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800 anni Giubileo dei Domenicani Il Papa dice loro grazie per ciò che siete e fate

Ultimo Aggiornamento: 06/02/2017 11:04
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23/04/2016 14:42
 
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San Domenico: vera effigies, cioè vero volto


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Domenico vera effigies


Nel 1946 alcuni antropologi dell’Università di Bologna, dopo aver studiato lo scheletro conservato nella omonima basilica, hanno realizzato una ricostruzione in gesso della fisionomia di S.Domenico.


Per quanto ne sappiamo San Domenico non è stato ritratto dal vivo, tutte le raffigurazioni a noi pervenute sono postume e ispirate più dalla sua fisionomia spirituale che da quella fisica. Esiste una descrizione verbale fatta da una suora che lo aveva conosciuto e frequentato, la Beata Cecilia Cesarini:


S.Domenico O parlava con Dio, o parlava di Dio


Era di media statura e di corporatura minuta; aveva un bel viso e carnagione alquanto rosea; fulvi la barba e i capelli; occhi grandi. Dalla fronte irradiava una certa luminosità che a tutti ispirava rispetto e simpatia. Era abitualmente sereno e gioviale, a meno che fosse angustiato per qualche sofferenza altrui. Aveva mani belle e affusolate, voce forte ed armoniosa. Non fu mai calvo; la sua corona di capelli era completa, cosparsa di qualche filo bianco.


Tale descrizione concorda con gli studi effettuati sulle reliquie da alcuni antropologi dell’Università di Bologna: S.Domenico apparteneva alla razza mediterranea di tipo ibero-insulare; il corpo di altezza media (circa 1,66 cm), esile, con mani sottili e lunghe, il naso lungo; i capelli biondi con sfumature rossicce, senza segni di calvizie. Questi studi hanno avuto una concretizzazione visiva nel busto di gesso detto vera effigies (1946).


Nella tradizione iconografica si possono rilevare alcune costanti, alcuni attributi che ricorrono più spesso nelle raffigurazioni di S.Domenico.


abito domenicano


L’abito domenicano e quasi mai le vesti canonicali che pure il Santo aveva indossato prima dell’abito del suo Ordine.


giglio domenicano


Il giglio che, secondo la tradizione iconografica cristiana – e non specificamente domenicana – significa la verginità; è singolare invece che il giglio sia attribuito ad un uomo – S.Domenico – nella tradizione iconografica infatti si usa questo simbolo per le sole donne, le sante.


consegna del bastone -S.DomenicoIl bastone e il libro che gli furono consegnati, rispettivamente, dagli Apostoli Pietro e Paolo durante una visione avuta nella Basilica Vaticana. Dal momento che S.Domenico viaggiava a piedi, scalzo, il bastone era per lui un inseparabile compagno di viaggio; altrettanto inseparabile era il libro della Sacra Scrittura, in particolare il Vangelo di S.Matteo e le Lettere di S.Paolo. Il libro è un invito alla meditazione, allo studio, alla predicazione; il bastone è un appello all’evangelizzazione che abbia per unico confine i confini del mondo.


libro san domenico


La stella sulla fronte che ricorda la stella vista dalla nutrice sulla fronte del neonato Domenico al momento del battesimo.


 


cane dal mantello bianco e nero


Il cane dal mantello bianco e nero che corre con una torcia in bocca e infiamma il mondo; così, in una visione, la Beata Giovanna Aza, madre di S.Domenico, aveva visto sé stessa dare alla luce un piccolo cane che incendiava tutta la terra. Da qui il gioco di parole in lingua latina: Dominicani/Domini canes, i Domenicani (che prendono il nome da Dominicus, che a sua volta prende il nome da Dominus, il Signore)  sono i cani del Signore.


