A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Testi del cardinale Caffarra

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2018 20:58
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
25/05/2016 16:05
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

 mons. Caffarra aveva promesso il silenzio assoluto dopo il ritiro, per essergli riusciti a strappargli una intervista, allora vuol dire che il momento è davvero grave....


Renzi e Mattarella
 

La Nuova BQ intervista l'Arcivescovo emerito di Bologna: "Firmando questa legge, il Capo dello Stato ha sottoscritto una ridefinizione del matrimonio. Ma una norma non cambia la realtà".

Poi parla dell'Amoris Laetitia: "Il cap. VIII non è chiaro. Se il Papa avesse voluto mutare il magistero avrebbe avuto il dovere grave di dirlo chiaramente". E ricorda di quando Lucia di Fatima gli disse che "lo scontro sarebbe stato sul matrimonio".

di Marco Ferraresi

Parlare di famiglia non è mai stato così complicato. Persino dentro la Chiesa. Fa problema anzitutto l’oggetto del discorso: cosa è veramente famiglia? E come pretendere che non vi sia confusione nella società civile, se pure nella Chiesa si oscurano talora verità fondamentali sul matrimonio? La controversia sul cap. VIII dell’esortazione Amoris Laetitia di Papa Francesco e la recente legge italiana sulle unioni civili destano sconcerto.

Ne parliamo con il Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo emerito di Bologna. Caffarra è stato fondatore e Preside dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia. Già partecipante come esperto al Sinodo dei vescovi sulla famiglia del 1980, è membro di nomina pontificia ai Sinodi del 2014 e del 2015. Risponde alle domande con la semplicità e la franchezza degli uomini della sua terra: “Quella fettaccia di terra tra il grande fiume e la grande strada”, dice orgogliosamente citando Guareschi.

Eminenza, cos’è la famiglia?

E’ la società che trae origine dal matrimonio, patto indissolubile tra un uomo e una donna, che ha la finalità di unire i coniugi e trasmettere la vita umana.

Da un’unione civile, secondo la legge Cirinnà nasce una famiglia?

No. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, firmando questa legge, ha sottoscritto una ridefinizione del matrimonio. Ma un provvedimento normativo non cambia la realtà delle cose. Occorre dirlo: i sindaci (soprattutto, naturalmente, quelli cattolici) devono fare obiezione di coscienza. Celebrando un’unione civile si renderebbero infatti corresponsabili di un atto gravemente illecito sul piano morale.

Perché questa crisi di identità della famiglia in Occidente?

Me lo chiedo spesso, ma non ho una risposta esaustiva. Comunque, una concausa è un processo di “debiologizzazione”, per il quale non si ritiene più che il corpo abbia un linguaggio (e dunque un significato) oggettivo. Questo significato viene così determinato dalla libertà della persona. Si è spezzato,nella coscienza occidentale, il legame tra bios e logos.

In una prospettiva di fede, non vi sono pure cause soprannaturali?

Nel 1981 stavo fondando per volontà di San Giovanni Paolo II l’Istituto per gli studi sul matrimonio e la famiglia. La fondazione era prevista per il 13 maggio, data della prima apparizione della Madonna a Fatima. Il Papa in quel giorno subì l’attentato, da cui uscì miracolosamente salvo per grazia – a dire dello stesso Pontefice – della Madonna. Dopo i primi anni di vita dell’Istituto, scrissi a suor Lucia, la veggente di Fatima, chiedendo preghiere per l’opera, e aggiungendo che non aspettavo risposta. Una risposta però arrivò comunque.

Che cosa le rispose?

Suor Lucia scrisse – e, vorrei sottolineare, siamo  nei primi anni ’80 – che vi sarebbe stato un tempo di uno “scontro finale” tra il Signore e Satana. E il terreno di scontro sarebbe stato costituito dal matrimonio e dalla famiglia. Aggiunse che coloro i quali avrebbero lottato per il matrimonio e la famiglia sarebbero stati perseguitati. Ma anche che costoro non avrebbero dovuto temere, perché la Madonna ha già schiacciato la testa al serpente infernale.

