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Chi si vergognerà di me anche io mi vergognerò di lui, parola di Gesù

Ultimo Aggiornamento: 18/01/2018 08:53
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08/05/2016 00:17
 
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La pace del mondo non è la pace di Cristo


Come disse il card. Giacomo Biffi durante il Giubileo del 2000: «L’Europa o sarà di nuovo cristiana o non sarà più». Non c’è pace perché gli uomini, gli europei per primi, hanno cacciato Cristo dai loro cuori, rifiutandone la regalità sociale.

Analizziamo assieme non il conferimento (lecito) del premio Carlo Magno ricevuto da papa Francesco, ma i contenuti del suo programma di “rifondazione” dell’unità europea fondata, stando al suo Discorso, su «un nuovo umanesimo europeo», un aggiornamento dell’idea di Europa, basato su tre capacità: di integrare, di dialogare, di generare.

Francesco riceve il premio Carlo Magno.
Francesco riceve il premio Carlo Magno.

Tre capacità che non discutiamo in sé e non neghiamo, ma che  così impostate sono totalmente scardinate da quella vera Pace che non solo ci è insegnata dalla Scrittura, ma soprattutto che è la Persona stessa di Gesù Cristo e per questo scriveremo “Pace” in maiuscolo, e in minuscolo la pace del mondo.

Non staremo a discutere perchè, in un Discorso così importante dove sono stati fatti i nomi dei fondatori politici dell’Europa, il Vicario di Cristo omette di fare i nomi dei Santi Patroni che hanno fatto grande l’Europa, tacendo completamente sulla loro opera e sulle radici cristiane. Pazienza, concentriamoci su due spunti più essenziali: la vera Pace in Cristo Gesù e la pace degli uomini, senza negare il valore del Discorso del Papa in sé. Del resto il vero e santo discernimento è ciò che caratterizza il vero e l’autentico “dialogare” dei liberi figli di Dio.

“La pace sarà duratura nella misura in cui armiamo i nostri figli con le armi del dialogo, insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro e della negoziazione. In tal modo potremo lasciare loro in eredità una cultura che sappia delineare strategie non di morte ma di vita, non di esclusione ma di integrazione.” (Papa Francesco Discorso 6 maggio 2016).

Pace nella Bibbia è ripetuta per circa 324 volte, ed è sempre ben distinta dalla pace umana senza Dio, dalla Pace portata da Dio.

La Pace vera non è opera dell’uomo, ma di Dio, dice infatti Isaia: “io pongo sulle labbra: «Pace, pace ai lontani e ai vicini», dice il Signore, «io li guarirò»” (cap. 57,19) e c’è un monito specifico che ci aiuta a distinguere i falsi profeti dai veri profeti, ed ha come centro di discussione proprio la pace:

“Così dice il Signore degli eserciti: «Non ascoltate le parole dei profeti che profetizzano per voi; essi vi fanno credere cose vane, vi annunziano fantasie del loro cuore, non quanto viene dalla bocca del Signore. Essi dicono a coloro che disprezzano la parola del Signore: Voi avrete la pace! e a quanti seguono la caparbietà del loro cuore dicono: Non vi coglierà la sventura. Ma chi ha assistito al consiglio del Signore, chi l’ha visto e ha udito la sua parola? Chi ha ascoltato la sua parola e vi ha obbedito? Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena, una tempesta travolgente si abbatte sul capo dei malvagi. Non cesserà l’ira del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni comprenderete tutto!” (Ger 23,17-20).

Non esiste, pertanto, una pace “duratura” se questa non sarà fondata sul Cristo, vera Pace, e sul progetto di Dio per gli uomini. Chi predica una pace senza Dio, senza le sue leggi, i suoi Comandamenti, senza Cristo, è un falso profeta. Quando diciamo: “Maria, Regina della Pace”, non stiamo parlando di un appellativo, o aggettivo, ma di una Persona, Maria è Madre di questa Pace che è nell’incarnazione di Dio il Cristo Gesù.

Nel Discorso il Papa usa termini paolini e del Vangelo, ma modificando il contenuto. Per esempio, quando afferma che: “La pace sarà duratura nella misura in cui armiamo i nostri figli con le armi del dialogo” è un falso ideologico perchè nel progetto di Dio le armi della Pace non sono affatto il “dialogo a tutti i costi”, ma l’evangelizzazione: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato…» (Mc.16,15-16), l’arma è il Vangelo, è la Parola di Dio predicata, ovviamente, nella carità e con la carità, usata come arma non contundente ma come unguento di dolcezza, di perdono, DI SALVEZZA E REDENZIONE (due termini assenti nel Discorso del Papa e che pure sono gli ingredienti essenziali della vera Pace), quale vera medicina per guarire ogni ferita degli uomini in ogni tempo: «io li guarirò», Gesù è la medicina, Gesù è il medico, Gesù è la Pace. Ma per essere guariti dai mali che ci affliggono, bisogna ricorrere a questo Medico e fare uso ampio della Sua medicina.

