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Chi si vergognerà di me anche io mi vergognerò di lui, parola di Gesù

Ultimo Aggiornamento: 18/01/2018 08:53
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11/10/2015 01:34
 
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     Se Gesù fosse un “padre sinodale”?




Questo è il provocatorio titolo di un articolo, di qualche mese, del vaticanista Sandro Magister. Personalmente, ritengo che il Signore non faccia altro che ribadire ciò che ha detto una volta per tutte due mila anni fa: non credo sia interessato più di tanto a discussioni pseudo-teologiche su falsi problemi.


Si avvicinarono al Signore i “periti sinodali” Carlo Rane, Piero Testa di Chicco, Edoardo Schillacci, Enrico De Luca, Mario Ivano Congaro, Battista Metzi, Bernando Taringo, Arnoldo Fungo, Gianni Marri, Domenico Ghenu, Ugo Baldassarri, Walter Casperi, Chiaro Forti, Tonino Spartaro, Vittorio Fernandi, Vincenzo Bianco, Leo Buffo, Giovanni Gennarini, Vitaliano Balcuso, Gustavo Guttieri per metterlo alla prova, e gli chiesero: «È lecito dichiarare nulli alcuni matrimoni per determinate ragioni o divorziare per le stesse ragioni?».

Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi».

Gli obiettarono: «Perché allora le chiese ortodosse concedono seconde e terze nozze? Perché la Chiesa latina ha istituito la Rota romana?».

Rispose loro Gesù: «Perché hanno ceduto alle indebite pressioni dei potenti dell’epoca, così come voi oggi avete ignobilmente ceduto alla mentalità dominante, diffusa dal principe di questo mondo per mezzo dei suoi governi massonici. Ma nessuna autorità, sulla terra, neppure il mio Vicario, ha il potere di sciogliere o dichiarare nullo un matrimonio sacramentale valido.

Perciò vi dico: Chi divorzia e sposa civilmente un’altra persona, commette adulterio. Chi ottiene una dichiarazione di nullità di un matrimonio valido per avere una cerimonia religiosa con un’altra persona, commette adulterio. Dio non può essere ingannato».

Più tardi, il Papa e i padri sinodali lo interrogarono anch’essi su questo argomento, elencandogli alcune situazioni pastorali difficili o irregolari. Ed Egli rispose loro: «Coloro che sono sposati e sono separati, si riuniscano di nuovo: con perdono e sincerità! Chi è sposato ed è separato, e vive con un altro uomo o con un’altra donna con cui ha contratto nozze civili, deve dividersi o vivere come fratello e sorella nella stessa casa. I due non possono vivere come marito e moglie, perché non lo sono. Se uno dei due è libero e sente la necessità della vita coniugale, deve sposarsi. Ma non può commettere adulterio!».

Il Papa e i padri sinodali osservarono: «Allora non conviene sposarsi!». Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

IPSE DIXIT

«L’indissolubilità del matrimonio non è un capriccio della Chiesa, e neppure una semplice legge ecclesiastica positiva: è un precetto della legge naturale e del diritto divino, e risponde perfettamente alla nostra natura e all’ordine soprannaturale della grazia. Per questo, nella stragrande maggioranza dei casi, l’indissolubilità è condizione indispensabile per la felicità dei coniugi e per la sicurezza anche spirituale dei figli» (San Josemaría Escrivá de Balaguer, “Colloqui con mons. Escrivá”, Ed. Ares, 1982, pag. 152)

 

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Sinodo dei vescovi, è già stato tutto detto. 2000 anni fa.

b4ad2968-5d5f-3e79-8b42-5df1e483504cCara Streghetta, pensavo che scrivessi qualcosa sul sinodo dei vescovi appena cominciato. Hai deciso di aspettare la conclusione?

Andrea B.


Caro Andrea,

mi sono già espressa in precedenza varie volte, anche recentemente. Ma ti confido che ho capito che non c’è niente da dire, né da scrivere. Perché, in realtà, è già stato tutto detto e riportato 2000 anni fa, sia sulla Dottrina che sulla pastorale.

DOTTRINA

Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. E lo seguì molta folla ed egli guarì i malati. Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi». Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?». Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie — se non in caso di concubinato — e ne sposa un’altra commette adulterio». Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Matteo 19, 1-12).

Gesù si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare. E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?». Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto». Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. (Marco 10, 1-16).

«Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio» (Luca 16, 18).

PASTORALE

«Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1Corinzi 6, 9-10).

«Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna; tuttavia, per il pericolo dell’incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione. Questo però vi dico per concessione, non per comando. Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere» (1Corinzi 7, 1-9)

«Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito — e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito — e il marito non ripudi la moglie» (1Corinzi 7, 10-11).

«Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo» (1Corinzi 11, 27-32) 

«Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto» (1Corinzi 15, 3a).

«Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – che è roba da idolàtri – avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l’ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore». (Efesini 5, 3-7)

«Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito». (Efesini 5, 21-33)

Stando, dunque, così la questione, qualcuno potrebbe domandare perché i padri sinodali stanno discutendo. La verità è che il (falso) problema dei divorziati-risposati è solo un pretesto, un cavallo di Troia, che i riformatori stanno usando per portare a compimento ciò che hanno cominciato mezzo secolo fa. Quasi sicuramente ci saranno due ermeneutiche anche per questo sinodo.

