fratelli,
il Santo Padre ci ha saggiamente incoraggiati ad esprimere fraternamente e sinceramente i nostri pensieri durante questo Sinodo.
Proprio come i nostri pensieri plasmano il linguaggio che usiamo, così anche il linguaggio che usiamo forma il nostro pensiero e il contenuto delle nostre discussioni. Un linguaggio impreciso induce un pensiero confuso e che a volte può portare a risultati infelici. Voglio condividere con voi due esempi che ci dovrebbero causare qualche preoccupazione, almeno nel mondo anglofono.

Il primo esempio è la parola inclusivo
. Abbiamo sentito molte volte che la Chiesa dovrebbe essere inclusiva. E se per «inclusivo» si intende una Chiesa paziente e umile, misericordioso e accogliente - tutti noi qui saremo d'accordo. Ma è molto difficile includere coloro che non vogliono essere inclusi, o insistono per essere inclusi alle loro condizioni.
Per dirla in altro modo: posso invitare qualcuno a casa mia, e posso rendere la mia casa il più possibile calda e ospitale. Ma la persona fuori dalla mia porta deve ancora scegliere di entrare. Se rimodello la mia casa secondo il progetto del visitatore o dello straniero, la mia famiglia si accollerà il costo, e la mia casa non sarà più la sua casa.
La morale è semplice. Dobbiamo essere una Chiesa accogliente che offre rifugio a tutti coloro che sono in sincera ricerca di Dio. Ma dobbiamo rimanere una Chiesa fondata sulla Parola di Dio, fedele alla saggezza della tradizione cristiana, e che predica la verità di Gesù Cristo.

Il secondo esempio è l'espressione unità nella diversità. La Chiesa è «cattolica» cioè universale. Dobbiamo accettare le numerose differenze di personalità e cultura che esistono tra i fedeli. Ma viviamo in un momento di intenso cambiamento globale, confusione e agitazione. Il nostro bisogno più urgente è l'unità, e il nostro maggior pericolo è la frammentazione. Fratelli, dobbiamo essere molto cauti nel delegare importanti questioni disciplinari e dottrinali a conferenze episcopali nazionali e regionali, soprattutto quando la pressione in questa direzione è accompagnata da uno spirito implicito di autoaffermazione e di resistenza.

Cinquecento anni fa, in un momento molto simile al nostro, Erasmo da Rotterdam ha scritto che l'unità della Chiesa è il più importante dei suoi attributi. Possiamo discutere su ciò che realmente credeva Erasmo, e ciò che egli intendeva con i suoi scritti. Ma non possiamo discutere sulle conseguenze di quando la necessità di unità della Chiesa è stata ignorata. Nei prossimi giorni del nostro Sinodo, potremmo utilmente ricordare l'importanza della nostra unità, ciò che essa richiede, e ciò che comporta la disunione su questioni sostanziali.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]




Tredici cardinali hanno scritto al papa. Ecco la lettera

Ma Francesco ha respinto in blocco le loro richieste. E intanto dal programma del sinodo è sparita la "Relatio finalis" 

di Sandro Magister




ROMA, 12 ottobre 2015 – Lunedì 5 ottobre, all'inizio dei lavori del sinodo sulla famiglia, il cardinale George Pell ha consegnato a papa Francesco una lettera, firmata da lui e da altri dodici cardinali, tutti presenti in quella stessa aula sinodale.

I tredici firmatari ricoprono ruoli di prima grandezza nella gerarchia della Chiesa. Tra essi vi sono, in ordine alfabetico:

- Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, Italia, teologo, già primo presidente del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia;
- Thomas C. Collins, arcivescovo di Toronto, Canada;
- Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York, Stati Uniti;
- Willem J. Eijk, arcivescovo di Utrecht, Olanda;
- Péter Erdõ, arcivescovo di Esztergom-Budapest, Ungheria, presidente del consiglio delle conferenze episcopali d'Europa e relatore generale del sinodo in corso, come già della precedente sessione dell'ottobre 2014;
- Gerhard L. Müller, già vescovo di Ratisbona, Germania, dal 2012 prefetto della congregazione per la dottrina della fede;
- Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, Sudafrica, presidente delegato del sinodo in corso come già della precedente sessione dell'ottobre 2014;
- George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, Australia, dal 2014 prefetto in Vaticano della segreteria per l'economia;
- Mauro Piacenza, Genova, Italia, già prefetto della congregazione per il clero, dal 2013 penitenziere maggiore;
- Robert Sarah, già arcivescovo di Konakry, Guinea, dal 2014 prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti;
- Jorge L. Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Venezuela.

