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Questo Papa Francesco piace ma.... non converte e si genera il culto alla persona

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2015 22:08
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10/12/2015 01:48
 
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   ed ecco un anno fa cosa scrivevamo:

 

Era il 9 ottobre dell’anno scorso, quando il quotidiano Il Foglio pubblicò un lungo articolo, scritto da Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, intitolato Questo Papa non ci piace. Si scatenò un vespaio di violentissime critiche ai due autori, ancor prima di leggere il testo, perché si attaccò prima di tutto il titolo, certamente provocatorio. È accaduto lo stesso anche lo scorso marzo, quando in concomitanza del primo anniversario dell’elezione di papa Francesco, uscì il libro Questo Papa piace troppo. Un’appassionata lettura critica, che raccoglie gli articoli pubblicati su Il Foglio, scritti dal duo Gnocchi e Palmaro e dal direttore Giuliano Ferrara, dedicati al pontefice regnante.

Sulla scia delle “appassionate letture critiche”, vogliamo analizzare alcuni fatti attraverso la dimensione più importante del messaggio cristiano-cattolico, che supera e rende quasi inutile la popolarità mediatica: l’annuncio evangelico e la conversione.

È evidente che il Pontefice regnante piace moltissimo a credenti e atei, tuttavia non si riesce a riscontrare, nel “mare” dei simpatizzanti di papa Francesco, un aumento – come dovrebbe accadere – di conversioni, benché vi sia qualcuno che abbia affermato il contrario.

Riteniamo che non sia colpa del Papa, ma dei mass-media – che propagano una caricatura dall’attuale vescovo di Roma – e della stessa gente, poiché si rifiuta di accettare che il fine di ogni pontefice è convertire a Cristo ai suoi sacramenti, non adattare la Chiesa ai capricci mondani.

Se Papa Francesco, vedendo le folle che lo invocano e l’applaudono, notasse che non c’è quel salto di qualità – il ritorno alla Chiesa – che egli sicuramente auspica e desidera, soffrirebbe enormemente. Una sofferenza che alla gente – quella stessa gente che lo rincorre e lo cita a sproposito secondo i dettami mediatici – non importerebbe affatto.

«Penso che Bergoglio – scrive il giornalista Marcello Veneziani su Il Giornale di pochi mesi fa – abbia triplicato il target: ha conquistato la simpatia pop di quanti amano il personaggio Francesco a prescindere dal messaggio cristiano; poi è benvoluto da laici e atei-chic perché bastona il clero, per usare una sua espressione, e apre al profano. Infine, Francesco piace a quei credenti che lo vedono parlare al cuore delle genti, con semplicità.

La speranza è che qualcuno delle prime due categorie, strada facendo, scopra la fede e non si fermi alla simpatia verso Bergoglio. Il pericolo, invece, è la delusione dei credenti verso un Papa che umanizza il divino e insegue il presente.

Francesco non è un eresiarca, finora non ha mai deviato dalla Dottrina e non ha violato la Tradizione; si è tenuto più modestamente al di qua, nella precettistica parrocchiale. Familiarizza con Dio, Gesù e i santi, vede il diavolo in agguato, si presenta come un travet della fede, desacralizza la religione e la rende vicina, comune, a volte banale.

Tutto sommato è un bene per la Chiesa la svolta di Papa “Simplicio” ma è presto per dire se il Papa abbia riacceso la fede oltre il tifo pop o ateo-chic. La cristianità può accontentarsi di dire, come in un famoso film di Woody Allen, “basta che funzioni”?» (1).

Facciamo un esempio partendo da un fatto concreto.

Ha spopolato sui social-networks la foto che ritraeva il Pontefice mentre mangiava alla mensa interna del Vaticano dopo essersi servito da solo.
Alcuni commenti, su certe pagine di Facebook, non erano solo ridicoli e assurdi, ma addirittura imbarazzati:
“finalmente un papa come noi (2), sei dolcissimo Bergoglio!
Grazie, mettetene ancora di queste foto che ritraggono il papa in una sfera quotidiana normale…
Francesco sei come noi! sei tutti noi!….
Finalmente è finita l’era dei papi che si fanno servire…”, et similia.