IPSE DIXIT
«La prima cosa da dire su questi riformatori è che per loro il matrimonio è un discorso senza capo né coda. Non sanno cosa sia, o cosa significhi; essi non vi danno un’occhiata nemmeno quando vi ci si trovano dentro. Semplicemente si liberano della fatica più vicina… non hanno la minima idea di quanto sia vasta l’idea che stanno attaccando» (Gilbert Keith Chesterton, “La superstizione del divorzio”).


  Dopo aver esaminato, sopra, la Parola di Dio, veniamo ora alla descrizione di un fatto increscioso......


Due curiose coincidenze e il sospetto di eresia

 
Don Mauro Tranquillo sul sito del Distretto italiano della FSSPX [qui]



Il Sinodo sulla famiglia sembrava dover avere come “tema caldo” la comunione ai divorziati che vivono in concubinato. Papa Francesco ha, come sappiamo, abilmente aggirato il problema con i suoi due motu proprio che permettono un rapido e indolore annullamento dei matrimoni sulla base di una sostanziale autocertificazione davanti al Vescovo. Non è da escludere che qualche progressista attardato non colga la profondità di questi cambiamenti e insista sulla comunione ai divorziati; ma sembra chiaro ormai che altri temi, già adombrati l’anno scorso, entreranno prepotentemente sulla scena, se non altro a livello mediatico (che è quello che conta, oggi).

Durante il viaggio negli USA il Papa ha incontrato la funzionaria del Kentucky Kim Davis alla nunziatura a Washington, quella che è andata sotto processo per aver rifiutato licenze matrimoniali a coppie gay. Padre Lombardi si è affrettato a precisare che l’incontro è avvenuto insieme a quello con molte altre persone, brevemente salutate dal Papa in un’udienza, e che "non deve essere considerato come un appoggio alla sua posizione in tutti i suoi risvolti particolari e complessi". Come riportato sul sito news.va  Bergoglio ha concesso una sola udienza privata in nunziatura, testualmente a “un suo antico alunno con la famiglia”. Il nostro gesuita però si dimentica di avvertirci che questo “antico alunno” è un gentile signore omosessuale, tal Yayo Grassi, con il suo compagno, e alcune conoscenze che egli introduce al Santo Padre.

Egli stesso ha dichiarato alla CNN  di essere “l’antico alunno” in questione, e di aver arrangiato l’incontro personalmente con Francesco via email poche settimane prima. Non risulta che la solerte Sala Stampa abbia preso le distanze dal signor Grassi come ha fatto nel caso della Davies, e un video mostra il commovente ed affettuoso incontro in tutti i dettagli. Sull’opportunità per il Papa di un tale incontro si può discutere, sulle ambiguità di Padre Lombardi si può ridere, ma è fuor di dubbio che la disparità di trattamento tra l’impiegata anti-gay e l’amico omosessuale rimane palese, ed è la Sala Stampa a sottolinearla goffamente: per la Davies un saluto generico in un’udienza con diverse persone, per Grassi l’unico incontro privato. Naturalmente Grassi è un gay buono (anche se i cattivi Hollywood ha decretato che non esistono), perché da 19 anni vive con lo stesso partner. Preziosi elementi matrimoniali, direbbe Kasper. Secondo Grassi, il Papa conosce da sempre la sua condizione e lo accetta così. Il video lo testimonia senza equivoci. Ricordo alcuni blogger “conservatori” parlare dello “schifo” che Bergoglio proverebbe per i gay, che li avrebbe abbandonati a se stessi con il suo “chi sono io per…”. Simpatici paradossi che contrastano con l’immagine generale che questo Pontificato sta dando, mediaticamente (e questo conta, oggi).

Quasi contemporaneamente, un Prelato polacco che lavora alla Congregazione per la Dottrina della Fede ed è Segretario aggiunto della Commissione teologica Internazionale, tal Monsignor Krzysztof Charamsa, ha dichiarato al Corriere della Sera  di essere gay e di avere un compagno, pronto al martirio pur di “scuotere la sua Chiesa”. Dice che «che l’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri. Non sono posizioni dell’attuale dottrina, ma sono presenti nella ricerca teologica». Si diceva un tempo che la pratica della sodomia, oltre ad essere un peccato di lussuria specialmente grave, portava con sé la nota del sospetto di eresia, ed era giudicato proprio da quel Sant’Uffizio di cui il nostro Prelato è Ufficiale.
 
Questo perché se uno può peccare carnalmente per debolezza, il peccato contro natura è difficilmente giustificabile senza una particolare perversione dell’intelligenza e della fede. I tempi stanno dando apertamente ragioine ai sospetti dell’antica procedura inquisitoriale. Non basta più ai sodomiti, specie chierici, il peccare per debolezza, devono ora rivendicare un mutamento dottrinale (un’eresia, in breve) per giustificarsi. Gli uomini di Chiesa modernisti hanno ammesso, nel Vaticano II, che la dottrina potesse cambiare in base ai tempi, in materia politica ed ecclesiologica. Perché fermarsi di fronte alla morale, quando tutto il mondo spinge per questo?
Quando la nuova religione che incombe lo vuole, e quando si può cogliere l’occasione per non starne fuori, anzi magari per guidare l’animazione spirituale del futuro governo mondiale, tanto auspicato da Benedetto XVI (ripreso da Francesco in Laudato si’ n° 175)? (1) 
Francesco, come già Benedetto XVI, è chiamato dai luterani di Roma “il nostro Vescovo”. Approvazione piuttosto esplicita della sodomia, communicatio in sacris con gli eretici: tutte pratiche che comportano il sospetto di eresia. Il sospetto… com’erano garantisti gli Inquisitori!




[Modificato da Caterina63 12/10/2015 09:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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