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San Martino de Porres un domenicano da riscoprire

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2015 19:51
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12/10/2015 19:45
 
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   7. GLI SCHIAVI 
      (continua) 
      
      7.2 Martino si rassegnò alla sua sorte, ma comprese ben presto quale terribile disgrazia pesava sulla sua razza. 
      Essendo figlio di una negra provò una grande stima per la gente di colore, prestando loro particolari cure ed affetto e lavorando incessantemente per far comprendere a questa gente gli splendori del Cristianesimo. 
      Una volta incontrò un negro che, avendo una piaga infetta, era sul punto di svenire. Mise le labbra sopra la piaga, la pulì, la bendò e benedisse il malato, dicendogli: “Non piangere, fratello, per il nostro colore..., il mondo passa.., la vita è breve.., un poco di odio, un poco di amore.., e tutto è gloria del cielo”. 
      Dopo 4 giorni di questa cura, il negro era guarito e sereno e lavorava con i suoi compagni.

      7. GLI SCHIAVI 
      (continua) 
      
      7.3 Verso sera andava per i campi alla ricerca dei suoi fratelli di sangue. Svolgeva il compito di infermiere e di padre. 
      Bendava le loro piaghe, distribuiva rimedi, curava le ferite di grandi e piccini. 
      Si piegava rispettoso sul dolore di quelle anime che cercavano conforto e compassione. 
      Tutti avevano confidenza in lui. 
      Bastava una parola o un’attenzione delle sue mani per diminuire le pene, asciugare le lacrime, rendere meno dure le ore amare della vita.

      8. IL SUO EROISMO 
      
      8.1 Un giorno il Superiore lo chiamò e gli disse: “Dobbiamo rinunciare ad alcuni oggetti d’arte, però senza che nessuno ne sia informato. I problemi economici del convento non vanno bene. Vi sono 250 religiosi che mangiano tutti i giorni. I debiti sono grandi e i creditori hanno poche speranze”. 
      Martino ricevette un quadro e alcuni candelabri e si recò al negozio di un antiquario che gli diede 20 pesos. Di ritorno a San Domenico, sentì le grida di un mercante di schiavi che offriva la sua merce umana... Frate Martino ne fu impressionato. “Qui vi sono due uomini, padre e figlio - proseguì il mercante - voglio essere buono con voi, quasi li regalo.., andiamo fate delle offerte”. 
      Un uomo, armato di scudiscio esclamò: “Dò 15 pesos”. 
      Martino sentì un nodo salirgli alla gola dinnanzi a quella scena deplorevole. Nella mano stringeva le monete che aveva avuto dall’antiquario e il suo cuore nobile gli fece esclamare: “Dò 20 pesos”. 
      Tutti si stupirono guardando il mulatto. Il mercante sorrise e rispose: “Siano aggiudicati questi due uomini al Padre Domenicano”. 
      Martino formalizzò la transazione e si portò i due negri al convento. Con il capo basso si diresse dal priore per presentargli i due schiavi.

      8. IL SUO EROISMO 
      (continua) 
      
      8.2 - Come, hai comprato due negri? 
      Martino fece segno di sì con vari cenni della testa. 
      - Martino, per tutti i Santi del cielo, ti mando per risolvere dei problemi economici e tu mi porti due bocche in più!. 
      - Ma credo, Padre, che tutto si possa risolvere. 
      - Come? 
      - Ci ho pensato bene. Ho chiesto al mercante di schiavi e mi ha detto che valgo molto. Vendetemi al mercato di schiavi e al mio posto questi due uomini possono lavorare per me. 
      Non era il momento di scherzare e lo aveva detto in tutta serietà. Il Priore chiuse gli occhi mentre con una mano asciugava una lacrima che gli scendeva sulle guance. 
      - Ritirati, Martino, e non insistere. Qui sei necessario per pregare più che per lavorare. Sono certo che le tue preghiere al Signore ci daranno la soluzione che stiamo cercando. 
      E fu così in effetti. Un cavaliere, padre di un ragazzo che Martino aveva salvato alcuni giorni prima, portò una borsa di monete e la consegnò il giorno stesso in cui avvenne la scena che abbiamo narrato, senza dire nulla. Martino, radiante di gioia, si ricordò delle 20 monete che aveva impegnato per comprare i due negri e si precipitò al convento per consegnarle al Superiore.