Il problema non sta nelle esibizioni di giubilo, legittime quanto si vuole, ma nelle affermazioni che sono davvero imbarazzanti.

 

Non possiamo non chiederci infatti cosa e come, e in quale posizione dovrà farsi fotografare il futuro Pontefice per ricevere le medesime attenzioni. Sarà fotografato in bagno per sottolineare che egli è davvero “uno di noi”, ossia, ne abbiamo finalmente la prova filmata e documentata? Si dovrà fotografare mentre lava le scale o la macchina, o persino mentre si rifà il letto, per poter dire “e sì, è davvero uno di noi, è come noi”? In effetti ci manca proprio l'immagine di un papa mentre si cucina due spaghetti.

Abbiamo l’età giusta per ricordare cosa fu il ciclone neo eletto Giovanni Paolo II, e a chi non piaceva nei suoi modi, nel suo rompere i protocolli e le routine, nel suo improvvisare? Parlano le foto ed anche molti ricordi personali e televisivi, ma a quanto pare non è bastato, era necessario che un suo Successore facesse dell’altro, in una parola: nulla!

Perché di nulla stiamo parlando!

Lo ha detto Papa Francesco nell’intervista sull’aereo che lo riportava dalla Corea:

«Ma, io cerco di essere libero, no? Ci sono appuntamenti di ufficio, di lavoro, no? Ma poi la vita, per me, è la più normale che possa fare. Davvero, mi piacerebbe potere uscire, ma non si può, non si può … Ma no, no, non è per la precauzione: non si può perché se tu esci, la gente ti viene intorno … e non si può: è una realtà. Ma dentro, io, a Santa Marta faccio una vita normale di lavoro, di riposo, di chiacchiere…».

È fondamentale spiegarlo: il Papa sta cercando di rimanere se stesso il più possibile, ciò che era stato per quindici anni come arcivescovo di Buenos Aires, quando i giornali ovviamente non si interessavano di lui, quando la gente non lo rincorreva e, come si dice a Roma, nessuno se lo filava.

Ora che è il romano pontefice sta cercando di fare circa le stesse cose che faceva da cardinale-arcivescovo. Il risultato di tale atteggiamento? Il “normale” diventa l’eccezionale.

Eppure tutti i Papi – a cominciare dallo stesso S. Pio X – hanno cercato di mantenere le personali caratteristiche, una volta eletti al soglio petrino, ed è colpa dei mass-media se i fatti vengono presentati come un’eccezione solo per l’attuale pontefice.

Questo Papa, dicevamo, piace, ma non converte.

A questo punto, alcuni nostri lettori potrebbero porci questa domanda: “Ma chi siete voi per giudicare?”. La domanda sembra incalzare oramai sull’onda emotiva delle frasi estrapolate ed usate come slogan, in certi casi pure come mannaie per censurare la critica. La nostra, invece, non è un giudicare, ma una constatazione di fatto.

In questo anno e mezzo di grandi e piccole discussioni sui fatti papali, sulla crescente simpatia da parte di laicisti, spesso anticattolici, nulla è cambiato sul piano della conversione; anzi, usano il Pontefice per rimanere tranquillamente nella loro postazione di a-cattolici e persino tranquilli nei propri errori e peccati.

A tre mesi dall’elezione di Papa Francesco, molti rimasero allibiti e meravigliati che si fosse fatto il primo sondaggio di gradimento. Tre mesi sono pochi, un’assurdità, per fare una diagnosi, eppure fu fatta sbandierando numeri ipotetici (o patetici come è stato) e per nulla veritieri su una sorta di flusso di fedeli verso i confessionali grazie “all’effetto Bergoglio”.

È proprio il tempo, ulteriormente trascorso, a dare ragione a quanto stiamo sottolineando: la gente non si sta convertendo alla Chiesa, ma sta sperando che la Chiesa cambi, si adegui al mondo moderno, secolarizzato e anticattolico.