Parole profetiche: è quello che sta accadendo?

Viviamo una situazione inedita. Mai era accaduto che si ridefinisse il matrimonio. E’ Satana che sfida Dio, come dicendo: “Vedi? Tu proponi la tua creazione. Ma io ti dimostro che costituisco una creazione alternativa. E vedrai che gli uomini diranno: si sta meglio così”. L’arco intero della creazione si regge, secondo la Scrittura, su due colonne: il matrimonio ed il lavoro umano. Non è ora nostro tema il secondo, pure soggetto ad una “crisi definitoria”; per quanto qui concerne, il matrimonio è stato istituzionalmente distrutto.

La Chiesa può rispondere a simile sfida?

Deve rispondere, per ragioni direi strutturali. La Chiesa si interessa del matrimonio perché il Signore l’ha elevato a sacramento. Cristo stesso unisce gli sposi. Si badi, non è una metafora: secondo le parole di San Paolo, nel matrimonio il vincolo tra gli sposi si innesta nel vincolo sponsale tra Cristo e la Chiesa, e viceversa. L’indissolubilità non è anzitutto una questione morale (“gli sposi non devono separarsi”), ma ontologica: il sacramento opera una trasformazione nei coniugi. Sicché, dice la Scrittura, non sono più due, ma uno. Questo è detto chiaramente in Amoris Laetitia (par. 71-75). Il sacramento, poi, infonde negli sposi la carità coniugale. E di questo parlano benissimo i capitoli IV e V dell’Esortazione. Inoltre, il sacramento costituisce gli sposi in uno Stato di vita pubblico nella Chiesa e nella società. Come ogni Stato di vita nella Chiesa, anche lo Stato coniugale ha una missione: il dono della vita, che si continua nell’educazione dei figli. Qui il capitolo VII diAmoris Laetitia colma addirittura, a mio avviso, una lacuna nel dibattito dei vescovi al Sinodo.

In pratica, cosa dovrebbe fare la Chiesa?

Una sola cosa: comunicare il Vangelo del matrimonio. Ho detto “comunicare”, perché non si tratta solo di un evento linguistico. La comunicazione del Vangelo significa guarire l’uomo e la donna dalla loro incapacità di amarsi e introdurli nel grande Mistero di Cristo e la Chiesa. Questa comunicazione avviene attraverso l’Annuncio e la catechesi; e attraverso i Sacramenti. Ci sono persone che, dopo una catechesi sul Sacramento del Matrimonio, vengono a dirmi: perché nessuno mi ha mai parlato di queste realtà meravigliose? I giovani, soprattutto, devono essere al centro delle nostre preoccupazioni. La questione educativa in materia è “la” questione decisiva. Il Papa ne parla ampiamente nei par. 205-211.

Eminenza, che dire della questione dell’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati? Il Papa ne tratta al cap. VIII, del quale sono state offerte però letture contrapposte.

Anzitutto, vorrei sottolineare che il Papa stesso nel par. 307 afferma che, prima di occuparci dei matrimoni falliti, dobbiamo preoccuparci di quelli da costruire. E, aggiungo, il problema della sua domanda resta quantitativamente limitato. Certo, sul piano dottrinale è tutt’altro che da trascurare. A tal proposito, rispondo a partire da quattro premesse.

1) Il matrimonio è indissolubile. Come dicevo, prima che un obbligo morale, l’indissolubilità è un dato ontologico. Spiace osservare che non tutti i Padri sinodali avessero ben chiaro tale fondamento ontologico.

2) La fedeltà coniugale non è un ideale da raggiungere. La forza di essere fedeli è donata nel sacramento (vi immaginate il marito che dice alla moglie: “Esserti fedeli è un ideale che cerco di raggiungere, ma ancora non riesco”?). Troppe volte si usa in Amoris Laetitia la parola “ideale”, occorre attenzione sul punto.

3) Il matrimonio non è un fatto privato, disponibile dagli sposi. E’ una realtà pubblica per il bene della Chiesa e della società.

