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Lavori Sinodo Famiglia 2015 testi ufficiali ed interventi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 18:06
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16/10/2015 10:10
 
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  EDITORIALE
Prima comunione
 

L'enfatizzazione dell'episodio del bambino che dà parte della sua ostia ai genitori divorziati risposati, al fine di rivendicare una sorta di "diritto alla Comunione", mette a nudo il fatto che il vero problema dietro alle tematiche del Sinodo è l'Eucarestia.

di Riccardo Cascioli

Se non altro appare chiaro che il problema vero di questo Sinodo è l’Eucarestia. E prima di parlare di accesso alla comunione dei divorziati risposati (e perché non di tutti coloro che, essendo in peccato mortale, non sono riconciliati?) sarebbe senz’altro meglio chiarirsi se si crede ancora che nell’Eucarestia c’è la presenza reale di Cristo. 

Il resoconto fatto ieri in conferenza stampa da don Manuel Dorantesed, collaboratore in lingua spagnola di padre Federico Lombardi, riguardo al racconto fatto in aula di un bambino che durante la Prima Comunione ha dato un pezzetto della sua ostia ai genitori divorziati risposati, è al proposito esemplare. Ammesso che l’episodio sia vero, non deve scandalizzare tanto il gesto del bambino, un “incidente” evidentemente indotto dall’amore per i genitori e dalla testa piena di chiacchiere sentite sulla presunta esclusione dei propri genitori dalla Chiesa. Si potrebbe al massimo notare che se si desse l’Ostia sulla lingua anziché in mano, certi “incidenti” si eviterebbero. Ma non è questo il punto che qui interessa.

Il problema vero è che ci sia un prete o un vescovo che racconti l’episodio per dargli un connotato positivo a supporto dell’accesso alla comunione dei divorziati risposati. E ancora più grave – ai limiti dell’incredibile – è che ci sia un portavoce del Sinodo che riporti questo racconto come «molto emotivo», lasciando intendere che almeno un buon numero di padri sinodali si siano “inteneriti” nell’ascoltarlo; il tutto senza che né il portavoce vaticano padre Federico Lombardi né nessun’altro dei presenti abbia avuto nulla da eccepire.

Ovviamente la vicenda viene raccontata – e amplificata al massimo dalla grande stampa – come l’emergere dei “veri cristiani”, aperti e misericordiosi, contro i severi e arcigni “dottori della Legge”, che si comportano da «ufficiali di immigrazione che devono controllare perennemente l’integrità di chi si avvicina» (altro intervento in aula riportato in conferenza stampa).

In realtà la vera differenza sta tra chi ancora crede a ciò che la Chiesa ha sempre creduto – ovvero che quel pezzo di pane sia davvero il corpo di Cristo – e chi ha invece ormai ridotto l’accesso alla comunione a uno dei tanti diritti civili della nostra epoca, e che – come Pannella e Bonino insegnano - usa la tipica tattica dei “casi pietosi” per far approvare questo diritto.

Di pietoso in effetti c’è soltanto lo spettacolo di una Chiesa ridotta a mendicare l’approvazione del mondo, disponibile per questo a gettare e calpestare ciò che ha di più caro.

Siamo certi che la maggioranza dei padri sinodali non si sarà affatto commossa alle parole di quel povero prete, e sarà sobbalzata nel vedere come la segreteria del Sinodo abbia deciso di giocare in modo spregiudicato questo episodio. Motivo in più per aspettarsi una risposta chiara e decisa che mostri al popolo cattolico che, accada quel che accada, ci sono almeno dei pastori su cui fare affidamento.

 





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Il bambino, il papà divorziato e l’Ostia divina. Emozioni al Sinodo.

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Con l’aneddotto del bambino che spezza l’ostia per il padre divorziato risposato, il briefing ha rasentato lo storytelling.

di Lorenzo Bertocchi (16-10-2015)

Il racconto del bambino che ha spezzato l’ostia per darla al padre che, in quanto divorziato risposato, non avrebbe potuto riceverla, ha sollevato fiumi di inchiostro. E di buoni sentimenti.

Roberto Rosa parroco di San Giacomo a Trieste.
Mons. Roberto Rosa, parroco di San Giacomo a Trieste.