Il senso spirituale di questo simbolismo è spiegato dal Beato  Umberto de Romans, quarto successore di S.Domenico: “Nella visione del cane veniva prefigurata la nascita di un esimio predicatore, che avrebbe portato la fiaccola di un ardente discorso, col quale infiammare con forza la carità, in molti cuori raffreddata,  e con i latrati di una assidua predicazione avrebbe scacciato i lupi dal gregge ed eccitato alla vigilanza delle virtù le anime che dormivano nei peccati. Con la visione della stella si annunciava che sarebbe venuto alla luce sulla terra un uomo che avrebbe illuminato gli uomini  che siedono nelle tenebre e nell’ombra della morte. Egli infatti rifulse nel mondo come stella del mattino, e con lui si vide spuntare nel secolo una nuova luce, il cui splendore si è ormai diffuso in tutto il mondo”.


San Domenico riceve dalla Vergine il Rosario


La Madonna appare a S.Domenico e gli consegna una corona, detta corona di rose di Nostra Signora o Rosario. Questo episodio, non storico, proietta nel passato – sino al fondatore – l’origine del grande impegno profuso dall’Ordine nella diffusione di questa devozione mariana. Non-storico l’episodio, ma lunghissima e ricchissima la storia iconografica di questo soggetto: chi non ha mai visto una qualche raffigurazione della Vergine che affida il Rosario a S.Domenico?


incontro di S.Domenico con S.Francesco


Il primo incontro di S.Domenico con S.Francesco, avvenuto – secondo una delle più probabili ricostruzioni – a Roma nel 1215, durante il pontificato di Innocenzo III che, proprio in quei giorni, in sogno, aveva visto S.Domenico sostenere con le spalle le pericolanti mura del Laterano (in un sogno simile aveva visto S.Francesco sostenere la chiesa in rovina). Durante una notte di preghiera S.Domenico vide sé stesso e S.Francesco (che ancora non aveva incontrato) ai piedi della Vergine  che stava placando il Figlio intenzionato a castigare il mondo. Il giorno seguente S.Domenico incontrò S.Francesco in una chiesa, lo riconobbe come il compagno avuto nella visione notturna e lo abbracciò.


Domenico in Soriano


Nell’immagine miracolosa di S.Domenico in Soriano sono riuniti gli attributi del libro e del giglio; a destra alcuni stemmi domenicani con varie stilizzazioni del giglio


B.Angelico ha raffigurato S.Domenico con la stella e il libro


In questo particolare del Cristo deriso (affresco, Convento di S.Marco, Firenze) il B.Angelico ha raffigurato S.Domenico con la stella e il libro (la Sacra Scrittura)


San Domenico di Guzman


San Domenico di Guzman sproni noi tutti ad essere


ferventi nella preghiera, coraggiosi a vivere la fede,


profondamente innamorati di Gesù Cristo.


Per sua intercessione, chiediamo a Dio di arricchire sempre


 la Chiesa di autentici predicatori del Vangelo.


collage domenicano - Copia


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I tre motti dell’Ordine domenicano

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i tre motti dei domenicani

L’ idea di Domenico è sintetizzata nella nota formula di S . Tommaso:

«contemplari et contemplata aliis tradere»: contemplare, attingere la verità nell’ascolto e nella comunione con Dio e donare agli altri il frutto della propria contemplazione.

Ecco brevemente i tre motti dell’Ordine:

contemplata

  1. “Contemplari et contemplata aliis tradere” –

“Contemplare e dare agli altri le cose contemplate”.

In questo “motto”, coniato da S. Tommaso, il “contemplare” è la parte più importante, benché essa non deve essere disgiunta dal “donare agli altri”.

La vita domenicana è questa: non una predicazione qualsiasi, ma una predicazione che è il frutto di una esperienza contemplativa. E del resto, se tu capisci, se scopri qualcosa dell’infinito amore di Dio, davvero non puoi trattenerti dal comunicarlo.

scudo motto dom

  1. “Laudare – Benedicere – Praedicare” ; “Lodare – Benedire Predicare”

Questo secondo motto esprime la missione di tutta la Famiglia domenicana:

“Lodare” Dio pubblicamente – “Parlare-bene (bene-dire) degli altri” – “Parlare davanti agli altri” , cioè predicare.

