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Chi si vergognerà di me anche io mi vergognerò di lui, parola di Gesù

Ultimo Aggiornamento: 18/01/2018 08:53
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24/02/2017 17:42
 
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FOCUS di mons. Antonio Livi

Sosa

Evangelisti senza registratore? Il generale gesuita Sosa, prigioniero dell’ideologia irrazionalistica è allergico alla parola “dottrina”, non vede che con questa stolta polemica offende non solo la Chiesa, ma Cristo stesso, rinnegando i principali dogmi della Chiesa. Le stesse aberrazioni della Teologia de la revolución. Sofismi che possono far presa sull’opinione pubblica cattolica meno fornita di criteri, ma sono stati decostruiti e smentiti dai documenti del Magistero.

L’intervista del generale dei gesuiti Padre Sosa, per il quale le parole di Gesù andrebbero contestualizzate perché gli evangelisti non avevano con sè un registratore, per la sua assoluta incoerenza logica, non meriterebbe alcun commento teologico ma solo una risata. Ma, trattandosi di un intervento dell’attuale generale dei Gesuiti nel dibattito sull’interpretazione di un documento pontificio così problematico come l’Amoris laetitia, si rende necessario, per responsabilità pastorale nei confronti dei fedeli ai quali l’intervista è giunta attraverso i media internazionali, un richiamo al corretto rapporto del Magistero e/o della sacra teologia con la verità rivelata, quella con la quale Dio «ha voluto farci conoscere la sua vita intima e i suoi disegni di salvezza per il mondo» (Vaticano I, costituzione dogmatica Dei Filius, 1870).

I fedeli cattolici (sia Pastori che fedeli) sanno che la verità che Dio ha rivelato agli uomini parlando per mezzo dei Profeti dell’Antico Testamento e poi con il proprio figlio, Gesù  (cfr Lettera agli Ebrei, 1, 1), è custodita, interpretata e annunciata infallibilmente dagli Apostoli, ai quali Cristo ha conferito la potestà di magistero autentico per l’evangelizzazione e la catechesi. Agli Apostoli Cristo ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me. E chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato» (Vangelo secondo Luca, 10, 16). Il valore di verità della dottrina degli Apostoli e dei loro successori (i vescovi con a capo il Papa) dipende quindi interamente dal valore di verità della dottrina di Cristo stesso, l’unico che conosce il mistero del Padre: «La mia dottrina non è mia ma di Colui che mi ha inviato» (Vangelo secondo Giovanni, 7, 16). Padre Sosa, prigioniero com’è dell’ideologia irrazionalistica (pastoralismo, prassismo, storicismo) è allergico alla parola “dottrina”, ma non si rende conto che con questa sua stolta polemica offende non solo la Chiesa di Cristo ma Cristo stesso.

Tanto è essenziale la potestà di magistero (munus docendi), che Cristo ha conferito agli Apostoli unitamente alla potestà di amministrare i sacramenti della grazia (munus sanctificandi), con i quali gli uomini possono essere santificati, cioè uniti ontologicamente (non solo moralmente) a Cristo, e in Lui, nell’unità dello Spirito,  a Dio che è il solo Santo. Dice infatti Gesù agli Apostoli: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Vangelo secondo Matteo, 28, 20).

E per provvedere alle necessità spirituali dei fedeli, con la costituzione gerarchica della Chiesa, Cristo ha conferito agli Apostoli anche la missione pastorale (munsu regendi). Si capisce allora che non si può pensare a riforme “pastorali” della Chiesa in contrasto con la dottrina dogmatica e morale, come vorrebbe padre Sosa, con l’alibi delle presunte ispirazioni di un fantomatico “Spirito”, che certamente non è lo Spirito di Gesù (quello che «ex Patre Filioque procedit») perché contraddice frontalmente la sua dottrina e i sui comandamenti, anche lì dove Gesù ha parlato in modo definitivo e inequivocabile, com’è il caso del matrimonio naturale, che è indissolubile perché Dio così lo ha istituito «fin dal principio».