Quando il Papa afferma che: “insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro e della negoziazione”, è un altro falso ideologico perchè la buona battaglia è la FEDE e non la negoziazione…. “Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.” (1Tim.6,12)

La vera Fede che deve animare l’Europa, non è negoziabile, bensì: “…con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra…” (2Cor.6,7). Comprendiamo bene che il Papa non sta negando il Vangelo, purtroppo il problema è che non parla affatto del Vangelo, è come se temesse che parlando con il Vangelo alla mano, potrebbe offendere le delicate orecchie dei suoi illustri Uditori. Il problema non sta in quel che dice in questo Discorso, e che è anche condivisibile, il problema sta in ciò che non dice, in quella “umanizzazione” senza il Cristo.

«Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8).

Anche Riccardo Cascioli ha riscontrato che: “Difficile però non notare una novità essenziale in questo discorso, che non solo marca una differenza dagli interventi dei suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che all’Europa hanno dedicato un’ampia riflessione, ma che (…) Diversa era la preoccupazione di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che affrontavano direttamente il vero dramma dell’Europa, che consiste nell’apostasia, nel ripudio delle sue radici cristiane: «Se l’Europa vuole essere – diceva nel 2003 papa Wojtyla – un insieme conciliato di uomini e popoli, con rispetto profondo e benevolenza duratura, Cristo deve animare questo continente».

E ancora, nel discorso all’ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, nel 2002: «L’Europa non sarebbe tale senza il ricco patrimonio dei suoi popoli che, similmente ai geni umani, ha plasmato e continua a forgiare la personalità di questo continente. Trascurare oppure abbandonare questa “eredità” significherebbe mettere a repentaglio la propria identità e infine perderla… Un fattore qualificante dell’identità di questo continente è la Chiesa fondata da Gesù Cristo». E poi, nell’Angelus del 13 luglio 2003: «Come soddisfare il profondo anelito di speranza dell’Europa? Occorre ritornare a Cristo e ripartire da Lui».

Per il cardinale Ratzinger, poi Benedetto XVI, il vero dramma dell’Europa consiste proprio nell’ostinazione a voler cancellare Dio dall’orizzonte: «Il tentativo – diceva nel famoso discorso di Subiaco del 1° aprile 2005 -, portato all’estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno di Dio ci conduce sempre di più sull’orlo dell’abisso, verso l’accantonamento totale dell’uomo». Da qui la strada da intraprendere: «Dovremmo capovolgere l’assioma degli illuministi e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita (…) come se Dio ci fosse. (…) Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno».

Rilette oggi, queste parole, davanti ai fallimenti di una Unione Europea sempre più guidata da un laicismo soffocante, hanno il sapore della profezia” (vedi qui).

“Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi” (2Cor 13, 11).

perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1Cor 14,33).

“In realtà, noi viviamo nella carne ma non militiamo secondo la carne. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali,  ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze,  distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza al Cristo. Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta” (2Cor 10,3-6).

Certo, anche noi “non siamo perfetti” in questa obbedienza paolina ma la vera Pace, di cui dobbiamo parlare e predicare, ha fondamento non sugli uomini, la roccia è Dio, la Pace è Dio e non un dio generico, ma Gesù Cristo, Signore e Dio: “Farò con loro un’alleanza di pace, che sarà con loro un’alleanza eterna. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Le genti sapranno che io sono il Signore” (Ez 37,26-28).

“Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò;  mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi – dice il Signore – cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni” (Ger 29,11-14).

La Pace vera non è progettazione di piani politici o economici: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” (Mt.6,33), non si fonda sulla “negoziazione”, lecita quanto si vuole come il ricorso al dialogo, senza dubbio utile perché è fondamentale per creare rapporti, ma questi sono i mezzi non il fine o lo scopo. “Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17).

Dice ancora il Signore Gesù:

“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34).

“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione” (Lc 12,51).

Queste parole sembrano in apparenza contraddittorie: Gesù che invoca alla pace ma poi sembra spingere alle armi, in verità sono di una realtà concreta e dinamica, valida in ogni tempo perchè il Cristo, nostra Pace, è Lui ad essere minacciato, è sempre perseguitato, è sempre avversato fino alla fine del mondo, perciò ogni combattimento, come dirà Paolo, non è contro le persone in se, ma contro le potenze delle tenebre, contro gli spiriti malvagi che avvolgono il mondo per contrastare la vera Pace, lasciando agli uomini la pace del mondo. Gesù parla di una spada che è dentro di noi e che ci permettere di combattere contro i vizi e le tentazioni; parla di divisione perchè non si possono servire due padroni, Dio e Mammona, e bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, ma difendendo ciò che è di Dio anche a costo della propria vita. Divisione dal materialismo e dall’impero del mondo: o lavoriamo per il Regno di Dio, o si lavorerà per quello del demonio, non esiste una pace che possa unire Dio e il demonio, il Bene e il male.