Il racconto l’ha offerto ai padri sinodali il parroco di Trieste, don Roberto Rosa, direttamente nominato dal Papa per partecipare al Sinodo. L’invito papale era arrivato inaspettato dopo che il Santo Padre aveva letto uno scritto di don Roberto proprio sul tema dell’Eucaristia ai divorziati-risposati, uno scritto, ca va sans dire, possibilista rispetto al rinnovamento della prassi attualmente in vigore. Una prassi, urge ricordarlo, che è disciplina direttamente connessa alla legge divina su due sacramenti, Matrimonio ed Eucaristia.

La vicenda del bambino è uscita al briefing di ieri, inserita nei resoconti che vengono forniti ai cronisti rispetto al dibattito in aula. Resoconti che sono rigorosamente senza il riferimento al padre sinodale che li ha pronunciati e, molte volte, vengono riporati dai collaboratori di P. Lombardi preannunciandoli con un imparziale: “quello che mi ha colpito”. Curiosamente nel sinodo che “non si deve appiattire sul tema dei divorziati risposati”, ieri è sembrato che in aula non si sia parlato d’altro.

Con l’aneddotto del bambino che spezza l’ostia per il padre divorziato risposato, il briefing ha rasentato lo storytelling. Infatti, i commenti a seguire si sono buttati tutti sull’aspetto più sentimentale della vicenda. Molti hanno parlato di “commossa partecipazione” dei padri in aula, altri hanno sottolineato questa sofferenza dei figli per genitori divorziati risposati che non possono accedere alla Santa Eucaristia.

Al netto della buona fede del bambino, e del rispetto dovuto ai suoi nobili sentimenti, rimane il fatto che quanto raccontato da don Rosa è un abuso liturgico, tecnicamente una profanazione rispetto al Corpo e al Sangue del Signore realmente presente. Viene da chiedersi quale catechesi abbia ricevuto il bambino rispetto all’eucaristia e anche al dono del timor di Dio. Quest’ultimo, che è dono dello Spirito, “è il sentimento sincero e trepido che l’uomo prova di fronte alla «tremenda maiestas» di Dio (Giovanni Paolo II, Angelus 11-06-1989). Un dono che permette di far crescere il senso del mistero di Dio presente tra noi specialmente nell’Eucaristia, qualcosa che precede qualsiasi altra considerazione. Anche al Sinodo a volte sembrano, invece, prevalere considereazioni di carattere sociologico-pastorale, che poi finiscono per sbattere rovinosamente di fronte alla presenza sacramentale di Cristo nell’Eucaristia e nel matrimonio.

Ma è inutile provare ad entrare nel merito, perché ormai anche il sinodo, volente o nolente, cede a certo emozionalismo. Lo scrittore cattolico John Waters lo ricordava recentemente in una bella intervista concessa al settimanale Tempi. Parlando della sua battaglia condotta in Irlanda per la verità del matrimonio in occasione del referendum sulle unioni omosessuali, Waters ha rilevato un problema importante.

“Abbiamo capito”, ha dichiarato Waters, “che nei dibattiti i fatti reali e gli argomenti di ragione non contano nulla: contano solo le emozioni e i fatti inesistenti che la propaganda fa credere alla gente. Noi uscivamo dai primi dibattiti dicendoci “è andata bene, li abbiamo messi alle strette coi nostri argomenti”, ma non era così. Quando credi di aver vinto un confronto coi tuoi argomenti di ragione, hai sicuramente perso, perché oggi il mondo vive esclusivamente in una dimensione emozionale”.

Fonte: sinodo2015.lanuovabq.it










Tagespost: c'è un Sinodo parallelo
 
“L’incertezza sull’esito di queste tre settimane di negoziati è resa ancora maggiore dal fatto che nel Residence del Vaticano, Santa Marta, ha luogo una specie di “Sinodo parallelo”: papa Francesco si incontra con partecipanti al Sinodo e con ospiti esterni per parlare con essi individualmente".
 
 
13/10/2015
 

Il Tagespost di oggi, in un articolo di Guido Horst ,  offre un interessante scorcio di come viene vissuto il Sinodo da parte di papa Francesco.   