Non serve a niente – tanto meno all’edificazione della fede dei cattolici di oggi – sostenere con argomenti pseudo-teologici,  ossia con la propaganda rivoluzionaria, le riforme dottrinali di una immaginaria “Chiesa di Bergoglio”: i fedeli sanno benissimo  che la “Chiesa di Bergoglio” non esiste e non può esistere, perché Dio ha voluto solo la Chiesa del Figlio suo,  la Chiesa di Cristo, Verbo Incarnato  e Capo del Corpo Mistico, sempre presente per essere l’unico Maestro, Sacerdote e Re per ogni generazione, fino alla fine dei tempi (si vedano il classico trattato teologico del cardinale Charles Journet, L’Eglise du Verbe Incarné, Desclée, Paris-Bruges 1962, e  il recentissimo saggio del Prefetto della Congregazione della Fede, il cardinale Gerhrard Ludwig Müller, intitolato Der Papst – Sendung und Auftrag, Herder Verlag, Frankfurt 2017).

Non serve a niente parlare di una “Chiesa del popolo”, immaginata secondo gli schemi  ideologici della sudamericana “teologia del pueblo”, dove è “la base”, “coscientizzata” dagli intellettuali organici (i teologi), quella che decide quale dottrina e quale prassi rispondono alle necessità politiche di quel momento storico e il Papa non è più l’interprete infallibile della verità rivelata e l’amministratore dei misteri salvifici ma l’interprete della volontà popolare e l’amministratore della rivoluzione permanente. Sono le aberrazioni pseudo-teologiche che si ritrovano già nella Teologia de la revolución del peruviano Gustavo Gutiérrez e che traggono origine dalla «nuova teologia politica» del tedesco Johann Baptist Metz. Il venezuelano padre Sosa, da sempre legato a questa corrente ideologica, ripropone oggi, nell’intento di sostenere servilmente le presunte intenzioni rivoluzionarie di papa Bergoglio, teorie che già quarant’anni fa, sotto papa Wojtyla, sono state condannate dal Magistero come contrarie al dogma ecclesiologico.

Nemmeno serve l’alibi pseudo-teologico di una nova e “aggiornata” interpretazione della Scrittura, capace di contraddire perfino le «ipsissima verba Christi» e capace poi di squalificare come “fondamentalisti” quanti nella Chiesa (non solo i teologi come Carlo Caffarra ma anche i Papi come san Giovanni Paolo II) stanno al significato ovvio e vincolante degli insegnamenti biblici. Questi sofismi possono far presa sull’opinione pubblica cattolica meno fornita di criteri di discernimento: ma sono stati già da tempo decostruiti e smentiti punto per punto dai documenti del Magistero recente e dalla critica teologica (vedi il mio trattato su Vera e falsa teologia, Leonardo da Vinci, Roma 2012).

Noi cattolici sappiamo di dover leggere l’Antico e il Nuovo Testamento alla luce della dottrina della Chiesa, perché è proprio della Chiesa che ci ha dato la Sacra Scrittura, garantendone l’ispirazione divina, ed è essa che ne fornisce l’interpretazione autentica, ogni qual volta un’interpretazione è necessaria per renderne comprensibile il messaggio salvifico agli uomini di un determinato contesto storico-culturale.

Noi cattolici, a differenza di Lutero e di tutti quei protestanti che ne hanno seguito la metodologia teologica (radicalmente eretica), non ci basiamo sull’illogico principio della «sola Scriptura» e del «libero esame», e non vediamo alcun motivo logico di opporre la Bibbia al Magistero e il Magistero alla Bibbia. Noi cattolici abbiamo motivo di credere, al di là di ogni ragionevole dubbio, all’autorità dottrinale della Chiesa che ci ha consegnato la Sacra Scrittura, assicurandoci del fatto che essa è veramente la «parola di Dio», in quanto Dio stesso ne è l’autore principale e gli agiografi, che hanno scritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ne sono gli autori secondari o strumentali.