Chi vuole dare al mondo la Pace vera, deve farlo alle condizioni poste dall’Apostolo: “Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!” (Fil 4,9).

Non mancano neppure i moniti profetici: “Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;  infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii” (1Tss 5,1,6).

La vera Pace che un Vicario di Cristo deve predicare è questa: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.  Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.  Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?  E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?  Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi» (Mc 8,34-38).

Valgono anche, e soprattutto oggi, per l’Europa le parole che Gesù ebbe per Gerusalemme e si realizzarono: “Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:  «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.  Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». (Lc 19,39-44), e chi era, chi è la “via della pace”? «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.  Chi non mi ama non osserva le mie parole… Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore…» (Gv 14,23-27).

«Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).

La vera Pace è dunque “dimorare in Cristo”: “abbiate pace in me”, come a dire che non sono io il vostro nemico, ma voi non mettetevi contro il progetto di Dio sull’uomo. Se la rifondazione europea non rimetterà Cristo al centro, non avrà alcuna pace e questo il Papa doveva dirlo, avrebbe dovuto dirlo perché la situazione che abbiamo è drammatica, siamo con un piede nella fossa o, come si esprimerebbe santa Caterina da Siena, Compatrona d’Europa: “la puzza del disfacimento delle carni, giunge fin sotto casa mia”.

“Egli (Gesù) infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace… Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini” (Ef 2,14-17).

Lo stesso Antonio Socci (vedi qui) sottolinea qualcosa che non possiamo non condividere:

«Infatti Benedetto XVI, nel suo dialogo con Marcello Pera intitolato Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam dice: “La multiculturalità, che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie”.

È questa rinuncia alla sua identità e ai suoi valori che ha fatto invecchiare l’Europa e la rende un fragile vaso di coccio oggi nella competizione internazionale.

Ratzinger spiegava: “C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì, in maniera lodevole, di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere”.

Benedetto è stato spazzato via…». (sic!).

Le armi non sono, dunque, la negoziazione e il dialogo, ma la vera evangelizzazione, quella che insegna agli uomini che Cristo Gesù è la vera ed unica Pace che fa progredire le famiglie, le comunità, le società, le nazioni, l’Europa, senza questo programma, non ci sarà alcuna pace: “Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi” (Lc 10,6); “(…) recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti” (At 10,36); “i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace” (Rm 8,6). Questo non significa, ovviamente, non progredire o non trattarsi meglio, ma le priorità dei nostri compiti, la priorità è Dio e il suo Regno, qui invece si sta capovolgendo tutto, si stanno ribaltando le priorità: prima le esigenze materiali, poi quelle spirituali (cfr. Mt 6,33).

Papa Francesco descrive un’integrazione tra culture fondata sul dialogo e sul compromesso, ma il richiamo a quelle “radici cristiane”, che tanto impegnarono i due pontificati precedenti, sono come sparite, integrate – forse – in quei “nove sogni” attraverso i quali Francesco “vede” risorgere la nuova Europa. Ma integrare, attraverso una serie di compromessi (il primo dei quali il non parlare dell’evangelizzazione e delle radici cristiane, di Gesù Cristo il Signore, dei Comandamenti di Dio e dei santi Patroni) e non parlare di cosa è la vera Pace e di come è descritta davvero nella Scrittura, è davvero una buona scelta? Non lo sappiamo e non vogliamo giudicare il Papa per questa sua scelta, ma di certo non possiamo  tacere noi sull’insegnamento del Cristo.

Pace e santificazione, infatti, vanno di pari passo, non possono essere disgiunte: “Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore” (Eb 12,14) pena sarebbe l’incompiutezza della pace stessa.

Cercare la pace è, però, cercare Cristo stesso, è cercare Dio e la sua giustizia che è la fonte della vera pace, diversamente non saremo mai in grado di costruire società, città e nazioni all’interno di un sano e vero progresso, compito nostro è infatti questo:

“Chi vuole amare la vita e vedere giorni felici, trattenga la sua lingua dal male e le sue labbra da parole d’inganno; eviti il male e faccia il bene, cerchi la pace e la segua, perché gli occhi del Signore sono sopra i giusti e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere; ma il volto del Signore è contro coloro che fanno il male. E chi vi potrà fare del male, se sarete ferventi nel bene?  E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,8-15).

Ci rammarica, infine, che trovandoci per altro nel mese di maggio dedicato alla Vergine Santissima, il Santo Padre non abbia saputo profittare per parlare di Lei e, per esempio, della storia della Bandiera d’Europa, delle sue dodici stelle (vedi qui) e comunque sia, una benedizione alla vigilia della Supplica alla Madonna del Rosario nella quale si prega per l’Europa e dei suoi travagli. Se non parla un Papa di queste cose, chi deve farlo?

Concludiamo con il vero saluto del Cristiano che è il seguente: “grazia, misericordia e pace siano con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell’amore” (2Gv 1,3), e non ci accada di doverci essere addebitato il monito di Cristo: «Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi» (Mc 8,34-38).


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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