La conversione, è bene ribadirlo, non è più una questione di grandi numeri – come accadde al tempo degli Apostoli, oppure quando grandi santi missionari (per esempio San Patrizio e altri) evangelizzavano interi popoli – e sicuramente Papa Francesco è riuscito a far breccia in molti cuori aridi.

Purtroppo, molta della sua popolarità, al momento, è fondata non sull’affetto filiale che si deve al successore di Pietro, ma sull’entusiasmo mediatico, dunque facciamo nostra l’osservazione, citata poc’anzi, da Veneziani: «La speranza è che qualcuno delle prime due categorie, strada facendo, scopra la fede e non si fermi alla simpatia verso Bergoglio. Il pericolo, invece, è la delusione dei credenti verso un Papa che umanizza il divino e insegue il presente».

Il Signore Gesù, in fondo, piaceva; piaceva soprattutto a coloro che da Lui venivano avvicinati in qualche modo, cioè piaceva a chi si sentiva coinvolto; piaceva quando moltiplicava pani e pesci, quando guariva e sollevava la dignità dell’uomo, ma ciò che non piaceva era quello che diceva.

Non piaceva, però, quando affermava la verità su se stesso; non piaceva a tal punto che fu questo il principale atto di accusa per condannarlo a morte; e non piaceva quando parlava della legge da osservare, dei comandamenti da applicare; sulla indissolubilità del matrimonio; non piaceva quando parlava di inferno e di demoni, quando parlava di sacrificare la propria vita. E ciò che non piace, si sa, è meglio aggiornarlo, cambiarlo, modificarlo (vedi: Quello che Gesù avrebbe dovuto dire).

 

Ciò che si riflette di bene o di male, di positivo o negativo sul Pontefice, è sempre quella cartina tornasole che ci fa capire cosa la gente pensa del Cristo: e voi chi dite chi io sia? (3)

Anche oggi, nella Chiesa, non è che si “odia” il Cristo, al contrario, Egli è conosciuto, ricercato, amato, tuttavia il problema è il seguente: quale immagine del Cristo adoriamo, veneriamo, ricerchiamo ed infine seguiamo? E così si riflette sul Suo Vicario, il Pontefice: quale immagine del Papa preferiamo, veneriamo, ricerchiamo?

Sembra di udire San Paolo: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole (2Tim. 4,3-4)”. I falsi maestri sono, in questo caso, i mass-media.

La gente rifiuta di ascoltare la verità e preferisce volgersi alle favole che, in questo caso, sono le interpretazioni mediatiche sul Pontefice. È per questo che la gente non si converte. Semplicemente perché non vuole ed usa così i mass-media come maestri, che spesso raccontano “favole” su ciò che il Papa dice e fa, e alla gente in fondo piace, perché non si va a toccare la loro coscienza e tutto può rimanere come è, aggiungendo quelle emozioni che nella vita ci vogliono: incontrare un papa che piace, il papa piacione!

Ancora una volta, come accadeva in passato, sotto Pio IX, Pio XII ed oggi: riflettiamo sul Papa i nostri sentimenti e perciò cambiamo l’immagine del Papa asservendola alle nostre priorità, al soggettivismo, come è accaduto e avviene oggi con il Cristo. Per questo, Cristo, finì però sulla Croce…. per questo da allora si tende non a farsi discepoli del Cristo “vivo e vero” nei Sacramenti della Chiesa, ma di seguire tante immagini del Cristo a seconda delle nostre necessità mentali, emozionali, sentimentali.

Sempre dall’intervista sull’aereo fu fatta questa domanda al Papa:

A Rio, quando la folla gridava “Francesco, Francesco”, lei rispondeva “Cristo, Cristo”. Oggi lei come gestisce questa immensa popolarità? Come la vive?