Ciò significa, contro il relativismo professato da padre Sosa, che ciò che si legge nella Sacra Scrittura è assolutamente vero, è la verità dei misteri soprannaturali che Dio ci ha rivelato gradualmente, per mezzo dei profeti, e poi definitivamente nella persona stessa di Dio Figlio. Si deve tener sempre presente che i testi scritturistici, pur contenendo la rivelazione dei misteri soprannaturali, di per sé ineffabili, forniscono ai credenti quel tanto di conoscenza (analogica) del divino che permetta loro di trovare in Cristo «la via, la verità e la vita».

Per questo loro essenziale scopo salvifico i testi scritturistici non sono “aperti” a ogni possibile interpretazione, anche in contraddizione con  il loro significato testuale, che di norma è chiaro ed inequivocabile (lo stesso significato chiaro ed inequivocabile che hanno le formule dogmatiche che nei secoli la Chiesa è andata definendo). Non è vero quello che sosteneva alcuni decenni or sono il protestante svizzero Karl Jaspers, ossia che «nella Bibbia, dal punto di vista dottrinale, si può trovare tutto e il contrario di tutto». 

Quando avviene che il significato testuale di un passo scritturistico sia suscettibile di diverse interpretazioni, è la Chiesa stessa che provvede a fornirne un’interpretazione “autentica”, ossia conforme all’insieme organico di tutta la dottrina rivelata (analogia fidei). Qualora poi la Chiesa non sia intervenuta a fornirne un’interpretazione “autentica”, i teologi sono liberi di proporre le loro personali ipotesi di interpretazione, tutte legittime purché compatibili con il dogma.

Il generale dei Gesuiti si riferisce irresponsabilmente a pericopi evangeliche, nelle quali è testualmente contenuta la dottrina rivelata sul matrimonio, dicendo che si tratta di parole di uomini (gli agiografi), trasmesse da altri uomini (gli Apostoli e i loro successori) e interpretata da altri uomini ancora (i teologi). Insomma, per lui non è mai la Parola di Dio! In un sol colpo padre Sosa riesce a rinnegare tutti i dogmi fondamentali della Chiesa cattolica, a cominciare da quello della divina ispirazione della Scrittura, da cui derivano le proprietà di “santità” e di “inerranza” degli insegnamenti biblici (richiamati da Pio XII nel 1943 con l’enciclica Divino afflante Spiritu e poi riproposto dal Vaticano II nel 1965 con la costituzione dogmatica Dei Verbum), per finire con quello dell’infallibilità del magistero ecclesiastico quando definisce formalmente le verità che Dio ha rivelato per la salvezza degli uomini (definito nel 1870 dal Vaticano I con la costituzione dogmatica Pastor Aeternus e riproposti anche dal Vaticano II con le costituzioni dogmatiche Lumen gentium e Dei Verbum).

Riducendo la Scrittura a «espressione della coscienza della comunità credente di altri tempi», a padre Sosa sembra logico di dover sostenere la necessità di una nuova interpretazione del messaggio biblico alla luce della «espressione della coscienza della comunità credente» di oggi. Ma questo è logico solo se si professa l’«anarchia ermeneutica», quella che ha portato un teologo luterano come Rudolf Bultmann a proporre la «de-mitologizzazione» del Nuovo Testamento. Invece, per la fede cattolica (che fino a prova contraria dovrebbe essere quella del generale dei Gesuiti), è del tutto illogico suppore che la Scrittura non insegni sempre e soprattutto delle verità divine indispensabili per la salvezza degli uomini di ogni luogo e di ogni tempo. Solo chi accetta in toto l’eresia luterana può supporre che non esista quello che io chiamo il «limite ermeneutico invalicabile», ossia l’individuazione (immediata, accessibile a tutti) di un ben preciso contenuto dottrinale, che nessuna interpretazione può negare o mettere in ombra. Questo è il caso, per l’appunto, della dottrina evangelica sul matrimonio e l’adulterio.

