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Omelie del Papa da Santa Marta Anno del Giubileo (5)

Ultimo Aggiornamento: 21/10/2016 15:44
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14/09/2016 17:15
 
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MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA 
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Santa Messa in suffragio di Padre Jacques Hamel

Mercoledì, 14 settembre 2016


 

Nella Croce di Gesù Cristo – oggi la Chiesa celebra la festa della Croce di Gesù Cristo – capiamo pienamente il mistero di Cristo, questo mistero di annientamento, di vicinanza a noi. Lui, «essendo nella condizione di Dio – dice Paolo –, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, a una morte di croce» (Fil 2,6-8). Questo è il mistero di Cristo. Questo è un mistero che si fa martirio per la salvezza degli uomini. Gesù Cristo, il primo Martire, il primo che dà la vita per noi. E da questo mistero di Cristo incomincia tutta la storia del martirio cristiano, dai primi secoli fino a oggi.

I primi cristiani hanno fatto la confessione di Gesù Cristo pagando con la loro vita. Ai primi cristiani era proposta l’apostasia, cioè: “Dite che il nostro dio è quello vero, non il vostro. Fate un sacrificio al nostro dio o ai nostri dei”. E quando non facevano questo, quando rifiutavano l’apostasia, venivano uccisi. Questa storia si ripete fino a oggi; e oggi nella Chiesa ci sono più martiri cristiani che non ai primi tempi. Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo. In questa storia, arriviamo al nostro père Jacques: lui fa parte di questa catena di martiri. I cristiani che oggi soffrono – sia nel carcere, sia con la morte o con le torture – per non rinnegare Gesù Cristo, fanno vedere proprio la crudeltà di questa persecuzione. E questa crudeltà che chiede l’apostasia – diciamo la parola – è satanica. E quanto sarebbe bene che tutte le confessioni religiose dicessero: “Uccidere in nome di Dio è satanico”.

Padre Jacques Hamel è stato sgozzato sulla Croce, proprio mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo. Uomo buono, mite, di fratellanza, che sempre cercava di fare la pace, è stato assassinato come se fosse un criminale. Questo è il filo satanico della persecuzione. Ma c’è una cosa, in quest’uomo che ha accettato il suo martirio lì, con il martirio di Cristo, all’altare, c’è una cosa che mi fa pensare tanto: in mezzo al momento difficile che viveva, in mezzo anche a questa tragedia che lui vedeva venire, un uomo mite, un uomo buono, un uomo che faceva fratellanza, non ha perso la lucidità di accusare e dire chiaramente il nome dell’assassino, e ha detto chiaramente: “Vattene, Satana!”. Ha dato la vita per noi, ha dato la vita per non rinnegare Gesù. Ha dato la vita nello stesso sacrificio di Gesù sull’altare e da lì ha accusato l’autore della persecuzione: “Vattene, Satana!”.

E questo esempio di coraggio, ma anche il martirio della propria vita, di svuotare sé stesso per aiutare gli altri, di fare fratellanza tra gli uomini, aiuti tutti noi ad andare avanti senza paura. Che lui dal Cielo – perché dobbiamo pregarlo, è un martire!, e i martiri sono beati, dobbiamo pregarlo – ci dia la mitezza, la fratellanza, la pace, e anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico.

   

 

Papa: in un mondo in crisi di "orfanezza" c'è una Madre che ci difende

Il Papa durante l'omelia a Santa Marta - OSS_ROM

Il Papa durante l'omelia a Santa Marta - OSS_ROM

15/09/2016

In un "mondo che soffre la crisi di una grande orfanezza", noi abbiamo una Madre che ci accompagna e ci difende: così il Papa nella Messa del mattino a Santa Marta nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria della Beata Vergine Maria Addolorata.

Il Vangelo del giorno ci porta sul Calvario. Tutti i discepoli sono fuggiti, tranne Giovanni e alcune donne. Ai piedi della Croce c’è Maria, la Madre di Gesù: tutti - afferma il Papa - la guardavano dicendo: “Quella è la madre di questo delinquente! Quella è la madre di questo sovversivo!”:

“E Maria sentiva queste cose. Soffriva umiliazioni terribili. E anche sentiva i grandi, alcuni sacerdoti, che lei rispettava, perché erano sacerdoti: ‘Ma Tu che sei tanto bravo, scendi! Scendi!’. Con suo Figlio, nudo, lì. E Maria aveva una sofferenza tanto grande, ma non se ne è andata. Non rinnegò il Figlio! Era la sua carne”.

Papa Francesco ricorda quando a Buenos Aires si recava nelle carceri a visitare i detenuti e vedeva sempre una fila di donne che aspettavano di entrare:

“Erano mamme. Ma non si vergognavano: la loro carne era lì dentro. E queste donne soffrivano non solo la vergogna di essere lì – ‘Ma guarda quella! Cosa avrà fatto il figlio?’ – ma anche soffrivano le più brutte umiliazioni nelle perquisizioni che venivano fatte loro prima di entrare. Ma erano madri e andavano a trovare la propria carne. Così Maria, era lì, col Figlio, con quella sofferenza tanto grande”.

