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Nuove Catechesi del Papa sulla Famiglia da ottobre 2015

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2017 10:23
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04/11/2015 12:51
 
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UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 4 novembre 2015

 

La Famiglia - 31. Rimetti i debiti

Cari fratelli e sorelle

L’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si è conclusa da poco, ha riflettuto a fondo sulla vocazione e la missione della famiglia nella vita della Chiesa e della società contemporanea. E’ stato un evento di grazia. Al termine i Padri sinodali mi hanno consegnato il testo delle loro conclusioni. Ho voluto che questo testo fosse pubblicato, perché tutti fossero partecipi del lavoro che ci ha visti impegnati assieme per due anni. Non è questo il momento di esaminare tali conclusioni, sulle quali devo io stesso meditare.

Nel frattempo, però, la vita non si ferma, in particolare la vita delle famiglie non si ferma! Voi, care famiglie, siete sempre in cammino. E continuamente scrivete già nelle pagine della vita concreta la bellezza del Vangelo della famiglia. In un mondo che a volte diventa arido di vita e di amore, voi ogni giorno parlate del grande dono che sono il matrimonio e la famiglia.

Oggi vorrei sottolineare questo aspetto: che la famiglia è una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco senza il quale nessun amore può durare a lungo. Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura. Nella preghiera che Lui stesso ci ha insegnato – cioè il Padre Nostro – Gesù ci fa chiedere al Padre: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». E alla fine commenta: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe,  il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,12.14-15).
Non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia. Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo.
Quello che però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile. E c’è un segreto semplice per guarire le ferite e per sciogliere le accuse. E’ questo: non lasciar finire la giornata senza chiedersi scusa, senza fare la pace tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle… tra nuora e suocera! Se impariamo a chiederci subito scusa e a donarci il reciproco perdono, guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie. E per questo non è necessario farsi un grande discorso, ma è sufficiente una carezza: una carezza ed è finito tutto e rincomincia. Ma non finire la giornata in guerra!

Se impariamo a vivere così in famiglia, lo facciamo anche fuori, dovunque ci troviamo. E’ facile essere scettici su questo. Molti – anche tra i cristiani – pensano che sia un’esagerazione. Si dice: sì, sono belle parole, ma è impossibile metterle in pratica. Ma grazie a Dio non è così. Infatti è proprio ricevendo il perdono da Dio che, a nostra volta, siamo capaci di perdono verso gli altri. Per questo Gesù ci fa ripetere queste parole ogni volta che recitiamo la preghiera del Padre Nostro, cioè ogni giorno. Ed è indispensabile che, in una società a volte spietata, vi siano luoghi, come la famiglia, dove imparare a perdonarsi gli uni gli altri.

Il Sinodo ha ravvivato la nostra speranza anche su questo: fa parte della vocazione e della missione della famiglia la capacità di perdonare e di perdonarsi. La pratica del perdono non solo salva le famiglie dalla divisione, ma le rende capaci di aiutare la società ad essere meno cattiva e meno crudele. Sì, ogni gesto di perdono ripara la casa dalle crepe e rinsalda le sue mura.

La Chiesa, care famiglie, vi sta sempre accanto per aiutarvi a costruire la vostra casa sulla roccia di cui ha parlato Gesù. E non dimentichiamo queste parole che precedono immediatamente la parabola della casa: «Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre». E aggiunge: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti» (cfr Mt 7,21-23). E’ una parola forte, non c’è dubbio, che ha lo scopo di scuoterci e chiamarci alla conversione.

Vi assicuro, care famiglie, che se sarete capaci di camminare sempre più decisamente sulla via delle Beatitudini, imparando e insegnando a perdonarvi reciprocamente, in tutta la grande famiglia della Chiesa crescerà la capacità di rendere testimonianza alla forza rinnovatrice del perdono di Dio. Diversamente, faremo prediche anche bellissime, e magari scacceremo anche qualche diavolo, ma alla fine il Signore non ci riconoscerà come i suoi discepoli, perché non abbiamo avuto la capacità di perdonare e di farci perdonare dagli altri!

Davvero le famiglie cristiane possono fare molto per la società di oggi, e anche per la Chiesa. Per questo desidero che nel Giubileo della Misericordia le famiglie riscoprano il tesoro del perdono reciproco. Preghiamo perché le famiglie siano sempre più capaci di vivere e di costruire strade concrete di riconciliazione, dove nessuno si senta abbandonato al peso dei suoi debiti.