4) Il cap. VIII, oggettivamente, non è chiaro. Altrimenti come si spiegherebbe il “conflitto di interpretazioni” accesosi anche tra vescovi? Quando ciò accade, occorre verificare se vi siano altri testi del Magistero più chiari, tenendo a mente un principio: in materia di dottrina della fede e di morale il Magistero non può contraddirsi. Non si devono confondere contraddizione e sviluppo. Se dico S è P e poi dico S non è P, non è che abbia approfondito la prima. L’ho contraddetta.

Amoris Laetitia, dunque, insegna o no che vi sia uno spazio di accesso ai sacramenti per i divorziati risposati?

No. Chi versa in uno stato di vita che oggettivamente contraddice il sacramento dell’Eucaristia, non può accedervi. Come insegna il Magistero precedente, possono invece accedervi coloro che, non potendo soddisfare l’obbligo della separazione (ad es. a causa dell’educazione dei figli nati dalla nuova relazione), vivano in continenza. Questo punto è toccato dal Papa in una nota (la n. 351). Ora, se il Papa avesse voluto mutare il Magistero precedente, che è chiarissimo, avrebbe avuto il dovere, e il dovere grave, di dirlo chiaramente ed espressamente. Non si può con una nota, e di incerto tenore, mutare la disciplina secolare della Chiesa. Sto applicando un principio interpretativo che in Teologia è sempre stato ammesso. Il Magistero incerto si interpreta in continuità con quello precedente.

Dunque, nessuna novità?

La novità, oltre alla possibilità data dal S. Padre di eccepire, a giudizio prudente dei vescovi, ad alcune norme canoniche, è soprattutto nel prendersi cura di questi fratelli divorziati risposati, cercando di imitare il nostro Salvatore nella modalità con cui Egli incontrava le persone più bisognose del “medico” . Il cap. VIII (“accompagnare, discernere, integrare”), a mio modesto avviso, è la guida di questo “prendersi cura”. Non dobbiamo cadere nell’inganno mass-mediatico di ridurre tutto a “Eucarestia sì-Eucarestia no”.

 



CENTO SECONDI PER LA VITA OTTO BREVI INTERVENTI
TRASMESSI DA TELEPACE 1997



LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

“Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro quella perduta, finché non la ritrova?” 
E’ l’inizio di una delle più commoventi parabole del Signore. Che cosa ci commuove e ci stupisce ogni volta che ascoltiamo queste parole? E’ la cura che il Pastore ha di quell’una; la passione che sente per essa. Egli non pensa: “ma di che mi preoccupo? Su cento ne ho perso una solamente: me ne restano novantanove!”. Non solo. Il Pastore va a cercare quella sola “finché non la ritrova”. Egli non si stanca; Egli la rivuole vicino a sé. 
Che cosa significa in fondo questo racconto? Che davanti a Dio ogni e singola persona ha un valore assoluto, possiede una preziosità infinita. Davanti al Signore non esiste il genere umano: esisto io, esisti tu; non esiste una folla più o meno grande di uomini e donne: esiste il singolo. Ecco perché pur restandogliene novantanove, si preoccupa di quell’unica. 
Approfondiamo un momento questa verità. Poiché la persona, ogni persona, possiede un valore infinito, essa non può essere scambiata con niente. Gesù infatti ha detto: “Che cosa vale per l’uomo, guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso?” Cioè: il mondo intero vale meno di una sola persona. Il valore della persona non dipende da ciò che ha, ma dal puro e semplice fatto di essere una persona. Allora non ci sono persone che valgono di più di altre o meno di altre: una persona già concepita e non ancora nata non vale meno di una persona adulta. Ogni persona gode della stessa dignità e merita lo stesso rispetto, la stessa venerazione.