(risponde il Santo Padre Francesco)
“Ma, non so come dire … Io la vivo ringraziando il Signore che il suo popolo sia felice: quello lo faccio davvero, no?, e augurando al popolo di Dio il meglio. La vivo come generosità del popolo, quello è vero. Interiormente, cerco di pensare ai miei peccati e ai miei sbagli per non credermela, eh?, perché io so che questo durerà poco tempo, due o tre anni, e poi … alla Casa del Padre … E poi – non è saggio che ho detto questo – ma la vivo come la presenza del Signore nel suo popolo che usa il vescovo che è il pastore del popolo, per manifestare tante cose. La vivo più naturalmente di prima: prima mi spaventava un po’, ma faccio queste cose, eh? Anche, mi viene in mente: ma, non sbagliare, perché tu non devi fare torto a questo popolo e tutte queste cose, no? Un po’ così …”.

Quando il Papa risponde a braccio, è davvero una sofferenza ascoltarlo, ed è facile fraintendere, ad ogni modo le parole chiave di questa risposta sono le seguenti:

ringraziando il Signore che il suo popolo sia felice;
la vivo come generosità del popolo;
cerco di pensare ai miei peccati e ai miei sbagli per non credermela;
la vivo come la presenza del Signore nel suo popolo che usa il vescovo che è il pastore del popolo, per manifestare tante cose…

In sé, è impeccabile quel che dice, ma come vengono recepite queste risposte? Come le interpreta la gente? Cosa vuole davvero dal Papa?

Papa Francesco lo ha spiegato su se stesso: non è teologo, egli si sente più un pastore di anime, non un curatore delle forme, ma un curatore di stili di vita al di la delle forme. Gli interessa solo uno stile, quello del Cristiano. Tale “stile” però comporta, se vogliamo parlare di stile di vita, tutta una serie di dottrine, di Comandamenti, da accogliere e mettere in pratica, altrimenti si resta sull’onda delle emozioni, ci si ferma alla generosità, al fideismo, ci si ferma all’uso di una certa papolatria per manifestare tante cose per poi non cambiare nulla, restare inamovibili nel proprio peccato e nella propria condizione (su una certa papolatria suggeriamo di leggere questo articolo).

Si osanna il Papa come si osanna una celebrità, un cantante, un super-eroe, per poi andarsene – alla fine dello spettacolo – riprendendo a vivere nei propri peccati quotidiani.

Chi ci può confermare che quanto diciamo è vero? I fatti.

Secondo le statistiche mediatiche, le folle che seguono il Papa sono migliaia; dunque dovremmo avere migliaia di conversioni, ma dove sono queste folle di convertiti? Nelle Messe della domenica non si vedono, nei confessionali qualcosa si muove, ma è negli standard; purtroppo assistiamo invece ad un aumento di questi “piacioni del papa piacione” che usano il Papa per continuare a naufragare nei peccati e per pretendere che la Chiesa cambi le sue dottrine.

Lo vediamo fra i politici che, dicendosi cattolici-adulti, nonché vantandosi di essere amici di papa Francesco – per esempio l’attuale sindaco di Roma, Ignazio Marino –continuare tranquillamente, dopo gli abbracci e i baci con il Papa, a remare contro la Legge divina sull’etica e sulla morale. Costoro dovrebbero rammentare che Giuda baciò in una certa drammatica occasione. Si dica lo stesso da parte dei Vescovi e di certi Cardinali i quali pretenderebbero una svolta dottrinale a riguardo della comunione ai divorziati-risposati, e la pretendono dal Pontefice, continuando ad ingannare i fedeli sull’insegnamento vero della Chiesa.

Una volta, il non cattolico che si definiva “amico del Papa”, si convertiva punto e basta.

Due rabbini di Roma, dopo aver conosciuto i papi della loro epoca – rispettivamente San Pio V e il venerabile Pio XII – si fecero battezzare. Due amicizie benedette che portarono a Cristo. Eppure oggi pare non sia così. Si vanta la familiarità con papa Francesco per restare “serenamente” peccatori, per continuare – come nel caso dei pentecostali – ad attaccare la Chiesa cattolica proprio nelle sue dottrine, per diffondere la cultura della morte, per attaccare il culto mariano e quello dell’Eucaristia.

