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San Martino de Porres un domenicano da riscoprire

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2015 19:51
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12/10/2015 19:37
 
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Spiritualità domenicana

 

  San Martino de Porres

 

      (Quanto riferiamo di san Martin de Porres è desunto da un ciclostilato curato da un salesiano a Lima
      
      PREMESSA 
      
      Caro lettore, 
      I dati biografici che leggerete su San Martin de Porres non sono ben altro che una ricapitolazione studiata e meditata dei fatti più importanti scritti su di lui dai suoi fedeli. 
      Non vi è dubbio che molti stenteranno a credere ai fatti straordinari che sono stati abbozzati in queste pagine, però potrete esser certi che non si tratta di leggende. Sono fatti confermati da giuramenti, da numerosi testimoni che hanno fatto queste dichiarazioni nel processo di beatificazione del Santo. 
      Il fatto è che i Santi, come diceva un bambino che ricordava le vetrate della sua chiesa, sono “uomini attraverso i quali passa la luce”. 
      Non vi è nulla di più esatto di questa definizione; infatti coloro che hanno ottenuto l’onore degli altari, sono sempre stati fari luminosi e pongono Dio sulla strada della nostra vita. 
      Che il nostro Santo con la sua Croce e con la sua Scopa possa continuare a meravigliare il mondo con i suoi miracoli e attragga sui suoi devoti e su tutto il Perù le benedizioni del Cielo. 
      
      Chaclacayo, 19 Ottobre 1972

HARRY MC BRIDE

 

      Come è bella l’esistenza dedicata a servire Dio e a fare del bene al nostro prossimo! 
      
      1. INFANZIA DI FRATE MARTINO 
      
      1.1 Alla metà del secolo XVI viveva nella città di Lima una famiglia, quella del Cavaliere Juan de Porres e di una graziosa giovane negra chiamata Ana Velasquez, oriunda del Panama che viveva onoratamente del suo lavoro in uno dei quartieri che oggi si chiamerebbe periferia della città. 
      Martino nacque il 9 dicembre 1569 nella città di Lima. 
      Era un mulatto simpatico e vivace la cui pelle, con il passare degli anni, divenne sempre più scura, fino ad acquistare il colore inconfondibile dell’origine africana che gli derivava dalla madre. D’altra parte, nei suoi lineamenti si andavano delineando i tratti dell’origine spagnola del padre, una fronte spaziosa, occhi scuri, narici piccole e labbra ben marcate. 
      Pieno di bontà fino dalla nascita non poteva veder soffrire nessuno e cercava subito di rimediare al male. Sua madre lo riprendeva spesso perché ritornava dagli acquisti con il cestino vuoto, per aver dato una cosa o un’altra, appena comprata, a quanti incontrava sul suo cammino. 
      La sorella di Martino, Juana era bianca come il padre, Juan de Porres, per cui questi qualche volta doveva rammaricarsi della pelle scura della moglie e del figlio Martino che l’aveva ereditata con il latte materno. 
      Infatti la società alla quale apparteneva non comprendeva che l’amore è al di sopra del colore e che dinnanzi all’onnipotente siamo tutti uguali, per cui Juan de Porres e Ana Velasquez non erano felici come avrebbero potuto essere. Vediamo dunque che l’argilla umana che Dio inventò per modellare questo gigante di virtù, non poteva essere più umile a giudicare dalle apparenze.

      1. INFANZIA DI FRATE MARTINO 
      (continua) 
      
      1.2 Martino fu battezzato nella Chiesa di San Sebastian de Lima, in quella stessa Chiesa dove venne battezzato qualche anno più tardi il fiore più bello della santità americana, Rosa de Santa Maria. 
      Alcuni anni più tardi, il padre rinunciando ai teneri affetti della famiglia, abbandonò per molto tempo i figli al triste destino dell’abbandono. Per questa ragione vennero a mancare alla madre gli aiuti necessari ed essa soffrì moltissimo per mantenere i suoi due figlioli. 
      A seguito delle osservazioni che vennero mosse al padre di Martino, allora governatore di Panama, questi provvide a mandarli a studiare a Guayaquil ove, per le doti naturali che avevano, fecero ben presto grandi progressi. 
      Purtroppo durò ben poco la sollecitudine paterna, perchè nominato dal Re di Spagna, governatore di Panama, Porres si vide obbligato ad affidare i figli alla cura materna in considerazione della sua situazione e per i suoi numerosi impegni. 
      La madre fu felice di vedersi restituire i due figli. Martino con la sua pelle nera in verità era diventato un ometto e Juana, dalla pelle bianca, si era trasformata in una graziosa damina.

      1. INFANZIA DI FRATE MARTINO 
      (continua) 
      
      1.3 Quando Martino seppe che la madre lo aveva designato a diventare aiutante ed apprendista dal Dott. Marcelo de Rivero, si spogliò dell’abito di gala che indossava e con tutta naturalezza lo diede a sua madre: “Non sono nato per coltivare del lusso, soprattutto sapendo a quale compito mi avete designato”. 
      Dopo pochi giorni si recò alla casa del Dott. de Rivero dove fu accolto come apprendista. 
      Sarà bene ricordare quale impegno egli mise nell’imparare il mestiere di infermiere, dentista e anche di barbiere. 
      Il medico era sempre più soddisfatto del suo dipendente. Lo difendeva a spada tratta contro quei clienti che dimostravano avversione verso i negri. Martino, da parte sua, dimostrò ben presto quanto aveva appreso dal suo dotto maestro.