E addirittura parla di “Sinodo parallelo” che avrebbe luogo a Santa Marta, con principale protagonista il Papa.  

Ma ecco una traduzione dell’articolo del giornale cattolico tedesco: “…C’è chi dice che, per quanto i due fronti si scontrino l’uno contro l’altro – e nessuno finora ha negato che questi fronti esistano – quello che appare sostanzialmente nella Sala del Sinodo – tutte queste cose non raggiungono il pubblico…Solo nei prossimi giorni emergerà quanti Padri sinodali desiderano cambiare la prassi della Chiesa. Come il cardinale Luis Antonio Tagle di Manila, uno dei quattro presidenti del Sinodo, ha detto qualche giorno fa davanti ai giornalisti: i trecento vescovi non si sono riuniti per non decidere nulla”.  

Ed ecco un brano che appare di un interesse particolare: “L’incertezza sull’esito di queste tre settimane di negoziati è resa ancora maggiore dal fatto che nel Residence del Vaticano, Santa Marta, ha luogo una specie di “Sinodo parallelo”: papa Francesco si incontra con partecipanti al Sinodo e con ospiti esterni per parlare con essi individualmente. Alla fine toccherà al Papa prendere una decisione sulle questioni ancora aperte e comunicare la sua decisione all’intera Chiesa in un testo conclusivo. Questo, comunque, è per ora il più grande interrogativo che incombe sull’intero Sinodo.” 

Sembra davvero, come scrivono alcuni commentatori sui social network, che il Sinodo 2015 non abbia nulla da invidiare, quanto a curiosità e a colpi di scena mediatici, alle fiction televisive... 






Sinodo. I coniugi Diaz: accompagnare con amore le famiglie ferite

Laici al Sinodo - OSS_ROM

Laici al Sinodo - OSS_ROM

16/10/2015 

35 anni di matrimonio, 4 figli, da 15 anni sono impegnati con successo nella pastorale familiare in Colombia con la fondazione “Uomini e Donne del futuro”. Parliamo di Isabel e Humberto Diaz Victoria, una coppia di uditori al Sinodo, membri della Commissione per la Famiglia della Conferenza episcopale colombiana. Al microfono del nostro inviato Paolo Ondarzaraccontano i percorsi da loro proposti alle coppie in difficoltà:

 

R. – (Isabel) Nosotros, primero, aprendimos un poco en nuestra experencia...
Noi abbiamo anzitutto imparato dalla nostra stessa esperienza: al terzo anno di matrimonio abbiamo avuto una crisi... E Dio ci ha aiutato ad affrontare questa crisi e ce l’abbiamo fatta a superarla. Ora, dopo questa esperienza, cerchiamo di aiutare anche le altre famiglie, lavorando con gruppi di uomini, gruppi di donne, con coppie e con famiglie, in cui ci sono anche giovani e bambini. Facciamo degli incontri con un’esperienza profonda di guarigione interiore, vedendo i talenti che ciascuno di noi ha e come si sta vivendo la propria vita di fede.

D. – Per fare un esempio: voi aiutate anche coppie che hanno avuto esperienza di infedeltà…

R. – (Humberto) Es esto un flagelo que hay en el mundo y que necesita mucho apoyo…
Questo è un flagello che c’è nel mondo e che ha bisogno di molto sostegno. Quando viaggiamo e incontriamo coppie, molti ci chiedono proprio riguardo al tema dell’infedeltà. Questo ci ha portato a creare tutto un sistema di ascolto che permette di confrontarsi e trovare vie alternative di riconciliazione tra le coppie che cadono nell’infedeltà.

R. – (Isabel) Tenemos un curso muy especial para las personas que han caído en la infidelidad. ...
Abbiamo dei corsi speciali per le persone che sono cadute nell’infedeltà ed altri per coloro che hanno subito l’infedeltà, perché entrambe hanno bisogno di essere risanati dalle ferite che portano dentro; entrambi hanno bisogno di ricostruirsi, entrambi hanno sofferto e soffrono… E questo cerchiamo di farlo in modi diversi, che Dio ci ha permesso, anche con due libri che abbiamo scritto: “Famiglie vittoriose” e, l’altro, “Dammi la tua mano, prendi la mia”.