Nella lettera, concisa e chiarissima, i tredici cardinali sottoponevano all'attenzione del papa le serie "preoccupazioni" loro e di altri padri sinodali circa le procedure del sinodo, a loro giudizio "configurate per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse", e riguardo all'"Instrumentum laboris", ritenuto inadeguato come "testo guida e fondamento di un documento finale".

Ecco qui di seguito il testo della lettera, tradotto dalla stesura originale in inglese.

__________


Santità,

Mentre ha inizio il sinodo sulla famiglia, e con il desiderio di vederlo fruttuosamente servire la Chiesa e il Suo ministero, rispettosamente Le chiediamo di prendere in considerazione una serie di preoccupazioni che abbiamo raccolto da altri padri sinodali, e che noi condividiamo.

Il documento preparatorio del sinodo, l'"Instrumentum laboris", che pure ha degli spunti ammirevoli, ha anche sezioni che trarrebbero vantaggio da una sostanziale riflessione e rielaborazione. Le nuove procedure che guidano il sinodo sembrano assicurare un'influenza eccessiva sulle deliberazioni del sinodo e sul documento sinodale finale. Così com'è, e poste le preoccupazioni che abbiamo già raccolto da molti dei padri sulle sue varie sezioni problematiche, l'"Instrumentum" non può adeguatamente servire da testo guida o da fondamento di un documento finale.

Le nuove procedure sinodali saranno viste in alcuni ambienti come mancanti d’apertura e di genuina collegialità. Nel passato, il processo di presentare proposizioni e di votarle serviva allo scopo prezioso di misurare gli orientamenti dei padri sinodali. L'assenza di proposizioni e delle relative discussioni e votazioni sembra scoraggiare un dibattito aperto e confinare la discussione ai circoli minori; quindi ci sembra urgente che la redazione di proposizioni da votare dall'intero sinodo dovrebbe essere ripristinata. Il voto su un documento finale arriva troppo tardi nel processo di completa revisione e di aggiustamento del testo.

Inoltre, la mancanza di una partecipazione dai padri sinodali alla composizione della commissione di redazione ha creato un notevole disagio. I suoi membri sono stati nominati, non eletti, senza consultazione. Allo stesso modo, chiunque farà parte della redazione di qualsiasi testo a livello dei circoli minori dovrebbe essere eletto, non nominato.

A loro volta, questi fatti hanno creato il timore che le nuove procedure non siano aderenti al tradizionale spirito e finalità di un sinodo. Non si capisce perché questi cambiamenti procedurali siano necessari. A un certo numero di padri il nuovo processo sembra configurato per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse.

Infine, e forse con più urgenza, vari padri hanno espresso la preoccupazione che un sinodo progettato per affrontare una questione pastorale vitale – rafforzare la dignità del matrimonio e della famiglia – possa arrivare ad essere dominato dal problema teologico/dottrinale della comunione per i divorziati risposati civilmente. Se così avverrà, ciò solleverà inevitabilmente questioni ancora più fondamentali su come la Chiesa, nel suo cammino, dovrebbe interpretare e applicare la Parola di Dio, le sue dottrine e le sue discipline ai cambiamenti nella cultura. Il collasso delle chiese protestanti liberali nell’epoca moderna, accelerato dal loro abbandono di elementi chiave della fede e della pratica cristiana in nome dell'adattamento pastorale, giustifica una grande cautela nelle nostre discussioni sinodali.

Santità, offriamo questi pensieri in uno spirito di fedeltà, e La ringraziamo per la loro presa in considerazione.

Fedelmente suoi in Gesù Cristo.

__________


Nel pomeriggio di quello stesso lunedì 5 ottobre, durante la prima discussione in aula, il cardinale Pell e altri padri sinodali ripresero alcune delle questioni toccate nella lettera, senza citarla.

Papa Francesco era presente e ascoltava. E la mattina dopo, martedì 6 ottobre, prese la parola.