      1. INFANZIA DI FRATE MARTINO 
      (continua) 
      
      1.4 Un giorno in cui il Dottore era assente si presentò un uomo, con il viso gonfio e l’aspetto di colui che non ha dormito per molte notti: 
      - Dov’è il Dottore? 
      - In che cosa posso servirla? rispose Martino inchinandosi al cliente. 
      - Che cosa? Un negro servire me? rispose il signore adombrato. 
      - Sono ai vostri servizi. 
      - Potreste per caso togliermi un dente del giudizio? 
      - Sarà un onore per me - e senza cessare di sorridere cominciò ad esaminare il cliente sofferente. Poi, dopo alcuni tocchi, gli porse un vaso di acqua e gli disse: 
      - Preso! si deve sciacquare la bocca. 
      - Stai scherzando? 
      - Non scherzo, Signore. Il fatto è che il dente è già estratto e gli mostrò le pinze con il dente che aveva appena tolto. 
      - Sei certo che il dente è il mio? 
      - Certo che sì - disse Martino, sorridente. 
      - Che hai, buon negro, in mano perché io non abbia sentito alcun dolore? E spinto da una forza strana gli prese la mano e la baciò con effetto. 
      
      Qualche minuto dopo, appena il cliente fu uscito, Martino si recò alla cappella dove vi era un Cristo che Martino chiamava essere il suo migliore amico e Gli disse: 
      - Perché hai permesso che quell’uomo non sentisse alcun dolore? Questa gente non comprende la Tua bontà e crede che io sia un ciarlatano.

      2. LA SUA VOCAZIONE 
      
      2.1. Pochi giorni dopo questo episodio, arrivò una lettera del Padre di Martino, nella quale egli comunicava di esser stato premiato dal Re e che quindi nulla sarebbe più mancato alla famiglia. 
      - Per cui non occorra che Voi lavoriate? 
      - Certo che no - rispose Juana - E non sarà nemmeno più necessario che tu vada ad aiutare il Dottor de Rivero. 
      - Allora andrò a servire il mio migliore Amico. 
      A partire da questo momento pensò di servire il Signore in un convento.

      2. LA SUA VOCAZIONE 
      (continua) 
      
      2.2 La decisione di Martino di entrare in convento fu una sorpresa per tutti, in special modo per il suo maestro che ne fu estremamente contrariato. 
      - Come è possibile, Martino, che dopo 3 anni che sei con me tu pensi di abbandonarmi? Che farò ora da solo? 
      - Sono certo, Dottore, che incontrerà altre persone che l’aiuteranno molto meglio di me e, oltretutto, non vi sarà più motivo di rimproverarla perché tiene un aiutante negro. Da parte mia la ringrazio per tutto quello che ha fatto per me.

      2. LA SUA VOCAZIONE 
      (continua) 
      
      2.3 Si diresse rapidamente al convento di San Domenico, non lontano dalla sua casa. 
      Suonò il campanello e incontrò il Padre Barragan che era il portinaio del convento. 
      - Che desidera? 
      - Mi dica, che c’è qui dentro? 
      - La pace per chi la desidera, replicò il portinaio. 
      - E’ meraviglioso - rispose il mulatto 
      - Bene! Perché sei venuto? 
      - Perché desidero restare nel convento.

      2. LA SUA VOCAZIONE 
      (continua) 
      
      2.4 A tale risposta il Padre Barragan non seppe rispondere. 
      Martino ruppe il silenzio: 
      - Non potreste fare qualcosa affinché io possa restare qui? 
      - Il portiere lo scrutò un poco e gli disse: Bene, ragazzo, andiamo a vedere: seguimi! 
      Lo portò dove si trovava il Padre Priore, al quale spiegò brevemente i desideri dei giovane mulatto.

      2. LA SUA VOCAZIONE 
      (continua) 
      
      2.5 - E’ tanto grande il tuo desiderio di entrare in convento? gli chiese il Superiore. Martino abbassò la testa e rispose con una voce appena percettibile. 
      - Si, questo è il mio desiderio. 
      - Accetterai di essere un semplice converso? 
      - Converso è ultimo nella gerarchia? 
      - Sì. E’ l’ultimo della Comunità. 
      - Allora, grazie, Signore: entro in convento. 
      Da quel momento la sua vita fu una donazione totale, un’offerta perfetta al servizio di Dio.