      9. IL SUO AMORE PER I POVERI 
      
      9.1 Dio, che tutto vede, aveva posto il suo sguardo colmo di grazia sul servo mulatto, che aveva trasformato ogni minuto della sua vita in un atto straordinario di amore a Dio. 
      Come per corrispondere a questo amore sincero, il Signore gli concesse di fare cose tanto meravigliose da trasformarlo in uno dei Santi più straordinari di tutta la geografia cristiana, come provano alcuni dei numerosi fatti che narreremo. 
      Lima era una città dove confluivano popoli dell’America, dell’Europa e dell’Africa. 
      Per le sue strade si incrociavano bianchi, creoli, indio e negri. 
      Martino era europeo per parte di padre, africano per parte di madre ed americano per nascita: nessuna delle tre razze sfuggiva alla sua carità. 
      Meticcio o spagnolo, negro o bianco, libero o schiavo, uomo o donna, bambino o anziano, tutti erano sempre intorno a questo prodigioso frate laico.

      9. IL SUO AMORE PER I POVERI 
      (continua) 
      
      9.2 Non si accontentava di dimostrarsi affettuoso cose fanno taluni, con la sola parola. 
      Intercedeva per loro, attraendoli con la sua bontà ampia e generosa, per la sua incomparabile giustizia e carità. 
      Con queste armi otteneva dai ricchi, con insistenza, petizioni, facendoli riflettere, ciò che gli serviva per la sua continua e copiosa carità umana, quella carità che Dio ha nascosto nel più intimo di tutti i cuori perché la rivolgiamo nell’immenso mare delle miserie umane. 
      Precursore e praticante della giustizia sociale, diceva ai ricchi: “Fatevi degli amici con le vostre ricchezze, perché un giorno i poveri vi ricevano in Paradiso e ricordate che l’unico modo per pagare i debiti che avete contratto con Dio è fare elemosine, quelle elemosine che coprono l’enormità dei vostri peccati”.

      9. IL SUO AMORE PER I POVERI 
      (continua) 
      
      9.3 Ai proprietari di fattorie, che avevano accantonato delle fortune sulla base del lavoro forzato degli indio e degli schiavi, ripeteva: “Guai a Voi che siete sazi! Un giorno avrete fame!”. 
      Ai commercianti, i cui capitali erano stati creati con le lacrime e il sangue dei poveri, ammoniva: “Fate elemosine, fratelli, con i vostri beni. Cercate di guardare intorno a voi tutte le necessità: in questo modo otterrete che il Signore si volga a guardarvi in viso”. 
      Ricordava all’autorità: “Al popolo povero e bisognoso occorre dare lavoro, pane e casa prima di fare prediche minacciose che i cuori non possono comprendere”.

      9. IL SUO AMORE PER I POVERI 
      (continua) 
      
      9.4 Agli stessi Sacerdoti diceva: “Il corpo è il cammino attraverso il quale l’anima si eleva e all’affamato bisogna dare prima il pane, poi i buoni consigli”.
      Per dare un esempio non mancò mai di aiutare a dare cibo a chi ne aveva bisogno. 
      Molte volte appariva in luoghi imprevisti, per lasciare un soccorso insperato e il suo cuore ascoltava le chiamate dei poveri che si vergognavano della loro miseria. 
      In tal modo se per caso, in quei momenti gli veniva a mancare qualcosa, ricorreva al miracolo che otteneva per concessione Divina, secondo le esigenze e la sua volontà.

      9. IL SUO AMORE PER I POVERI 
      (continua) 
      
      9.5 Nelle dichiarazioni che sono state fatte sulla sua vita da Juan Vasquez, amico e confidente di Frate Martino, si racconta la forma intelligente e ordinata con la quale distribuiva i benefici della sua generosità. 
      Infatti era ordinato sia nel chiedere che nel distribuire aiuti. 
      Il martedì e il mercoledì raccoglieva elemosine per le famiglie povere, le fanciulle, le vedove, ecc. 
      Il giovedì e venerdì raccoglieva elemosine per i sacerdoti e gli studenti poveri. 
      Il sabato e il lunedì per i suffragi alle anime del purgatorio. 
      Le elemosine della domenica servivano per comprare vestiti e coperte che distribuiva alle famiglie più povere del suburbio. 
      Si è calcolato che Frate Martino dava aiuto ogni giorno a circa 200 poveri e che settimanalmente distribuiva oggetti e denaro per più di 7000 soles (antica moneta spagnola).