Il testo di questo suo intervento fuori programma non è stato reso pubblico, ma solo riassunto oralmente da padre Federico Lombardi e per iscritto da "L'Osservatore Romano". Così:

"Il pontefice ha voluto riaffermare che l’attuale sinodo è in continuità con quello celebrato lo scorso anno. Riguardo all’'Instrumentum laboris', Francesco ha sottolineato che esso risulta dalla 'Relatio synodi' integrata con i contributi giunti successivamente, che è stato approvato dal consiglio postsinodale – riunitosi alla presenza del pontefice – e che è la base per continuare il dibattito e le discussioni dei prossimi giorni. In questo contesto, importanza essenziale assumono i contributi dei vari gruppi linguistici. Il papa ha anche ricordato che i tre documenti ufficiali del sinodo dello scorso anno sono i suoi due discorsi, iniziale e finale, e la 'Relatio synodi'. Il pontefice ha sottolineato che la dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata e ha poi messo in guardia dal dare l’impressione che l’unico problema del sinodo sia quello della comunione ai divorziati, invitando a non ridurre gli orizzonti del sinodo".

A questo resoconto de "L'Osservatore Romano" padre Lombardi ha aggiunto che "anche le decisioni di metodo sono state condivise e approvate dal papa, e quindi non possono essere rimesse in discussione".

Da ciò si ricava che Francesco ha respinto in blocco le richieste della lettera, salvo la marginale raccomandazione di non ridurre la discussione alla sola "comunione ai divorziati".

E le ha respinte non senza uno spunto polemico, come successivamente ha fatto sapere – in un tweet non smentito – il direttore de "La Civiltà Cattolica" Antonio Spadaro, anch'egli presente in aula, secondo il quale il papa avrebbe detto ai padri di "non cedere all'ermeneutica cospirativa, che è sociologicamente debole e spiritualmente non aiuta".

Tutto questo all'inizio del sinodo. Ma verso la fine della prima settimana dei lavori è avvenuto anche dell'altro. Di nuovo all'opposto dei desiderata dei tredici cardinali.

Venerdì 9 ottobre, in conferenza stampa, il cardinale Luis Antonio G. Tagle, arcivescovo di Manila e presidente delegato del sinodo, ha improvvisamente detto che riguardo alla relazione finale "attendiamo la decisione del papa".

E il giorno dopo padre Lombardi ha precisato che "ancora non abbiamo la certezza di come avverrà la conclusione del sinodo, se cioè ci sarà un documento finale. Vedremo se il papa darà delle indicazioni precise".

Incredibile ma vero. Con il sinodo in pieno svolgimento, all'improvviso è stata messa in forse la stessa esistenza di quella "Relatio finalis" che figurava nei programmi come l'approdo a cui tutti i lavori sinodali erano finalizzati.

Della "Relatio finalis", infatti, aveva parlato ampiamente il segretario generale del sinodo, il cardinale Lorenzo Baldisseri, nella presentazione ufficiale dello stesso, il 2 ottobre:

> Briefing su tema e metodo della XIV assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi

Quello stesso giorno, Baldisseri aveva anche informato che papa Francesco aveva nominato una commissione di dieci cardinali e vescovi proprio "per l'elaborazione della relazione finale".

Il 5 ottobre, nel discorso d'apertura dei lavori del sinodo, Baldisseri era tornato ancor più dettagliatamente a illustrare le fasi di elaborazione e approvazione della "Relatio":

> Relazione del segretario generale


E di nuovo ne aveva parlato in aula la mattina del 6 ottobre, subito prima che prendesse la parola il papa.

Per non dire del calendario ufficiale dei lavori del sinodo, che tuttora assegna ben quattro giorni, dal 21 al 24 ottobre, alla scrittura della "relazione finale", alla sua presentazione in aula, alla discussione e presentazione delle osservazioni scritte, alla riscrittura della stessa, alla sua ripresentazione in aula e alla sua votazione definitiva:

> Calendario dei lavori


Nella lettera a papa Francesco, i tredici cardinali auspicavano che si ripristinasse la procedura dei sinodi passati, i quali terminavano col voto, ad una ad una, di "proposizioni" da offrire al papa. O che almeno, in assenza di queste proposizioni, si votasse punto per punto una "Relatio finalis" scritta da una commissione elettiva, non tutta nominata dall'alto.