Capisco (anche se la depreco) l’intenzione di padre Sosa di sostenere la (presunta) rivoluzione pastorale di papa Bergoglio relativizzando il dogma, per poter contraddire nella prassi quanto la Chiesa ha stabilito ormai definitivamente con la dottrina sui sacramenti del Matrimonio, della Penitenza e dell’Eucaristia. Ma ragioniamo: eliminando il dogma, su quale base si dovrebbe dar ascolto a un Papa, il quale – secondo l’interpretazione ufficiosa di Sosa e di tanti altri teologi ossequiosi – ha messo il dogma da parte?

Se non è assolutamente (non relativamente) vero – oggi come ieri e come domani – che Cristo ha dato al Papa la suprema potestà nella Chiesa, per quale motivo dovemmo ascoltarlo e obbedirgli? E noi sappiamo proprio dalla Sacra Scrittura (sulla quale si basano i dogmi enunciati dal Magistero, dai primi secoli fino al Vaticano I) che Cristo ha dato al Papa la suprema potestà nella Chiesa; ora, se si applicasse a questa volontà espressa di Cristo il criterio relativista di Sosa, allora ci sarebbero cattolici che venerano e rispettano il Papa e altri che lo ignorano o lo combattono. Gli uni e gli altri per motivi non teologici, ma ideologici, cioè politici. Fedeli a papa Bergoglio sarebbero solo quelli che lo seguono come si segue in politica un leader “carismatico” e non si tratterebbe certamente del carisma divino dell’infallibilità nella dottrina, ma del carisma umano del capopopolo che con le sue parole e i sui gesti ottiene consenso nelle masse. 


 

IL GESUITA CHE NEGA CRISTO
 

Povero Cristo, poteva usare un po’ più di «discernimento». Ha voluto affidarsi alla sola testimonianza orale? Ben gli sta. Macché, ha soffiato in faccia agli Apostoli lo Spirito Santo, affinché trascrivessero con precisione. La Chiesa è sempre stata un faro, ma se il faro diventa una boa disancorata a che serve? Bella domanda. 

di Rino Cammilleri

Com’è noto, al tempo di Gesù non c’erano i registratori, perciò non sapremo mai che cosa abbia veramente detto. Per lo stesso motivo non sapremo mai se davvero sia esistito Alessandro Magno o se Giulio Cesare fosse un mito solare. Non c’era nemmeno la fotografia, a quei tempi.

E, anche se ci fosse stata, gli ebrei non avrebbero potuto usarla, stante il divieto mosaico di raffigurare esseri viventi. Stanti le conoscenze scientifiche del tempo, melegrane e foglie di fico erano considerate natura morta, talché le riproducevano in oro perfino nel Tempio. Oggi, invece, sappiamo che i vegetali sono vivi. In fondo, che cosa abbiamo di Napoleone? Testimonianze orali e scritte, più qualche quadro oleografico e qualche statua nuda.

Tutto roba falsificabile. Il Corano? Mica l’ha scritto Maometto, ma è stato messo insieme, a memoria, dopo la sua morte, da discepoli. Infatti, le «sure» sono compilate in ordine di lunghezza, tanto per dargliene uno, di ordine. Perciò, non sapremo mai che cosa ha veramente detto il Profeta. Ma chi glielo dice ai musulmani? Comunque, a noi interessano i cristiani; anzi, i cattolici.

Il capo dei gesuiti ha in pratica detto che il re è nudo, e non sapremo mai come vestirlo con esattezza. Anche la faccia di Gesù è probabile, tant’è che la Bbc qualche tempo fa ci mostrò una ricostruzione «palestinese» (sapete, quella disciplina modernissima che, partendo da un cranio, ricostruisce con molta approssimazione le fattezze del volto) che somigliava a un neanderthaliano. Gesù patì sotto Ponzio Pilato? Boh.