Con questa intenzione, diciamo insieme: “Padre nostro, rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. [Diciamolo insieme: “Padre nostro, rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”].

Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier le collège Fénelon-Sainte Marie, de Paris, et les autres personnes venues de Suisse et de France.
Chères familles, je souhaite que vous puissiez redécouvrir, à l’occasion de l’Année de la Miséricorde, le trésor du pardon réciproque, et je prie pour que vous en soyez toujours les joyeux témoins. 
Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare il collegio Fénelon-Sainte Marie di Parigi e gli altri fedeli venuti dalla Svizzera e dalla Francia.
Care famiglie, desidero che voi possiate riscoprire, in occasione dell’Anno della Misericordia, il tesoro del perdono reciproco, e prego perché voi ne siate sempre i giovani testimoni.
Che Dio vi benedica!
]

 

Von Herzen grüße ich die Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher Sprache, insbesondere die Teilnehmer an der Chorpilgerreise des Erzbistums München und Freising. Die Vergebung ist wesentlicher Teil unserer Berufung als Christen. Mit dem Blick auf das Beispiel der Heiligen wollen wir in der Familie, im Freundeskreis, am Arbeitsplatz und in der Gesellschaft die Versöhnung leben. Der Heilige Geist erfülle euch mit seiner Kraft und seinem Frieden.

[Con affetto saluto i fratelli e le sorelle provenienti dai paesi di lingua tedesca, in particolare i partecipanti al pellegrinaggio dei cori dell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga. Il perdono è parte integrante della nostra vocazione cristiana. Guardando l’esempio dei santi, vogliamo vivere la riconciliazione in famiglia, tra amici, negli ambienti di lavoro e nella società. Lo Spirito Santo vi colmi della Sua forza e pace.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Pidamos a la Virgen María que nos ayude a vivir cada vez más las experiencias del perdón y de la reconciliación. Muchas gracias.

Com cordial afecto, saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, em particular o grupo brasileiro de Mogi das Cruzes. O Senhor vos abençoe, para serdes em toda a parte farol de luz do Evangelho para todos. Possa esta peregrinação fortalecer nos vossos corações o sentir e o viver com a Igreja. Nossa Senhora acompanhe e proteja a vós todos e aos vossos entes queridos.

[Con cordiale affetto, saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare il gruppo brasiliano di Mogi das Cruzes. Il Signore vi benedica, perché siate dovunque faro di luce del Vangelo per tutti. Possa questo pellegrinaggio rinvigorire nei vostri cuori il sentire e il vivere con la Chiesa. La Madonna accompagni e protegga voi tutti e i vostri cari!]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربيّة، وخاصةً بالقادمينَ من الأراضي المقدسةِ ومن الأردن. المغفرةُ هي مقياسُ المحبةِ وهي وقودُها. فالحبُ الحقيقيُّ هو الذي يتخطى الصعابَ ويغفرَ الأخطاءَ. لنصلِّ كي تستطيع الأُسَرُ المسيحيّةُ أن تُجددَ كنزَ المغفرةِ المتَبَادَلةِ، خاصةً خلالَ يوبيل الرحمةِ. ليُبارِكْ الرّبُّ جميعَ العائِلاتِ، ويَحرِسْكُم جميعًا مِن الشِّرِيرِ!‏

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Terra Santa e dalla Giordania. Il perdono è la misura dell’amore e il suo alimento. Il vero amore oltrepassa le difficoltà e perdona gli errori. Preghiamo affinché le famiglie cristiane possano rinnovare il tesoro del perdono reciproco, specialmente durante il Giubileo della misericordia. Il Signore benedica tutte le famiglie e vi protegga dal maligno!]