      9. IL SUO AMORE PER I POVERI 
      (continua) 
      
      9.6 Non si accontentava di amare i poveri. 
      Frate Martino parlava e intercedeva per loro. 
      Girando e questuando per loro, per le strade di Lima, si rese conto di quanto fosse grande la miseria e la miseria materiale e morale nella quale si trovavano tanti poveri bambini. 
      Pensò allora ad una fondazione a favore dei bambini, grande abbastanza per coprire le necessità di tutta la città. Grazie al suo prestigio ottenne ben presto l’approvazione del Viceré, dell’arcivescovo e di tutte le autorità civili e militari, ottenendo tra l’altro un contributo di 200.000 pesos che gli vennero date per fondare l’ospizio di Santa Cruz che ancora oggi esiste a Lima sotto altro nome.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      
      10.1 Ogni giorno cresceva la capacità caritativa di Martino e dato che i suoi compiti giorno per giorno raggiungevano posti sempre più lontani, Dio gli diede il dono dell’ubiquità e la facoltà di rendersi invisibile tanto da poter operare in luoghi diversi. 
      Del resto, il corpo di un Santo vivente e che è vicino a Dio può trovarsi in qualunque luogo e in vari luoghi nello stesso tempo; questa è una cosa strana per molti. Tuttavia si è potuto provare questo miracolo in non poche storie di persone santificate, però no, mai con la stessa frequenza con la quale si è riscontrato per Frate Martino de Porres y Velasquez. 
      Ricorderemo alcuni fatti che comprovano tale affermazione. In un ospedale un forestiero ormai vicino alla morte stava rantolando, quando furtivamente nella notte e, senza che nessuno lo avesse chiamato, entra Martino e si reca al capezzale dell’infermo per dirgli soavemente: “Come non sei stato battezzato amico? E pensi di morire?”. 
      Continuò poi a conversare cordialmente con lui, lo commosse e lo convinse a farsi battezzare.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.2 Un commerciante, amico suo, era gravemente infermo in Messico. 
      Insperatamente riceve la visita del miracoloso mulatto. Lo rincuora, chiacchiera a lungo con lui e gli annuncia una pronta guarigione. 
      Al suo ritorno in Perù, il commerciante andò a visitare Frate Martino ed apprese con stupore che questi non aveva mai lasciato Lima. 
      Nel cuor della notte un postulante gemeva per la febbre che lo tormentava, quando vide aprirsi improvvisamente la porta del noviziato ed entrare Martin de Porres che gli portò refrigerio e conforto.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.3 In una delle celle dell’infermeria si trovava un soldato ferito. 
      - Come va questo braccio? Gli chiese con tutta cordialità. 
      - Sembra che migliori, grazie a Voi, fratello. 
      - No, amico, in ogni caso grazie a Dio che ha voluto che voi guariste. 
      - Mi avete detto la stessa cosa in Africa, quando mi avete assi¬stito. 
      Frate Martino guardò perplesso il malato ed il malato continuò: “Non vi ricordate? E’ la seconda volta che ci vediamo. 
      Il viso di Martino si alterò, egli terminò di curare il malato e poi sparì con una certa precipitazione.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.4 Alcune persone che erano a fianco del soldato ferito, lo guardarono perplesse e il soldato disse loro: “Non credete che sia stato là? Fu lo scorso anno quando Frate Martino venne in Africa”. 
      - Ma sei sicuro di quello che dici? Chiese uno dei religiosi che si trovava nella stanza. 
      - Sicurissimo. Lo riconoscerei tra un milione di persone. Dubitereste della mia parola? 
      Il religioso di fronte a queste affermazioni restò perplesso. 
      E’ certo che Frate Martino non ha mai lasciato Lima da che sta in convento. 
      - Se dubiti di me, chiedilo a lui - replicò l’infermo. 
      Il Domenicano scosse la testa e senza dir nulla sparì dalla sala.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.5 Cominciò a veder chiaro nei prodigi del mulatto e dopo aver riflettuto per un po’ decise di cercare Frate Martino alla cella. - In che cosa posso servirla, padre? - chiese timoroso il fraticello, vedendo Frate Juan sul limitare della porta. Invece di rispondere, il sacerdote lo guardò con dolcezza e finalmente gli disse: - Ha mentito quell’uomo? Questo eccezionale mulatto, con gli occhi fissi a terra, rispose con un filo di voce: “Non ha mentito”. - Allora conosci questo soldato? - Sì lo conosco. Si fece un silenzio pesante. - È sicuro quello che ha detto? - Certo, Frate Juan. - Ma, Dio Santissimo, come è possibile?