Nemmeno Giuseppe Flavio è chiaro sul punto, tant’è che si parla di pia interpolazione. Anzi, a dirla tutta, non abbiamo prove che Gesù sia morto in croce. Mi voglio rovinare: non si sa nemmeno se sia esistito veramente. Eh, non c’erano i registratori né le telecamere. Di più: se ci fossero stati, che cosa avrebbero «provato»? Come tutti sanno, le registrazioni, le foto e le immagini riprese possono essere tranquillamente falsificate. Perciò, ha ragione Umberto Eco e, prima di lui, Guglielmo di Occam: nomina nuda tenemus, e niente altro.

Se Cristo aveva voluto evitare che finissimo sotto schiaffo di una casta autocooptata ha fallito in pieno. Povero Cristo, poteva usare un po’ più di «discernimento». Ha voluto affidarsi alla sola testimonianza orale? Ben gli sta. Macché, ha soffiato in faccia agli  Apostoli lo Spirito Santo, affinché ricordassero (e trascrivessero) con precisione.

Miracolo per miracolo, poteva dotarli di un registratore all’adamantio (il metallo che rende indistruttibile Wolverine) che avrebbe sfidato i millenni e ci avrebbe riportato le sue esatte parole riguardo al divorzio, risparmiandoci duemila anni  di faticoso «discernimento». Ma chissà se davvero Gesù è esistito, e non sia invece una «rielaborazione tardiva della comunità». Tanto tardiva che ancora oggi dibatte e si dibatte. La Chiesa è sempre stata un faro, ma se il faro diventa una boa disancorata a che serve? Bella domanda.  





E' FORSE TUTTO COLLEGATO? DIREMO DI SI'.....


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I minimalisti in mariologia minimizzano le apparizioni

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Occupandoci qui delle “Profezie”, non possiamo ignorare l’eco di certe affermazioni attribuite a Vescovi e Cardinali, specialmente quando sono alla guida di Congregazioni importanti, come è il caso del cardinale Muller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il quale, appunto, essendo il garante di questa, dovrebbe essere meno ambiguo, dare meno mangime alla stampa e forse un poco più  di verità, professionalmente, ai fedeli…

Sono state attribuite al cardinale Muller – vedi qui – queste affermazioni sulle Apparizioni mariane che, a nostro modesto parere, andrebbero un tantino spiegate.

«Il futuro della Chiesa non dipende da conosciuti santuari come Fatima o Lourdes: aiutano, possono aiutare a fare più presente il messaggio della penitenza per il mondo di oggi» ma la fede è quella che si vive nella vita quotidiana «nella famiglia, nel lavoro, nella parrocchia».

Lo dice il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Müller parlando con l’Ansa. Sul «ruolo dei veggenti, devo dire come cattolico che dobbiamo concentrarci su Gesù Cristo. Ci sono possibilmente alcuni rivelazioni private ma non sostituiscono l’unica rivelazione di Dio in Gesù Cristo». «Alcuni esagerano l’importanza di questi fenomeni, come se fosse quasi un dogma. Anche quando la Chiesa si è dichiarata a favore di eventi di questo genere nessun cattolico è obbligato ad andare là o a crederlo». Così il prefetto parla del luogo in cui secondo alcuni veggenti apparirebbe la Madonna. Per una pronuncia del Vaticano – dice il cardinale – «ci vuole tempo, in questo momento è più importante regolare la pastorale, le confessioni».

Fin qui la notizia! Riscontriamo una vena minimalista nelle parole del cardinale Prefetto.

Ma chi sono i minimalisti? Nell’ultimo Concilio ci furono due correnti mariane: i massimalisti, quelli che difendevano la dottrina e il culto mariano dai minimalisti, ecumaniaci-filo-protestanti, coloro che non volevano neppure dare a Maria il titolo di Mater Ecclesiae, quello che poi fece invece Paolo VI; coloro che non amano le profezie soprattutto mariane.