IL FONDAMENTO DELLA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

“In Cristo ci ha scelti prima della creazione del mondo, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”. 
Sono parole che troviamo nella Lettera agli Efesini: esse hanno un significato immenso. Ci svelano la ragione ultima, il fondamento ultimo della dignità infinita di ogni persona. 
Due domande soprattutto ci portiamo dentro al core: da dove vengo? Dove sono indirizzato? “Da dove vengo?” cioè: che cosa spiega il mio esserci? E’ per caso che io esisto? Il fatto della mia vita è una pura casualità? Non esisti per caso. Tu esisti, perché sei stato scelto: sei stato pensato e voluto dal Padre che è nei cieli. Quando? Prima della creazione del mondo, Egli ti ha pensato, ti ha voluto. Ha pensato proprio a te; ha voluto proprio te. I tuoi genitori volevano, desideravano genericamente un bambino/una bambina. Il Padre che è nei cieli ha pensato a te e voluto te, quando il mondo non esisteva ancora. Ecco da dove vieni: tu vieni da un atto di amore del Padre. 
Ma portiamo nel cuore anche un’altra domanda: dove vado? Cioè: a che cosa sono destinato? Al nulla eterno? “Predestinandoci ad essere suoi figli adottivi”: Egli ha voluto che tu esistessi, perché vuole che tu sia partecipe della sua stessa Vita, come figlio adottivo. Ora possiamo capire perché ogni e singola persona possiede una dignità infinita: a causa dell’intimo legame che unisce ogni e singola persona a Dio creatore e Padre. Ogni e singola persona è voluta in ogni istante della sua vita da Dio stesso, e chiamata a partecipare alla Sua stessa Vita divina. Anche tu, in questo momento! Ecco perché la persona umana non appartiene, non può appartenere a nessuno se non a Dio stesso; ecco perché Dio ha nel cuore un sorta di passione per ogni persona: è la sua creatura in modo unico, come non lo è nessun altra creatura. 
“Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne prendi cura?” si chiede il salmista. Al paragone dell’immensità dell’universo, la singola persona sembra niente. Eppure tutto l’immenso universo vale meno di una sola persona umana, poiché solo l’uomo è stato voluto da Dio per Se stesso.

 3 
L’INVIOLABILITÀ DELLA VITA UMANA

“Domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l’uomo” (Gen. 9,5-6). 
Queste solenni parole sono state dette dal Signore Iddio a Noè, dopo il diluvio, ed in Noè ad ognuno di noi. Non toccare, non violare la dignità di una persona umana, non distruggerne la vita, perché te ne sarà chiesto conto: nessuno ha diritto di disporre della vita di un altro. 
 La persona umana e la sua vita sono inviolabili, perché sono proprietà esclusiva e dono di Dio Creatore e Padre: Egli è l’unico Signore della persona e della vita umana. Dobbiamo pensare questa “proprietà” che Dio Creatore e Padre esercita nei nostri confronti non come un arbitrio minaccioso, bensì come cura e sollecitudine di Padre per ciascuno di noi. Egli conta - dice Gesù - perfino i capelli del nostro capo e non ne cade neppure uno, senza che Egli lo voglia. Dobbiamo sentire profondamente, intimamente questa appartenenza al Signore, che ci rende inviolabili di fronte a tutti, come la sentiva il salmista: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre”. 
Questa inviolabilità della persona nella sua vita, fondata ultimamente sulla singolare relazione che ogni persona ha con Dio Creatore, si esprime nel comandamento: “Non uccidere”. “La scelta deliberata di privare un essere umano innocente della sua vita è sempre cattiva dal punto di vista morale e non può mai essere lecita” (EV 57): anche quando una sedicente legge umana lo giustificasse. 
Questa proibizione “non uccidere” riguarda ugualmente ogni essere umano innocente: nel diritto alla vita, ogni persona umana innocente possiede la stessa inviolabilità. Essere padrone del mondo o l’ultimo miserabile si questa terra, non conta nulla. Davanti alla legge di Dio “non uccidere” siamo tutti assolutamente uguali. Anzi, se mi è consentito esprimermi in questo modo, qualcuno è più uguale degli altri. Chi? i più deboli, i più indifesi. Sono soprattutto due categorie di persone: la persona già concepita e non ancora nata, e la persona ammalata di una malattia ormai terminale. E di queste due persone e dei due abominevoli delitti che le privano della loro vita, parleremo nei prossimi due incontri.