D. – “Famiglie vittoriose”, così che le difficoltà, le infedeltà e tutti gli altri problemi non rappresentano la parola definitiva di una via di coppia…

R. – (Humberto) Sì, tenemos testimonios de muchas parejas …
Sì, abbiamo testimonianze di molte coppie che hanno vissuto un momento come il nostro e che in un momento di difficoltà hanno potuto ristabilire le relazioni. Altre coppie sembrava non avessero alcuna  speranza: hanno lottato, hanno compiuto un processo, nel quale è stata analizzata la relazione, la storia personale… E oggi sono coppie che aiutano altre coppie, che stanno anche evangelizzando altre famiglie.

D. – Voi aiutate anche le coppie divorziate?

R. – (Isabel) Sì, tambien. Las escuchamos, ...
Sì, anche. Le ascoltiamo, le guidiamo, affinché compiano il cammino di risanamento, crescendo alla luce del Vangelo e comprendendo anche se possono uscire da questa situazione, anche attraverso il Tribunale ecclesiale. Ogni caso è specifico… Però le ascoltiamo, le consigliamo, le guidiamo e le orientiamo affinché riorganizzino il loro progetto di vita.

D. – Si parla molto di crisi della famiglia e poco, invece, degli aspetti positivi della famiglia…

R. – (Humberto) Gracias por tocar este tema, porque creo que es una misión …
Grazie per affrontare questo tema, perché credo che noi abbiamo, come famiglia e come cattolici questa missione di annunciare la bellezza di essere famiglia. In questo momento ci confrontiamo con il fatto che i giovani non vogliono sposarsi: perché? Perché non hanno modelli che li attiri, che richiami la loro attenzione. Ma esistono! Sono molte le famiglie nel mondo che hanno buone relazioni, che hanno costruito famiglie sane e che possono darne testimonianza. Quindi invitiamo tutte le famiglie a mostrare come sia bella e quale ricchezza abbia la nostra missione: la nostra missione è costruire una casa, formare una famiglia, sposarci ed avere figli …

D. – Sempre più frequentemente la società contemporanea ci mostra un’immagine del conflitto tra uomo e donna. Ma mai si sottolinea che la complementarietà tra uomini e donne è un fondamento del Vangelo…

R. – (Isabel) Sì. Precisamente la complementariedad, la reciprocidad es uno de los elementos del Evangelio …
Sì. La complementarietà, la reciprocità è uno degli elementi del Vangelo. A volte alcuni mezzi di formazione o sistemi economici vogliono rompere la famiglia, sostenendo come sia impossibile che un uomo e una donna possa andare bene insieme… Ma questa complementarietà, questo costruire progetti insieme è una bellezza ed è parte del Vangelo.

D. – Il mondo ha bisogno della buona notizia sul matrimonio, anche parlare di castità prematrimoniale. C’è bisogno di parlare di questo? Il mondo ha bisogno di questo messaggio?

R. – (Humberto) Sì, naturalmente que se necesita …
Sì, certo che c’è bisogno che i giovani prendano anche questo come modello di preparazione, in modo sano, in modo che gli permetta di comunicare. Quando si inizia una relazione e si arriva ad una intimità sessuale prima del matrimonio, questo ostacola anche il processo stesso di conoscenza della persona e impedisce che si conoscano altri aspetti della persona, la sua essenza. E’ molto importante che si affronti anche questo aspetto e che si lavori maggiormente in quella che è la preparazione al matrimonio.

D. – Di che cosa ha bisogno oggi la famiglia? Cosa chiedere alla Chiesa?

R. – (Humberto) Quiero pedir acompanamiento, ...
Chiedo accompagnamento, che vuol significare avere una pastorale della famiglia nella quale si includano e si portino tutte quelle persone che stanno soffrendo, affinché non si aspetti che siano in crisi per dare loro aiuto.