A scanso di equivoci diciamo subito che siamo d’accordo su quel “porre un freno” ad usare Profezie e Apparizioni come una sorta di spada, o “asso-pigliatutto”, dal momento che non è affatto facile dare una interpretazione a certe Apparizioni o ai “Messaggi” mariani in quanto profetici. Qui nel nostro piccolo, dando una certa informazione, cerchiamo proprio la fonte più credibile non come una sorta di scoop giornalistico, ma per passare dall’Oracolo all’ORARE, PREGARE, soprattutto Pregare e convertirci noi stessi per primi ai Messaggi autentici che ci provengono dal Cielo.

Chiarito questo riteniamo minimaliste le parole del cardinale Muller a fronte dei contenuti di certe Apparizioni approvate dalla Chiesa.

Per esempio: prendiamo Lourdes, l’Apparizione non è un “dogma” è vero, ma il suo contenuto lo è eccome. La Vergine Santa andò da Bernadette sostanzialmente per CONFERMARE la scelta fatta dal beato Pio IX di proclamare il dogma dell’Immacolata Concezione! Lo stesso interesse della Santa Sede di quel tempo non si mosse perché a Lourdes “appariva la bianca Signora” o perché cominciò a scaturire un’acqua prodigiosa…. ma proprio per quelle parole che Bernadette disse al parroco il quale, appena uditele, poco ci mancava che svenisse.

Quindi, se è vero che non siamo obbligati a credere a certe apparizioni, NON SIAMO AFFATTO TENUTI A SCORAGGIARLEo a scoraggiarne i contenuti.

Altro esempio è Fatima: qui non basta un intero sito per raccogliere tutte le affermazioni dei Pontefici a favore di questa Apparizione per i suoi contenuti MAGISTERIALI. Possiamo dire che Lourdes e Fatima sono entrate nel Magistero pontificio… e senza scomodare “i dogmi”, i loro contenuti SONO entrati all’interno dell’insegnamento della Chiesa Cattolica, universale, QUINDI SONO MAGISTERO VINCOLANTE PER DIRSI CATTOLICI.

Affermare che ” nessun cattolico è obbligato ad andare là o a crederlo..” è vero fino ad un certo punto, ossia è vero fino a quando ci fermiamo all’Apparizione in sé, se sia avvenuta o meno. Perché poi, riguardo al contenuto un cattolico, per dirsi tale, è obbligato a credere nell’Immacolata Concezione (Lourdes), è obbligato a credere al Cuore Immacolato di Maria (Fatima). Fare certe distinzioni come ha fatto il cardinale Muller, senza sprecarsi troppo con i chiarimenti, si rischia di andare a nutrire le correnti più disperate che solitamente hanno in allergia la DEVOZIONE MARIANA, i minimalisti, appunto.

Un altro esempio è la Madonna delle Tre Fontane, clicca qui, che fu una conferma per Pio XII quando volle “una prova dal Cielo” per proclamare il dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo… Nel 1950, Papa Pio XII disse addirittura al Maestro Generale dei Dominicani: «Dite ai vostri religiosi che il pensiero del Papa è contenuto nel Messaggio di Fatima». Pio XII, dopo aver letto i resoconti di Fatima, commentò così: «C’è un terribile mistero che non mediteremo mai abbastanza: la salvezza di molti dipende dalle preghiere e penitenze volontarie dei membri del corpo mistico», clicca qui.

Un altro esempio chiarificatore è la storia della Medaglia Miracolosa nelle Apparizioni a Suor Caterina Labourè, canonizzata appunto, il cui Oggetto benedetto da Maria in Persona è l’unico al quale la Chiesa ha riservato addirittura UNA LITURGIA, una Messa, il 27 novembre. Ora, secondo le parole di Muller gettate così a casaccio… questa devozione sarebbe superflua mentre, secondo le indicazioni di Maria stessa, di Leone XIII e di Pio XI che elevò il Culto, è nientemeno che FONDAMENTALE per la salvezza di molti. Il perché è ovvio: non è la Medaglia un talismano, ma uno strumento che Dio ha voluto dare attraverso la Sua Madre, per salvare Egli stesso quante più anime è possibile, ricorrendo anche a queste che la Chiesa ha chiamato amorevolmente PIE PRATICHE.