Ma se nemmeno la "Relatio" – come si è fatto capire – ci sarà più, l'unico prodotto del sinodo non potrà essere che una rielaborazione di quell'"Instrumentum laboris" che i tredici firmatari della lettera ritenevano inadatto a far "da fondamento di un documento finale", anche a motivo delle "sue varie sezioni problematiche", ossia d'incerta fedeltà alla dottrina.

Perché è vero che i 270 padri sinodali stanno lavorando giorno dopo giorno proprio per rielaborare da cima a fondo l'"Instrumentum". Ma è altrettanto vero che la riscrittura del testo sarà appannaggio di quella commissione tutta nominata da papa Francesco in cui i novatori sono in maggioranza schiacciante, al contrario di quanto avviene in aula. E in un testo chilometrico e discorsivo come l'"Instrumentum" – non telegrafico come le "proposizioni" di tanti sinodi passati – è molto più facile che avvenga di nuovo ciò che capitò nel sinodo del 2014, con l'immissione di formule vaghe e polivalenti, difficili da respingere in aula con un voto secco.

"La dottrina cattolica sul matrimonio non è stata toccata", ha assicurato papa Francesco riferendosi all'intero percorso sinodale dal 2014 a oggi, in risposta alle "preoccupazioni" dei tredici cardinali della lettera.

Ma il cardinale Tagle, esponente di spicco dei novatori, ha anche detto nella conferenza stampa del 9 ottobre, con visibile soddisfazione:

"Il metodo nuovo adottato dal sinodo probabilmente è costato un po' di confusione, ma è bene essere confusi ogni tanto. Se le cose sono sempre chiare non sarebbe più la vita vera".

__________


Per altri particolari sulle conferenze stampa del 9 e del 10 ottobre:

> Sinodo in confusione. La "Relatio finalis" tra gli oggetti smarriti

I precedenti servizi di www.chiesa sul sinodo in corso:

> Sinodo. Un tweet non fa primavera (10.10.2015)

> Sinodo. Il primo colpo a segno è dei conservatori
 (8.10.2015)


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Gli ultimi tre precedenti servizi di www.chiesa:

10.10.2015
> Sinodo. Un tweet non fa primavera
Mai così segreti i lavori dell'assise. Inservibili le notizie fornite dai canali ufficiali. Inesistenti le traduzioni per i padri che non conoscono l'italiano. Il simbolico gesto di rottura dei vescovi polacchi

8.10.2015
> Sinodo. Il primo colpo a segno è dei conservatori
Grazie soprattutto alla relazione introduttiva del cardinale Erdõ, molto deciso nello stroncare le ambigue "aperture" del documento base. Ma i novatori sono già al contrattacco. E contano sull'appoggio del papa

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un aggiornamento, 4 firmatari si sono ritirati:

I tredici firmatari ricoprono ruoli di prima grandezza nella gerarchia della Chiesa. Tra di essi vi sono, in ordine alfabetico:

- Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, Italia, teologo, già primo presidente del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia;
- Thomas C. Collins, arcivescovo di Toronto, Canada;
- Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York, Stati Uniti;
- Willem J. Eijk, arcivescovo di Utrecht, Olanda;
- Gerhard L. Müller, già vescovo di Ratisbona, Germania, dal 2012 prefetto della congregazione per la dottrina della fede;
- George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, Australia, dal 2014 prefetto in Vaticano della segreteria per l'economia;
- Robert Sarah, già arcivescovo di Konakry, Guinea, dal 2014 prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti;
- Jorge L. Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Venezuela.


Lombardi: Lettera riportata dai media non corrisponde a realtà

Il Sinodo sulla famiglia - OSS_ROM

Il Sinodo sulla famiglia - OSS_ROM

13/10/2015

La lettera di alcuni Padri Sinodali al Papa era riservata e quanto pubblicato da alcune fonti non corrisponde, né nel testo né nelle firme, a quanto consegnato al Pontefice, tanto che almeno quattro cardinali hanno smentito. Così padre Federico Lombardi, durante il briefing quotidiano relativo al Sinodo sulla famiglia. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha poi sottolineato che il clima dei lavori in Aula è comunque positivo. Il servizio diIsabella Piro:

Pubblicare la lettera, un atto di disturbo. Non lasciarsene condizionare
Torna sul caso della lettera di alcuni Padri sinodali al Papa, padre Lombardi, aprendo il briefing quotidiano sul Sinodo dedicato alla famiglia. Ricorda quanto dichiarato dal cardinale Pell, ovvero che la missiva al Pontefice era e doveva rimanere riservata e che quanto pubblicato non corrisponde, né nel testo né nelle firme, a quanto consegnato al Papa. Quattro Padri Sinodali, infatti – i cardinali Scola, Vingt-Trois, Piacenza e Erdö – hanno smentito la loro firma. Dal suo canto, padre Lombardi aggiunge:

“Nella sostanza le difficoltà della lettera erano state evocate lunedì 5 ottobre, la sera, in Aula, come avevo detto, anche se non così ampiamente e dettagliatamente. Avevo parlato di obiezioni e dubbi sulla procedura. Come sappiamo il segretario generale del Sinodo, card. Baldisseri, ed il Papa avevano risposto con chiarezza la mattina seguente, martedì 6 ottobre. Quindi, chi ha dato a distanza di giorni questo testo e questa lista di firme da pubblicare, ha compiuto un atto di disturbo non inteso dai firmatari. Occorre perciò non lasciarsene condizionare”.

Al Sinodo, ampia collaborazione e clima positivo
“Si possono fare osservazioni sulla metodologia del Sinodo, che è nuova – spiega ancora padre Lombardi – Ciò non stupisce, ma una volta che è stata stabilita, ci si impegna ad attuarla nel migliore dei modi”. Tanto che “vi è una vastissima collaborazione per far progredire bene il cammino del Sinodo”.

“Il clima generale dell’Assemblea è senz’altro positivo”.

Card. Napier non mette in discussione diritto del Papa di scegliere Commissione per Relazione finale
Poi, padre Lombardi si fa portavoce di una dichiarazione del card. Napier, a proposito di una sua affermazione riportata erroneamente in un’intervista:

“A proposito della composizione della Commissione di dieci membri nominata dal Papa per l’elaborazione della Relazione finale del Sinodo, è stato scritto erroneamente: ‘Napier mette in questione il diritto di Papa Francesco di fare questa scelta’. Il cardinale Napier mi ha detto di correggere, affermando esattamente il contrario, cioè: ‘Napier non mette in questione il diritto di Papa Francesco di scegliere questa Commissione’ “.

La questione del legame tra vocazione e vita familiare
Al briefing in Sala Stampa è intervenuto anche il rev. Jeremias Schröder, arciabate presidente della Congregazione benedettina di Sant'Ottiliain, in rappresentanza dei dieci superiori generali partecipanti al Sinodo, il quale si è soffermato sulla questione del legame tra la vocazione e la vita familiare:

“Tanti giovani monaci non provengono più da famiglie cattoliche ben formate, ma spesso il cammino vocazionale è, allo stesso tempo, un cammino catechetico, cioè l’avvicinarsi alla fede poi comporta anche la riflessione sulla vocazione. In questo ambito, stiamo vedendo cambiamenti profondi nella base sociale delle nostre vocazioni”.

Il tema del diaconato femminile
Rispondendo, poi, alla domanda di un giornalista sul tema del diaconato femminile, dibattuto in Aula, il rev. Schröder ha spiegato:

“Io sono rimasto impressionato, perché mi è parso un tema audace ed anche, per me, convincente, tanto che io potrei immaginare un simile cammino. Ma ho avuto l’impressione che questo argomento, per ora, non abbia avuto una grande eco in Aula. Abbiamo ascoltato un’opinione, ma per il momento rimane lì”.

Testimonianza dal Rwanda: la famiglia aiuta a ricostruire il Paese dopo genocidio
Tra i partecipanti al briefing, anche Thérèse Nyirabukeye, consulente e formatrice per la Federazione africana dell'azione familiare, presente al Sinodo in veste di uditrice. Originaria del Rwanda, la sig.ra Thérese ricorda il genocidio vissuto dal Paese vent’anni fa e sottolinea l’importanza della famiglia nel processo di ricostruzione nazionale perché, spiega, la famiglia è testimone di amore e riconciliazione. Un’altra uditrice, infine, la sig.ra Moira McQueen, esprime soddisfazione il ruolo che viene dato agli uditori durante i lavori sinodali: “Siamo ascoltati – dice – e possiamo intervenire. E questo è un processo democratico”.



[Modificato da Caterina63 13/10/2015 18:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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