Pozdrawiam obecnych tu Polaków. W najbliższą niedzielę w Kościele w Polsce będzie obchodzony Dzień Solidarności z Kościołem Prześladowanym, organizowany przez Fundację Pomoc Kościołowi w Potrzebie i Konferencję Episkopatu Polski. W tym roku pomoc duchowa i materialna w sposób szczególny jest kierowana do chrześcijan w Syrii. Wasze dzieło modlitwy i solidarności niech przyniesie wytchnienie i wsparcie braciom i siostrom, którzy cierpią dla Chrystusa na Bliskim Wschodzie i na całym świecie. Niech wam towarzyszy moje błogosławieństwo. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto i polacchi qui presenti. Domenica prossima nella Chiesa in Polonia si celebra la Giornata della Solidarietà con la Chiesa Perseguitata, promossa dalla Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre insieme alla Conferenza Episcopale Polacca. Quest’anno l’aiuto spirituale e materiale è indirizzato particolarmente ai cristiani in Siria. La vostra opera di preghiera e di solidarietà porti sollievo e supporto ai fratelli e sorelle sofferenti per Cristo in Medio Oriente e in tutto il mondo. Vi accompagni la mia benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto le Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù e le Suore di Santa Dorotea, in occasione dei rispettivi Capitoli Generali, il Gruppo Sielistes dei fratelli delle scuole cristiane e dei Lasalliani.

Saluto il gruppo del Vicariato Apostolico di Anatolia, l’Associazione Amicinsieme e la Fondazione Simpatia e Amicizia. Invito tutti a pregare per i defunti in questo mese di novembre, e il vostro pellegrinaggio alla Sede Apostolica rafforzi il senso di appartenenza all’unica famiglia ecclesiale.

Rivolgo un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Martino de Porres. La sua grande carità sia di esempio a voi, cari giovani, per vivere la vita come donazione; il suo abbandono in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti più difficili della sofferenza; e il suo vigore spirituale dia forza a voi, cari sposi novelli, nel vostro cammino coniugale.





UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 11 novembre 2015

[Multimedia]



Parole all’inizio dell’Udienza generale

In questi giorni la Chiesa italiana sta celebrando il Convegno nazionale a Firenze. I cardinali, i vescovi, i consacrati, i laici, tutti insieme. Vi invito a pregare la Madonna, un’Ave Maria per loro. [Ave Maria]


CATECHESI DEL SANTO PADRE

La Famiglia - 32. Convivialità

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi rifletteremo su una qualità caratteristica della vita familiare che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l’attitudine a condividere i beni della vita e ad essere felici di poterlo fare. Condividere e saper condividere è una virtù preziosa! Il suo simbolo, la sua “icona”, è la famiglia riunita intorno alla mensa domestica. La condivisione del pasto – e dunque, oltre che del cibo, anche degli affetti, dei racconti, degli eventi… – è un’esperienza fondamentale. Quando c’è una festa, un compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno alla tavola. In alcune culture è consuetudine farlo anche per un lutto, per stare vicino a chi è nel dolore per la perdita di un familiare.

La convivialità è un termometro sicuro per misurare la salute dei rapporti: se in famiglia c’è qualcosa che non va, o qualche ferita nascosta, a tavola si capisce subito. Una famiglia che non mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia “poco famiglia”. Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino, e non si ascoltano fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato.

Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla convivialità, tutti lo sanno. Il Signore Gesù insegnava volentieri a tavola, e rappresentava talvolta il regno di Dio come un convito festoso. Gesù scelse la mensa anche per consegnare ai discepoli il suo testamento spirituale - lo fece a cena - condensato nel gesto memoriale del suo Sacrificio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l’amore vero e durevole.

In questa prospettiva, possiamo ben dire che la famiglia è “di casa” alla Messa, proprio perché porta all’Eucaristia la propria esperienza di convivialità e la apre alla grazia di una convivialità universale, dell’amore di Dio per il mondo. Partecipando all’Eucaristia, la famiglia viene purificata dalla tentazione di chiudersi in sé stessa, fortificata nell’amore e nella fedeltà, e allarga i confini della propria fraternità secondo il cuore di Cristo.

In questo nostro tempo, segnato da tante chiusure e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall’Eucaristia, diventa un’opportunità cruciale. L’Eucaristia e le famiglie da essa nutrite possono vincere le chiusure e costruire ponti di accoglienza e di carità. Sì, l’Eucaristia di una Chiesa di famiglie, capaci di restituire alla comunità il lievito operoso della convivialità e dell’ospitalità reciproca, è una scuola di inclusione umana che non teme confronti! Non ci sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e delusi, disperati e abbandonati, che la convivialità eucaristica delle famiglie non possa nutrire, rifocillare, proteggere e ospitare.

La memoria delle virtù familiari ci aiuta a capire. Noi stessi abbiamo conosciuto, e ancora conosciamo, quali miracoli possono accadere quando una madre ha sguardo e attenzione, accudimento e cura per i figli altrui, oltre che per i propri. Fino a ieri, bastava una mamma per tutti i bambini del cortile! E ancora: sappiamo bene quale forza acquista un popolo i cui padri sono pronti a muoversi a protezione dei figli di tutti, perché considerano i figli un bene indiviso, che sono felici e orgogliosi di proteggere.

Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla convivialità familiare. E’ vero, oggi non è facile. Dobbiamo trovare il modo di recuperarla. A tavola si parla, a tavola si ascolta. Niente silenzio, quel silenzio che non è il silenzio delle monache, ma è il silenzio dell’egoismo, dove ognuno fa da sé, o la televisione o il computer… e non si parla. No, niente silenzio. Occorre recuperare quella convivialità familiare pur adattandola ai tempi. La convivialità sembra sia diventata una cosa che si compra e si vende, ma così è un’altra cosa. E il nutrimento non è sempre il simbolo di una giusta condivisione dei beni, capace di raggiungere chi non ha né pane né affetti. Nei Paesi ricchi siamo indotti a spendere per un nutrimento eccessivo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare all’eccesso. E questo “affare” insensato distoglie la nostra attenzione dalla fame vera, del corpo e dell’anima. Quando non c’è convivialità c’è egoismo, ognuno pensa a se stesso. Tanto più che la pubblicità l’ha ridotta a un languore di merendine e a una voglia di dolcetti. Mentre tanti, troppi fratelli e sorelle rimangono fuori dalla tavola. E’ un po’ vergognoso!

Guardiamo al mistero del Convito eucaristico. Il Signore spezza il suo Corpo e versa il suo Sangue per tutti. Davvero non c’è divisione che possa resistere a questo Sacrificio di comunione; solo l’atteggiamento di falsità, di complicità con il male può escludere da esso. Ogni altra distanza non può resistere alla potenza indifesa di questo pane spezzato e di questo vino versato, Sacramento dell’unico Corpo del Signore. L’alleanza viva e vitale delle famiglie cristiane, che precede, sostiene e abbraccia nel dinamismo della sua ospitalità le fatiche e le gioie quotidiane, coopera con la grazia dell’Eucaristia, che è in grado di creare comunione sempre nuova con la sua forza che include e che salva.

La famiglia cristiana mostrerà proprio così l’ampiezza del suo vero orizzonte, che è l’orizzonte della Chiesa Madre di tutti gli uomini, di tutti gli abbandonati e gli esclusi, in tutti i popoli. Preghiamo perché questa convivialità familiare possa crescere e maturare nel tempo di grazia del prossimo Giubileo della Misericordia.


Saluti:

Je salue cordialement les pèlerins de langue française. C’est aujourd’hui la fête liturgique de Saint Martin qui a évangélisé les campagnes de France. Je salue aussi les Hongrois, car il est né en Hongrie. Je confie à sa protection vos communautés et vos familles, afin que, nourries régulièrement de l’Eucharistie, elles puissent toujours devenir pour le monde des écoles de cordialité, d’accueil et de charité.
Que Dieu vous bénisse.

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese. Oggi ricorre la festa liturgica di San Martino che ha evangelizzato le campagne di Francia. Saluto anche gli ungheresi, perché lui è nato in Ungheria. Affido alla sua protezione le vostre comunità e le vostre famiglie, affinché, nutriti regolarmente dell’Eucarestia, possano sempre divenire per il mondo delle scuole di cordialità, di accoglienza e di carità.
Che Dio vi benedica.
]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from the United Kingdom, Denmark, the Netherlands, Ghana, Japan, Korea andthe United States of America. Upon you and your families I invoke the Lord’s blessings of joy and peace. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Regno Unito, Danimarca, Paesi Bassi, Ghana, Giappone, Corea e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore. Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an alle Pilger deutscher Sprache. Besonders grüße ich die Schülerinnen der Mädchenrealschule St. Ursula aus Donauwörth. Im Monat November gedenken wir besonders der Armen Seelen und begleiten sie mit unserem Gebet. Der Herr segne euch alle.

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Saluto specialmente gli studenti della Mädchenrealschule St. Ursula di Donauwörth. Nel mese di novembre ricordiamo in particolare le anime dei defunti e accompagniamole con la nostra preghiera. Il Signore vi benedica tutti.]

Saludo a los peregrinos de lengua española y a todos los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Roguemos para que cada familia participando en la Eucaristía, se abra al amor de Dios y del prójimo, especialmente para con quienes carecen de pan y de afecto. Que el próximo Jubileo de la Misericordia nos haga ver la belleza del compartir. Gracias.