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.6 Frate Martino sollevò la testa e rispose con un sorriso tutto innocente: - Il Signore ha molte strade per soccorrere chi ha bisogno e perché mai dovremmo penetrare nei suoi disegni? Che importanza ha lo strumento del quale si serve? 
      Frate Juan comprese allora tutte le cose straordinarie che aveva veduto senza intendere. Era un nuovo miracolo di Frate Martino poter essere a Lima e in altri luoghi nello stesso tempo. 
      - Perdonami per aver dubitato si scusò Frate Juan, e con la testa bassa usci dalla cella. 
      Martino fissò gli occhi nel crocifisso che teneva al capezzale dei suo giaciglio e gli disse: “Oh Signore! Tu sai che non desidero che si conoscano i doni che Tu mi concedi con tanta misericordia, però Tu che tutto puoi, dammi la forza necessaria per continuare restando umile al Tuo servizio”.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.7 Una volta, dovendo restare in una fattoria di Limatambo per qualche giorno, affidò a un fratello laico il compito di suonare la campana all’alba, durante la sua assenza. 
      Il fratello lo sostituì per qualche giorno finché, sopraggiunto un impegno, questi chiamò un servo negro pregandolo che lo sostituisse, promettendo un reale, se avrebbe assolto il suo incarico. 
      Un giorno il negro si dimenticò di andare alla torre e quando vi arrivò trovò frate Martino che stava suonando le campane. Sorpreso gli chiese: come è salito alla torre? 
      Il Santo, per tutta risposta, gli disse: “Prendi il tuo reale e non dire nulla”, e sparì.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.8 Un fatto più importante è il seguente: due persone che stavano sfuggendo alla polizia, conoscendo la carità di Martino si presentarono alla porta della sua cella, chiedendo il diritto di asilo. 
      Il Santo, preso da compassione, li fece entrare, raccomandò loro di affidarsi a Dio e li nascose tra dei materassi che si trovavano in quel luogo. 
      Entrarono poi le guardie e, perlustrato il locale, ispezionarono con ogni attenzione la cella, ma non trovarono traccia dei fuggitivi. 
      Lasciarono il convento e poco dopo lo lasciarono anche i due rifugiati, non senza aver ringraziato con molte effusioni Frate Martino.

      10. IL DONO DELL’UBIQUITÀ 
      (continua) 
      
      10.9 Dimostrò anche il dono dell’ubiquità a 30 novizi che erano andati a passeggio. 
      Si stavano divertendo tanto che né i ragazzi, né lui si erano resi conto del tempo che trascorreva. 
      La notte li sorprese all’aperto e Martino per un momento fu sconcertato. 
      “Che dobbiamo fare?” 
      I novizi temevano di essere castigati. 
      Il mulatto si mise a pregare con grande fervore. Gli si illuminò il viso e disse ai novizi: “Andiamo, seguitemi”. 
      Nessuno seppe che cosa era successo. 
      Il fatto è che dopo alcuni passi si trovarono tutti all’ombra del convento e, senza disturbare nessuno attraversavano le porte che erano già chiuse a chiave e all’ora giusta cominciavano a recitare il rosario nel coro, come avevano sempre fatto. 
      Più tardi, considerando la distanza, nessuno di loro dubitò del fatto che il Signore avesse operato un prodigio per mezzo del suo servo Martino. 
      “Come incontrava le anime sofferenti? Nel segreto di Dio e nel segreto della sua anima! Questo è il prezzo della sua umiltà e un dono del cielo per la salvezza delle anime”.

      11. I SUOI PRODIGI 
      
      11.1 L’angelo tutelare di Lima segue il suo cammino senza sorprendere nessuno, per quanto avvenissero cose straordinarie sul suo cammino. 
      Tutto in lui è naturale. 
      Tutto si svolge con tanta gentilezza e con tanta naturalezza da far pensare che questo sia l’ordine normale delle cose. 
      Nessuno pensò che egli fosse la causa prima di tanti rapimenti meravigliosi e prodigiosi.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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