Come fa un Prefetto della Congregazione della Dottrina della VERA FEDE ESSERE MINIMALISTA SUI CONTENUTI DELLE APPARIZIONI MARIANE? Davvero questo ci confonde e ci rattrista.

Ma noi sappiamo bene che l’attuale battaglia è contro alcune Apparizioni e che questi “messaggi” sono spesso cifrati e diretti “ad altri”, è da quando Fatima ha annunciato l’apostasia nella Chiesa che da Giovanni XXIII si è deciso di “tenere fuori” Maria dalla pastorale della Chiesa e dal GOVERNO DELLA CHIESA….

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San Luigi Maria Grignon de Montfort

Da allora si è preferito insegnare una Madre di Dio SILENZIOSA, coniando LA MADONNA CHE TACE, clicca qui per capirne di più. Comprendiamo bene che una “Madonna che parla”, e che parla troppo sull’apostasia grave interna alla Chiesa, e di un mondo sempre più nel baratro del non-ritorno, che denuncia la corruzione del clero apostata, non può piacere…. ma diceva profeticamente San Luigi Maria Grignon de Montfort:

«114. Prevedo molte belve arrabbiate, che arriveranno con furia per strappare con i loro denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è servito per scriverlo, o almeno per avvolgerlo nelle tenebre e nel silenzio di un baule, affinché non venga Lui conosciuto; costoro anzi attaccheranno e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e cercheranno di metterlo in pratica. Ma non importa! Anzi, tanto meglio! Questa previsione mi incoraggia e mi fa sperare un grande successo, cioè una grande schiera di valorosi e coraggiosi soldati di Gesù e di Maria, dell’uno e dell’altro sesso, per combattere il mondo, il demonio e la natura corrotta, nei tempi difficili che sempre più si avvicinano! “Chi legge comprenda”. “Chi può capire, capisca” (Trattato della Vera Devozione a Maria)».

Il Trattato parlava già dal 1700 del “regno di Maria”; Maria che sarebbe intervenuta personalmente per guidare il piccolo gregge abbandonato e risparmiarlo dalla grave apostasia, facendo Lei stessa da Catechista, per fare ciò che il Clero – vescovi e cardinali compresi, a parte le interviste – non sanno più fare.

Siamo allarmati perché su tanti fronti, interni alla Chiesa, in nome dell’ecumania si sta spingendo sempre più ad una devozione mariana relegata AL SILENZIO, diremo ad una Madonna che tace, imbavagliata, che non annunci più al mondo alcuna battaglia sui “principi non negoziabili”, che non parli più di guerre a causa dei peccati degli uomini, che non parli più dell’inferno, che non dica più nulla sulla situazione della Chiesa, fino ad arrivare a fare, questi signori, messe sconsacrate, senza Consacrazioni valide e senza, soprattutto la Vergine Santa accanto al Figlio VIVO E VERO nell’Eucaristia.

BASTA! NON PERMETTIAMOGLIELO PIU’.

Diceva a ragione di ciò il Venerabile Pio XII a riguardo della Madonna delle Tre Fontane: “Ma che cosa dobbiamo decidere? Non si fa del bene? Non si prega? Non ci sono forse le conversioni? Non si aggiustano i matrimoni? Non viene impartito puro catechismo? E allora lasciamo che la Madonna faccia quello che noi non sappiamo più fare!”

Caro cardinale Muller, ascolti il consiglio di Pio XII e non si metta nella squadra dei minimalisti, solo per compiacere qualcuno in terra…

Consigliamo il seguente video - clicca qui - di Don Alessandro Minutella

     









[Modificato da Caterina63 05/03/2017 21:48]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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