Quindi preghiera liturgica, benedire, che è soprattutto dei Padri sacerdoti e appunto, predicare, parlare di Dio agli altri.

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  1. “Veritas”
  • Questo terzo motto non è assunto da noi domenicani perché ci consideriamo gli unici detentori della verità, perché la Verità è Dio solo e Gesù in quanto rivelazione del mistero di Dio. Ma è assunto perché da sempre i domenicani sono stati i difensori della Verità. Nel sec. XIV combatterono addirittura contro un errore del Papa Giovanni XXII e tuttavia lo il Pontefice stesso ebbe a dire: “Datemi un religioso che adempie le Costituzioni dei “Predicatori” (domenicani) e io lo canonizzerò”.

collage domenicano - Copia

per approfondire:

http://www.airemsea.it/i-santi/index.html

 

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La fisionomia spirituale di San Domenico_”umile ministro della predicazione”_

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San Domenico è morto il 6 Agosto ma in quel giorno si festeggia la Trasfigurazione del Signore e quindi in passato la festa di San Domenico di Guzman era il 4 Agosto. Successivamente il giorno 4 fu ceduto al Santo Curato d’Ars ed il padre Domenico venne spostato al giorno 8. L’ordine domenicano festeggia il 4 Agosto, il Santo Domenico di Guzman.

Conosciamo San Domenico:

Chi sarà mai capace d’imitare la virtù di quest’uomo?

Possiamo ammirarlo e misurare dal suo esempio la pigrizia del nostro tempo. Ma poter ciò ch’egli potè, supera le umane capacità, è frutto di una grazia unica, a meno che la bontà misericordiosa di Dio non si degni di innalzare qualcuno a un simile fastigio di santità.

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SAN DOMENICO visto da… santa Caterina da Siena

«Io, o dolcissima figliola, ho generato questi due figlioli [Gesù e Domenico]: uno, generandolo secondo natura, l’altro, adottandolo amorosamente e dolcemente». «Come questo Figliuolo generato naturalmente da me fin dall’eternità avendo assunta la natura, mi fu obbediente fino alla morte; così il figliuolo mio adottivo DOMENICO, tutto quanto ha fatto dall’infanzia sino alla fine della sua vita, è stato regolato secondo l’obbedienza del miei comandamenti. Nemmeno una volta ha trasgredito un qualunque mio precetto, perché mantenne intemerata la verginità del corpo e dell’a­nima e conservò la grazia del battesimo, in cui rinacque spiritualmente. Come questo Figlio naturale, Verbo eterno della mia bocca, predicò al mondo quelle cose che gli furono da me comandate, e rese testimonianza alla Verità, come egli disse a Pilato; così il figlio mio adottivo Domenico predicò la Verità delle mie parole al mondo: fra gli eretici e fra i cattolici: e non solo per sé medesimo, ma anche per gli altri; non solo mentre visse, ma anche pei suoi successori, per mezzo dei quali se­guita a predicare e predicherà ancora. Perché come il mio Figlio naturale mandò i suoi discepoli, così questo adottivo mandò i suoi frati, per cui, come il mio Figlio naturale è il mio Verbo, così questo adottivo è banditore e portatore del mio Verbo. A questo fine, per un mio dono straordinario, è stato dato a lui e al suoi frati di comprendere la Verità delle mie parole, e di non allontanarsi mai dalla Verità. Di più, come il mio Figlio naturale ordinò tutta la sua vita e tutte le sue azioni alla salute delle anime, così il figlio mio adottivo Domenico pose tutto il suo studio e tutte le sue forze per liberare le anime dalle insidie dell’errore e dai vizi. Questa è la principale intenzione, per la quale egli fondò e coltivò il suo Ordine: lo zelo per le anime. Io ti dico che Domenico in quasi tutte le sue opere si assomiglia al mio Figlio naturale, perciò ne vedi ora anche l’immagine del suo corpo, che ebbe molta somiglianza con l’immagine del corpo del mio sacratissimo unigenito Figlio».