L’ABOMINEVOLE DELITTO DELL’ABORTO

“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger. 1,5). 
Queste parole sono state dette dal Signore al profeta Geremia, ma sono vere anche per ciascuno di noi. Esse, se le ascoltiamo nel cuore, suscitano un’indescrivibile commozione. Parlano del formarsi della persona umana nel grembo materno e ci dicono che questo avvenimento, così mirabile e misterioso, non accade per caso: quella persona che viene concepita e formata sotto il  cuore della madre, è già conosciuta e voluta nel cuore di Dio. ecco perché fra i delitti che l’uomo può compiere contro la vita, l’aborto procurato è semplicemente “abominevole”. Esso è, infatti, l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di una persona umana nella fase iniziale della sua esistenza, quella compresa tra il concepimento e la nascita. Perché è un delitto “abominevole” più di chiunque altro? perché uccide la persona più innocente che esista; perché uccide la persona più debole ed incapace di difendersi che esista; perché uccide la persona che più di ogni altra si affida alla cura degli altri. 
Esiste oggi attorno a questo abominevole delitto una vera e propria congiura della menzogna, che mira a nascondere la realtà, anzi a chiamare bene il male. Si chiama infatti l’aborto, una “libera decisione” per la maternità. In realtà, la donna che ricorre all’aborto, non decide se diventare o non madre: ella è già madre. Decide semplicemente di uccidere il proprio figlio, che già esiste. Anzi, ancora peggio, si cerca di far rientrare l’aborto nei programmi di “salute riproduttiva”: come se la maternità fosse una malattia! Non solo, ma si presentano le legislazioni abortive come scelta di rispetto delle varie opinioni in una società sempre più pluralista: l’unica opinione a non essere rispettata è tuttavia quella della persona più interessata a tutta la questione, quella che vive nel grembo materno! 
“Quello che avete fatto al più piccolo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me!”: nel bene e nel male!


IL DELITTO DELL’EUTANASIA

“Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore” (Rom 14,8). 
Sono parole che l’apostolo Paolo scrisse ai cristiani di Roma ed attraverso li lui lo Spirito Santo a ciascuno di noi. Sono stupende: esse ci parlano della verità della nostra totale appartenenza al Signore, in qualsiasi condizione noi ci troviamo. In qualsiasi condizione, in qualsiasi situazione non cessa la nostra appartenenza al Signore, poiché niente, né morte né vita, ci può separare dall’amore che il Padre ha per ciascuno di noi. Proviamo allora a prendere in esame una situazione umana molto particolare, quella della malattia. Anzi, della c.d. malattia terminale, la malattia cioè giunta ad un tale grado di gravità da non consentire più speranza alcuna di guarigione, ma solo l’imminenza della morte, spesso fra sofferenze gravi. 
Di fronte ad una persona umana che si trova in queste condizioni, che cosa significa “rispetto della dignità della persona e delle vita umana”? Non significa certamente due cose, sulle quali vorrei attirare la vostra attenzione. 
- Non significa attribuirsi il diritto di procurarsi in anticipo la morte o di procurarla ad altri, ponendo così fine «dolcemente» alla vita propria ed altrui. E’ l’eutanasia, cioè un’azione od omissione che di natura sua e/o nell’intenzione procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. L’eutanasia, dunque, può configurarsi, o come suicidio o come omicidio. Sia in una forma sia nell’altra, l’eutanasia è, nella sua intima natura, rifiuto di riconoscere la sovranità assoluta di Dio sulla vita e sulla morte. Quando poi l’eutanasia assume la forma dell’omicidio, acquista una particolare gravità: sulla base di che cosa medici e legislatori si arrogano il diritto di decidere chi merita di vivere e chi deve morire? 
- Rispetto della vita dell’ammalato terminale non significa neppure ciò che oggi viene chiamato accanimento terapeutico, cioè interventi medici non più adeguati alla reale situazione dell’ammalato, perché ormai sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare e anche perché troppo gravosi per lui e la sua famiglia. Rinunciare a questi trattamenti assolutamente sproporzionati significa semplicemente riconoscere umilmente la nostra condizione di creature davanti a Dio. 
- Non dunque eutanasia, non accanimento terapeutico, ma la via dell’amore e della vera pietà, che aiuta il malato all’incontro definitivo col Signore: “nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso...”.