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, particularmente os fiéis brasileiros de Aracaju, Divinópolis, Pernambuco e São Paulo. Faço votos que este encontro que, nos faz sentir membros da única família dos filhos de Deus, vos ajude a renovar em vossos lares o desejo de valorizar ainda mais os momentos de convívio junto com as vossas famílias. Que Deus vos abençoe.

[Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli brasiliani di Aracaju, Divinópolis, Pernambuco e São Paulo. Auspico che questo incontro, che ci fa sentire membri dell'unica famiglia dei figli di Dio, vi aiuti a rinnovare nelle vostre case il desiderio di valorizzare ancora di più i momenti di convivialità insieme alle vostre famiglie. Dio vi benedica.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ من الشرق الأوسط. أيّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، مع اقتراب يوبيل الرحمة لنرفع صلاتنا لكي تستقي المشاركة العائليّة على الدوام قوّة وحيويّة من سرّ جسد ودم ربّنا يسوع المسيح فتحمل الإدماج والخلاص للجميع! ليبارككُم الربّ!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, con l’avvicinamento del Giubileo della Misericordia preghiamo affinché la convivialità familiare possa attingere sempre di più forza e vitalità dal Sacramento del Corpo e Sangue del Nostro Signore Gesù Cristo così da portare inclusione e salvezza a tutti ! Il Signore vi benedica!]

Witam serdecznie pielgrzymów polskich. Dzisiaj w Polsce obchodzicie Święto Niepodległości. W kontekście tego wydarzenia pragnę wspomnieć to, co powiedział św. Jan Paweł II: „Nie można bez Chrystusa zrozumieć dziejów Polski (Warszawa, 2 VI 1979). Służąc Ojczyźnie, trwajcie w wierności Ewangelii i tradycji Ojców. Niech Bóg błogosławi Polskę i każdego z was. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Do il mio benvenuto ai pellegrini polacchi. In Polonia, oggi si celebra la festa dell’Indipendenza. In questo contesto ricordo ciò che disse San Giovanni Paolo II: “Senza Cristo non è possibile capire la storia della Polonia” (Varsavia, 2 VI 1979). Perseverate nella fedeltà al Vangelo e nella tradizione dei Padri al servizio della vostra Patria. Dio benedica la Polonia e ciascuno di voi. Sia lodato Gesù Cristo!]

S láskou vítam pútnikov zo Slovenska, ktorí sprevádzajú svojich biskupov počas ich návštevy Ad limina Apostolorum, osobitne kňazov, seminaristov, zasvätené osoby i všetkých veriacich. 
Drahí bratia a sestry, vaša návšteva Ríma nech posilní povedomie príslušnosti k Cirkvi. Sprevádzajte vašich biskupov intenzívnymi modlitbami a nezabudnite na modlitbu aj za mňa. 
Zo srdca žehnám všetkých vás i vašich drahých vo vlasti.

[Saluto con affetto i pellegrini della Slovacchia che accompagnano i loro Vescovi nella visita Ad limina Apostolorum, specialmente i sacerdoti, i seminaristi, le persone consacrate e tutti i fedeli.
Cari fratelli e sorelle, la vostra visita a Roma rafforzi la coscienza della appartenenza alla Chiesa. Accompagnate i vostri vescovi con intense preghiere e non dimenticate di pregare anche per me. 
Di cuore benedico tutti voi ed i vostri cari in Patria.
]

* * *

Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! Saluto il Gruppo ecumenico di Farfa Sabina; i partecipanti all’incontro sulle cure palliative; l’Ordine degli Assistenti Sociali e il Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali.

Oggi celebriamo la memoria liturgica di San Martino, Vescovo di Tours, figura popolarissima specialmente in Europa, modello di condivisione con i poveri. L’anno prossimo, in felice coincidenza con il Giubileo della Misericordia, ricorrerà il 17° centenario della sua nascita.

Rivolgo un saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Il Signore vi aiuti, cari giovani, ad essere promotori di misericordia e riconciliazione; sostenga voi, cari ammalati, a non perdere la fiducia, neppure nei momenti di dura prova; e conceda a voi, cari sposi novelli, di trovare nel Vangelo la gioia di accogliere ogni vita umana, soprattutto quella debole e indifesa.




[Modificato da Caterina63 11/11/2015 12:18]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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