A Gesù non interessavano i numeri, o i dieci giri nella papamobile (uno basta e avanza), bensì le persone, singolarmente; delle folle “aveva compassione”, non si trattava di pietismo, ma di quella consapevolezza che quelle folle “erano pecore senza pastore”; cioè, avevano bisogno di essere pasturate con-passione, pasturate con il cibo della Parola, con i Comandamenti, con Legge divina.

Senza dubbio, il grande successo degli ultimi Papi sulle folle, ci fa capire che la politica non sa più pasturare adeguatamente queste folle, non sa nutrirle, e la gente lo sa, lo comprende, ha bisogno del Buon Pastore, ha fame di verità, ma questo non basta.

 

«Se alcune scelte – scrive la giornalista Costanza Miriano – del Papa danno fastidio a molte persone, tra cui diverse che stimo moltissimo, e se a volte anche io, lo ammetto, non ho condiviso lo slancio entusiastico che sembra avere contagiato tutti, mi sembra fondamentale chiedermi il perché. Quando qualcosa ci dà fastidio, può anche succedere che invece il problema siamo noi.

Quindi: che problema ho io?

È come quando ai miei figli non torna qualcosa in un compito: la loro primissima ipotesi è sempre che sia il libro ad essere sbagliato, anche se si astengono dall’esprimere la loro intima convinzione, perché la filippica che si beccherebbero li allontanerebbe dall’unico vero obiettivo della loro dedizione al sapere: la merenda.

Cosa ci dà fastidio, dunque, e perché? Il problema è il nostro?

Perché fatico a capire che quando il Papa dice che il bene è una relazione non sta affatto facendo concessioni al relativismo, ma mettendo l’accento sulla carità? Perché dimentico che quando un Papa dice che bisogna obbedire alla coscienza non parla di assecondare pensieri ed emozioni spontanei ma intende certo tendere una mano ai lontani, sapendo che per la nostra dottrina è la coscienza il luogo nel quale “l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi” (Catechismo della Chiesa Cattolica, niente di meno), e che la coscienza va sempre rettamente formata?» (4).

Per Costanza Miriano, dunque, Papa Francesco è un papa che piace e converte.

 

Noi lo speriamo e lo auspichiamo, ma purtroppo non vediamo – non ci sono – folle convertite. Ciò che vediamo sono oceani di battezzati che vivono da pagani.

In linea di principio, condividiamo il suo ragionamento; siamo d’accordo sul fatto che queste folle, un domani – le vie della Provvidenza sono infinite – potranno convertirsi, ma ci sembra che, in verità, siano le folle ad avere l’intenzione di “convertire” il Papa alle loro necessità. In particolare a quelle necessità per “vivere serenamente” il vizio e il peccato. È ovvio che ciò non avverrà. Passerà del tempo, ma arriverà il momento in cui si dovrà seguire il Vicario di Cristo non più nei salotti mediatici, né nelle triplici gite sulla papamobile in piazza San Pietro, ma sul Getsemani, davanti al Pretorio e sul monte Calvario.

Del resto, il vero discepolo di Cristo, chierico o laico, non può rigettare nessuna delle pagine del Vangelo, nulla vi può aggiungere, ma neppure togliere, figuriamoci un Papa, ed infatti è stato chiaro Papa Francesco nella prima intervista in aereo di ritorno dal Brasile.

 

Alla domanda come mai non avesse affrontato con i giovani le questioni etiche e morali, il Papa rispose:
”non era necessario parlare di questo, bensì delle cose positive che aprono il cammino ai ragazzi. Non è vero? Inoltre, i giovani sanno perfettamente qual è la posizione della Chiesa!”

Ma – rincalza la giornalista Patricia Zorzan:
¿Cuál es la postura de su Santidad, puede hablarnos? [Qual è la posizione di Vostra Santità, ce ne può parlare?]

Il Papa Francesco risponde:
“La de la Iglesia. Soy hijo de la Iglesia. [Quella della Chiesa. Sono figlio della Chiesa!]“

Dunque la posizione del Papa è quella della Chiesa, come mai allora i Media sono convinti del contrario e, con essi, anche molti che si dicono cattolici?