LA DIGNITÀ DELL’AMORE CONIUGALE

“Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra” (Gen 1,28). 
Queste parole ci svelano un grande mistero: all’origine di ogni persona umana non sta solamente l’atto creativo di Dio, ma anche l’atto generativo dell’uomo e della donna. Perché questo è un grande mistero? perché in questo avvenimento si ha una certa partecipazione-cooperazione dell’uomo e della donna all’opera creatrice di Dio. E’ un fatto che ci riempie di profonda  commozione. Il Padre celebra il suo Amore redentivo, quando nei templi celebriamo la divina Eucarestia; il Padre celebra il suo Amore creativo, quando due sposi si uniscono, divenendo due in una sola carne, ponendo  le condizioni del concepimento di una nuova persona umana. L’atto dell’amore coniugale è il tempio santo in cui Dio celebra la liturgia del suo Amore creatore. Se devono essere degni, santi e pieni di bellezza i templi di pietra, nei quali Dio celebra il suo Amore redentivo, non meno degno, santo e pervaso da intima bellezza deve essere il tempio dell’amore coniugale in cui Dio celebra il suo Amore creativo. 
Ora siamo in grado di renderci conto di tutta la dignità che possiede e deve possedere l’atto della generazione umana. Essa non è un evento puramente biologico, teso a dare origine ad un individuo, per perpetuare una specie, quella umana. Come già abbiamo detto tante volte, questo modo di pensare non rispetta la verità della persona. Ogni persona è scelta, cioè pensata e voluta già prima della creazione del mondo: il suo concepimento quindi non è un evento dovuto al casuale incrociarsi di forze impersonali. Nella biologia della generazione è inscritta la generazione della persona: è presente l’attività creativa di Dio. L’attività generativa umana è in un certo senso il “sacramento” dell’attività creativa di Dio: l’amore del Creatore trova la sua adeguata cooperazione nell’amore dei due sposi. Non era dunque un’esagerazione, quando un Padre della Chiesa affermava che il matrimonio era stato elevato al di sopra di tutti i doni terreni perché artefice di immagini di Dio. 
Vedete: la dignità della persona e della vita umana ci ha condotti a contemplare la dignità del matrimonio e dell’amore coniugale. La stima dell’una sta in piedi o cade assieme alla stima dell’altro. Infatti fra vita umana, dono della vita ed amore coniugale esiste un nesso intrinseco: averlo spezzato è stato una delle grandi disgrazie spirituali del nostro tempo. Ma di questo parleremo nel prossimo incontro.