da B. Raimondo da Capua, Vita di S. Caterina da Siena, Siena, Cantagalli, 1952, 1. II, c. VI, 204-205

sito web L’Oasi di Engaddi

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I MORTI RESUSCITATI DA SAN DOMENICO DI GUZMAN, FONDATORE DELL’ORDINE DEI PREDICATORI (DOMENICANI)

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miracolo domenicano

  1. Domenico di Guzman (1170 1221) fu il fondatore dell’Ordine dei Predicatori, comunemente noti come “Domenicani”. Questo ordine religioso ebbe grandi menti illuminate quali S. Alberto Magno e S. Tommaso d’Aquino, ed eccezionali missionari come S. Giacinto e S. Vincenzo Ferreri.

Mentre Domenico stava fondando S. Sisto, il suo primo convento a Roma, una nobildonna romana, Guatenia o Tuta di Bulvaschi, perse il figlio. Guatenia era una devota seguace di S. Domenico e aveva lasciato a casa il figlio, gravemente malato, per andare a sentire S. Domenico predicare a S. Marco. Quando fece ritorno a casa il ragazzo era morto. Possiamo immaginarci il dolore della madre, quanto si rimproverasse e piangesse. Dopo un primo momento di afflizione, fu presa dalla forte speranza nella misericordia divina e nel potere d’intercessione di Domenico, un santo e amico di Dio. Guatenia si incamminò a piedi, e dietro di lei le ancelle che portavano il corpo… freddo e privo di vita del ragazzo.

Siccome al tempo il monastero era in costruzione, non vigevano ancora regole di clausura, perciò Tuta entrò direttamente nel terreno. Trovando Domenico davanti alla sala capitolare, si inginocchiò ai suoi piedi e pose il figlio davanti a lui. Lacrime e gemiti d’angoscia furono le sue uniche parole.

Domenico si voltò e pregò per alcuni istanti. Poi ritornò e fece il segno della croce sul ragazzino. Prese il giovane per mano e lo tirò su vivo. Lo porse alla madre.

Ma Domenico non risuscitò il ragazzino esattamente come era arrivato ammalato; piuttosto il ragazzino pure guarì. Questa sorta di “doppio miracolo” avveniva spesso quando i morti erano prodigiosamente restituiti alla vita. Non solo si salvavano dalla morte, ma anche dalle infermità, dai malanni e dalle ferite che l’avevano causata.

Alcuni frati domenicani assistettero al miracolo di Domenico e testimoniarono al processo di canonizzazione della Chiesa. (Tali investigazioni sono condotte con attenta cura e scrupolosità). Papa Onorio ordinò che il miracolo fosse reso pubblico dai pulpiti di Roma.

Quando Domenico venne a sapere dell’ordine del Papa, si precipitò da lui e lo pregò di revocarlo; temeva che una fiumana di gente lo costringesse a fuggire. Il Papa ascoltò, ma non revocò l’ordine. I timori di Domenico erano giustificati: a tal punto i romani lo veneravano come potente intercessore e amico di Dio che di nascosto (o anche impudentemente) gli tagliavano pezzi del saio mentre camminava per le strade.

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  1. Domenico risuscitò altri morti proprio a Roma, il centro della cristianità. Quando i Domenicani erano impegnati nell’opera di costruzione del loro primo convento di S. Sisto a Roma, il sottosuolo nascondeva una gran quantità di antichi lavori murari e di cavità insospettabili. Avvenne un pericoloso smottamento che lasciò un architetto, che era stato assunto dai fratelli, sepolto sotto un cumulo di macerie nei sotterranei. Quando venne estratto era ormai già morto.