Così come quando un altra giornalista, sempre di ritorno dal Brasile, gli chiese:
Vorrei sapere se Lei, da quando è Papa, si sente ancora gesuita …

e il Papa rispose chiaramente:
“E’ una domanda teologica, perché i gesuiti fanno voto di obbedire al Papa. Ma se il Papa è gesuita, forse deve far voto di obbedire al Generale dei gesuiti… Non so come si risolve questo … Io mi sento gesuita nella mia spiritualità; nella spiritualità degli Esercizi, la spiritualità, quella che io ho nel cuore. (..)
Non ho cambiato di spiritualità, no. Francesco, francescano: no. Mi sento gesuita e la penso come gesuita. Non ipocritamente, ma la penso come gesuita.”

 

La Chiesa cambia, perché, glielo si rimprovera, dicono che non è stata fedele alle sue origini. Le si rimprovera tutto, tanto i suoi cambiamenti quanto la sua immutabilità. Occorrerebbe tuttavia scegliere, o piuttosto comprendere.

I cambiamenti della Chiesa sono le evoluzioni e gli adattamenti della vita, non certo alle forme di peccato, ma al progresso legittimo e utile. Per esempio, una volta i libri si scrivevano a mano e lo facevano i monaci, poi è arrivata la stampa e il lavoro è passato dai monaci alle stamperie e poi alle case editrici, ma nessuno pretenderebbe oggi di far tornare i monaci per trascrivere a mano i testi, sarebbe follia. Un altro esempio è l’uso delle candele prima dell’arrivo della corrente elettrica, chi vorrebbe tornare oggi nelle caverne e all’uso del lume della candela?

Così come molte questioni inerenti al protocollo e all’ufficio papale, questi si sono evoluti nel tempo e continueranno a cambiare. In questo senso ci si evolve e ci si adatta a certi cambiamenti naturali e culturali.

L’immutabilità della Chiesa invece è la fissità del tipo e delle caratteristiche della vita, ossia che riguarda quello stile di vita inaugurato dal Cristo e che per questo ci diciamo “cristiani”.

 

Ricordiamo che:

«L’intransigenza (dottrinale) della Chiesa è una conseguenza della sua certezza e della necessità del suo insegnamento. Fare delle concessioni sarebbe per lei come abbandonare ciò che non le appartiene, il Bene divino, lo strumento di salvezza degli uomini; sarebbe dunque tradire».

«Alla domanda: affermare che il Papa è infallibile non significa fare di un uomo Dio?
Non più di quanto un flauto; quando suona molto bene, non si faccia un virtuoso!
Il pensiero dogmatico del Papa, nella misura in cui è suo proprio, non ci interessa in alcun modo; per quanto certo, non è questo che fonda la nostra fede. Alcuni Papi hanno scritto volumi di teologia che vengono discussi come gli altri, e che hanno molto minor autorità nella Chiesa che quelli del semplice frate Tommaso d’Aquino. Se è vero che il Papa è un uomo come tutti gli altri, il suo ruolo non è come tutti gli altri. Il “nostro Papa” non è un superuomo (si legga Nietzsche); è un debole mortale che deve essere aiutato.
Non beneficia di alcun miracolo psicologico. Avendo la Chiesa delle sue proprie definizioni, non è più sicuro di noi; è tenuto, come noi, ad aderirvi come a una cosa che lo oltrepassa e di cui non è altro che lo strumento. Solamente, il Cristo “ha pregato per lui”: questo è sufficiente. Noi crediamo alle promesse di Gesù Cristo, abbiamo questa fede, poste tutte le condizioni della fragilità umana, nella custodia onnipotente. (…)

L’infallibilità della Chiesa – dunque romano Pontefice – non è altro che la sua vitalità dottrinale custodita, tramandata e manifestata alla sua ora dallo Spirito Santo che risiede in lei, come il vigore del germe è custodito e manifestato dal “genio della specie” in una discendenza vivente. (…)