LA PROCREAZIONE ARTIFICIALE E LA CONTRACCEZIONE

La dignità della persona umana, il rispetto assoluto che si deve alla sua vita, esigono che la vita umana abbia origine non in un  qualsiasi modo, ma in un modo tale che colui che va ad essere concepito sia rispettato nella sua dignità infinita. Quale è il modo giusto, cioè adeguato alla dignità sua propria, di concepire una persona umana? Ne esiste uno solo: l’atto proprio dell’amore coniugale, quell’atto cioè in cui i due sposi si donano reciprocamente così da essere “due in una carne sola”. Perché solo questo modo rispetta la dignità della persona? Proviamo ad esaminare l’altro modo, cioè quello artificiale. Intendo parlare della fecondazione in vitro. 
Questo procedimento è tale per cui chi pone le condizioni del concepimento non sono più gli sposi, ma un tecnico. Gli sposi offrono solo il “materiale germinale” che poi, debitamente manipolato dal tecnico, potrà dare origine ad una persona umana. Se riflettiamo attentamente, noi vediamo in questo procedimento una vera e propria produzione di una persona: ora si producono le cose, non le persone. 
Che questo procedimento sia governato da una “logica produttiva” è confermato puntualmente da molti elementi. Si producono più embrioni, per essere sicuri del risultato. Si chiamano “embrioni sovra-numerari”: l’espressione è terribile! Una persona può essere in sovra-numero? In ordine a che cosa? ma la persona umana non è semplicemente numerabile! ognuna è unica nel suo incalcolabile valore. Inoltre, ormai un bambino non lo si rifiuta più a nessuno: alle coppie lesbiche o gay; alla donna anziana e sola. E’ la tremenda logica del “bisogno-richiesta-offerta”. Si dimentica semplicemente che il concepito è una persona! E nessuna persona può essere vista solo come qualcosa di cui ho bisogno per la mia felicità, a cui ho diritto. Ho diritto alle cose, non alle persone. 
Ma la rottura del vincolo che lega amore coniugale a dono della vita, non va solo nel senso che si separa la vita dall’amore coniugale colla procreazione artificiale, ma anche nel senso che si separa l’amore coniugale dalla vita con la contraccezione. La contraccezione contraddice precisamente l’integra verità dell’amore coniugale e della sua espressione propria. 
Ricuperare pienamente il senso della dignità della vita e del suo valore equivale in primo luogo a recuperare una profonda stima dell’amore coniugale: una profonda stima di cui oggi sentiamo urgente bisogno.


GESÙ CRISTO, RIVELAZIONE DELLA NOSTRA DIGNITÀ

“Il Verbo si è fatto carne ed ha preso dimora fra noi”. 
Siamo giunti alla fine di queste nostre riflessioni sul valore della vita umana, sulla dignità della persona. Le sette riflessioni precedenti erano come sette raggi che, pur partendo da punti di vista diversi, andavano tutte verso un centro. Quale? Gesù Cristo, la sua persona, la sua vita, la sua morte e risurrezione. E’ in Lui infatti che noi vediamo, noi conosciamo la verità intera circa l’incomparabile dignità della persona umana ed il valore della vita. Egli infatti è il Dono che il Padre ci ha fatto, perché noi avessimo la vita e l’avessimo in abbondanza. In Lui noi abbiamo la suprema rivelazione di quanto il Padre sia interessato a ciascuno di noi, se per salvarci ha deciso che il suo Unigenito Figlio morisse sulla Croce. Ed infatti, quando l’uomo scoprì, seppe durante la notte di Natale, per la prima volta, che Dio era venuto a visitarlo in quel modo, si accese nel suo cuore un immenso stupore: lo stupore di fronte alla dignità della sua persona. Quello stupore non è più cessato: è il Vangelo, è il Cristianesimo. 
Ma vorrei richiamare la vostra attenzione, ammirata e stupita, su due aspetti dei questa rivelazione della dignità dell’uomo, che risplende in Gesù Cristo. 
Egli ha percorso tutto il cammino dell’esistenza umana, anche i nove mesi dentro al grembo di una donna. Anzi la prima volta che l’uomo riconobbe che Dio lo aveva visitato, fu quando si trovava ancora nel grembo di Maria; non solo, ma a riconoscerlo fu un’altra persona umana già concepita e non ancora nata. Oh mirabile incontro, il primo, dell’uomo col Dio fatto uomo! ambedue ancora nel grembo materno. 
L’altro aspetto su cui voglio richiamare la vostra attenzione è il seguente: il Verbo fattosi uomo si identificò coi più piccoli! Quale meraviglia questa umiltà di Dio, e nello stesso tempo come ora risplende la gloria della persona umana come tale, come persona umana! Egli arrivò perfino a dire: “quello che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me”. Mai era stata annunciata una tale identificazione: ciò che si fa al più piccolo degli uomini, è fatto al Figlio di Dio, a Dio stesso. 
Sia sempre nel nostro cuore questa certezza: la certezza che ciascuno di noi ha davanti a Dio un valore assoluto. 



[Modificato da Caterina63 02/01/2018 20:37]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:49. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com