I Domenicani erano molto angosciati, non solo perché era morto senza sacramento, ma anche per via degli strani racconti che si erano diffusi tra la gente riguardo all’ordine da poco formatosi. Temevano che la disgrazia fosse interpretata come un segno del malcontento di Dio riguardo la nuova impresa religiosa.

Domenico si accorse della preoccupazione dei suoi discepoli. Portarono il corpo da lui e “con il potere delle sue preghiere lo risuscitò”.

Questo era soltanto uno dei miracoli messi per iscritto durante il processo di canonizzazione di Domenico.

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Un altro simile miracolo avvenne durante una cerimonia di ordinazione in cui le suore prendevano appunto i voti a S. Sisto; c’era molta agitazione fuori e S. Domenico fu chiamato. Nel piazzale vicino a S. Sisto giaceva il corpo straziato di un giovane di nome Napoleone, nipote di un vescovo, il cardinale Stefano di Fossonova (che in quel momento pare fosse in chiesa).

Il giovane si era divertito sconsideratamente lasciandosi trascinare dal cavallo in una folle corsa, ed era stato disarcionato in malo modo. Padre Tancredi, a quel tempo priore, lo disse in seguito al beato Giordano, il secondo generale dell’ordine, che aveva esortato Domenico affinché implorasse fiduciosamente Dio per il giovane Napoleone. Domenico, motivato dalla sua stessa compassione e dall’esortazione di padre Tancredi, fece portare il corpo straziato del giovane in una stanza dove potesse essere chiuso a chiave. Poi disse messa, durante la quale alcune persone testimoniarono di averlo visto alzarsi da terra in estasi.

Poi Domenico pregò per il giovane. All’ordine del santo – “Ragazzo, nel Nome di Gesù Cristo ti dico, alzati !” – il cavaliere fu restituito sano e salvo al calore della vita.

I primi biografi di S. Domenico ritenevano che questa fosse una risurrezione miracolosa. Questo miracolo servì a portare nell’ordine domenicano due tra i suoi membri più noti, S. Giacinto e Ceslao, apostoli del nord, che erano allora in visita a Roma come canonici di Cracovia con il vescovo loro zio Ira di Cracovia.

Al tempo della miracolosa risurrezione dell’architetto da parte di S. Domenico, fra’ Giacomo de Bella, romano di nascita, ben noto procuratore di S. Sisto, si rimise in salute quando sembrava in punto di morte, mentre giaceva in agonìa dopo aver ricevuto gli ultimi sacramenti. Domenico fece uscire dalla stanza tutti e poi, come Eliseo, si distese sul corpo dell’uomo trattenendo così, grazie alla “violenza” delle sue preghiere, l’anima dell’uomo, che lo stava abbandonando.

Fra’ Giacomo si rimise nuovamente in salute e fu riabilitato alla sua carica di procuratore. Egli stesso raccontò questo miracolo al capitolo provinciale di Roma nel 1243 o 1244.

Fonte: “400 MORTI RESUSCITATI NELLA STORIA DEL CATTOLICESIMO” – di Padre Albert J. Herbert, S. M. (Società di Maria – Maristi) – Edizioni Segno, Udine

San Domenico-Veritas

 

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ANGELI A CUSTODIA DEL CONVENTO_Doni straordinari di San Domenico_

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A Bologna era entrato nell’Ordine un giurista, che i suoi parenti ed amici intendevano riportare fuori dal convento con la forza.

Siccome i frati avevano paura che ciò accadesse ed erano del parere di invitare alcuni militari loro amici a presidiare il convento, S. Domenico disse loro: “Non abbiamo bisogno di ricorrere a dei soldati, perché io vedo intorno alla chiesta più di duecento angeli, mandati a guardia dei frati”.

Parenti ed amici del frate, spaventati e confusi per questo aiuto divino, si ritirarono; e il novizio, senza più timore, potè restare nell’ordine

285.

da VITAE FRATRUM ed. ESD

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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