Gesù – afferma il Papa – ha promesso di non lasciarci orfani e sulla Croce ci dona sua Madre come nostra Madre:

“Noi cristiani abbiamo una Madre, la stessa di Gesù; abbiamo un Padre, lo stesso di Gesù. Non siamo orfani! E Lei ci partorisce in quel momento con tanto dolore: è davvero un martirio. Col cuore trafitto, accetta di partorire tutti noi in quel momento di dolore. E da quel momento Lei diventa la nostra Madre, da quel momento Lei è nostra Madre, quella che si prende cura di noi e non si vergogna di noi: ci difende”.

I mistici dei primi secoli cristiani – ricorda Francesco - consigliavano di rifugiarsi sotto il manto della Madre di Dio nel momento delle turbolenze spirituali: “Lì non può entrare il diavolo. Perché Lei è Madre e come Madre difende. Poi l’Occidente ha preso questo consiglio e ha fatto la prima antifona mariana ‘Sub tuum praesidium’ – ‘Sotto il tuo mantello, sotto la tua custodia, oh Madre!’. Lì siamo sicuri”.

“In un mondo che possiamo chiamare ‘orfano’ – conclude il Papa - in questo mondo che soffre la crisi di una grande orfanezza, forse il nostro aiuto è dire ‘Guarda a tua Madre!’. Ne abbiamo una che ci difende, ci insegna, ci accompagna; che non si vergogna dei nostri peccati. Non si vergogna, perché lei è Madre. Che lo Spirito Santo, questo amico, questo compagno di strada, questo Paraclito avvocato che il Signore ci ha inviato, ci faccia capire questo mistero tanto grande della maternità di Maria”. 






Papa: vivere logica del “dopodomani”, no a pietà spiritualistica

Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

Francesco a Santa Marta - OSS_ROM

16/09/2016 

La logica del cristiano è la “logica del dopodomani” che non si ferma al presente ma guarda con fiducia alla risurrezione della carne. E’ quanto affermato da Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha messo in guardia da una pietà spiritualistica, ripiegata sull'oggi.

“Se Cristo non è risorto, neppure noi lo saremo”. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia muovendo da un passo della Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi, per soffermarsi sulla “logica della redenzione fino alla fine”. Il Pontefice ha annotato, con un po’ di amarezza, che quando recitiamo il Credo, l’ultima parte la diciamo di fretta perché ci fa paura pensare al futuro, alla resurrezione dei morti.

La logica del dopodomani è la logica di Cristo risorto
“E’ facile per tutti noi – ha osservato – entrare nella logica del passato, perché è concreta” ed è anche “facile entrare nella logica del presente, perché lo vediamo”. Quando invece guardiamo al futuro, allora pensiamo che sia “meglio non pensare”. “Non è facile – ha ribadito – entrare nella totalità di questa logica del futuro”:

“La logica di ieri è facile. la logica dell’oggi è facile. La logica del domani è facile: tutti moriremo. Ma la logica del dopodomani, questa è difficile. E questo è quello che Paolo vuole annunziare oggi: la logica del dopodomani. Come sarà? ­Come sarà quello? La resurrezione. Cristo è risorto. Cristo è risorto ed è ben chiaro che non è risorto come un fantasma. Nel passo di Luca sulla resurrezione: ‘Ma toccatemi’. Un fantasma non ha carne, non ha ossa. ‘Toccatemi. Datemi da mangiare’. La logica del dopodomani è la logica nella quale entra la carne”.

Ci domandiamo, ha ripreso, “come sarà il cielo?” se “saremo tutti lì”, ma “non arriviamo a quello che Paolo vuol fare capire, questa logica del dopodomani”. E qui, ha ammonito, “ci tradisce un certo gnosticismo” quando pensiamo che “sarà tutto spirituale” e “abbiamo paura della carne”.

No a una pietà spiritualistica, entrare nella logica della carne di Cristo
Non dimentichiamo, ha detto, “che questa è stata la prima eresia”, che l’Apostolo Giovanni condanna: “Chi dice che il Verbo di Dio non è venuto in carne è dell’Anticristo”:

“Abbiamo paura di accettare e portare alle ultime conseguenze la carne di Cristo. E’ più facile una pietà spiritualistica, una pietà delle sfumature; ma entrare nella logica della carne di Cristo, questo è difficile.  E questa è la logica del dopodomani. Noi resusciteremo come è risorto Cristo, con la nostra carne”.

Francesco ha rammentato che i primi cristiani si chiedevano su come fosse risorto Gesù e osserva che “nella fede della resurrezione della carne, hanno la radice più profonda le opere di misericordia, perché c’è un collegamento continuo”. D’altro canto, ha proseguito, San Paolo sottolinea con forza che tutti saremo trasformati, il nostro corpo e la nostra carne saranno trasformati.

Chiediamo la grazia di credere nella trasformazione della carne
Ancora, ricorda che il Signore “si è fatto vedere e toccare e ha mangiato con i discepoli dopo la resurrezione”. E questa “è la logica del dopodomani, quella che noi troviamo difficoltà a capire, in cui troviamo difficoltà ad entrare”:

“E’ un segno di maturità capire bene la logica del passato, è un segno di maturità muoversi nella logica del presente, quella di ieri e quella dell’oggi. E’ anche un segno di maturità avere la prudenza per vedere la logica del domani, del futuro. Ma ci vuole una grazia grande dello Spirito Santo per capire questa logica del dopodomani, dopo la trasformazione, quando Lui verrà e ci porterà tutti trasformati sulle nuvole per rimanere sempre con Lui. Chiediamo al Signore la grazia di questa fede”.





[Modificato da Caterina63 20/09/2016 21:15]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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