      3. LA SUA UMILTÁ 
      
      Fin dal principio l’ex aiutante del Dott. de Rivero maneggiò subito stracci e scopa per pulire e riordinare tutti i locali del convento, dalla clausura fino alla cucina. 
      Quando il medico parlò con il Padre Priore, si prese cura dell’infermeria, alternando alla scopa gli strumenti medici e lo straccio della polvere con il bisturi, pulendo e riordinando al contempo tutti i locali dell’enorme convento. 
      Il lavoro del giovane mulatto, la sua entrata al convento, la carità che faceva erano già diventate oggetto di molti commenti in tutta Lima, arrivando fino alla città di Panama.

      4. IL PADRE DI FRATE MARTINO 
      
      4.1 Don Juan de Porres era un cavaliere orgoglioso, allora governatore di Panama e ascoltava con grande fastidio le informazioni che gli giungevano del figlio. Per questo un certo giorno decise di partire subito alla volta della capitale del Perù. 
      - Voglio far vedere a questi frati chi è Don Juan de Porres disse - Hanno forse creduto di convertire mio figlio in uno schiavo del convento? 
      Poche settimane dopo la carrozza del governatore di Panama si fermò rumorosamente dinnanzi al portale del convento più popoloso tra tutti quelli che i domenicani hanno in America. Si diresse immediatamente alla portineria. 
      - Dove si trova? 
      - Chi? - domandò Frate Barragan 
      - Mio figlio. 
      - Scusi, chi è vostro figlio? 
      - Don Martino de Porres. 
      - Vado a informare il Superiore. 
      Lasciò don Juan de Porres con il viso accigliato che stava studiando il modo per portar via il figlio. Pochi minuti dopo, si trovò di fronte al Padre Provinciale.

      4. IL PADRE DI FRATE MARTINO 
      (continua) 
      
      4.2 - Sono il padre di Don Martino de Porres. 
      - Benvenuto in questa casa, Eccellenza. 
      Considerando il tono impiegato del Superiore, Don Juan si mise a sbraitare: 
      - Perché tenete qui mio figlio come se fosse uno schiavo? Ho nobiltà a sufficienza per non mendicare e mio figlio ne tiene abbastanza perchè nessuna gli tolga il sangue dalle vene. Vengo a prenderlo. 
      - Non voglio trattenerlo, Eccellenza e se egli si dedica a umili lavori è perchè lo vuole e lo ha richiesto ripetute volte. 
      - E perchè non studia come gli altri? 
      - Perchè abbiamo, Eccellenza, dalle nostre leggi che dobbiamo rispettare. Queste leggi dicono che gli indios, i negri e i loro discendenti, non possono professare in alcun ordine religioso, per il motivo che si ritiene che queste razze siano poco preparate per la vita religiosa. 
      - Egli lo sa veramente? 
      - Sì, Eccellenza, lo sa, glielo abbiamo detto chiaramente al suo ingresso. 
      - Quindi chiedo di vederlo subito. 
      - Non vi è alcun problema.

      4. IL PADRE DI FRATE MARTINO 
      (continua) 
      
      4.3 Il padre stentò fatica a riconoscerlo. Quando era partito per il suo incarico, alcuni anni prima, Martino era un bambino. Ora era un uomo ben piantato, forte e nel pieno della sua giovinezza. Superata la prima impressione si lasciò vincere dall’affetto di padre e se lo strinse al petto. 
      Il Priore, che assisteva alla scena, disse a Martino: 
      Figlio mio, tuo padre mi ha chiesto se tu ti trovi bene nel convento. 
      - Sì, padre. Qui sono molto felice. 
      - Ma dimmi, Martino, ti basta essere un umile converso e restare così per tutta la vita? 
      - Sì, padre. La mia unica preoccupazione è di servire Dio in convento.

      4. IL PADRE DI FRATE MARTINO 
      (continua) 
      
      4.4 - La verità è che non riesco a capirti - esclamò il padre. 
      - Avrei ottenuto dal Re di farti nominare Gentiluomo, invece tu mi parli di cose che stento fatica a capire. 
      - Padre mio, ti supplico di non portarmi via, è l’ora di assistere i malati. Mi vuoi accompagnare? 
      Don Juan constatò la simpatia che il giovane mulatto aveva conquistato in ospedale. Appena lo vedevano, gli infermi non cessavano di chiamarlo, chiedendogli mille cose. Frate Martino aveva sempre una parola di consolazione per tutti. Andava e veniva felice di poter aiutare quei derelitti. 
      Suo padre restò attonito e in quel momento imparò moltissime cose. 
      - Figlio mio - esclamò - sono orgoglioso di te e non sarò io che renderò vana la tua vocazione all’umiltà. Lo strinse fra le braccia e gli disse: Addio, che il Signore ti illumini e guidi i tuoi passi.

      4. IL PADRE DI FRATE MARTINO 
      (continua) 
      
      4.5 Quando Juan de Porres salì in carrozza, gli rimase impresso nella mente il sorriso luminoso di suo figlio, che si diresse alla cappella e, prostratosi dinnanzi all’immagine dei crocifisso disse al Signore: 
      - Grazie per aver permesso che mio padre si senta orgoglioso di me. 
      Frate Martino sapeva quanto è difficile il cammino per il cielo, per questo si era imposto il proposito di fare tutto il possibile per arrivare il più possibile vicino al cielo.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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