Ouellet: raggiungere divorziati risposati, ma senza cambiare dottrina

Il cardinale Ouellet - AP

Il cardinale Ouellet - AP

16/10/2015

Al Sinodo si dibatte sull’ammissibilità di una via penitenziale per i divorziati risposati in vista di una loro partecipazione ai Sacramenti. Dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, l’invito a non tradire la dottrina e a considerare con attenzione l’effettiva validità di matrimoni contratti dai divorziati risposati civilmente. Ascoltiamo il porporato al microfono di Paolo Ondarza:

http://media02.radiovaticana.va/audio/audio2/mp3/00498722.mp3 

R. – Il Santo Padre ci ha detto all’inizio che il Sinodo non cambierà la dottrina, ma cerca una pastorale adeguata. Quindi, per raggiungere i divorziati risposati ci vuole un dialogo, un chiarimento. Si discute su questa via penitenziale. Io penso che si debba chiarire bene la questione del matrimonio valido: se il matrimonio è nullo, si deve chiarire attraverso le procedure giudiziarie; altrimenti, se il vincolo coniugale e sacramentale indissolubile c’è, lì non possiamo – senza cambiare la dottrina – proporre un accesso ai sacramenti, perché è un punto dottrinale. Ma certamente tante persone che sono divorziate e risposate non hanno chiarito bene a loro stessi cosa è accaduto nella loro vita. In questo senso, bisogna condurre un dialogo per ascoltare bene la loro storia, verificare veramente la sacramentalità del vincolo.  

D. – E’ importante, dal suo punto di vista, riproporre quanto contenuto nell’Esortazione apostolica “Familiaris consortio”, quando si dice che lo stato di un divorziato risposato contraddice oggettivamente l’unione tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia?

R. – Sì, la posizione di “Familiaris consortio” è la dottrina tradizionale della Chiesa che è stata confermata da San Giovanni Paolo II e anche da Papa Benedetto. Quando ci riferiamo alla dottrina ci riferiamo a questo: questa è la norma che ci permette di costruire e di cercare una pastorale, cioè andare incontro alle persone che si trovano in queste situazioni e offrire loro una riconciliazione; se non sarà totalmente sacramentale, almeno si potranno ricostruire i legami con la comunità ecclesiale. Come il Papa ha ripetuto parecchie volte, non si deve ridurre tutto alla questione “dare o non dare la Comunione”. Questo è un modo sbagliato di presentare questa problematica.


D. – I giornali danno ampio risalto all'episodio, riferito dall’Aula del Sinodo, di un bambino, figlio di divorziati risposati, che all’atto della Comunione ha spezzato l’Eucaristia per condividerla con i genitori: episodio commovente. Che cosa viene a dire alla riflessione sulla misericordia qui, all’Aula del Sinodo?

R. – E’ un fatto bellissimo: il gesto di quel bambino è bellissimo e ci fa toccare il dolore di non poter ricevere la Comunione. Ma non dobbiamo dimenticare che i genitori che sono lì continuano ad essere uniti alla comunità, ad ascoltare insieme la Parola, a offrire il Santo Sacrificio … cioè, c’è tutta una comunione ecclesiale reale che si vive anche da parte delle famiglie che si trovano in situazioni difficili.

D. – Può rappresentare addirittura un esempio di catechesi in famiglia, di come portare la croce, quella di un genitore divorziato e risposato civilmente che non riceve la Comunione? Un esempio per i propri figli?

R. – Certamente. Se la Chiesa non autorizza la Comunione, non è perché pensa che questo peccato non possa mai essere perdonato. Dio perdona il peccato dei divorziati e risposati, lo perdona: su questo non c’è dubbio e la Chiesa lo proclama. Ma la Chiesa celebra e rispetta nel Sacramento dell’Eucaristia Cristo sposo nel suo dono alla Chiesa; allora, la Chiesa chiede ai suoi figli di partecipare a questo rispetto e quando c’è questa contraddizione (nella donazione matrimoniale; ndr) perché c’è un secondo partner, chiede l’astensione dalla Comunione: questa è espressione del rispetto della Chiesa per il suo Sposo divino. Non è che la persona non è mai perdonata o che non sia in comunione con Dio: al contrario. Il sacrificio che deve fare di non ricevere la Comunione e di trovarsi in qualche modo a disagio è anche un modo di essere unito a Cristo crocifisso …







[Modificato da Caterina63 16/10/2015 19:41]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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