Questa dell’infallibilità – si riferisce al riconoscimento al Concilio Vaticano I – è per noi un punto di partenza, perché è il Cristo pienamente manifestato e riconosciuto nella sua rappresentazione temporale. Ecco perché rispondo sempre a quelli che affermano che la Chiesa sta morendo: no, ti sbagli! la Chiesa comincia. Ci sarà sempre la Chiesa, per quanto essa dovesse evolversi, perché solo per Lei, e a Lei, il Cristo ha chiuse le porte della morte, degli inferi; e ci sarà sempre un Papa fino a quando esisterà la Terra, fino al ritorno glorioso del Cristo, che viene sulle “nubi del cielo” e allora il papato morirà, ma come muoiono, all’alba, nel grande irradiamento che ha inizio, le stelle che si accendono per ultime».

La Chiesa è molto lontana da una contentezza ottimista; non è forse l’eterna “brontolona” che le nostre debolezze fanno sempre disperare, e per la quale anche le nostre debolezze si esasperano? (…)

Abbiamo dovuto riconoscere che la morale evangelica, messa in opera nella Chiesa e dalla Chiesa nelle società cristiane, è alla base del processo di civilizzazione. (…)

La Chiesa è perseguitata perché rivendica dei diritti e impone dei doveri. Perché si teme la sua potenza e ci si irrita per le sue pretese. Ogni secolo mette alla prova la Chiesa: ed è per questo che essa esiste; e anche, poiché essa esiste, ogni secolo la conferma, aggiungendo un nuovo ornamento alla sua giovane eternità. (…)

La notte che scenderà sulla nostra civiltà, se la Chiesa se ne ritira, sarà più oscura di quella da cui la Chiesa l’ha un tempo tratta… La civiltà e la morale sono un prestito che il cristianesimo fa al mondo moderno…

Se il movimento “laico” avrà il sopravvento, e gli uomini di domani non sapranno riprendersi e fermarsi in tempo, allora sarà la stessa violenza degli eventi a spalancarci il mondo dello Spirito… La Verità può infatti vincere l’errore concedendogli partita vinta, come un fine politico usa il partito avverso consegnando momentaneamente ad esso il potere. Ma la vittoria finale è del Cristo» (5).

Sia lodato Gesù Cristo.
Sempre sia lodato.

 Suggeriamo anche di leggere:

«SERVIZIO VIGILI DEL FUOCO»
IL SANTO PADRE FRANCESCO
ED IL NUOVO INCENDIO MEDIATICO:
LE OFFERTE AI PRETI

[…] a tutti i non pochi sacerdoti con funzione di parroci che vivono certe situazioni di disagio economico, vorrei lanciare sia un’idea sia un appello: quando vi arriva una bolletta della luce o del gas che non riuscite a pagare, mandatela alla Domus Sanctae Martae, indirizzata direttamente a Sua Santità il Sommo Pontefice Francesco, Città del Vaticano, accompagnata da questo biglietto: «Siamo i preti della Chiesa povera per i poveri e non abbiamo i soldi per pagare la bolletta della luce e del gas della chiesa parrocchiale, quindi rimettiamo il pagamento direttamente alla Sede Apostolica».

di Padre Ariel S. Levi di Gualdo da l'Isola di Patmos - vedi qui -

 

 

NOTE
1) Marcello Veneziani il 13 marzo 2014: Il Papa che funziona ma non basta
2) per l’affermazione “un papa come noi” vi rimandiamo a questi approfondimenti:
– Vogliono una Chiesa il Cristo e il Papa a propria immagine (sarà aggiunto il link a breve)
– “Bergoglio sì, papato no!”
– Il Papa è uno di noi sì ma non equivochiamo (sarà aggiunto il link a breve)
3) si legga anche qui: “Voi chi dite che io sia?” (sarà aggiunto il link a breve
4) di Costanza Miriano: Francesco, un papa che ci converte
5) Fr. Antonin Gilbert Sertillanges O.P. da Catechismo per i non credenti – 1930 – ESD 2007


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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